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Autore: denna    14/04/2021    0 recensioni
Dopo essere sopravvissuti alla Meteorfall e aver salvato il pianeta, i nostri eroi dovranno fronteggiare una nuova terribile sfida contro un avversario mai affrontato prima: una vita normale.
Prima fanfiction ambientata nello straordinario universo di Final Fantasy VII, spero di coinvolgervi in una piacevole lettura.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Cloud Strife, Tifa Lockheart
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: FFVII, Advent Children
Capitoli:
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Una notte da Cuahl 
Parte 2



«Ok, inizio a ricordarmi il matrimonio. Purtroppo.» disse Cloud.

«Davvero ti sei calato dal soffitto??» chiese Maiko, spolverandosi di dosso le briciole del toast.

«Volevo, ma non me l’hanno permesso. Ho raccontato come sarebbe dovuta andare… barbari ineruditi che non apprezzano l’arte dello spettacolo!»

«Era un matrimonio, Andi, santo cielo! Cosa ti aspettavi??» esclamò Gideon.

«In effetti non ricordavo che fossi sceso dal soffitto.» commentò Cloud.

«Tra quanto tempo pensi di essere in grado di vestirti?» domandò Gideon al ragazzo biondo, che continuava a stare disteso con gli occhi chiusi e un’espressione sofferente.

«Ma dobbiamo per forza vestirci?» chiese Maiko, abbassando la testa e cercando di spiare Cloud sotto le coperte. Gideon le diede uno scappellotto bonario.

«Su! Lo abbiamo torturato abbastanza.»

«Conosco tanta gente che farebbe la fila per fare questo tipo di torture!» rispose la ragazza, contrariata. In quel momento, l’apetta di prima rientrò nella stanza portando con sé un bicchierone di vetro colmo di un liquido verdastro.

«Ecco il Ricostituente!» disse allegramente, poggiandolo sul comodino di fianco a Cloud e approfittandone per cercare di spiare sotto le coperte.

«Oggi è più verde del solito!» commentò Gideon.

«Parli di Cloud o del Ricostituente?»

«Ha ha ha.» biascicò il ragazzo, alzandosi a sedere e girandosi per prendere il bicchiere, sentendo immediatamente una mano scivolargli furtiva sul culo.

«Senti che marmo!!» mormorò Maiko, maliziosa. Cloud si spostò più in là, perdendo l’equilibrio e cadendo fuori dal letto. L’apetta balzò indietro appena in tempo.

«Basta adesso! Che palle!» gridò il ragazzo, rialzandosi in piedi e guardando gli occupanti del letto con rabbia.

«Ooooh! Concordo!» esclamò ancora Maiko, fissandolo. Anche Gideon e Andrea sembravano incantati dalla visione. L’apetta era ammutolita in ammirazione.

Cloud realizzò di non essere più coperto dal lenzuolo e si tuffò di nuovo nel letto, arrossendo violentemente.

«Ormai lo abbiamo visto, possiamo anche smettere tutto questo pudore! Mi sembra di essere in una puntata di Chastity!» esclamò Maiko.

«Quello show in cui la ragazza deve scegliere un partner senza vedere nulla tranne le mani e l’estratto conto?» le chiese Andrea.

«Oh, andiamo, adesso basta con le stupidaggini! Tu e tu, vestitevi! Tu, bevi la brodaglia! Tu, cerca dei vestiti per Cloud!» esclamò Gideon, prendendo in mano la situazione.

«Una divisa dello staff andrebbe bene?» propose l’apetta.

«No.» rispose categorico Cloud, mentre prendeva un sorso di Ricostituente. 

«Si, my dear, ottima idea!» disse Andrea, senza ascoltarlo. L’apetta si affrettò ad uscire dalla stanza, mentre Cloud guardava con odio l’entertainer; quel bibitone amarissimo era arduo da buttare giù.

“Spero funzioni”  

«Ancora non mi avete detto perché sono nudo, in mezzo a voi nudi, se dite che non ho…»

«Non hai! Sta tranquillo!»

«Ok, ma perché sono nudo?!!» gridò spazientito il ragazzo.

«Per lo stesso motivo per cui hai bisogno di vestiti nuovi. I tuoi puzzavano come un negozio di alcolici che ha preso fuoco ed è stato spento dal piscio di alcuni barboni.» gli rispose Gideon.

«Colorito, ma abbastanza preciso.» rispose Andrea, cercando in giro per la stanza i suoi vestiti.

«Ok…» disse Cloud, sospirando dopo un’altra sorsata.

«Cloud… temo che tu sia sdraiato sulle mie mutandine.» disse Maiko, che era inginocchiata vicino al letto intenta nella ricerca dei suoi indumenti.

Il ragazzo controllò a tastoni e trovò effettivamente qualcosa, tirandolo fuori e guardandone sconvolto le minuscole dimensioni.

«Ecco dov’era finito il mio minizoma! Grazie tesoro… puoi tenerlo, se vuoi.» gli disse, facendogli l’occhiolino.

«No.» rispose Cloud, porgendoglielo senza guardarla.

«Un… minizoma?» chiese Gideon, confuso.

«Certo! È come un perizoma, ma ancora meno intrusivo!»

«Secondo me ti deve intrudere parecchio tra le chiappe.»

«Beh, il senso è quello.» concluse Maiko, ancheggiando per gli occhi di Cloud, che però si chiusero immediatamente.

«Va bene per la faccenda dei vestiti...» disse il ragazzo, rivolto ad Andrea e Gideon, per non guardare Maiko, «... ma perché mi sono svegliato insieme a voi?» domandò, prima di bere ancora dal bicchiere. Notò con soddisfazione che era rimasto solo un quarto della bevanda; in effetti iniziava a sentirsi meglio.

«Per non farti svegliare freddo in una pozza del tuo stesso vomito.» rispose Gideon, infilandosi i pantaloni. 

«Come?» fece Cloud, perplesso.

«Non si lascia un ubriaco marcio a dormire da solo, può essere pericoloso.» gli spiegò.

«Eri talmente fuori che nemmeno tutti gli scossoni del letto ti hanno svegliato!» rise Maiko, che finalmente sembrava rassegnata a rivestirsi.

«Quindi dovrei anche ringraziarvi per aver vegliato su di me mentre facevate… quella roba?» disse sarcastico Cloud. « Non credo alla faccenda dell’ubriacatura.»

«Dovresti, caro mio.»

 

***

 

Cid e Barret erano seduti ad un tavolo in disparte, sorseggiando dei drink, ad una distanza tatticamente breve dal bancone del bar, ma lontana dalla musica. Nel mezzo dell’enorme giardino, su un ampio palco di legno adibito a pista da ballo, la maggior parte degli invitati si stava scatenando ormai da ore. Shera era stata scelta da Marlene come baby sitter ufficiale e dopo parecchio tempo a bighellonare nell’area bambini ora stavano ballando anche loro.

«Mai pensato di avere figli? Hai già una mamma provetta.» commentò Barret, divertito, indicando le due ballerine improvvisate.

«Ho già la mia nave a cui badare, almeno lei tra quattordici anni non mi odierà.» rispose il pilota, svuotando il suo bicchiere.

«Guardali lì… a divertirsi come se niente fosse. Stronzi.»

«Già, da non credere.»

«Lo avresti detto, solo qualche mese fa?»

«No…»

«Non lo riesco a vedere che balla…»

«Nemmeno io, queste coppie improvvisate dal matrimonio facile mi rendono sospettoso.»

«Aspetta, ma di chi parli?» fece il pilota.

«Degli sposi… non me la raccontano giusta.» disse Barret, fissando Jay e Catena che danzavano in modo indiavolato come se fossero da soli; la cravatta di Jay era sparita da tempo, insieme alla sua dignità, mentre Catena aveva posato sia il copricapo che lo strascico.

«Ma che sei scemo?! Chi se ne frega di loro, parlo del biondo! È tutta la festa che fa il piccioncino con Tifa!» esclamò Cid.

«Vorrai dire il coniglio. Li ho visti spuntare dal corridoio delle stanze, poco fa.» commentò Barret.

«Io li ho visti uscire da quegli orrendi cespugli di merda a forma di animali, laggiù in fondo!» aggiunse Cid.

«Io li ho visti uscire dal castello gonfiabile dei bambini!» aggiunse Andrea, che si era avvicinato al loro tavolo.

«Che schifo!! Ci ha giocato Marlene, lì dentro!» si indignò Barret.

«Eh già, vorrei riavere anch’io il vigore dei vent’anni.» continuò l’entertainer, senza ascoltarlo mentre si accomodava insieme a loro. Cid battè il pugno sul tavolo.

«Io vorrei vendetta per quello che ci ha fatto passare! Se penso che a causa sua io e te stavamo per… oh cazzo, non ci voglio pensare!!»

Barret fece una smorfia disgustata al solo ripensare a cosa gli aveva fatto rischiare la materia emotiva.

«Ci siamo anche dovuti calare in un buco, rischiare la pelle contro orde di mostri e andare a recuperarlo una volta che aveva finito di fare l’eroe!!»

«Eh si, con Cloud non ci si annoia mai.» disse Andrea, mentre osservava la coppietta in questione abbracciata sulla pista da ballo.

«Ma tu da che parte stai?!» berciò Cid.

«Dalla mia, quando mi conviene.»

«Tu che lo conosci, suggerisci una vendetta adeguata.»

«Non potrei mai tradire la fiducia di Cloud Strife rivelando i suoi più profondi segreti!» ribatté l’entertainer, guardandoli scandalizzato.

«E come fai a conoscerli?» chiese Barret, inarcando un sopracciglio.

«Non li conosco! Per quello non potrei rivelarli.»

Cid si colpì la fronte con il palmo e si alzò diretto verso il bancone.

«Prendine uno pure per me, parlare con Andrea è più faticoso di quello che pensavo!» gridò Barret.

«Faticoso, ma spero anche divertente.» disse Andrea.

«Per ora solo faticoso…» rispose Barret.

«Mi impegnerò di più, allora. A che tipo di vendetta pensavate?»

«Ma… non hai detto che…?»

«Oh, sono un’anima volubile, che ci posso fare! E poi siete suoi amici, non credo che vogliate fargli del male. »

«Io si!» rispose Cid, sedendosi di nuovo e appoggiando due bicchieroni colmi di un liquido arancione sul tavolo.

«Che roba è?» chiese Barret, squadrando sospettosamente il bicchiere.

«È un cocktail di mia invenzione! L’ho chiamato Honeybee Tonic.» rispose Andrea. «Tornando al piano, da quello che ho capito, volete un goliardico regolamento di conti con il bel biondo.»

«Si. Come possiamo fare?»

Andrea strinse gli occhi, sorseggiando il suo drink e massaggiandosi la tempia con l’altra mano.

«Qualcosa che ci ripaghi almeno con delle grasse risate di tutto quello che ci ha fatto passare!» disse Barret, vuotando a lunghi sorsi il suo bicchiere.

«Oh, l’ironia! Ho trovato!» esclamò l’entertainer.

«Cosa??» chiesero gli altri due.

«Dobbiamo riuscire a farlo ubriacare! Sarebbe il contrappasso perfetto per quella volta che ha cercato di mandarmi fallito prosciugando la mia cantina! Le mie finanze sono ancora in rosso, i miei fornitori vogliono la mia testa!»

Cid e Barret sgranarono gli occhi.

«Aspetta… stai dicendo che Cloud è davvero un bevitore?»

«L’ho visto bere più di quanto sia umanamente possibile, senza dare segni di cedimento.»

«E allora come pensi di farlo ubriacare, scusa?» gli chiese Barret.

«Abbiamo l’elemento principale, illimitato accesso ad alcolici di ogni genere e gradazione. Dobbiamo solo trovare un sistema. Una volta fatto, diventerebbe manipolabile… potremmo fargli fare quello che vogliamo.»

«Qui qualcuno complotta e ordisce! Senza di me!» esclamò Yuffie, apparendo dietro a Cid. Tutti e tre sobbalzarono.

«Che gli dei ti maledicano, Yuffie!» gridò Cid, che aveva rovesciato parte del suo drink sul tavolo.

«È così che tratti un’amica venuta a portarti la soluzione al tuo problema?» disse la ragazzina, sorridendo. Sembrava che avesse bevuto qualche bicchiere di troppo.

«La soluzione? Tu?? Ma sai di cosa stiamo parlando almeno?»

«Lasciatela dire… le vedo negli occhi la scintilla di chi ama raggirare le persone. O è solo molto ubriaca.» disse Andrea, osservando la nuova arrivata con interesse.

«Non ho capito che stai dicendo, ma è penosamente facile far ubriacare qualcuno. Incredibile che non lo sappiate.»

«Piantala di dire cazzate e sputa il rospo!»

«Dovete farlo mischiare.» sentenziò la ninja, rubando il bicchiere di Cid e finendolo in un sorso, sorda alle sue proteste.

«Mischiare cosa?? Per me ci hai dato troppo dentro con i bicchieri e non sai più cosa dici.» esclamò Barret, allontanando da lei il suo bicchiere.

«I colori a olio sulla tavolozza della vita… e naturalmente l’alcol! Mischiate le gradazioni! Nessuno regge una montagna russa alcolica!» strillò la ninja esasperata.

«Ha ragione! Perché non ci ho pensato io?» disse Andrea, guardando estasiato la ragazza alticcia.

«Non mi piace il tuo sguardo…» rispose Yuffie, biascicando e agitando a caso un dito.

«Attento, celebrità. Sa usare le armi… e ha diciassette anni.» le fece eco Cid.

Andrea si fece scappare un’espressione a metà tra il sorpreso e il preoccupato, ma recuperò in un attimo il suo aplomb e disse:

«Disdicevole che le abbiano permesso di bere. E di portare armi… che usanze che hanno da queste parti! Fanno bere i minorenni ma non ti permettono di calarti con una fune per celebrare un matrimonio.»

«Davvero sdid… dissid… sdisdivecole!» rispose Yuffie, caracollando di nuovo verso il bar.

I tre uomini la guardarono preoccupati mentre iniziava a chiacchierare animosamente con uno dei barman.

«Che gioventù!» si lamentò Andrea, bevendo.

Poco distanti da loro, sulla pista da ballo, il lento che Cloud e Tifa ballavano da molto ebbe finalmente l’accompagnamento musicale giusto. Il palco si popolò di altre coppie che giravano lentamente sul posto.

«Pensavo che non avrebbero mai messo la musica giusta…» mormorò Tifa all’orecchio di Cloud, dandogli anche un piccolo morso.

«Pensavo che le bariste reggessero meglio l’alcol…» la prese in giro lui, mordicchiandole il lobo a sua volta.

«Uuuuh… te l’ha insegnato Meteor a mordere così?» fece maliziosa la ragazza.

«Lascialo fuori dai discorsi spinti, ti prego. Mi fa sentire sporco… poi potrebbe sentirti e arrivare di corsa.»

«Io spingo tutti i discorsi che voglio, ciuffo biondo!» rispose la ragazza, facendo scivolare una delle sue mani fino alle natiche di lui. Cloud sorrise e la lasciò fare.

«Mmmmh… se mi sorridi così, io penso colo a una sosa…» biascicò lei, cercando di risultare provocante ma inciampando sulle parole.

«A cosa?» chiese lui, divertito dalla situazione.

«... non farmelo dire di nuovo! Non sta bene!» si lamentò lei.

«C’entra forse la stanza nella villa?» fece lui maliziosamente.

«Nnnooooo… nemmeno i cespugli o il gastello confiabile! Cosa credi, che io sia una ragazza facile??»

«Non l’ho mai pensato!» la rassicurò lui, ostentando un'aria innocente.

«Ah ecco!!» rispose, baciandogli furiosamente il collo.

«Dove ti porto stavolta?» domandò lui, sorridendo.

«In un posto dove posso sdraiarmi, perché non penso di riuscire di nuovo a fare la spac…»

La ragazza non riuscì a finire la frase: i novelli sposi, con Jay evidentemente ubriaco, si avvicinarono a loro.

«Cloud! Tifa! Ecco dov’eravate!» esclamò Catena, sorridendo.

«Bro!! E… bro femmina, ragazza di testimone… bro!! Come state, bro?! Vi state divertendo??» biascicò lo sposo, che aveva la cravatta annodata sulla fronte come una fascia.

«Ciao! È una bellissima festa, ancora congratulazioni!» rispose Tifa, scandendo perfettamente le parole e facendo trasalire Cloud, che la guardava incredulo.

“Ma come fa?? Due secondi fa non riusciva a parlare!!”

«Qui a Wutai facciamo bellissime feste!!» rispose Catena, agitandosi al ritmo di una musica che sentiva solo lei.

«Attenta, sposa bro, non ti agitare troppo, che mi shakeri l’erede!»

Cloud e Tifa sgranarono gli occhi.

«Erede??» esclamarono in coro.

«Non ve l’abbiamo detto?? Abbiamo un piccolo bro in cantiere!»

«Si! Non è meraviglioso? Guardate già che pancia che ho!»

Catena procedette ad alzare la sua gonna fino a sopra la pancia, incurante degli innumerevoli spettatori, per mostrare l’evidente rigonfiamento del ventre. I due ragazzi guardarono scandalizzati, senza riuscire a rispondere e senza spiegarsi come mai la sposa non avesse la biancheria intima.

«Cat!! Sei la solita esibizionista! Quello è il mio parco giochi!!» protestò lo sposo, in verità senza troppa convinzione, cercando di abbassare la gonna di Catena.

«Ma la cosa incredibile è come lo abbiamo concepito!» continuò la sposa, ignorando completamente sia le proteste di Jay che l’imbarazzo di Cloud e Tifa.

«Hai ragione amore! Una storia incredibile, bro!» esclamò lo sposo, riuscendo finalmente ad abbassare il vestito della consorte.

«In un certo senso, è come se foste stati voi!»

«Che intendi???» chiese immediatamente Tifa.

«Stavamo venendo da voi, bro! Per darvi l’invito a questa cerimonia! Poi, bro… non so cosa ci è preso, bro! Un attimo e ci siamo ritrovati nudi a farlo per strada!»

Cloud sbiancò.

«Si! Hehehehe… sono un po’ estroversa, è vero, ma non farei mai una cosa del genere! Non so cosa mi avesse preso. E il bello è che non eravamo i soli!»

Cloud diventò più bianco del bianco, mentre Tifa lo guardava di sottecchi e ridacchiava.

«Ma dai! Intendi dire che…?» chiese con tono innocente.

«Si, bro! In tutta la via c’era gente che faceva sesso! Sembrava il set di un film a luci rosse!!»

“Oh. Mio. Dio.”

«Abbiamo sicuramente vinto il premio di miglior performance quel giorno! E sono sicura che sia stato allora che abbiamo concepito il piccolo… o la piccola. Spero sia una bambina!!»

«Che… bella storia.» mormorò Tifa. Cloud non riusciva a emettere un suono.

«Una bellissima storia bro! Il destino ha voluto che mettessimo su famiglia, quel giorno!»

Senza aspettare una risposta, gli sposi si tuffarono di nuovo in mezzo alla pista da ballo, scatenando un applauso.

Tifa battè una mano sulla spalla di Cloud, dicendogli:

«Complimenti, destino. Sei l’unico che abbia mai fatto fare figli con una sega.»

«Sembra di sentire Cid…» esalò Cloud, che stava tornando a respirare.

«Qualcuno mi nomina?» chiese il pilota, che li aveva raggiunti insieme a Barret e Andrea.

«Hey! Dov’eravate?» domandò il ragazzo.

«A bere, che domande! Forza, venite con noi! Facciamoci una bevuta tutti insieme!» propose Barret.

Cloud fece di si con la testa, prima che Tifa lo prendesse per il colletto e lo tirasse indietro.

«Non penso proprio, stavamo per andare a… a cambiarmi le… le scarpe! Si, le scarpe, giusto Cloud?» disse la ragazza, rivolgendogli un occhiolino molto evidente.

Lui la guardò comunque con aria interrogativa, al che lei esclamò:

«Limit break!!»

«Dobbiamo andare, scusateci. Le scarpe.» disse immediatamente Cloud.

I due si allontanarono verso la villa; la mano destra di lei era saldamente ancorata alla natica destra di lui.

«È davvero quella la loro frase in codice per “andiamo a scopare”?» chiese Cid, incredulo. Anche Andrea era sorpreso.

«Persino io so essere più discreto. Quando voglio…» 

«Non li sopporto più! La nostra vendetta deve compiersi!» esclamò Barret, colpendo un nemico invisibile con cattiveria. Si volse di colpo verso Cid e gli addentò una spalla.

«Ahia!! Ma che cazzo ti prende?? Sei impazzito??»

«Devo avere la mia vendetta!!»

«Si ma la mia spalla non c’entra niente!!»

Tifa nel mentre stava trascinando Cloud verso la villa, sorda ai suoi lamenti.

«Posso camminare da solo!»

«Sbrigati! Non esiste che l’ultima che tu abbia visto stasera non sia la mia!»

«Ok, ma che fretta c’è?»

«Come sei candido, amore. Muoviti.»

Entrarono nell’edificio e si affrettarono a salire le scale; Tifa trovava ogni scusa per reggersi a Cloud e palparlo senza ritegno. Verso la metà della prima rampa di scale Cloud non riuscì più a resistere e iniziò a replicare alle molestie ricevute, innescando una piccola lotta che durò finché non riuscirono ad arrivare alla porta di una delle stanze.

«Questa non è la nostra…» mormorò Cloud, respingendola per un attimo. Lei lo guardò imbronciata e con aria di sfida aprì la porta.

«Ora è la nostra! Vieni dentro.»

Lui alzò le spalle e la seguì, chiudendo la porta a chiave dietro di sé. Lei aveva già lanciato via il suo vestito e si era distesa sul letto.

«Forza, ciuffo… ti aspetto…» disse con tutta la malizia che riuscì a infondere nel suo biascicare.

Cloud prese a spogliarsi il più in fretta possibile, lasciando i suoi vestiti su una sedia. Si lanciò verso il letto, pronto all’azione, ma dal materasso giungevano suoni poco eccitanti.

Tifa russava della grossa.

“Ma… non ci ho messo così tanto!!” pensò il ragazzo con disappunto. Rimase per un momento incantato a guardarla, vestita soltanto dell’intimo e con i capelli abbandonati alla rinfusa sul cuscino. Poi la coprì, cercando di non svegliarla; le lasciò un bacio sulla fronte, si rivestì e uscì rassegnato dalla stanza.

Nel tornare all’esterno, investito di nuovo dalla musica e dalle luci della pista da ballo, si domandò se l’invito a bere fosse ancora valido.

«Oh! Abbiamo fatto presto? Non ci regge più la pompa? Perdono le tubature?» domandò malizioso Cid, una volta che il biondo li ebbe raggiunti al tavolo.

«Si è addormentata.» rispose seccamente Cloud.

«Fai così schifo a scopare??»

«Non eravamo andati a… mi serve da bere.» disse il ragazzo, alzandosi di botto tra le risate degli altri tre e dirigendosi al bar.

«Il destino ci sorride! Tifa è fuori combattimento, abbiamo la nostra occasione!» sussurrò Andrea.

«Che la vendetta cominci!»

 

***

 

«Si, va bene, ho bevuto un po’, ma non mi sono ubriacato!» esclamò Cloud, mentre si abbottonava il gilet giallo e nero sopra la camicia.

«Sei sprecato a fare le consegne…» sospirò Maiko, guardandolo sognante.

«Vado benissimo a fare le consegne. E non ero sbronzo ieri!» replicò lui.

«Aspetta… manca ancora il leggendario cilindro!» disse Andrea, senza ascoltarlo, porgendogli un elegante cappello.

«Quello non me lo metto.» disse seccato Cloud; non si sentiva a suo agio negli eleganti e attillati vestiti da ballerino.

«Dai, non farti pregare!»

«No.»

«Se te lo metti e ti fai guardare ti mando altra pasta diamantata.» propose Maiko. Cloud alzò gli occhi al cielo e prese il cilindro con uno strattone, calcandoselo in testa. Tutti gli altri lo guardarono a bocca aperta.

«... perfection…» mormorarono la ragazza e Andrea, mentre Gideon si lasciò sfuggire un sorrisetto e annuì con approvazione. Anche le apette che avevano portato i vestiti si lasciarono scappare dei sospiri.

Il ragazzo si tolse immediatamente il cappello lanciandolo sul letto sfatto. Si era prestato abbastanza a quella pagliacciata.

«Ora facciamo qualcosa? Devo tornare da Tifa!» esclamò.

«Ah, se avessi qualcuno che pensa a me come lui pensa alla sua ragazza…»

«Che carino… com’è premuroso!»

«Lo inzupperei nel caffè la mattina…»

«La piantate?!?» gridò Cloud.

«Non dovresti agitarti così tanto… il Ricostituente non fa miracoli.» lo avvisó Andrea.

«Non mi sono ubriacato ieri!»

«Invece si.» replicò pacato l’entertainer.

«Dobbiamo andare.» sentenziò Cloud, facendosi strada tra le apette e uscendo dalla stanza.

«Vomiterà sulla moquette, vero?» chiese Maiko. Gideon sospirò:

«Spero per lui di no.»

Ascoltarono i passi di Cloud scendere le scale che conducevano all’entrata principale; dopo pochi gradini si interruppero, sostituiti dall’inconfondibile suono dei conati di vomito.

Corsero tutti sulle scale: altre due apette stavano cercando di aiutare Cloud, tenendo un sacco dell’immondizia aperto davanti a lui e reggendogli la fronte mentre lui rimetteva sonoramente.

Girò brevemente la testa verso di loro, cercando di dire qualcosa, ma l’ennesimo conato glielo impedì.

«In effetti hai ragione, non ti sei ubriacato.» lo prese in giro Andrea. Cloud alzò una mano verso di loro e gli mostrò il dito medio.

 

***

 

«Andrea…»

«Dimmi, mio complice.»

«Questo non si ubriaca!» sussurrò Cid.

«Lo vedo anche io che non si ubriaca! Non sono cieco. Cosa aveva detto Fuffi?»

«Yuffie. Ha detto di mischiare.» rispose Barret.

“E io che credevo che Tifa esagerasse.” pensò, mentre guardava il biondo, che sembrava perfettamente sobrio, ordinare l’ennesimo drink.

«Ma non si stacca mai dal suo maledetto bicchiere e va sempre da solo a prenderseli… ci serve un detersivo.» disse Andrea.

«Un diversivo?» fece Cid.

«E che ho detto io? Dobbiamo distrarlo. Oppure…»

«Oppure? Svelto, prima che torni! E prima che diventiamo troppo ubriachi per stargli dietro!»

«Il barman è alle mie dipendenze. Ora vado a ordinargli di truccare il prossimo cocktail di Cloud. Aiutatemi ad alzarmi.» ordinò Andrea. Barret lo prese per la collottola con la mano e lo alzò di peso, assestandogli poi un forte morso ad un braccio. L’entertainer fuggì terrorizzato verso il bancone.

«Ma infatti perché stiamo bevendo anche noi… non ha senso.» disse Cid, scrutando nel suo bicchiere come se cercasse la risposta tra i cubetti di ghiaccio e le fettine di agrumi.

«Si inpost-ehm, inspott… sarebbe strano se noi non bevessimo! Capirebbe tutto!» sbraitò Barret.

«Si ma io sono comunque basito.» 

«Cosa sei?? Non si capisce niente quando parli!!» esclamò l’omone.

«Barret, tendi a diventare molto aggressivo quando ingerisci alcool. Mi fai ricordare di un mio vecchio collega.» commentò Cid, con una nota di rimprovero nella voce.

«E tu tendi a diventare noioso!»

Entrambi ammutolirono quando Cloud si sedette di nuovo al tavolino.

«Ragazzi, state bene? Forse dovreste smettere di bere.» disse ghignando, buttando giù un bel sorso del suo cocktail. Entrambi lo guardarono con odio.

«Forse dovresti smettere tu!» gridò Barret.

«Forse dovresti pensare che Marlene potrebbe sentirti e abbassare la voce, Barret.» disse Cid, serafico.

«Ooooh, Marlene!! Il mio piccolo angelo! L’avete vista, com’era bella durante la cerimonia??»

Andrea si unì nuovamente a loro giusto in tempo per alzare gli occhi al cielo.

«Perché flirtavi con il barista?» gli chiese Cloud, vedendolo tornare con lo stesso bicchiere che aveva prima.

«Sul lavoro non fer… floe… sono serio sul lavoro! Controllavo la situazione, mi assicuravo che facesse il suo mestiere! Sono un professionista io!»

«Si, ok, calmati. Siete decisamente tutti ubriachi.» disse Cloud, finendo il suo bicchiere.

“Maledette cellule di Jenova!!” pensò Barret, digrignando i denti.

«Ma tu non senti niente?? Hai bevuto il doppio di noi!!» sbottò l’entertainer.

«Si in effetti, ora che me lo dici, sento qualcosa.» dichiarò il ragazzo.

Gli altri tre aspettarono speranzosi il responso.

«... sento il bisogno di andare in bagno. Torno subito.»

Detto questo, si alzò di nuovo e si allontanò.

«Non lo sopporto più!! Ci vedo doppio! Quello ci ha scoperti e ci sta prendendo per il culo!» si lamentò Barret, cercando di bere e rovesciandosi parte del drink addosso.

«Ho in mente un bellissimo gioco che coinvolge il bere alcolici.» disse Cid.

«Certo, beviamo un altro po’ così non ci troveremo nemmeno più il cazzo nelle mutande!» berciò Barret.

«Io mi sento ancora più che in grado di trovare cazzi dentro le mutande. Specie in quelle altrui.» affermò Andrea, sorridendo.

«Zitto tu! Sta parlando Cid!» gridò Barret, mordendolo di nuovo. Andrea urlò di dolore, mentre Cid si lanciava nella descrizione del gioco.

Cloud fece ritorno al tavolo qualche minuto più tardi. Si sedette, osservando divertito i tre che lo aspettavano in silenzio.

«Che c’è? Parlavate di me?»

«Si, ti aspettavamo perché vogliamo fare un gioco alcolico tutti insieme.» annunciò Andrea, come se stesse recitando una poesia. Il ragazzo li guardò con aria dubbiosa.

«Siete sicuri?»

«Si si. Ho già dato ordine che ci portino vari giri di bevute. Il gioco si chiama “Io non ho mai”, lo conosci?»

«... no. Te lo sei inventato, vero?»

Cid e Barret si guardarono basiti.

«Assolutamente no! È un gioco molto vecchio. Tranquillo, è semplice.» lo rassicurò Andrea. Un cameriere dispose accuratamente vari bicchieri colmi sul loro tavolino.

«L’ultima volta che mi hai detto di stare tranquillo sono dovuto scappare da una festa vestito da cameriere per non farmi arrestare.» ribatté il biondo, piccato.

Cid e Barret sgranarono gli occhi.

“Ma che razza di gente frequenti adesso, Cloud?” pensò l’omone.

«A turno diciamo una cosa che non abbiamo mai fatto. Chi invece l’ha fatta, deve bere!» gli spiegò Cid.

«Qualsiasi cosa?»

«Si… diciamo che di solito si scade quasi sempre nel pecoreccio.» disse il pilota, alzando un dito.

«Che c’entra la pastorizia?»

«Niente! Forza, comincio io.» disse Barret. «Io non ho mai letto un giornaletto porno.»

Dopo qualche momento di sguardi incerti, Cid e Andrea alzarono i bicchieri e bevvero.

«Dai, non hai mai guardato una rivista zozza??» ruggì Barret, guardando male Cloud.

«Veramente no, non le faccio queste cose.» disse il ragazzo, con un leggero disagio.

«Mi sembra un comportamento eccessivamente casto per un adolescente.» confermò Cid.

«Mi stai spaventando! Come cazzo parli??» urlò l’omone.

«Solo perché di mestiere guido veicoli e brandisco armi, non significa che io sia un ignorante. Codesti stereotipi sono dannosi.»

«Ok, tocca a me!» esclamò Andrea, troncando il discorso temendo altri morsi.

«Io non ho mai… fatto una partita di pallone.»

Cid e Barret presero i bicchieri e guardarono con odio sia Cloud sia l’entertainer.

«Disadattati…» mormorò il pilota, prima di bere. Il ragazzo sbuffò.

«Non mi sta piacendo molto questo gioco.»

«Dai, ora tocca a te. Qualcosa che non hai mai fatto.»

«Io… non ho mai raccontato una barzelletta.» disse Cloud.

“Temo che il mio piano stia lentamente fallendo.” pensò Cid, bevendo di nuovo.

«Ma sei stato un bambino anche tu o sei solo apparso così, già incazzato e con la spada??» sbottò Barret.

“Cid, fatti venire un’idea o il prossimo bicchiere che berrò sarà pieno dei resti dei precedenti.” pensò Andrea, sforzandosi di mantenere la concentrazione mentre il suo campo visivo si andava pericolosamente riducendo.

«Secondo me hai passato l’adolescenza ibernato da qualche parte… nemmeno una barzelletta??» si lamentò.

Cid e Barret trasalirono a quelle parole, mentre Cloud si rabbuiò.

“Diamine, il ballerino ha ragione! Ci siamo dimenticati che si è fatto l’adolescenza in criostasi!” pensò allarmato il pilota.

«Forse è il caso che vada a controllare come sta Tifa.» disse il biondo, facendo per alzarsi.

«Nooo! Non puoi abbandonare adesso!! Abbiamo ancora da bere!» protestò Barret, cercando di morderlo. Cloud schivò il morso e si sedette di nuovo, sospettoso.

«Credo sia il mio turno adesso…» disse il pilota, con un ghigno stampato in faccia, «... ed io non ho mai….»

“Vediamo se questo funziona.”

«... avuto un coito con una della famiglia Lockheart.»

I tre cospiratori si scambiarono sguardi di trionfo, mentre Cloud beveva e arrossiva con violenza.

«Non vale così!» si lamentò il ragazzo, «... e questo drink ha un sapore strano. Che roba è?»

«È nuovo, si chiama Rhodea Sour.» rispose Andrea, con un sorriso a trentadue denti in faccia.

«Tocca a me!!» gridò Barret, battendo i piedi per terra.

«Io… non ho mai detto di essere un SOLDIER!»

Cloud lo guardò male e bevve di nuovo, tra le risate degli altri al tavolino.

“Cosa state cercando di fare? Non mi ubriacherò mai.” pensò, lanciando occhiate di sfida.

Andrea, improvvisamente ringalluzzito, prese la parola.

«Ed ora vado io! Io non ho mai… usato un’arma.»

Cid e Barret espressero il loro disappunto e bevvero di nuovo, insieme a Cloud.

«Se morissi adesso non mi decomporrei, da tutto l’alcol che ho in corpo.» commentò Cid.

Cloud ridacchiò, stupendosi subito dopo della sua reazione.

“Si… sta funzionando…” pensò Andrea, sfregandosi le mani sotto il tavolo.

«Ora tocca a me… io non ho mai… pagato per fare sesso.» disse Cloud, cercando di darsi un contegno, mentre arrossiva.

Nessuno alzò il bicchiere; il ragazzo guardò interrogativamente Andrea, che inarcò un sopracciglio e rispose, serafico:

«My dear, è la gente che paga per fare sesso con me.»

Tutti gli altri risero; Barret fu sconquassato dalle risate a tal punto che rischiò di cadere dalla sedia. Dopo qualche momento riuscì a ricomporsi e propose:

«Oooh, quindi saresti un gran seduttore. Vediamo un po’... io non ho mai fatto sesso con altre due persone!»

Andrea e Cid alzarono il bicchiere e bevvero, sorprendendo gli altri due.

«Ho avuto una adolescenza movimentata e senza lunghi periodi di criostasi.» si giustificò il pilota, «... ma non ho mai fatto esplodere reattori di mako.»

«Ti odio Cid!!!» gridò Barret, finendo il suo ultimo bicchiere insieme a Cloud e correndo a ordinare altri drink. Andrea riuscì ad intercettare lo sguardo del barman e gli fece un cenno.

«Ora vi faccio vedere io!! Io non ho mai festeggiato il mio diciassettesimo compleanno!» gridò Cloud, sbattendo una mano sul tavolo.

«Non vale! Usi la tua peculiare vita contro di noi!» protestò Cid.

«E voi cosa avete fatto finora? Forza, bevete!» esclamò il biondo.

I tre obbedirono di malavoglia, anche se Cloud stava iniziando a mostrare evidenti segni di cedimento.

“Dobbiamo sbrigarci, prima che decida di farci bere fino al ventunesimo anno, o andare oltre.” pensò allarmato il pilota.

«Toccava a me.» si lamentò Andrea.

«E allora forza, stupiscici.»

«Io non ho mai… PAGATO per farmi fare un massaggio.»

Cloud bevve un lungo sorso, mentre Cid e Barret si guardavano spaesati.

«Vi ho stupiti?» chiese l’entertainer, sorridendo.

«Che genere di massaggio?» domandò Cid, appena si riprese dallo stupore.

«Sono cazzi miei!» ringhiò Cloud, facendo trasalire gli altri tre.

“Evviva! Ubriacati, maledetto!” pensò trionfante Cid.

«Chissenefrega dei massaggi, voglio sapere un’altra cosa. Non ho mai fatto sesso con tre altre persone.» esclamò Barret, fissando insistentemente Andrea. Urlò di trionfo quando vide l’entertainer bere.

«Conduci una vita sessuale molto promiscua. Voglio scoprire di più… non ho mai fatto sesso con altre quattro persone.» disse Cid, ridacchiando.

Andrea bevve, ma rischiò di farsi andare tutto di traverso quando anche Cloud prese il bicchiere e bevve.

«Ci siete cascati! Avevo solo sete. Che facce che avete fatto!!» gridò il ragazzo, ridendo come un matto e prendendo a schiaffi le braccia di Barret, che ricambiò con un morso.

«Ahia! Che cazzo fai?» strillò il biondo, spostandosi. 

“Ci siamo! Adesso il colpo di grazia!” pensò l’entertainer, guardando l’ignara vittima.

«Ora tocca a me. Non ho mai… abitato sopra un bar.»

«Ma tu vivi all’Honeybee!» si lamentò Cloud, prendendo il suo bicchiere dopo un paio di tentativi a vuoto.

«Non osare considerare il mio locale come un semplice bar. Ora bevi.»

Il ragazzo obbedì, poi guardò con odio l’entertainer.

«Tocca a me...io non ho mai… fatto sesso con altre cinque persone.»

Tutti fissarono Andrea, ma nessuno prese il suo bicchiere.

«Per farmi bere, dovreste invitare qualcun altro e spogliarvi. Ho dei limiti anche io!!» protestò l’entertainer.

Cloud sbuffò, poi posò lo sguardo su l’ultimo dei suoi bicchieri. Lo prese, con qualche difficoltà, e lo vuotò.

“Oooh… mi sa che ci siamo!”

“Avrà funzionato?”

«Devo andare un attimo in bagno… a pisciare.» annunciò Cloud, agitando una mano; si aggrappò, non senza difficoltà, ai braccioli della sua sedia e si diede lo slancio per alzarsi. Non ci riuscì e ricadde pesantemente.

«Volevo fare così. Per farvi ridere. Perché non ridete?» chiese, cercando di nuovo di alzarsi. Stavolta si diede troppo slancio e cadde per terra insieme alla sedia.

Stavolta gli altri tre risero di gusto; Barret gli lanciò un paio di cubetti di ghiaccio avanzati da uno dei bicchieri, mentre il ragazzo si allontanava dal tavolino ondeggiando paurosamente.

«Ce l’abbiamo fatta! Propongo di bere per festeggiare!» trillò Andrea.

«Ma che cazzo dici!! Ok ci sto, vado a prendere da bere.» rispose Barret, alzandosi di slancio.

«Sono orgoglioso dei nostri sforzi. Insieme, abbiamo vinto l’innaturale resistenza alcolica di un ex-SOLDIER.» disse Cid, unendo i polpastrelli delle mani con fare compiaciuto.

«Bene, ma siamo solo agli inizi. Ora che è in nostro potere, cosa gli facciamo fare?»

Andrea sorrise, gli occhi che scintillavano pericolosi. 

«L’attore principale è pronto, ma serve un degno palcoscenico su cui farlo esibire.»

 
  
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