Mycroft, per non destare sospetti torna a casa con Albert. Un'altra
auto mi
preleverà più tardi e tornerò insieme
con Anthea.
Rimango seduto sulla panchina,
stretto nella giacca, mentre aspettiamo.
Per ora ho deciso con
papà, di non
incontrare i Sinclair. Ci siamo accordati che quando avremo chiuso la
storia
con Auberton, mi interesserò di loro. È mio
diritto capire perché la mia vita è
tutta in salita, rovinata da una decisione terribile, per quell'
abbandono che
non digerisco.
Anthea mi lascia da solo, a
smaltire un insieme di rabbia e amore. Ho riacceso il cellulare ed ecco
arrivare con perfetto tempismo il messaggio di Serge.
Naturalmente vuole incontrarmi e
vuole qualcosa di solido in cambio. Un acconto di password buone e
compromettenti. Anthea intuisce, si avvicina, le mostro il cellulare,
senza
dire una parola.
"Sherrinford, devi buttarti
alle spalle i tuoi nonni materni. Ora devi essere lucido."
La berlina nera è
arrivata, meno
vistosa, meno elegante di quella di Mycroft. Saliamo e stabiliamo
d'incontrare
Serge nel pomeriggio, in una via lungo il Tamigi non troppo lontano da
casa,
dove potrò essere ben sorvegliato. Consegnerò una
memoria usb, poco funzionale,
ma che dimostra che non sono così esperto.
"Hayc, Mycroft vuole che tu
faccia una cosa per lui." Già avermi chiamato con il mio
soprannome mi
mette in allarme. Grugnisco e la guardo. "Vuole che tu metta un chip
sottocutaneo che ti possa sempre localizzare."
Aspetta la mia reazione con un
mezzo sorriso canzonatorio. "Anthea, per Dio! Spero non avrai
appoggiato
papà su questa idiozia." La fisso furente. "Non sono un
animale, da
trovare se si perde."
Ride, scuotendo i capelli ramati.
"Me la immaginavo la tua reazione, ma è necessario Hayc, con
Auberton che
ti minaccia è indispensabile, te lo assicuro. E Mycroft...ha
paura, quindi non
fare il ragazzino impertinente." Continua a stuzzicarmi, sa di
provocarmi.
"Anthea, non chiamarmi
ragazzino." Le grido offeso. Poi la guardo e vedo che si burla di me.
"Bada, che potrei vendicarmi, allungare le mani quando faccio la farsa,
e
approfittarmi di te."
"Non lo farai perché ti
conosco bene, sei come Mycroft, gentleman fino al midollo." Si ferma e
inclina la testa e mi osserva. "Ti riempirei di schiaffi, perderesti la
lotta. Sono stata un agente, non scordartelo."
Ha ragione, senza dubbio perderei,
il suo fare mi ha calmato, accetto d'inserire il chip anche se non sono
contento.
"Bene, lo farà John
è già
tutto fissato." Sa come manovrarmi, la fisso astioso, hanno
già deciso
anche per me.
"Non fare quella faccia,
nessuno ti avrebbe lasciato allo sbando senza sapere la tua posizione,
imparerai una formuletta in base alla distanza che hai percorso, saprai
quanto
tempo ci vorrà per il nostro arrivo perché tu sia
al sicuro. Una semplice
moltiplicazione. Ma una sicurezza in più." Annuisco, il suo
discorso non
fa una piega.
Intanto siamo arrivati a Baker
Street. Mi accompagna di sopra, mi consegna la memoria usb. Intanto
mando un
messaggio a Serge per il nostro incontro, alla fine accetta la via
lungo il
Tamigi, dove c'è un piccolo porticciolo.
"Bene, ti sarò vicino
con
discrezione, ora aspettiamo John, facciamo introdurre il chip." Vede la
mia faccia preoccupata. "Non è nulla, Sherrinford, un
taglietto
sottocute." Poi ride. "Però dolorosissimo."
"Smettila Anthea!" Mi
metto a ridere anch'io mentre mi guardo allo specchio con la faccia
pallida. Mi
fanno paura le siringhe, figuriamoci i tagli, soprattutto quelli
programmati.
John arriva più tardi,
Anthea gli
consegna una piccola scatola sterile, mi guardano ironici, lui si
avvicina, con
la faccia seria.
"Ora mi diverto a vederti
stramazzare al suolo. Ti farò malissimo." E scoppia a ridere
anche lui. Si
stanno facendo beffe di me, ma so perfettamente che cercano di farmi
rilassare.
Ci sta che sono pauroso, con tutto quello che ho passato!
Però sono tranquillo,
perché hanno cura di me.
Mi fanno sedere sulla poltrona, a
torso nudo girato di fianco, John armeggia sotto la scapola.
"Come sei magro, Hayc
dovresti mangiare di più." Sbotta John, mentre mi osserva.
"Direi più palestra
dottore,
non ha muscoli, non è atletico come lo zio. Non è
nei miei standard,
decisamente troppo magro." Spettegola lei, con aria saputa.
"Hai ragione Anthea, dovrebbe
mettere su muscolatura. Chi se lo prenderebbe questo ragazzino ossuto."
"Smettetela vuoi due, sto
bene così." E intanto mi taglia e mi infila veloce il chip,
mentre fa
male, ma sono troppo arrabbiato per sentirlo.
"Fatto, adesso puoi svenire,
stai morendo dissanguato." Comprendo la farsa che hanno imbastito. John
mi
batte sulla spalla. "Rivestiti, sei stato bravo, avrai un premio per il
coraggio dimostrato. Adesso ti ritroveremo ovunque tu vada."
E ridono ancora, ma mi sciolgo,
sono pieni di attenzioni. Infondo ho passato di peggio eppure oggi mi
sono
perso. Sento un bruciore, ma nulla più. Mi ha messo un
cerotto a protezione,
che toglierò prima di uscire.
Anthea mi lascia con un'ultima
raccomandazione: di non cambiare in fretta direzione e calcolare i
tempi del
loro intervento in caso di pericolo. Ora sarò solo,
agirò come credo.
Lei esce e torna Sherlock.
Quello che non mi aspetto succede
in un attimo. È già arrabbiato quando arriva, non
mi lascia nemmeno salutare e
mi chiede del perché di quello stupido colpo di testa.
È brutale quando mi dice
di non
cercare chi non mi ha mai voluto. John lo placa, mentre io non riesco a
rispondere.
Balbetto indignato. "Zio,
voglio sapere. Che c'è di male?"
"Questa è solo vendetta
che
vuoi! Tua madre non c'è più. Vuoi far vedere ai
Sinclair cosa ti hanno fatto
lasciandoti andare, per il puro piacere di tormentarli." Si interrompe,
non riesco a capire perché si accanisca così.
"Non fai del male solo a
loro, Sherrinford, ma soprattutto a mio fratello."
Ora capisco! Non è
più mio padre,
ma rivendica il diritto che Mycroft sia suo, il suo amato fratello.
Quello che ha sempre infastidito e
molte volte offeso, reso dipendente da lui, che non si è
fatto una famiglia per
corrergli dietro.
John vede la mia rabbia salire e
tenta di smorzare i toni, ma la furia mi ha preso e parto senza freni.
"Bada zio! Parli tu che hai
manipolato tutta la sua vita! Non sei stato sempre così
amorevole come vuoi far
credere. Lo hai allontanato così spesso da farlo soffrire. E
ora lo vuoi
proteggere da me? Che sono suo figlio? L'unica cosa che ha?" Mi fermo
tentando di prendere aria. "Sono imperfetto lo so, sono malato, ma mi
vuole bene e io ne voglio a lui. Sto imparando ad amarlo e lui lo fa
con me."
Sherlock tace è in piedi
vicino al
camino, anche John è muto. Due statue immobili. Sento un
fastidio crescente,
continuo deciso a dirgli quello che penso.
"Non riesce nemmeno a
portarmi dai suoi genitori, perché si sente in colpa per le
bugie che ha detto
su Eurus. Nonostante tutto quello che ha passato all'isola, lo hanno
massacrato
e permettimi, anche tu e John lo avete lasciato da parte. Se non fosse
stato
così forte non sarebbe sopravvissuto al vostro ignorarlo."
Ho le mani nelle tasche strette
così forte da far male. Sono fermo al centro della stanza,
mi sembra che tutto
sia precipitato in un attimo. Un castello di carte volato a terra.
La famiglia ora non c'è,
io volevo
solo proteggerla, e mi sento improvvisamente escluso.
Non mi rendo conto in quel
momento, che Sherlock soffre la mia presenza, perché
è unicamente geloso della
sua fratellanza con Mycroft.