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Autore: jarmione    19/04/2021    2 recensioni
Fairfarren
Aveva già sentito quella parola, o meglio, l'aveva letta nei suoi libri.
La si dice a qualcuno che deve affrontare un viaggio arduo.
Era un modo per dire “Che la sorte sia con te” oppure “Che la fortuna sia con te nel tuo cammino”
una parola dolce, con un significato molto profondo.
Perché Gliel'aveva detta?
Che mai poteva accadere, per dirle una cosa del genere?
Genere: Fantasy, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jareth, Nuovo personaggio, Sarah
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve salvino mio caro vicino...ok, è salito il Flanders che c'è in me.

Eccomi con il nuovo capitolo e spero sia sempre di vostro gradimento.

Ringraziamo tutti Fiore del deserto e Trainzfan (aaameeeeen) per il loro aiuto e vi auguriamo buona lettura.

 

 

 

 

Quando l'ambiente intorno a loro riprese forma, Sarah si accorse di essere in mezzo al nulla.

Un'enorme radura circondata da cipressi ed il castello di re Mihal in lontananza.

Il cielo ero plumbeo, anche se Sarah si ricordava il sole quando erano giunti nelle terre di Elnar.

Si accorse di non indossare più l'abito sfarzoso che aveva scelto Kal per lei, ma bensì gli stessi vestiti che aveva addosso il giorno che era stata costretta a scendere nell'Underground.

Jareth, che si era staccato da lei, era messo anche peggio.

Re Mihal, per sfregio, aveva cambiato anche i suoi vestiti e adesso indossava una semplice camicia bianca e dei jeans neri...umani.

Persino la calzatura, che prima si trattava di un paio di stivali alti e lucidi, era variata in paio di scarpe tipiche di un ragioniere umano.

Jareth era evidentemente infastidito, infuriato e muoveva la mano dall'alto verso il basso e più faceva quel gesto più si inalberava e lanciava imprechi irripetibili.

L'aveva fatto davvero, re Mihal gli aveva tolto tutti i poteri.

Infatti, stava cercando di utilizzare anche il più misero trucco, ma non accadeva nulla...nemmeno uno strillo da parte di Sarah.

Questo era ancora più fastidioso perché, mentalmente, avrebbe voluto vederla agonizzare ai suoi piedi.

Dopo anni di sofferenze ne aveva le tasche piene e ora era condannato a morte assieme all'umana che l'aveva trascinato in quel vortice di menzogne.

“Figlio di una banshee, testa di goblin, yeti invertebrato!” sbraitò Jareth, riferendosi a re Mihal.

Sarah lo lasciò sfogare e nel frattempo pensò al da farsi.

Stava minacciando di piovere ed il sole era coperto dalle nuvole, creando un'ombra unica sul paesaggio circostante.

Era meglio andarsene da lì.

Fece per andare verso i cipressi lì vicino, ma qualcosa di duro la colpì e lei cadde a terra.

“Dove goblin vuoi andare!?” sbottò Jareth “Guarda che non puoi uscire da qui”

Sarah si rimise in piedi e scosse la testa “Come non posso uscire? Siamo già fuori!” ribatté “Hai bevuto qualcosa mentre non guardavo?”

Jareth sbuffò, si era scordato che lei era solo un'umana.

“Dobbiamo superare il labirinto, ragazzina”

“E dove si trova questo labiri...?” e poi realizzò.

Era un labirinto di ombre, da quello che aveva capito, perciò quello che l'aveva colpita poc'anzi era un'ombra.

“Un momento...” Sarah si guardò attorno “...vuoi dire che siamo già nel labirinto?”

Jareth si voltò in direzione del castello di re Mihal “Potresti anche mostrarcelo!” esclamò “Oppure hai paura che lo superiamo velocemente grazie alla campionessa?”

Sarah lo guardò con un sopracciglio alzato “Genio, guarda che si trova ad almeno un chilometro e mezzo di distanza, come pensi che ti senta?” domandò sarcastica.

“Stai a vedere, genio” ribatté lui spazientito, indicando il cielo.

Pochi istanti dopo, un forte vento si levò ed il cielo iniziò a schiarirsi.

Le nuvole grige si diradarono lasciando spazio ad un caldo sole, i cui raggi illuminavano l'intera radura.

“Oh...” fu tutto ciò che riuscì a dire Sarah, prima di aggiungere “Ma il labirinto dov'è?”

Jareth sbuffò e con la mano l'aiutò a chinare il capo a terra.

La radura aveva assunto un altro aspetto.

Il terreno era ricoperto di linee, curve, disegni strani e tutti rigorosamente grigio scuro...quasi nero.

“No...non mi dirai che è questo?” Jareth annuì e Sarah non poté resistere alla voglia di verificare lei stessa quelle ombre.

Allungò la mano finché non sentì la parete dura del labirinto, che si trovava esattamente dove vi era un'ombra sul terreno.

“Oh, goblin” si lasciò scappare Sarah.

“Io avrei usato un altro termine” sbuffò Jareth “Hai finito di controllare il muro?”

Sarah sospirò e, finalmente, si decise a lasciar perdere il muro, tornando vicino a Jareth.

“Ok” disse appena gli fu accanto “Superiamolo” fece per avviarsi, ma Jareth la trattenne.

“Non farti ingannare, Sarah” l'ammonì “Questo non è il mio labirinto”

“Ma il percorso si vede, basta seguirlo” ribatté Sarah.

“Dannazione, Sarah!” Jareth era evidentemente spazientito “Non te l'ha mai detto nessuno che non si può superare quello che non si vede?” domandò “Non ti è bastato farmi finire qua dentro, vuoi anche farmi diventare matto?”

“Quello lo sei già, non ti serve un labirinto!”

“Tu sei...sei...” Jareth dovette richiamare tutta la pazienza che possedeva, cioè pochissima, per non mettersi a sbraitare e perdere la poca lucidità rimasta “Ascoltami, conosco questo labirinto e credimi che non è semplice come può sembrare” spiegò “Sei obbligata a darmi retta, se vuoi uscire intera da qui”

Sarah sbuffò “Se non c'è altra scelta...”

Jareth si avviò lungo una stradina sulla sinistra e Sarah lo seguì, cercando di capire dove volesse andare.

Lo seguiva, ma la domanda le sorgeva spontanea: se non si può superare qualcosa che non si vede, perché lui si addentra fra le vie di quel labirinto di ombre come se stesse ai giardini pubblici?

Jareth aveva le braccia spalancate e le sue mani toccavano le pareti invisibili del labirinto.

Le dita si muovevano delicatamente, come se stessero cercando di percepire qualcosa.

“Eccola” disse ad un certo punto, voltandosi verso la parete alla sua destra “Deve essere questa”

“Che cosa?” chiese Sarah, allungando anche lei una mano e sentendo qualcosa di duro e freddo sotto le dita.

Le spostò un poco e avvertì le striature tipiche del legno “Una porta?”

“La cosa ti stupisce?” domandò Jareth, fingendosi sbalordito “La campionessa del labirinto di terra, la regina di Goblin, si stupisce per una porta?” ghignò, ricevendo un'occhiataccia da parte di lei.

“Non sei divertente, Jareth”

“Come posso essere divertente, se sono chiuso qui dentro con te?” disse lui, esaminando la porta inesistente “Qualcosa non va”

“Che cosa?”

“Invece che fare domande, pensa!” esclamò lui “Tu hai superato il mio labirinto, mentre io...” il suo sguardo si rabbuiò e Sarah notò il braccio di lui tremare appena “Re Mihal è furbo” proseguì, come se nulla fosse “Non ci permetterà di superarlo così facilmente”

“Avrà piazzato trappole?” azzardò Sarah, ma lui scosse la testa

“Temo...che ci voglia mettere alla prova e da qualche parte troveremo gli indizi che lo dimostreranno”

Un sibilo fuoriuscì dalla porta lì vicino e, all'improvviso, una foglia elfica apparve dal nulla e rimase sospesa a mezz'aria.

Ovviamente, era attaccata alla porta che sentivano, ma non vedendola era come se fosse librata in aria.

Jareth la prese e vide che vi erano incise delle parole dorate “Elfico” disse Jareth “Come immaginavo”

“E' un indizio?”

“Una prova, dobbiamo entrare qui dentro” spiegò Jareth “Quel figlio di Banshee non vuole farci superare il labirinto”

“Come fai a dirlo?” domandò Sarah “E come fai a dire che dobbiamo entrare in questa porta?”

Jareth allungò la mano e picchiettò su una parete “Decisamente non si può proseguire”

Sarah osservò e riuscì a notare che era apparsa una nuova ombra che, giurò, poco prima non c'era.

Preferì evitare di crucciarsi in merito e guardò la foglia che Jareth teneva in mano.

“Che cosa dice?” domandò Sarah “Non so leggere l'elfico”

“Sapresti leggerlo se mi avessi sposato come ti avevo ordinato”

“Tu non mi ordini un bel niente!” ribatté Sarah “Anzi, sbrigati a dire la prova oppure io faccio un altro giro e vediamo chi uscirà per primo”

“Fa come ti pare” Jareth non badò a lei e seguitò a leggere la prova.

Sarah fece alcuni passi, con l'intenzione di andarsene e cercare un'altra strada.

Voleva mollarlo lì, fregarsene di qualunque prova re Mihal stesse cercando di dargli e mandare al diavolo tutto e tutti.

Però, dentro di sé, sentiva che c'era qualcosa che la fermava.

Jareth.

Lui stava leggendo la prova e guardando la parete inesistente lì davanti con aria preoccupata.

Sembrava aver capito cosa lo aspettava e non era sicuro di volerlo affrontare.

Sarah sospirò e decise di tornare indietro.

Jareth aveva ragione, era anche colpa sua se si trovavano in quella situazione e non poteva abbandonarlo proprio adesso.

“Scusami” mormorò appena, sperando che lui non volesse approfondire il discorso “Per favore, leggimi quello che c'è scritto”

Jareth abbozzò un sorriso e lesse

 

Entra dentro e vedrai

qualcosa per cui impazzirai

Sei spavaldo

oppure codardo?

 

Jareth assunse uno sguardo tetro, come se avesse una vaga idea di cosa lo aspettava.

Guardò per un istante Sarah, chiedendosi se sarebbe stata in grado di affrontare quella prova che aveva portato la gente alla pazzia.

Lui non era sicuro di essere in grado e questo lo preoccupava.

Cercò di non darlo troppo a vedere, non voleva mostrare a Sarah la sua debolezza.

Peccato che il suo tentativo fu vano in quanto lei si accorse dei sui continui cambi di espressione.

“Jareth...?”

Jareth sospirò “Dobbiamo entrare qui dentro” disse semplicemente, muovendo la mano fino a che non trovò la maniglia della porta.

Quando la aprì, vennero accolti dal buio più totale e Sarah si accorse che, nonostante stessero per entrare in una stanza, guardando ai lati della porta vedeva l’intero labirinto.

Era come se la stanza non esistesse.

“Faccio strada io” annuncio Jareth, prendendo la mano di Sarah e addentrandosi nel buio.

Sarah si accorse che la presa era sì salda, ma più che una presa per guidare era una presa in cerca di sostegno.

Jareth aveva bisogno di sentire qualcosa di reale, altrimenti non sarebbe mai entrato lì dentro.

Avrebbe preferito superare il labirinto alla vecchia maniera, come aveva dovuto fare da bambino per punizione dopo aver osato ribellarsi a re Mihal.

A quell’epoca aveva appena perso il padre e il re degli elfi aveva costretto la madre a sposarlo.

Aveva da sempre vantato diritti inesistenti su Jareth e aveva persino osato dire che amava sia lui che sua madre.

Ma se davvero li amava come diceva, non lo avrebbe mai spedito in quel labirinto con l’ordine di superarlo.

Era stata la più brutta, seppur formativa, esperienza della sua vita.

Non credeva di doverlo affrontare di nuovo e, stavolta, con delle prove.

Che cosa voleva dimostrare il re degli elfi con quelle prove?

E perché coinvolgere anche Sarah?

Forse perché l’idea del finto matrimonio era giunta da lei e quindi doveva pagare per quell’oltraggio.

Ma lei, alla fine, era solo una semplice umana e Jareth non riteneva normale sottoporla a quel labirinto senza un motivo.

Però non poteva dire nulla, non poteva difenderla e non poteva evitarle quel gioco.

La porta si chiuse alle loro spalle e, l’istante dopo, il fuoco di una torcia lì vicino si accese e stessa cosa fecero le altre due poste sulle altre pareti.

Al centro della stanza c'erano due specchi ad altezza persona.

“Due specchi?” Sarah non capì, ma Jareth le rispose prontamente.

“Sono gli specchi della verità” disse, senza lasciarle la mano “Devi specchiarti e loro ti diranno la tua anima com’è...ti mostreranno il tuo vero io”

Sarah annuì ed un brivido percorse la sua schiena.

Lei non aveva idea di cosa avrebbe visto, che cosa si nascondeva realmente dentro di lei, ma Jareth...era troppo teso, troppo nervoso.

Sembrava già a conoscenza di quello che lo specchio gli poteva mostrare e questo a Sarah non piacque.

Jareth era coraggioso, aveva una grinta degna di un re.

Non riusciva ad immaginarlo diverso da come lo vedeva.

“Jareth, prima di cominciare, voglio dirti una cosa...una cosa che mi ha detto prima Kal” Jareth la guardò “Firfarren, Jareth”

Quella parola lo lasciò di stucco.

Kal aveva capito tutto sin dall’inizio ma Jareth non lo aveva mai voluto ascoltare.

Quell'esperienza era come un viaggio arduo, se non anche peggio.

Sarah non poteva scegliere termine migliore per cercare di rincuorarlo.

“Fairfarren, Sarah”

Si avvicinarono, prendendo posto ognuno davanti ad uno specchio.

Sarah iniziò a specchiarsi, trovando la cosa alquanto ridicola.

Lei nella vita non era mai stata coraggiosa, ma aveva sempre cercato di nasconderlo e apparire diversamente.

Se lo specchio le avesse mostrato la sua parte debole ci avrebbe creduto, perché lei stessa sapeva che era la verità.

Forse qualche lato coraggioso lo aveva, ma a che scopo?

Quando aveva affrontato Jareth la prima volta lo aveva fatto per paura di essere scoperta dai genitori e di essere punita.

Un gesto codardo che ha cercato di nascondere donando a Toby tutto l’amore che possedeva.

Avrebbe voluto averlo lì, chiedergli scusa e cercare di dimenticare.

Ma non era semplice...non lo avrebbe più rivisto e questo ormai era diventato un tarlo fisso.

Ora era lì, a specchiarsi attendendo il risultato di una prova la cui risposta era già ovvia...ma non accadde nulla.

Più si specchiava più non vedeva altro che la sua stessa immagine, che si muoveva ad ogni suo minimo spostamento.

Si aspettava di vedere il suo riflesso cambiare e diventare qualcos’altro.

Cercò di capire come mai non accadeva nulla e solo in quel momento si accorse di alcune incisioni intorno alla cornice.

Erano scritte in corsivo ma riusciva comunque a capirle.

Spiegavano come funzionava lo specchio e, soprattutto, spiegavano che non funzionava con gli umani.

Sarah sgranò gli occhi.

Ecco perché non vedeva nulla!

Re Mihal lo sapeva! Sapeva che quella prova sarebbe stata distruttiva per Jareth e non per lei.

“Jareth, togliti da lì!” Disse voltandosi verso Jareth e cercando di spostarlo.

Ma lui aveva lo sguardo come ipnotizzato e fissava lo specchio senza dire nulla.

Sarah tentò di guardare anche lei, ma non riusciva a vedere nient’altro che Jareth imbambolato e lei stessa al suo fianco.

Qualunque cosa stesse vedendo, doveva essere orribile.

“Jareth, guardami!” Ordinò, mettendosi davanti a lui e scrollandolo appena “svegliati!”

Jareth non rispondeva.

Una piccola lacrima aveva osato solcare il volto del re di Goblin, che non si mosse nemmeno per asciugarla.

Stava muovendo appena le labbra e mormorava qualcosa di incomprensibile.

Una cosa era sicura, Jareth non stava vedendo il suo riflesso e non stava vedendo il suo io coraggioso.

Re Mihal era un maledetto.

Sapeva quanto Jareth fosse vulnerabile e, per tale motivo, stava mostrando il lato codardo e peggiore del suo carattere.

Un lato che, a detta di Sarah, non esisteva.

Ci voleva coraggio per rinunciare ai propri poteri pur di restare a capo di un regno, per sopportarla e per sfidare un re ma, soprattutto, ci voleva coraggio a mettere in gioco la propria vita a causa di qualcuno che ti rovina l'esistenza.

E quel qualcuno era proprio lei.

Non sarebbe rimasta lì a guardare mentre un re o uno specchio facevano soffrire Jareth.

“Jareth...” tento un’ultima volta di chiamarlo e finalmente udì le esatte parole che lui stava mormorando.

Vile

Codardo

Vigliacco

Indegno

Tutte caratteristiche che Sarah non aveva mai riscontrato in lui.

Certo, ogni tanto ci aveva pensato e lo aveva definito vile, ma erano pensieri di una ragazzina stupida e senza cervello.

Lei era una donna, era la regina di Goblin e doveva difendere il suo re.

“Jareth, ascoltami” prese il volto del Fae fra le mani “non so cosa tu stia vedendo, ma devi smetterla subito” il suo tono era calmo e assomigliava ad un imploro “Tu non sei così, non sei come ti descrive lo specchio, è stato lui! È il re che vuole che tu veda questo, tu non sei così, tu sei coraggioso!”

Jareth la stava ascoltando, ma era ancora ipnotizzato davanti allo specchio e non riusciva a staccarsi.

“Jareth, svegliati, ti prego”

Il primo istinto era quello di svegliarlo con il classico schiaffone, ma non era decisamente il caso...anche se avrebbe voluto farlo.

No, Jareth non stava bene a causa di quelle visioni e aveva necessità di sentire qualcosa di più vero, di coraggioso e...sincero.

“Svegliati...” si tirò su sulle punte e, dopo aver fatto una meditazione di pochi istanti, poso le sue labbra su quelle di Jareth e le chiuse in un dolce bacio.

Non sapeva perché, ma era convinta che quel gesto lo avrebbe aiutato a tornare alla realtà e spezzare la maledizione dello specchio.

Avvertì le braccia di lui cingerla e ricambiare il bacio.

Restarono stretti pochi secondi, poi Jareth spalancò gli occhi.

Sembrava terrorizzato e...scandalizzato.

Senza preavviso, si staccò da Sarah e la fissò come se avesse compiuto un’azione indescrivibile.

“Che stai facendo?” Fu tutto ciò che riuscì a domandare.

“Ma...” Sarah lo guardò senza parole.

L’aveva appena baciato, ammise che le era persino piaciuto e lui le chiedeva cosa stesse facendo?

“Mi hai baciato?” Domando nuovamente Jareth, passandosi la lingua sulle labbra.

“Ti ho svegliato!” Di tutte le frasi che Sarah poteva dire, quella era la peggiore.

Jareth si passo di nuovo la lingua sulle labbra, dove era rimasto un filo di lucida labbra “È fragola?”

Sarah arrossì e spalancò la bocca, come se volesse maledirlo.

Lasciò perdere e si allontanò da lui, recandosi verso la porta.

“Usciamo di qui, prima che gli specchi tornino in funzione”

A quelle parole, Jareth rabbrividì e convenne che era giusto seguirla.

Non smise, però, di sentire il sapore che Sarah gli aveva lasciato.

Non gli dispiaceva, anzi! Sperò di poterlo riprovare.

Sarah aveva fatto un gesto spontaneo che lo aveva risvegliato da un incubo, che re Mihal avrebbe prima o poi pagato.

Non si sarebbe dimenticato.

Ma in quel momento, onde evitare di ripensare a quanto che aveva appena sopportato, si limitò a sentire il sapore di Sarah su se stesso.

Quel sapore sarebbe stato la sua ancora da quel momento in poi.

  
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