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Autore: __Lily    20/04/2021    1 recensioni
«Come potresti essere un mostro? Chi te lo ha detto?»
Mi strinsi nelle spalle.

Quella volta stavo giocando con Asuka non lontana da casa e lei era andata a riprendere la palla che era rotolata lontana, degli uomini ci videro e uno di loro disse «sono le figlie di quel demone, altri due piccoli mostri.»

Non ricordo il loro volto ma le loro parole non le ho mai dimenticate.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kagome, Naraku, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
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DIECI.





Lo sguardo di Asuka si posò su di me con fare interrogativo ma anche per me era la prima volta, non l’avevo mai vista o almeno non me la ricordavo.
«Perché sei venuta?» chiese mio padre con la sua voce glaciale, raramente lo avevo sentito parlare così.
«Sono passati molti anni ormai, volevo vederle e conoscere il nuovo arrivato.»
Vidi la sua mano stringersi sull’elsa della spada.
«Sesshomaru non serve essere così aggressivo, le mie intenzioni sono buone.»
«Buone? Ci ha spediti nel regno dei morti per due volte madre.»
«Era solo una prova e l’avete superata mi sembra.»
Mio padre digrignò i denti ma lei non si mosse, restò immobile.
Asuka fece dei passi in avanti, mio padre la afferrò per un braccio e la fermò.
«Sei nostra nonna?» chiese lei timidamente.
«Sì sono vostra nonna.»
Lo sguardo di Asuka si posò su nostro padre, gli fece un sorriso e lo supplicò con lo sguardo di lasciarla andare ma lui non lo fece.
«Se avessi voluto farle del male lo avrei già fatto non credi?»
«Padre.»
La sua mano alla fine la lasciò andare e lei si avvicinò a nostra nonna.
«Otto anni non dovrebbero essere poi molti per chi ha vissuto tanto a lungo quanto me, eppure era da tempo attendevo questo momento.»
Il suo sguardo diventò più gentile quando Asuka la abbracciò, rimasi a osservare la scena assieme a mio padre, nemmeno io mi fidavo molto di lei all’inizio.
Sentii dei passi venire da dietro di noi ma anche senza voltarmi capii che era mia madre, ci raggiunse con Hijime in braccio.
«Non dovevi venire» le disse mio padre.
«Va tutto bene» rispose lei senza staccare gli occhi da Asuka e dalla nonna.
«E tu non vuoi venire a salutarmi?» chiese rivolta a me.
Non avevo paura ma dopo le parole che lei e mio padre si erano rivolti avevo capito che in passato la nonna non era stata buona con loro e nonostante volesse mostrarsi forte vidi mia madre tremare un po’.
Guardai Asuka che era lì vicino a lei e la raggiunsi.
«Tra non molto non sarete più delle bambine ma giovani donne e in quanto tali dovrete sapervi difendere.»
«Setsuna è brava a combattere» disse Asuka «e anche io so difendermi.»
«Bene» disse.
«Non è la prima volta che ti vediamo vero? Ricordo il tuo odore.»
Mi fece una specie di sorriso ma non durò a lungo sul suo volto.
Osservai il suo ricco kimono blu come la notte e la strana collana che indossava.
«Ricordi bene Setsuna ma eravate nate da poco.»
«Non sei più venuta» disse Asuka.
«No era meglio per tutti se fossi rimasta lontana.»
«E così sarebbe dovuto continuare» aggiunse mio padre.
«Sesshomaru il tuo risentimento non ha fine vedo.»
«Le hai viste ora puoi andartene da qui.»
«No non ancora» rispose lei dopo averci fatto una carezza, si avvicinò ai nostri genitori con un passo leggero, quasi sembrava che stesse volando e che i suoi piedi non tacessero affatto l’erba.
«Voglio vedere anche lui.»
Mia madre guardò mio padre, era indecisa sul da farsi e quella situazione non le piaceva più di quanto non sembrava piacere a lui.
Alla fine però anche se controvoglia le lasciò prendere Hijime in braccio.
«Qual è il suo nome?»
«Credevo che sapessi tutto.»
Lo guardò con uno sguardo un po’ cupo ma il silenzio non sembrò scoraggiarla.
«Hijime» disse la mamma.
«Hijime, si è un bel nome.»
Lo sguardo del mio fratellino si posò sulla nonna, sulla sua coda simile a quella di nostro padre e un piccolo sorriso comparve sul suo volto di neonato.
Poco dopo nostro padre lo riprese senza dire nulla, forse per lui era trascorso troppo tempo da quando la nonna lo aveva preso in braccio.
«Tornerò a trovarvi. So già che la mia offerta sarà rifiutata da voi ma resta valida per le bambine e un giorno anche per lui, il mio palazzo sarà sempre aperto per loro e per voi. Mi piacerebbe che venissero a trovarmi.»
«Possiamo?» chiese Asuka stringendo il kimono della nonna.
Lei si abbassò così da essere alla sua altezza.
«Certamente, ogni volta che lo vorrete. Spero che le lascerete venire.»
«Chi mi assicura che non farai loro del male?»
«Dovrai avere fiducia in me temo.»
Senza dire nient’altro la nonna si allontanò sorridendoci un’ultima volta, poi assunse la sua vera forma e volò via nel cielo nuvoloso di quella giornata.
«Asuka, Setsuna, rientriamo ora» disse la mamma, io la seguii subito ma Asuka rimase a osservare il cielo come aspettandosi il suo ritorno.
«Asuka» la chiamò nostro padre.
«Padre ci permetterai di andare da lei?»
«Vedremo» fu la sua unica risposta poi tutti insieme rientrammo in casa.




Approfittai dei momenti che mio padre mi accompagnava alle lezioni per poter parlare con lui della nonna, avevo capito che alla mamma non piaceva parlarne quindi a differenza di Asuka che aveva sempre mille domande non dissi nulla.
Vederla non era stato facile per lei e da allora si comportava in modo strano con noi, a stento ci lasciava uscire per giocare fuori come facevamo sempre.
«Padre la nonna è davvero così cattiva?» gli chiesi poco dopo esserci allontanati da casa.
«E’ complicato rispondere a questa domanda Setsuna. Tua nonna non è facile da comprendere e il suo cuore è molto freddo, non fa nulla senza avere qualcosa in cambio.»
«Però non mi è sembrata cattiva.»
Lui si fermò e il suo sguardo dorato si perse sulla strada di fronte a noi, ma in quel momento sapevo che non vedeva le case o gli abitanti ma che era in realtà immerso nei suoi pensieri.
«Padre?»
«In passato tua nonna ha fatto cose che non avrebbe dovuto fare, in un certo senso ha ferito tua madre e anche te e Asuka.»
«Non lo ricordo.»
«Anche volendo non potresti è accaduto mesi prima delle vostra nascita, per questo non voglio che si avvicini a voi e tanto meno che andiate da lei.»
Lo osservai, era teso dalla punta dei capelli alle dita dei piedi, c’era rabbia nella sua voce come quando quei contadini erano venuti da noi e in quei momenti riuscivo quasi ad avere paura e pensavo che mai avrei voluto averlo come nemico se fossi stata un demone.
«Però non ha fatto nulla ad Asuka e nemmeno a me.»
«Questo non vuol dire nulla Setsuna, mia madre è imprevedibile.»
«Sì ma è l’unica nonna che abbiamo.»
Quell’affermazione lo colpì, lo capii da come il suo sguardo mutò anche se per poco.
«Vorresti davvero andare a trovarla?»
«Io non lo so… però Asuka sì.»
«Parlerò anche con lei, per il momento non accadrà.»
Le mie orecchie iniziarono a sentire il chiacchiericcio dei miei compagni e sul sentiero d’avanti a me comparve Kirara nella sua forma di gatto, mi fece un miagolio e mi saltò tra le braccia.
«Kirara!»
Strofinò il muso sul mio viso, io e Kirara per qualche strano motivo eravamo legate eppure non la conoscevo da molto dato che era sempre stata con il mio Sensei.
«Padre domani ci alleniamo insieme?» domandai, da quando Hijime era nato le mattine erano molto più frenetiche e il tempo sembrava essere diminuito.
«Sì, in questi giorni non lo abbiamo fatto è vero.»
«Se non vuoi più non dobbiamo continuare» dissi ma in realtà non volevo che smettesse di allenarmi, mi piacevano quei momenti e mi piaceva come imparavo ogni volta qualcosa di nuovo da lui.
Sentii il suo sguardo su di me ma non riuscii a guardarlo, avevo paura che dicesse che ora non voleva o non poteva più allenarmi.
«Credi che non voglia più allenarti?»
Mi strinsi nelle spalle come risposta.
«Per quale ragione?»
Il suo volto era serio e spesso mi chiedevo a cosa pensasse, a come fosse un tempo la sua vita e a quanti nemici avesse tolto la vita.
«Io non sono un maschio» risposi.
«E chi ha detto che una femmina non possa essere un’abile guerriera? Ho sempre saputo che lo saresti stata così come sapevo che Asuka era portata per altro. Non cambierà nulla Setsuna.»
Sorrisi felice alla sua affermazione e poi quando iniziai a intravedere Hisui e Kasumi corsi da loro.




Il tempo passava veloce, Hijime cresceva mese dopo mese ma la decisione di farci andare da nostra nonna non era cambiata, mia madre era contraria e mio padre titubante.
Non importava quanto Asuka li supplicasse la loro risposta restava un no.
Quel giorno eravamo uscite con zia Kagome e Kikyo, la zia aveva portato delle cose buone dal suo mondo e avevamo scelto di fare una merenda all’aperto.
«E’ una giornata bella per fortuna» disse la mamma dopo aver posato Hijime sul telo in cui ci trovavamo, Asuka aveva approfittato di quei momenti in cui nostro fratello dormiva per farsi fare una bella treccia e Kikyo anche aveva chiesto lo stesso.
Asuka era seduta in braccio a nostra madre radiosa come il sole timido della primavera.
«Madre posso andare a cogliere dei fiori?»
«Vai ma non allontanati troppo Asuka!»
Lei annuì ci sorrise e corse via.
Kikyo prese il suo posto e la mamma iniziò a intrecciare anche i suoi capelli come aveva fatto con quelli di mia sorella.
«Temevo avrebbe piovuto» disse zia Kagome.
«E’ vero ma è una giornata molto piacevole fortunatamente» rispose lei facendo un sorriso.
Io ero sdraiata accanto a Hijime e osservavo come sempre il cielo, c’era qualcosa di affascinante in quella massa celeste ricoperta da nuvole da forme strane e familiari, mi piaceva la sensazione che mi dava quando mi tiravo sù e la testa mi girava un po’.
«Perché hai messo la tuta?» mi chiese Kikyo.
«E’ più comoda dei kimono» risposi, ormai indossavo solo la mia tuta da sterminatrice, era raro vedermi con un kimono.
«Potresti metterne uno di tanto in tanto» ribatté lei.
«Non ascoltarla» disse zia Kagome «se la tuta ti fa sentire meglio indossala.»
Le sorrisi, lei e mio padre sembravano le uniche persone a non dare peso a ciò che indossavo, anche la mamma ultimamente mi chiedeva di mettere il kimono dato che anche io ne avevo molti ma non mi ci sentivo a mio agio.
Il pomeriggio tranquillo volse al termine con un odore sgradevole e un turbine che si avvicinò a noi scompigliando ogni cosa.
«Arriva qualcuno» dissi poco prima che il turbine ci raggiungesse.
Zia Kagome prese in mano il suo arco pronta a usarlo e la mamma smise di intrecciare i capelli di Kikyo e estrasse da sotto il vestito un pugnale ma la minaccia non era una minaccia solo zio Koga, anche se ancora non lo chiamavo così.
«Ma guarda chi si vede! Kagome!» disse lui dopo essersi fermato.
«Koga?! Sei tu?»
«L’unico direi.»
Mia zia si alzò e lo abbracciò sorridendogli ma notai che l’espressione di mia madre non era cambiata e che il pugnale era ancora stretto nella sua mano.
«Koga che cosa fai qui?»
«Sono solo di passaggio Kagome, mi spiace ma oggi non potrò trattenermi.»
«Mamma chi è questo demone?» domandò Kikyo fissando zio Koga.
«Kikyo non ti ricordi di Koga?»
Mia cugina fece segno di no con la testa.
«Colpa mia è passato troppo tempo, il mio nome è Koga sono il capo delle tribù Yoro.»
«Sei un lupo?» chiesi io «hai il loro odore.»
Il suo sguardo curioso si fissò su di me.
«Bambina sveglia, sì sono un demone lupo.»
Avevo molte domande ma proprio in quel momento sentii un dolore lancinante al braccio sinistro e capii subito che era accaduto qualcosa ad Asuka, mi voltai verso la direzione da cui era scomparsa e poi posai lo sguardo sulla mamma.
«Mamma qualcosa non va, credo che Asuka si sia fatta male.»
«Kagome pensa tu a Hijime ti prego.»
Lei scattò subito in piedi ma io fui più veloce, corsi subito nella direzione da cui veniva il suo odore misto a quello del sangue.
Asuka sto arrivando! - pensai, ma provavo così tanta paura che le mie gambe sembravano andare più piano.
Non mi ero sbagliata perché quando arrivai trovai mia sorella ferita, era a terra e si era rannicchiata per proteggersi.
«Asuka!» gridai e l’attenzione del lupo che l’aveva ferita si posò su di me «Sei stato tu a ferire mia sorella?!» gli urlai furiosa, «pagherai per questo!»
Scattai verso di lui senza nemmeno pensarci.
«Sankon-Tessou!» urlai furiosa e i miei artigli ferirono il volto del lupo.
Era la prima volta che li usavo da quando involontariamente avevo ferito Mitsuo.
Il lupo si lamentò e poi passò al contrattacco, fui abbastanza veloce da evitarlo due volte ma la terza volta mi colpì con le sue zanne facendomi cadere a terra.
Ora anche il mio braccio sanguinava.
«Asuka! Setsuna!»
La mamma era arrivata proprio nel momento in cui mi stavo rialzando.
«Adesso mi hai fatta proprio arrabbiare!» dissi piano al lupo ignorando mia madre «pagherai.»
Portai la mano alla ferita che si impregnò del mio sangue e poi mi scagliai nuovamente contro il lupo.
«Hijin-Kessou!» urlai furiosa, quella era la prima volta che provavo quella mossa, fino ad allora non mi ero mai ferita così non avevo potuto ancora sperimentare.
Uno dei miei artigli insanguinati lo colpì a una delle zampe e il lupo cadde a terra sull’erba.
Asuka si era ripresa e la mamma stava venendo verso di me.
«Alzati!»
Ma il lupo si limitò a uggiolare, il sangue cadeva copioso dal mio braccio come se fosse stato inchiostro su una pergamena, quando il lupo fece per rialzarsi affondai nuovamente la mano nel mio sangue pronta a colpirlo ancora ma un fischio lo fermò e la mamma mi raggiunse.
«Setsuna!»
«Sto bene» risposi, ma la verità è che non stavo bene, sentivo la mia testa quasi fluttuare come le nuvole nel cielo.
«Cosa è accaduto?» chiese il capo della tribù Yoro.
«Il lupo ha aggredito mia sorella» risposi, ero stanca, usare le tecniche che zio Inuyasha mi aveva insegnato e nel frattempo perdere sangue mi stava quasi facendo svenire.
Anche zia Kagome e Kikyo ci raggiunsero, Kikyo stringeva Hijime in braccio mentre la zia controllò prima Asuka che stava stretta tra le braccia della mamma e poi venne da me.
«Koga dovresti andare ora» disse zia Kagome valutando la mia ferita e cercando di fermare il sangue.
«No, il suo lupo ha ferito Asuka!»
«Devo farti una medicazione e anche a tua sorella.»
La mamma si alzò sorreggendo Asuka che era ancora impaurita da ciò che era accaduto e vidi così tanta rabbia nel suo sguardo e paura, nemmeno per la nonna aveva riservato uno sguardo simile.
«Tu e i tuoi lupi portate solo la morte» disse lei in lacrime.
«Mi dispiace non doveva accadere, i miei lupi non feriscono più gli umani e tanto meno i bambini.»
La mamma prese Asuka per un braccio e nonostante tutto la fece camminare fino a dove ero io, poi prese anche me nonostante le proteste della zia e ci avvicinammo a Koga.
«I tuoi lupi non feriscono più gli umani e i bambini hai detto? Bene allora cos’è questo?» disse spingendomi un po’ più avanti.
Il volto di zio Koga si incupì.
«Chiedere scusa non è sufficiente lo so-»
«Non lo è, vattene e non tornare mai più a Musashi o sarà la fine per te.»
Non avevo mai sentito mia madre minacciare qualcuno prima di allora.






 

Nuovo capitolo e ovviamente nuovo estratto del prossimo!

 

«Sarei dovuto essere lì» disse guardandoci.
«Gli ho dato una bella lezione» dissi stringendo la mano di mia sorella e guardando mio padre.
La sua bocca formò un’unica linea e ciò accadeva quando era di mal umore.
«Sei stata brava ma è ancora presto perché tu possa lottare contro certi demoni, arriverà il giorno non devi avere fretta Setsuna.»
«Ho solo difeso Asuka padre.»
«Sì e sono fiero di te ma io lo vedo, vedo quel fuoco che arde dentro di te e non voglio che finisca per bruciarti.»
Rimasi sorpresa da quelle parole, anche se ero una bambina mi erano chiare, cristalline come un ruscello di montagna, io volevo combattere e lui lo sapeva.

  
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