Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: Martin Eden    23/04/2021    3 recensioni
Ciao a tutti! Dopo anni di latitanza, mi è venuta voglia di tornare su questo Fandom, che ho tanto amato...e lo faccio con una vecchia storia LOTR che ho ripreso in mano ultimamente, dopo aver rivisto i film della trilogia de Lo Hobbit...mi è venuta voglia!
Scommetto che molti di voi, come me si sono posti questa domanda: ma Legolas e Aragorn dove si saranno conosciuti?! :D
Questa fanfiction cercherà di dare una risposta...allora voi leggete e commentate! :)
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aragorn, Legolas, Thranduil
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Compagni di Sventura'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Legolas

 

Tutto quello che ricordo, dopo quella lunga notte scura, infinita, è che improvvisamente avevo sollevato le palpebre e per un attimo avevo pensato di essere ancora immerso nel sogno.

All’inizio erano solo macchie di colore sfocate e sconosciute, che mi danzavano davanti agli occhi come su una fiamma accesa; al contrario di ciò che ci si potrebbe aspettare, per la mia mente quelle erano comunque immagini rassicuranti e mi infondevano il calore di cui sentivo un disperato bisogno. Perlomeno, erano un indizio dopo tanto tempo (quanto?) passato in balia del dolore e del nulla.

Inspiegabilmente, avevo la sensazione di essere come tornato a casa, fra quattro mura amiche, lontano da qualsiasi pericolo. O forse era quello che il mio cervello, ottenebrato dai sensi ancora più morti che vivi, mi lasciava credere.

Mi doleva incredibilmente la testa. Forse ero diventato temporaneamente pazzo, con quel cuneo di sofferenza che mi trapassava perfettamente da una tempia all’altra, nella penombra. Per questo mi sorprendevo a essere così tranquillo in una situazione tanto confusa quanto apparentemente soverchiante. Il mio corpo non aveva perso memoria delle ferite patite in battaglia, ma non si rivoltava e non si tendeva all’idea di essere di nuovo tra le braccia della sorte. Strano.

Riconobbi la morbidezza di una coperta appoggiata sul mio corpo, e di un cuscino dietro la mia nuca. Man mano che riacquistavo consapevolezza della realtà, una scintilla di agitazione cominciò a farmi tremare.

O forse era solo il freddo?

Mi sentivo disorientato, con la pelle che bruciava al solo pensiero di poterla sfiorare e il resto delle membra abbandonate a una gelida immobilità. Era come se il mio corpo non mi appartenesse. Non mi sentivo in me, ma ero vivo, vivo e vegeto, nonostante tutto.

E in pericolo. Forse.

Girai faticosamente la testa da un lato, sperando di cogliere qualche altro indizio che mi facesse capire dove mi trovavo. Ogni gesto mi costava una fatica immensa, come se sulle mie ossa fosse crollata una pietra enorme e pesantissima. Mi sentivo rotto, come un giocattolo vecchio e buttato via. Una sensazione che non avevo mai provato prima e che già odiavo.

Ma ero vivo, dovevo solo ringraziare Ilùvatar, che aveva avuto pietà di me! Non dovevo deluderlo, non dovevo sprecare il suo dono.

Trassi un respiro più profondo e feci uno sforzo, tentando di muovermi, ma i muscoli non mi obbedirono. Provai a muovere le dita, ma anche quelle erano lente e intorpidite. Sentii una nota di panico far capolino nella mia mente, mentre cercavo di concentrarmi su tutto ciò che avevo attorno, e che ora tutto mi sembrava fuorchè amico.

Benchè la mia vista fosse ancora annebbiata, indovinavo lo scintillio di un braciere, poco più in là, che gettava una luce morbida sulla forma di una tenda; per terra, all’altezza del mio viso, c’erano borse, armi, altre coperte: un arredamento piuttosto scialbo, ma decisamente funzionale. Quella era la casa di una persona che amava combattere, di certo.

Cercai di muovere la testa, sperando di poter scorgere altri particolari. Cercavo i miei pugnali, ma chissà dove erano finiti. Non li avevo più addosso e nemmeno vicino a me.

Dovevo ritrovarli. Erano la mia àncora di salvezza in quel mondo ostile e il mio ricordo più caro. Avrei ucciso per riaverli.

Le forme si fecero un po’ più chiare. Il mal di testa non accennava a diminuire, ma il mondo stava prendendo una piega diversa, il che poteva essere considerato già un passo avanti.

Poi lo vidi.

Se ne stava seduto poco più in là, non troppo lontano dal braciere, chino su un oggetto che non riuscivo a identificare. Chi era? Un amico? Un nemico? Il mio carceriere? Il mio salvatore?

Avevo bisogno di certezze, in un senso o nell’altro, per ritornare di nuovo a vivere.

Alto e scuro di capelli, dal corpo magro ma muscoloso, aveva un che di familiare, ma non riuscivo a ricordare. Eppure dovevo sforzarmi.

Il mio spirito di sopravvivenza era di nuovo acceso.

La figura si voltò verso di me, come se mi avesse sentito. Mi guardò intensamente da dietro una cortina di penombra per un lungo momento, senza dir nulla. Intravedevo il collo e il mento, fermi nei punti luce di una strana scacchiera con l’oscurità della notte, e un accenno di sorriso che non sapevo da dove provenisse.

Poi lo sconosciuto si avvicinò cautamente a me. Il suo passo felpato era quasi impercettibile sul suolo, come se camminasse sull’aria invece che sulla terra. Mi domandai se per caso non si trattasse di un elfo, un mio simile, se mi potesse capire e aiutare.

Pochi sulla Terra-di-Mezzo sapevano muoversi con simile leggiadria; potevamo avere qualcosa in comune, magari più di quanto potessimo desiderare.

Quando si chinò su di me, tuttavia, le mie aspettative furono disattese. Ora lo vedevo bene in viso: c’erano molti più anni di quelli che non dava a vedere, fra le piccole rughe accanto agli occhi. Mi raccontavano di esperienze già vissute, che avevano lasciato un evidente segno su quella pelle non abituata. Forse erano venati di preoccupazione e privazioni, chissà. O forse era semplicemente un Mortale, un uomo, ai quali era negato il dolce oblio del tempo che scorre inevitabile, senza mai giungere a una fine.

Ormai potevo esserne certo. Vedevo la sua barba, i suoi lineamenti duri e avvertivo delle sensazioni, anche se ero ancora troppo debole per decifrarle. Ma mi fidavo di loro.

Quella creatura non era un elfo.

Eppure, mi resi conto che non era nemmeno uno sconosciuto.

Non dimenticavo mai un viso, specialmente se avevo avuto modo di vederlo da vicino.

- Voi siete quell’uomo...- sussurrai faticosamente. Stentai a riconoscere la mia voce, così brutta e flebile.

Mi parve di vederlo sorridere di nuovo, ma non avrei mai potuto esserne certo. Era durato troppo poco per dirlo.

Anzi, ora l’uomo sembrava decisamente serio in volto.

- E voi quell’elfo.- ribatté, piuttosto sicuro.



*NOTA DELL'AUTORE
Ah rieccoci! Dove eravamo rimasti? Ah già, il nostro amico Legolas ha finalmente aperto gli occhi: e che sorpresa XD 
Spero vi sia piaciuto questo capitolo e chiedo venia per essere stata assente così a lungo: il lavoro chiamava!
Fatemi sapere cosa ne pensate così posso continuareeee :)))

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: Martin Eden