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Autore: deathinside    23/04/2021    1 recensioni
[soukoku; chuuya centric]
Sei silenzioso, mentre ti rivesti. Guardi solo le mani e la stoffa che porti a ricoprirti, per non scorgere sulla pelle i segni di Dazai. Preferisci trovare quei graffi, quelle impronte quando sarai solo e potrai piangere ancora, nascosto come vuoi essere in certi momenti. E mi sembri un ladro, Chuuya, ricomponendoti così discreto. Passi una spazzola non tua tra i boccoli. Vuoi farti una doccia, lavarlo via almeno dal corpo, ma devi sbrigarti ad uscire, lo sai.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Chuuya Nakahara, Osamu Dazai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- you just want somebody listening to what you say.
 

Va' a tirar su la camicia da terra. Lì prenderà polvere, dannazione, è perfino bianca. Nella disperazione che cela tra le dita e le bende usurate Dazai te l'ha praticamente strappata di dosso, e l'ha lasciata cadere in un angolo dimenticato con tutti i tuoi 'dovremmo fermarci'. Chuuya, sei così patetico che mi viene da ridere solo a pensarti. Resti steso nel suo letto, i vostri profumi mischiati in uno e che ti soffoca violentemente i polmoni, scuotendoti la gabbia toracica; non c'è più nulla da proteggere, lì dentro, che il cuore lo hai messo in una scatola e ti chiedi ancora se sia arrivato a Dio o all'uomo addormentato accanto a te.

Fa tutto così male, adesso, ma non sei stato proprio tu a sfoderare le stesse lame che ora ti trapassano il petto? Il sangue ti scorre sulla pelle ma tu non lo senti, non lo vuoi sentire e rigetti un po' di quell'insopportabile amore acerbo già secco. Lo senti arrampicarsi su per l'esofago, scottarti le labbra, ma continui ad inghiottire, perché ora a quei sentimenti ci hai irrimediabilmente mescolato te stesso e nelle lenzuola fredde di Dazai sono l'unica cosa che ti tenga al caldo.

Vuoto lo sei sempre stato, poi, ed al dolore ci sei abituato; il mondo stesso ti ha disincantato presto dai fiori di pesco -quelli in quei ricordi disordinati in un angolo pieno di polvere che non sai visitare ancora- che tua madre intrecciava nei capelli. T'è sempre mancato qualcosa, Chuuya, ed hai sempre saputo andasse bene così; non hai mica mai meritato l'interezza, tu, o qualcosa che in fondo ti facesse stare bene davvero. Poi hai incontato lui, che con una parola appena più acida ti fa prendere fuoco tutto e diamine se non vorresti smettere di bruciare, chè soffriresti in ogni caso.

Ma ardi ancora, e per contro ti fai più masochista; sei stato tu a barcollare a tentoni verso l'appartamento di lui, tu a ricadere nelle sue braccia e tu a rendere la pelle debole, malleabile, stanca e decadente nella sua già morta. Ti viene da piangere e vorresti solo urlare fino a far finire tutto quest'incubo, vorresti saperlo accusare di aver ucciso ogni tuo essere remissivo senza ammettere prima a te stesso che gli hai dato tu la capacità di farlo; le ossa si seccano e la pelle è bianca ed hai paura a farti toccare da chiunque, ma a lui metteresti in mano anche i tuoi respiri, affideresti ogni parola, lasceresti ogni poco di vita.

Muori dalla voglia di perderti nella tua rossa e folle corruzione, ma per contro tremi quando la mano di Dazai ti avvolge fredda il polso; voi siete della stessa pasta, avete anime affini e forse per questo fate di odiarvi così tanto. Alla fine solo tu puoi salvarlo e lui salvare te; ma facendolo vi condannereste ad esistenza ancora più vuote, ed un po' d'umanità forse vuoi conservarla, anche se sei pronto anche a rinunciare al sudiciume ed alla torbidità tanto tuoi solo per fargli sprecare ossigeno ancora.

Sei fragile e da lui non vorresti farti distruggere con tanto piacere, chè le sue mani sono le uniche in grado ti toccarti ma anche le più incapaci, considerato quanto poca senno metta nel lasciare infrangerti contro se stesso. Sei debole, che torni sempre al punto di partenza, a graffiare via la patina di buono di cui s'è rivestito per tirare fuori il Dazai che conosci tu; e solo tu, sottolinei, ma c'è davvero da farlo con quel filo di soddisfazione che t'imbarazza tanto sei costretto a coprirti la bocca? E sei ipocrita, tu sporco concentrato di vergognosa determinazione, che della scacchiera nella tua testa lui ha appresa ogni strategia, e lo lasci vincere senza nemmeno battagliare.

Così stanco, Chuuya, mentre crolli in frammenti tanto piccoli che nemmeno tu sai riconoscerti tra tutte le cianfrusaglie della sua stanza. La luce entra tagliando verticalmente l'aria, rischiara solo un paio di ragnatele che Dazai non ha la forza di togliere; vorresti non lasciarlo, e lo vedo nelle lacrime annidate agli angoli degli occhi e la piega scomposta delle labbra, tanto inconsueta che ti rigiri per nasconderti alle travi del soffitto, unte ancora delle esalazioni stanche del vostro amore. Adesso soffochi nella tua vergogna, nel tuo amaro pentirti di esservi intrecciati ancora, nell'aver ceduto all'unico sorriso tanto falso di cui riesci a sfamarti e l'unico in grado di aggrovigliarti e confonderti nelle illusioni che necessiti.

A quindici anni vi sembrava più facile, a baciarvi avidi ed inesperti contro i muri di pietra e giocare incantati, convinti che sarebbe andata meglio; invece, di tutte le persone che v'hanno scalfito di più, voi siete stati l'uno il peggior nemico dell'altro. Incompatibili, che ai vostri bordi di combaciare manco c'era da parlarne; capaci solo di farvi tanto male da spillare sangue solo a pensarvi, ma dello stesso materiale, della stessa sostanza, dello stesso nero.

D'altra parte, sapete solo soffrire nelle strade che ricavate tra lo sporco e le carni lacerate di innocenti; che c'è di strano se vi ammazzate a vicenda ancora un po'? Tanto continuerai a sperare che la stanza accanto la tua sia occupata da Dazai veleno, Dazai intossicante e Dazai antidoto, piuttosto che Tachihara; così come lui tra le aspirazioni di morte vedrà nel mare di Yokohama le stesse iridi cerulee che vorrebbe lo trapassassero al posto di tante altre. Vi manchereste, a lasciarvi, ma mettendovi insieme otterreste solo un disastro.

Lasciarsi andare è insieme tanto liberatorio e doloroso che procedi a tentoni nell'indecisione, lasciarsi andare può solo spezzarvi e lasciarsi andare può solo rimettervi i pezzi insieme anche se in un ordine che darà fastidio ad entrambi perché non è il vostro.

Ti alzi a fatica, abbandoni il letto ed è più sofferto di quanto vorresti. I piedi gelano sul pavimento freddo, mentre ti chini a raccattare i vestiti; ti senti così immondo a riflettere su quanto faccia contrasto il tuo non voler essere lì con il non desiderare d'essere altrove di ieri sera. Che con te e lui è sempre così, nel vostro amore vi devastate e lasciate traccie ovunque. Che fastidio ripulire dopo.

Sei silenzioso, mentre ti rivesti. Guardi solo le mani e la stoffa che porti a ricoprirti, per non scorgere sulla pelle i segni di Dazai. Preferisci trovare quei graffi, quelle impronte quando sarai solo e potrai piangere ancora, nascosto come vuoi essere in certi momenti. E mi sembri un ladro, Chuuya, ricomponendoti così discreto. Passi una spazzola non tua tra i boccoli. Vuoi farti una doccia, lavarlo via almeno dal corpo, ma devi sbrigarti ad uscire, lo sai.

-Te ne vai già, Chuuya?-

Lamentoso, traspare tutto il suo capriccio; stropiccia gli occhi e per due secondi pensi davvero ti voglia lì perché sei tu e non perché senza di te potrà solo mordersi le dita e riannodarsi le bende attorno al collo. Ti guarda ed è vitreo, mentre l'amore che ti dichiarava solo poche ore prima -con i corpi sudati e tanto rabbiosi perché cazzo se non hanno fame l'uno dell'anima dell'altro- ora scivola lungo la parete di un angolo della stanza liquido nella sua penombra.

L'aria è perfino più soffocante, ti passa a fatica nei polmoni, ti serve una boccata d'aria, respirare è difficile. Il pomello della porta è freddo quando ci poggi la mano sopra, ti fa venire i brividi ma non è per questo che t'affretti tanto a rigirarla. Le parole le soffi piano, e recuperi un po' di autocontrollo ed un po' della tua facciata.

-Ci vediamo, Dazai.-
Quando chiudi la porta ti pare quasi di vedere il suo sopracciglio inarcato. Hai ammesso la prima volta che vi rincontrereete, non hai pronunciato quell'incerto e tanto vano addio; sai già tornerete al vostro punto di partenza, pronti a dare nuovo inizio a questa vostra routine tanto controproducente.

Che intanto è l'unico punto fermo trovate nel vostro caos.

   
 
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