Era sempre stato uno dei suoi più grandi desideri quello di entrare a medicina, aveva studiato notte e giorno per riuscire a superare quel dannato test e quando finalmente era riuscito ad entrare, si era sentito l'uomo più felice sulla faccia della Terra. Finalmente avrebbe potuto esaudire l'altro suo più grande desiderio e quello di poter curare tutte le persone che soffrono della stessa malattia del suo amico Pietro. 

Aveva assistito impotente alla sua morte. Morte che sarebbe potuta essere evitata se solo avessero avuto abbastanza soldi per poter pagare un medico. A quei tempi non poteva permettersi altro se non i vestiti che aveva indosso e quel poco di cibo che si faceva bastare per rimanere in vita. 

Adesso che invece di soldi ne possedeva in abbondanza, si era ripromesso di fare ciò che non era stato possibile fare per il suo amico. Avrebbe curato tutte le persone che ne avessero avuto la necessità, senza farsi pagare nemmeno un centesimo.

A volte però si sentiva schiacciato dalla grandezza dei suoi desideri. A quel punto i dubbi cominciavano ad attanagliarlo. Sarebbe stato all'altezza di qualcosa di così importante? Non era forse un po' troppo ambizioso? Stava sicuramente peccando di superbia, non è così? Più veniva sovrastato dai dubbi, più diventava difficile per lui respirare, la testa cominciava a vorticargli senza posa e i dolori e la nausea diventavano così forti da paralizzarlo. 

Si sentiva così insignificante di fronte a tutto e non riusciva più a rialzarsi. Per ultimo arrivava poi il pensiero della morte che cominciava ad ammaliarlo e sgretolarlo al tempo stesso.

In quei momenti lì, quando si ritrovava ad un passo dal cedere a quei desideri oscuri, una piccola luce si faceva strada nell’oscurità che lo accerchiava.

Con le mani piccole ma forti, l’altro lo stringeva dolcemente a se. Con l’orecchio poggiato al suo petto, Leorio ascoltava il battito del suo cuore. Forte e regolare. Lo rassicurava.

A volte quel cuore forte e regolare, si trovava nella situazione nel quale si ritrovava il suo, e allora era compito di Leorio, aiutarlo ad uscire da quella situazione. Negli anni che avevano passato insieme, avevano imparato ad essere l’ancora l’uno dell’altro. 

Insieme al battito del suo cuore, poteva sentire la sua voce canticchiare una melodia, era poco più di un sussurro eppure gli arrivava amplificata lì appoggiato con l’orecchio appoggiato al suo petto a cogliere le vibrazioni.

La sua voce sapeva essere infinitamente dolce, quando lui più ne avvertiva il bisogno. Gli sussurrava frasi rassicuranti, mentre gli passava le dita tra i capelli. Le sue labbra si poggiavano leggere sulla sua fronte, in un bacio veloce e Leorio ricominciava a respirare. 

“Grazie, Kurapika!”