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Autore: Helen_Book    25/04/2021    0 recensioni
Eileen ha perso la voce e la capacità di trasformarsi. Sente di non aver nulla da offrire al proprio branco. L'incontro inaspettato con un lupo randagio cambierà totalmente la sua esistenza e la porterà ad addentrarsi nei più oscuri ricordi del suo passato.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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Le ultime parole che Roman le sussurrò all’orecchio le fecero ribollire il sangue. Erano state pronunciate al momento giusto, smuovendole qualcosa dentro. Un altro muro tra loro era crollato.

Per una volta, decise di lasciarsi andare, senza pensare alle conseguenze.

Dalle guance, le sue mani si intrecciarono ai capelli corvini, scompigliandoglieli. Sciolse la coda, lasciando che le ciocche gli ricadessero sulle spalle, conferendogli un aspetto più selvaggio.

Con le labbra ancora incollate alle sue, annullò le distanze, spostandosi a cavalcioni, avvicinando il seno al suo petto muscoloso.

Un gemito fuoriuscì dalle labbra di Roman. Soddisfatta, lo strinse maggiormente a sé, continuando ad esplorare le sue labbra.

Fu il turno di Roman di farla impazzire.

Dopo aver disegnato il contorno delle sue labbra con la lingua, si spostò verso il basso, tracciando una scia di baci fino alla clavicola.

Eileen non si sentiva più padrona di se stessa, il cuore minacciava di scoppiarle da un momento all’altro, mentre il percorso umido sulla pelle, le incendiava i sensi.

Se avesse potuto, probabilmente in quel momento, le sarebbe sfuggito un gemito. Di puro piacere.

Le labbra di Roman non rimasero ferme a lungo. Continuarono a muoversi, spostandosi sulla cicatrice.

Il suo fardello.

Indugiò volontariamente su quella parte che lei stava imparando ad accettare.

Grazie a lui, non le sembrava più un’impresa così ardua.

Aveva quasi le lacrime agli occhi.

Non sapeva se fossero dovute all’intensità delle emozioni che stava provando o alla dolcezza con cui lui stava venerando il suo corpo.

Le mani callose si insinuarono lentamente all’interno del maglione, accarezzandole i fianchi, risalendo su per la colonna vertebrale.

Il suo corpo fu scosso da brividi, sebbene percepisse tutt’altro che freddo.

Il fuoco che sentiva divampare si tramutò in ghiaccio quando uno dei bambini starnutì. 

La consapevolezza di dove si trovassero, la fece uscire dalla nebbia della passione.

Di colpo, entrambi si fermarono e, con circospezione, si guardarono intorno, in cerca di testimoni.

Tutti con la testa sul cuscino, continuavano a dormire, come se nulla fosse.

“Mi sa che abbiamo scelto il momento sbagliato” le sussurrò a pochi centimetri dalle labbra. Gli occhi color miele la guardavano come se fosse la pietanza più saporita del mondo.

Credo proprio di sì. Segnò Eileen, ridendo silenziosamente, con la fronte appoggiata sulla sua.

Roman si unì a lei.

Poi lentamente mosse le mani che si trovavano ancora sotto il suo maglione. Iniziò a massaggiarle la schiena, seguendo delle traiettorie circolari. I pollici si ritrovarono pericolosamente a pochi centimetri dal suo seno.

Eileen si morse il labbro e di controvoglia fu costretta ad afferrargli i polsi, pregandolo di smettere.

Come un bambino colto con le dita nella marmellata, Roman sorrise, mostrando le famose fossette.

Mio Dio, mancavano solo loro.

“Scusa, giuro che farò il bravo” le disse, mostrando un’espressione infantile.

Poco convinta, lasciò andare la presa su di lui. Le mani di Roman lentamente abbandonarono la sua schiena, ma una volta fuori, la afferrarono per i fianchi, avvicinando i loro corpi.

Il bacio poco casto che le riservò subito dopo le fece girare la testa. Non ebbe il coraggio e la forza di ribellarsi.

“Non ti avevo dato il bacio della buonanotte” le spiegò, sollevandola con le braccia come se pesasse quanto una piuma.

Sorpresa, le venne naturale incrociare le braccia intorno al suo collo e le gambe intorno alla sua vita per non cadere. Anche se aveva dubbi che l’avrebbe lasciata andare.

Lo guardò con sguardo torvo.

Cosa diavolo stava facendo?

“Dobbiamo riposare entrambi, ne abbiamo bisogno” disse mentre la adagiava sul letto.

Non c’era bisogno che mi trasportavi, potevo benissimo muovermi da sola.

“Vero, ma volevo farlo” ammise con una naturalezza che invidiò.

Riusciva ad esprimere le sue emozioni senza problemi, ignorando il fatto di rendersi vulnerabile ai suoi occhi.

In questo letto non ci entreremo entrambi. Gli fece notare lei quando lo vide stendersi al suo fianco. Rischiava di cadere, era a pochi centimetri dal bordo.

“Ma cosa dici, è la dimensione perfetta per due persone” il braccio muscoloso le avvolse la vita e con facilità fece aderire i loro corpi, i visi a pochi centimetri di distanza.

Il cuore di Eileen ricominciò a battere. Era cosciente del fatto che aveva già dormito insieme a lui, tempo fa. Ma non era facile abituarsi a certe cose.
All’effetto che certe persone avevano su di lei.

Con difficoltà, riportò le sue mani in superficie, tra di loro, per poter comunicare il suo disappunto.

Così vicini, mi è impossibile comunicare e poi non sono la tua bambola.

Mentre lo rimproverava, aveva difficoltà a rimanere seria. Colpa di Roman che aveva perennemente un sorriso strafottente stampato in faccia.

“Ma tanto non dobbiamo parlare, dobbiamo dormire” spiegò lui, mentre con la mano copriva i loro corpi con un plaid di lana.

“Abbiamo bisogno di recuperare le forze” le sussurrò tra i capelli.

Eileen sapeva che aveva ragione, ma non le piaceva essere zittita così. Sospirò sonoramente, ma subito dopo si abbandonò al sonno. Era una tentazione troppo forte a cui resistere.

La mattina dopo

Ancora prima di aprire gli occhi, Eileen sapeva che c’era qualcosa di strano. Non riusciva a capire da dove provenisse quella sensazione, ma non appena, aprì gli occhi, capì di cosa si trattava.

Un bimbo paffutello sui 4-5 anni, la stava osservando mentre addentava una coscia di pollo. Gli occhi grandi occupavano buona parte della sua faccia, mentre le guance piene di cibo si muovevano ritmicamente.

Sebbene si fosse appena svegliata, trovò divertente lo sguardo di quel bambino così curioso. Continuava a fissarla, senza dir nulla. Senza smettere di mangiare, naturalmente.

Eileen notò che il posto al suo fianco era vuoto. Toccò la superficie del materasso e si accorse che era fredda. Roman era sveglio ormai da ore, mentre lei se ne stava lì a poltrire.

Maledizione, avrebbe dovuto svegliarmi.

“Come ti chiami?” le chiese l’ometto, dopo aver pulito alla perfezione la coscia di pollo.

Lo guardò e, per un millesimo di secondo, ebbe intenzione di rispondergli a voce. Solo per un attimo si dimenticò di non poter parlare. Non le era mai successo prima d’ora e la delusione che ne conseguì, la rattristò più di quanto immaginasse.

Era ormai da anni che non parlava, e credeva di essersi abituata all’idea. Eppure, l’impossibilità di non poter rispondere alla domanda innocente di quel bambino, la frustrò. Razionalmente non riusciva a spiegarsi il perché.

Prima di cadere in paranoia, uscì dalla tasca il bigliettino su cui aveva annotato il suo nome e lo passò al bambino.

Ottima idea.

Si congratulò con se stessa. Non poteva iniziare la giornata di malumore.

L’ottimismo la abbandonò nel momento in cui il bambino le diede le spalle e corse da Roman gridando: “Maestro, cosa c’è scrittooo?”

Stupida, un bimbo così piccolo non sa leggere. 

Sospirò rassegnata e con praticità cercò di aggiustare la chioma selvaggia. Era sicura che i suoi capelli fossero un disastro, così decise di legarseli utilizzando il piccolo laccetto che le aveva regalato Roman.

Non riusciva più a separarsene.

“Eileen, il suo nome è Eileen. Mi raccomando, trattala bene, è una mia cara amica” sentì Roman spiegare al bambino, mentre gli puliva le labbra unte con un panno umido.

Si ritrovò a sorridere.

In futuro, sarà sicuramente un ottimo padre.

Quel pensiero così innocuo in apparenza, la colpì violentemente.

E io sarò un’ottima madre? Con le mie “mancanze” sarò in grado di garantire la sicurezza dei miei figli?

Deglutì a malapena. Con la gola serrata, si avvicinò ad una bacinella piena d’acqua. Iniziò a lavarsi la faccia, provando a soffocare le sue ansie.

Calmati, Eileen. Non diventerai madre domani, un problema alla volta.

Si concentrò su quel pensiero e sembrò funzionare.

Intanto, Roman comparve al suo fianco, porgendole del pollo in un piatto.

“Buongiorno, spero tu abbia dormito bene” le disse con dolcezza.

Mentre si asciugava il viso, Eileen ebbe la possibilità di notare che Roman aveva cambiato i vestiti. Aveva un aspetto più fresco e riposato. I capelli tirati all’indietro, formavano un piccolo chignon. Quella acconciatura metteva in risalto la bellezza del suo viso.

Concentrati sulle sue parole.

Si rimproverò.

Ho dormito bene, ma avresti dovuto svegliarmi.

“Non ho avuto il coraggio e poi sono sicuro che avevi anche tu bisogno di dormire” spiegò lui “e ora devi mangiare” indicò il pollo.

Eileen prese il piatto e lo poggiò sul tavolo. Prima doveva andare urgentemente in bagno.

“Vuoi essere imboccata?” chiese Roman con tono suadente, sfiorandole il braccio. 

Prima ho bisogno del bagno, stupido. Gli schiaffeggiò la mano, scuotendo la testa.

Anche se doveva ammettere che il pensiero non le dispiacque. Decise di tenere quell’osservazione per sé.

“Va bene, allora ti aspetto qui” disse, mentre tornava alle sue mansioni.

“Ah, Eileen!” la chiamò lui, proprio quando stava per uscire dall’edificio “Stai molto bene con questa acconciatura” le fece l’occhiolino rafforzando il concetto.

Il cuore le saltò un battito.

Non ebbe il tempo di rispondere, dato che le aveva già dato le spalle.

Di questo passo, il mio cuore non reggerà una settimana.

Di buonumore, uscì dalla scuola e si occupò dei propri bisogni.

Una volta rientrata, subito percepì la presenza di un’altra persona.

La donna di ieri era tornata a caccia. 

Nel suo territorio.

Vestita con abiti meno succinti, teneva in braccio suo figlio, mentre parlava con Roman. La vicinanza tra loro faceva dedurre che c’era una certa confidenza.
Lo sguardo della donna si posò su di lei e il sorriso scomparve. Entrambe iniziarono a studiarsi.

“Non sapevo che lei fosse qui. È la ragazza Mei che non parla?” chiese la donna rivolgendosi a Roman.

“Si chiama Eileen. È sotto la mia responsabilità” precisò lui, con tono neutro, dandole le spalle. Non riusciva a cogliere l’espressione del suo viso.

Stava cercando di non far trapelare nulla, giusto?

“Ah, non lo sapevo. Girano voci che ieri il pazzo l’ha aggredita al falò” gli riferì la donna.

Perché continuavano a parlare di lei come se non esistesse?

Frustrata, iniziò a muovere i primi passi nella loro direzione.

“Aspetta…cosa? Il pazzo l’ha aggredita?” la voce di Roman era piena di rabbia mista a sorpresa.

Ops, aveva dimenticato di riferirglielo.

“Sì, per fortuna, tua sorella si è intromessa. Strano da parte sua, solitamente si fa i fatti suoi” continuò la donna, genuinamente sorpresa.

Non sembrava essersi resa conto dello sguardo di fuoco che Roman rivolse ad Eileen.

E non stava flirtando. Per niente.

Era arrabbiato. Anzi, incazzato.

Sapeva di essere nei guai e da una parte, doveva ammettere, che se lo meritava. Nella radura, gli aveva promesso che lo avrebbe tenuto al corrente di qualsiasi cosa. Eppure, ieri sera ad un certo punto, avevano smesso di parlare.

E non era solo colpa sua.

“Comunque capisco che sei parecchio occupato in questo periodo, ma appena la situazione migliorerà…” il resto della frase non riuscì a sentirlo, dato che glielo sussurrò direttamente nell’orecchio.

Questo la faceva irritare, e non poco.

Qualsiasi lupo avrebbe captato quelle parole con difficoltà, ma dato che lei non era un lupo, le era praticamente impossibile.

In quel momento, si sentì inadeguata e di troppo. Una sensazione che non aveva mai provato con Roman al suo fianco.

Non poteva neanche ribellarsi o rivendicare il ragazzo come suo compagno. Doveva sopportare e ingoiare il rospo, come le era sempre stato insegnato.

Eppure, ora non le andava più bene.

Eileen strinse i pugni.

Come si permetteva a trattarla così?

Con violenza, colpì il tavolo, rovesciando il piatto di ceramica che conteneva la sua colazione ancora intatta.

Il rumore del piatto rotto attirò l’attenzione di tutti. Con gli occhi puntati addosso, Eileen incontrò lo sguardo dell’ometto che le aveva rivolto la parola poco prima.

Sembrava terrorizzato da lei

Lo aveva spaventato agendo come una pazza gelosa.

Per un attimo, ritornò lucida e si accorse di ciò che aveva appena fatto.

Non ebbe il coraggio di guardare nessun altro. Fece l’unica cosa che le venne in mente.

Scappò a gambe lavate, senza guardarsi indietro. 





Buonasera a tutti! 

Perdonatemi se il capitolo non è lungo come i precedenti, ma sono stata parecchio impegnata negli ultimi giorni. Non è un caso che sto valutando l'idea di una piccola pausa di qualche settimana, ma è tutto in forse, dipenderà da quanto tempo riuscirò a dedicare alla scrittura. 

Spero voi stiate bene. Voglio ringraziare ancora una volta tutte le persone che recensiscono e leggono la storia. Mi spronate a dare il meglio. Quando ho iniziato a scrivere 'Senza voce' non avevo alcuna aspettativa, ero sicura che avrei gettato la spugna alla prima difficoltà, invece i vostri feedback mi hanno incoraggiata a continuare. 

Vi abbraccio forte!


Helen
  
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