Film > The Avengers
Segui la storia  |       
Autore: MaryElizabethVictoria    25/04/2021    0 recensioni
Elizabeth Smith è una ragazza di diciassette anni perfettamente normale che conduce una vita perfettamente normale, quasi noiosa. Fino a che un giorno tutto cambia improvvisamente e si ritrova sola in un posto strano e che non conosce, circondata da ragazzi e ragazze della sua età con superpoteri. Riuscirà la normalissima Ellie ad integrarsi nel gruppo e soprattutto a capire cosa diamine le è successo?!
Alla fine andrà tutto bene, giusto?
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Come una bambina capricciosa, Ellie fu poco delicatamente scaricata esattamente in camera sua, al piano superiore della casa, e chiusa dentro a chiave. Ancora non poteva credere a quanto rapidamente le confortevoli mura della sua dimora, a cui non aveva fatto altro che pensare con intensa nostalgia negli ultimi mesi, fossero diventati la sua nuova gabbia. Non poteva credere che la sua vita fosse stata tutta un'enorme menzogna e che i questo momento proprio le persone di cui più si fidava la mondo stessero facendo qualcosa di terribile ai suoi amici. Ma soprattutto si abbatte su di lei la consapevolezza che li aveva condotti lei fin lì. Era tutta colpa sua.

Il corso nefasto dei suoi pensieri fu interrotto da qualcuno che bussava alla sua finestra.
Girandosi verso la fonte di quel rumore, riconobbe Morgan e Michael in bilico sulla grondaia esterna che le chiedevano silenziosamente di farli entrare il prima possibile.

Ellie non perse tempo a tirarli dentro prima che qualcuno li scoprisse.

-Ci stavate mettendo una vita, così abbiamo deciso di venire a controllare- spiegò Morgan tutta agitata e decisamente sveglia, per la precisione sembrava incontenibile, come se non vedesse l'ora di saperne di più- poi abbiamo visto i soldati là fuori e abbiamo capito che c'era qualcosa che non andava.

-Non è gente dello Shield- tenne a precisare Michael, più cauto e controllato- ma è chiaro che si tratti di professionisti equipaggiati. Ce n'è voluta di fortuna per riuscire ad aggirarli...

-Ha fatto tutto Michael per la verità, è stato proprio grande! Ha fatto saltare un fusibile della luce per distrarti e poi siamo passati dal retro arrampicandoci fin qui. Proprio non se lo aspettavano, nemmeno tra un milione di anni! Che idioti... Ad ogni modo abbiamo pensato che arrampicarci qui fosse il modo migliore per entrare a controllare e poi abbiamo trovato te!

-Non è stato troppo difficile- precisò Michael facendo il modesto- Fortunatamente quelli sembravano più concentrati sul seminterrato che sulla parte superiore della casa. Erano anche piuttosto inquieti, come se dovessero presidiare qualcosa di pericoloso. Tu ne sai qualcosa Elizabeth? Elisabeth?!

-Ellie stai bene?- si preoccupò subito Morgan- I tuoi genitori?

La ragazza sulle prime non riuscì nemmeno a rispondere.

Poi, soccombendo semplicemente alla tensione accumulata, finì per esplodere in un pianto disperato tra le braccia di Morgan. Solo dopo circa un quarto d'ora si fu sfogata a sufficienza per riuscire ad articolare quello che era successo di sotto, lasciando sgomenti gli altri due ragazzi.

In particolare Michael, che era veramente sconvolto, ma anche più che mai risoluto a partire in soccorso degli altri.

-Dammi la chiave per liberare i ragazzi Elizabeth. Io scendo e vedo cosa si può fare. Voi restate qui e barricate la porta. Quando sentirete sparare vuol dire che saranno distratti, provate a scendere dalla stessa grondaia da dove siamo arrivati noi... Dovreste farcela fino al jet. Una volta lì partite, chiamate aiuto se potete.

-Non ci penso neanche! Vengo con te- ribatte subito Morgan- Cosa pensi di fare da solo contro tutti quelli?
-Ci andiamo tutti- stabilì Ellie, facendosi coraggio- ma prima ci serve un piano. E dobbiamo anche procurarci qualcosa con cui difenderci in caso di bisogno.

In effetti, a parte l'unica pistola di Michael non avevano in mano un gran che. I suoi genitori erano sempre stati contrari all'utilizzo delle armi, almeno così avevano sempre dichiarato di fronte ad  Ellie, perciò non ne tenevano in casa. Ma date le recenti rivelazioni poteva benissimo trattarsi dell'ennesima menzogna per ingannarla. Ad ogni modo, l'idea migliore che le venne, dopo che ebbero forzato la porta della sua camera per poter scendere di sotto, fu quella di avventurarsi sempre con molta cautela fino alla cucina, alla ricerca di coltelli.

La casa degli Smith era deserta.

Evidentemente tutta l'azione si era spostata al piano interrato, dove Ellie aveva visto avendo portato i loro compagni. Quella che portava alla cantina, infatti, era l'unica porta sorvegliata dai militari. Era da lì che dovevano passare e non avevano la minima idea di come riuscirci.

Erano ancora fermi in cucina, in attesa di elaborare un piano, quando dei passi che venivano verso di loro li misero in allarme.

Michael e Morgan fecero giusto in tempo ad abbassarsi al di sotto del bancone della cucina quando la madre di Ellie, o meglio colei che si era sempre spacciata per tale, entrò in cucina.
Ellie al contrario scelse di non nascondersi, l'avrebbe affrontata correndo ancora una volta un rischio. Forse non era addestrata come Michael o intelligente come Morgan, ma di sicuro il coraggio per essere d'aiuto non le mancava.

Inoltre, era probabilmente l'unica persona che poteva sperare di raggiungere i loro amici senza farsi prima piantare un proiettile in testa se si fosse giocata le carte giuste.

-Ellie!- esclamò la signora Smith, arrestandosi dritta sulla porta.

Era il momento di agire come si era riproposta.

Se sua madre avesse avuto anche il minimo sospetto e avesse chiamato le guardie sarebbero stati tutti spacciati, pensò Ellie. Con il cuore che le pulsava a mille cercò di ostentare l'espressione più rilassata e conciliante di cui era capace.

-Mamma...ciao, che ci fai qui?

-Potrei porti la stessa domanda, tesoro- ribatté freddamente la donna, che sulla fronte aveva ancora il segno della botta che le aveva inferto Ellie nel momento in cui le aveva sottratto la chiave- Come sei uscita dalla tua stanza?

-La porta era aperta- mentì la ragazza.

-Oh, maledetti idioti...è talmente difficile trovare del personale di fiducia oggigiorno.

-Per la verità, sono venuta a cercare te mamma. Mi dispiace moltissimo per come mi sono comportata prima.

-Davvero?- il suo tono era ancora estremamente circospetto, mantenendosi a debita distanza dalla figlia come per rimarcare che trovava comunque tutto molto strano aggiunse- Comunque mi hai trovata per puro caso. Sono appena salita a preparare uno spuntino a tuo padre. Operare gli mette sempre molto appetito.

-Che pensiero carino...- commentò la ragazza sorridendo nervosamente, in palese difficoltà, sperando al contempo con tutta sé stessa che sua madre non si accorgesse di Morgan e di Michael nel loro nascondiglio- ... posso aiutarti? Magari glielo preparo io, che dici?

-Veramente prima non sei sembrata molto collaborativa. Come mai adesso hai deciso di aiutare?

-Ah, per prima...  come stavo dicendo ero veramente sconvolta, molto sconvolta... io non credo di aver realizzato quanto voi vi siate 'preoccupati per me' fino ad ora e sono stata molto sciocca. Vi devo essere sembrata talmente ingrata! Ma adesso che ho avuto il tempo di calmarmi e di riflettere l'ho capito. E sono venuta a dirti che lo apprezzo veramente.

-Ma davvero....- commentò Samantha, ancora non del tutto convinta- E per quanto riguarda i tuoi così detti 'amici'? Sembravi molto più preoccupata di loro che di noi che ti abbiamo allevata.

-Sono sicura che tu e papà sapete cosa è meglio fare- rispose Ellie con prontezza, per poi aggiungere in un lampo di genio e di improvvisazione- Se penso che a quest'ora potrei essere al loro posto...ma voi lo avete impedito, giusto? Tu lo hai impedito, mamma. Mi avete salvata.

A quelle parole che con tutta evidenza erano esattamente quelle che sperava di sentirsi dire da tutta la vita Samantha cominciò davvero ad abbassare le difese.

-Ma certo...sai che non permetterei a nessuno di farti del male, vero?

-Lo so, mamma. Certo che lo so.

La donna le fece cenno di avvicinarsi.
Ellie trattenne il fiato e ubbidì, lasciando che le spostasse i capelli dal fronte con dolcezza, come era solita fare un tempo.

-Sei così perfetta - disse Samantha Smith assorta nei suoi pensieri- non assomigli per niente a quella donna orribile. Sei esattamente la copia mia e di tuo padre! Ricorda sempre che siamo stati noi a crescerti e a rendere quello che sei oggi- fece una pausa per valutare la reazione della figlia a quell'ultima affermazione, ma Ellie era a sua volta concentratissima, si stava praticamente conficcandosi le unghie nei palmi della mani nello sforzo di non tradire la minima reazione a quel delirio che la riguardava da vicino -Quando abbiamo iniziato questo progetto ero giovane. Troppo giovane e piena di sogni. Non sapevo veramente a quali rinunce sarei andata incontro: un figlio non era minimamente contemplato, non con il lavoro mio e di tuo padre che ci impegnava così tanto. Ma quando abbiamo scoperto che l'Anomalia 75 era gravida... allora mi è venuta l'idea! Certo non è stato semplice convincere tuo padre e i suoi capi, ma alla fine ne è valsa la pena... Guardati, sei la nostra figlia perfettamente normale! L'aiuto che ci serviva per dimostrare che la terapia funziona, almeno sui soggetti molto giovani. Ci sono ottimi riscontri sui bambini fino ai cinque anni, sai, sfortunatamente lo stesso non si può dire per i soggetti adulti...nessuno di quelli è mai sopravvissuto purtroppo. La scienza purtroppo ha i suoi limiti.

-Ma cosa vuol dire?

-Vuol dire che ormai erano talmente contaminati da non poterci fare più niente. Molto triste, lo so.

-E i miei... voglio dire, i ragazzi che erano con me? A loro cosa pensi che succederà?

-Abbiamo ottime speranze di riuscire a normalizzarli, per la maggior parte. Naturalmente ci saranno eccezioni ed imprevisti, quale esperimento non ne ha? Ma io mi terrei su un cauto 60% di successo.

-Non è poi molto- commentò Ellie, letteralmente agghiacciata da quel dato.

Non meno sconvolti di lei dovevano essere Morgan e Michael, che completamente impotenti  avevano sentito tutto da dietro al bancone della cucina.

-Non è neanche poco- rispose la signora Smith-  Forse col tempo, chi lo sa, riusciremo a far meglio. Non bisogna mai perdere fiducia nel progresso, mia cara.

-Giusto... credi che potrei vederli?- azzardò Ellie- Sono davvero curiosa di vedere con i miei occhi come farete ad aiutarli.

-Non lo so tesoro, dopo come ti sei comportata prima... non so se sia una buona idea. Poi tuo padre insiste ad essere lasciato in pace mentre lavora...

-Ti prego mamma... non sto davvero nella pelle! Deve essere un lavoro particolarmente complicato... quando ricapita di assistere?!

La signora parve riflettere per qualche istante, ma alla fine, la smania di condividere quello che ritenga il loro più grande successo professionale ebbe la meglio. Rivolse alla figlia un sorriso disteso, addirittura soddisfatto. Evidentemente l'aveva convinta.

-Non hai torto, tesoro. Bene, vediamo cosa si può fare...intanto tu prepara qualcosa per tuo padre, io ti aspetto di sotto. Lascerò detto di farti passare.

Ellie le sorrise, sinceramente felice che sua madre se ne stesse andando senza essersi accorta degli altri.

-E credevo io che mia madre fosse pazza- commentò Michael, poi rivolgendosi ad Ellie che l'aveva guardato malissimo aggiunse- Comunque tu non ci vai là sotto da sola.

-Certo che ci vado- ribatte la ragazza- hai per caso un'idea migliore signor agente speciale?

Perché anche con tutta la loro buona volontà, tre ragazzini armati solo di una misera pistola e  con un paio di coltelli non avrebbero certo rappresentato una minaccia apprezzabile per quella gente che teneva in ostaggio i loro compagni al piano di sotto. Dovevano essere più furbi di così, anche se significava correre dei rischi.

-Io ce l'ho- intervenne Morgan, che aveva sfruttato il tempo durante il quale erano stati nascosti per pensare al da farsi- O pensi davvero che l'unico utilizzo possibile di quel microonde sia di scaldare un toast per lo scienziato pazzo?!

-Morgan, qualsiasi cosa cercherai di fare...non ci metteranno molto a capire il problema - constatò Ellie, preoccupata.

-Ma posso farti guadagnare tempo.

-Si, ma tu...

-Basterà che ti sbrighi a liberare gli altri, mentre io penso a rendere qualsiasi ferraglia tecnologica dal piano di sotto all'isolato intero del tutto inservibile per quei bastardi- detto ciò la ragazzina prese a smontare letteralmente l'elettrodomestico, con Michael che si mise di guardia alla porta per assicurarsi che il rumore non attirasse nessun ospite sgradito.

-Ci penso io a coprirla- asserì.

Ellie non potè fare altro che constatare che entrambi i suoi amici ormai consideravano i suoi irrimediabilmente fuori di testa. Come dargli torto? Eppure lei aveva percepito nelle parole della madre una nota autentica, probabilmente credeva genuinamente di averla salvata e di essere stata una buona madre per lei. E lo era stata davvero fino ad allora, certo, tralasciando il suo 'vero lavoro' nel seminterrato, dove appunto si apprestava a raggiungerla come d'accordo.

-Ellie...ti prego stai attenta- le sussurrò Michael prima di lasciarla andare, lo sguardo che indugiò sulla sua figura il più a lungo possibile come se temesse di vederla scomparire da un momento all'altro.

Se non altro, finalmente l'aveva chiamata Ellie e non con il più formale Elisabeth come di solito faceva!
Quel semplice pensiero servì a darle la carica che le scriva per affrontare quell'ennesima prova.

I soldati come previsto la lasciarono passare senza un fiato ed Ellie discese la scala reggendo di fronte a sé il vassoio per suo padre, la chiave delle manette speciali ben stretta in una delle mani e celata alla loro vista.
La ragazza procedette nervosamente gradino per gradino, aveva appena raggiunto il piano inferiore  quando un forte rumore da destra la fece sobbalzare.

Girandosi in quella direzione vide William, Tommy e Blake stavano disperatamente lottando corpo a corpo contro due guardie. Queste purtroppo stavano avendo abbastanza facilmente la meglio sui ragazzi, che si trovano ancora coi polsi legati. Ellie senza pensarci due volte si unì alla ressa.

-Spuntino?-domandò al soldato più grosso, quello che stava tenendo Blake in una morsa soffocante.

Questo si girò verso la ragazza giusto un istante, consentendole di sfruttare l'effetto sorpresa e  di sbattergli in testa il vassoio con tutta la forza che aveva. Sfortunatamente l'impatto non fu significativo come sperava perché l'uomo si riprese quasi subito, come se si fosse trattato di un buffetto,  emettendo un ringhio piuttosto incazzato. Lasciò la presa su Blake per avventarsi sulla povera Ellie, che ebbe giusto il tempo di gettare la chiave a Tommy Maximoff prima di impattare lei stessa all'indietro contro il pavimento.

Le mancò il fiato all'improvviso e i polmoni presero a bruciarle furiosamente. Infatti il peso dell'uomo la stava schiacciando completamente, un suo ginocchio premuto contro la gola le rendeva difficile respirare. Ellie si dibatté con braccia e gambe disperatamente, ma non riuscì a combinare un gran che con le forze che lentamente la stavano abbandonando.

Fu William Maximoff ad intervenire in sua difesa, finalmente liberato dalle manette speciali che ne limitavano il potere.

-Dormi- ordinò, mettendo le mani sulla testa dell'uomo che immediatamente crollò a terra, di lato, consentendo a una Ellie ormai provata di strisciare via da sotto di lui e raggiungere i suoi amici che si stavano radunando al centro del corridoio.

Nel frattempo altre guardie, richiamate dal trambusto erano accorse a dare manforte ai colleghi e i ragazzi si ritrovarono nuovamente circondati oltre che in palese svantaggio, sia numerico che tattico, trovandosi in campo aperto.

Fu a quel punto che le luci del bunker si spensero creando un clima di confusione generale.
Le sirene presero a suonare assordanti, mandando tutti nel panico.
Come le aveva preannunciato Morgan Stark qualsiasi tecnologia nel raggio di miglia era stata disattivata, comprese le trasmittenti dei soldati che ora si trovavano isolati rispettivamente l'un l'altro e dal centro di comando generale.

-Dietro di me- ordinò Blake a quel punto, i suoi occhi ridotti ad un turbinio impazzito e furibondo.

I suoi amici fecero rapidamente come aveva chiesto, riparandosi dietro il ragazzo mentre dal suo corpo intero scaturivano minacciose scintille blu. Non si trattenne, non quella volta, sicuro che sotto il suo comando non avrebbero fatto alcun male ai suoi amici andando invece a colpire esattamente chi lo meritava e voleva far loro del male.

Il buio venne squarciato da saette azzurre che con precisione micidiale colpirono ogni soldato che si trovava nel corridoio facendo rapidamente piazza pulita di un piccolo esercito. Un tuono roboante  rimbombò minaccioso entro i confini del basso soffitto dell'interrato con un vigore tale da far tremare le colonne di cemento che lo sorreggevano. 
Stavano rischiando che la casa intera gli crollasse addosso di lì a poco.

-Blake, adesso basta...ti prego- supplico Ellie con un sussurro disperato.

La gola le andava a fuoco e raschiava ad ogni sillaba come se le venisse strappata direttamente dalla laringe.

Fu uno spettacolo terribile e magnifico vedere i suoi occhi che mutavano colore e la scintilla omicida che si spegneva grazie al suo richiamo come se si fosse premuto un interruttore.

I corpi dei nemici si contorcevano ancora sul pavimento come in preda a convulsioni.

-Ellie, stai bene?- le rivolse uno sguardo preoccupato aiutandola a rialzarsi.

La ragazza annuì con le lacrime agli occhi.

Senza lasciar loro nemmeno un istante per riprendersi, dal piano di sopra cominciarono ad echeggiare degli spari e voci concitate tutto intorno. Probabilmente il trucchetto di Morgan, qualunque fosse, era stato rapidamente scoperto dallo squadrone di superficie e Michael la stava difendendo, eroicamente solo,  prima che potessero disfarsi di lei.

-Presto! Andiamo ad aiutarli!- esclamò Will, ma prima ancora che avesse finito di parlare suo fratello si era già fiondato a super velocità su per le scale, precedendolo nel soccorso ai loro compagni.

-Aspetta qui Ellie- disse Blake, che invece si precipitò nella direzione opposta, verso il corridoio buio dove avevano portato Sarah.

Tuttavia la strada gli fu presto tagliata da Samantha Smith, che si stagliò la centro del corridoio, lo sguardo truce e il camice bianco completamente ricoperto di sangue. reggeva in mano una scatoletta nera e compatta che lampeggiava appena illuminando il suo viso contorto dal pianto e dalla disperazione.

-Maledetti ragazzini...Avete rovinato tutto!- strepitò come impazzita del tutto-Mio marito! La mia famiglia! Il mio lavoro di una vita! Ma se pensate di passarla liscia...Dio, fosse l'ultima cosa che faccio...

-Dov'è Sarah?- ringhiò Blake senza lasciarsi minimante intimorire da quella donna.

-Non la rivedrete più temo...ma ormai cosa importa? Mio marito è ..morto. Questa è la fine di tutto in ogni caso.

Ellie aveva il fiato corto, il cuore in gola e un terribile presentimento, troppo brutto da concepire.

-Mamma...la fine di cosa? Che cosa sta succedendo di là?- chiese con un filo di voce, sempre facendo violenza sulla propria gola martoriata.

Blake istintivamente si parò davanti a lei.

- Addio Elisabeth- disse Samantha, sorridendo stancamente mentre premeva l'interruttore che aveva in mano.

L'ultima visione che Ellie ebbe di lei fu il soffitto che le crollava addosso a causa delle cariche esplosive che aveva appena azionato.
Il perfetto piano di emergenza di ogni laboratorio segreto che si rispetti: l'autodistruzione.

Avrebbe coinvolto anche loro nel crollo se all'ultimo secondo Ellie non si fosse sentita tirare via da Tommy Maximoff che ad una  super velocità  eccessiva anche per lui li condusse tutti loro fuori uno ad uno facendo su e giù dalle scale in una frazione di secondo, appena in tempo per evitare il peggio. Quando la casa crollò su sé stessa seppellendo anche il laboratorio, Ellie si trovava in uno spiazzo aperto del giardino accanto a Blake, Morgan, Michael, Will, Sebastian e Cali.

Di Sarah nessuna traccia.

Blake lanciò un urlo che avrebbe atterrito un esercito quando si rese conto dell'assenza della ragazza. Ellie si raggomitolò accanto a Michael, che sta perdendo sangue da un braccio e da una gamba, dove era stato colpito dai proiettili. le loro mani andarono ad intrecciarsi in attesa dell'epilogo.

I ragazzi superstiti, ormai allo stremo delle forze sia fisicamente che psicologicamente, vennero immediatamente circondati dai rimanenti soldati, che fecero un cerchio introno a  loro con le camionette mentre un paio di elicotteri li sovrastava dall'alto. Dietro di loro stavano arrivando mezzi pesanti, carri armati perfino e ancora un'infinità di soldati neanche si trattasse della presa di una città.

I ragazzi non avevano alcuna via di scampo e neanche la stavano cercando, completamente distrutti com'erano.

Solo a quel punto Ellie si rese conto che Cali giaceva preoccupantemente immobile tra le braccia di un Sebastian che definire sconvolto sarebbe stato riduttivo. Gli occhi del ragazzo erano ormai completamente gialli e alle sue spalle si stava aprendo qualcosa, una sorta di spaccatura nera nell'aria causata dal suo stesso potere ormai completamente fuori controllo.
Poi fu come se il cielo avesse preso a sanguinare.

-Che cos'è?- urlò qualcuno dei militari, guardandosi attorno disorientato- Che cosa cazzo è quella cosa?!

-Sono sua madre- sibilò Kaya Strange emergendo dalle ombre della dimensione oscura come una furia senza tempo.

L'unica cosa più temibile nell'universo intero di una divinità del caos scatenata era probabilmente una madre che vede suo figlio messo in pericolo. Le due cose insieme si dimostrarono letali per gli aggressori che cominciarono a liquefarsi letteralmente come se gli organi interni si stessero accartocciando su sé stessi.
Richiamati dal cataclisma, anche gli altri genitori dei ragazzi furono immediatamente sul posto, finendo con l'occuparsi più che volentieri di tutti i nemici che Kaya non aveva ancora disintegrato. Questa volta il tacito accordo degli Avengers era di non fare prigionieri.

Non sarebbero più incappati negli errori del passato, lasciando in vita propri nemici per pietà e consentendogli di riorganizzarsi e tornare a minacciare i loro figli con nuovi stratagemmi. Quella storia finiva oggi.

I ragazzi restarono dov'erano, stretti l'uno accanto all'altro come paralizzati, ad assistere alla lotta o per meglio dire all'annientamento totale e sistematico di quanto restava dell'Hydra e dei suoi alleati.

Solo Sebastian era rimasto indifferente di fronte a quello spettacolo agghiacciante, l'unica di cui gli importava in quel momento era Cali Erikssen.

-Amore- si avvicinò cautamente sua madre, interrompendo il massacro solo perché si era resa conto che suo figlio in quel momento aveva bisogno di lei- puoi lasciarla adesso. Andrà tutto bene.

Quelle parole, le parole di una madre, Ellie le aveva sentite così spesso dalla sua e ormai, si rese conto, non le avrebbe sentire più uscire dalla sua bocca.

Sebastian scosse la testa ostinatamente, non l'avrebbe lasciata d'ora in poi per nulla al mondo, mai più. Anche suo padre si era avvicinato, preoccupato quanto la moglie, dimenticando di trovarsi in mezzo ad uno scontro epocale.

Come gli altri genitori che del resto, portati a termine i rispettivi compiti e riportando in pochi minuti una vittoria schiacciante, non aspettavano altro che precipitarsi dai rispettivi figli, ansiosi come non mai di sincerarsi delle loro condizioni.

-Sebastian, lasciamela vedere... posso aiutarla- disse molto delicatamente il dottore.

-Uccidere una divinità è impossibile, come qualcuno ben sa, al massimo si riescono a rinchiudere da qualche parte facendole notevolmente incazzare- sottolineò a quel punto la dea del caos, mentre si rivolgeva all'ex marito con sguardo particolarmente agguerrito, poi però mutò atteggiamento, intenerendosi immediatamente nei confronti di suo figlio- Con una semi-divinità ci si può provare, ma non certo con un misero taglietto...vedrai che tuo padre la ricucirà senza problemi- aggiunse come se stesse parlando dello strappo di un peluche.

-Leggi anche la mente adesso?

-Come se ne avessi bisogno...Voi umani siete molto meno complicati di quanto si voglia credere, Stephen.

-Kaya, se quel portale resta aperto ci saranno conseguenze gravi sulla realtà.

-Bene, potevi pensarci prima di rinchiudermici dentro!

-Sai benissimo che non mi hai lasciato altra scelta...

-Vi dispiace?!- li interruppe Sebastian.

-Va bene, lo chiudo io il dannato portale- concesse Kaya, come se si trattasse di una seccatura- Tu pensa alla ragazza di nostro figlio...prima che decida di invertire l'asse di rotazione terrestre soltanto per vedere l'effetto che fa- minacciò infine la divinità, che non scherzava affatto ed era ben lontana dal dimenticare i torti subiti.

Poco distante da loro Visione stava abbracciando convulsamente i gemelli. Morgan Stark era praticamente stritolata nella morsa di sua madre, che si era dimenticata di indossare ancora l'armatura e le stava quasi incrinando le costole. Melinda Coulson, che cercando sempre di dimostrarsi forte e autoritaria non aveva mai abbracciato suo figlio, ruppe la tradizione quel giorno.

Tutti erano commossi e sopraffatti da quel momento in cui si stavano ricompattando famiglie che avevano vissuto disgiunte per anni.

-Blake, grazie al cielo state bene- disse Daisy Johnson, abbracciando forte il ragazzo, poi gli pose la domanda più difficile- Hai visto Sarah?

Nessuno fiatò.
Effettivamente non avrebbero saputo cosa rispondere se non che non l'avevano più vista da quando gli Smith l'avevano portata via. Poi il laboratorio era crollato.

L'incertezza mista alla speranza li devastò per un momento lungo quanto molte vite.

Poi, per una specie di miracolo che nessuno seppe spiegare, la ragazza ricomparve trascinandosi verso di loro d'un punto poco distante da dove era avvenuto lo scontro. Era pallidissima e scombinata, ancora mezza stordita dall'anestetico, ma almeno si reggeva ancora in piedi.

-Papà...- mormorò debolmente prima di abbandonarsi tra le braccia di uno Steve Rogers letteralmente sopraffatto dall'emozione, che aveva temuto per un terribile istante di aver perso anche lei-... io l'ho visto. Mi ha portata fuori lui. L'ho visto- ripetè come se si trattasse di una cosa di vitale importanza prima di svenire.

 

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: MaryElizabethVictoria