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Autore: Mercurionos    26/04/2021    0 recensioni
ULTIMO CAPITOLO: Alba e Cenere:
E lì, nell’ombra silenziosa e fredda,
sotto lo scampanellio della pioggia,
Vegeta volse lo sguardo alle proprie spalle,
e la vide.
L'Impero Galattico di Freezer, tirannico dittatore di tutto ciò che esiste: un periodo oscuro e inenarrato. Il rinnovato nucleo dell'impero attende tre guerrieri saiyan, gli ultimi della propria specie, predestinati a mostrare il proprio valore all'Universo. A partire dagli ultimi giorni del Pianeta Vegeta, fino a quel fatidico 3 Novembre, e oltre, nel massimo rispetto del magnifico Manga di Akira Toriyama.
Parte di "Dragon Ball: Sottozero", la vita dell'eroe che non abbiamo visto crescere.
Genere: Avventura, Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Freezer, Nappa, Nuovo personaggio, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dragon Ball - Sottozero'
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Capitolo 21 – Escape of Vegeta, Parte 2 – Anno 2, 11/25 Germinale
 
Radish fece tutto il possibile per mimetizzarsi con l’ambiente: restò in piedi, immobile, più arbusto che uomo.
Si udì il rumore di passi echeggiare dall’interno della nave. Immobili, i saiyan osservarono due tozze figure uscire dal loro vascello.
“Dove sono andati?”
“Non lo so, ma non possono essere lontani.”
“Quanto tempo ci manca, Avo?”
“Nemmeno mezz’ora. Vorrà dire che li aspettiamo, prima o poi devono pure tornare.”
 
Erano arrivati tardi: Avo e Cado avevano già rintracciato la loro navetta. Tanto tempo sprecato in matematica per nulla. Ancora nascosto tra muschio e rovi, Vegeta sospirò avvilito.
Cosa possiamo fare? Se ci vedono abbiamo perso.

Li ammazzo. No, potrebbero farmi storie.

E se non trovassero mai i loro cadaveri? Chi mi aiuta a scavare? Radish sicuramente mi farebbe un sacco di storie, figuriamoci se poi viene a saperlo il biondino scartavetrante, quello racconta tutto a Freezer e vengo mandato come cadetto lavapiatti sul pianeta Freezer 79. Tutto, ma non Freezer 79.

E se li faccio esplodere? Non lascerei alcuna traccia… No, qualcuno noterà di sicuro le luci della mia potentissima, bellissima e ineguagliabile esplosione. Che nome dovrei dare all’attacco? “Big Bang” … No, l’ho già usato. Sarebbe più ‘wush’, anzi, “Flash”! Ma cosa dico, va comunque a finire che spazzolo pentoloni per il resto della mia vita.

Faccio saltare il pianeta. Non se ne accorgerà nessuno. Zero testimoni. Faccio così, tanto oggi c’è luna nuova. Ma quale luna era nuova? Questa o quell’altra? Cosa se ne fa Freezer di due lune attorno alla capitale? Perché sto ancora pensando tra me e me? L’autore è impazzito?
 
Un fruscio.
Vegeta voltò il capo di scatto, rabbrividito. L’improvviso plebiscito di una colonia di scolopendre giganti sancì la loro migrazione fuori dalla chioma di Radish, così si riversarono a dozzine sul terreno. Secoli di dominazione straniera (forse non esattamente secoli, ma il sentimento popolare era quello) erano ordunque terminati e si arrivò al liberante esodo dai capelli.
“Hai sentito?” Cado non poté non udire l’entomologico fragore.
“Veniva da quella parte!”
I due fratelli si avvicinarono pian piano ai saiyan. Vegeta schiacciò la fronte in terra. Non mi trovate, non mi trovate, tutto questo è ridicolo, andate via, non vedete Radish, non vedete me, non mi trovate steso in terra come un dannato lombrico, me, il principe dei saiyan, la gloriosa razza guerriera, non trovatemi in questa posa patetica, non trovate Radish, non vedetelo travestito da albero del Freezer-Day, e non mi trovate, non mi trovate, maledizione!
“Ehi, ciao Radish.”
“Ciao ragazzi.”
“Quello lì è Vegeta?”
“Quello steso in terra come un nematode? Sì, è lui.”
 
Vegeta balzò in piedi gridando a gola spiegata, con le mani protese verso il collo di Radish. Ma il suo intento omicida venne subito smorzato da una forte sirena. Alzò insieme agli altri presenti gli occhi al cielo: una luce, poi un’altra e altre ancora, si illuminarono tutte nel cielo crepuscolare e una dozzina di navicelle discesero verso il terreno, portando con sé lumi colorati, corpi di ballo e l’intera Freezer Utopian Philarmonic Orchestra; fuochi d’artificio saettarono verso l’empireo, colmando la serata di lumi variopinti e dell’acre odore di polvere da sparo; dall’alto discese un canto angelico, l’inno dell’Impero: “Uniti, indivisibili, liberi pianeti, il Grande Freezer per sempre saldò! Fondato dalla volontà di Freezer, viva l’unito e potente Impero!”; si udì ad un tratto l’inconfondibile voce del pluripremiato presentatore Alexandr Cattlan: “Complimenti, studenti del N.I.S.B.A., avete trovato tutti i vostri bersagli! Si conclude così la primissima edizione del Torneo Obbligatorio di Nascondino Tattico Individuale, trasmesso in diretta in esclusiva per Freezer TV! Congratulazioni a tutti i cacciatori!”
 
Stordito da cotanta scemenza, Vegeta si congelò sul posto. Avo, Cado e Radish applaudirono lo spettacolo pirotecnico e vennero presto invitati a seguire le astronavi. I due fratelli si congedarono, così Radish si trovò solo, costretto a caricare a forza Vegeta sulla nave, come un ingombrante e appuntito bagaglio a mano. Decollarono, e qualche minuto più tardi erano tornati sulla superficie di Neo Freezer assieme agli altri loro colleghi. Silenzioso, Vegeta sgusciò fuori dalla capsula spaziale e attraversò fulmineo lo spiazzo di terra adiacente all’istituto: evitò Gladyolo e il suo sguardo inquisitorio, Pump e i suoi flemmatici saluti, Mirk e le sue procaci avance. Ben presto, fattosi ancor più sfuggente del laconico peto di un Kaioshin, si rintanò nel dormitorio, avvolto nelle giganti coperte bianche, e si coricò, senza togliere gli stivali né i guanti (oggi non avrebbe concesso questa gioia alle proprie fangirl), senza dire nulla, senza aver cenato. Duecentotredici secondi dopo, Vegeta se ne pentì.
 
“Allora… vi hanno beccato, eh?”
“Non mettertici anche tu, Mirk… – Radish spulciò gli ultimi cerbiatti tricefali rimasti nella sua chioma, che subito si diedero alla pazza gioia saltellando per la mensa della sezione A – Vegeta terrà il broncio minimo per un mese, garantito.”
Galdyolo si calò su una sedia dall’altro lato del tavolo: “Ero già pronto a dover documentare qualche decesso… Grazie per aver tenuto sotto controllo quel tifone umanoide.”
“Ho fatto ben poco, sinceramente. La parata con i fuochi d’artificio a forma di elefante alato deve averlo steso per bene.”
 
“E voi, invece? È andato tutto bene?” chiese il principe a Pump: i loro sguardi si incontrarono per un lungo istante sopra le mogie scodelle di zuppa. Tirò con tutte le sue forze, ma le sue labbra non si sgualcirono in un sorriso. Ma Gladyolo la osservava tranquillo, per nulla alterato come qualche ora prima, bensì animato da una sincera apprensione per la ragazza, così lei si poté rasserenare. Pump deglutì, e ricacciò la verità nel profondo del proprio animo: non si fidava dei propri pensieri, delle inquietudini generate dalla sua stessa natura e dalle aspirazioni che, ora le era chiaro, non erano state altro che minacce al talento delle persone a cui teneva di più. Ma non sapeva come rispondere. Era davvero andato tutto bene? Sì, la missione si era conclusa con un esito positivo, ma il suo spirito era tutt’altro che tranquillo. I suoi occhi vagarono per l’ampia sala del refettorio in cerca di una scusa, una replica neutra e insignificante. La vista calò sulla ciotola di rancio verdognolo, una sbobba viscida e gommosa traversata da bolle di tristezza, e un qualche neurone nei più reconditi recessi del suo cervello decise che sì, ora era arrivato il suo momento.
 
“Ho mangiato una rana.”
Per fortuna Radish aveva poc’anzi inghiottito l’ultimo cucchiaio di minestra. In caso contrario, lo sputo di reazione alla corbelleria appena proferita da Pump avrebbe raggiunto velocità supersoniche, tanto da poter cancellare dall’esistenza il tavolo, polverizzare Gladyolo, che sedeva di fronte al saiyan, sbriciolare la colonna portante della mensa con conseguente collasso dell’ala A dell’istituto, infine, raggiunta la capitale, distruggere qualche palazzo del quartiere finanziario. Freezer non ne sarebbe affatto stato contento. Invece non accadde, e Radish si immobilizzò, con la bocca leggermente schiusa in un silenzioso verso di stupore. Dylia cominciò a singhiozzare fortemente nell’immane sforzo di trattenere le più squillanti delle risate. Mirk, dotata di molta meno compostezza, rovinò sul pavimento assieme alle proprie stoviglie.
 
“Hai mangiato una rana.”
“…Sì.”
“Perché?”
“Se n’era presentata l’occasione.”
“Di mangiare una rana?”
“Esatto.”
Gladyolo barcollò in avanti. La capacità di quantificare in termini terreni una tale cretineria lo eludeva totalmente. Pump rincarò la dose, convinta che altri dettagli avrebbero reso la frottola più convincente.
“Era verdina. E morbida. E saltellava. Come una caramella. Quindi l’ho mangiata.”
“Pump – Radish si riprese dal momentaneo ma giustificato sbigottimento – Te le compro io, le caramelle, ma per favore, non mangiare più degli anfibi mentre siamo in missione. Ti avevo detto di smetterla.”
“Sì. Scusa.” Si piegò su sé stessa per nascondere l’espressione di puro sbalordimento: non seppe se gioire dell’inganno riuscito o se preoccuparsi della mancanza d’acume di Radish, così cominciò a ciondolarsi silenziosa sullo sgabello consunto.
 
“Voi saiyan! – Mirk batté le mani sul tavolo, e per poco non lo spezzò in due – Siete i tizi più strani che si possano incontrare!”
Radish sfoggiò la smorfia più boriosa e falsa che il suo viso seppe produrre: “Detto da una rappresentante dell’alta società come sei tu è un complimento.”
“A proposito di alta società, il principino non si è fatto vivo, quindi…”
Per un breve istante, Pump rabbrividì, ma riprese subito a dondolarsi sulla propria sedia. Mirk affondò la mano nel collo della tuta e prese a frugare in un volume dalla capienza apparentemente infinita, poi ne tirò fuori una scatoletta color terra.
 
“Dovrei confiscartele, lo sai.” Sbuffò Gladyolo, conscio che l’autorità poco importava alla soldatessa.
“Ma smettila, e stavolta gioca anche tu!”
Il ragazzo gettò occhiate di qua e di là, alzò le spalle, e si arrese con un sorriso: “Solo stasera. Bada.”
Mirk sorrise divertita, e sfilò il coperchio dell’astuccio di legno. Una pila di foglietti plastificati cadde sul tavolo: carte da gioco, di quelle con cui scommettevano alle taverne veterani di guerre ormai concluse e truffatori in cerca del grande colpo.
“Pronto a tornare a letto in mutande, Radish?”
“Fai del tuo peggio, recluta.”
 


Note dell’Autore:
Questo capitolo è stato molto divertente da scrivere, e spero altrettanto da leggere. In questo periodo perdo un sacco di tempo a far finta di studiare, a seguire annoiato le lezioni e anche a giocare lentissimamente a Dragon Quest XI, che trasuda un fantastico stile Toriyama. Il Maestro è davvero il designer definitivo, tutto ciò che progetta prende vita autonomamente. Ve lo consiglio caldamente, è un giocone come pochi.
 
Questo capitolo doveva consistere di una singola parte comica, ma visto il tema della “fuga” di Vegeta ho pensato di ampliarlo e renderlo qualcosa di più di un semplice stacco divertente e leggero dal solito dramma. Come sempre, sarei felice di sapere cosa ne pensiate!
Detto questo, il prossimo capitolo sarà un po’ più “Pump” per bilanciare meglio il tutto. Credo.
 
Un’ultima cosetta. Ho fatto dei grafici e li ho sparsi per molti capitoli della fic, che riportano un paio di “statistiche” riguardo i personaggi, anche quelli secondari. Provate a cercarli nei capitoli precedenti!
 
Radish sarà davvero tornato a letto in mutande? Non perdetevi assolutamente il seguito!
   
 
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