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Autore: Lady I H V E Byron    26/04/2021    1 recensioni
(DescendantsXKingdom Hearts crossover)
Auradon è stata distrutta da creature oscure chiamate Heartless: i sopravvissuti decidono di divenire custodi dell'arma chiamata Keyblade per difendere ciò che è rimasto loro. Ma dovranno superare una prova...
(Un AU in cui gli eventi ed i personaggi di "Descendants" si incrociano con quelli di Kingdom Hearts. Un AU dove i personaggi di Descendants hanno vissuto nei mondi dei loro genitori fino ad essere condotti o abbandonati da essi su Auradon o nell'Isola degli Sperduti. Un AU dove Auradon non è un regno, ma un mondo. Un AU in cui, ad ogni capitolo, verrà raccontata la storia di ognuno dei personaggi principali di Descendants.)
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Organizzazione XIII, Riku, Sora, Terra, Yen Sid
Note: AU, Cross-over, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Doug's Dive Into The Heart

https://www.youtube.com/watch?v=yq_9-uJOCGs

C'era solo una luce in mezzo all'Oscurità in cui Doug stava sprofondando.
Sui suoi occhiali si poteva vederne il riflesso.
C'era una piattaforma in vetro colorato, sotto di lui. Il colore dominante era il verde.
E c'era raffigurato un ragazzo, con gli occhi chiusi: lui stesso.
Intorno a lui c'erano miniature di persone a lui care: suo padre Cucciolo, Evie, Ben, Chad, Jane. Ed Emma.
-Ma cosa...?-
Yen Sid non aveva lasciato loro sufficienti informazioni sulle prove che avrebbero dovuto superare nel Tuffo Nel Cuore. Era un segreto, a quanto pare.
Si era congedato da loro con una frase: -Possa il vostro cuore essere la vostra chiave guida.-
Era una frase che gli antichi Custodi del Keyblade solevano dire per congedarsi o per augurio.
Questo Doug lo aveva imparato nei libri di storia.
E ne era rimasto affascinato.
Aveva sempre desiderato un Keyblade: sapeva che si trattava di un'arma formidabile, in grado di aprire e chiudere qualunque cosa. Anche aprire passaggi e creare collegamenti tra i mondi.
E finalmente ne avrebbe ottenuto uno. Per raggiungere l'ultima sovrana di Auradon, la figlia di Biancaneve, Emma, da sempre connessi l'un l'altra attraverso i sogni.
La piattaforma era davvero grande. Doug si sentiva quasi una formica.
Nessun sentiero. O portale. Per ora, era tutto lì.
-Bene, e adesso...?- domandò, mettendo le mani sui fianchi, storcendo la bocca.
Si sistemò il codino, lisciandosi i capelli, poi si guardò intorno.
La piattaforma era l'unica fonte di luce. Tutt'intorno nient'altro vi era se non buio.
E il rumore dei suoi passi sul vetro.
Poi, un pianto.
Doug si voltò, sorpreso.
C'era un cesto, in effetti, per terra. Una neonata stava agitando le braccine e le gambine all'interno di una copertina di lana. E piangeva.
Quel pianto suonava familiare.
-Ehi, e tu da dove salti fuori?-
Doug si piegò: un volto paffuto e grazioso spuntava da quella copertina di lana.
La prese in braccio, iniziando a cullarla.
-Buona, buona... va tutto bene... adesso ci sono io...- le diceva, dolcemente.
La neonata, appena presa in braccio, aveva smesso di piangere. Aprì gli occhi, fissando Doug.
Lo fissava, senza sbattere le palpebre. Come se lo stesse studiando.
-Ehi, hai smesso di piangere? Non sapevo di essere così bravo. Cosa ci fai in questo luogo brutto?-
Si rese conto che quella copertina era familiare. Quella sensazione di morbidezza, di conforto...
Lui ne aveva una simile. Ma i particolari erano verdi. Quelli della neonata erano gialli.
Tornò a fissare la bambina negli occhi, stavolta con sguardo sorpreso.
-Emma...?-
Era impossibile che fosse lei. Doveva avere la sua età. Non poteva essere rimasta neonata in tutti quegli anni.
Ogni volta che si incontravano nei sogni, lei cresceva, come lui.
Entrambi avevano sedici anni, quasi diciassette.
Il tempo scorreva diversamente di mondo in mondo, ma l'avanzare dell'età di Emma era compatibile con quello di Doug.
Com'era possibile, allora, la presenza della Emma neonata tra le sue braccia?
Poi si ricordò che si trovava nel Tuffo Nel Cuore. Tutto era un'illusione.
Per assicurarsi che fosse lei, si era messo a cercare il suo nome, sulla copertina.
Non trovò il nome “Emma”. Ma una frase. Una domanda.
“Di cosa hai più paura?”
Doug lesse e rilesse quella domanda, perplesso.
La Emma neonata continuava a fissarlo, con la bocchina mezza aperta.
Sapeva che non era quella vera, ma lui continuava a cullarla.
-Già da piccola eri così bella...- mormorò lui, sorridendole e sfiorandole la fronte con il dito indice.
Le paure che gli stavano venendo in mente erano solo paure piccole, comuni, quasi insignificanti.
Poi guardò la neonata, e gli ritornarono in mente i momenti passati ad Auradon.
Veniva spesso preso in giro per il suo aspetto, per le sue passioni.
Lui era triste per questo, ma aveva cercato di non scoraggiarsi.
In fondo, aveva Emma, anche se si incontravano in sogno.
Fino all'arrivo dei ragazzi dell'Isola degli Sperduti, aveva solo lei come amica. Oltre ad avere brevi conversazioni con due dei tre futuri sovrani. Ma non erano paragonabili ad una vera amicizia.
Tuttavia, aveva fatto il possibile per fare da coordinatore per i nuovi arrivati, ed essere disponibile per chiarimenti.
E con Evie ce la metteva tutta per aiutarla nella sua attività di sartoria.
Era passato un momento in cui pensava che non fosse abbastanza; ma Evie gli aveva dimostrato il contrario, facendogli capire quanto fosse speciale, per lei. Ed erano le stesse parole che gli aveva rivolto Emma, prima.
Questo contava, per lui.
Faceva il possibile per aiutare, non rimanere indietro, sebbene non fosse bello come Chad o forte come Jay.
Ma anche lui aveva offerto il suo aiuto, quando i tempi erano avversi. Per dimostrarlo, aveva accettato di sottoporsi all'addestramento del Keyblade ed affrontare il Tuffo Nel Cuore.
Le parole gli uscirono dalla bocca.
-Essere inutile per tutti i miei amici.-
Era la risposta alla domanda.
La sua più grande paura.
La neonata svanì tra le sue braccia.
-Emma?- chiamò lui, sorpreso.
Una luce immensa lo accecò, mentre svaniva.
Non cambiò nulla.
Era ancora fermo, immobile, sulla piattaforma con lui raffigurato.
Un'altra persona era apparsa di fronte a lui: stavolta era una bambina di cinque anni.
Assomigliava molto alla neonata.
-Sei sempre tu, Emma?-
Era in piedi, con aria seria, fissa sul ragazzo.
Era la Emma bambina, come la ricordava nel loro primo incontro, nel mondo dei sogni.
E per anni si sarebbero incontrati in quel modo.
-Cosa è più importante per te?-
Un'altra domanda.
Yen Sid non aveva rivelato molto del Tuffo Nel Cuore. Dovevano essere pronti per ogni evenienza, aveva detto.
Dovevano verificare le loro capacità, se fossero degni di possedere un Keyblade; i primi a cui dovevano dimostrarlo dovevano essere loro stessi.
Su quella domanda, Doug non aveva indugi sulla risposta.
-Evie ed Emma. Sono tutto per me.-
La sua ragazza e la sua amica di sogno. La figlia di Grimilde, la Regina Cattiva, e la figlia di Biancaneve, una Principessa di Luce. Zia e nipote, da un certo punto di vista.
Questa coincidenza aveva sempre fatto ridere Doug.
Come il fatto che il figlio di uno dei nani stesse frequentando la figlia della donna che volevano uccidere per vendicare la madre della sovrana perduta di Auradon.
Una era divenuta la sua compagna di vita e l'altra era rimasta con lui dall'infanzia. Entrambe lo avevano fatto sentire speciale, non inutile, tantomeno inferiore ed inadeguato.
Doveva molto ad entrambe. Erano importanti, per lui.
Emma bambina sparì e la luce tornò.
La Emma che trovò di fronte era alta quasi quanto lui: stava apparendo come era apparsa l'ultima volta che si erano incontrati, prima degli Heartless ad Auradon.
I lunghi capelli biondi stavano quasi raggiungendo i fianchi.
Ma c'era qualcosa di strano, nel suo sguardo. Non sorrideva.
Appariva, piuttosto, delusa.
-Cosa ti aspetti dalla vita?-
Era l'ultima domanda.
Doug guardò in basso. Poi, tentò di prendere Emma per mano, ma la trapassò.
Sapeva che si trattava di un'illusione, ma voleva comunque tentare.
-Trovare Emma.- rivelò -E se Auradon esistesse ancora, la porterei lì. Ma la porterei comunque via dal mondo in cui è stata portata, quando ci siamo separati.-
Anche la Emma adolescente sparì.
Al suo posto, era apparso un oggetto sospeso in aria, etereo.
Un keytar.
Sei a metà del tuo viaggio, Doug.”
Una voce. Nella sua mente.
Doug sobbalzò.
-Chi sei?-
Era una voce familiare.
Purtroppo, però, ancora non è giunto il momento, per te, per ricongiungerti con la discendente di una delle Principesse di Luce. Un pericolo più grande sta minacciando te e tutti coloro che sono sopravvissuti alla distruzione di Auradon. L'Oscurità sta incombendo di nuovo su tutti i mondi, e voi sarete costretti a prendere parte alla battaglia contro di essa. Ma prima, Doug, devi superare una tua battaglia. Una battaglia che ti sta dilaniando dal primo momento in cui hai incontrato la sovrana perduta.”
Doug abbassò lo sguardo.
Per anni, dal momento in cui aveva scoperto l'identità di Emma, si era colpevolizzato di averle rubato la vita.
Di averla involontariamente spinta fuori dal cestino, mentre dal loro mondo si stavano recando ad Auradon.
La gemma della memoria che Cucciolo gli aveva messo nelle manine non mostrava molto di come fossero andate le cose.
-Ma potrò rivederla, non è così?-
I vostri cammini presto si reincroceranno. E da allora, dovrai restarle accanto, come lo siete stati nei vostri sogni.”
-Giammai la abbandonerò!- disse, deciso.
Era disposto a tutto, pur di restituire ad Emma la vita che le era stata negata.
In quel momento, una porta a due ante era apparsa di fianco a lui.
Supera questa porta, Doug. Ti condurrà verso la tua vera prova. Sarai pronto ad affrontare ciò che si nasconde nel tuo cuore?”
“Possa il tuo cuore essere la tua chiave guida.”
Yen Sid si era congedato da loro con questa frase.
Doveva essere in un modo o nell'altro collegata alla prova, pensò Doug, serio.
Ancora non aveva compreso il suo significato.
Ma sperava di trovarlo nella prossima fase della sua prova.
Gonfiando il suo petto, aprì quella porta, lasciando che la luce che filtrava dai primi spiragli lo avvolgesse.
Non aveva paura della Luce.
Non poteva fargli male.
Ma il buio che seguì lo fece allarmare.
Aprì gli occhi: non era in un luogo completamente buio come prima. Era in una grotta.
Dalle pareti stavano spuntando delle gemme.
Doug spalancò ancor più gli occhi, sgomento e sorpreso.
-Ma questo non è...!?-
Nella sua memoria ne aveva visto solo un frammento. Ma esisteva solo un luogo, tra quelli che conosceva, dove le gemme erano incastonate nella roccia.
Quella era la caverna dei sette nani.
Era più buia di quanto ricordasse.
Ma le gemme, splendenti nei loro colori, brillavano.
Era incredibile, pensava Doug, come sette nanetti riuscissero a lavorare in un luogo di quelle dimensioni.
Ammirò la loro tenacia.
Passò una mano sulla parete, toccando una gemma.
Ricordava molto quella che lui aveva dall'infanzia; la Fata Smemorina l'aveva chiamata la Gemma della Memoria. Una pietra rara, in grado di mostrare alle persone qualunque ricordo desiderassero.
Doug la usava spesso per rivedere i suoi momenti nel suo mondo natio.
Specialmente l'ultimo.
Sperava sempre di poter vedere Emma, come fosse scomparsa durante la traversa nel portale.
Ma qualcosa sfuggiva sempre al suo sguardo.
Udì dei passi. Si avvicinavano sempre di più.
Notò tre persone avvicinarsi a lui: una donna, con una cesta in mano, e due uomini molto bassi.
Li riconobbe tutti e tre: erano Biancaneve, suo padre Cucciolo e suo zio Dotto.
Doug rimase fermo, paralizzato.
Non si stavano fermando. Eppure stavano guardando proprio nella direzione in cui si trovava lui.
Non poteva nemmeno schivarsi, perché era ormai alla parete.
Ma il trio continuava comunque a camminare, come se lui non ci fosse.
Dotto incitava gli altri due ad affrettare il passo.
Confuso, Doug li seguì. Era la sua occasione per scoprire la verità.
Diede persino un'occhiata fugace alla cesta: c'erano due neonati all'interno, avvolti in due copertine di lana.
Su una vi era ricamato il nome “Doug”, nell'altra “Emma”.
Raggiunsero un vicolo cieco, una parete con una conca, grande abbastanza per la cesta.
Quello era l'ultimo ricordo di Doug nel suo mondo.
Cucciolo, suo padre, gli stava donando la Gemma della Memoria. Non riusciva a trattenere le lacrime, e continuava a baciare il figlio neonato, sulla testina.
Doug non poté non commuoversi, a quella scena.
Non importava quante volte rivivesse quel momento, lui piangeva sempre.
Si avvicinò al nano.
-Papà, non fare così...-
Papà.
Gli faceva così strano pronunciarlo.
-Sono qui. E sto bene. Non mi senti?-
Allungò un braccio in avanti, per toccargli la spalla.
Ma gli passò attraverso.
Doug aprì la bocca, dallo stupore.
Era un ricordo. Il suo ricordo.
Non lo stava più vivendo con gli occhi di se stesso neonato.
Ma da “estraneo”.
Nella sua posizione avrebbe forse ottenuto le risposte che cercava sulla scomparsa di Emma.
Notò l'espressione di Dotto, quando Biancaneve parlava ai due bambini.
Gli Heartless si stavano avvicinando.
I due nani non sarebbero sopravvissuti. Doug assistette alla scomparsa del padre e poi di Biancaneve, per mano di quelle creature. Esattamente come avevano aggredito gli abitanti di Auradon.
-No!- esclamò, sconvolto.
Si voltò verso la conca: la cesta era sparita. Lui ed Emma dovevano aver varcato il portale.
Alcuni Heartless, una volta rapita Biancaneve ed eliminato i due nani, rivolsero la loro attenzione verso di esso.
Un paio entrarono nella conca.
Una luce, proveniente proprio da lì, li avvolse, colpendo anche il ragazzo. Stavolta, fu costretto a coprirsi gli occhi.
Non stava più toccando il suolo. Stava fluttuando.
Aprì gli occhi, stupendosi ancor più di prima: era all'interno del portale.
Un altro frammento dei suoi ultimi ricordi nel suo mondo natio.
La cesta era proprio accanto a lui.
E i due Heartless, misteriosamente sopravvissuti alla luce, si stavano avvicinando.
Si affacciarono sui bordi, incuranti dei pianti dei bambini.
Anche Doug fu tentato di avvicinarsi.
Non poteva impedire agli Heartless di fare del male ad Emma o a se stesso, ma, almeno, avrebbe scoperto, finalmente, cosa fosse accaduto durante la traversa.
Quello, nei suoi ricordi, doveva essere il momento della luce.
Ma non accadde nulla.
Un Heartless, uno Shadow, era riuscito a mettere le mani dentro la cesta, prelevando uno dei bambini.
Doug.
Dopodiché, si allontanarono, portando il neonato con loro.
Il Doug ragazzo impallidì, senza parole.
Seguì, con lo sguardo, i due Heartless allontanarsi, con lui tra le braccia.
La cesta, con Emma sopra, stava proseguendo la sua traversata.
Raggiunse un altro portale.
Si trovò sulla soglia del castello di Auradon.
I pianti della neonata erano ancora molto forti.
La Fata Smemorina uscì dal portone. Notò la cesta e prese la piccola tra le sue braccia.
-Oh, che gioia! La figlia di Biancaneve è arrivata!- esultò, sorridendo -Sana e salva, per fortuna.-
Tornò dentro, senza curarsi della cesta, o chiedersi perché fosse così grande per una neonata.
Doug rimase fermo. La Fata Smemorina non si era accorta di lui. Non gli aveva nemmeno rivolto lo sguardo.
Il suo, invece, era sconvolto, confuso.
-No... le cose non sono andate così...- mormorò.
Nella realtà, era lui ad essere giunto ad Auradon.
E la fata Smemorina lo aveva osservato con aria allarmata e delusa, non con gioia, come aveva fatto con Emma.
Ebbe un'epifania: ciò a cui aveva assistito non erano i suoi ricordi. Ma cosa sarebbe accaduto, se fosse stata solo Emma ad aver raggiunto Auradon.
Un pensiero gli passò nella mente. Non poté non impallidire di nuovo.
-Io... avrei potuto vivere la vita di Emma...-
E lei vivere la sua.
Dal suo arrivo, avrebbe subito vissuto la vita da futura sovrana di Auradon, come Ben, Chad ed Audrey.
Auradon sarebbe stata più protetta, con il quarto cuore di Luce a proteggerla.
Emma avrebbe vissuto la vita che le spettava.
Non ci sarebbe stata l'incursione di Malefica. Ben non sarebbe stato rapito da Uma. Audrey non avrebbe ceduto all'Oscurità.
No, sarebbero accadute comunque.
Ben avrebbe comunque stillato quel decreto di integrazione con l'Isola degli Sperduti.
In fondo, era da lì che tutto era cominciato.
Ed Emma ed Evie si sarebbero incontrate dal vivo. Si sarebbero odiate come le loro madri o sarebbero divenute amiche?
Emma avrebbe vissuto le sue stesse esperienze, con Evie? L'avrebbe aiutata e supportata? Anche nella sua attività di sartoria?
E cosa sarebbe accaduto a lui, se avesse vissuto la vita che aveva vissuto Emma?
Più volte ci aveva pensato. Non avrebbe avuto le opportunità che aveva avuto ad Auradon, ma almeno, forse, avrebbe avuto una nuova famiglia. Una famiglia per cui sarebbe stato solo un buono pasto, una scusa per avere più soldi. E se poi qualcosa andava storto, tutto iniziava da capo.
Non poteva immaginare che questa era stata la vita di Emma, da quando era neonata.
E lui gliela aveva rubata.
Si sentì un ladro.
-Sarebbe stato meglio, se così fosse stato...-
Di fronte a sé, in un vestito da principessa, la sua amica di sogno.
Nel buio, sembrava risplendere di una luce propria.
-Emma?!- esclamò, sorpreso.
Non era sorridente, o con sguardo sereno, come appariva sempre nei suoi sogni.
Era furente. Delusa.
-Emma, come...?- Doug non trovava nemmeno le parole; stava tremando e non solo nel corpo.
Prima, aveva solo incontrato delle illusioni che avevano preso le sembianze di Emma.
La ragazza che aveva di fronte gli stava parlando. Riusciva a vederlo.
Come se fosse realmente lì.
-Come puoi essere qui?!-
Lei serrò ancor più le labbra, sempre più delusa.
-Non hai idea di come ci si senta a far parte di un mondo a cui non appartieni!- esclamò, avvicinandosi al ragazzo -Della sensazione di inadeguatezza, di estraneità che ho dovuto soffrire, ogni volta che venivo adottata o entravo nell'ennesima casa famiglia! NON HAI IDEA DI QUANTO SIA STATA SOLA IN TUTTI QUESTI ANNI, DOUG!-
Doug si allarmò.
Era un tono aggressivo. Emma non gli aveva mai parlato così.
Cosa le stava accadendo?
-E tu...- osservò il ragazzo con aria disgustata -Ti sei trastullato con le opportunità che Auradon ti ha offerto. Quella vita doveva essere MIA! E tu lo sai!-
Sì, lo sapeva. Per anni continuava a ripeterselo.
Dal suo primo incontro con Emma, dal primo istante in cui la Fata Smemorina gli aveva parlato di lei, avvertì la sindrome dell'impostore.
Era Emma la vera attesa ad Auradon, in quanto futura sovrana. Lui non era previsto.
E lo sapeva.
Talvolta, immaginava di essere rimasto ad Auradon per pietà.
Ma dentro, sapeva di aver rubato la vita ad un'altra persona. Alla quarta regina di Auradon.
-IO dovevo vivere ad Auradon, non tu!- proseguì Emma, girando intorno a Doug -Mi hai rubato ciò che mi apparteneva di diritto! Tu! Il figlio di un misero minatore e di una serva! Credi davvero che si sarebbero preoccupati per uno come te?! Non eri nemmeno atteso. E poi perché dovevi esserlo? Guardati, non vali nulla! Non hai fatto nulla per aiutare i tuoi amici quando ne avevano bisogno, perché sei un debole! Non sai nemmeno tenere in mano una spada, figurarsi un Keyblade!-
Parole taglienti, velenose. Le stesse che si rivolgeva a se stesso.
Non dalla vera Emma.
Conosceva Emma troppo bene, per sentirle dire frasi di quel tipo.
Lei non era la vera Emma.
Quella che aveva di fronte era solo una proiezione dei suoi dubbi che aveva preso la sua forma.
Era lei la prova.
Superare il suo senso di colpa, la sua sensazione di aver rubato una vita.
La vera non lo aveva mai accusato di essere un ladro.
Anzi, quando lui le parlava della vita che dovevano condurre Ben, Chad ed Audrey in quanto sovrani, lei tirava un sospiro di sollievo e rideva.
-Beh, un lato positivo di non essere giunta ad Auradon, almeno...- diceva.
Non era invidiosa della vita di Doug. Era triste solo per essere rimasta sola, ma non era invidiosa.
Doug le rivolse uno sguardo minatorio.
-Smettila di comportarti come lei...- mormorò, quasi sibilando dalla rabbia -La vera Emma non mi direbbe mai queste cose!-
“Emma” non arretrò. Si limitò solo a fissarlo con aria fredda, indifferente. Era una proiezione, non una persona vera.
-È vero, ho vissuto una vita che non meritavo! Ho colto al volo le opportunità che Auradon mi offriva e mi ci sono buttato a capofitto!- ammise il ragazzo, stringendo un pugno -Ma, nello stesso tempo, studiavo e cercavo un modo per trovare il mondo in cui Emma era stata condotta e come fare per portarla ad Auradon. E ho scoperto che l'unico modo per ottenere entrambi i miei obiettivi era il Keyblade.- strinse al cuore la Gemma della Memoria -Sfruttando il legame tra lei e me, mi sarebbe bastato puntare il Keyblade per condurmi da lei. E ora che sono ad un passo nell'ottenerlo... non sarai tu a fermarmi!-
Gli ritornarono in mente le parole di Yen Sid: “Possa il tuo cuore essere la tua chiave guida.”
Il suo cuore già da tempo aveva deciso la sua via: trovare Emma e darle la possibilità di vivere la vita che meritava.
La gemma brillò, illuminando il volto sorpreso di Doug e quello indifferente di “Emma”.
La luce cambiò forma, divenendo più grande. Circondò la mano del ragazzo, assumendo, in basso, una forma ondulata. Andando in alto, si faceva più stretto e sinuoso. Fino ad arrivare in cima, una lama ondulata.
Il Keyblade di Doug, finalmente, si manifestò: l'impugnatura e l'asta ricordavano la sua chitarra. La lama, invece, era un piccone. Un misto fra il suo talento di musicista e la sua discendenza da un minatore.
Aveva fatto breccia sul suo senso di colpa ed aveva ottenuto un Keyblade.
Doveva solo eliminare l'ombra di Emma.
-No!- esclamò lei, furibonda, allargando le braccia.
Auradon svanì in un fascio di luce.
Il buio era rimasto. Più profondo di quello della notte.
Doug guardò in basso: una piattaforma di vetro colorato.
Era tornato al punto di partenza.
Ma non c'era solo lui, raffigurato nella piattaforma.
Capovolta, c'era anche Emma. E la piattaforma aveva cambiato colore. Da verde si stava sfumando nel giallo chiaro.
Due persone nello stesso cuore.
-Pensi davvero di essere degno, Doug?!-
Da indifferente era divenuta furiosa. Persino il suo tono era paragonabile ad un ruggito.
-Dimostralo!-
La sua pelle divenne sempre più scura, nera, come la notte. I suoi occhi, da azzurri, divennero gialli.
I capelli si avvolsero intorno al suo volto, coprendolo interamente, a parte gli occhi. E, fattore più visibile, si stava ingrandendo. Di dieci metri. Pari alla Auradon Prep.
Doug indietreggiò, pallido.
L'essere che aveva di fronte non era più Emma: tutto il suo corpo era nero, come uno Shadow. E freddi occhi gialli lo stavano fissando.
Un grande buco a forma di cuore occupava tutto il petto.
Era un Heartless.
Lo aveva intravisto, durante la distruzione di Auradon. L'Heartless più grande che avesse mai visto.
E ora lo aveva di fronte.
Il suo cuore iniziò a battere veloce. Il respiro si affannò.
Stava tremando, e il Keyblade con lui.
Ebbe l'istinto di scappare, lontano da quel mostro.
Ma la piattaforma non aveva un sentiero.
Si bloccò, non appena arrivò al bordo.
Era in trappola.
L'Heartless gigante da una parte. Il vuoto dall'altra.
Doug non ebbe altra scelta.
Doveva affrontare l'Heartless. Era l'unico modo per tornare nel mondo reale.
Non era mai stato portato per le armi, ma doveva comunque tentare.
Voleva tener fede alla promessa fatta ad Emma.
Non poteva deluderla. Non poteva più lasciarla sola in un mondo cui non apparteneva.
Strinse con decisione l'impugnatura del suo Keyblade ed attese la mossa del suo avversario.
Questi stava già raccogliendo energia nella sua mano. Si era formata una sfera oscura.
Fu scagliata contro il ragazzo, che riuscì a schivarla, per poco.
In realtà, non aveva idea di come affrontare quell'Heartless.
Non aveva idea di come combattere.
E gli attacchi che esso sferrava, li schivava per poco; ma riuscivano comunque a sfiorarlo, sulla pelle o sui vestiti.
Era troppo alto. Quindi, per prima cosa, Doug doveva trovare un modo per abbassarlo.
Doveva lavorare sui tendini dietro le caviglie.
Una volta schivato l'ennesimo colpo, scivolò alle sue spalle, colpendo dietro la caviglia con tutta la forza che aveva.
Niente.
L'Heartless non avvertì il colpo.
Doug non era molto forte, infatti.
E il Keyblade non era abbastanza lungo per farlo inciampare.
Esso rivolse il suo sguardo verso il basso.
La sua mano enorme cercò il ragazzo. Nel raggiungerlo, in effetti, si piegò sulle ginocchia.
Lui, per difendersi, mosse il Keyblade come aveva visto fare nei tornei di scherma di Auradon. Ma più che colpi di scherma, sembrava stesse facendo vento con un ventaglio gigante.
Agitava il Keyblade senza tecnica, e con gli occhi chiusi.
Qualcosa, però, colpì. La mano dell'Heartless venne ritratta con un movimento scattoso.
A giudicare da quella reazione, un suo punto debole dovevano essere le mani, pensò Doug, serio.
Doveva solo attendere la prossima mossa, per verificare le sue teorie.
L'Heartless, infatti, scagliò un pugno contro il ragazzo.
Lui lo schivò all'ultimo, perdendo lievemente l'equilibrio nel tentativo.
Non doveva perdere altro tempo: con tutta la sua forza, scagliò un colpo contro quella mano.
Le sue teorie si rivelarono esatte: i suoi punti deboli erano le mani.
Da come le contorceva ad ogni colpo, non poteva essere altrimenti.
Ma non sembrava abbastanza.
L'Heartless era ancora lì. Forte quanto prima.
Doug non avrebbe retto a lungo a schivare i suoi attacchi. I suoi riflessi cominciarono a divenire lenti e prevedibili.
Quando l'Heartless mise nuovamente la mano sulla piattaforma, Doug non fece in tempo ad attaccare: inciampò su una delle dita, finendo sdraiato sul dorso.
Di istinto, si resse al polso, circondandovi le braccia, ed usando il Keyblade come ultimo anello della catena. L'Heartless iniziò ad agitare la mano, per togliere l'intruso.
Doug faceva il possibile per resistere. Ma le sue mani iniziarono a perdere la presa. Il Keyblade stava per scivolargli dalle mani.
Finì, invece, per dondolare nel vuoto. Fece il possibile per reggersi.
-Non guardare giù... Non guardare giù...- mormorava, stringendo i denti.
Con le gambe, cercava di raggiungere almeno il pollice dell'Heartless.
Vi fu uno scambio di sguardi tra il ragazzo e l'Heartless gigante.
Entrambi non sbatterono le palpebre. Doug rimase con il fiato sospeso.
Gli occhi...
Aveva trovato il suo obiettivo. Il punto debole di qualsiasi creatura vivente.
Un movimento di polso improvviso, scaraventò il ragazzo in aria.
Verso l'alto, non il basso.
Urlò. Ma doveva riprendere la concentrazione.
Era sempre più vicino all'Heartless. Era una questione di tempistica.
Doveva attendere il momento giusto: troppo presto, l'Heartless si sarebbe spostato; troppo tardi, lui sarebbe caduto sulla piattaforma, probabilmente senza sopravvivere.
Era sempre più vicino alla testa.
“È un azzardo. Ma devo tentare comunque.”
Posizionò il Keyblade sopra la testa.
-Prendi questo!- esclamò.
La lama si conficcò in uno degli occhi gialli, come aveva pianificato.
L'Heartless si dimenò, urlando senza emettere suoni. Le mani coprirono il volto.
Si piegò in avanti. L'altezza dalla piattaforma si era ridotta.
Lasciando la presa dal Keyblade, Doug tornò per terra, atterrando, purtroppo, di deretano.
In quello stesso istante, l'Heartless aveva colpito la piattaforma a mano aperta, facendola tremare.
Stava continuando a fissare il ragazzo negli occhi.
“No... non è stato sufficiente...?” pensò questi, impallidendo.
Sentì qualcosa solleticargli le gambe.
Guardò in basso, inorridito: una melma oscura si stava formando dalle mani dell'Heartless gigante, circondando l'intera piattaforma, e stava iniziando a coprire anche il ragazzo.
Non riusciva più a muovere le gambe. La melma stava raggiungendo il suo addome, il petto, le braccia, il volto.
Tentò di dimenarsi, per liberarsi.
Più la melma avanzava, più l'Heartless svaniva.
-No, no, no, no!- esclamava, agitandosi.
Il Keyblade era sparito subito dopo l'attacco.
Non aveva speranza di liberarsi.
L'Oscurità lo stava per inghiottire.
Ormai la melma aveva raggiunto il suo mento. Un braccio era bloccato. L'altro riuscì a malapena ad allungarlo in avanti.
L'Heartless era svanito.
Ma l'Oscurità che aveva generato aumentava.
Ansimava, con il cuore pieno di paura.
-Aiuto...!- riuscì ad esclamare, prima che la melma gli coprisse la bocca.
Guardava in alto, con aria supplichevole. Delle lacrime stavano per scendere dagli occhi chiari.
Notò una scintilla, prima che fosse costretto a chiudere gli occhi a causa della melma.
Una mera speranza, pensò.
Ma poi, sentì qualcosa di caldo e vellutato toccare la sua mano e stringerla dolcemente.
Da quel tocco, una luce potente e brillante scacciò via quella melma, liberando, così, il ragazzo.
Doug continuava a tenere gli occhi chiusi, sbarrati.
Tuttavia, non avvertiva più il freddo ed il senso dell'oppressione che gli stava provocando la melma.
Quello che ora stava provando era... calore.
E dei capelli lunghi e fluenti.
Stava abbracciando qualcuno. E qualcuno stava abbracciando lui.
Decise di aprire gli occhi.
Non era più nel buio. Ma in una stanza.
Era una stanza chiara, luminosa. Con un tavolino imbandito di un servizio da tè e dei dolcetti.
Conosceva bene quella stanza.
E quell'odore... solo una persona aveva quell'odore, sui suoi capelli.
-Emma...?-
Scostò la testa, per osservare la ragazza negli occhi: ella teneva gli occhi chiusi.
Sembrava sopita. No, concentrata.
Non appena udì il suo nome per la seconda volta, le sue palpebre si alzarono.
Ci vollero pochi attimi, prima che gli occhi chiari mettessero a fuoco la sagoma di chi aveva di fronte.
Doug si commosse allo sguardo di stupore di Emma.
-Doug...?!-
Le mani delicate si posarono sul suo volto, in particolare sulle sue guance, studiandolo, assicurandosi che fosse davvero lui.
Gli occhi le divennero umidi. Poi, le lacrime scesero come una cascata.
-Doug!!!-

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Il ragazzo per poco non barcollò dalla forza con cui Emma si era gettata su di lui, abbracciandolo forte.
Le sue lacrime stavano già bagnando la sua spalla.
Piangendo anche lui, ricambiò l'abbraccio.
Non aveva bisogno di prove: lei era la vera Emma. Il suo odore, la sensazione che provava ogni volta che le toccava i capelli... erano prove sufficienti.
Come i suoi pianti.
Si guardarono di nuovo in faccia.
Emma dovette mettersi in punta di piedi, per raggiungere il suo volto: coprì le guance e la fronte di baci. Le scappò persino un velato bacio sulle labbra.
-Sei vivo! Sei vivo!- lo abbracciò di nuovo, senza smettere di piangere -Dove sei stato?! È quasi passato un anno!-
Un anno. Ecco da quanto tempo Auradon era svanita.
-Non immagini quanto mi sia sentita sola, per tutto questo tempo!-
-Emma, mi dispiace, mi dispiace tantissimo!-
Non era solo per la sua assenza che Doug si stava scusando.
Si staccarono l'uno dall'altra.
-Il fatto è che... Auradon è stata invasa dalle stesse creature che hanno distrutto il nostro mondo.- spiegò lui, a malincuore -Io sono caduto nell'Oscurità.-
Emma si coprì la bocca, sgomenta. Non poté credere di aver perduto il suo amico di sogno come aveva perduto sua madre ed il suo mondo natio.
Ma era tornato. Ed era di fronte a lei. Questo importava.
-Al mio risveglio, mi sono accorto di essere tornato umano. Ma, quando dormivo, non riuscivo più a sognarti. Emma, mi dispiace.-
Emma lo abbracciò un'ultima volta.
-Oh, Doug! Sei tornato! Sei tornato, tornato!- le lacrime stavano cessando, lasciando spazio ad un sorriso.
Squadrò il ragazzo in tutti gli angoli.
-Ehi, ti sei lasciato il codino?- con un dito giocherellò con una ciocca.
-Oh, beh, sì. Non avevo voglia di tagliarmeli.-
-Non stavi male con i capelli corti. I capelli lunghi ti rendono uno sciatto.-
-Ma lo sai che me lo dice anche Evie?-
-Oh, Evie! Come sta? Anche lei è tornata, vero?-
-Sì, sta bene, non preoccuparti. Alcuni di noi sono sopravvissuti agli Heartless. E ora...-
Si illuminò, per poi guardarsi le mani. Erano vuote.
Il Keyblade era scomparso.
Tuttavia, sentiva una sensazione di prurito provenire dal palmo destro.
Come se qualcosa volesse uscire.
Doug intuì di cosa si trattasse.
-Emma, guarda.-
Con un movimento fluido del polso, aprì la mano.
Una luce si manifestò, prendendo forma.
Il Keyblade era tornato.
Entrambi si stupirono.
-Ah! Lo sapevo!- esultò Doug -Una volta ottenuta, non abbandona il suo possessore!-
Emma rimase affascinata dalla chiave gigante.
-Doug, cos'è?-
Il ragazzo la guardò negli occhi, e, con l'altra mano, prese la sua.
-Ciò che stavo cercando da anni.- spiegò, pieno di speranza, nello sguardo, nel suo cuore -Un modo per portarti via da quel mondo.-
Emma inclinò la testa, confusa.
-Questa è un'arma con cui è possibile viaggiare nei mondi. Le altre soluzioni a cui ero arrivato non erano quelle esatte. Tutto si era incentrato a questo. E adesso l'ho ottenuto! Possiamo finalmente vederci dal vivo! Oh, sapessi quante cose sono successe e cosa ho dovuto affrontare per ottenerlo. E... accidenti, da dove inizio, adesso...?-
Doug si era lasciato andare dall'entusiasmo. Le parole stavano per uscirgli dalla bocca in ordine sparso.
Emma si mise a ridere.
-Ok, adesso calmati.- lo incitò, con tono dolce e rassicurante -Anche io ho tante cose da raccontarti. Ehi, guarda, perché non ne parliamo con calma? Sediamoci e prendiamoci un tè, come facevamo prima. Abbiamo tutto il tempo del mondo.-
Non aveva torto. Ogni volta che entrambi si sognavano, il tempo si fermava. Tranne quando dovevano svegliarsi.
Ma Doug non voleva ancora tornare indietro.
Si godette quei momenti con Emma, bevendo tè e mangiando i pasticcini, e parlando.
Lei gli raccontò delle avventure che aveva vissuto dal momento in cui avevano smesso di sognarsi. Lui, invece, le raccontò di quanto avvenuto dal suo risveglio, e del Tuffo nel Cuore, delle prove che aveva sostenuto, della proiezione che gli aveva rivolto parole al veleno.
Emma rimase sconvolta da quest'ultimo elemento.
E notò lo sguardo dispiaciuto di Doug, mentre lo raccontava.
-Emma, lo so che non me lo hai mai detto, ma... volevo comunque chiederti scusa.- fece persino un gesto della testa, voltandola verso il basso -In tutti questi anni, mi sono sentito un ladro. Ti ho rubato la vita che ti spettava ad Auradon, mentre tu eri costretta a lottare per la vita. Meritavo di venire soffocato da quella melma oscura. Però... ho sentito qualcosa portarmi via da lì. Eri tu, vero Emma? Riconoscerei a mille il tuo tocco.-
Emma, sorrise dolcemente.
-Avevo percepito un pericolo, nel sonno. Mi è bastato seguire quella sensazione. E ho trovato te.- gli prese una mano, senza stringerla -Doug, tu non hai rubato nulla.- disse, per rassicurarlo -Tu non c'entri nulla con quello che è successo. È stato un incidente.-
Doug lo sapeva. Lo aveva visto nella Gemma della Memoria.
Gli unici responsabili della scomparsa di Emma erano gli Heartless, non lui.
Ma aveva lasciato parlare il suo senso di colpa, quasi annebbiando il suo giudizio.
-Non ti avrei mai detto quelle parole orrende, lo sai, vero Doug?-
-Sì, lo so. Per questo non mi sono lasciato scoraggiare. E sono riuscito ad ottenere il Keyblade.-
Le tazze erano vuote, come la teiera. Anche i piatti dei pasticcini lo erano.
-Per quanto desideri restare qui con te, devo tornare nel mondo reale, Emma.- ammise il ragazzo, a malincuore. Si alzò, con sguardo triste.
Emma seguì i suoi passi, abbracciandolo di nuovo.
-Oh, no, ti prego, non andare! Resta un altro pochino! Non ci vediamo da tanto tempo!-
-Mi dispiace, Emma. Ma devo.- le carezzò i capelli -Devo allenarmi, per riuscire a portarti nel mondo dove vivo ora. Ma tanto ci rivedremo nei sogni, non temere.-
-Non voglio più incontrarti nei sogni.- Emma aveva affondato il volto sul suo petto; la sua voce era ovattata -Voglio incontrarti dal vivo.-
Doug le prese il volto, spingendola a guardarlo in faccia.
Stava sorridendo.
-Presto ci incontreremo. Te lo prometto. Devi solo aspettare un altro po'. Ma vedrai che ci incontreremo dal vivo.-
Le baciò la fronte, per poi guardare il muro.
C'era una porta, apparsa dal nulla. C'era solo una grande serratura sul legno.
-Doug...-
-Sì?-
-Salutami Evie. E dille che non vedo l'ora di conoscerla.-
-Eheh... Sapessi quant'è curiosa anche lei di conoscerti...-
Gli bastò puntare il Keyblade in avanti per aprire quella porta.
Il legno svanì, lasciando entrare una luce brillante che invase la stanza.
Doug aveva superato la sua prova.
Aveva ottenuto il Keyblade per ritrovare la quarta sovrana di Auradon.

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"You can find me in the space between
Where two worlds come to meet
I'll never be out of reach
'Cause you're a part of me so you can find me in the space between
You'll never be alone
No matter where you go
We can meet in the space between
"

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Note finali: YEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE! Ho finito! Ho finito! Ho finito con i Descedants! Oh, aspettate, c'è ancora l'epilogo e questa storia finirà. Ai pochi che hanno letto questa serie di capitoli: quale è stata la vostra storia o Tuffo nel Cuore preferito? Scrivetelo nei commenti!
...
No, eh?
   
 
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