Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: Juliet8198    28/04/2021    1 recensioni
Choson, 1503
La condizione di principe esiliato aveva portato Yoongi a fidarsi unicamente delle persone che vivano sotto al suo tetto. La cosa, però, in fondo non gli dispiaceva. Erano pochi quelli che tollerava e ancora meno quelli a cui concedeva confidenza. Eppure, per qualche motivo, quando Namjoon si presentò al suo cospetto con quella schiava dalle sembianze tanto inusuali, decise di andare contro i suoi stessi principi.
Il mondo di Diana era cambiato nel giro di istanti. Dall'essere così vicina a scoprire quel meraviglioso impero di cui suo padre le aveva tanto parlato, al ritrovarsi sola e in catene, venduta ad un padrone dall'attitudine fredda e scontrosa. Solo il suo intelletto e la sua conoscenza avrebbero potuto aiutarla nell'impervia strada verso la libertà, costellata di ostacoli, complotti e pericolosi intrecci politici.
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Jung Hoseok/ J-Hope, Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Hoseokie, balla con me. 

 

La donna dai lunghi capelli corvini gli afferrò le piccole mani, avvolgendole nelle sue come dei preziosi petali chiusi attorno al cuore di un fiore. Gli occhi del bambino caddero sul sorriso avvolgente e splendente come la luce del sole che vi era su quel viso così armonioso. 

 

-Bravo Hoseokie. Balla con me. 

 

La donna lo fece volteggiare insieme a lei, lasciando che i loro piedi li portassero in un girotondo infinito, di cui le loro mani allacciate erano il perno. Il bambino sentiva la testa girare buffamente, trasmettendogli una bizzarra euforia che lo portò a ridacchiare con la sua acuta vocina. Il vestito usurato di sua madre volteggiava intorno al suo corpo come la vela di una magica barca, mentre la sua treccia catturava la luce del sole a causa del piccolo fermaglio ornato da due graziosi fiori azzurri alla sua estremità. 

 

Sua madre era la donna più bella di Choson. Nessuno lo avrebbe mai convinto del contrario. 

 

E sua madre era anche la ballerina più leggiadra che avesse mai visto. 

 

-Fammi vedere, Hoseokie. Fammi vedere come balli- esclamò ad un certo punto, lasciando le sue piccole mani.

 

Il piccolo sollevò gli occhi confusi sulla donna, sentendo il corpo freddo e incerto dopo essere stato abbandonato dal confortante tocco di lei. La sua espressione doveva essere in qualche modo buffa, perché le sue orecchie percepirono diverse risate cariche di dolcezza. 

 

-Sì, facci vedere Hoseokie! 

 

Le donne intorno a lui lo incoraggiarono con larghi sorrisi e occhi scintillanti, alcune iniziando a battere le mani sostituendo il suono dei tamburi assenti. La voce di sua madre, a quel punto, intonò una melodia ripetitiva ma vivace, una che il piccolo aveva sentito diverse volte durante le feste in cui lei si esibiva. 

 

Timidamente, il piccolo iniziò a girare su se stesso, chiudendo gli occhi per non vedere gli sguardi curiosi che lo osservavano. Cercava di ricordare come si muoveva lei, quando con grazia volteggiava sul posto e sfoggiava ventagli con lunghe code di seta. Hoseok non sapeva ballare in altro modo, perciò iniziò a replicare quei movimenti che aveva visto così tante volte. Ancora con le palpebre serrate, sentì i sospiri deliziati delle donne che lo circondavano mentre il battito di mani si faceva sempre più incalzante. 

 

Il bambino seguì il ritmo dei tamburi invisibili, lasciò che la voce melodiosa muovesse i suoi arti mentre nella sua testa immaginava i flauti diventare sempre più acuti. Hoseok si fermò solo quando si accorse che il battito di mani era cessato e che la voce si era silenziata, lasciando il posto ad un allegro scroscio di applausi. 

 

-Il nostro Hoseokie ha un futuro. 

 

Sua madre annuì con fierezza all'affermazione della donna, mantenendo gli occhi sul piccolo che la guardava con timidezza e con mani conserte. 

 

-Vuoi diventare come la mamma, Hoseokie? Vuoi ballare anche tu? 

 

Il bambino scosse impetuosamente il capo in un assenso assai convinto, strappando una risata alla donna. 

 

-Allora la mamma ti insegnerà a ballare. Diventerai l'artista più richiesto di tutta Choson, il mio piccolo Hoseokie! 

 

Lui batté le mani impaziente, guardando la madre con aspettazione. 

 

-Ara... vuoi davvero questo per lui? 

 

Una voce sterile, contenente una punta di malinconia, strappò i due dal bozzolo di calore in cui erano rinchiusi. Sua madre si girò verso la donna che aveva parlato. Soyon, la ballerina più anziana della compagnia, li fissava con occhi socchiusi mentre rimaneva seduta contro il muro della sordida strada in cui risiedevano in quel periodo. 

 

-Non vorresti qualcosa di meglio per tuo figlio?- aggiunse con un'amarezza che fece contrarre le sopracciglia del bambino. 

 

Non capiva cosa stesse succedendo, ma percepì la mano di sua madre stringersi attorno alla propria, mentre la sua delicata bocca si irrigidiva in una smorfia che non gli piaceva. 

 

-Quali alternative ha?

 

La risposta di sua madre fece sollevare gli occhi del bambino su di lei. Sul suo viso si era dipinta un'espressione indecifrabile, una che lui non riusciva a capire. 

 

-Anche se lo volesse... non potrebbe fare altro. Nessuno gli darebbe un lavoro. Tanto vale fargli fare qualcosa che ama. 

 

Soyon scosse la testa ma non replicò. Hoseok la osservò in attesa di qualcosa, in attesa di qualcuno che gli spiegasse perché Soyon sembrasse triste. In attesa che qualcuno gli spiegasse perché gli splendenti occhi di sua madre si erano trasformati in braci di un focolare. Eppure, tutti tacquero. Poi, la donna con la mano avvolta attorno alla sua lo tirò a sé, sorridendogli come se nulla fosse successo. 

 

-Andiamo, Hoseokie. La mamma ti trasformerà nel miglior ballerino di Choson! 

 

 

 

I tamburi gli rimbombavano nel corpo, trasformando il battito del suo cuore affinché seguisse lo stesso martellante ritmo. I vestiti colorati che volteggiavano, creando sequenze di bianco, rosso e blu, gli cullavano lo sguardo. I ventagli spiegati erano come candide ali e Hoseok aveva l'impressione che un giorno o l'altro gli avrebbero davvero permesso di volare. Su, nel cielo, lontano da quella terra così piena di sordida sporcizia e di intolleranza. 

 

-Vuoi davvero questo per lui?

 

La voce femminile gorgheggiava in note basse e avvincenti, trasportandolo in uno stato di ipnosi in cui la sua mente rimaneva incastrata, lasciando che il suo corpo agisse di propria volontà. 

 

-Non vorresti qualcosa di meglio per tuo figlio?

 

Hoseok poteva sguazzare nell'ammirazione degli sguardi che lo circondavano. Occhi che lo guardavano con meraviglia, avida curiosità, talvolta cupidigia. Quegli sguardi che si trasformavano in disgusto, apatia, ribrezzo nel momento in cui la musica terminava. Quando la sua magia cessava e Hoseok non era più quella incantevole creatura che volteggiava in mezzo ad un cerchio di donne, ma tornava ad essere una nullità abbandonata sul ciglio della strada. 

 

Le persone lo ammiravano. Ma lo facevano solo fino a quando non ricordavano che era un reietto, uno scarto. Quando vedevano le tende sdrucite e bucherellate che costituivano la sua "casa" l'adorazione fuggiva dai loro occhi. E lui tornava ad essere un pezzo di sterco, qualcosa che le persone guardavano storcendo il naso e allontanandosi velocemente. 

 

D'altronde, lo sapevano tutti che cosa si dicesse degli artisti di strada. Vagabondi, che girovagavano di città in città con la scusa di esibirsi. Frottole. Erano solo ladri, che si approfittavano della distrazione della folla per infilare le loro sudice dita nelle loro vesti. Ostruivano le strade in cui piantavano i loro accampamenti precari, vivendo ammassati gli uni agli altri come animali. E le donne... non erano altro che prostitute viandanti. Lo sapevano tutti. Usavano la loro danza per attirare l'attenzione di uomini facoltosi, che poi le avrebbero invitate nelle loro dimore per poter ricevere le loro grazie in privato. 

 

E poi vedevano Hoseok. Un ragazzino di appena tredici anni che si esibiva in mezzo ad uno stuolo di donne. Ballando come una di loro. 

 

Nella compagnia di sua madre non c'erano ballerini maschi, perciò lui era cresciuto imparando l'unica danza che le componenti della sua famiglia così poco convenzionale conoscevano: quella femminile. 

 

Per la sua prima esibizione, Hoseok ricordava fin troppo lucidamente la meraviglia che aveva provato nel vedere il vestito che sua madre e il resto delle ballerine avevano cucito per lui, usando una stoffa fin troppo preziosa comprata con i pochi soldi che riuscirono a mettere insieme. 

 

Adorava la sensazione del tessuto sulla pelle, il modo in cui lo trasformava in qualcosa di diverso. Qualcosa di più. Quando indossava il suo pregiato vestito e iniziava ad esibirsi, non era più uno scarto sul ciglio della strada. Lui era la stella che faceva spalancare gli occhi degli osservatori in meraviglia. 

 

-Hoseokie... 

 

Il ragazzino dovette sbattere le palpebre un paio di volte. L'esibizione era finita. Il pubblico che si era radunato attorno a loro aveva già preso a disperdersi, lasciando la piazza vuota. Come il suo stomaco. 

 

-Andiamo Hoseokie. 

 

Gli occhi del ragazzino fissarono la donna che gli faceva cenno di seguire la compagnia, che si stava già disperdendo in cerca di un posto dove mangiare. E sua madre non era lì. Non era lo stesso. Ballare senza che lei fosse nel cerchio di danzatrici che volteggiavano attorno a lui era sbagliato. Come se un giorno all'improvviso il sole fosse sparito dal cielo. Hoseok provava un senso di vuoto che non riusciva a colmare neanche nell'estasi della musica e nel piacere della danza. 

 

Seguendo docilmente le donne della compagnia, strascicò i suoi passi in direzione del loro accampamento. Quelle poche persone che incrociarono nel tragitto lanciarono al gruppo sguardi indiscreti, malfidati, portando i propri piedi ad allontanarsi sempre di più. 

 

Hoseok a malapena li notò. Tutto ciò che aveva importanza in quel momento era tornare alla sua tenda. Non appena raggiunse la struttura e scostò il lembo di stoffa in cui consisteva la porta della loro precaria casa, vide il corpo debole e malnutrito abbandonato sul cumulo di stracci che costituiva il suo umile letto. 

 

-Hoseokie- affermò semplicemente le flebile voce. 

 

Sua madre, così bella e splendente, aveva preso ad assomigliare ad un uccellino smagrito e spennacchiato abbandonato a se stesso in un nido malandato. E il ragazzino non poteva fare a meno di deglutire un groppo di amarezza ogni volta che posava gli occhi su di lei. 

 

-Com'è andata l'esibizione?- riuscì a chiedere con un debole sorriso la donna. 

 

Hoseok annuì appena con la testa, senza confidare sufficientemente nella sua voce per pronunciare delle parole. 

 

-Come stai? 

 

Sua madre gli sorrise nuovamente ma non rispose alla sua domanda, limitandosi a piegare il capo con un'espressione sospesa tra l'ironia e la rassegnazione. 

 

"Come credi che stia..." 

 

Hoseok immaginava già le parole che avrebbe voluto pronunciare. E lui sapeva che l'unico motivo per cui non le proferiva era per non aggiungere altra sofferenza nel suo cuore. 

 

-Hoseokie, siediti qua per favore. 

 

Sua madre toccò brevemente un posto al suo fianco e il ragazzino obbedì, lasciando che il suo corpo si abbandonasse sul cumulo di stracci. 

 

-Tesoro mio... 

 

Lui aggrottò le sopracciglia. C'era qualcosa di pericolosamente triste nel modo in cui sua madre aveva iniziato la frase. Hoseok sapeva che destino la attendeva. Lo immaginava, anche se nessuno aveva il coraggio di dirglielo in faccia. Era già successo ad altre due ballerine della compagnia, di spegnersi in silenzio in giovane età. La fame, gli stenti e la loro precaria abitazione non erano condizioni favorevoli a una buona salute.

 

-Non so come dirtelo- ammise lei, abbassando gli occhi in modo che fossero il più lontani possibile da lui. 

 

Che cosa? Che cosa non sapeva come dire? Che sarebbe morta? Questo già lo sapeva! Non c'era la necessità di sbatterglielo sotto al naso. Hoseok tese la bocca in una linea sofferente, ricercando con avidità lo sguardo della donna affinché la conversazione finisse il prima possibile. 

 

-Hoseokie... non sono più nelle condizioni di viaggiare. 

 

Il ragazzino la fissò. I suoi occhi spalancati bruciavano, forse perché non riusciva a sbattere le palpebre. 

 

-Mamma... 

 

-No, Hoseokie. Ne ho già parlato con le altre. Sappiamo come vanno queste cose. Non rimane molto tempo e io rallenterei solo la compagnia. 

 

Hoseok sentiva gli occhi pizzicare ma si costrinse a parlare. 

 

-Mamma... 

 

-Le ragazze sono d'accordo. Voglio che tu...

 

-No. 

 

Sua madre lo guardò con una dolcezza che gli dava la nausea. Era l'ultima cosa che voleva vedere. L'ultima che voleva sentire. Immaginava già come sarebbe finita quella conversazione e di certo non le avrebbe dato modo di concludere la sua frase. 

 

-Ti prego, Hoseokie. 

 

-No- replicò fermamente. 

 

La sua voce tremava leggermente a causa delle lacrime che non poteva lasciare uscire ma riuscì comunque a pronunciare con aspra determinazione la sua risposta. Non c'era assolutamente nessun modo in cui lui avrebbe accettato. 

 

-Hoseokie... non puoi restare qua con me. Il tuo futuro è esibirti. Tu sei nato per questo. Ed è l'unico modo in cui potrai sostenerti. Se non parti assieme a loro, sarà difficile trovare un'altra compagnia che ti accetti.

 

-Ho detto di no, mamma. 

 

La spiegazione di sua madre non mosse minimamente la determinazione del ragazzino. Non esisteva un universo in cui lui l'avrebbe abbandonata a se stessa. 

 

-Hoseok...

 

-Non mi interessa del futuro. Adesso ci sei tu. Tu sei il mio presente e io vivo per questo. Per il mio presente. Non ti lascerò qui da sola, dovessero anche trascinarmi via. 

 

Gli occhi lucidi di Hoseok si fissarono in quelli malinconici della donna, inflessibili seppur sull'orlo delle lacrime. 

 

-Io resto qui.

 

 

ANGOLO AUTRICE 

 

OH BOY. Ci siamo. È iniziato l’atteso flashback nel passato di Hoseok e... sinceramente non vedevo l’ora. Ma vi avverto. Preparatevi perché il prossimo capitolo sarà una fucilata nelle costole XD no, davvero, chi mi segue da un po’ sa che amo un po’ di angst per torturare i miei personaggi (cioè, ho inventato sette scabrosi modi di uccidere i Bangtan nella mia prima storia, non so se mi spiego), ma con Hoseok ho riscoperto un lato sadico nascosto della mia personalità. Insomma... preparatevi perché sarà tosta. Tanto. 

   
 
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