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Autore: Dama delle Comete    30/04/2021    0 recensioni
Rapunzel conosce il paesaggio fuori dalla sua finestra come il suo stesso volto: se si mettesse una mano sugli occhi e si sedesse di fronte a un muro con i suoi colori, saprebbe dipingerne ogni dettaglio, ogni minuscolo particolare a memoria, da almeno due angolazioni, ventiquattro illuminazioni, cinque condizioni atmosferiche e quattro stagioni.
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Incorniciato dal brusio eccitato e impaziente dei popolani, all'ombra del crepuscolo inoltrato, Eugene è intento a guardare l'ennesima reazione della ragazza dai capelli dorati.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Flynn Rider/Eugene Fitzgerald, Rapunzel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Rapunzel conosce il paesaggio fuori dalla sua finestra come il suo stesso volto: se si mettesse una mano sugli occhi e si sedesse di fronte a un muro con i suoi colori, saprebbe dipingerne ogni dettaglio, ogni minuscolo particolare a memoria, da almeno due angolazioni, ventiquattro illuminazioni, cinque condizioni atmosferiche e quattro stagioni. Sa il punto esatto in cui sorge il sole ogni mattino, comprese le sue minime variazioni, sa in quali rami ci sono i nidi e di quali specie sono, sa quanti tipi di alberi crescono, quali fioriscono e quali perdono per primi le foglie, sa le posizioni delle stelle che punteggiano la sera e ne conosce la diversa luminosità. Una potrebbe essere un pianeta, lo ha letto in un libro una volta. O forse cento, o un milione. 
Quel rettangolo di paesaggio, quella vista mutevole e immobile è al tempo stesso la cosa più noiosa del mondo di Rapunzel e la più interessante. A differenza di casa sua, l'esterno cambia indipendentemente da lei, seguendo le proprie leggi. Lei non può esercitare nessuna influenza. Un giorno ha provato a lanciare un pezzetto di coccio nel rivolo d'acqua che bagna la valle, per vedere cosa si prova a intervenire sull'altro mondo, ma il frammento era troppo piccolo per provocare una reazione degna di nota. Uno scroscio inudibile ed era sparito nel fiume, come se non fosse mai esistito. 
Non ci ha più provato. 
Così, non potendo interagire davvero con il mondo fuori, ha continuato a dipingere sui muri figure, animali, forme, oggetti quotidiani, fiori, nuvole, stelle, autoritratti, vestiti, concetti, sogni. Tutto quello che Rapunzel conosce e apprezza è immortalato per sempre sulle sue pareti, un po' per combattere la noia, un po' per far sembrare le mura meno evidenti. Tutto tranne sua madre, che non le sembra giusto includere in un'opera così personale. Non che lei glielo abbia mai chiesto, in fondo sembra piuttosto felice di limitarsi a portarle colori nuovi, che finiscono sempre troppo presto. Rapunzel ha bisogno solo dei tre primari e parecchio bianco, il resto lo crea da sé. Il nero non lo usa mai. 
Col tempo ha finito per decorare anche i mobili, e i suoi oggetti preferiti. Ogni centimetro è diventato prezioso, per questo conserva con riguardo l'angolo sopra al caminetto, dove ha iniziato un disegno che le sembra troppo importante per essere terminato subito. Per il resto, lo spazio è finito, ma la sua voglia di esprimersi no. Resterebbe solo il gesto finale, ovvero uscire. 
Rapunzel ci pensa da un anno, ha pensato e ripensato a come affrontare la questione, si è immaginata mille conversazioni diverse e poche funzionano, ma ha un piano. 
Mancano poche settimane al suo diciottesimo compleanno, prima del quale ha intenzione di chiedere alla mamma di poter andare fuori dalla torre. Sarà duro e pericoloso, ma sente che con lei non le succederà nulla. Gothel è una donna forte, in fondo viaggia spesso da sola, quindi è perfettamente in grado di cavarsela. Rapunzel la ammira tanto, anche lei vorrebbe avventurarsi nel bosco senza timori, solo per un po'. Sarebbe un regalo di compleanno bellissimo. 
Vuole attraversare la foresta, uscire dalla vallata, conoscere animali che non siano il suo Pascal, bagnare i piedi nel fiume, inseguire gli insetti, correre sull'erba, arrampicarsi sugli alberi (sarebbe bravissima, sicuramente), cantare a squarciagola, dipingere le rocce grigie… Basta una parola di sua madre, e potrebbe fare tutto questo. Poi capirebbe che Rapunzel non è indifesa, anzi è molto più forte di quanto sembra, a forza di tirare su la madre per farla salire. 
La sua torre è bella, confortevole e colorata, ma  nei momenti in cui pensa al suo desiderio, la vista dalla finestra diventa luminosissima e stupenda, e in confronto casa sua sembra buia e morta, all'improvviso. 

Incorniciato dal brusio eccitato e impaziente dei popolani, all'ombra del crepuscolo inoltrato, Eugene è intento a guardare l'ennesima reazione della ragazza dai capelli dorati. 
Fin dal loro arrivo in città, è stata tutta un guarda lì!, hai visto quello?, e andiamo di là!, colma di quella gioia di vivere sul serio per la prima volta che trabocca e si riversa su chi le sta intorno, un morbo benigno impossibile da evitare. Guarda tutti gli angoli, estasiata dalle banalità del paese, indicando con l'indice ogni cosa bella o particolare che nota, come se ci tenesse che le veda anche lui. Ed ecco che d'improvviso le case diventano ville meravigliose, le fontane sono spettacolari, le botteghe sembrano racchiudere oggetti straordinari, gli addobbi rendono tutto magico, le persone sono strane e interessanti e l'aria sa di zucchero e aspettativa. 
Rapunzel non si lascia intimidire dagli sguardi curiosi, sbiechi, o nel peggiore dei casi derisori, invece sorride a tutti e chiede il permesso di passare tra loro, incantata dagli scaffali di libri dietro una vetrina lucida. 
Non sembra essere stata più felice, e Eugene (questo è il suo nome, da quella sera nel bosco non gli importa un fico secco di cosa ha sempre rappresentato, conta solo l'io preferisco Eugene, a Flynn di lei, e nient'altro) non riesce a fermare il sorriso nel vedere l'espressione di Rapunzel mentre mangia un dolcetto che le ha comprato. Ha addentato la pasta in un morso troppo grande e ora boccheggia dopo aver trovato la crema bollente al centro, sventolando una mano davanti alla bocca, ma ha gli occhi che brillano. Resiste all'impulso di scostarle una ciocca di quei dannati capelli dalla fronte, che le oscurano spesso il volto nonostante la treccia, e la guarda pulirsi le labbra dalle briciole. 
"Scotta!" constata l'ovvio la ragazza. Eugene si è abituato alla rana cangiante, perfino al cavallo pazzo, ma non a certe sue reazioni, sempre genuine e sincere. "La mamma mi direbbe di non ingozzarmi, se fosse qui." 
Gli angoli delle sue labbra crollano un po', e abbassa il viso. Il ritratto che Eugene si è costruito della donna, seguendo i bocconi di informazioni lasciati qui e là, è contrastante e poco lusinghiero. Ha l'impressione che la tratti freddamente e che voglia tenere il suo dono per sé. Non ha la minima voglia di conoscerla. 
"Adesso puoi fare quello che ti pare" dice a Rapunzel. Lei gli sorride e si risolleva, spazzando via gli ultimi resti del dolce dalla gonna. È ancora sporca di pittura viola da quando ha dipinto la piccola piazza con i bambini, ma non sembra curarsene. È bellissima, così a Eugene sfugge un "Stai bene con i capelli raccolti." 
Rapunzel arrossisce e nasconde le mani dietro la schiena come una ladra, come se non fosse minimamente abituata ai complimenti. Eugene si concede di odiare quella Gothel giusto un po' di più
Il passaggio di due guardie dall'aria annoiata gli ricorda che il rischio è dietro l'angolo, quindi prende la mano della ragazza e la trascina lontano, in una vietta adombrata. Lei ride e corre con lui, ignara del pericolo a cui si espone stando insieme a un ricercato. 
Dalla piazza da cui stanno scappando si diffonde una melodia che pare un sussurro, per poi diventare musica, così Eugene segue Rapunzel, che ha tutta l'aria di voler tornare, attirata dalla canzone gioiosa. Gli ha preso la mano, e insieme riescono a fare il giro per sbucare nuovamente al centro della città ai piedi del castello da cui è scappato appena qualche giorno fa. 
Le note si fanno più incalzanti. Rapunzel si butta nel bel mezzo della piazza e comincia ad esibirsi in piroette entusiaste, facendo vorticare la treccia dietro di sé. Presto, altri popolani la imitano, le danze si aprono. 
La ragazza si volta verso Eugene e gli fa cenno di unirsi a lei. 
Lui viene spinto nel cerchio danzante contro la sua volontà e viene trasportato nella coreografia, lasciandosi contagiare da quella momentanea spensieratezza.
Sta calando la sera, tra poco le lanterne si alzeranno nel cielo e il loro patto sarà concluso. Lui riavrà la borsa — riavrà la corona rubata — e le loro strade si divideranno per sempre. Eugene Fitzherbert tornerà ad essere Flynn Rider. 
In cuor suo, pensa mentre si ritrova davanti al viso arrossato di Rapunzel col fiatone, spera che quel momento non arrivi mai. 
Purtroppo, qualcuno sta alzando la voce per farsi sentire da tutta la piazza. 
"Alle barche!" chiama. 

  
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