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Autore: Zoraya    01/05/2021    0 recensioni
Dal capitolo 2: "Nel momento in cui sollevarono lo sguardo, poterono tutte vedere un ragazzo dai capelli ora come i ciliegi in primavera, che era tenuto sospeso nel vuoto da un altro ragazzo. Il primo si divincolava e urlava la sua furia all’altro che si limitava a sbuffare.
-Piantala, deficiente!- lo rimbrottò, cercando di nascondere un ghigno di puro divertimento.
-Guarda che cretini!- esclamò Erza, a quel punto, buttando il proprio pranzo in terra, nella foga di alzarsi e correre sul tetto. Anche Mirajane, compagna di classe di Erza, si alzò, con più calma rispetto alla sua amica e si spostò leggermente in avanti, in modo da essere ben visibile dal tetto."
Una famiglia unita, amici fantastici e una vita che sembra fatta proprio per lei. E allora perché nei suoi incubi Lucy si sente stranamente al sicuro? Cosa nasconde quella vita così perfetta?
La vita che sta vivendo sembra sovrapporsi ad un'altra, piuttosto familiare...
Genere: Angst, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy Heartphilia, Natsu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Lascia questo mondo, Lucy Heartphilia. Dimentica. La realtà non è questa.-. La voce dell’uomo continuava a rimbombarle nella scatola cranica. Lucy si inginocchiò, senza forze. Si sentiva come se le stessero prosciugando tutte le energie e non riusciva a stare in piedi. Il dolore che sentiva in tutto il corpo, poi, non la aiutava. L’odore del fumo e della cenere le chiudeva la gola e le faceva bruciare gli occhi.
-Io non voglio stare qui.- lo stava supplicando, la voce rotta dal pianto che sentiva arrivare. Era così sola all’interno della sua mente e non voleva più esserlo. Voleva Natsu, aveva bisogno di lui ed era egoista a pensarlo, lo sapeva, ma non poteva farne a meno. Lui era entrato nella sua vita e Lucy non poteva farne più a meno ora.
-E allora va’. Torna alla tua vita.- le disse e le voltò le spalle, come se per lui la conversazione fosse finita, ma
Lucy non aveva avuto alcuna risposta.
Si fece forza e si alzò, stringendo i pugni, fino a conficcarsi le unghie nella carne.
-Come?- chiese, proiettando il suo pensiero verso quell’uomo che si fermò, ma rimase voltato, in modo da darle le spalle.
-Accetta. Non puoi più tornare indietro.-. Lucy scosse la testa, cercando di liberare i suoi pensieri dall’intorpidimento che le stava avvolgendo il cervello.
-Natsu.-. Fu l’unico pensiero che riuscì a formulare. L’uomo si girò e la guardò a lungo, senza commentare. La ragazza sentì le lacrime scendere lungo le guance.
-Natsu!- esclamò, non solo con il pensiero, ma anche con la voce. Tutto in lei cercava il ragazzo, tutto urlava il suo nome.
-Non è qui. Non arriverà, stavolta.- disse. -Cercalo nella tua realtà.-.
-LUCY!-. La voce di Natsu la fece trasalire ed entrambi si guardarono intorno. L’uomo, che era stato impassibile fino a quel momento, appariva quasi sconvolto e Lucy sentì rinascere la speranza nel suo cuore.
-NATSU!- urlò lei in risposta, il tono che tradiva una profonda felicità. Lui era lì, anche quella volta. L’avrebbe salvata, come l’aveva salvata in tutte le loro battaglie. Battaglie.
Perché questa parola, nella sua mente, non aveva un significato metaforico? Sembrava stesse parlando di battaglie reali, come quella che si stava combattendo nel suo sogno.
-LUI NON È QUI!- urlò l’uomo, colmando la distanza tra loro due e afferrandola per le spalle. Lucy urlò di dolore quando sentì le mani dell’uomo su di lei.
-Sta arrivando.- disse la ragazza con una sicurezza che non sapeva spiegarsi neanche lei. L’uomo la strinse ancora più forte e lei urlò di nuovo, mentre sentiva l’osso scricchiolare.
-Non lo vedrai.- la minacciò, a bassa voce, con un ghigno. Sollevò la mano destra e la colpì in pieno viso. Lucy avvertì solo un calore intenso e un dolore bruciante che la fecero svenire.
 
 
Si svegliò di colpo, stavolta senza urlare. Non riusciva a parlare né a muoversi. La sua gola era chiusa da un nodo doloroso di lacrime e sentiva il sapore del sangue. Lucy ansimò, nel buio della sua stanza, mentre brividi freddi le attraversavano il corpo, dalle spalle ai piedi. Era strano quello che le stava accadendo recentemente. Era passata dall’avere sogni e visioni confusi e poco precisi a vedere veri e propri scenari di guerra e il tutto nel giro di pochi giorni. Come nel sogno, anche ora, nel suo letto, Lucy si sentiva senza forze, come se quell’uomo le avesse preso tutto.
 
Lucy cercò nel buio il soffitto della sua stanza, visto che l’unica cosa che riusciva a fare era muovere gli occhi. Aveva la fronte imperlata di sudore freddo e sentiva un peso sul petto.
“Natsu.” pensò, come se bastasse quello per farlo comparire lì, nel suo letto, ad abbracciarla per tutta la notte, fino a farle passare quell’immobilità e quel dolore che all’improvviso era arrivato. Le avrebbe strappato un gemito se avesse avuto ancora il controllo delle sue corde vocali.
Natsu. Natsu! NATSU!
Lo cercava anche in quelle condizioni, lo cercava costantemente. Perfino nei sogni sapeva che lui sarebbe arrivato. Lucy serrò le palpebre, l’unica parte del corpo che riusciva a muovere, e prese coscienza di ogni singola parte di se stessa, di ogni muscolo e di ogni organo. Tutto di lei urlava dal dolore, ma lei non riusciva a chiamare nessuno per chiedere aiuto. Stava male, peggio di quanto fosse mai stata nella sua vita. Lucy sentì le lacrime scenderle lungo le guance e finirle nei capelli e sul cuscino. Il respiro divenne affannoso e il cuore si contrasse violentemente. Il senso di nausea prese il posto del vuoto che sentiva all’altezza dello stomaco.
Non voleva stare da sola, ma anche piangere la stava stancando e la ragazza crollò di nuovo in un sonno profondo, stavolta senza sogni.
 
 
-Lucy! Ehi! Lucy?-. La voce di Natsu la stava chiamando, bassa, come se avesse paura di romperla. Lucy aprì a fatica gli occhi, ma li richiuse immediatamente. La luce li faceva bruciare. Sentì dei rumori intorno a sé e un singhiozzo sfuggire a qualcuno.
-Puoi aprire gli occhi ora.- le disse ancora Natsu, dolce e con un tono di voce soffice. La ragazza obbedì e lo mise a fuoco. Lui era seduto accanto a lei, vestito con la divisa della scuola. La guardava sorridendo, ma nei suoi occhi Lucy poté vedere la preoccupazione.
-Ciao!- sussurrò il ragazzo, accarezzandole i capelli. Lucy sorrise e aprì la bocca per rispondere, ma neanche un suono uscì dalle sue labbra. Sentì un altro singhiozzo e voltò la testa verso la fonte. Sua madre la stava guardando e la vide cercare di trattenere le lacrime, premendosi una mano sulla bocca.
 
Lucy fece per parlare ancora, stavolta rivolta alla madre, ma, di nuovo, non riuscì ad emettere un suono. Si agitò, cercando di mettersi seduta e tentando di togliersi di dosso le coperte, ma Natsu la afferrò per le spalle, facendole girare la testa per l’improvviso ricordo che l’aveva investita con la forza di un treno.
-Tranquilla, va tutto bene.- sussurrò Natsu e lei si lasciò spingere di nuovo verso i morbidi cuscini. Layla si avvicinò e le prese la mano libera, cercando di sorridere rassicurante.
-Stanotte non ti ho sentito urlare e pensavo andasse tutto bene. Dovevo comunque venire a controllare.- disse la donna a Natsu, ma lui scosse la testa in segno di diniego.
-Non è colpa tua.- la rassicurò.
-Devo avvisare Jude.- disse Layla, prendendo il cellulare e allontanandosi. Jude era partito per un incontro di lavoro il giorno prima e stava tornando a casa da quando l’avevano chiamato per dirgli che Lucy non riusciva a svegliarsi.
-Ci sono io qui.- disse Natsu, tutta la sua attenzione già rivolta a Lucy che lo guardava con la fronte corrugata per l’ansia.
 
-Ehi, oggi restiamo a casa, va bene? Io, te e tua mamma. Che ne pensi?- le chiese, continuando ad accarezzarle il viso. Lucy si sforzò di sorridere e annuì. Gli prese la mano destra e la strinse piano. Natsu si stese accanto a lei e le passò il pollice sul dorso della mano.
-Ho chiamato Erza, le ho detto che ti senti poco bene. Avvertirà lei l’insegnante.- continuò ad aggiornarla il ragazzo. Lucy annuì di nuovo, ricacciando indietro le lacrime. Natsu era lì, accanto a lei e stava cercando di aiutarla; lei doveva farsi forza.
-Tua mamma ha chiamato un medico che ha detto che si tratta di una sorta di shock post-traumatico. Non sa a cosa sia dovuto, ma ha lasciato il numero di uno psichiatra, così potete chiamarlo. Lui può aiutarti.-.
 
Natsu parlava solo per riempire il silenzio e Lucy lo sapeva. Era preoccupato e stava fingendo che tutto andasse bene, solo per lei. Il ragazzo si spostò e poggiò la testa nell’incavo del suo collo, respirando l’odore della ragazza. Lucy sorrise quando il fiato del ragazzo le solleticò la pelle.
-Lucy, c’è un’altra cosa che voglio dirti.- iniziò Natsu dopo qualche istante di silenzio, nascondendo maggiormente il volto. La ragazza chiuse gli occhi e sentì la nausea salirle lungo l’esofago a causa della sensazione di déjà-vu che le si palesò sotto forma di un’immagine che le invase la mente: lei piangeva e stringeva a sé Natsu in una stanza che non conosceva; lui la teneva all’altezza delle spalle e le rivolgeva uno sguardo serio, mentre le diceva le esatte parole che aveva appena pronunciato. Lui probabilmente si accorse di qualcosa, perché si tirò su e la guardò preoccupato.
-Tutto bene?- le chiese. Lucy si sforzò di annuire e di ignorare il nodo allo stomaco e la nausea.
-Ne parliamo quando stai meglio, va bene?-. Natsu le sorrise e si appoggiò di nuovo a livello del collo della ragazza. Lucy sospirò.
-Hai visto di nuovo quell’uomo, vero?- chiese lui. La ragazza gli strinse la mano.
-Lo prendo per un sì.- commentò Natsu. Non disse nulla per un po’, lasciando che il silenzio intorno a loro fosse rotto solo dai rumori della strada e dai loro respiri lievi. Lucy fece per attirare l’attenzione del ragazzo, ma poi sentì il suo respiro profondo e allora rimase immobile, sorridendo dolcemente. Natsu si era addormentato accanto a lei e non se la sentiva proprio di disturbarlo. Alla fine, bastava che lui fosse lì per farla stare meglio. Il suo calore la stava già facendo rilassare e il suo respiro tranquillo la faceva sentire a casa.
 
La porta si aprì pochi istanti dopo e Layla entrò nella stanza.
-Dorme?- chiese dolcemente e si avvicinò ai due ragazzi. Lucy la guardò dal basso e vide la tenerezza con cui lei li guardava entrambi. Layla si sedette sul bordo del letto, nel lato non occupato da Natsu.
-Era preoccupatissimo stamattina. Ha detto che ha provato a chiamarti e che non hai risposto. Ho visto il tuo cellulare. Ti ha chiamato stanotte.- le disse, con un tono di voce leggero, come se non volesse scoprire qualcosa del loro rapporto. Lucy inarcò le sopracciglia e aprì la bocca per tentare di rispondere, ma non uscì neanche un suono. Layla le accarezzò una guancia e corrugò la fronte.
-Tranquilla, amore mio. Mi racconterai tutto un altro giorno.- le disse. Lucy sorrise e Natsu si mosse leggermente nel sonno, borbottando qualcosa che riguardava Happy. Layla si lasciò andare ad una risatina e si allungò per accarezzare i capelli del ragazzo, con la stessa dolcezza con cui prima aveva accarezzato la figlia.
 
-Tuo padre sta tornando a casa. Ha detto che ti porterà dai migliori specialisti di medicina di tutta Earthland.- comunicò Layla e si rigirò tra le mani il cellulare. Aveva, ovviamente, appoggiato l’idea di suo marito, ma non poteva fare a meno di sentire un certo senso di colpa: era lei quella che aveva la salute peggiore in famiglia, quindi erano i suoi geni quelli che stavano causando problemi alla sua bambina. Lo aveva detto anche a Natsu quella mattina, quando si era trovata sola ad aspettare l’arrivo del medico. Lui l’aveva abbracciata e l’aveva rassicurata. In realtà le aveva detto che era una stupida a pensare quello di sé e che ora sapeva da chi Lucy avesse preso quel lato assurdo del suo carattere. Era stata contenta che ci fosse almeno lui accanto a lei, perché, nonostante fosse solo un ragazzo, le era stato di grande aiuto.
-Sono un po’ egoista se ti dico che sono felice che Natsu sia qui invece di essere a scuola?- chiese Layla a Lucy. La ragazza sorrise di nuovo e scosse la testa.
 
Appoggiò a sua volta la mano sulla testa del ragazzo, ma non si limitò ad una carezza leggera, come la madre. Lucy immerse le dita nei capelli rosa di Natsu e giocò con le ciocche, arricciandole intorno al suo indice. Natsu si spinse maggiormente contro di lei con un sospiro che si infranse sulla sua pelle. Layla sorrise ancora nel vederli così vicini e nel vedere la figlia più tranquilla rispetto a quando si era svegliata quella mattina.
Natsu era sempre stato in grado di far rilassare Lucy, di farla sentire al sicuro, ma aveva anche l’assurda capacità di farla innervosire e impazzire. La ragazza era tornata a casa più volte arrabbiata con lui, perché le aveva lanciato addosso palloncini pieni d’acqua in pieno inverno o perché era piombato nella sua aula durante la lezione e aveva cercato di portarla fuori con lui, che era stato cacciato dalla propria classe e si annoiava… questo aveva fatto più volte innervosire Jude che aveva imposto a Lucy il divieto di parlare con Natsu.
Layla aveva sempre osservato padre e figlia discutere su quel punto e Lucy difendere a spada tratta il ragazzo che aveva insultato fino a poco prima. Non aveva potuto fare a meno di sorridere, così come non riusciva a non sorridere in quel momento: si era accorta della verità prima ancora che se ne rendesse conto sua figlia e, sicuramente, prima di Jude che aveva imparato ad accettare Natsu, pur guardandolo ancora storto quando si permetteva delle libertà con Lucy.
Lucy si era innamorata di Natsu e Jude, inconsciamente, sapeva che Natsu avrebbe portato la ragazza via da loro.
 
Layla osservò il viso stanco della figlia, mentre lei era rivolta ancora verso Natsu che aveva chiamato il suo nome durante il sonno. La vide sorridere serena, come non lo era mai stata e sospirò di sollievo. Si alzò dal letto.
-Vado a prepararvi qualcosa da mangiare.- disse, rassicurante. Voleva uscire dalla stanza e lasciarli da soli. Sua figlia era in buone mani e lei era di troppo in quella situazione. Lucy annuì, senza distogliere lo sguardo dal ragazzo che continuava a dormire.
Le occhiaie di Natsu erano evidenti perfino in quel momento, così come il suo essere irrequieto e preoccupato. Poco prima aveva mormorato il suo nome e Lucy non aveva potuto esimersi dall’arrossire leggermente, ma poi si era accorta del tono di voce del ragazzo e dall’espressione che aveva assunto. Qualunque fosse la cosa che sognava, non era niente di piacevole.
 
Riprese ad accarezzargli i capelli, nel tentativo di donargli quella calma che lui sembrava sempre pronto a dare a lei. Eppure… Lucy non poteva fare a meno di pensarci, quella mattina, ma c’era qualcosa di strano in quella situazione, anche se non riusciva a comprendere cosa fosse. Natsu era sempre stata una delle poche persone in grado di calmarla e rasserenarla, ma la calma che sentiva in quel momento era totalmente diversa da quella che aveva sentito durante il sogno, quando la voce dell’altro Natsu aveva urlato il suo nome. Nel suo sogno, quando aveva capito che lui era vicino, si era sentita al sicuro, in pace, davvero tranquilla, come non lo era in quel momento. Aveva passato la vita con la sensazione di essere sbagliata, di non essere al posto giusto e quella notte, nonostante il terrore, si era sentita davvero a casa. C’era qualcosa che non andava in lei?
 
Natsu sbuffò nel sonno, riportandola alla realtà e scacciando, momentaneamente, quella sensazione che sentiva nello stomaco. Riportò la sua attenzione su di lui, sulla linea della mascella, sulle labbra socchiuse che aveva sempre immaginato di poter baciare, sulle occhiaie che la fecero sentire in colpa e sugli occhi, che in quel momento la stavano fissando interrogativi. Lucy arrossì violentemente, colta sul fatto e tentò di distogliere lo guardo, ma il ragazzo si tirò a sedere, ancora mezzo intontito dal sonno.
 
-Mi sono addormentato.- la informò, come se lei non se ne fosse accorta, con la voce impastata. Lucy inarcò le sopracciglia e gli sorrise. Si sentiva ancora debole, ma sentiva anche un leggero calore nello stomaco e su lungo la gola. Natsu sbatté più volte le palpebre e si guardò intorno.
-Dov’è tua madre?- chiese, quando si rese conto che mancava qualcuno lì. Lucy indicò la porta. Il ragazzo si avvicinò all’improvviso, facendola arrossire violentemente.
-Siamo soli, quindi.- commentò, senza distogliere l’attenzione dal viso della ragazza.
-Lucy.- la chiamò, deciso. Aveva serrato i denti e stretto i pugni e la guardava come guardava le squadre più forti che affrontava: un misto di determinazione e sfida che le fece inarcare le sopracciglia dalla sorpresa.
-Dobbiamo parlare. Cioè, io devo parlare, tu devi ascoltare.- disse, dopo un secondo di silenzio. -Devo dirti una cosa. Devo dirtela da un po’, ma non ci sono mai riuscito e dopo la tua reazione a quello che hanno detto Gray e Gajeel l’altro giorno… Sto parlando troppo e io non sono bravo.-. Si passò una mano tra i capelli, tirandoli fin quasi a strapparli.
-Non sono bravo ad usare le parole, lo sai. Sei tu quella intelligente tra i due, ma…-. Natsu sbuffò e aprì e chiuse le mani più volte. Lucy gli sorrise, incoraggiante. Il suo cuore aveva accelerato i battiti, anche se una parte di lei cercava di riportarla con i piedi per terra e di strapparla all’eventuale delusione che avrebbe avuto. Non era certo che Natsu stesse per dichiararsi, anzi, probabilmente le stava per dire tutt’altro.
-Lucy, io mi sono…- si interruppe e le afferrò una mano, come se avesse paura che lei andasse via. -Mi sono innamorato di te.- disse tutto d’un fiato, arrossendo e distogliendo lo sguardo da lei. Il sorriso di Lucy si allargò maggiormente, mentre lei sentiva il cuore esplodere per la gioia di quel momento. Era da quando lo aveva conosciuto che non aspettava altro che quello. Le sfuggì una risatina dalle labbra e se ne stupì lei per prima: non credeva di essere in grado di parlare, quel giorno. Natsu la guardò con un misto di ansia, terrore e preoccupazione negli occhi.
-A…- la ragazza si schiarì la voce arrochita e riprovò: -Anche io.- riuscì a dire, seppur con tanta difficoltà. Il ragazzo le strinse la mano mentre un sorriso immenso gli illuminava il viso.
-Davvero?- soffiò, incredulo, avvicinandosi e poggiando la fronte su quella della ragazza. Lei annuì e gli strinse più forte la mano.
-Credevo che… se Zeref mi sveglia lo uccido.- brontolò e Lucy rise, senza staccarsi da lui.
 
Natsu le lanciò uno sguardo di sottecchi. Non riusciva a smettere di sorridere e sembrava che fosse lo stesso anche per lei.
-Ora puoi lasciarlo andare, Lucy.- disse il ragazzo. Lucy si tirò indietro, come se fosse stata scottata e lo guardò, sconcertata.
-Eh?- chiese. La voce le usciva ancora gracchiante e la ragazza tossì.
-Ho detto che ora puoi parlare. Che succede?-. Natsu la guardava stranito e Lucy scosse la testa.
-Niente. Mal di testa.- mentì, rapida, e si riavvicinò a lui, che le sorrise, non del tutto convinto.
-Vuoi uscire un po’ dalla stanza?- le chiese e le mise una mano sulla fronte.
-Andiamo giù.- disse lei e spostò le coperte, mostrandosi al ragazzo in pigiama. Nessuno dei due ci fece realmente caso, erano piuttosto abituati a quelle situazioni, ma stavolta Natsu le porse la vestaglia abbandonata i piedi del letto. Lucy lo guardò stranita. Una parte di lei sentiva che era strana questa reazione del ragazzo, che non si era mai mostrato così pudico come quel giorno, sorprendendola anche in situazioni più imbarazzanti. Come dimenticare quella volta in cui era entrato nello spogliatoio femminile, mentre lei e le sue compagne si stavano cambiando, solo perché quella mattina si era dimenticato di raccontarle ella sgridata che si era beccato il giorno prima?
 
Natsu si strinse nelle spalle, di fronte allo sguardo di lei.
-Non voglio che tuo padre mi picchi già per partito preso.- commentò e le aprì la porta, precedendola giù per le scale. Lucy sorrise, mentre la sensazione di straniamento, che aveva provato poco prima, svaniva senza lasciare quasi traccia.
-Siamo qui.- annunciò Natsu, aprendo le porte della cucina. Virgo, che stava mettendo la colazione su un vassoio per portarlo da lei, sollevò lo sguardo e strinse le mani l’una all’altra.
-Hime-san! Vi siete alzata! Sono così contenta che vorrei una punizione!- esclamò. Natsu sorrise allegro, pur essendo un po’ preoccupato per quelle strambe manie della cameriera, e si avvicinò al tavolo.
-Cosa si mangia?- chiese, proprio mentre entrava anche Layla, richiamata dalle esclamazioni di Virgo.
-Ehi, sei in piedi!- le disse e le si avvicinò. Lucy sorrise e strinse le mani della madre.
-Mi sto riprendendo.- disse, con ancora la voce un po’ roca. Se la schiarì per l’ennesima volta, cogliendo lo sguardo ancora preoccupato di Natsu, che si era girato a guardarla.
-Virgo vi stava portando da mangiare su, ma potreste restare qui, a questo punto.- propose Layla.
 
Era ancora spaventata da quello che era accaduto a sua figlia e le bastò scambiare un’occhiata con il ragazzo per sapere che neanche lui si era tranquillizzato.
 -Te la senti di raccontarci quello che è successo stanotte?- chiese Layla, gentilmente. Accompagnò la figlia al tavolo per la colazione e si sedette accanto a lei. Virgo, intanto, si era dileguata, dopo aver lasciato del latte caldo e un dolce al cioccolato, immediatamente attaccato da Natsu.
-Ho fatto un sogno. Un altro di quei sogni che faccio tutte le notti, ma stavolta…-. Lucy si interruppe, cercando di mettere insieme quello che aveva visto nel sogno. Era diventato tutto abbastanza confuso rispetto a quella mattina. Quello che le era chiaro era la sensazione di dolore e straniamento che aveva percepito, oltre alla stanchezza che l’aveva privata di tutte le forze. Natsu smise di mangiare, rivolgendole uno sguardo al di sopra della tazza che aveva preso. Layla gli scoccò un’occhiata preoccupata.
-Che è successo questa volta?- chiese la donna e strinse con forza la mano della figlia.
-È stato più duro del solito. Era così reale e… non lo so, mi sono sentita all’improvviso privata di tutta la mia forza.- concluse la ragazza, mentre si lasciava condurre dalla madre verso il tavolo.
-Non mi piace per niente questa situazione.- commentò la donna, sedendosi proprio accanto a lei. Natsu posò la tazza sul tavolo, richiamando involontariamente l’attenzione delle due.
Si grattò la testa, imbarazzato, e fece il suo più bel sorriso allegro.
-Scusate!- disse. Layla sorrise e abbassò lo sguardo sulle mani della figlia che ancora tremavano leggermente.
-No, hai ragione. Lucy, dovresti mangiare qualcosa. Ne parliamo con tuo padre quando torna.-. Lucy annuì e fece per prendere il bicchiere davanti a lei, quando una voce la gelò sul posto.
 
Questa è la tua vita, Lucy. Guarda a cosa stai rinunciando.
La voce era suadente, seducente, ben diversa da quella che popolava i suoi incubi, ma altrettanto spaventosa. Era la voce di una donna che era sicura di non conoscere. Rimase immobile, con il braccio a mezz’aria e lo sguardo perso nel vuoto. Sentiva di nuovo quel cupo terrore, che popolava di solito le sue notti, invaderle il petto.
-Lucy!- la voce di Natsu la riportò alla realtà e si rese conto di essersi immobilizzata con il braccio a mezz’aria e lo sguardo perso nel vuoto.
-Lucy!- sua madre si era aggrappata alla sua vestaglia e la guardava spaventata. Lucy sbatté le palpebre un paio di volte, per tornare in sé e poi si sforzò di sorridere.
-Scusate, ho avuto una fitta alla testa.- mentì, cercando di essere il più convincente possibile. Natsu, che era in piedi dall’altra parte del tavolo, fece il giro e si sedette sui talloni, proprio accanto a lei. la stava scrutando, con uno sguardo così preoccupato da farla sentire in colpa e felice al tempo stesso.
-Non stai per niente bene, Lucy. Dovresti tornare a letto.- le disse, deciso. Layla annuì, concorde.
-No, davvero! Ho solo bisogno di un po’ d’aria.- replicò Lucy, con il suo sorriso più rassicurante.
-Non starai mai bene se non accetti che questa è la tua vita.- le disse la madre. Lucy sbiancò e strinse forte i pugni.
-Cosa?- si sforzò di chiedere, quasi senza fiato.
-Ho detto che devi imparare ad accettare che stai male per poter guarire. Ti devi rendere conto delle tue difficoltà, altrimenti come farai ad affrontarle?- rispose la madre, sempre più preoccupata. Lucy riprese a respirare con calma. Erano solo gli strascichi del sogno, niente di più. Doveva solo calmarsi.
-Scusa, avevo capito male.- si giustificò.
 
Natsu strinse la mascella e in un rapido scatto se la caricò sulle spalle.
-Andiamo su.- disse soltanto, avviandosi verso le scale, ignorando le proteste della ragazza. Layla prese un vassoio con il succo e la torta preferita dalla figlia e li seguì. Avrebbero aspettato Jude di sopra. L’uomo l’aveva chiamata poco prima e le aveva detto di aver incontrato un medico estremamente bravo che si diceva esperto nella patologia della figlia. Layla lo sperava davvero, perché era un dolore continuo vederla in quello stato.
-Non c’era bisogno.- brontolò Lucy, dopo essersi messa a letto. Lanciò uno sguardo minaccioso a Natsu che si era avvicinato e incrociò le braccia sotto al seno.
-Tesoro, siamo solo preoccupati per te.- le fece notare Layla che riuscì a mettersi seduta accanto alla figlia e a poggiarle il vassoio sulle gambe. La ragazza non riuscì a mantenere l’espressione minacciosa anche con la madre, ma non sciolse comunque l’intreccio delle sue braccia. Natsu sbuffò e si appoggiò al muro con la schiena.
 
Lucy gli scoccò un altro sguardo risentito, ma non riuscì a mantenere a lungo il suo cipiglio arrabbiato. Natsu era palesemente spaventato da quello che le stava accadendo e da una parte lei non poteva dargli torto. Era preoccupata anche lei e aveva avuto paura ogni volta che erano andati da qualche medico. Qualsiasi cosa fosse quello che le stava accadendo, non poteva essere niente di bello o piacevole. Layla le accarezzò il braccio e le sorrise, rassicurante. La ragazza annuì, capendo al volo quello che le voleva dire la madre e sorrise al ragazzo. Lui si avvicinò e si sedette in terra, con la schiena appoggiata al comodino.
 
Natsu prese un respiro profondo, deciso a rompere quel muro di tensione e silenzio che si era creato. A lui non piaceva il silenzio.
-Ieri Zeref ha passato tutto il pomeriggio al telefono.- buttò lì, con uno sguardo furbo. Lucy spalancò gli occhi e sorrise allegra.
-Hai indagato, spero.-. Layla inarcò un sopracciglio e scosse la testa. Aveva capito quello che stava cercando di fare Natsu e gliene era grata, ma non riusciva comunque a rilassarsi.
-Ovviamente! Gli ho rubato il telefono mentre era sotto la doccia.- continuò a raccontare Natsu, soddisfatto di sé.
-E che hai trovato?-. Lucy era curiosa. Non si aspettava certo quel risvolto nella vita di Zeref, che di solito era estremamente solitario e non sembrava interessato ad aver alcun tipo di relazione.
-Pare che si senta regolarmente con una certa Mavis. Dovresti leggere i messaggi che si mandano! Zeref è così sfacciato!- esclamò il ragazzo e cercò la mano di Lucy, stringendola piano. -L’ha contattata per chiederle l’orario delle lezioni.-
-Aspetta! Zeref?! Ma se sa perfino l’orario delle tue di lezioni!- lo interruppe Lucy, completamente presa dal racconto. Layla sorrise, dolcemente. Si sentiva un po’ di troppo tra loro due, ma non aveva la forza di allontanarsi da lì. Non riusciva a lasciare il letto della figlia. Aveva un brutto presentimento.
-Eh! Appunto! Era solo una scusa. Non pensavo che sarebbe stato così deciso.- esclamò ancora Natsu.
-E poi? Che altro le ha detto?-
-Le ha chiesto di prendere un caffè insieme per ringraziarla “per il suo prezioso aiuto”. Le diceva che non avrebbe saputo come fare se lei non gli avesse risposto!-. Natsu mosse la mano libera per fare le virgolette in aria, nel citare quello che suo fratello aveva scritto nel messaggio.
-E poi niente, a quanto pare l’appuntamento è andato bene e ora si sentono e si vedono spesso.- concluse, tagliando corto. Non voleva davvero raccontare a Lucy tutto quello che aveva letto e che lo faceva arrossire ancora.
 
Lucy stava per chiedergli altri dettagli, quando il rumore della porta che sbatteva li fece irrigidire tutti. Da sopra riuscirono a sentire la voce di Jude che spiegava qualcosa a qualcuno e sentirono i passi di due persone su per le scale. La porta della camera di Lucy si aprì senza alcun riguardo e suo padre entrò preoccupato e si fiondò ad abbracciare la ragazza.
-Ho trovato un dottore bravo. Stavolta ci saprà dire qualcosa, Lucy. Me lo sento. Stavolta riuscirai a lasciarlo andare.- le sussurrò in un orecchio, rassicurante. Lucy, che aveva sentito il cuore aumentare il proprio battito non appena aveva capito chi fosse entrato in casa, si irrigidì, ma non ebbe il tempo di chiedere spiegazioni, perché l’uomo la lasciò andare. Natsu si alzò da terra e si appoggiò al muro di fronte al suo letto, mentre Layla stringeva la mano del medico che era entrato insieme a suo padre.
-Buongiorno, signora. Signorina.- salutò quest’ultimo, con un cenno del capo verso la ragazza. Lucy trattenne il fiato, mentre una strana consapevolezza le ghiacciò il sangue nelle vene. Quella voce, quella figura… non poteva, semplicemente si rifiutava di pensarlo. Non riuscì a dire nulla, ma per sua fortuna, i suoi genitori attribuirono la sua rigidità all’ansia di una ulteriore visita.
-Che ci fai qui, tu? Non dovresti stare a scuola?- chiese, nel frattempo, Jude, lanciando uno sguardo storto a Natsu.
-Sono venuto ad aiutare Lucy.- si giustificò il ragazzo. La bocca del medico si piegò in un sorrisetto allusivo.
-C’era già mia moglie qui, per lei.- brontolò ancora il padre di Lucy.
 
Layla scosse la testa e sorrise di fronte alla più che evidente gelosia dell’uomo. Natsu aveva aperto la bocca per replicare, ma venne anticipato dal medico.
-Dovreste uscire tutti, se non vi dispiace. Dovrei parlare da solo con Lucy.- disse, con un sorriso dolce e rassicurante. Lucy si irrigidì maggiormente e lanciò uno sguardo implorante a Natsu che, stranamente, colse il messaggio.
-Preferirei restare, grazie.- disse, infatti, andando ad occupare il posto di Layla che si era già alzata ed aveva aperto la porta.
-Temo che non sia possibile. Non credo che a Lucy farebbe piacere se tu la vedessi nuda.- commentò ancora il dottore. Natsu arrossì furiosamente, sotto lo sguardo perplesso di Lucy. Da quando arrossiva? L’aveva già vista nuda… ma quando? La ragazza sbatté le palpebre, cercando di liberare il cervello dalla nebbia che lo aveva avvolto per qualche istante.
-Muoviti! Uscirai prima di me!- esclamò Jude, piuttosto nervoso al solo pensiero che Natsu potesse vedere la sua bambina senza vestiti. Layla si lasciò sfuggire una risatina e si appoggiò al braccio del ragazzo che aveva sbuffato, ma si era alzato lo stesso.
 
Lucy si ritrovò ben presto da sola con il dottore che le sorrise. La sensazione di disagio non era passata per niente, per questo la ragazza provò a dire qualcosa.
-Mi scusi, credo di non ricordare il suo nome.- iniziò, tanto per riempire il silenzio che si era venuto a creare. L’uomo la guardava fisso e non sembrava voler fare nulla.
-Non l’ho detto.- si limitò a rispondere, continuando a fissarla in quel modo inquietante. Lucy deglutì, mentre un leggero mal di testa iniziava a farsi largo tra le tempie.
-Lei… mio padre ha detto che lei è un esperto di quello che mi sta accadendo.- commentò e strinse le coperte tra le dita.
-Oh sì, io so perfettamente che cosa c’è che non va.- le disse l’uomo. Lucy respirò a fondo, cercando di concentrarsi e aprì la bocca per chiedere spiegazioni, ma non riuscì a fare nulla perché si ritrovò schiacciata contro il materasso.
-Liberati da questo dolore. Lascialo andare!- disse l’uomo, stringendole le spalle e bloccandola a letto. Lucy boccheggiò per qualche secondo, ma poi le tornò la voce e urlò con quanto fiato aveva in gola.
-Questa è l’unica vita che vuoi vivere! È questa la realtà che stavi cercando!- le urlò il medico.
 
La porta si aprì violentemente e Natsu, suo padre e sua madre entrarono nella stanza.
-Natsu! Natsu, aiutami!- urlò Lucy, puntando gli occhi su di lui. Le sue fiamme avrebbero allontanato quell’uomo e lei sarebbe stata libera, di nuovo. Fu quindi con un certo orrore che vide il ragazzo affiancarsi al medico e appoggiarle le mani sulla fronte.
-Lucy, questo è quello che sei! Sconfiggi i tuoi demoni. Rimani con me.- le disse. Lei sentì gli occhi riempirsi di lacrime e le forze lasciarla, soprattutto quando i suoi genitori le si avvicinarono.
-Amore, perché vuoi andare via? Ci vuoi abbandonare di nuovo?- le chiese la madre, piangendo.
-Lucy, non andare di nuovo di là. Quella non è la tua vita, noi siamo qui. Noi ti vogliamo bene.- disse suo padre. La ragazza sentì un dolore tremendo alle gambe e le sfuggì un singhiozzo. La presa sulle sue spalle si fece ancora più forte.
-NO! NATSU!- urlò con tutta la forza che le era rimasta.
-Sono qui, sono con te. Ti amo, Lucy!- le disse lui. La ragazza spalancò gli occhi e smise di lottare.
 
Il dottore allentò la presa su di lei. Violenta, la certezza si abbatté sulla mente di Lucy che scoppiò a ridere, tra le lacrime. Si sentiva così sciocca! Un’idiota che aveva avuto la realtà sempre sotto il naso, ma non era stata in grado di vederla. Quello non era il suo Natsu ed ora ne era più che sicura. La sensazione di disagio che sentiva alla bocca dello stomaco aumentò all’improvviso e altrettanto rapidamente si placò, mentre i ricordi le tornavano alla mente.
Il dottore strinse di nuovo la presa sulle sue spalle, Natsu e i suoi genitori urlarono la loro disperazione, ma ormai la vista della ragazza era completamente sfocata e lei non riusciva neanche più a distinguerli. Vedeva solo quello che la sua mente aveva cercato di mandarle in sogno per tutto quel tempo.
 
 
-Siamo sotto attacco, dobbiamo evacuare la città.- aveva detto Makarov, quella sera. Erano andati via da poco dalla gilda, quando erano stati richiamati dai rumori che avevano sentito ai confini della città. Natsu, Gajeel, Wendy e Laxus erano stati i primi a sentire che qualcosa stava cambiando e si erano precipitati alla gilda per capire cosa stesse accadendo. Lei aveva seguito Natsu, come sempre, mentre Happy, che era stato mandato a chiamare tutti gli altri componenti di Fairy Tail, li aveva raggiunti poco dopo.
Erza, con un cipiglio particolarmente preoccupato in volto, aveva alzato lo sguardo ed aveva incontrato gli occhi di Levy che la fissavano, curiosi.
-Credo di sapere qualcosa.- aveva annunciato, ma era stata interrotta da Laxus.
-C’è tempo per le spiegazioni. Freed non potrà trattenerli ancora a lungo, la barriera sta per cedere.- aveva detto, lanciando uno sguardo al suo compagno di team, che aveva, in effetti, un aspetto tremendo e si reggeva in piedi a malapena.
-Levy, tu, Bisca e Alzack vi occuperete del piano di evacuazione. Happy e Charle, invece, dovranno andare a cercare rinforzi dalle altre gilde.- aveva ordinato il Master.
-Non c’è bisogno delle altre gilde! Bastiamo noi!- si era ribellato Natsu. Era stato così silenzioso, fino a quel momento, che si erano quasi dimenticati della sua presenza.
-Non senti il loro potere magico?- gli aveva fatto notare Lucy, guardando male.
 
Natsu, che era seduto accanto a lei da quando erano arrivati lì, le aveva sorriso.
-Tranquilla, Lucy. Non possono competere con il nostro team.- aveva detto, nel tentativo di rassicurarla. -E poi abbiamo anche il metal… dove è finito il metallaro?- aveva chiesto a quel punto, distogliendo la sua attenzione dalla ragazza.
-A casa con il bambino.-. Levy appariva ancora più preoccupata di Lucy. Aveva capito che Erza sapeva qualcosa di importante e che forse quella volta sarebbe stata veramente dura.
-Happy e Charle andranno a chiedere aiuto a Sabertooth e a Lamia Scale.- aveva ripetuto Makarov, ignorando l’interruzione di Natsu.
-Ha ragione Natsu, non c’è bisogno di chiamare Lyon.- aveva commentato Gray.
-Non è veramente il momento di fare i gelosi, voi due.- li aveva ripresi Laxus. Natsu aveva sbuffato contrariato.
-Non sono geloso.- aveva borbottato, ma era stato ignorato dall’altro ragazzo. Gray, rimasto zitto per decenza personale, aveva scoccato uno sguardo scettico al suo miglior nemico. Lo avevano notato tutti che Natsu era più nervoso che mai da quando aveva scoperto che Sting contattava spesso Lucy.
 
Mirajane aveva sorriso e si era avvicinata al ragazzo, mettendogli una mano sulla spalla.
-Oh, Natsu, tranquillo. Quelli di Sabertooth sono solo amici.- gli aveva fatto notare. Lucy aveva inarcato un sopracciglio, abbastanza confusa da quella conversazione e dall’espressione imbarazzata di Natsu, che era arrossito. Happy aveva ridacchiato.
-Ti pia…- aveva iniziato a dire, ma era stato brutalmente interrotto da Erza che lo aveva afferrato per la coda e gli aveva tappato la bocca.
-Ho qualcosa da dire.- aveva annunciato. Makarov l’aveva guardata serio e aveva  annuito, come per dirle che poteva prendere la parola. Freed, però, si era lasciato sfuggire un gemito.
-La barriera… è stata distrutta.- aveva ansimato, accasciandosi al suolo. Wendy gli fu accanto rapidamente, insieme a Bixlow. Makarov aveva scambiato uno sguardo con il nipote che appariva estremamente preoccupato.
-Andiamo.- aveva detto Levy e aveva lanciato uno sguardo a Bisca e Alzack, che avevano annuito, trascinandosi dietro Asuka.
-Portiamo le persone sulla montagna, evitate di arrivare lì.- li aveva avvisati Bisca. Li aveva guardati tutti, uno per uno, i suoi compagni di gilda. Una sensazione di gelo si era impossessata di lei, ma aveva sorriso lo stesso.
 
Anche Levy si era fermata accanto a lei e aveva guardato i suoi amici: Jet e Droy avevano la stessa espressione risoluta, ma le avevano sorriso quando aveva incrociato il loro sguardo; Makarov mordeva la pipa con forza, più preoccupato di quanto avesse dato a vedere; Bixlow era chino su Freed che si stava riprendendo, mentre Wendy si stava alzando per raggiungere Erza; quest’ultima aveva lo sguardo puntato su Natsu che a sua volta fissava Lucy, come se volesse dirle qualcosa. La sua migliore amica si stava mordendo il labbro inferiore e guardava in terra. Stava pensando a qualcosa o forse stava cercando di capire chi avessero di fronte, solo analizzando i poteri che si percepivano. Gray si era avvicinato a Juvia, che gli aveva preso la mano, spaventata. Erano tutti terrorizzati da quel poco che riuscivano a percepire e la scripter non poteva dar loro torto. Aveva  pregato silenziosamente di rivederli tutti vivi.
 
Alzack aveva sollevato l’indice e il pollice della mano destra, in segno di salute, e tutti i compagni avevano risposto, lasciandosi andare ad un urlo liberatorio.
-Combattiamo!-
-Sono tutto un fuoco!-
 
 
Lucy sentì chiaramente l’odore di cenere, il dolore, il sudore e la paura. Aprì gli occhi sul nero del cielo, non rischiarato dalle stelle, che erano coperte dal fumo nero che si alzava tutto intorno.
La ragazza provò a tirarsi su, ma l’unica cosa che le riuscì fu un gemito a fior di labbra.
Hai perso la tua occasione, ragazzina. La tua morte sarà dolorosa.
La voce nella testa non l’aveva ancora abbandonata e le aggredì il cervello.
La tua morte lo sveglierà. La tua morte libererà E.N.D. dalla sua gabbia.
Un’improvvisa sensazione di gelo le bloccò anche quel poco fiato che riusciva ancora ad incamerare. Non era possibile.
E.N.D. è morto.
Riuscì a pensare solo quelle tre parole. La sua mente intorpidita non riusciva a tirare fuori altro. Sentì una risata nel suo cervello e vide delle immagini. Immagini di Natsu che perdeva il controllo durante la missione dei cento anni e che stava per perdere il controllo anche in quel momento, da qualche parte, lì vicino.
 
NATSU!
Urlò nella sua mente, l’unico altro pensiero di senso compiuto in grado di avere. Di nuovo quella risata coprì tutto il resto, mentre immagini di quello che volevano fare a Natsu le venivano impresse a fuoco nel cervello.
Gli strapperemo la pelle, ruberemo il suo sangue e tutto il suo potere. Deve solo tirarlo fuori e poi sarà nostro.
Lucy non riuscì a replicare a quelle parole, perché un forte dolore a tutto il corpo la fece urlare come mai aveva fatto nella sua vita. Sentiva tanti aghi entrarle nella pelle e tutte le lame più affilate strapparle i muscoli dalle ossa. Tenaglie di ferro, poi, le frantumavano le ossa, una per una, mentre qualcosa le infiammava il cervello. Natsu a terra, prostrato e distrutto per colpa sua, privato della sua unica ragione di vita, del suo potere… questo le faceva quasi più male del dolore fisico.
E lei non riusciva a fare altro che urlare. Il cervello non mandava impulsi, troppo concentrato a sentire il dolore, ma anche se ci fosse riuscito, i suoi muscoli non sarebbero stati in grado di rispondere.
 
L’urlo di Natsu pose fine a quella tortura e Lucy riuscì a riprendere un po’ di fiato. Non poteva ancora muoversi e poteva a malapena parlare, ma riusciva a vederlo. Era in piedi, davanti a lei, avvolto dal suo fuoco. Era arrabbiato ed era spaventoso da vedere. Ringhiava, quasi, e stava per perdere il controllo, ma quella volta Lucy non sarebbe riuscita a fermarlo. Sperava solo di non vederlo distruggere tutti loro insieme ai nemici.
Lui si voltò a guardarla e la ragazza poté vedere un mare di promesse in quegli occhi preoccupati.
Sono qui, ti aspetto.
Di solito si arrabbiava all’idea di doversi far salvare sempre da lui, di dover dipendere sempre da Natsu e di non essere brava abbastanza, ma quel giorno non le importava. Voleva solo sorridergli ed eliminare quella preoccupazione che vedeva nei suoi occhi.
Sto bene, Natsu.
 
 
 
 
NOTE:
Ed eccoci qua, con il quarto capitolo. Ne mancano un paio alla fine, più o meno. Ok, questo è il capitolo che mi ha fatto penare di più, perché non avevo proprio idee, non sapevo e tirare ancora per le lunghe la storia dell’universo alternativo o se troncarla qui e ho scelto la seconda opzione, ma non sono per niente convinta, perché mi sembra comunque che sia avvenuto tutto troppo velocemente.
Allora, cosa dire? Qui tutti i nodi vengono al pettine e si scopre che cosa sta succedendo. Niente di troppo originale, lo so, ma mi piaceva l’idea di un mago in grado di creare delle illusioni, dei mondi perfetti che fossero capaci di rubare l’energia vitale delle vittime. Non so se si è capito dal testo, ma Lucy non riesce a muoversi perché quella realtà parallela le sta rubando la vita e l’energia; lo scopo ultimo era quello di farla morire convinta di essere nel mondo perfetto. La mente di Lucy non è riuscita a piegarsi a questa idea e si è ribellata, mandandole sogni e visioni della vera realtà.
Credo di aver fatto un casino con i tempi verbali, in particolare nella parte in corsivo, ma, a mia discolpa, posso dire di aver scritto il capitolo in più giorni non consecutivi e di averlo riletto ora, alle 2:20 di notte. Non sono così lucida da capire quanto sia grave il disastro fatto.
Penso di non avere altro da dirvi, spero che il capitolo vi sia piaciuto più di quanto sia piaciuto a me.
Un bacio!
 
 
 
 
 
  
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