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Autore: Noa    01/05/2021    0 recensioni
Storia che segue i primi due Libri della saga, fino alla fuga di Thorn dalle prigiorni nel libro "Gli scomparsi di Chiardiluna". Si incentra su una diversa problematica investigativa dei segreti degli spiriti famigliari e del misterioso Dio/Mille-facce.
Thorn fa ritorno a Polo pronto ad affrontare il suo processo, ma troverà una situazione davvero unica ed inattesa.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Siete completamente impazzita!-
La voce solitamente dominata e beffarda di Mediana era invasa da pura ira, squillante e critica era irrotta in tutta la sua stizza. Quando Ofelia la raggiunse Sir Henry era steso a terra non porprio compostamente, incosciente.
-Abbassate la voce- pregò la Lettrice, cercando di tenere un contegno che di fatto era montato su a forza e non possedeva. Si stava insultando mentalmente per la sua perdita di controllo.
-E' completamente privo di sensi e stavamo parlando quando è successo, cosa credi che penserà?-
-Qualcosa è andato storto, forse con le sue protezioni- mentì imperterrita Ofelia, con quel fare acquisito negli anni con Astarte: mentire fino alla morte se necessario, con il giusto tono convincente. -Spostiamolo nel vestibolo- indicò la zona di congiunzione tra le due cerchie.
-Non posso fare nulla se è privo di sensi, avete buttato un'occasione! Forse l'unica possibile!- l'apprendista era davvero furibonda, forse perchè percepiva le ramificazioni del tutto e vedeva il suo bel piano sfumarle tra le dita.
-Calmatevi- insistette l'Alchimista, cercando di darsi un tono, che però faticava a mantenere saldo.
Nel trascinare il non leggero Sir Henry Ofelia non potè fare a meno di notare l'armatura di sostegno alla gamba, l'imbragatura metallica troppo famigliare e troppo odiata per non ricordarla in tutti i suoi dettagli. Le si gelò il sangue nelle vene.
-Che c'è ora? Muovetevi- la svegliò dal panico Mediana, - ancora un piccolo sforzo- disse a denti stretti mentre faticava non poco a tirare il Lord per le braccia. - Questo è un vero disastro, non c'è che dire- ringhiò stizzita, con quel suo fare più da maschiaccio che da angelica fanciulla, - potrei almeno dare un occhiata al volto però, magari così vedrei qualcosa di interessante- azzardò l'indovina con un lampo negli occhi.
-Ferma!- fu così tagliente e perentoria Ofelia che la ragazza non osò allungare la mano alla maschera di Sir Henry.
-Perchè no? Potrei scoprire cose utili anche per voi-
"Perchè probabilmente è mio marito" fu la risposta che attraversò la lettrice e mise subito a tacere sul fondo dei suoi pensieri.
-Siamo in questo macello probabilmene a causa di quel dannato artefatto. Andatevene, rinverrà a breve- o così sperava quantomeno.
-Va bene, va bene, Alchimista, non agitatevi- sfottè alzando le mani l'apprendista, lanciando un altro paio di occhiate al tanto desiderato Lord, - cosa gli direte?-
-Che vi ho incontrata che chiedevate aiuto, ovvio-
-Questo mi lascia con la colpa dell'incidente-
-No, vi rende solo testimone, e sappiamo che sapete mentire, dico bene?- la sfidò, con quel tono fastidioso al punto giusto per premere i bottoni desiderati nella ragazza.
-Vedete di non intralciarmi oltre. Sappiate che cercherò aiuto veramente- sibilò minacciosa Mediana, prima di avviarsi lasciando la patata bollente nelle mani dell'Erudita, sperando, forse con malizia, che le costasse qualcosa di più di una mera lavata di capo.
I minuti passavano e per fortuna nessuno stava attraversando la zona, cosa normale, vista l'ora e visti i turni di lettura. Nonostante la bugia Ofelia sembrava bloccata all'idea di togliere la maschera di Sir Henry e avere conferma della verità, anche perchè avrebbe avuto conferma di aver attaccato Thorn con la viscerale volontà di fargli del male in un impeto di dispregio.
Nel bel mezzo del dilemma però l'uomo si stava risvegliando con mugugni incoerenti e così l'Alchimista prese il controllo sull'indecisa Lettrice.
-State... bene?- calcò l'incetezza e si tenne con un ginocchio a terra a dovuta di stanza, da non risultare troppo invadente.
-Cosa mi avete fatto? Chi siete?- sibilò irritata e minacciosa la voce sotto la maschera, quello stesso tono di affrettato disprezzo che usava fino a poco prima con Mediana. Di colpo però si bloccò, zittito, lentamente si mise a sedere.
-Un'Alchimista in visita, una vostra Apprendista è andata a cercare aiuto e si è imbattuta in me, mi sono offerta di vigilare su di voi- il tono faticava a stare nelle righe, ma era tremendamente credibile. Nell'assurdo della situazione Ofelia stava pregando che ci fosse un Lord di Lux davanti a lei.
-Venite con me- disse di colpo l'uomo alzandosi, e faticando un secondo sulla gamba imbragata, la voce, distorta dalla maschera.
Ofelia era rigida come un tronco di legno.
-Non dovreste alzarvi, sono certa gli aiuti saranno qui a momen...-
-Non servono, venite!- tagliò corto, con quel tono vibrante che conosceva troppo bene.
-Sir Henry!- li raggiunse di colpo la voce altera di Lady Septima, in affanno, aveva corso. Mediana era stata fastidiosamente efficiente ed aveva scelto di contattare proprio il soggetto peggiore, questa era una ripicca.
L'atmosfera tra loro cambiò immediatamente.
-Sto bene- sentenziò con fare algido l'uomo.
-Questa situazione è oltraggiosa, non macherò di avanzare una mozione, sappiatelo- disse con fin troppa veemenza verso la Lettrice. Questa rimase in compito silenzio.
In apparenza lady Septima trattava l'uomo con il rispetto che un membro di Lux deve a un suo pari, ma si capiva che non lo considerava un suo eguale, anzi.
-Non sarà necessario, voglio chiarire personalmente il perchè della presenza dell'Erudita se non vi dispiace- intervenne inaspettatamente il Lord, -ora, se non vi dispiace- fece un cenno secco ad Ofelia, perentorio.
-Non sarebbe meglio incontrare il personale medico per una rapida valutazione?- insistette Lady Septima, non che fosse realmente preoccupata per Sir Henry, ma chiaramente moriva dalla voglia di avere qualcosa in mano per andare contro gli Alchimisti.
-Non serve- lapidò lui, - andiamo Erudita, abbiamo di che discutere- sentenziò subito dopo marciando verso uno dei corridoio. Ofelia esitò un secondo, ma poi lo seguì, senza nemmeno salutare l'iraconda Precorritrice.
Il corridoio non era lunghissimo, ma alla Lettrice sembrò interminabile, alla fine quando svoltarono in un piccolo studio Ofelia dovette fare un grande sforzo per respirare lentamente e placare il fracasso del proprio cuore. Anche il colore degli occhiali vacillò di due tonalità. La porta venne chiusa dopo di lei.
Si fissarono per un una manciata di secondi, o meglio lei fissò la maschera. Il gesto di togliersela Ofelia lo vide a rallentatore, assurdamente preferiva uno scontro diplomatico con un Lux, che dover ammettere di aver odiato abbastanza Thorn da attaccarlo.
-Perchè siete a Babel?- tipicamente per l'Intendente non si perse in preludi, i suoi occhi acciaio la guardarono impassibili. La Lettrice ne fu sconvolta.
Vi ho appena tramortito e questo mi chiedete? Il pensiero le lampeggiò in faccia, ma quantomeno riuscì a frenare la sua risposta di getto a voce.
-Non volete sapere cosa è successo?- esitò lei, titubante.
-Mi avete colpito con i vostri artigli- disse lui impassibile e gelido, nessuna emozione sul viso o nella voce, -una mossa avventata, cosa pensavate avrebbe fatto Sir Henry?-
-E' stato un errore di calcolo- la voce di lei di colpo più moderata, l'Alchimista a prendere in mano la situazione. A mentire.
-Errore di calcolo?-
-L'artefatto che indossate cambia molte più cose del pensato, non volevo farvi del male- falso, -volevo solo sondarvi, invece è andata come è andata. State... davvero bene?- esitante sulla parte finale, sentendosi un verme internamente, ma non poteva ammettergli le proprie emozioni nell'istante in cui lo aveva colpito.
Lui sembrò soppesare la faccenda, poi inspirò. Qualcosa sembrò allentare il gelo, cosa che la fece sprofondare ulteriormente. Le stava credendo.
-Sto bene- confermò Thorn dopo un momento, -ma avete rischiato, non ero solo e se non fossi stato io ci sarebbero pesanti conseguenze-
-Lo so- mormorò lei, tacendo anche la sua alleanza con Mediana. Altre colpe nell'animo.
-Ci saranno conseguenze comunque, potreste dover lasciare Babel- al solito autoritario ed impositivo.
-Questo è da vedere- rispose con un che di sfida l'Alchimista, prima che la Lettrice potesse infilarsi nella disputa.
Le sopracciglie di Thorn si arcuarono severe, dando più risalto alla cicatrice, che seppur attenuatasi di molto, ora erano particolarmente visibili.
-Prego?-
-Potete avanzare una mozione, non è detto che questo sia sufficiente- non perse presa Ofelia, ma attenuò il tono di sfida questo si, -non intendiamo lasciare Babel, non senza le risposte che cerchiamo-
-E che cosa cercate esattamete?- di nuovo ispido e seccato.
-Verità in un mare di menzogne-
Attrito. Si percepiva a pelle, e non era quello che la ragazza voleva. Erano insieme a Babel, avrebbe dovuto esultare, abbracciarlo. Invece erano nuovamente in ostilità, per non parlare del baratro di sensi di colpa che tutta la storia intorno a Sir Henry le stava causando, che però sfociava comunque in scontri.
-Suppongo fosse chiedere troppo una nota, per il nostro mancato incontro- sentenziò pungente, - vista questa nobile impresa-
-Non mi è stato possibile. Una volta lasciato il Polo, non ho più avuto modo di accedere a mezzi per comunicarvi in modo sicuro alcunchè, e poi mi sono trovata bloccata alla buona Famiglia- chinò lo sguardo, questo aveva colpito anche l'Alchimista.
-Ovviamente- lo scetticismo era traboccante.
-Perchè siete Sir Henry?- mugugnò la domanda, con malinconia e dubbio, Ofelia la Lettrie che incrinava la sceneggiata dell'impiegabile Alchimista di Albedo. Lo sguardo basso e l'incertezza di non poter raggiungere Thorn anche quando lo aveva a solo due spanne di distanza.
-Perchè era l'unico modo, tre anni fa Thorn del Polo era un ricercato, oggi sarebbe un nobili dalle domande impudenti. Babel concede il suo sapere solo a chi è parte del suo macchinoso sistema di controllo, i Genealogisti sono stati il mio lascia passare per il Memoriale e le sue informazioni- lo disse con quel tono piatto e metodico, da Intendente che redarguisce una recluta impedita. Un modo di fare che Ofelia ricordava bene e ora viveva con stizza.
-La vostra identità è loro però. Questo significa che possono farvi arrestare quando vogliono e la legge di Babel è follemente severa-
-Vero, ma diciamo che ho delle garanzie per quello, comunque ma stiamo giocando con Dio, i rischi sono parte del percorso- gli occhi acciaio la scrutavano, era diviso, c'era un che di sollevato nel vederla, ma anche un che di furioso sottopelle. Si teneva a distanza di etichetta quasi, braccia incrociate e tono formale, anche se il fatto che le parlasse con l'accento del nord sembrava significativo.
-Garanzie...-
-Mi servo di Lux quanto Lux si serve di me- la anticipò lui. -Non sono stato capace di misurarmi con Dio attaccandolo dall’esterno, non vi era modo, sono gruppi chiusi e separati, così ho riconsiderato tutta la mia strategia-
-Diventando voi stesso un Lord? Sono quindi tutti complici di Dio?-
-Tanto quanto le Decane su Anima e, a suo tempo, il clan di mia madre al Polo. Anche più che complici. Lux possiede influenza e mezzi considerevoli. I Lord sono i Tutori per eccellenza: tengono lo spirito di famiglia al guinzaglio e hanno fatto di Babel il modello che Dio vorrebbe applicare a ogni arca-
-D'accordo- l'Alchimista impose la logica, - una certa Miss Silence, sta distruggendo testi antichi, questo come regge con il piano di ricatalogazione di Sir Henry e con il database dell'apprendista Elizabeth?-
Non lo guardava Ofelia, condivideva informazioni, sembrava più facile. Faceva meno male come confronto.
-Come?- stizzito il tono, sorpreso, come se la cosa lo cogliesse male, impreparato persino, -L'informazione è solida?-
-Come un rigor mortis- rispose lei imperterrita, con un sarcamo che Thorn non riconosceva completamente nella moglie. Sollevò le sopracciglia.
-Miss Silence è morta, caduta dalle scale, un incidente ovviamente- l'ultima parola calcata con ironia, - no, noi non c'entriamo, siamo sorpresi anzi, pensavamo che Babel fosse un posto sicuro. Poi ci ho vissuto per mesi e ho capito la verità-
-Chi sa della distruzione dei testi?- riprese il controllo l'Intendente.
-Lady Septima credo, a questo punto Elizabeth e immagino qualcuno dei tuoi lettori-
-Mediana?-
-Penso di si- il fatto che Thorn ricordasse il nome le diede una strana sensazione di fastidio, che però accantonò.
-Tipico, lo stanno tenendo segreto. Non approvano la ricatalogazione, troppi termini contro l'index-
-Sir Henry ha devastato una generazione di Precorritori con le letture, non mi sorprende il silenzio di Lady Septima- affondò un secondo l'Alchimista, non gratuitamente, voleva capire.
-Prego?-
-Avete una qualche idea di come rendete la loro vita?-
-Come rendo la loro vita?-
-In una parola: un incubo-
Thorn inarcò il sopracciglio in modo vertiginoso.
-Il loro curriculum brillerà se arrivano a fine opera, direi che è uno scambio equivalente. Sono apprendisti eppure stanno partecipando ad un'opera che darà loro lustro come esperti di settore-
-E chi non ci arriva? Chi crolla nel percorso prima del traguardo? Chi viene allontanato a causa delle vostre note severe, su lavori onestamente sopra la media? Chi perde ogni speranza e si attacca al lampadario della lavanderia? Entrando nella lista di "menti fragili", come le chiama Lady Septima-
Scese uno strano silenzio tra di loro, quello che implicava Ofelia era un senso esteso di responsabilità, qualcosa che non andava d'accordo con il geniale Intendente, il logico e inamovibile signore della logica.
-Eventi collaterali- tagliò corto lui, gelido. La risposta spietata fece male alla Lettrice, la ragazzina impacciata di Anima.
-Non vi sto contestando, capisco che il vostro scopo annovera sacrifici, ma avete scelto un metodo macchinoso per il reperimento di informazioni e non avete remora a camminare sugli apprendisti- forse un po' stava contestando.
-Ah si? Avete un'idea migliore? Ci sono migliaia di testi non leggibili dai più, causa lingue perdute, molti sono testi unici di prima della Lacerazione, ma non abbiamo indizi su quali diano informazioni su Dio e quali no, come si può venirne a capo senza leggere ogni cosa?-
Era urtato, sulla difensiva, probabilmente anche allibito sottopelle, mai si sarebbe immaginato una abiezione così diretta su una sua strategia.
-Avete avuto quasi tre anni, miss Silence sapeva cosa distruggere quindi l'informazione c'è anche tra i vivi, io avrei cercato lì, senza far suicidare studenti o spingerli a causare incidenti tra l'un l'altro per avere i vostri favori- placida nel proporre l'alternativa. Niente chinata di sguardo qui, niente mordicchiata di labbra ansiosa, niente occhiali che diventavano rossi.
Ci fu un'altra pausa di silenzio.
-I Genealogisti non avrebbero apprezzato, inoltre serviva un meccanismo titanico per coinvolgere il Memoriale, la ricatalogazione risponde alle richieste- stallo, il loro confronto non proseguiva.
Si fronteggiarono per un lungo minuto, con lo sguardo, poi Ofelia sospirò e porse la mano, in gesto di tregua.
-Come posso aiutare?-
Thorn sembrò sorpreso, stranito persino, non si aspettava un armistizio dagli attriti. Lo stupore fu tale che prima che se ne rendesse conto stava abbracciando la Lettrice, in quel suo modo impacciato ed esplosivo, invadente, stritolandola quasi.
Ofelia ne rimaneva sempre scombussolata. Le emozioni le si aggrovigliavano nello stomaco, amava questo lato eccentrico di Thorn, ma ne era anche perturbata, perchè non era mai prevedibile lo scatto in un senso o nell'altro. Con la stessa dirompenza con cui la baciava e abbracciava di punto in bianco, poteva arrabbiarsi e urtarsi all'inverosimile.
Gli occhiali cambiarono colore, mentre lei affondava nella casacca del Lord di Lux.
-Mi state uccidendo Ofelia, lo sapete?- mormorò ripiegandosi su se stesso poggiandogli il viso tra i capelli. Era un misto possessivo e disperato il modo in cui l'abbracciava.
-Eh?- un mugugno, soffocato e poco razionalizzato. Non le tornava questa accusa, pronunciata con spossatezza quasi.
-Ogni volta vi ritrovo invischiata in qualcosa di più grande e controverso- continuò a parlare, - e vorrei davvero redarguirvi per la vostra imprudenza ma...- Thorn sollevò la testa giusto per poterla guardare negli occhi.
L'alchimista voleva protestare, non era imprudente, non era come al Polo era pronta questa volta. La Lettrice invece sentiva lo stomaco sciogliersi. Nessuna delle due potè fare nulla, Ofelia si ritrovò baciata con una tale intensità che si morse l'interno della guancia. Lì per lì non capì più niente. Sentì il lieve accenno di barba dell'uomo pizzicarle il mento e il peculiare odore della divisa dei Lux a darle alla testa, ma l’unico pensiero che riuscì a formulare, stupido ed evidente, fu che era bloccata contro una porta non chiusa a chiave con addosso il famigerato Sir Henry. Provò a farsi indietro, ma Thorn glielo impedì con un passo laterale un po' avventato. Impattarono su uno scaffale che rovesciò su di loro una pioggia di documenti.
Poi, col fiato corto, l'Intendente si staccò e puntò uno sguardo d’acciaio nei suoi occhiali stortati. -Vi avevo avvertita. Nessun ripensamento-
La sua voce suonava aspra, ma nell’autorità delle parole c’era come un’incrinatura. Ofelia sentiva il battito accelerato del polso nelle mani che lui le teneva goffamente sulle guance. Doveva riconoscere che anche il proprio cuore faceva l’altalena. Thorn era l’uomo più sconcertante che avesse mai conosciuto, ma la faceva sentire incredibilmente viva.
-Nessun ripensamento- disse lei inflessibile fissandolo dritto negli occhi.
Thorn la fissò con un’intensità quasi brutale, come se quello tra loro fosse un patto infrangibile. Ofelia ebbe la dolorosa e acuta consapevolezza della distanza che li aveva scavati dall’interno, e cominciò a tremare. Non perché avesse paura, ma perché in lei vi erano due se stesse, e nessuna delle due voleva rinunciare alle proprie scelte. Era un tremito che proveniva dalle radici stesse del suo essere. La pressione delle dita di Thorn sui suoi capelli si fece più forte, poi si allentò di colpo quando lui lasciò ricadere le mani.
-Devo lasciarvi andare ora- lo disse con grande rammarico, come se la cosa gli costasse quanto una ferita fisica.
-Prometto di mostrarmi contrita, Sir Henry- sorrise sorniona dandosi circa una risistemata. Sperava che la battuta alleviasse un po' la tensione, ma non fu così, Thorn rimase cupo e rigido. Gli occhiali si raddrizzarono in autonomia, grazie al suo animismo, tornando lentamente ad un colore più dignitoso.
L'Intendente aveva ancora la mano a bloccare la porta, non chiusa a chiave. La stava guardando con quel suo fare peculiare valutativo, come se analizzasse un problema incredibilmente complesso.
Alla fine proruppe con una domanda.
-Conoscete il quartiere delle nuvole?-
-Come?- stranita Ofelia, - la zona residenziale abbandonata?- azzardò poi, ne aveva sentito parlare da Astarte, i Lux l'aveva fatta evaquare per ragioni non proprio chiare, incidenti con gli automi.
-Quella. Sapreste raggiungerla senza essere vista?-
Perchè? fu la domanda nella testa nell'Alchimista, ma invece disse: -Penso di si, ma ovviamente dovrei prendere un treno-
-Questo non è un problema, la tranvia ha controlli stocastici non metodici o personalizzati-
-Che meraviglia- ironizzò lei, - dove volete che vada dunque?-
-Cercate il 23Terzo in vicolo chiuso- sembrava una battuta, ma gli indirizzi abitativi su Babel erano quantomeno eccentrici, - a tre giorni da oggi, al tramonto-
-23 Terzo in vicolo chiuso- ripetè Ofelia, di colpo nervosa, i loro appuntamenti programmati tendevano a finire con mesi di silenzio totale. - Ci sarò- disse con convinzione, fissando prima Thorn e poi la mano ancora a bloccare la porta.
-Se non poteste...-
-Lo so. Proverò ad avvisarvi in qualche maniera-
-No- disse lui veemente, -non fatelo, accordiamoci che se non vi vedrò entro un'ora dal tramonto vi considererò impegnata o trattenuta-
-Oh- colpita dall'intensità della replica, - d'accordo, si, ha più senso- mugungò scioccamente, sentendosi di colpa bambina sciocca.
Thorn si infilò una mano nella casacca e sfilò delle pagine strappate protette in delle foderine di plastica.
-Prendete queste, leggetele. Ne possiamo parlare quando ci rivedremo, ora...- devo lasciarvi andare, che pesava come un macigno nelle parole, lentamente staccò la mano dalla porta, - siate cauta con Lady Septima-
Ofelia non riusciva a staccare lo sguardo dai suoi occhi d'acciaio, alla fine però prese le pagine e le fece sparire sotto la sua casacca rossa.
-Sarò prudente. A tre giorni da oggi- salutò uscendo, ancora inebriata dai baci e dal caos che solo Thorn sapeva scatenarle.
Riuscì ad evitare la fastidiosa precorritrice nel ritorno alla Casa di Buona famiglia, ed evitò anche di contattare Astarte per notificargli il terremoto che li avrebbe sicuramente investiti, causa incidente con un Lord di Lux. La mente era troppo aggrovigliata intorno a Thorn e al loro nuovo accordo. Era diverso dal Polo, erano insieme in questa guerra, anche se una vocina nella sua testa le sussurrava che non erano sullo stesso fronte.
Aveva bisogno di fare ordine in testa.
Imprudentemente si addormentò con un solo guanto sulle mani mentre guardava le pagine di libro antico dategli poco prima da Thorn e come spesso capitava in questi momenti randomici, Eulalia si fece sentire.
Immersa in uno stato alterato di coscienza le sembrò del tutto naturale capire cos’era scritto nelle pagine del registo. In una sorta di trance si mise a voltare le pagine in un senso e nell’altro, seguendo solo l’istinto. A margine degli inventari, accanto alle colonne dei conti, c’erano i commenti del portiere. Il vero tenore del manoscritto era lì, le parole di quell'uomo rozzo e a volte aggressivo avevano più verità dei testi nobili ed infiocchettati di etichetta.

L. mi ha scocciato con le sue fottute luci in piena notte. Un coprifuoco è un coprifuoco! Quei fottuti ragazzini hanno litigato tutto il giorno. La guerra era pipì di gatto in confronto al bordello che mi hanno lasciato. Scuola della pace, eh? Auguro ai loro futuri rampolli di divertirsi. Accidenti, J. è scomparso. Stavolta per davvero. Con quel suo fottuto potere doveva succedere prima o poi. Accidenti. Falso allarme, hanno trovato J. su un’altra fottuta isola. In perfetta salute. Sono instancabili, fottuti ragazzini. Oggi la piccola A. è venuta a fare due chiacchiere. Non ho capito una fottuta parola di quel che mi ha detto. Mi ha fatto un disegno. Credo che voglia un telescopio. Non so se un giorno questi ragazzini saranno i re del mondo, ma imparare la lingua di qui sarebbe un inizio dannatamente buono. Accidenti, abbiamo di nuovo perso J.

Ad Ofelia nel sogno sembrava quasi di sentire la voce del portiere borbottarle all’orecchio, e dietro l’asprezza delle sue parole percepiva un’enorme tenerezza. L’uomo aveva amato quei “fottuti ragazzini”, li aveva sinceramente amati. L'ultima cosa che riuscì a cogliere dalle pagine fu un commento:
Mi spia. Quel fottuto modo che ha di guardarmi mi fa paura, come se fossi un fottuto intruso nella loro fottuta scuola. Non è come gli altri fottuti ragazzini, quello. Devo parlarne al capo.
Ofelia sgranò gli occhi trovandosi di colpo sveglissima. Il testo sulle pagine strappate era ovviamente indecifrabile, salvo che per Mediana probabilmente. Per lei era di nuovo una successione di caratteri senza capo né coda in una lingua che le risultava totalmente estranea, ma per cui provava grande nostalgia. La nostalgia di Eulalia.
I bambini erano la risposta.

  
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