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Autore: Justice Gundam    02/05/2021    1 recensioni
Il Confine dell'Oceano, un gruppo di rigogliose isole nelle vicinanze del Primo Continente. Un gruppo di coloni, facenti parte di una spedizione del Regno di Estania, in cerca di un luogo dove iniziare la loro nuova vita. Gli avventurieri che vegliano su di loro e mantengono la sicurezza. Ma una minaccia terribile incombe su di loro: un esercito di insetti giganteschi e creature insettoidi è apparso all'improvviso e minaccia l'incolumità degli abitanti. Una manciata di esperti, maghi e combattenti saranno gli unici in grado di proteggere i coloni del Confine dell'Oceano da questa mostruosa invasione...
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Pathfinder: L'Isola degli Insetti Giganti

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

 

Buongiorno! Spero che le cose procedano bene... e vi do il benvenuto a questa mia nuova storia ambientata nell'universo fittizio di Nexos, il luogo dove si svolge la mia personale campagna di Pathfinder!

Accadrà mai che ambienterò una saga nel mondo di Golarion? Mai dire mai, con tutte le partite che sto facendo con i miei amici...

 

L'ispirazione per questa campagna mi è venuta quasi per caso, dando un'occhiata ai miei manuali. E adesso... beh, è diventati uno dei progetti in cui sto investendo più tempo. Quindi, spero di fare un buon lavoro. Ma sarete voi a decidere, e sperabilmente, anche a farmelo sapere.

Vi informo che questa campagna utilizzerà anche materiale di terze parti, non sviluppato dalla Paizo. In particolare, sto utilizzando alcune creazioni della Kobold Press e della Legendary Games. Per chi è interessato a continuare a giocare con la prima versione di Pathfinder e capisce l'inglese, consiglio caldamente di dare un'occhiata ai loro manuali. Hanno parecchi spunti interessanti...

 

Questa storia si svolge più o meno in parallelo con gli eventi di "L'Ascesa della Follia", e circa dodici anni dopo quelli di "I Figli della Regina dei Draghi". Non credo che ci saranno sovrapposizioni tra le storie, ma pensavo che sarebbe stato una buona idea in modo da farvi orientare nel mio universo narrativo.

 

I personaggi che appaiono in questa storia, tranne i marchi registrati della Paizo, sono di mia proprietà. Chi volesse usarli è pregato di notificarmi per chiedere il mio permesso. Questa storia è stata scritta senza scopo di lucro, per divertimento mio... e di chi fosse interessato!

 

Grazie della vostra attenzione, e a presto!

 

oooooooooo

 

 

Capitolo 1 - Verso il Confine dell'Oceano

 

Era un buon giorno per viaggiare per mare.

 

In piedi accanto al parapetto della Reina Del Viento, il dragonide Albion stava contemplando tranquillamente la distesa dell'oceano che si espandeva apparentemente senza confini davanti a lui e alla nave che lo stava trasportando alla sua nuova destinazione. Sopra di lui, il cielo era finalmente pulito, dopo le minacciose nuvole dei giorni precedenti e una breve ma furiosa tempesta che aveva messo a rischio entrambe le navi che stavano affrontando quel viaggio straordinario. Poco distante dalla sua nave, Albion vedeva la Orgullo Del Marinero che riusciva a restare al passo con loro nonostante avesse subito più danni dal recente maltempo. Alcune vele erano strappate, e i danni nello scafo erano stati riparati al meglio, ma Albion pensò comunque che fosse stata una fortuna che la tempesta li avesse colti così vicino alla loro destinazione.

 

"Non possiamo permetterci di rischiare. Se non fossimo quasi arrivati a destinazione, avremmo dovuto interrompere la spedizione e cercare l'approdo più vicino possibile per riparare le navi." disse tra sè il dragonide. Si sgranchì una spalla e diede un'occhiata alla ciurma che in quel momento si trovava sul ponte, mentre alle sue narici arrivava un aggressivo odore di salsedine e di pesce appena pescato. I marinai sembravano indaffarati ma, tutto sommato, abbastanza tranquilli, come se avessero la consapevolezza che presto il lungo viaggio sarebbe finito, e si fossero presi il tempo necessario per prepararsi all'attracco. Poteva anche percepire una certa eccitazione nel lavoro dell'equipaggio, e del resto, come dare loro torto?

 

In fondo, riflettè Albion, questo viaggio faceva parte di un grande progetto della corona di Estania. Nella ricerca di nuove risorse per incrementare la ricchezza e il prestigio del suo regno - già di per sè uno dei paesi più potenti tra quelli che esercitavano i loro commerci sul Mare Missogeo - il precedente re Javier III aveva inviato delle spedizioni esplorative verso un gruppo di isole scoperte solo di recente, che erano state battezzate "il Confine dell'Oceano" in virtù della loro posizione al limite estremo del grande oceano che si estendeva ad ovest del Primo Continente.

 

Le notizie che gli esploratori avevano portato erano state incoraggianti. Il Confine dell'Oceano si era rivelato essere un arcipelago composto da sei isole, di cui due erano di dimensioni notevoli. Si trattava di un luogo che aveva un grande potenziale in termini di risorse: metalli preziosi, spezie rare, terreni fertili e facilmente adattabili all'agricoltura... e cosa migliore di tutte, erano disabitate. Non c'erano popolazioni indigene, e anche quelle creature che le abitavano avrebbero potuto essere facilmente evitate, o si sarebbe potuto venire a patti con loro. Un'occasione troppo ghiotta per non approfittarne, e infatti Javier III aveva immediatamente dato inizio ad un progetto ambizioso per fondare delle colonie sull'isola più grande, che era stata battezzata Abundancia dagli esploratori inviati in seguito.

 

Il progetto era proseguito senza particolari intoppi, e anche alla morte di Javier III, era stato portato avanti dal suo successore, suo figlio Salvador II. Il giovane re, nonostante le interferenze e le obiezioni sollevate dall'Inquisizione, aveva preparato un'altra spedizione per rafforzare con più manodopera le tre colonie che già erano state fondate sulle coste di Abundancia - e in quel momento, la Reina Del Viento e la Orgullo Del Marinero stavano trasportando un gruppo di coloni, civili e militari, verso la colonia di Pasiega, sulla costa meridionale di Abundancia.

 

Chiaramente, molte famiglie nobili ed importanti entità politiche del regno di Estania avevano voluto contribuire al progetto di colonizzazione. Se non per motivi umanitari, almeno perchè erano consapevoli che anche loro ne avrebbero tratto vantaggi maggiori se avessero collaborato. Una parte dei profitti sarebbe andata anche a loro.

 

E del resto, era questo il motivo per cui Albion era stato assegnato alla Reina Del Viento. Come paladino di Bahamut, il Drago di Platino, il suo dovere era di proteggere i coloni da qualsiasi pericolo avesse potuto attenderli nella loro nuova terra. E un luogo come il Confine dell'Oceano poteva nascondere chissà quante insidie. A quanto Albion aveva sentito, alcune viverne dalle squame nere popolavano le zone più alte delle isole. Quelle avrebbero potuto essere un motivo di preoccupazione, se si fossero spinte fino a Pasiega per fare razzia di bestiame o, peggio ancora, per agguantare alcuni coloni. E per quanto le isole del Confine dell'Oceano non fossero abitate da umanoidi e non mostrassero segni di civiltà... non si poteva mai sapere se da qualche parte, su quelle isole, non ci fosse qualche creatura ostile e pericolosa che avrebbe messo a rischio i coloni.

 

La sua missione era stata chiara. Quando i chierici del suo ordine lo avevano chiamato, comunicandogli che nel giro di due mesi si sarebbe unito alla successiva spedizione, Albion aveva provato una serie di sentimenti contrastanti. Orgoglio per la fiducia che gli era stata concessa. Determinazione a compiere il suo dovere. E per quanto non pensasse che simili esitazioni si addicessero ad un paladino, anche il timore di non essere all'altezza della situazione. Non era passato molto tempo da quando era stato investito della sua carica di difensore della fede, e per quanto non fosse esattamente un novellino, non poteva dire di essere del tutto sicuro della sua abilità in un combattimento.

 

Beh, questa era una considerazione secondaria, in fondo. Un paladino non pensava alla gloria o alla battaglia, ma alla sicurezza degli altri. E su questo, se non altro, il dragonide era convinto della sua scelta.

 

"Albion! Ancora con la testa tra le nuvole, eh?"

 

Una voce potente distrasse il paladino dalle sue meditazioni, e con un sorriso appena accennato sul suo volto da rettile, Albion si voltò verso la fonte dell'intrusione un attimo prima che la persona in questione gli desse una pacca amichevole tra le scapole. Albion barcollò lievemente per un istante, ma il suo fisico possente resse senza problemi all'impeto del colpo.

A parlare era stato un altro dragonide come lui... ma a parte le fattezze in generale, i due non potevano essere più diversi l'uno dall'altro. Entrambi avevano l'aspetto di un drago umanoide alto poco meno di due metri, ma non avevano le ali, e i loro corpi erano coperti di squame di colore vivace - argentate per Albion, rosso acceso per il suo compagno. Anche l'abbigliamento era molto diverso: anche se entrambi erano vestiti di camicie e pantaloni adatti ad un lungo viaggio via mare, quelli di Albion erano ben tenuti e relativamente puliti, mentre quelli del suo compagno erano sdruciti e rattoppati, e avevano sicuramente visto molte più miglia.

 

"Stavi pensando che finalmente arriveremo ad Abundancia, vero?" disse il dragonide rosso con voce gutturale ma gioviale. "Non vedi l'ora di poter scendere a terra e goderti una pinta alla taverna locale, eh?"

 

Albion fece un sospiro di finta esasperazione. "Stavo semplicemente pensando a cosa ci aspetta quando saremo arrivati lì, Draig." affermò. "Sai che dobbiamo fare rapporto al capitano Verdugo. Da quanto ne so, ha intenzione di formare una squadra che si occuperà di mantenere l'ordine e la sicurezza a Pasiega. E' un compito molto importante, per questo cercavo di essere il più concentrato possibile."

 

Il dragonide rosso di nome Draig ridacchiò brevemente. Era abituato ai modi di fare del suo amico di vecchia data. Lui ed Albion si erano addestrati assieme per entrare a far parte dei soldati della chiesa di Bahamut, ma la mancanza di disciplina e il carattere impulsivo di Draig gli avevano precluso la possibilità di diventare un paladino. Detto questo, la cosa non lo aveva scoraggiato più di tanto. C'erano altri modi di combattere per la divinità protettrice dei dragonidi. "Heh. Sempre con questa storia dei tuoi compiti, vero, Albion? Dovresti prenderti una pausa, di tanto in tanto. Per quanto mi riguarda... io spero che ci sia occasione di un po' di azione, quando saremo arrivati lì. So che il nostro compito è di proteggere i coloni, e ho tutta l'intenzione di fare del mio meglio. Ma... questo non significa che non ci si possa divertire un po', non credi?"

 

"Non sono sicuro di condividere la tua definizione di divertimento... ma non sarò certo io a giudicarti." disse Albion, per poi far vagare il suo sguardo sul ponte della Reina Del Viento. L'attività si era un po' ridotta, ma per Albion voleva soltanto dire che l'equipaggio si stava rilassando un po' prima che arrivasse il richiamo della vedetta, che annunciasse che finalmente si vedeva la terra davanti a loro. Tra l'equipaggio, il dragonide dalle squame argentate riconobbe alcuni con i quali aveva avuto modo di stringere amicizia nel corso del viaggio.

 

Serena, la ragazzina dai lunghi capelli neri e dall'espressione tranquilla e riservata, si era seduta su uno sgabello vicino ad uno degli alberi della caravella, e stava allungando le gambe per riposarle un po'. La giovane si era unita all'equipaggio all'ultimo momento, soltanto il giorno prima che le navi salpassero per la loro missione, e si era presto rivelata una compagna di viaggio volonterosa per quanto inesperta e riservata. Albion si era spesso chiesto come mai si fosse unita a loro... certo non si trattava di una ragazza qualsiasi. Era la secondogenita dei Grijalva, una famiglia estaniana di antica nobiltà, nota per la sua influenza negli affari interni e per l'opulenza di cui si circondavano, che aveva contribuito al progetto di colonizzazione del Confine dell'Oceano sia con fondi che con manovalanza.   

Albion guardò la ragazzina, vestita con dei pantaloni neri, stivali da viaggio e una camicia bianca con una mantellina verde cupo sulle spalle, che si stiracchiava e si riavviava i capelli neri. Il giorno in cui Serena aveva avvicinato la ciurma della Reina del Viento, era stato lui stesso ad accoglierla e a farle le domande di rito. Serena aveva risposto che voleva dare una mano anche lei, a modo suo, al progetto di colonizzazione... e che voleva allontanarsi dalla sua famiglia, e cercare la sua fortuna in una nuova terra.

 

Il dragonide paladino era stato abbastanza discreto da non chiedere oltre ed accettare la spiegazione, ma non poteva fare a meno di chiedersi come mai una delle figlie della famiglia Grijalva avesse voluto gettarsi tutto alle spalle e trasferirsi in una terra lontana e sconosciuta. Chissà che segreti celava quel volto quasi sempre impassibile e quello sguardo misterioso...

 

Albion si avvicinò a Serena e salutò con una mano. La ragazzina alzò lo sguardo verso il dragonide e ricambiò il saluto, poi si alzò e mise a posto il vestito, in modo da presentarsi con un po' di decoro.

"Salute a voi, Lady Serena." esordì Albion con voce profonda. "Mi auguro che il viaggio stia proseguendo bene anche per lei."

"Paladino Albion." disse lei, con tutta tranquillità. "Sono in buona salute, grazie mille. E spero che lo stesso valga per lei. Tuttavia... le ricordo che non sono più ufficialmente parte della famiglia Grijalva. Mi sono allontanata di mia spontanea volontà."

Il dragonide sorrise con tono affabile. "Le porgo le mie scuse, signorina. E' una mia deformazione professionale, rivolgermi ad una persona con il titolo che credo le competa." affermò. "Detto questo, mi auguro che il viaggio sia stato gradevole, nonostante le possibili avversità."

 

"Apprezzo la premura. Ma sinceramente, non mi è dispiaciuto affrontare un po' di difficoltà." rispose lei. "Ho sempre vissuto in quella gabbia dorata che era la villa dei Grijalva... e adesso, vedere il mondo con i miei occhi mi affascina al punto che... sinceramente, queste difficoltà non mi sembrano poi così grandi."

Albion disse di sì con la testa. Per quanto ci fossero un po' di differenze di vedute tra lui e la giovane, apprezzava il suo spirito d'avventura e il suo desiderio di rendersi indipendente dalla sua famiglia. Non molti figli di famiglie ricche e potenti avrebbero scelto un futuro incerto come pionieri di una spedizione, piuttosto che restare nelle loro comode stanze, serviti e riveriti.

 

"Sì, capisco quello che vuole dire." affermò il dragonide. "Cambiando argomento... potrebbe essere interessata a far parte della squadra che il capitano Verdugo ha intenzione di organizzare? Con le sue capacità e i suoi poteri magici, penso che sarebbe un valido elemento. E potrebbe contare su di me, sul mio compagno Draig e su altre persone disposte a proteggerla."

 

Serena guardò Albion con quello che appariva come un vago stupore. Non che fosse sorpresa del fatto che lei avesse effettivamente dei poteri magici - era un fatto abbastanza ben noto che i membri della famiglia Grijalva avessero una sorta di predisposizione naturale per la magia arcana o psichica. Ma sinceramente, non si aspettava che un paladino come lui fosse così disposto a lavorare a fianco di una warlock - cosa che Serena aveva rivelato di essere, proprio quando aveva parlato con Albion e Draig per la prima volta. Per la verità, Serena aveva avuto l'impressione che Albion fosse un po' scioccato dalla rivelazione, ma il paladino non aveva permesso alle sue opinioni a riguardo di interferire con la sua decisione.

 

Detto questo, Serena sapeva già quale fosse la sua decisione. "Sarò molto onorata di porre i miei poteri al servizio della comunità di Pasiega." affermò, sorridendo lievemente. Albion aveva già in precedenza notato che Serena non era il tipo di persona che esprimeva molto i suoi sentimenti.

"Grazie. Sono sicuro che potremo contare su di lei, signorina." rispose il dragonide paladino. "Ora... se volesse scusarmi, credo che tra non molto arriveremo in vista del Confine dell'Oceano. Dobbiamo cominciare a fare i preparativi per l'attracco, e ci sarà bisogno anche della mia collaborazione. Le consiglierei di raccogliere i suoi effetti personali e tenersi pronta."

La ragazzina rispose con un lieve sorriso e si alzò per raccogliere ciò che le apparteneva e controllare il suo zaino, mentre Albion faceva un inchino e si apprestava a raggiungere Draig, che stava già verificando alcune cime per assicurarsi che tutto fosse in regola. Attorno a loro, anche il resto dell'equipaggio, dopo essersi preso un momento di pausa, si teneva pronto all'attracco. L'eccitazione era palpabile. Dopo due settimane di viaggio, le caravelle stavano finalmente per attraccare a Pasiega.

 

La grande avventura nel Confine dell'Oceano stava per iniziare. Per qualcuno di loro, era la possibilità di iniziare una nuova vita. Per altri, faceva parte del loro dovere come servitori del regno di Estania. Per altri ancora, era un modo di vedere una nuova terra e conoscere nuove persone. Ma tutte le persone coinvolte erano sicure che sarebbe stata l'avventura della loro vita.

 

 

oooooooooo

 

 

"Aaaah... accidenti, non credevo che i viaggi in nave fossero così faticosi... e così noiosi al tempo stesso..." mormorò Hipolito tra sè. Il buffo halfling dai capelli castani scompigliati e dalla pelle bronzea si mise le mani dietro la nuca e guardò verso il cielo, ammirando un gabbiano che si librava maestosamente in aria. Questo era un segno sicuro che la terraferma si stava avvicinando...

 

"Non vedevo l'ora, sinceramente. Dopo due settimane, questa nave cominciava davvero a sembrarmi stretta." disse tra sè, mentre si alzava e si sgranchiva un po' la spina dorsale. Dopo aver raccolto la sua sacca e controllato di avere tutto, Hipolito decise di andare a dare un'occhiata alla prua della Reina del Viento, in attesa che la vedetta desse l'annuncio che finalmente si vedeva la terraferma. Sentiva già che l'equipaggio era pervaso da una grande eccitazione, e la maggior parte di loro non vedevano l'ora di sbarcare e raggiungere Pasiega... e se doveva essere sincero, per quanto non fosse altrettanto interessato alla città, anche lui era contento di poter finalmente vedere una terra nuova. Chissà che peculiari forme di vita avrebbe trovato? Per uno studioso di animali e piante come lui, era un'occasione fantastica... e poi, non poteva certo dimenticare che il suo dovere era di proteggere gli abitanti della colonia e fare in modo che si inserissero senza troppi problemi in un ambiente per loro del tutto nuovo, senza danneggiarlo e al tempo stesso senza correre eccessivi rischi.

 

Hipolito diede un'occhiata alle sue vesti - nulla di particolarmente elaborato o sfarzoso, soltanto una veste druidica di stoffa verde con un paio di pantaloni sdruciti che si fermavano poco sotto il ginocchio, una semplice corda annodata a fare da cintura, e un ciondolo di legno intagliato a forma di zanna portato al collo, ad identificarlo come membro del circolo druidico della Bestia Primeva. Come gran parte degli halfling, non indossava calzature, e i suoi piedi erano piuttosto grandi rispetto al resto del corpo, con il dorso parzialmente coperto da una corta peluria castana.

Certo non un abbigliamento che gli avrebbe fatto guadagnare tanti punti in un ambiente civilizzato... ma per uno che era abituato a vivere a contatto con la natura, era più che adeguato. E in un posto come Pasiega, non credeva che molti avrebbero fatto caso ai suoi modi di fare... che, era pronto ad ammetterlo lui stesso, erano piuttosto stravaganti.

 

"Oh, beh... l'importante è rendersi utili, no? E io sono qui per rendermi utile sia a sua maestà Salvador II che alla natura incontaminata del Confine dell'Oceano." commentò tra sè, mentre con lo sguardo spaziava tra i vari membri dell'equipaggio. La sua attenzione ricadde sul dragonide dalle squame scarlatte che, assieme ad un suo simile argentato, era impegnato a muovere una pesante cassa verso prora.

Draig ed Albion, se non ricordava male. Aveva scambiato qualche parola con loro, e fino a quel momento gli avevano fatto una buona impressione. Entrambi gli erano sembrati persone volonterose e disponibili, anche se doveva ammettere che aveva un po' più di simpatia per Draig, quello rosso. Il paladino, per quanto non potesse negare le sue qualità, aveva un qualcosa di un po' troppo sofisticato, e Hipolito aveva l'impressione che il suo "codice del paladino" lo trattenesse dall'esprimere la sua vera personalità. Draig si comportava con un po' più di spontaneità, e lo halfling pensava che fosse un po' più a contatto con il mondo della natura.

Beh, del resto queste erano solo le sue considerazioni personali. Tra non molto, sarebbero approdati a Pasiega e probabilmente avrebbe avuto un po' più di tempo per conoscerli meglio.

 

"Terra! Terra!" arrivò all'improvviso la voce della vedetta. Immediatamente, i marinai e i membri dell'equipaggio si attivarono, e l'eccitazione percorse il ponte della Reina del Viento come se fosse stata investita da una scarica di energia corroborante! E anche da quella distanza, si percepiva che l'equipaggio della Orgullo del Marinero si era messo all'opera, spinto dallo stesso desiderio di avere finalmente un po' di solida terra sotto i piedi. Hipolito stesso sorrise con entusiasmo e si affrettò a raccogliere quel poco di effetti personali che aveva con sè.

 

"Finalmente... Confine dell'Oceano, sto arrivando!" disse tra sè l'halfling, con un sorriso che praticamente andava da un orecchio all'altro.

 

 

oooooooooo

 

 

Nel giro di un paio d'ore, accolte dall'entusiasmo dei coloni che già da tempo attendevano l'arrivo della spedizione, la Reina e la Orgullo erano arrivata nella baia di Pasiega e avevano gettato le ancore. Davanti ai navigatori, si estendeva lo spettacolo della colonia e della baia che la ospitava - una distesa di acque limpide interrotte solo, di tanto in tanto, dalla schiuma delle onde che si infrangevano sulle spiagge e sugli scogli. Poco più in là, una muraglia di pali di legno, con alcuni cancelli che facevano da punti d'accesso, rivelava la posizione della colonia, e anche dalla loro posizione, Albion e Draig riuscivano a vedere diverse piccole capanne, intervallate da costruzioni più grandi rinforzate in legno. La zona era circondata da una folta vegetazione, tra la quale svettavano alberi che raggiungevano altezze vertiginose. Il paesaggio era affascinante, con un sentore di natura selvaggia e di villaggio di frontiera, e nell'aria si sentiva un pungente misto di salsedine e di alghe.

 

Albion strinse i suoi occhi da rettile e controllò un ultima volta che tutti i suoi effetti personali fossero al loro posto. Si assicurò di essersi legato sulla schiena la sua arma - un'alabarda di ottima fattura, composta da un lungo manico di legno levigato, terminante in una inquietante lama ricurva simile a quella di un'ascia e una punta di lancia. In quel momento, la testa della sua arma era avvolta in un pesante drappo di stoffa, in modo da non rischiare di ferire involontariamente qualcuno.

"Siamo finalmente arrivati." disse con convinzione e solennità. "Pasiega. La nostra nuova casa. E' da qui che muoveremo i primi passi nella nostra nuova vita."

 

Alcuni dei marinai espressero gioia ed entusiasmo nel sentire queste parole, altri sembrarono invece ridacchiare sotto i baffi, forse ritenendo le sue parole un po' retoriche... ma quasi tutti, passeggeri e membri dell'equipaggio, condividevano l'eccitazione che animava il dragonide paladino e il suo migliore amico.

"Se vuoi il mio parere, Albion... io spero che i primi passi mi portino ad una bella lotta! O magari ad una bevuta nella taverna locale, anche quello mi andrebbe bene!" rispose Draig. Albion alzò gli occhi al cielo, ma gli angoli della sua bocca si sollevarono in un sorriso divertito, e diversi dei coloni risero brevemente della battuta.

 

"Sperabilmente, troverai anche tu qualcosa con cui divertirti, Draig." rispose. Controllò attentamente il gruppo di coloni che si apprestavano a scendere - per la maggior parte erano umani, ma Draig vide che c'era anche qualche elfo, nano o mezzorco... per non parlare di quell'halfling che, malgrado gli abiti poco appariscenti, era comunque impossibile non notare anche in mezzo ad una folla. Hipolito, se la memoria non lo ingannava. Un tipo un po' stravagante, ma interessante a modo suo. Non avevano parlato molto, durante il viaggio... ma quelle rare volte che avevano scambiato delle parole, Albion era rimasto affascinato da come Hipolito parlava di piante ed animali, e di quanto fosse entusiasta di vedere una nuova terra. C'era qualcosa, nel suo entusiasmo, che rendeva quasi contagiosa la sua passione e faceva sì che la discussione fosse stimolante - anche se quella materia non era mai stata tra i principali interessi del dragonide argentato.

 

E poi, tra il gruppo, più vicino a lui e a Draig, c'era anche Serena. La ragazzina dai lunghi capelli neri aveva ancora quella sua espressione tranquilla e posata, ma dentro di sè fremeva per l'entusiasmo. Anche per lei era un giorno speciale...

"Adesso ci divideremo in gruppi." disse Albion rivolto ai coloni, che immediatamente fecero silenzio per ascoltarlo. "Ad ognuno di questi gruppi corrisponderà una scialuppa che useranno per attraccare ai pontili della spiaggia di Pasiega. Lì, verremo accolti dal capo della colonia, il comandante Dmitros Verdugo. Non temete, anche se può avere un aspetto un po' intimidatorio, avrete modo di rendervi conto personalmente della sua competenza e della sua solida fibra morale."

"Abbiamo già lavorato con lui in passato. Potete contare sulla nostra parola." continuò Draig. "Ad ognuno di voi verrà assegnata una dimora, e riceverete le dovute istruzioni. Cercate di riposarvi, mi raccomando... visto che da domani comincia il nostro lavoro come rappresentanti della corona di Estania nel Confine dell'Oceano! Non che ci sia qualcuno davanti al quale dovremo rappresentare il nostro paese, ma... insomma, avete capito cosa voglio dire."

 

"Divertente..." affermò Albion, non sapendo se ridere o grugnire. Si ricompose rapidamente, e concluse il suo discorso. "Dunque andiamo, compagni. Svolgiamo la nostra missione per la corona di Estania, e per il bene di tutto il nostro popolo."

"Finalmente si scende." disse Serena. Con una rapidità data dall'impazienza e dalla gioia, i membri dell'equipaggio si diressero verso le scialuppe, che cominciarono ad essere calate nelle acque della baia non appena ebbero imbarcato una quantità ragionevole di passeggeri. Per ogni scialuppa, due degli uomini più robusti si misero ai remi e si affrettarono verso alcuni pontili che dalla spiaggia si estendevano verso il mare aperto. Su di essi, c'erano già dei gruppetti di persone venute ad accogliere i nuovi coloni.

 

Albion, Draig, Serena ed Hipolito furono tra gli ultimi a salire su una scialuppa. Con i due dragonidi ai remi, la barca si diresse lentamente ma con decisione verso uno dei pontili rimasti liberi, e nel giro di una decina di minuti, avevano raggiunto il punto d'attracco. Serena lanciò una cima ad un operaio in piedi sulla passerella, e l'uomo provvide immediatamente a legarla attorno ad un grosso palo di legno ed assicurarla con un nodo magistralmente eseguito. Uno alla volta, i viaggiatori scesero sul ponte e fecero qualche passo su e giù, cercando di riabituarsi alla terraferma dopo tanti giorni passati sul ponte della nave.

 

Un po' più in là, anche la Orgullo del Marinero aveva gettato l'ancora e stava cominciando a far scendere i coloni. Draig si stiracchiò e si passò una mano sulla faccia, poi si sgranchì le spalle mentre ammirava con orgoglio lo spettacolo delle due caravelle ancorate.

"Aaaaaah! Adesso sì che mi sento davvero a mio agio!" esclamò Hipolito, mentre con una mano cercava di rimettersi a posto i capelli. "L'aria ha un profumo qui che non riesco quasi a descrivere... Forse la flora di quest'isola diffonde nell'aria un polline particolare, che dà origine a questo gradevole aroma..." Chiuse gli occhi con espressione sognante e inclinò la testa da un lato mentre con una mano si sfregava il mento sbarbato.

 

"Non è molto diversa da come me l'ero immaginata..." commentò Serena guardando la colonia, e già immaginando le numerose attività che vi si svolgevano. "Magari mi sarei aspettata qualcosa di un po' più... grande? Beh, non importa. Sono comunque felice di essere qui."

 

Albion sorrise lievemente alle parole di Serena. Una giovane nobile che non si faceva problemi a lasciarsi dietro la sua vita di agi e mollezze per lanciarsi in una grande avventura. Chissà com'era stata poi, la vita di quella ragazza... Beh, a questo punto non importava più. Questa sarebbe stata l'occasione di un nuovo inizio anche per lei.

I coloni erano finalmente arrivati tutti a terra, ricevendo il benvenuto da parte degli abitanti di Pasiega. Albion stesso venne avvicinato da una giovane donna che gli offrì un bicchiere di ceramica riempito di quello che sembrava essere succo di frutta. "Benvenuti a Pasiega! Speriamo che il viaggio sia stato tranquillo... e che vi troverete bene qui!"

 

"Se l'ospitalità è calda come vedo... non credo proprio che avremo problemi ad adattarci." affermò il dragonide paladino. Con un sorriso, si portò il bicchiere alle labbra e tracannò un sorso del liquido dolciastro, poi lo passò a Draig, che mostrò a sua volta di gradire molto l'offerta. "Grazie mille, signorina. Apprezziamo molto la vostra disponibilità."

"E non è ancora finita qui. Guardate un po'." affermò Serena, indicando un gruppetto di suonatori e danzatori che uscivano da uno dei cancelli della città. Una musica vivace ed allegra si diffuse rapidamente nell'aria, e molti dei nuovi arrivati si misero ad applaudire e a ballare al ritmo.

 

"Hanno fatto davvero le cose in grande..." commentò Hipolito, mentre faceva ondeggiare il capo da una parte all'altra a ritmo di musica. "Allora... adesso cosa si fa, paladino Albion?"

 

Il dragonide gettò un'occhiata a Draig, poi ad Hipolito e Serena, prima di dare la sua risposta. "Beh, immagino che per adesso possiamo anche goderci un po' il comitato di benvenuto." affermò, godendosi l'atmosfera rilassata e gioviale. Non si era quasi neanche accorto di quanto gli mancasse un po' di distensione... beh, in fondo Bahamut non  se la sarebbe presa a male se uno dei suoi paladini si fosse preso un po' di pausa e di divertimento, prima di tornare al suo dovere. "Avremo molto da fare nei prossimi giorni... e prima di sera, dovrò presentarmi al capitano Verdugo per ricevere i miei ordini. Ma per adesso... tanto vale approfittare di questi momenti di libertà."

 

"Hahahaaa! Adesso sì che ragioni, amico mio!" disse Draig, facendo il segno dell'okay al suo amico mentre tutt'attorno tutti ballavano e festeggiavano.

 

 

oooooooooo

 

 

"Comandante Verdugo. Perdoni il disturbo, ma le navi provenienti dalla madrepatria sono approdate in questo momento."

 

In un ufficio arredato in maniera semplice ma comfortevole, il capitano Dmitros Verdugo, leader della colonia di Pasiega, sollevò lo sguardo dai documenti che stava leggendo e compilando quando la voce della sua seconda in comando gli diede la notizia. Segretamente contento che fosse arrivata una distrazione da quel lavoro monotono, il possente minotauro mise da parte i fogli, cercando comunque di mantenere un certo ordine sulla sua scrivania, e accolse la notizia con un cenno affermativo.

 

"Ah, già... è proprio per oggi che era previsto l'arrivo della Reina e della Orgullo." disse con voce baritoneale. Il leader della colonia estaniana aveva l'aspetto imponente che ci si poteva aspettare da un membro della sua razza, un umanoide muscoloso, alto quasi due metri, ricoperto da una corta pelliccia bruna ottimamente mantenuta e ripulita, con la testa di toro armata di due robuste corna lunate e un paio di occhi neri nei quali si poteva leggere un'arguzia che pochi si sarebbero aspettati in una simile creatura. In contrasto con le sue fattezze animalesche, il suo abbigliamento era consono ad un militare di un certo rango come lui: una divisa rossa dalle spalle ampie, sulla quale indossava un pettorale d'acciaio; un paio di pantaloni di colore giallo un po' spento, e un paio di stivali neri, alti fin sopra le ginocchia. Accanto a lui, appoggiata dietro la sua scrivania, era posta una grande ascia bipenne dalla lama scura, finemente cesellata ma pesante abbastanza da non poter essere usata da nessuno che non possedesse la sua forza incredibile.

 

Verdugo si alzò e rimise a posto la suasedia mentre faceva un cenno di assenso alla sua diretta subordinata, una donna alta e robusta dalla carnagione olivastra e dai capelli neri legati in uno chignon dietro la nuca, che indossava una versione femminile della sua stessa uniforme e portava un elegante stocco appeso al fianco, in un fodero nero dalle decorazioni argentate. "Molto bene, vice-comandante Torreblanca." affermò. "Credo che sarebbe consono andare ad accoglierli personalmente. Può occuparsi lei di mettere a posto le carte, almeno finchè non torno? Non dovrei metterci più di un'ora."

 

La vice-comandante Orsola Torreblanca, orgogliosa soldatessa del Regno di Estania, fece un cenno affermativo con la testa e sorrise lievemente. Aveva l'impressione che il suo comandante fosse grato per la distrazione, e non poteva certo fargliene una colpa. "Sissignore. Prego, faccia pure. Porterò avanti io il lavoro."

 

"Ottimo. Non si preoccupi, entro breve sarà in grado di incontrare lei stessa i nuovi arrivati." disse Verdugo mentre si dirigeva verso l'uscita del suo ufficio. Passò accanto alla sua diretta subordinata e le fece un cenno di assenso, ed Orsola raggiunse la scrivania e cominciò a dare un'occhiata alle carte. Una di esse attirò più di tutte la sua attenzione - un foglio di pergamena sul quale erano scritti diversi nomi, probabilmente appartenenti ad alcuni membri degli equipaggi appena sbarcati.

 

"Albion Wuprax. Draig Durrash... due dragonidi, a quanto vedo. E poi... Hipolito Ozalla... Pepa Vallesteros... Damiàn Colmenarez... e..." L'ufficiale sgranò gli occhi per la sorpresa quando lesse l'ultimo nome. "Serena... Grijalva? Come mai il cognome è stato cancellato?" si chiese. "Sapevo che i Grijalva partecipavano attivamente al piano di colonizzazione, sia con fondi che con manodopera... ma da qui a pensare che la loro figlia minore fosse tra i coloni... Ho l'impressione che ci sia qualcosa dietro."

 

Non era certo suo compito chiedersi cosa avesse in mente il suo superiore, o quale fosse il significato di quella lista... ma doveva ammettere che vederla aveva solleticato la sua curiosità. Il capitano Verdugo stava progettando qualcosa per quelle persone...

 

 

oooooooooo

 

 

"Quindi, sono arrivati altri da oltremare?" chiese la piccola figura ammantata, armeggiando con un falcetto ricurvo, senza neanche degnare di uno sguardo la creaturina, ancora più piccola di lui, che si era inginocchiata lì vicino in segno di sottomissione. La sua voce aveva un timbro strano, e se qualcuno avesse potuto sentirla, l'avrebbe probabilmente descritta come nasale e ronzante al tempo stesso.

 

L'essere più piccolo, un umanoide dalla testa esageratamente grande con le orecchie a sventola e gli occhi a palla, annuì nervosamente. "Sì... sì, capo... come avevano detto!" rispose con voce stridula. "Cosa suggerisce di fare?"

Il primo dei due esseri mise via il falcetto e si incamminò verso un altare, sul quale troneggiava una piccola statua di una creatura simile ad un mostruoso centauro dalle fattezze di insetto. "Non abbiate fretta, miei fedeli." affermò. "Non dobbiamo colpire apertamente, almeno non per adesso. Ci hanno lasciato una certa libertà di azione, e noi la sfrutteremo. Per la gloria del sommo Deskari." 

 

"Sommo Deskari!" ripetè l'umanoide più piccolo, prostrandosi dinnanzi all'altare...

 

 

oooooooooo

 

 

CONTINUA...

 

  
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