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Autore: Eurus91    03/05/2021    0 recensioni
A Mac viene somministrato un farmaco sperimentale creato dal DARPA, ma questa volta Jack è con lui.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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«Solo a me sembra un cattiva idea?»
Chiede, con apprensione, Jack mentre cerca lo sguardo di ognuno dei presenti nel laboratorio della Fenice. Bozer fa spallucce, ha imparato da tempo a non contraddire Mac quando si mette in testa qualcosa. Matty è risoluta, ama il ragazzo e vuole proteggerlo ma a volte deve servire un bene più grande. Mac tiene lo sguardo basso, la poltrona su cui è sdraiato sembra improvvisamente scomoda e si tortura le mani in grembo. Jack si appunta mentalmente di trovare una graffetta e dargliela. Linee di dolore sono presenti ancora sul suo viso e Jack sa che non se ne andranno tanto presto, sopratutto se decidono di portare in scena questo spettacolo.

«Mac ne sei sicuro?»
Jack finalmente si rivolge al diretto interessato e Mac apre la bocca, cerca di dire qualcosa salvo poi pentirsi e annuire. Jack vuole urlare, vuole urlare contro Matty e dirgli di smetterla di fare leva sullo spirito di sacrificio di Mac. Lui è importante. Lavora duramente per farglielo capire in ogni missione, non puó mandare all’aria tutto ogni volta. 

«Hai sentito la dottoressa Mac, droga e danni celebrali nella stessa frase» Ora Jack sta praticamente urlando, il suo accento Texano si rafforza. Lo fa ogni volta che è agitato. 

«Ho sentito Jack...» Replica Mac, massaggiandosi la base del naso con il pollice e l’indice, cercando di allevare il mal di testa che ora si è manifestato in tutta la sua forza.

«Non mi sembra Mac. Hai suonato abbastanza forte le campane, non puoi prendere decisioni del genere!»

Il ragazzo rotea gli occhi e sbuffa frustrato. 

«Abbiamo un’altra scelta?» La Domanda sembra retorica, ma tutti nella stanza sanno a chi è diretta. 

Matty scuote piano la testa, sul viso un misto di scuse e dispiacere.

«Diamoci da fare dunque»

«Va bene. Bozer?» Matty attira l’attenzione del ragazzo e lui fa un breve cenno con il capo in segno di ascolto «Chiama il DARPA, chiedi della dottoressa Cheryl.»

«Sissignora» E Bozer sparisce dal laboratorio, il silenzio cade tra loro e Mac spera di aver preso la decisione giusta.

La dottoressa, una donna giovane dall’aspetto allegro, si aggira intorno a Mac, controllando parametri vitali. Se non fosse per la strana situazione in cui questa dottoressa è cosi entusiasta di spingere dentro il suo ragazzo una droga sperimentale, gli sarebbe stata anche simpatica nota Jack. «Ecco cosa faremo...» esordisce con il camice bianco che svolazza ad ogni movimento mentre allaccia un bracciale per la pressione sanguigna intorno al bicipite del ragazzo.

«Per prima cosa ti somministrerò la droga che contiene anche DMT...» attese qualche secondo, giusto il temo di far recepire le informazioni ai presenti, «poi un sedativo. Ti permetterà di muoverti tra i tuoi ricordi...»

Mac annuisce, mentre muove la mano destra cercando di riattivare la circolazione e rendere il compito di pescare una vena più facile. 

«Aspettate una volta che Mac sarà il bello addormentato nel laboratorio, come facciamo a svegliarlo?» Chiede Jack, che non aveva abbandonato la sua posizione di fianco al ragazzo. Aveva trasportato una sedia girevole e si era appollaiato di fianco a Mac. Braccia incrociate e sguardo serio, tranne per qualche sorriso occasionale rassicurante quando gli occhi di Mac vagano alla ricerca dei suoi.

«Non possiamo» Rispose semplicemente la dottoressa, accompagnando le sue parole con un alzata di spalle. «Sarà l’adrenalina causata dalla scoperta a farlo svegliare...» Mac spalanca gli occhi a quell’improvviso cambio di prospettiva. Le mani sui braccioli e il corpo teso, come se improvvisamente quella situazione fosse troppo anche per lui. 

«Va bene, attraverseremo quel ponte quando ci arriveremo, ma se non ti senti sicuro Mac...» Tenta di nuovo l’uomo, offrire una scappatoia e il ragazzo la ignora, mentre osserva attentamente la dottoressa che si avvicina, munita di disinfettante e cotone. L’odore di alcool gli invade le narici e Mac chiude gli occhi. Non dovrebbe essere un odore così familiare, non dovrebbe essere abituato a questo. Sente il cuore minacciare di uscirgli dal petto ed è grato che non abbiano ancora acceso ilcardiofrequenzimetro.

«Ehi Mac, guarda me ok?» La voce di Jack è calma, pacata, rassicurante, un balsamo per i nervi tesi di Mac che hanno preso a vibrare di ansia ogni volta che ci sono aghi di mezzo «non la dottoressa o l’ago, Me.» 

Mac apre gli occhi che non si era neanche accorto di aver chiuso mentre la sua mano cerca istintivamente quella di Jack. Dita che si intrecciano alle sue dopo un breve vagare. Forti e rassicuranti. 

«Sto bene...» Dice instivamente mentre deglutisce convulsamente, guardando Jack negli occhi, e l’uomo si rende conto che sta rassicurando più sè stesso che i piccoli spettatori di questa scena surreale.

«Si sono certo che lo sei...» Mormora Jack, mentre resista all’impulso di sistemare i ciuffi sudati dalla fronte aggrottata del ragazzo e sussulta di compassione quando anche Mac lo fa. 

L’ago gli penetra la pelle tenera del braccio. Scomparendo lentamente. Sente il liquido entrare nella vena, risalire lentamente lungo il braccio, bruciante, freddo, denso. Ogni millimetro compiuto dal liquido si trasforma in un’agonia bruciante. E Mac sussulta, non era preparato a questa sensazione. Stringe la mano di Jack che la stringe di rimando. 

Dall’altra parte Jack cerca di trattenersi dal rompere la mano alla dottoressa, specialmente quando vede linee di dolore accentuarsi sul viso del ragazzo. Sta soffrendo, puó vederlo anche se sta facendo del suo meglio per nasconderlo.

«Fatto.» Esulta la donna che estrae l’ago e appoggia un batuffolo di cotone bianco sulla piccola goccia di sangue che sembra minacciosa sulla pelle pallida dell’incavo del braccio di Mac.«Ora tocca al sedativo. Chiudi gli occhi e inizia a contare da dieci...» 

Il ragazzo annuisce mentre cerca di riacquistare un po’ di compostezza. Sembra vacillare sul posto mentre si sistema meglio sulla poltrona

«Saró qui.» Promette Jack mentre Mac combatte contro i sedativi. Puro istinto che prende il sopravvento. «Non combatterlo Mac, sono qui.»

Quella sera, a missione compiuta, sono tutti riuniti intorno al fuoco. Era stata una giornata estenuante per tutti, soprattutto per il ragazzo che aveva sofferto di una commozione celebrare e poi aveva fatto un bel viaggio nella tana del coniglio, uscendone per un soffio.

Non sono sorpresi che sia silenzioso per tutto il pomeriggio.

Mac sta ripensando a quello che è accaduto nella sua testa. 

Incontrare il suo sè stesso malvagio non è stata un’esperienza piacevole. Ha fatto male. Ogni cosa di quella esperienza lo ha fatto. 

Jack lo tiene d’occhio mentre cerca di coinvolgerlo con scarsi risultati in una discussione.
«Stai bene?» chiede l’uomo ora sinceramente preoccupato quando Il ragazzo si alza e va in cucina per prendersi dell’acqua. Per un istante di era perso di nuovo. Si sente osservato, come se due paia di occhi identici ai suoi lo seguissero ovunque. Il piccolo teatrino nella sua testa lo ha sconvolto più di quanto se ne rendi effettivamente conto. 

«Sono stanco Jack» Replica all’uomo che lo ha seguito, la sua voce suona così supplichevole che Jack quasi si spezza. Lo vede ondeggiare sul posto, come se il suo intero mondo si fosse capovolto, lo vede appoggiarsi pesantemente al bancone della cucina. Respiro ansante e tremante.

«Lo vedo ancora...» bisbiglia, come se la sua allucinazione potesse davvero sentirlo.

«Chi?» Chiede Jack guardandosi intorno furtivo. «Me. Lui. È qui.»

   
 
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