Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
Segui la storia  |       
Autore: AlsoSprachVelociraptor    05/05/2021    0 recensioni
Nel 2018 Shizuka Higashikata, la figlia adottiva di Josuke, vive una vita monotona nella tranquilla Morioh-cho.
Una notte la sua vita prenderà una svolta drastica, e il destino la porterà nella misteriosa città italiana di La Bassa, a svelare i segreti nascosti nella sua fitta nebbia e nel suo sottosuolo, combattere antichi pericoli e fare nuove amicizie, il tutto sulle rive di un fiume dagli strani poteri.
.
Terza riscrittura, e possibilmente quella finale, dell'attesa fanpart di JoJo postata per la prima volta qui su EFP nel lontano 2015.
.
Prequel: “La battaglia che non cambiò nulla (o quasi)”
*Spoiler per JoJo parti 1, 2, 3, 4 e 6*
.
Aggiornamenti saltuari.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Josuke Higashikata, Jotaro Kujo, Nuovo personaggio, Okuyasu Nijimura
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Shizuka si rialzò appena ne ebbe le forze, senza guardare cosa aveva combinato. Si buttò tra le braccia di Josuke, che la strinse tra le proprie, bruciate e tremanti e Shizuka sentì il suo battito del cuore accelerato e lesse il terrore nel suo viso. 

Era tutto finito? O era solo tutto appena incominciato, come aveva detto la voce poco prima?

Il raggio mortale di 42 sfiorò la testa di Alex, che mugolò appena per il calore troppo vicino alla sua pelle. Il raggio rosso sciolse la recinzione dietro Alex e si disperse nel cielo grigio, bucando la nebbia e le nuvole che formavano una cappa sopra di loro.

Il terreno presto tornò più solido sotto i piedi di Josuke e Okuyasu, che però ancora non riuscivano a parlare. Josuke stringeva la figlia tremante tra le braccia, e incrociò per un istante lo sguardo di Okuyasu- stava sorridendo.

Josuke stava per fargli da scudo umano, senza sapere cosa fosse quel laser, cosa avrebbe fatto. Lo avrebbe probabilmente ucciso, ma Josuke, per istinto, aveva comunque cercato di proteggerlo.

Voleva dire che ci teneva a lui? Voleva dire che Josuke lo considerava un inetto da proteggere? Sul momento, a Okuyasu parve un bel gesto. Ma non disse grazie. 

Non ruppe il silenzio spettrale che si era creato attorno a loro.

Zarathustra era accorsa dal fratello, e finalmente le aule e le porte iniziarono ad aprirsi, i ragazzi e i professori a radunarsi attorno alla scena insolita.

I Joestar erano a terra, ma la Banda era stremata. 

Quasi tutti gli alunni sembravano avere uno stand in quella scuola, chi più minaccioso e chi, la maggiorparte, meno. Ma tutti lo estrassero, tutti accerchiando il gruppo di Morioh, tutti pronti a difendere la loro terra e i loro eroi. Tutti zitti, incapaci di proferire parola.

Un applauso scosse l’aria, tutto ad un tratto e senza preavviso. 

Era Zarathustra. Si avvicinò a passi lenti e calcolati al gruppo.

“Il raggio avrebbe potuto colpirmi e uccidermi. O avrebbe potuto sciogliere la testa di mio fratello minore.” iniziò Zarathustra. Josuke strinse istintivamente Shizuka tra le sue braccia, timoroso di una vendetta del Boss. 

“Ma non l’ha fatto. Il destino l’ha fatto volare alto nel cielo, sfiorandolo appena. Forse la maledizione, quella che lega la vostra famiglia e la nostra, non è così forte o così vera in fin dei conti.”

Jotaro sbucò da dietro il muro crollato, con appena il fiato di rivolgersi a Zarathustra.

“La maledizione? Tu… voi due siete degli Zeppeli? Credevo fossero scomparsi con Caesar Zeppeli.”

“Cesare era il fratello maggiore di mia nonna, Medea. Lei era piccola quando suo fratello morì, e ricevette un libro speciale sugli studi degli antichi Zeppeli riguardo alle Onde Concentriche da una donna che si era detta maestra di suo fratello, una certa Elizabeth Joestar, la madre e maestra di Joseph. Suppongo sia vostro parente.”

L’occhio buono di Jotaro sembrò spegnersi, diventare vitreo quanto quello suo finto. “Mio nonno. Morto da poco.”

Jotaro avrebbe dovuto dire altro, spiegare il perchè erano lì, ma non lo fece. Stette in silenzio, forse a pensare alla perdita di suo nonno, e Koichi si sentì in colpa e in dovere di continuare per lui.

“Noi siamo qui per conto della Fondazione Speedwagon, fondata nell’800 per combattere i vampiri da parte di un amico di Jonathan Joestar, antenato di Jotaro e Josuke e Shizuka- e amico anche di William Zeppeli, tuo antenato!” tentò di convincerla Koichi. 

Lei non esprimeva nessuna emozione. Difficile dire se fosse convinta da quella spiegazione o meno.

“I nostri collaboratori- di cui Minerva è parte, ci stavano informando su cosa è successo nel 2012 qui a La Bassa, ma tutto ad un tratto le comunicazioni si erano interrotte. Siamo qui per indagare, non esservi contro.” continuò Koichi.

Okuyasu fece un passo avanti, distogliendo la sua attenzione da Josuke, che ancora non aveva parlato, ma stava davvero provando. Okuyasu, stanco di aspettare, spezzò quel momento per approfittarne, e far parte della discussione con la Banda.

“Perchè odiate Minerva così tanto?” chiese, senza molti giri di parole.

“Perchè ha lasciato morire mio cugino Nestore senza nemmeno aiutarlo, quando si sono introdotti nella zona più pericolosa della Città anche se noi non avevamo dato loro il permesso.” sbottò Zarathustra, una nota di rabbia nella sua voce quasi robotica. 

“Per noi lei è una traditrice, e voi vi siete uniti a lei. Abbiamo supposto fosse questa la vostra posizione nei nostri riguardi.” continuò Ludovico, come suo solito, da interlocutore. Al contrario di Zarathustra, Ludovico sembrava loquace e gentile, ma probabilmente nascondeva un’anima da predatore selvatico dietro quel sorriso educato. “Se non è così, allora il momento per spiegarvi è ora. Solo voi due.”

Il dito guantato di Ludovico puntò solo Koichi e Jotaro. Zarathustra si mosse per prima, allontanandosi dalla folla, e Ludovico li scortò in un angolo più sicuro e tranquillo della scuola, lasciando tutti gli altri, Joestar e Banda, stanchi e confusi e sconvolti l’uno contro l’altro.

Josuke si separò da Shizuka solo per curarle le lievi escoriazioni sulle sue braccia, per colpa della corda. Solo le braccia di Crazy Diamond comparvero, sfiorando delicatamente la pelle cadaverica di Shizuka. Lei si liberò velocemente dalla sua presa- sembrava sconvolta. Aveva bisogno di tempo da sola, per riflettere su quello che era successo, e soprattutto senza essere legata come un salame.

Subito dopo si prodigò a guarire le bruciature di Yukako, che era troppo preoccupata per la situazione e per suo marito per accorgersi che stava sanguinando.

Okuyasu si accostò ancora loro, e Josuke guarì la sua schiena e il suo fianco. Erano strane bruciature, quelle. Purtroppo, la mano non smise di sanguinare nemmeno con l’intervento di Crazy Diamond. Forse era stato il solfato di rame che aveva reagito con la ferita, chissà. Avrebbe presto smesso, comunque.

Oku però non si mosse, una volta guarito, ma continuò a fissare Josuke con un sorriso più… strano. Voleva qualcosa da lui? “Jos, potresti curare Minerva? È stata trattata male da quelli là!”

Proprio non capiva?, pensò Josuke. Oppure lo faceva apposta? Josuke sentì il proprio viso diventare rosso, caldo e aggrottato mentre Minerva rifiutava cordialmente le cure e Okuyasu insisteva, dicendole che non c’era problema! Lo stand di Josuke può curarla! E poi lui  è un dottore!

Da quando Okuyasu osava parlare per lui? I denti di Josuke strisciarono l’uno contro l’altro, ma d’altronde, non poteva davvero sottrarsi. Quel giuramento di Ippocrate lui se l’era dovuto studiare a memoria all’università e l’aveva dovuto recitare alla laurea, dunque tanto valeva mantenerlo.

Impose le mani su Minerva, che però non osò alzare lo sguardo su Josuke, e il sangue rappreso e gli ematomi sparirono dalla sua pelle. Lei ringraziò appena, non capì se con disinteresse o tremendo imbarazzo. Non che a Josuke importasse.

Si sentì tirare una manica. Il ragazzo castano e palestrato, Piero, era al suo fianco. Come ci era arrivato lì così velocemente?

“Tu guarisci, no?” chiese. Non era particolarmente alto per un ventenne, non più di un metro e settanta, e il ragazzino al suo fianco era ancora più basso di lui.

“Puoi curare mio fratello?” chiese.

Oh. 

“E non tu?” si ritrovò a chiedergli Josuke, senza pensarci. La ferita sulla fronte di Piero sembrava molto più grave dei graffietti ed ematomi del ragazzino. Piero alzò le spalle, mentre sorvegliava attentamente che Crazy Diamond non facesse del male a Enrico. “Non importa. Dopo gli altri. Grazie.”

Il ragazzino fu guarito e si risvegliò, ma una volta notato con che vicinanza si trovava ad un Joestar scappò tra le braccia di Piero, che lo consolò appena. Era un bravo fratello maggiore e un bravo compagno d’armi, così decise di curarlo prima degli altri, a sorpresa. Con la velocità di Crazy Diamond, toccò la ferita sulla sua fronte e lo guarì. I suoi riflessi dovevano essere mostruosi, perchè si voltò in tempo per vedere anche il velocissimo Crazy Diamond in azione.

Subito dopo, si avvicinarono anche gli altri. La ragazza più alta, quella che aveva visto combattere alla Città della Moda, camminava con passo marziale trascinandosi dietro il fidanzato.

Si indicò il naso storto e rotto. “Puoi fare qualcosa, per favore? Anche a Ferdinando, se non ti dispiace.”

Il suo tono di superiorità era anche più potenziato dalla corona che portava tra i capelli color cielo, ma Josuke era troppo stanco per attaccare briga con dei ventenni. Lei strinse talmente tanto gli occhi- forse per il timore di dover sentire il proprio naso rotto venir tirato e raddrizzato- che il trucco oro e blu venne impiastricciato sulle sue palpebre. A Josuke bastò tuttavia un tocco, e il suo naso era tornato dritto e perfetto.

“Oh” rispose meravigliata. “Grazie.”

Guarì anche Ferdinando, che non aveva parlato ma Regina parlò anche per lui, e la testa bruciata di Alex, il fratello minore di Zarathustra.

Ultima, arrivò Annalisa.

“Potresti curare anche noi?” chiese.

Yukako e Josuke si guardarono. Avevano combattuto contro di lei prima, e avevano notato questa cosa. “Perchè parli al plurale?” chiese Yukako, mentre Josuke prendeva un suo braccio e curava i graffi. Notò delle brutte cicatrici, vecchissime, attorno ai suoi polsi.

“Perchè siamo in due?” rispose annoiata la ragazza dal ciuffo platino. Alle sue spalle, indipendentemente da lei, lo stand rosso uscì. “Spiega meglio, brutta scema.”

“Ma non ne ho voglia! Spiega tu, tanto sei già fuori!”

Lo stand rosso sospirò. “Io sono Lisa, e lei Anna. Anche se il nostro nome è Annalisa. Siamo sorelle gemelle siamesi.”

Josuke sbatté gli occhi un paio di volte. Eh?

“Ma i nostri corpi si sono uniti talmente bene che ne è rimasto uno solo, anche se le nostre anime sono due ben distinte.” continuò Lisa. Alzò il ciuffo di Anna, rivelando entrambi i lati del viso. “Vedi? Siamo unite perfettamente a metà.”

Era vero. Metà della sua testa aveva capelli rossi attaccati alla radice, e occhi più affusolati e la pelle leggermente più chiara dell’altra metà, più abbronzata e bionda. Anche gli occhi avevano due colori diversi- rosso e blu.

“Di solito una sola anima controlla il corpo, e l’altra è lo stand. Ci possiamo scambiare di posto quando vogliamo!” ridacchiò Anna. Si sporse verso Yukako e Josuke, sussurrando come se Lisa non potesse sentirla. “Io come stand sono molto più forte di Lisa.”

Yukako rimase sconvolta, ma Josuke quasi si mise a ridere.

Era una condizione medica incredibile e affascinante, ma allo stesso tempo spaventosa. 

Ammirava quelle due ragazze, per la forza di volontà magnifica con cui vivevano quella condizione, e per la loro forza- entrambe erano poderose, sia come portatrici che stand. Le diede una lieve pacca sulle spalle, quasi affettuosamente.  “Siete fortissime entrambe, ve lo assicuro.”

.

.

“Noi vogliamo qualcosa da voi, quanto voi volete qualcosa da noi.” disse chiaro e tondo Ludovico, sedendosi sulla scrivania del boss, nell’ufficio della Banda lì nella scuola.

Zarathustra era seduta sulla sedia girevole, ascoltando attentamente Koichi e Jotaro seduti davanti a lei. “Prima noi, poi vi diremo cosa potete darci. Sembrate un po’ confusi, eh?”

Ludovico era, evidentemente, quello che sapeva parlare e cosa dire. Zarathustra era la mente, geniale e cinica, che ascoltava e capiva.

In effetti lo erano, e Jotaro sembrava così stanco e debole da dare l’impressione di dover cadere dalla sedia da un secondo all’altro.

"Agganci, materiali e amicizia." proferì Zarathustra, e Ludovico sembrò godersi le espressioni stupite dei due componenti della Fondazione Speedwagon prima di spiegare.

"Agganci sta per… beh, gli agganci che vi offriremo qui a La Bassa. Praticamente ogni istituzione nella città fa riferimento a noi, e potrete usufruirne gratuitamente.

Materiali… beh, si riferisce al Manimantio, principalmente. Ne saprete di più presto. Vi consigliamo di visitare il Museo Archeologico di La Bassa.

Amicizia è la nostra. Vi aiuteremo con le Onde Concentriche, vi aiuteremo nei vostri studi sui vampiri e sull'Hamon. Saremo vostri amici." 

Ludovico finí di parlare con un sorriso che ricordava da vicino quello di una fiera nascosta nell'ombra, pronta a balzare su di loro al primo segno di difficoltà.

"E ora, alle nostre pretese."

Fondi.” disse Zarathustra, alzando un dito. 

“Ovvero: soldi e tecnologie. Sappiamo che voi della Fondazione Speedwagon siete ricchi marci. E a noi servono soldi per implementare le strutture a La Bassa- d’altronde, siamo solo una piccola città di campagna nel mezzo della Pianura Padana. Questi sono i nostri laboratori- una scuola. Voi avete tecnologie all’avanguardia, più di quanto noi potremmo mai arrivare, come quell’aereo dall’energia continua e sconosciuta con cui siete arrivati in Italia.”

Koichi sbiancò. “E tu come sai del…”

Il sorriso felino di Ludovico lo zittì. La potenza della Banda andava ben oltre quella che tutti loro che erano partiti da Morioh immaginavano.

Zarathustra alzò il secondo dito. “Conoscienza.”

Ludovico continuava a fissarli in maniera quasi inquietante. Koichi voleva solo andarsene, ma Jotaro era fermo e immobile come una grossa statua di sale al suo fianco.

Non l’avrebbe lasciato da solo.

“Voi sapete cosa c’è sotto di noi, sotto questa terra, ma noi no. Semplicemente vogliamo saperne di più, perchè i nostri agganci al Museo Archeologico di La Bassa non sono venuti a capo di niente. Nel libro degli Zeppeli dato a Zara- al Boss da Elizabeth Joestar, i vampiri e gli Uomini del Pilastro sono appena accennati. Ma sappiamo che voi avete le conoscenze che a noi mancano.”

“Manca ancora una cosa.” fece Jotaro. Koichi si voltò verso di lui, inabile di comprendere ciò che Jotaro intendeva, come se tutto ad un tratto si fosse messo a parlare una qualche lingua sconosciuta.

“Voi ci avete offerto tre cose, ma ne avete richieste solo due. La terza, qual è la terza parte dell’accordo?”

Ludovico sorrise. Sì, quel Jotaro aveva capito. Lasciò parlare Zarathustra, perchè non c’era nessun motivo per mediare quella richiesta.

Il Boss delle Onde Concentriche si alzò in piedi.

Shizuka.” disse, semplicemente.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo / Vai alla pagina dell'autore: AlsoSprachVelociraptor