Fanfic su attori > Altri attori/telefilm
Segui la storia  |      
Autore: julielotusflower    05/05/2021    0 recensioni
[Altri attori/telefilm]
Giulia è una ragazza di ventiquattro anni, una laurea in lingue alle spalle, un corso di specializzazione come truccatrice e fotografa. Poche speranze per una carriera lavorativa prospera. Viene contattata da un'importante società di produzione turca che si occupa di serie tv. Giulia deciderà di prenderne parte, dando inizio ad un'avventura che le cambierà la vita per sempre.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Giulia. Non ho nessun nome d'arte, nessuna predisposizione o abilità particolare. Mi sono laureata in lingue qualche anno fa, parlo fluentemente l'inglese e il cinese. La mia carriera non ha spiccato il volo, come prevedevo. Anni e anni ad inseguire qualcosa che non sarei mai stata in grado di raggiungere. Per questo ho deciso, dopo qualche anno, di cimentarmi in qualcosa di completamente diverso: il mondo del make-up. Ho fatto un corso della durata di tre anni dove ho imparato tutti i trucchi del mestiere: pennelli, base, ombretti, e chi più ne ha, più ne metta. Era stata molto dura per me. I miei genitori mi hanno dato una mano, ma contemporaneamente sono stata costretta a fare un secondo lavoro, per non pesare su di loro, ero fiera di essere loro figlia, mi avrebbero supportato qualunque cosa io avessi voluto fare nella mia vita. Il secondo lavoro in cui mi imbattei fu proprio quello di baby-sitter, essendo amante dei bambini. Ero davvero brava, i bambini si innamoravano di me senza che io facessi niente, solo standogli vicino e leggendo qualche favola o giocando con i loro giocattoli preferiti. Era così bello poter osservare i loro sorrisi contenti, ogni singola volta. Non avevo idea di come io riuscissi a conciliare il tutto, era davvero difficile, ragion per cui fui anche costretta a chiudere la mia relazione, durata ben sei anni, a tratti tossica, con il ragazzo che credevo di amare. Non so esattamente cosa mi spinse ad arrivare fino a quel punto, a dover lavorare così strenuamente fino a tarda notte per raggiungere un obbiettivo che fino ad allora non avevo mai avuto, molto spesso tornavo a casa stremata, senza energie ma con una passione immensa che mi travolgeva giorno dopo giorno. Tanto per non farmi mancare nulla, avevo deciso di prendere parte anche ad un corso di fotografia che mi avrebbe rilasciato un attestato così che, se solo avessi voluto, avrei potuto farmi pagare per set fotografici singoli o per eventi. Avevo un bisogno disperato di soldi, soprattutto perché quel corso di specializzazione per diventare make-up artist era incredibilmente costoso e non potevo più essere la bambina dei miei genitori per sempre. 

 

Adesso ho esattamente ventiquattro anni. Tanti attestati, tanti corsi fatti, tanta esperienza non sul campo, molte meno speranze per una carriera lavorativa affermata e florida. Vivendo in un piccolo quartiere di Roma sarebbe stato impossibile anche solo sperare di affermarsi e di raggiungere i massimi livelli. Quella professione non veniva vista di buon occhio dalla gente del posto. Per questo motivo avevo mandato il mio curriculum in giro per il mondo, nonostante sarebbe stata l'ennesima esperienza fatta totalmente ad occhi chiusi. Sola. Con l'appoggio dei miei genitori, le mie ali sempre presenti ricamate sulle spalle, che però non mi avrebbero di certo accompagnata così lontano. D'altronde, adesso ero un'adulta, che mi piacesse o meno.  

 

Dopo circa due mesi fui contattata da una società di produzione in Turchia, precisamente nel cuore di Istanbul. Si occupava di serie tv turche, mondo a me totalmente sconosciuto. In Italia continuavano a trasmettere DayDreamer, una serie piuttosto famosa sulla bocca di tutti i miei amici, ma che non mi ha mai davvero affascinata, né per la trama, né per il cast. Ero più una donna da libri. Ho dovuto chiamare un mio amico di origine turca per tradurmi la mail, in quanto era stata scritta interamente in quella lingua:  

 

 

 

"Gentile signorina, ci siamo imbattuti nel suo curriculum. Siamo rimasti impressionati dalla sua esperienza e dalle sue abilità, da tempo ricerchiamo una figura che non solo sappia ricoprire un ruolo di rilevanza all'interno della nostra compagnia, ma che sia anche gentile e affabile; Lei ha avuto esperienza con bambini, ha fatto diversi corsi di specializzazione, ha incrementato l'uso della lingua inglese ma anche l'abilità che possiede e che a noi al momento serve, quale quella di make-up artist e di fotografa. Il nostro staff è ricco, siamo circa una cinquantina, gli attori sono tanti e il lavoro si duplica di giorno in giorno. Non si preoccupi per la lingua, non è necessario che lei sappia parlare turco dato che parla molto bene l'inglese anche se sono sicura che riuscirà ad imparare qualcosa, d'altronde si impara più velocemente grazie all'esperienza sul campo. Ha un mese di tempo per decidere, le ho allegato le informazioni più importanti, anche se ne discuteremo sicuramente di persona, qualora accettasse. Non occorre che lei risponda alla mail, entro un mese la aspettiamo qui. 

 Cordiali saluti, MF YAPIM."

 

Assolutamente inaspettato. Avevo mandato e inserito il mio curriculum in talmente tanti siti che non avrei mai immaginato che una compagnia talmente importante mi avrebbe potuto mai contattare. Sapevo fosse importante perché me ne parlò immediatamente, dopo aver letto la mail, il mio amico: "Come fai a non conoscerla? E' una società che produce serie tv che vengono acquistate e trasmesse in tutto il mondo, soprattutto in Italia, in Corea e in Giappone. Devi assolutamente fare le valige e cimentarti in questa nuova esperienza, che farà sicuramente da curriculum in futuro! Lavorare lì sarebbe per te un importantissimo trampolino di lancio per la tua carriera. Hadi, hadi!" Non ero del tutto convinta. Avrei dovuto cambiare ambiente, le mie abitudini, una città completamente nuova e sconosciuta ai miei occhi. Non volevo ammetterlo, ma avevo paura. Paura di fallire, paura di imbarcarmi in qualcosa più grande di me. Avevo ventiquattro anni ma mi sentivo ancora una bambina spaesata. Ne parlai a lungo con i miei genitori, con i miei amici, per due lunghe settimane. Avevo bisogno di più punti di vista possibili, dato che ero più confusa che persuasa. Non avevo mai fatto un passo così importante e difficile. Avrei dovuto lasciare tutto, conservandolo gelosamente nel mio cuore e nella mia mente. Alla terza settimana, decisi: sarei andata. Non avrei perso nulla. Avevo dalla mia parte l'affetto di tutti coloro che mi volevano bene e che soprattutto volevano il mio bene. Avrei dato inizio ad un nuovo capitolo della mia vita, senza alcun titolo e trama. 

 

In aeroporto, i saluti erano stati strazianti. Pianti, sorrisi, strette che ti lasciavano senza fiato. Era venuto anche il mio ex ragazzo a salutarmi, nonostante non lo volessi lì, in quel momento. Ci eravamo lasciati piuttosto male, dopo sei anni mi ero resa conto in quale morsa mi aveva trascinato e che tutto ciò che faceva era una continua manipolazione della mia mente. Grazie a Dio me ne ero liberata facilmente, nonostante mi facesse ancora paura. Avrei lasciato tutto alle spalle, sarei stata forte. Per i miei genitori e le mie sorelle. Sì, avevo due sorelle, una più piccola di me di due anni e l'altra di tredici. Le mie rocce. Sapevo di poter contare su tutti coloro che avevo di fronte a me, coloro che avrebbero visto la mia rinascita, da lì a qualche mese. Una rinascita che mi avrebbe cambiato radicalmente la vita. Ultimo abbraccio, ultima stretta, ultimo sguardo e si parte. Li avrei portati tutti con me. 

 

Il volo sarebbe durato due ore e quaranta minuti. Ancora non avevo letto le informazioni della MF a causa della tensione accumulata in quei giorni, informazioni che mi sarebbero sicuramente servite una volta lì. Erano due pagine in cui mi si spiegava in dettaglio cosa avrei dovuto fare: giorni pieni di ore lavorative, si poteva lavorare anche fino a notte tarda, ma io ero già abituata a questo. Le fotografie sarebbero state scattate durante la settimana come anticipazione all'episodio. Sgrano gli occhi appena leggo ciò che avrei dovuto sapere sin dall'inizio. Le riprese erano già iniziate, precisamente alla fine di giugno. Era già luglio inoltrato. In più era stata presa in carico da uno dei più importanti network televisivi, quale la Fox, che esiste in tutto il mondo. Come se non bastasse, mi avevano anche fatto presente la serie tv per cui avrei dovuto lavorare, in quel periodo erano uscite diverse serie televisive estive, non potevo lavorare per tutte. Per questo avevano deciso loro quale fosse la più adatta a me: Sen Çal Kapımı. Non ne avevo mai sentito parlare, probabilmente perché io e le serie turche non andavamo molto d'accordo. Credo che si aspettassero che cercassi qualcosa su internet ma presa dall'ansia degli ultimi giorni, non avevo cercato nulla. Internet, usato da tutti per tutto, e non avevo fatto neanche mezza ricerca. Molto spesso mi sentivo appartenere ad un'altra epoca. L'unica cosa scritta era un trafiletto riguardante la serie, con frase finale "Maggiori informazioni le potrà trovare sui nostri siti web". Alzando gli occhi al cielo, lessi quella piccola descrizione: 

 

 

 

"Eda è una giovane ragazza che vede strapparsi uno dei suoi sogni più cari: studiare in Italia così da conseguire un titolo molto importante, quello di architetto. Proprio per questo decide di rimanere ad Istanbul ad aiutare la zia con il suo negozio di fiori. La sua carriera è stata portata via da un uomo, un certo Serkan Bolat, architetto di fama internazionale, dedito al lavoro e freddo come il ghiaccio. Eda è convinta che l'uomo sia l'unica causa del suo fallimento, è stato proprio lui, infatti, a tagliare la sua borsa di studio ed Eda, incapace di pagare, ha dovuto dire addio ai propri sogni. Ma il futuro ci riserva sorprese inaspettate, Eda da una parte, Serkan dall'altra, che riusciranno ad imparare qualcosa solo stando vicini, cambiando radicalmente l'essenza delle loro vite."

 

Una descrizione davvero criptica, troppo poco per capirci qualcosa. Anche se il personaggio di Eda era forte, dolce, a tratti mi riconoscevo in lei. Chiusi gli occhi. Troppe emozioni, troppa agitazione e nervosismo avevano preso il sopravvento. Facendo un conto mentale, se alla settimana usciva un singolo episodio, allora in quel momento erano arrivati al quarto. Anche se non sapevo a cosa fosse dovuta tutta quella preoccupazione. Probabilmente avevo il timore di non riuscire ad inserirmi bene all'interno di quell'ambiente. Perché avevo avuto esperienze spiacevoli, che non mi avevano lasciato lavorare serenamente. Spensi finalmente quel flusso di infiniti pensieri addormentandomi. Mi risvegliai una volta arrivata. Dopo essere scesa dall'aereo, chiamai immediatamente la mia famiglia, rasserenandoli che era andato tutto bene. Avrei alloggiato per i primi mesi in un albergo, molto vicino al set, dove vivevano anche la maggior parte degli attori, dato che le riprese si protraevano sino a notte fonda. Al tassista lasciai leggere il biglietto su cui c'era scritto l'indirizzo, non avevo idea di come si pronunciasse e non avevo nessuna intenzione di fare brutte figure. Guardando l'orologio, era pomeriggio inoltrato. Sul biglietto non c'erano specifiche sull'orario di arrivo, quindi decisi che, dopo essermi sistemata in albergo, avrei raggiunto il set, con il cuore in gola. La Giulia di qualche anno fa avrebbe indugiato sino all'ultimo, presentandosi addirittura la settimana dopo. Ma adesso era il tempo di cambiare e di fare qualcosa di buono, qualcosa che mi avrebbe aiutata in quel percorso di maturazione. 

 

Borsa a tracolla verde. Vestitino leggero, in Turchia faceva davvero caldo e mia madre mi aveva avvertita. Un particolare che fino ad ora non avevo menzionato. Ho dei capelli lunghi fino al sedere, di colore blu. Quelli tipici di una sirena. Forse è per questo che i bambini mi adorano così tanto. Respiro profondamente prima di entrare. L'atrio è vuoto, sembra non esserci nessuno. Entro. Mi guardo intorno. Deserto. L'indirizzo era giusto, ne ero sicura. Forse avevano concluso le riprese prima. O forse ero arrivata in estremo ritardo. "Ehi! Cosa ci fai tu qui? Questo è un set, stiamo girando!" tuona una donna, facendomi sobbalzare. Le spiego gentilmente che ero lì per lavoro, facendole leggere la lettera originale in turco, quella che avevo letto in aereo era stata tradotta dal mio amico poco prima di partire. Lei annuisce e mi chiede di seguirla. La seguo timidamente con le mie Adidas trasandate, guardandomi intorno quasi impaurita. Quel luogo era tremendamente affascinante per una ragazza come me. Ed eccoci qui. Una volta abbassato lo sguardo, mi ritrovo tutti gli occhi puntati addosso. Ma dove ero finita? Guardo tutti con aria smarrita, lì dovevano esserci attori e membri della crew ma dato che non riconosco neanche mezzo volto, mi limito a sorridere a stento, nonostante la mia faccia fosse paonazza. "Giulia! Benvenuta alla Art Life!" una donna mi viene incontro con un grande sorriso, probabilmente colei che mi aveva inviato la mail. "Ragazzi, questa è Giulia e lavorerà per noi come truccatrice e fotografa! Datele un caloroso benvenuto, come avrete ben notato ha fatto un lungo viaggio, viene dall'Italia!" Noto molta serenità in quei volti, la tensione iniziale si era quasi dissolta. Saluto tutti con un grande sorriso ed un cenno della mano, percepivo tutti parlassero in turco, chissà se ero l'unica a parlare in inglese. Non speravo neanche di trovare qualche italiano come me. 

 

Scoprii che in quel preciso istante erano in pausa caffè. Avevano appena girato una scena. Mi venne spiegato brevemente, anche se inizialmente non ne capivo il motivo dato che ero una semplice truccatrice, che la scena in questione rappresentava Eda intenta a realizzare i disegni di un paesaggio davanti gli occhi vigili di Serkan Bolat, che avrebbe ripetutamente stracciato quei fogli perché "la tecnica andava bene, mancava l'anima". Sorrido, mi stava cominciando a piacere quella trama. Capii il motivo del perché volessero farmi partecipe di tutto ciò che succedeva: erano come una famiglia. In breve tempo avevano instaurato un rapporto solido fatto di risate, sorrisi, scherzi, gioia. E io ne fui totalmente immersa. Mi venne lasciata una mezz'ora libera prima di cominciare. Molti attori tendevano a truccarsi da soli, per questo avrei seguito alla lettera tutto ciò che mi sarebbe stato comunicato. Non avrei mai fatto di testa mia. Decisi di prendere una tazza di caffè nell'attesa. Nonostante anche la zona caffè fosse un set, era possibile andare lì per il piccolo break. Non ero in grado di usare la macchina, era quella tipica americana, in cui viene riscaldata l'acqua. Mentre cercavo di armeggiare con quell'affare mi si avvicina una ragazza molto carina, aveva i capelli rossi, molto lunghi. Erano naturali, tendevano un po' all'arancione. Capii subito la mia sbadataggine e con un dolce sorriso mi diede una mano, preparando due caffè. Sapeva parlare poco l'inglese ma bastò per riuscire a fare una piccola conversazione: il suo nome era Başak che nella serie interpretava Pırıl, braccio destro e cara amica di Serkan. Era molto piacevole parlare con lei, emanava un'allegria e serenità non indifferenti. Fu costretta ad andare perché doveva ripassare qualche altra battuta del copione. La salutai con un sorriso, pensando a quanto mi avesse fatto piacere conoscerla. Dopo aver buttato il bicchierino del caffè nel cestino, avevo un impulso irrefrenabile di fumare. Sarà stato il momento, sarà stata la continua tensione che mi assaliva, ma non sarei riuscita a farne a meno a lungo. Avevo lasciato la mia borsa verde dentro "l'ufficio", tra le tante sedie da lavoro che decoravano il set. Allungai lo sguardo e vidi che, oltre le porte scorrevoli a ventaglio, nel secondo ufficio, probabilmente quello di Serkan che era capo dell'azienda, c'era un balcone. Vidi alcune persone lì, Başak che stava leggendo il copione mentre il vento le scompigliava i capelli, insieme ad un uomo, stava fumando anche lui. Questo mi diede il giusto incoraggiamento a raggiungere il balcone, sigaretta e accendino in mano, a passo lento. Le sigarette non erano assolutamente accettate, soprattutto all'interno di rom-com. Il fumo non era un elemento positivo, si tendeva a nasconderlo come anche l'alcool, che veniva offuscato in ogni scena nella quale compariva. A piccoli passi, con una timidezza evidente, mi avvicino all'unico posacenere libero, accendendomi subito la sigaretta e socchiudendo gli occhi, sperando nessuno si accorgesse di me, anche se con quei capelli sarebbe stato inutile sperarlo. Una voce che riconosco e abbastanza vicina a me pronuncia il mio nome, avevamo parlato poco ma ormai avevamo annullato quel velo di formalità iniziale. Mi presenta ad Anıl, che interpretava Engin, secondo braccio destro di Serkan e suo migliore amico. Stavano provando le battute e io non potei fare a meno di rimanere incantata da quei due esseri umani che sprigionavano professionalità da tutti i pori. Mi sentii toccare improvvisamente una spalla, come se qualcuno si stesse appoggiando a me. In realtà stava accadendo questo, qualcuno stava realmente appoggiandomi una mano sulla spalla per afferrare il copione di Anıl, per fargli uno scherzo ho supposto. Mi giro improvvisamente infastidita e rimasi senza parole. Non lo conoscevo, non l'avevo mai visto prima. Bellezza disarmante. Fisico asciutto ma muscoloso. Occhi imperscrutabili. Aveva un colore di capelli strano, rosso ma che tendevano al biondo. Mi guarda per un nano secondo negli occhi, mi era sembrata un'eternità. Mi parla con un inglese perfetto, scusandosi e presentandosi, porgendomi una mano. Kerem Bürsin. Gliela stringo, riprendendomi immediatamente, sperando che il mio viso non fosse paonazzo, come mio solito. Il regista chiama tutti a raccolta e io faccio in tempo a finire la sigaretta. La spengo sul posacenere e mi dileguo, sentendo uno sguardo abbastanza insistente sui miei capelli. "I tuoi capelli sembrano così naturali. Li hai fatti da sola?" Mi volto verso di lui, un po' perplessa in quanto non avevo capito il vero senso della domanda. Prima di rispondere, osservo una figura snella avvicinarsi verso di me. Io distolgo lo sguardo dall'uomo per guardarla. Era bellissima. Snella, asciutta, capelli lunghi, occhi di cerbiatto. Si presenta con un sorriso sincero, che lascia intravedere il bianco splendente dei suoi denti: Hande Erçel. Mi presento anche io, stringendole la mano entusiasta. Come Başak, trasmetteva una pace e una serenità immense. Si dilegua velocemente, per andare a ripassare le ultime battute. Mi volto nuovamente verso l'uomo che ci aveva osservate per tutto il tempo e gli rispondo che ero andata dal parrucchiere la settimana prima. Mi sorride. Perché mi stava sorridendo? Al secondo richiamo fu costretto ad entrare dentro, per ricominciare le riprese. E sentii il mio nome. Avrei dovuto truccare qualcuno. In realtà, mi fu assegnato qualcuno. Indovinate chi?

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Altri attori/telefilm / Vai alla pagina dell'autore: julielotusflower