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Autore: MIV93    08/05/2021    1 recensioni
Dal prologo:
“Finalmente ce l’abbiamo fatta…” disse lo shinigami con gli occhiali, tirandosi indietro i capelli e togliendosi quelle lenti in realtà del tutto inutili.
La donna annusò l’aria, disgustata: “Ne sei sicuro, Aizeeen-samaa? – chiese, allungando volutamente il nome del suo padrone con fare civettuolo – Qui sento puzza solo di anime e shinigami… non è che siamo finiti nel Rukongai e il nostro animaletto ha sbagliato mira… di nuovo?!”
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Arrancar, Nuovo personaggio, Sosuke Aizen, Urahara Kisuke
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3
 
- Human World -

 



I bassifondi del quartiere Est erano ormai quasi alle loro spalle e Setsuna non poté fare a meno di gettare occhiate diffidenti tra le case macilente e semi-abbattute, quasi con nostalgia… ma anche stando bene attenta che nessuno stesse anche solo provando a seguirli. Per quanto fosse consapevole che attorno al portale c’era ancora il presidio dei suoi uomini, non voleva che il nutrito gruppo di shinigami e arrancar del comando venisse seguito anche per pura e semplice curiosità
Curiosità più che suscitata nella popolazione del quartiere col passaggio di due capitani, tre vice-capitani e uno shinigami affrettarsi verso le periferie lungo le vie principali.

“Siete tutti consapevoli di quello che stiamo facendo, vero? Sapete che oltre quello squarcio potrebbe esserci qualsiasi cosa, vero?” chiese Setsuna, seria, finalmente tornando a parlare non appena le case furono lontane.

“Oh, certo. Morte certa, poche speranze di vittoria… che stiamo aspettando!” disse giulivo Rei al suo fianco, ridacchiando e fissando di sottecchi il suo capitano. Alle sue spalle Kaji, capitano del Comando Omicidi, ridacchiò con lui: “Mi piace lui, ha capito tutto dalla vita… capitano Hayashi, quando torneremo qui farò richiesta per farlo passare nel mio comando!”

“Ehi, mi vuoi sostituire, forse?” ringhiò Regina, al fianco del suo capitano, pestandogli un piede.

“Ahi! Ma no, non ho mai parlato di farlo mio vice!”

“Meglio così… altrimenti facciamo cambio e vado io negli Affari Segreti con Setsuna-san!” ribattè Regina, e stavolta fu Setsuna a ridacchiare di sottecchi, quindi le si avvicinò Hare, il vice-capitano del Comando Medico: “Io sono… consapevole dei rischi e darò la mia assistenza per quanto mi sarà possibile, capitano Hayashi!”

Il giovane vice-capitano lanciò un’occhiataccia a Regina e Kaji, ma quest’ultimo restituì l’occhiata, fissando un singolo occhio verde e penetrante su Hare e arrivando a farlo rabbrividire.

“Come mai il tuo capitano ti ha permesso di venire, Shiro-kun?” chiese, cercando di essere più gentile del normale, Setsuna, controbilanciando l’astio che sembrava provenire da Kaji.

“In… in realtà il capitano ha appoggiato senza remore il mio volervi aiutare. Ha detto che è nostro dovere aiutare i colleghi, soprattutto se si parla di un’operazione che coinvolge anche il Comando di Ricerca, alla fin fine siamo parte di uno stesso grande Comando!”

Le parole, dapprima dubbiose e poi sempre più convinte del vice-capitano non lasciavano dubbio: tutti gli altri presenti capirono che il ragazzo stava citando testualmente il suo capitano. Kaji scosse la testa mentre, accanto a Setsuna, Rei tratteneva a stento la ridarella. Solo uno di quel gruppo pareva essere perfettamente calmo: una giovane shinigami dai capelli violetti e dallo sguardo serio che, alle parole di Hare Shiro, prese ad annuire, seppure quasi come gesto automatico più che con vera intenzione.
Avvolta in un completo maglia e pantaloncino neri ed aderenti, l’ultima volontaria del gruppo avanzava in silenzio, a stento facendo sentire la sua presenza e, anzi, tenendo anche un po’ le distanze da tutti.

“Sanjusan, tu sei convinta di voler venire?” chiese infine Setsuna, rivolgendosi proprio alla shinigami dai capelli viola.

“Certo, il capitano Gakusha ha espresso il desiderio che qualcuno del nostro Comando partecipasse alla spedizione e sono lieta di poter partecipare” disse, facendo un inchino. A nessuno sfuggì che, poco prima dell’inchino, sul suo viso si era dipinta una smorfia di fastidio.

“Ceeeeerto, sei stata molto convincente, Aya-chan!” disse Rei, stuzzicandola, ma la shinigami gli lanciò un’occhiata quasi assassina: “Non sono il tipo da missione sul campo, specie con così tanta gente in squadra – ammise Aya – e non me ne abbiate, non ho risentimenti particolari verso nessuno di voi… preferisco studiare e condurre i miei esperimenti per conto mio, in laboratorio… ma… - e per un secondo gli occhi di Aya si illuminarono – un portale verso l’ignoto… forse verso un altro universo! Stavolta a quest’ordine non potevo proprio dire di no!”

La gioia, quasi estatica, della donna scomparve così come era venuta mentre sul viso degli altri membri del Comando Militare emerse, palpabile, la tensione: un altro universo oltre un portale nel vuoto…quali minacce potevano nascondersi oltre quel portale? E quali minacce si nascondevano dietro l’apparizione dello stesso?
Giunsero quasi senza accorgersene al presidio attorno al portale e, passati gli uomini lasciati da Setsuna a guardia dello squarcio, furono travolti dalla carica di tre Arrancar entusiasti!

“Mamma!” urlarono i tre arrancar, letteralmente lanciandosi addosso a Regina: il primo ad arrivare fu il più massiccio dei tre, i muscoli bene in vista dalla giacca bianca bordata di nero lasciata aperta. Aveva i capelli castani arruffati, sulle guance dei segni simili ad artigliate, quasi identici a quelli di Regina, di colore rosso, una barbetta incolta e occhi verdi spietati e attenti. Strinse Regina con forza, quasi sollevandola, e ignorando che per poco il piede della donna stava per rimanere incastrato nel foro presente nel suo addome, là dove ci sarebbe dovuto essere lo stomaco; il secondo fu l’arrancar più alto dei tre, magro come un chiodo, con la giacca e i pantaloni bianchi da arrancar ben stirati ed abbottonati, che giunse con maggiore calma ma si avvinghiò alla donna forse con maggiore forza del primo; infine arrivò la terza arrancar, l’unica donna tra i tre, dalle sembianze di una ragazza di quindici o sedici anni le cui vesti, per metà bianche e per metà nere, ben si sposavano con il viso, per metà coperto da una inquietante maschera hollow che ricordava un teschio, mentre per l’altra metà sembrava quello di una ragazza dai lunghi capelli neri, normalissima e molto carina.

“Lobo! Pitòn! Evìta! Ma che ci fate qui?” disse entusiasta Regina, stringendoli tutti a loro volta prima di lasciarli andare. Lobo, il più muscoloso dei tre, si schiarì la voce e giocò con quella che sembrava essere la mandibola inferiore di un lupo enorme, fissata lungo parte della clavicola e attorno al suo grosso collo muscoloso.

“È stato Maboroshi-sama ad avvisarci! Il capitano voleva che ti salutassimo prima che partissi!” disse Lobo, fissando con adorazione anche Kaji.

“Ci ha detto che sareste partiti per una missssione essplorativa e ci ha dato la giornata libera” aggiunse Pitòn, il più alto, scostandosi il caschetto di capelli neri con le dita lunghe e affusolate della sua mano e mettendo in mostra, casualmente, i resti della sua maschera Hollow: una decina di scaglie di serpente sulla sua tempia destra.

“Cercate di fare attenzione, madre… capitano Maboroshi…” disse piano ma con apprensione Evìta, fissando con l’unico occhio i due superiori mentre l’orbita del teschio che componeva la metà sinistra del suo volto sembrava scrutare verso il vuoto.

Aya si avvicinò, incuriosita: “Quindi loro sono…”

“Le Fracciòn del vice-capitano Hierrobosque. Loro la chiamano sempre “mamma”… ormai sono parte della famiglia!” rispose ridacchiando Kaji, avvicinandosi anche lui al gruppo di Arrancar.

Setsuna lasciò il resto del gruppo e si allontanò verso il luogo dove c’era lo squarcio, il quale ormai si era ridotto fino alle dimensioni di una moneta, ed erano passate meno di 24 ore dalla riunione all’Alto Comando. Attorno allo stesso stavano armeggiando Chunami Gakusha e Hideki Shirokiri, capitano e vice del Comando di Ricerca, aiutati dall’androide Soul. I tre stavano sistemando vari paletti attorno a quel che rimaneva dello squarcio e Chunami puntava verso lo stesso quella che sembrava una sorta di strano cannocchiale.

“Chunami, siamo pronti? Sicura di riuscire a riaprire lo squarcio e stabilizzarlo?”

La capitana del Comando di Ricerca le sorrise quasi maniacalmente: “C’è il 75% di possibilità che riesca a riaprire il portale e il 60% di tenerlo stabile!”

“In verità – disse con voce meccanica Soul – le probabilità di mantenere il passaggio stabile si attestano sul 35%”

“Beh, è una buona probabilità… per essere un salto nel vuoto…” disse Aya, cominciando a segnare col dito chissà quali dati e calcoli. Setsuna, Rei, Kaji e Regina, persino le sue Fracciòn, caddero nel silenzio quando sentirono quel “35%”; Hare sbiancò.

“Ehm… Capitano Gakusha… - intervenne Rei, cercando di sorridere spavaldo – lei è proprio sicura che entrando in quel portale non rischiamo di essere annichiliti all’istante?”

Chunami, sorridendo e annuendo, rispose con tutta l’innocenza che poteva: “Assolutamente convinta, cioè, non assolutamente. Abbastanza convinta. Circa”

Regina si fece avanti: “Chunami-san, sai che apprezzo il tuo lavoro e il tuo entusiasmo, ma preferirei andare dall’altra parte del portale e picchiare qualcuno per due ore piuttosto che essere lanciata nel vuoto e sparirci senza poter neanche… non so... avere la possibilità di sopravvivere, ecco!”

“Ma sì, ma sì, tranquilli! Terrò il portale aperto e ci terremo in contatto con questi!” disse senza alcuna esitazione Chunami, distribuendo a tutti quelli che sembravano, in tutto e per tutto, dei telefoni cellulari a dattero. L’unica che ricevette altro, una sorta di grosso scanner, fu Aya, che fissò il macchinario ed annuì.

“Aya-chan, sai cosa fare. Registra i dati, analizzali e se c’è qualche guasto con le trasmittenti…” esordì Chunami.

“So come ripararli e rimettermi in contatto. Cercherò di raccogliere quanti più dati possibili, capitano” rispose la shinigami, facendo un breve inchino.

“E mi raccomando, Aya-chan: non andartene in giro da sola! Stai con il capitano Hayashi!” aggiunse Chunami, allontanandosi. Aya sbuffò un “sì, capitano…” e si avvicinò allo squarcio.

“HIDEKI! SOUL! È TUTTO PRONTO?!” urlò Chunami, mettendosi dietro il macchinario a forma di cannocchiale; i suoi collaboratori sistemarono l’ultima coppia di otto paletti avvolti di cavi che erano stati piazzati attorno allo squarcio.

“Via libera capitano! Quando volete!” urlò Hideki mentre Soul andava a collegare due morsetti ad una grossa batteria. Ci fu un ronzio elettrico nell’aria, quindi Chunami ruotò una rondella sul dispositivo.

Fu come se fosse stato accesso un proiettore: un grosso fascio di luce si generò dalla lente di quella specie di cannocchiale e nel momento stesso in cui la luce impattò lo squarcio, questo emise un grosso lamento e prese immediatamente ad allargarsi, fino a raggiungere le dimensioni che aveva avuto quando Setsuna l’aveva visto la prima volta. L’aria parve tremare e con essa anche la terra. Tutto vibrò per qualche secondo e un piccolo terremoto allertò i presenti nell’area.

“Dannazione…” disse a denti stretti Setsuna, stringendo la mano sull’elsa della spada.

“Oh beh, abbiamo appurato che i terremoti dipendono dall’apertura dei portali, quantomeno…” disse Kaji, cercando di mantenere l’equilibrio e poggiandosi sulla spalla di Regina, a sua volta sorretta dalle possenti braccia di Lobo.

“E meno male che quelli della Polizia Interna hanno deciso di rimanere qui, se qualche altro palazzo è crollato, sono dolori!” ringhiò a denti stretti Regina, annusando l’aria proveniente dal portale. Anche Lobo lo stava facendo e, quasi istintivamente, aveva contratto le mani, mostrando i lunghi artigli e i denti affilati.

Il portale tuttavia si stabilizzò in fretta, per gran soddisfazione di Chunami e dei suoi collaboratori. Anche Aya, che già stava recuperando un borsello in cui mettere lo scanner e il telefono, guardava ammirata il portale stabilizzatosi di fronte a loro. Si sentiva un sibilo provenire dal vuoto, e la consueta attrazione gravitazionale, ma tutto era tranquillo, nero e immobile.

“Signori, direi che il momento è giunto! Quando volete…il portale è aperto!” disse Chunami eccitata. Nessuno della squadra di volontari sembrava ugualmente entusiasta, ma tutti si avvicinarono al portale. Tutti tranne Kaji.

“Lobo Fenrisulfr, vieni qui, il tuo capitano ha qualcosa da chiederti!” disse il capitano del Comando Omicidi al suo sottoposto, e Lobo, entusiasta, corse da lui.

“Dimmi pa… ehm, capitano!”

“Ragazzo, mentre io e Regina siamo lontani, sei incaricato di tenere d’occhio la situazione – disse ad alta voce il capitano, mettendo un braccio attorno alle spalle muscolose della fracciòn e conducendolo lontano da orecchie indiscrete, quindi il tono di voce si fece basso e terribilmente più serio – ora che non ci sentono… Lobo, nel mio ufficio troverai una divisa da shinigami. Pettinati, nascondi la maschera e gli stigmi con del trucco e infiltrati nel comando medico per una giornata…”

“Padre… - disse Lobo, confuso – perché devo…”

Kaji lo guardò, serio e quasi spaventoso: “Ieri è stato dichiarato morto un bambino senzatetto portato, inspiegabilmente, addirittura nella caserma del Comando Medico…”

“Ma ci vanno solo i militari lì!” lo interruppe Lobo. Kaji annuì: “Voglio sapere che fine ha fatto davvero quel bambino. Se nel giro di ventiquattro ore non trovi nessuna informazione, va’ via di lì. Se anche solo incroci il capitano Musaburo… scappa. Non ti voltare e scappa via e non ti far più vedere se non quando siamo tornati, chiaro?”

Lobo deglutì e si mise ritto in piedi, superando di gran lunga l’altezza del capitano: “Sissignore…tornerete, vero?”

Kaji sorrise e tornò ad avere un’espressione furba sul viso: “Ma certo che torneremo, no? Mica possiamo lasciarvi soli! I VOID TERRITORIES CROLLEREBBERO SENZA DI NOI, VERO REGINA!?”

Il capitano urlò per farsi sentire e si affrettò a raggiungere il resto del gruppo: Setsuna non smise neanche un secondo di osservarlo, incuriosita e allarmata da quell’improvvisa voglia di discrezione, ma alla fine decise che fosse il caso di pensare ad un solo problema per volta. Si voltò verso il portale e lo fissò intensamente per alcuni secondi, quindi disse con voce ferma: “Membri del Comando Militare, la missione esplorativa degli squarci ha inizio ora! Seguitemi!”

Regina salutò con la mano i suoi tre Fracciòn, con Lobo che fissava preoccupato eppure serio il suo capitano e sua “madre”; Aya fece un ultimo cenno di saluto al capitano Gakusha; Hare si sistemò meglio alla spalla la borsa a tracolla con il materiale del primo soccorso; Rei mise una mano sulla spalla di Setsuna e annuì.

Quindi il capitano del Comando Affari Segreti fece il primo passo nel portale, seguita a ruota dal resto della squadra. E tutti furono inghiottiti nel Vuoto.


 
[…]


 
Quando furono nel vuoto, l’attrazione gravitazionale si fece talmente intensa da trascinarli via, senza che potessero controllare in alcun modo i loro movimenti. Setsuna tese la mano nel vuoto, ma l’unica che riuscì ad afferrarla fu Regina. Gli altri urlavano e volavano attorno a lei, spinti da quella forza invisibile nel bel mezzo del nulla, quindi una luce apparve sotto di loro e precipitarono nel bel mezzo di un grosso centro convegni affollato di gente, sparati contro il terreno dal portale misterioso, apparso sul tetto dell’enorme struttura colma di bancarelle, stand e… strani personaggi.
Setsuna si ritrovò seppellita dagli altri compagni di viaggio, cascati su di lei dall’alto del portale, quindi arrancò sul terreno e si rimise in piedi, sistemandosi i vestiti alla bene e meglio, ritrovandosi davanti una ragazza molto poco vestita, con una strana armatura nera che sembrava avere dei grossi occhi gialli e impugnava nella mano destra quella che sembrava una spada ricavata da una gigantesca forbice rossa.
Il capitano del Comando Affari Segreti balzò indietro ed estrasse la spada, pronta ad attaccare, ma la ragazza le passò di fianco come se nulla fosse e Setsuna riuscì a vedere della carta spuntare da uno spallaccio ammaccato.

“Ehi, ma dove diavolo siamo finiti?!” urlò Regina, aggirandosi fra quelle persone facendo bene attenzione a non toccarle, rendendosi conto allo stesso tempo che nessuno riusciva a vederla.

“Questi guerrieri vestono delle armature bizzarre e sono pure parecchio sovrappeso! – disse Hare, indicando un omaccione molto alto ma anche molto in carne, vestito con una specie di grossa armatura nera e quello che sembrava un casco da samurai nero – e respira anche con affanno! Magari qui il reishi è troppo basso e hanno difficoltà a respirare!”

“Io pensavo di esplorare il vuoto… non un luogo più caotico del mercato di quartiere…” disse Aya, quasi inquietata dalla massa di persone che li circondava ma allo stesso tempo abbastanza concentrata da avere lo scanner già tra le mani per eseguire le sue rilevazioni.

“Questo ignoto in effetti è pieno di gente, gente cieca, e con uno strano gusto per il vestire! Poi..quanta gente rasata e con pigiamoni gialli. Pure i mantelli bianchi… Setsuna! Dici che c’è qualche ordine monastico strano?!” disse Rei, indicando gente in giro.

“Datti una calmata, Rei - sbottò Setsuna – queste persone non possono vederci”. Kaji le si fece di fianco e le mise una mano sulla spalla, facendola sobbalzare appena: “Sono come noi ma… solo esteriormente. Percepisco le loro energie, hanno pochissimo reishi e la loro aria ne è quasi priva. Questo luogo è… strano. Non penso ci vivano shinigami o arrancar come da noi.”

Setsuna diede un’occhiata in giro e cominciò ad adocchiare vari libri con figure, poster, statuine e, molti di quegli oggetti, rappresentavano personaggi simili alle centinaia di persone che sciamavano in quella imponente struttura.

“Sono dei costumi, sono vestiti come i personaggi delle loro opere di fantasia…” disse Setsuna, indicando alcuni libri di fronte a lei, in vendita sui banchi di uno stand come tanti altri.

“Ehi Kaji! Vieni qua! Qui ce n’è uno che ti assomiglia!” disse Regina, invitando il capitano accanto a lei: stringeva tra le mani un fumetto molto colorato con in copertina un biondone palestrato con un martello in mano che minacciava un personaggio molto simile a Kaji, vestito con un elegante completo verde, nero e oro e un imponente elmo dorato con corna ricurve in testa.

“Mmmh… mica male come look” disse Kaji, fissando interessato il fumetto.

“Ma dai, quell’elmo è troppo esagerato!” gli rispose Regina.

“Si, però dai… insomma, secondo me se lo provassi, potrebbe…”

“Vuoi seriamente andare in giro per la caserma con quell’elmo in testa?!” disse, ridendo, Regina. Kaji le sorrise: “Beh, sai che mi piace essere stravagante!”

“O cielo, da piccolino avrei tanto voluto avere così tanti libri illustrati a disposizione! Nei Void Territories è così raro che qualcuno faccia opere illustrate! Questo è il paradiso!” disse Rei, lanciando anche diverse occhiate alle signorine vestite con costumi succinti.

“Quando avremo finito di esplorare, hai il permesso di portarteli a casa quei libri” borbottò Setsuna a fianco di Rei, quest’ultimo si lasciò andare in un sorriso a 32 denti.

“Troppo chiasso, troppo chiasso… - borbottava Aya, analizzando l’aria – e poco reishi. Nessuno qui dentro avrebbe mai potuto squarciare il tessuto della realtà…”

Hare era rosso come un pomodoro, finito in mezzo ad un gruppo di ragazze che si stava guardando intorno in cerca di un palpeggiatore: in realtà Hare, disorientato, era finito contro una ragazza vestita con un costume da marinaretta bianco e blu e le aveva toccato il sedere senza volerlo. Aveva capito che per quanto invisibile agli occhi di quella gente, i tocchi erano ancora percepiti e ora era immobile, sperando che presto le ragazze se ne sarebbero andate.

Un ragazzo dai capelli corvini, con un paio di occhiali sul naso e una busta piena di fumetti nella mano destra, passò di fianco a Setsuna che, innervosita, ringhiò: “Venite tutti qui attorno a me… ORA!”.

I membri del comando militare si ricomposero e fecero gruppo in uno spiazzo più sgombro quindi si diressero all’uscita poco più in là, dando finalmente uno sguardo al misterioso mondo in cui erano approdati…


 
[…]


 
 
“Quindi è per questo che ci sparivano le cose in caserma? – chiese Yumichika Ayasegawa, indicando lo squarcio di modeste dimensioni comparso sul soffitto della sua camera privata – E io che pensavo fosse Ikkaku a rubarmi le cose… ho perso la mia spazzola preferita…”

“… pensavi veramente che io ti avessi rubato la spazzola?!” ringhiò con voce assonnata Ikkaku Madarame, con una tazza di caffè ormai diventato freddo tra le mani. Il capitano Kurotsuchi, che in quel momento stava sondando con uno strano marchingegno il portale, gli aveva proibito di berlo.

“Madarame-kun – disse, con voce scocciata, il capitano della dodicesima brigata – Hai seriamente camminato in un portale come questo, sei entrato in una cucina di un mondo che non sai definire quale fosse, hai preso una tazza di quell’infuso e sei tornato nella Soul Society… senza essertene reso conto?!”

“Per la quindicesima volta… si… Capitano, non sono uno scienziato e francamente quando sono appena sveglio tendo a fare le cose alla cieca! Potrei aver passato decine di Garganta, Senkaimon o chissà quale altra delle vostre cazzate da scienziati, ma non mi sto inventando nulla! Ho attraversato quella merda e ho scoperto questo liquido buonissimo che lei non mi sta facendo bere!” urlò sempre più forte Ikkaku, ma Kurotsuchi lo fissò con uno sguardo inquietantissimo, mettendo a tacere quell’atto di insubordinazione.

“Madarame-kun… tu avresti potuto, col tuo solo attraversare il portale, alterare così tanto l’equilibrio di questo squarcio da distruggere l’intera Soul Society! È una fortuna che non ti sia neanche fatto un graffio, anche se sarebbe stato il danno minore, magari perdere qualche organo interno…” concluse il capitano, facendo venire i brividi a Ikkaku con quella velata minaccia.

Lo squarcio emise un sibilo rumoroso e parve aprirsi ancora un po’ prima di richiudersi con un sonoro risucchio, lasciando il capitano Kurotsuchi stupefatto.

“Dannazione, non avevo finito di analizzarlo…” imprecò a mezza voce il capitano, ma da lontano si sentì una risata gioiosa che Mayuri non faticò a riconoscere.

“Yo Mayuri, non ti preoccupare, ti darò tutti i dati che ho raccolto nel Mondo Umano!” disse gioviale Urahara, entrando nella stanza e sorridendo al suo vecchio sottoposto.

“Non ho bisogno dei tuoi dati, Urahara Kisuke - sibilò Mayuri – ho raccolto abbastanza dati per formulare le mie prime ipotesi.”

“Tanto li ho già consegnati al Capitano Kyoraku! Sono venuto qui per avvisare che nel mondo umano si è aperto un portale meno di un giorno fa, ho pensato di venire a dare un’occhiata qui e… eccoci con uno squarcio anomalo anche qui! Che simpatica coincidenza!” concluse ridacchiando Urahara, facendosi vento col suo ventaglietto.

“Anche nel mondo umano si è aperto uno di quei cosi?” chiese, sbadigliando, Ikkaku.

“Si, Madarame-kun! E ho perso anche il mio cappello preferito lì dentro! Chissà dov’è finito! Magari tu l’hai trovato mentre recuperavi quella tazza di caffè?”

“Caffè?!” chiese il neo-nominato vice-capitano dell’undicesima.

“Si, quella bevanda che hai in mano si chiama così e penso che tu l’abbia presa dal mondo umano, la reiatsu sembra provenire da lì. Quindi il portale si è aperto verso il mondo umano, non verso…” Urahara si fermò, lasciando confusi tutti, ma Kurotsuchi fissò intensamente il suo vecchio superiore.
“Verso dove, Urahara? Cosa hai scoperto?!”

Urahara sorrise a Kurotsuchi e fece per prendere la parola, ma un suono acuto e intermittente ruppe il momentaneo silenzio. Kisuke tirò fuori dalla tasca una specie di cercapersone e fece un’espressione sorpresa: “Oh cielo! Un altro! Scusami Mayuri, ma le spiegazioni te le devi andare a prendere dal Capitano Comandante! A presto!” e il biondo shinigami, premendo un pulsante sul cercapersone, aprì un senkaimon alle sue spalle e vi sparì all’interno, senza lasciare il tempo di replicare agli shinigami lì presenti.

“Ma… è permesso aprire un Senkaimon così all’improvviso e nel bel mezzo di una caserma?” chiese Yumichika, quasi annoiato, al capitano Kurotsuchi, ma questo tremava di rabbia e fissava senza dire nulla il punto in cui Urahara era sparito, desiderando ancora una volta che quel maledetto shinigami non avesse mai incrociato la sua vita, contagiandola con la sua dannata pazzia e illogicità.

 

 
[…]
 

Il gruppo di viaggiatori dai Void Territories, più rilassati e lontani dalla calca, attraversarono l’uscita da quello spazio espositivo e si resero conto di essere usciti da una sorta di grosso tendone di plastica, probabilmente una struttura temporanea di enormi dimensioni, posta in un ampio spiazzo verde vicino ad un fiumiciattolo. Il sole splendeva nel cielo e l’aria era tiepida e tranquilla.

“Quindi abbiamo concluso che questa gente non ha un briciolo di forza spirituale” esordì finalmente Setsuna, innervosita, dopo lunghi attimi di teso silenzio.

“Non ci possono neanche vedere, il che significa…” aggiunse Rei.

“Che probabilmente neanche loro sanno di portali, altri mondi e terremoti. Se anche avessero percepito qualcosa, brancolerebbero nel buio come noi…” concluse Aya, analizzando lo scanner.

“Però hanno bella roba! Sembrano più… boh, moderni? Noi andiamo in giro con quei kimono da secoli!” aggiunse Regina, quasi divertita, continuando a gettare occhiate verso l’interno della struttura espositiva.

“Beh, abbiamo la risposta alla nostra prima domanda, quantomeno… e forse anche alla seconda…” aggiunse Kaji, grattandosi il mento.

“Che intendi, capitano Maboroshi?” chiese Setsuna, curiosa e sospettosa da quello che intendeva il capitano.

“Beh, la prima domanda era: c’è altro nell’universo oltre il nostro mondo? La risposta è palesemente – e Kaji indicò il prato verde attorno a lui – si, c’è. Ma allo stesso tempo, questa gente non ha abbastanza energia spirituale anche solo per percepirci...”.

A quel punto Setsuna sospirò e continuò la frase seguendo la linea logica del capitano Moroboshi: “quindi non sono stati loro ad aprire il portale...”

“Se non hanno aperto i portali da questa parte dello squarcio…” disse Setsuna ad alta voce e, prima di poter concludere la sua deduzione, il medico del gruppo parlò.

Hare spalancò quindi la bocca: “L’hanno… aperto… dai Void Territories!”

“Esatto, giovane dottore!” disse Kaji, facendogli l’occhiolino.

Regina fece spallucce: “Quindi… torniamo a casa? Ci mettiamo ad indagare così da scoprire chi si sta divertendo alle nostre spalle e lo riempiamo di pugni nel grugno?!”

“Sono d’accordo con la collega, Setsuna” disse Rei, ridacchiando.

“Se c’è un bastardo che apre portali e che fa tutto quel macello ogni volta, non importa cosa c’è da quest’altra parte, i Void Territories crolleranno! Non possiamo permetterlo!” aggiunse l’arrancar, come a voler specificare che la sua voglia di picchiare il presunto colpevole non fosse fine a se stessa.
Setsuna ripensò per qualche istante sul da farsi, quindi si rivolse verso Aya: “Sanjusan… hai rivelato fonti di reishi?”

La shinigami mostrò lo scanner: “Qualche individuo all’interno doveva avere una quantità di reishi superiore alla norma, ma niente di nemmeno lontanamente para…”

Lo scanner prese ad emettere un fortissimo bip mentre una spia sul dispositivo diventava rossa: una freccia di energia spirituale volò verso di loro e per poco non avrebbe colpito Setsuna se non fosse che la capitana era saltata in alto e Kaji, con un gesto della mano, aveva evocato una piccola parete di luce come scudo per proteggere tutti gli altri. Aya, interrottasi, aveva creato a sua volta una seconda barriera che aveva separato Kaji dal resto del gruppo, come protezione aggiuntiva.

“Danku – disse Kaji – senza incantamento… sei in gamba, scienziata…”

Setsuna atterrò alle spalle di chi l’aveva minacciata con quel dardo e si accorse di aver già visto quell’individuo che, ad una decina di metri, aveva lasciato per terra una busta piena di fumetti e ora impugnava un arco bianco apparso dal nulla. Senza fare un fiato, l’arciere misterioso si rimise a posto gli occhiali con la mano libera e, senza voltarsi, chiese: “La vostra reiatsu è strana, sento anche presenze arrancar e… - l’uomo si girò, lo sguardo di ghiaccio solo parzialmente coperto dai capelli corvini – Hollow… Non venite dalla Soul Society e neanche da Hueco Mundo, però… Chi siete e cosa volete dal mondo umano?”

Setsuna rimase alle spalle dell’uomo, fissandone la più che anonima camicia bianca e pantalone scuro, indecisa sul da farsi, ma Regina non era della stessa opinione. Con un sonido, l’arrancar raggiunse l’arciere e gli diede un pugno talmente forte da scaraventarlo via, nel fiumiciattolo.

“Così impara a minacciare un capi…” cercò di dire Regina, ma in un attimo l’arciere le fu alle spalle: “L’hirenkyaku batte il sonido, quante volte dovrò ripeterlo?” disse quasi scocciato l’arciere, incoccando un’altra freccia di energia spirituale, ma stavolta Setsuna non ebbe esitazione: “Raikou, Sora no joō, Narukami!”

La zanpakuto della capitana si caricò di energia elettrica e lanciò una saetta che l’arciere parò deviandola con l’arco ed annullando l’attacco; nello stesso momento un grosso mostro peloso, simile ad un oni, caricò contro l’arciere misterioso che, spaventato, gli sparò tre frecce di energia, saltando all’indietro.

L’oni colpito si rivelò essere solo un’immagine riflessa e alle spalle dell’arciere comparve Kaji, ritornando visibile e con la wakizashi puntata alla gola del nemico: “Itsuwaru, Loki… - e la lama della spada brillò di un tenue verde – Ora, arciere misterioso… avresti la grazia di dirci cosa sei?”

Il nemico fece per girarsi e dire qualcosa, ma dalla distanza arrivò una voce gioviale: “Calmati, Ishida-kun, va tutto bene! Puoi smettere di attaccare i nostri visitatori!”

Tutti si fermarono a vedere lo strano uomo con kimono verde con un cappello alla pescatora fin troppo riconoscibile che si avvicinava facendo roteare un bastone da passeggio: “E tutti voi, amici dai Void Territories, vi do il benvenuto nel mondo umano!”

Tutti i viaggiatori provenienti dalla Void Territories si ricomposero, risigillarono le zanpakuto laddove necessario e fissarono l’arciere far sparire la sua arma e mettersi di fianco all’uomo misterioso.

“Urahara-san… che diavolo sta succedendo?” disse con aggressività Uryu Ishida, recuperando la busta.

“Non ti facevo fan di fumetti d’azione, Ishida-kun! Comunque, per presentarci, il vostro benvenuto è stato offerto da Uryu Ishida, un bravissimo Quincy!”

“Quincy? Che è? Una roba da mangiare?” ringhiò Regina, fissando il ragazzo con rabbia.

Setsuna si limitò ad alzare un sopracciglio alquanto stranita da quella parola: “Q..Quincy?”

Ishida era combattuto tra l’essere imbarazzato per Urahara, che indicava i suoi fumetti, o allertato per la presenza aliena che aveva, tra l’altro, dimostrato un potenziale combattivo considerevole. Alla fine Urahara lo fissò con occhio severo e gli disse: “Placati, Ishida-kun… non è il momento”.

Il quincy si fidò dello shinigami e si rilassò, osservando l’ex capitano della Divisione 12 avvicinarsi ai nuovi arrivati; Setsuna fece altrettanto, seguita da Kaji e poi tutti gli altri. Le mani di tutti erano ancora sull’elsa della loro zanpakuto, tranne quella di Aya, che ancora analizzava tutto ciò che aveva di fronte.

“Voi siete shinigami? E anche un Arrancar, vedo! Che collaborano! Che cosa splendida!” disse ridacchiando Urahara. Setsuna non sembrava essere tanto felice quanto lui.

“Noi siamo una rappresentativa del Comando Militare dei Void Territories. Io sono Setsuna Hayashi, capitano del Comando Affari Segreti. Il mio vice, Rei Shimizu; il capitano Kaji Maboroshi del Comando Omicidi e il suo vice, Regina Hierrobosque; il vice-capitano del Comando Medico, Haru Shiro; e la ricercatrice del Comando di Ricerca, Aya Sanjusan” disse Setsuna, indicando tutti i suoi compagni che, a modo loro, salutarono il loro interlocutore.
“Abbiamo trovato il tuo cappello, stramboide…” disse Regina e ad Urahara si illuminarono gli occhi: “Il mio cappello preferito è salvo allora!”

“Dovresti tenere a bada le cose a cui tieni Urahara-san, se non erro…” disse Kaji, sorridendo malevolo.

Haru e Rei fissarono l’uomo senza dire nulla, ma tenevano molto d’occhio il suo bastone. Avevano capito che era anche lui uno shinigami e che, probabilmente, quel bastone era la sua zanpakuto. Aya se ne stava in disparte, analizzando l’aria.

Urahara si diresse proprio verso la ragazza del Comando di Ricerca e ridacchiò: “Se hai bisogno di dati, sarò ben lieto di fornirteli! Sempre disponibile per una compagna scienziata!”

Furono gli occhi di Aya ad illuminarsi stavolta: “Finalmente un altro ricercatore! Almeno qualcuno che non riduca tutto subito ad una rissa da bar!”

“EHI!” risposero in coro tutti quanti i viaggiatori dei Void Territories.

“Quanto ti capisco, collega…” disse giulivo Urahara, scatenando la reazione stizzita di Ishida alle sue spalle.

“Perché è così gentile con noi?” chiese Setsuna, cauta.

“Perché voi siete un mito! Una leggenda divenuta realtà! Abbiamo teorizzato per millenni della vostra esistenza, senza mai nessuna dimostrazione! E poi ecco prima spuntare un portale e infine… Voi! Con una struttura sociale anche simile a quella della nostra Soul Society! Che coincidenza incredibile! Ma sono sicuro che ormai saprete tutto su di noi, visto che avete preferito aprire il portale per il mondo umano…”

“Urahara-san… giusto? – disse, esitante, Setsuna, dando un’occhiata fugace ai suoi compagni, momentaneamente indecisa sul da farsi – non abbiamo aperto noi il portale e non sappiamo nulla di questo mondo. Siamo qui perché pensavamo che qualcuno da questa avesse interesse ad entrare nel nostro mondo… che a quanto pare lei ritiene essere leggendario. Potrei pensare lo stesso del vostro, visto che non eravamo sicuri della sua esistenza fino a poco fa”

Urahara rimase interdetto: “Non avete aperto nessun portale quindi? Né in questo mondo, né nella Soul Society e neanche a Hueco Mundo?”
Setsuna fece un passo avanti e strinse i pugni, guardando l’uomo misterioso di fronte a lei con severità: “Il nostro mondo, la nostra società intera si è trovata a dover fronteggiare l’insorgenza di squarci dimensionali che hanno provocato terremoti, fluttuazioni di reiatsu, insorgenza casuale di hollow ostili…”

“Hollow ostili?! Ci sono stati attacchi Hollow?!” chiese Hare, sorpreso. Setsuna si voltò a fissarlo e rispose, con un sospiro: “Sono… informazioni riservate”.

Tutti gli abitanti dei Void Territories si guardarono sbigottiti e infine Regina disse, ad alta voce: “Non sappiamo neanche cosa accidenti sia Hueco Mundo o quell’altra cosa! Sono settimane, a quanto pare, che si aprono questi squarci nel nostro mondo e stanno provocando un sacco di disordini!”

Urahara si grattò la testa e sospirò: “Vediamo di cominciare dall’inizio… il vostro mondo, i Void Territories, sono stati una leggenda fino ad oggi, sono… - e Urahara fece dei gesti con le mani per mimare la forma di una sfera – una sorta di mondo nascosto, una tasca in un universo composto dal mondo dei vivi, gli umani, ovvero il mondo in cui ci troviamo; il mondo degli spiriti, popolato dalle anime dei defunti di questo mondo, dalle anime autoctone di lì e dagli shinigami; e infine Hueco Mundo, il mondo dove vivono Arrancar e Hollow…”

“Ecco perché mi piaceva il nome Hueco Mundo… mi ricordava qualcosa…” disse Regina, sovrappensiero.

“Esattamente, mia cara… perché sicuramente tu sei originaria di lì… in realtà, tutti voi siete originari di questi tre mondi, a voler essere onesti…” aggiunse Urahara mentre tutti lo ascoltavano. Nessuno commentò, ma Aya alla fine prese la parola: “Sta per caso dicendo che il nostro mondo è una sacca stagnante di anime?”

Urahara alzò le mani, quasi a volersi giustificare: “Non voglio intenderla così, ma dovete sapere che c’è un ciclo di vita e morte: chi muore qui va nella Soul Society ed è compito degli Shinigami guidare le anime nel transito, oppure purificarle quando diventano Hollow, distruggendoli e spedendo finalmente le anime nel mondo designato. Gli Arrancar sono Hollow che hanno superato il limite tra la loro razza e quella degli Shinigami, ma questo forse lo saprete già, e fino a poco tempo fa era compito degli Shinigami combattere anche contro di loro… poi c’è stata una tregua, ma è una storia lunga”

“Ricordo di aver mangiato un bel po’ di Hollow quando sono spuntata nei Void Territories, in effetti…” disse Regina, ricordando i tempi in cui lei e le sue fracciòn erano ancora Hollow di tipo Gillian.

“Ma noi non uccidiamo gli Arrancar, gli Arrancar ragionano e pensano e non consumano tanta più reishi di quanta ne consumiamo noi…” aggiunse Rei, quasi stupito dalle rivelazioni dello shinigami.

Urahara si massaggiò il mento, quindi disse: “Forse la pace che c’è tra le varie razze è dovuta al vostro essere slegati dal ciclo di vita e morte, lo scambio di anime tra Soul Society e Regno umano, con le interferenze di Hollow e Arrancar, è da millenni alla base dell’equilibrio di questo universo. Ma voi siete i leggendari Void Territories, la spiegazione bislacca e mitologica del perché, ogni tanto, qualche anima e qualche hollow spariscono dal ciclo e si perdono nel passaggio tra un mondo e un altro. Una risacca cosmica, una sorta di grotta nascosta nel grande mare che è il Vuoto accessibile tramite i Garganta degli Arrancar e i portali di noi shinigami. Anche noi abbiamo creato una piccola dimensione tasca che ci permette di viaggiare tra un mondo e l’altro, e penso che i vostri Void Territories, per quanto più grandi del Dangai, ne condividano molte caratteristiche. Il fatto che poi proveniate, originariamente, dai nostri mondi si è ripercosso nell’organizzazione della vostra società. Da come vi siete presentati, i vostri comandi sono mooooolto simili alle Divisioni del nostro Gotei 13”

“Per non parlare delle stesse identiche abilità, tra sonido, zanpakuto, shikai e persino il kido… è una coincidenza troppo strana che anche voi sappiate usare il Bakudo di nome Danku – aggiunse Ishida, tirandosi su gli occhiali – come lo fanno gli shinigami della Soul Society. È come se le vostre anime continuino a ricordare qualcosa dei mondi di provenienza, ma siano comunque rimaste incastrate in quel mondo…”

“In sostanza siamo delle anime perdute che sono arrivate nei Void Territories, che sono cresciute e si sono sviluppate esattamente come, a giudicare da quello che avete detto, tutte le altre dimensioni” disse Kaji massaggiandosi il mento con una mano.

“Esattamente – disse Urahara - Un mondo chiuso, sigillato e ritenuto, tuttavia, un mito!” concluse ancora Urahara.

Tutti i membri del Comando Militare dei Void Territories rimasero muti, considerando nelle loro teste tutte le scoperte vomitate loro addosso da un perfetto sconosciuto, amichevole quanto informato.

“Io però ancora non ho capito una cosa – disse Regina – Se il nostro mondo è un mondo chiuso e noi non sapevamo nulla di tutta questa follia di mondi, dimensioni e robe scientifiche e se voi, allo stesso tempo, pensate che siamo venuti da una terra delle favole…”

“Chi o cosa ha aperto gli squarci?” concluse Aya, mettendo via il suo scanner.

“Ma di quali squarci parliamo?!” disse, agitato, Ishida.

Urahara si abbassò il cappello sul viso: “Questi squarci a quanto pare appaiono e scompaiono da settimane ovunque, anche nella Soul Society da quanto ho avuto modo di capire, e forse anche in Hueco Mundo… non sappiamo chi o cosa li provochi. Speravo, in tutta onestà, poteste essere voi la risposta. Mi sbagliavo”

Setsuna si fece scura in viso: “Ufficialmente, nessuno ha mai condotto esperimenti simili nei Void Territories”

Urahara sorrise, triste: “E ufficialmente nessuno ha mai realmente ricercato i Void Territories, shinigami o hollow che fosse. Ma ufficiosamente io ho condotto per anni ricerche su di voi…”

Kaji contrasse il volto: “Sta insinuando che tra i nostri ranghi ci sia qualcuno che fa ricerche nell’ombra?!”. Quell’ipotesi non era da escludere, specialmente per il capitano del comando Omicidi, che giusto qualche ora prima stava conducendo delle ricerche segrete per attività sospette.

Urahara fissò con serietà il capitano del Comando degli Omicidi: “Non so quali ranghi nascondano chiunque si stia dando da fare per aprire questi portali, ma una cosa è certa: quei portali sono strappi nel tessuto della realtà e se continueranno ad essere aperti con questa frequenza…”

“… non importerà più nulla. Void Territories. Mondo Umano. Soul Society. Tutto crollerà. Tutta la realtà potrebbe collassare” concluse, pacatamente ma con un’espressione tesa fin troppo evidente sul volto, Aya.

“Dunque, miei gentili ospiti dei Void Territories… quale sarà la nostra prossima mossa?” disse giulivo Urahara, fissando uno per uno i nuovi arrivati nel mondo umano e trovando ben poca soddisfazione nella confusione che regnava sui loro volti.

“Oh cielo… non pensavo di dovermi rimettere al lavoro così presto dopo l’ultima apocalisse sventata…” disse ridacchiando Urahara, lanciando un’occhiata ad un sempre più incredulo Ishida e cominciando ad allontanarsi, meditando su cosa sarebbe successo di lì in avanti.  







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Angolo Autrici
Ecco, finalmente "gli stranieri" hanno messo piede nel mondo umano. Sì, capisco, come trama sembra essere abbastanza insolita e stramba. Ma, hei, stiamo parlando di Bleach xD. Ad essere sincera, il fatto che esistano i VT non è poi una cosa così strana. Voi cosa ne pensate? 

 
 

 
   
 
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