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Autore: LaPrincesseJasmine    11/05/2021    0 recensioni
STORIA INCENTRATA SU ALEX E MARC
Dal testo: "L'ipotesi era inconcepibile. Sfuggiva ad ogni logica ma, d'altronde, tutta quella vicenda era fuori dal comune.
Alex non sapeva cosa fare. La testa le doleva e non aveva più la forza di pensare: in poco tempo tutto il suo mondo le era crollato addosso."
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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ECCOMI QUA! SCUSATE PER IL RITARDO MA E' DIFFICILE CONCILIARE LA SESSIONE DI ESAMI CON IL TEMPO PER SCRIVERE E PREFERISCO RITARDARE UN PO' CHE BUTTARE SU LA FF A CUI ORMAI SONO SUPER AFFEZIONATA! 
SPERO DI NON DELUDERVI CON QUESTO CAPITOLO E DI RIUSCIRE A PUBBLICARE REGOLARMENTE IL PROSSIMO LUNEDI', BUONA LETTURA!

Parigi, Francia

4 Settembre 1233

 

Daniel aveva accompagnato Ian a perlustrare la zona in cerca di Marc, più che altro perché non ne poteva più di stare al castello con le mani in mano. Inoltre, sperava che magari avrebbe trovato sua figlia, così ogni ragazza dai capelli castani che incontrava era un tuffo al cuore.

Erano partiti da partiti da Parigi, dove sapevano per certo che Marc era stato e poi si stavano allontanando sempre più dal centro perlustrando la zona.

La notizia che il conte Jean Marc de Ponthieu fosse in giro per Parigi iniziò a girare tra il popolo e, sempre più spesso, c’era gente che lo riconosceva e gli chiedeva favori. 

Quando vide uno degli uomini che Ian aveva mandato a cercare Alex che cavalcava veloce verso di loro a Daniel venne un colpo. Il colpo raddoppiò quando si accorse che con lui a cavallo c’era un omuncolo che sembrava pescato direttamente da un covo di banditi.

“Conte de Ponthieu!” esordì il cavaliere prima ancora di aver fermato il cavallo. “Finalmente abbiamo notizie… della ragazza!”

Daniel dovette tenersi saldo alle redini pur di non cadere dalla sorpresa. “Cosa? Cosa sapete? Dov’è? Come sta?” tempestò di domande il povero cavaliere.

L’uomo era talmente entusiasta di aver finalmente trovato una pista dopo settimane di ricerche che non notò nemmeno l’apprensione di Daniel. “Quest’uomo” e indicò l’omuncolo davanti a sé “sostiene di averla riconosciuta! Dal ritratto!”

“Parlate allora!” lo incitò Ian scuro in volto, probabilmente immaginando che se un omuncolo come quello aveva conosciuto Alex, non era da considerarsi un buon segno.

L’omuncolo tirò su con il naso in maniera rumorosa e disse: “sì me la ricordo quella ragazza. Ero alla locanda quando è stata portata da Marcel… gliel’ha portata il fratello, era fradicia e praticamente mezza nuda” sogghignò e Daniel strinse talmente forte i denti dalla rabbia che gli sembrò che gli si spaccassero.

“E poi?” chiese Ian trattenendo a stento l’ira.

“E poi niente.” Continuò l’omuncolo sogghignando come se stesse raccontando della scampagnata della domenica “Ho bevuto la mia birra e me ne sono andato. Era di Marcel, mica mia! Non l’ho toccata se è quello che volete sapere”

Daniel sentì le viscere che gli si torcevano dall’ira. Senza pensare a nulla smontò da cavallo e scese, prese l’omuncolo per il collo e probabilmente gli avrebbe spaccato la testa se Ian non lo avesse fermato.

“Portaci a questa locanda” disse Ian.

L’omuncolo guardò Daniel in cagnesco ma poi si incamminò scortato dal cavaliere.

“Daniel” sussurrò Ian all’amico. “Penso che sarebbe meglio se tu non venissi alla locanda. Non è il caso di scatenare una rissa in cui sono coinvolti tutti gli uomini dei Ponthieu nei territori del re…”

“Non trattarmi come un bambino Ian” ruggì Daniel “si parla di mia figlia, è certo che vengo! So controllarmi.”

“Lo so Daniel ma prima stavi per staccare la testa a quell’uomo e… quello che sentiremo alla locanda potrebbe non piacerti…” disse Ian tentando ancora una volta di far ragionare l’amico.

“Non farò nulla, te lo giuro.” Sentenziò Daniel.

La locanda era il posto più brutto che Daniel avesse mai visto e il solo pensiero che Alex ci fosse stata, gli dava il voltastomaco.

Il proprietario sembrava un orco, con una lunga barba nera e le mani enormi.

“Vi racconterò quello che so” disse ruttando “a patto che voi, signor Conte, giuriate che non avrò alcuna ripercussione”.

Ian guardò Daniel che gli diede un mutuo assenso. Era più importante sapere cosa fosse successo ad Alex che punire quel maledetto.

“Avete la mia parola” disse Ian.

“Me l’ha portata mio fratello” iniziò Marcel “lui porta le merci nei vari castelli e alle volte trasporta persone, probabilmente l’ha conosciuta così ma non saprei. Era molto bella e quindi non mi importava più di tanto che fosse incinta. Le ho dato da mangiare ma le ho aggiunto delle bacche allucinogene, per renderla un po’ più… simpatica diciamo”.

A Daniel sembrava di soffiare fumo dal naso da tanto gli era montata la rabbia. Non era sicuro che sarebbe riuscito a mantenere la promessa fatta a Ian.

“L’ho legata sul letto perché non se ne andasse mentre io finivo qui alla locanda. Quella scema si è messa a fare casino chiamando aiuto e quindi sono dovuto andare da lei e, credetemi, non ero dell’umore migliore. Ho fatto a malapena in tempo a spogliarla che è piombato in stanza un bastardo che mi ha spaccato un candelabro in testa e l’ha portata via. Guardate, ho ancora il bernoccolo!” si indicò la testa e scrutò Ian come se lo vedesse per la prima volta. “aspettate… quel bastardo somigliava un sacco a voi, signor Conte”

Ian e Daniel si guardarono allibiti: Marc! Marc e Alex quindi erano insieme?!

“Certo che mi somigliava” disse Ian in tono di sfida “era mio figlio e ringraziate che non vi sbatto nelle segrete a vita per quello che avete anche solo pensato di fare a quella ragazza!”

Il locandiere guardò Daniel beffardo: “Era vostra figlia vero? Dovrei chiedervelo io un risarcimento! Il sangue di vostra figlia mi ha macchiato il muro!”

“Portami via Ian” ruggì Daniel tremando dalla rabbia e con le vene del collo e delle tempie che parevano sul punto di esplodere. “Portami via Ian o ti giuro che non risponderò più di quello che farò.”

Ian non se lo fece ripetere due volte, prese di peso Daniel e lo trascinò via da quel luogo infernale.



 

Le giornate trascorrevano lente alla casa dei contadini. Marc e Alex non avevano più parlato del bambino, come non fosse mai esistito.

Lei stava a risposo perché con tutto il sangue che aveva perso era pallida come un lenzuolo e si reggeva a stento. La moglie del contadino le aveva detto che avrebbe potuto restare là fino a che non si fosse ripresa. Era una donna molto energica ma molto dolce e stava trattando Alex con una tenerezza che le mancava da tempo. Quanto le mancava sua madre… sapeva che in quella situazione sarebbe stata l’unica al mondo che avrebbe potuto darle una parola di conforto. Jodie alle volte era dura con Alex ma la ragazza sapeva che era per il suo bene e che quando ne avesse avuto bisogno lei sarebbe stata lì per la figlia.

Certo, aveva Marc che si stava dimostrando l’uomo valoroso che Alex aveva sempre saputo che lui fosse. Per il suo bene si costringeva a indossare una maschera apparentemente serena e alle volte azzardava pure qualche battuta per cercare di tirarle su il morale, ma Alex lo vedeva il dolore nei suoi occhi. 

La maggior parte del tempo Marc stava nei campi ad aiutare il contadino “per ripagarlo dell’ospitalità” diceva, ma Alex sospettava che in realtà lo facesse per tenersi impegnato e pensare il meno possibile.

Alex non vedeva l’ora di tornare a Chatel Argent e starsene un po’ tranquilla. Al contempo però tremava al sol pensiero di dover anche solo provare a spiegare quello che le era successo, formulare delle parole adatte a spiegare che il suo piccolo non c’era più e che al suo posto Alex aveva trovato un buco nel cuore che, sapeva, non si sarebbe mai rimarginato.

“Com’è strana la vita” pensò, “all’inizio non lo volevo neanche quel bambino e adesso mi sembra di non poter più vivere senza.”

“Buongiorno mademoiselle” disse Marc entrando nella stanza con una finta allegria.

Alex tentò un sorriso che probabilmente assomigliava di più a una smorfia, poi si accoccolò vicina a Marc che iniziò a giocherellare con le sue ciocche di capelli.

“Senti Marc, io mi sono ripresa” iniziò “domani potremmo incamminarci per tornare a casa. Ormai dovremmo essere a meno di una giornata di cammino.”

“Se te la senti possiamo andare.” Dal modo in cui lo disse Alex capì che aveva i suoi stessi timori sul dover pronunciare parole troppo dolorose, per dare spiegazioni.

Alex annuì.

Poi improvvisamente avvertì qualcosa che la fece sobbalzare. Pensò che fosse solo un’illusione dettata dalla sofferenza.

Lo sentì di nuovo.

“Alex!” sobbalzò Marc. “Io… hai sentito anche tu?!”

Marc le mise una mano sulla pancia. Un nuovo colpo.

Marc e Alex si guardarono in preda ad un’emozione indescrivibile. Iniziarono a piangere come bambini in preda a un misto di commozione e gioia.

“Gwendoline, Gwendoline” urlò Alex chiamando la contadina. 

La donna arrivò correndo.

“Si muove.” Disse Alex tra le lacrime.

Gwendoline incredula si avvicinò ad Alex e le tastò il ventre. Il piccolo scalciò di nuovo. “Oh Dio, un miracolo! E’ proprio il bimbo, non c’è dubbio! Non si sa come, è sopravvissuto!” urlò in preda alla gioia “congratulazioni, qui dentro c’è un piccolo guerriero”

Ad Alex sembrò di aver ricominciato a respirare dopo essere stata in apnea per tre giorni. Marc non ce l’aveva fatta a trattenere l’emozione e si era commosso e toccava la pancia di Alex come se fosse un tesoro preziosissimo.

“Alexandra cara” disse Gwendoline “adesso però devi stare a riposo o rischi davvero di non vederlo più questo birbante. E’ escluso che tu possa camminare per un tragitto più lungo di quello da questo letto alla latrina. Mi dispiace.”

Ad Alex non importava. Questa volta non avrebbe più messo a rischio la vita di suo figlio, a costo di stare immobile sdraiata un anno intero.

Marc ci pensò un attimo “vado a parlare con Laurent” e andò dal contadino.

Tornò poco dopo. “E’ tutto a posto Alex.” Disse “gli ho detto chi sono veramente e andrà lui personalmente da mio padre a dirgli che siamo qui. Gli ho promesso del denaro… e un invito a corte per tutti i banchetti del prossimo anno! Sarei voluto andare io ma… non voglio lasciarti più da sola. Resto con te.”

Alex fece una muta preghiera perché almeno per una sola volta tutto andasse come doveva andare.

 
   
 
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