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Autore: Anown    11/05/2021    1 recensioni
Per Leshawna è un periodo storto, ha delle responsabilità in merito e rischia di trascinare con sé chi le sta attorno. Si rifà viva solo per la lettura di un testamento… potrebbe rivelarsi una terribile idea!
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harold, LeShawna, Nuovo Personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale
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Era inquietato dal comportamento di Leshawna, ma prima di farlo andare nel panico, il cervello di Harold aveva deciso di concedergli del tempo per identificare le ragioni della ragazza.
Forse sospirava minacciosamente e si stava appoggiando a lui perchè si sentiva male e gli teneva i polsi perchè... perchè temendo di perdere l'equilibrio doveva afferrare qualcosa?
-Ti senti male? Sapresti dirmi con esattezza cos'hai?- domandò con una falsa calma innaturale. Provò a muoversi verso una sedia per far sedere la ragazza, ma nonostante la presa di lei fosse tremante, non riusciva né a smuoverla, né a farsi mollare.
-Ho caldo... e freddo... e ho fatto una figura di merda...- mormorò irritata.
-Ti converrebbe sederti...- era come parlare al muro.
-E c'è un ragazzino al piano di sopra che alleva grossi ragni e serpenti...-
-Leshawna... d-davvero...- “Lasciami...”
-L'ho già detto che ho fatto una figura di merda? Perchè ho fatto una figura di merda?-
-Ah... direi che il tuo cervello ha erroneamente interpretato quell'aracnide come una grande minaccia... una minaccia tanto importante da portare il tuo sistema nervoso simpatico a preparare il corpo ad uno scontro o una fuga aumentando pressione arteriosa, battito cardiaco e respirazione...- “Ironico che debba spiegartelo in questo momento che sei tu il mio ragno...” -E a quanto vedo sei ancora in stato di allerta... dovresti sederti... bere un bicchiere d'acqua e...- “...Mollarmi!”
-C-così sembro scema!- esclamò frustrata.
“Lasciami...”-Sono processi involontari, l'ho spiegato in quel modo proprio perchè cercavo di togliere la componente emotiva e farti vedere la cosa da un punto di vista più freddo...- “Calmo, è spaventata... imbarazzata, non è una minaccia per la nostra esistenza, è il nostro sistema nervoso a star facendo confusione... Calmo...” cercò di autoconvincersi e ignorare la vicinanza della ragazza.
-Dai, non è successo nulla di troppo grave.- “Hai solo sparato in casa d'altri...” -Al massimo sarà uno strano aneddoto, magari una fonte di frecciatine per le prossime riunioni di condominio.-
-Dio...-
-Riunioni a cui andrò io.-
-Un aneddoto, eh? Ma se mi hai trattata come una criminale!- nonostante l'espressione e il tono frustrato non sembrava minacciosa nei sui confronti.
“Perfetto, a furia di percepirla a prescindere come un pericolo, non riesco più a distinguere quando è aggressiva o meno! Molto utile cervello...” gli mollò i polsi. “Ah... Libero...” per un attimo si sentì in colpa, poi la donna decise di abbracciarlo.
“Smettila di toccarmi! Vattene! Non voglio più vederti! Toglimi le mani di dosso!” -C-che fai?- disse impanicato.
-...Non lo so.- confessò stranita, ma perlomeno lei sembrava stare meglio. -Hai la tachicardia...- si staccò da lui e lo guardò con più attenzione. -E non hai una bella cera! Ma stai bene?-
-No!- reagì istintivamente. “E te ne accorgi ora?!” -Volevo dire...- sospirò esasperato “Non volevo che se ne accorgesse... Non ha senso che me ne lamenti adesso... Si? Si...” -Ah... Mi gira la testa!-
-Siediti, ti prendo dell'acqua...-
-...Ma è uno scherzo?- disse fra sé e sé sottovoce “Perchè la situazione si è capovolta così?” la guardò con sospetto, si chiedeva se aveva capito di essere la causa del suo malessere e se era per quello che improvvisamente si mostrava preoccupata e gentile. “Beh... essere gentile non è anomalo da parte sua...” ma non riusciva ad abbassare la guardia.
E anche lei quando gli porse il bicchiere sembrava abbastanza guardinga. Per un attimo Harold ebbe l'irrazionale sentore che l'acqua fosse avvelenata. Ma bevve comunque... Era più irrequieto per il coltello che la ragazza teneva in mano... Glielo indicò...
-Te l'ho levato dalla tasca.- gli rispose.
-Oh... avevo dimenticato di averlo con me...- “Aspe'... Perchè mi hai toccata la tasca dei pantaloni?!”
-Meno male che mi hai fatto la predica per la pistola.- disse tenendo le braccia conserte.
-Con un coltello è più difficile uccidere o ferire qualcuno con leggerezza o per sbaglio... devi rifletterci per forza.- si giustificò Harold.
-Ma proprio per questo può essere inutile. Tu riusciresti ad affondare un coltello in un essere vivente? Anche solo per ferirlo... Non è così semplice come sembra, sai?-
-Tu ci hai mai provato?- le chiese. Leshawna inizialmente rimase in silenzio.
-Secondo te?- gli domandò con aria infastidita. -Tanto sono pericolosa, no?-
-No, non ti considero pericolosa per chi non è un ragno.- “O per chi non è il sottoscritto... o per Heather...” sospirò. -Avrei sentito il bisogno di bloccare qualunque persona armata che non fosse addestrata, indipendentemente dal fatto che possa o meno considerarla pericolosa. Sul serio, non era niente di personale.- “Bugia, dato il tuo stato di allerta, avevo paura che ti convincessi di vedere altre cose muoversi sul pavimento e che cercassi di colpirle facendo altro rumore e magari allarmando qualcuno... inoltre odio i rumori forti...”
-Non me la sono presa per quello... E se la pistola, l'avessi avuta tu, avrei fatto lo stesso probabilmente...- ammise la ragazza, ancora con qualche riserva.
-Allora perchè il discorso sul trattarti come una criminale?- “E in effetti, cosa può fregartene della mia opinione?” -Tranquilla, anche a quei due probabilmente sembravi semplicemente scossa...- credette di aver capito. -Un po' ridicola anche... e il fatto che fossi appiccicata a me in quel modo avrà contribuito a farti apparire molto più buffa e spaventata che realmente minacciosa.- sorrise leggermente divertito, anche se non era un'esperienza che voleva rivivere.
-Questo... questo non mi aiuta per niente, sai?-
-Meglio sembrare patetici che potenziali assassini...-
-Chissà perchè, non mi stupisce che la pensi così...-
-Cosa vorresti dir...-
-Ma non era neanche questo il problema più grosso! Ad avermi dato più fastidio del resto è che... Sono io ad essere diventata fisicamente e mentalmente inutile o sei tu a nascondermi qualcosa? Da quando sei in grado di tenermi il braccio bloccato?!-
-...Eh?-
-Beh, come ti sentiresti se credendo di conoscere la mia incompatibilità con la bici, scoprissi che ho vinto delle gare di corsa in bicicletta? Ti sentiresti un po' tradito, no?-  “...o è davvero il mio corpo ad avere qualcosa che non va?” si chiese preoccupata.
-Mi sentirei più tradito se scoprissi che mi nascondi un conto in banca segreto... o un'altra famiglia con un altro bambino... ma anche saperti vincitrice del Tour de France mi lascerebbe molto stranito, sì...-
-Per carità, un'altra famiglia!- “Un'altra? ...Siamo una famiglia?”
-Comunque, ho imparato a bloccare le persone a causa di mia sorella. Si è spaventata perchè in pronto soccorso un paziente instabile ha storpiato un infermiere, così ha preso lezioni di auto difesa e ha sfruttato me e Arthur per allenarsi, ma solo a bloccarci visto che voleva essere sicura di non rischiare di farci male...- Leshawna sembrava distratta. “Ehi! Ascoltami quando ti rispondo almeno!” -Ehi...-
-Il microbo? Far male a qualcuno?- rimuginò. -...Ma anche per riuscire a bloccare una persona normo-alta come dovrebbe...? Vi abbraccia le gambe sperando di farvi perdere l'equilibrio?-
“A volte mi chiedo se hai un disturbo dell'attenzione...”
-Capisco.- sembrò più tranquilla. -Certo che apprendi molto facilmente anche solo osservando... sei bravo...-
-Grazie...- si sentiva un po' disorientato.
-Ma sono brava anche io. Hai visto che ho beccato il ragno al primo colpo? E tu che ti preoccupavi! Avrei salvato delle vite se si fosse davvero trattato di un malintenzionato.-
-E se mia nonna avesse le ruote sarebbe una carriola...- sospirò. -Però sì, hai una buona mira.- le sorrise leggermente. “No, non è il momento giusto per permetterle di montarsi la testa con dei complimenti!” -Col cavolo! Se non avessi avuto le lenti a contatto voglio vedere cosa pigliavi! E conoscendoti neanche ti ricordavi di star portando le lenti... Ma almeno... suppongo che tu ti sia allenata per sparare. Ti ho sottovalutata! Ammetto che credevo avessi preso la pistola senza neanche saperla usare...-
-Mi ha insegnato mio padre.- spiegò finito di lanciargli un'occhiataccia.
-...Tipica attività padre e figlia? Al massimo mia madre mi ha insegnato a tirare freccette.-
-Beh, mi ha insegnato anche cose più normali, tipo pescare... gli sarebbe piaciuto anche insegnarmi qualche sport se ne fosse stato capace. Dei suoi amici d'infanzia mi hanno raccontato che la prima e ultima volta che l'hanno invitato a giocare a calcio, ha tentato tre autogol di cui uno è pure riuscito.- raccontò con leggerezza. -Comunque non sapevo ti piacesse giocare a freccette.-
-Uh...- Harold non rispose.
-Visto che tuo padre non ti ha insegnato a sparare, magari posso farlo io! Non che me ne freghi granchè delle armi come passatempo... Però...- nonostante il debole tentativo di dissimulare sembrava particolarmente interessata.
“Le piace insegnare...” constatò. Non ne era particolarmente sorpreso.
Quando andavano a scuola, aveva lasciato che gli insegnasse come dare un pugno.
Si era lasciato docilmente manipolare il braccio e le dita perchè lei potesse spiegargli come danneggiare meglio il ricevente e meno sé stesso, ma in tutto questo, Harold sapeva già farlo da solo. Sapeva anche dare calci molto meglio della ragazza... Ma, non gliel'aveva fatto presente e l'aveva lasciata fare perchè... Perchè?
Un po' era per farsi perdonare dei suoi comportamenti saccenti. “Ma è anche più semplice di così... A lei faceva piacere insegnarmi, così non ho detto nulla e ho assecondato la sua aspettativa... Ah... Questa mia tendenza ad assecondare i desideri altrui mi ha dato più problemi che altro e l'ho sempre avuta... Non volevo neanche imparare a giocare a freccette! Non mi ha mai divertito! Ma, mia madre vedendo che osservavo mentre giocava pensò che mi interessasse e visto che non aveva mai molto tempo per me, accettai...”
-Leshawna, guarda che io ho giocato a paintball qualche volta.- “E tu dovresti saperlo quindi perchè credi di dovermi insegnare a mirare?” pensò innervosito. “Ma dovevi anche sapere che non ero incapace di dare un pugno... perchè mi sottovaluti sistematicamente?!” -So anche usare e costruire una balestra!-
-Non penso sia proprio la stessa cosa...- rimuginò. -Ma ok, peccato.- scosse le spalle con aria pacifica.
-Sei sicura di non vederlo anche come un potenziale passatempo? Sembravi abbastanza divertita all'idea di insegnarmi?- a volte aveva l'impressione che tendesse a nascondere ciò che le piaceva se non si trattava di cose ben viste dagli altri, ma forse il problema era usare sé stesso come metro di paragone. Rispetto a lui, un po' chiunque sembrava interessato a nascondere qualunque cosa potesse sembrare potenzialmente strana e imbarazzante.
-Non sono una fanatica delle armi né niente del genere. Al massimo posso trovare utile saperle usare, niente di più.- ribadì. -Ma ho ripensato ad alcuni ricordi d'infanzia... infondo era divertente andare in campagna e fare a gara con mio padre e i miei zii per chi centrava più lattine... tutto qua.- disse tranquilla.
-Ah...- per quanto poco gli interessassero le freccette, anche per lui, in fondo competere con sua madre e avere qualcosa da condividere non era così brutto come ricordava pochi minuti prima.
-Comunque, penso che sarai un buon genitore.- rassicurò Leshawna ammorbidendosi. -Senti il bisogno di trasmettere e condividere le tue conoscenze. È quello che un adulto dovrebbe fare.- “Ed è tutto ciò che deve interessarmi di te ora.” non gli piaceva quella sensazione gelida, ma non poteva ragionare diversamente.
Si accorse che Leshawna sembrava un po' turbata. “Questo è un cattivo segno invece.”
-Sai, mi hai ricordato che non odiavo le freccette.- provò a cambiare discorso, non pensava fosse la cosa giusta, ma non aveva idea di cosa dirle in quel momento. -Anche se ci ho messo anni per riuscire a far incastrare la punta della freccia nel bersaglio.- ammise.
Nonostante pensasse di essere ormai totalmente disinteressato, era stata una sorpresa molto piacevole quando la freccia per la prima volta non era caduta sul pavimento. Si rendeva conto di star crescendo, che le sue capacità cambiavano di conseguenza ed era una consapevolezza a suo modo entusiasmante. Si sentì abbastanza infastidito quando sua madre reagì con un divertito “Era anche ora!”
-Prima dei dodici anni non ero abbastanza forte... Per capire dove avevo colpito e calcolare i punti dovevo intingere di vernice la punta della freccia.- “Forse anche per questo avevo sentimenti contrastanti sulle freccette... erano il promemoria della mia inadeguatezza...”
-Eh... Harold...- Leshawna sembrava perplessa per qualche motivo. -Forse dodici anni sono un po' troppi per sviluppare la forza necessaria a far rimanere la freccetta attaccata al bersaglio...-
-Beh, questo potevi risparmiartelo... forse sei tu ad essere eccessivamente forte, ci hai mai pensato?- “Bugia... conosco il mio corpo.”
-Non era questa la cosa strana... quanti anni avevi quando tua madre ha cominciato a insegnati a giocare?- continuò la ragazza.
-Uh... forse cinque... non ricordo se andavo ancora all'asilo...-
-Ah... cinque...- ripetè pensierosa.
-Sì...- i due si scambiarono un'occhiata perplessa. “Aspetta... è... è normale dare a un bambino di cinque anni delle freccette appuntite?” si chiese confuso, si rese conto che non ne aveva idea. “Mamma non tradirmi, sei l'unico esempio di genitore che ho!” -Leshawna, cinque anni è un'età normale per giocare a freccette?- le domandò speranzoso di ricevere una risposta affidabile e normale. Ma Leshawna aveva l'aria di un'alunna che sorpresa in un momento di distrazione, aveva ricevuto dall'insegnate una domanda che sperava di non ricevere. “Ok, forse non posso più contare su Leshawna come parametro di normalità... Siamo rovinati!”
-Eh...- Leshawna aveva finalmente aperto bocca... e avrebbe preferito non essere guardata da Harold con così tante aspettative. -Beh, ricordo che quando ero molto piccola mia nonna non aveva problemi a darmi degli aghi... mi permettevano di tagliare con dei coltelli non di plastica... e non ricordo di aver mai usato forbici con le punte arrotondate quindi...-
-Ah, neanche io ho usato mai forbici con la punta arrotondata.- “Mia madre mi regalò delle forbici da chirurgo quando avevo sette anni... erano pesanti... e più lunghe della mia testa... Mamma, ma che cazzo!?”
-Suppongo che la sicurezza dipenda da quant'è tranquillo il bambino...- concluse Leshawna un po' incerta.
-E come si calcola?!- chiese Harold agitato.
-E... con l'osservazione?- per Harold era comunque una risposta troppo vaga. -Senti gioia, non credo che arriveremo ad una conclusione decente ora e abbiamo abbastanza tempo per pensarci, ok?-
-Hai ragione, hai ragione...- Harold riprese il controllo. -...Tuo padre quando ha cominciato a farti usare la pistola?-
-Tranquillo, avevo già dodici anni.- disse fiduciosa.
-Ok...- “Sorellina... sei appena diventata il mio principale modello genitoriale! Mi assicurerò di studiarla molto più attentamente la prossima volta che la vedo...” pianificò Harold.

La notte Harold si sistemò tranquillamente sulla brandina che aveva sistemato in cucina. Leshawna aveva ancora dei sentimenti contrastanti a riguardo ma cercò di non farlo trasparire e provocare strani viaggi mentali nella testa già confusionaria di Harold.
Kunoichi si guardò intorno disorientata dalla nuova ripartizione del territorio. Dipendeva da un litigio? Chi dei due umani aveva vinto? Essere tenuta all'oscuro era fastidioso...
Di norma avrebbe dormito sul divano letto... ma dormire dove c'era solo Leshawna sarebbe stato strano nonostante l'umana avesse cominciato a suscitare il suo interesse. Com'era prevedibile, alla fine decise di sistemarsi sulle gambe del ragazzo.
Leshawna provò a leggere sul letto, non era da lei e le ricordava fastidiosamente il ragazzo nell'altra stanza quest'abitudine, ma non riusciva a prendere sonno. Aveva molti pensieri fastidiosi in testa e si sentiva osservata in un certo senso...
“Ah, ci mancavano solo le oscure presenze!” si prese in giro, non aveva mai creduto a niente del genere e aveva sempre allegramente preso in giro chiunque avesse tirato fuori argomenti di quel tipo. La sensazione svanì, ma si ripresentò proprio quando stava per prendere sonno... si girò a guardare la porta che non ricordava di aver lasciato socchiusa pensando che magari poteva esserci Kunoichi a spingerla.
Ma mentre la porta avanzava verso l'interno della camera, si rese conto che filtrava luce dietro di essa e le permetteva di identificare una piccola sagoma che si sporgeva di poco...  ne era certa, c'era una bambina piccola che la stava osservando con attenzione...
Le due si studiarono per qualche secondo, poi la bambina corse via, non ne sentì i passi e anche la luce presente fino a qualche istante prima svanì.
Ancora presa dai brividi, Leshawna si precipitò in cucina cercando in giro con l'ausilio della torcia del telefono qualcosa che sapeva non avrebbe trovato, ma non si sarebbe data pace se prima non fosse riuscita ad accertarsi che davvero non c'era nessun intruso.
-Wraaaa... Wrao?- le venne domandato.
Non riconoscendo la voce, Leshawna, ebbe un sussulto e il telefono le cadde. -Ah Kunoichi...- realizzò. -Harold, sono solo io.- disse preventivamente. Nonostante avesse un sonno tendenzialmente pesante, c'erano alcuni stimoli che svegliavano Harold con facilità. La sua sveglia e il graffiante verso di Kunoichi erano fra questi.
-Che... stai facendo?- domandò l'assonnato ragazzo. La ragazza emise uno strano respiro. Harold ebbe l'impressione che non le piacesse sentirlo parlare.
-Ho visto... mi è sembrato di vedere qualcosa e volevo accertarmi di essermi sbagliata...- si chinò per raccogliere il telefono.
-Ragni?-
-No, una bambina fantasma.- rispose infastidita prendendo la domanda del ragazzo come se stesse insinuando che fosse rimasta suggestionata... “Forse parlando di bambine fantasma non ci faccio una figura migliore...” si rese conto. -Lo so, sono impazzita, grandioso!- sdrammatizzò.
-Credere di vedere qualcosa che non esiste è più comune di quanto pensi, soprattutto nei periodi di stress o poco prima di addormentarsi, nulla di irregolare.- aveva troppo sonno per riuscire a interpretare il suo tono, così cercò di rassicurarla.
-Puoi evitare quel tono cadaverico, grazie?-
Harold sbuffò e si rigirò nelle coperte.
-Scusa per averti disturbato...- disse pensando di averlo inavvertitamente offeso -Buona notte...-
-Buona... notte... signorina... necromante...- la ragazza avvertì un brivido, il ragazzo aveva modulato la voce per ottenere un suono fastidiosamente flebile e sibilante. Dopo essersi schiarito la gola rise leggermente. -Scusa, scusa... è che dimentico quanto tu possa essere suggestionabile a volte.- disse con un tono regolare e allegro.
-Io non sono... Ah. Da che pulpito!- ma si sentì un po' più a suo agio. -Beh... Notte...-
-Notte... Attenta a non sbattere il dito del piede contro...-
-Merda!- esclamò dolorante, la ragazza.
-...La sedia. Sei stata carina a non voler accendere la luce per non disturbarmi... non scorderò il sacrificio del tuo coraggioso piede...-
-Ah... non so quanto ne sia valsa la pena, ma prego...- tornò in camera borbottando.


Angolo dell'autrice:
Grazie della pazienza, spero che il capitolo vi sia piaciuto e sia stato una buona continuazione dello scorso. Forse non dovrei più spezzare i capitoli in questo modo...
In ogni caso, grazie mille della lettura.
Alla prossima!
  
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