Anime & Manga > Lupin III
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Autore: Hana S    11/05/2021    2 recensioni
Jigen nasconde da otto anni un segreto a Lupin e Goemon, ogni volta che un colpo viene messo a segno sparisce e torna sempre nella stessa città, dove nasconde e protegge il suo tesoro più prezioso. Ma per quanti sforzi fatti, il passato e le sue minacce possono sempre tornare.
Estratto dal primo capitolo:
Quei meravigliosi occhi smeraldo lo guardavano pieni di lacrime, si era portata le mani davanti alla bocca e tremava per l’emozione, lui si alzò e si avvicinò a lei che allungò una mano sfiorandogli il viso, Jigen afferrò delicatamente quella mano aggraziata e la tenne stretta contro la sua guancia. «Sei tornato …»
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jigen Daisuke, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap 3 - Separazione e riunione

I bambini si erano appena alzati, ma non essendoci nulla a parte birra e qualche confezione di snack aperta, Lupin si offrì volontario per andare a comprare qualcosa da mangiare per colazione, Goemon fu costretto ad accompagnarlo e i due lasciarono l’appartamento. Ryu annusò una bottiglia aperta e storse il naso, mentre Akemi era seduta in braccio alla mamma «Ho fame» le disse mentre Kyoko la coccolava.  «Adesso zio Lupin è andato a comprare qualcosa, presto tornerà e faremo colazione» udirono qualcuno salire le scale, Kyoko guardo Jigen «Possibile che siano già tornati?»

«Lupin avrà dimenticato qualcosa» cercò di tranquillizzarla Jigen, ma anche lui era dubbioso, infatti quando bussarono alla porta, non era il segnale stabilito. Jigen fece segno a Kyoko di nascondersi e caricò la Magnum, rovesciò il tavolo e vi si nascose dietro «Avanti la porta è aperta!» fu spalancata con un calcio e Josh entrò cominciando a sparare all’impazzata, Jigen riuscì a controbattere poche volte, sembrava che le risorse del nemico non finissero mai. «Tu va a cercare Kyoko!» Snake obbedì e si diresse in camera a quel punto Jigen cercò di colpirlo, ma la serpe si voltò di scatto sparando un colpo di pistola e il cecchino fu costretto a nascondersi di nuovo.

Nella camera non c’era nessuno e la finestra era aperta, sportosi fuori Snake poté solo osservare che c’era una scala antincendio, ‘Sono scappati?’ si domandò, ma l’edificio era circondato non potevano fuggire facilmente. Camminò avanti e indietro per la stanza a passi lenti e osservava in giro; guardò sotto il letto, ma non trovò nessuno e la sua attenzione fu attirata verso un armadio, aprì le ante e subito dopo il suo volto fu inondato a distanza ravvicinata da uno spray urticante e cadde a terra urlando. Kyoko gridò «Bambini correte!» Ryugi e Akemi andarono verso la finestra, ma dopo aver guardato fuori il bambino indietreggiò prese in braccio la sorella e corse verso la madre, un uomo vestito di nero entrò nella stanza «La prego, non complichi le cose signorina Morimura».

Intanto Jigen riversava tutti i colpi sull’uomo nascosto dietro la porta, caricando più volte la pistola, ma si fermò quando Kyoko ed i suoi figli uscirono dalla stanza con Snake e un altro uomo che disse «Josh ce li abbiamo!» il cecchino sbiancò, per la prima volta non sapeva come agire. Saltò fuori dal suo nascondiglio, ma prima di arrivare dalla sua famiglia Josh lo atterrò con un pugno e una volta steso il suo avversario continuò ad infierire con calci e pugni, a lui si unì Snake che preso dalla frenesia non badava al suo volto rosso e agli occhi che pizzicavano. I bambini piangevano e Kyoko, stringendoli a sé, implorava ai due uomini di smetterla, ma loro non la ascoltarono fino a che Jigen non fu ridotto ad uno straccio e Kyoko si lanciò su di lui ricevendo un calcio fra le costole, solo allora i due quietarono la loro ira. «Smettetela!» disse fra le lacrime abbracciando il marito «Kyoko …» Jigen era conciato male.

«Signorina Morimura la prego di seguirci con le buone» fu tutto quello che disse Snake in quel momento. «Sono otto anni che non sono più la signorina Morimura, verrò con voi ma lasciate in pace mio marito!» queste parole tuonarono come un ordine, e i due si allontanarono da Jigen steso a terra. Kyoko lo baciò sussurrandogli «Torneremo a casa, te lo prometto» alzatasi prese per mano i bambini e senza voltarsi uscì dalla stanza, l’ultima cosa che Jigen vide furono gli occhi gonfi di lacrime della sua Akemi che lo guardavano pieni di terrore; cercò di alzarsi, ma fu colpito alla testa e svenne.

«Jigen! … Jigen!» il pistolero si svegliò, era sdraiato sul divano ed era stato medicato, si alzò di scatto «Kyoko … ugh» sentiva dolore ovunque. «Amico sei uno straccio, riposati» disse Lupin mettendogli del ghiaccio sulla testa. «Li hanno portati via e io non ho fatto nulla per impedirlo!» si coprì gli occhi umidi con la mano. «Jigen … Riposa, poi penseremo a cosa fare» Lupin si limitò a dire questo, non trovando altre parole per confortare l’amico.

Il viaggio in macchina fu lunghissimo, Kyoko pensava a cosa la aspettava ed era agitata. Teneva stretti a sé i suoi bambini quando sentì una piccola mano posarsi sulla sua, Ryugi teneva la mano della mamma e solo allora la donna si accorse del volto scuro di suo figlio e gli diede un bacio sulla fronte «Va tutto bene Ryu, andiamo solo a conoscere tuo nonno» la donna sperava di tranquillizzarlo, ma non ci riuscì, il tono della sua voce tradiva quella falsa calma che cercava di dimostrare. Ryu pensava a suo padre e provava solo odio per quegli uomini seduti in macchina con loro. Rimasero in silenzio per tutto il viaggio ed infine arrivarono alla grande villa Morimura.

Josh si voltò verso i passeggeri «Le fa male signorina?» la donna alzò lo sguardo e fissò il suo interlocutore con rabbia «No, il calcio che mi hai dato non mi ha fatto male» quello che più a Kyoko faceva male era come la sua famiglia era stata trattata, l’uomo si voltò di nuovo aveva capito che il disprezzo della donna nei suoi confronti non era svanito con il tempo, ma ci avrebbe pensato suo padre a sistemarla a lui non restava che aspettare per godersi la scena.

Scesi dalla macchina furono accolti dal vecchio maggiordomo «Signorina, quanto tempo» l’uomo era invecchiato molto, i suoi folti capelli un tempo brizzolati ora erano completamente grigi, le rughe sul volto si erano accentuate, ma gli occhi brillavano ancora; indossava un completo nero, una camicia bianca e cravatta rossa con ricamato il simbolo della famiglia Morimura, il leone d’oro. «E questi sono i suoi figli?» guardò dolcemente i bambini che provarono subito simpatia per quell’uomo gentile. «Si, Ryugi e Akemi» Kyoko poi si rivolse ai figli «Salutatelo bambini, il signor Hirai è l’unico amico che abbiamo qui dentro » i piccoli accennarono un timido saluto. «Sono lusingato signorina, ma la prego … vostro padre vorrebbe vedervi» il volto dell’uomo era pieno di tenerezza verso la donna, aveva desiderato tanto rincontrarla o per lo meno sapere se stesse bene, ma mai nel suo cuore avrebbe voluto che lei tornasse in quella casa. «Sono la signora Daisuke ora». Kyoko prese la strada che conosceva bene e passando accanto all’uomo, questi le diede un consiglio «La prego … signora … non pronunci quel nome davanti a suo padre».

La proprietà aveva un giardino centrale, il corpo della villa tutto intorno e all’esterno un immenso giardino con varietà di fiori e piante circondato dalle alte mura con alcune porte di servizio per fornitori ed inservienti, le chiavi le avevano pochi uomini fidati tra cui il signor Hirai. Camminarono lungo l’engawa(1) che circonda l’enorme giardino interno, nella mente di Kyoko riaffiorarono tutti i ricordi legati alle passeggiate in quel luogo, era bellissimo, ma lei lo odiava. Ogni volta che passeggiava tanti occhi la osservavano, doveva sempre prendere mille scuse per lasciare quella casa: andare a trovare la sua vecchia insegnate; fingere un capriccio e comprare qualcosa di inutile solo per stare fuori fino a tardi; partecipare ad eventi mondani che perlomeno la distraevano e tanto altro. Si sentiva soffocare come allora, ma adesso era decisa a non rimanere in quella casa più del necessario. Sorrise pensando anche a quelle rare volte in cui era riuscita a scappare per assaggiare un po’ di libertà.

Arrivarono davanti ad una porta, quando questa si aprì Kyoko rivide dopo ben otto anni suo padre. Anche lui era cambiato: le rughe erano più marcate; i capelli grigi; non aveva più i baffi e i suoi occhi erano più cattivi. «Kyoko!» l’uomo andò incontro alla figlia e la abbracciò, lei ricambiò solo per gentilezza «Sono felice che tu sia qui!» il suo sguardo si posò sui bambini ancora fermi fuori dalla stanza e si rivolse a loro «E voi? Non salutate vostro nonno?» quando si avvicinò Ryu nascose la sorellina dietro di lui e l’uomo si fermò ad osservarli. Kyoko intervenne sapendo che il padre non gradiva la scena «Da bravi salutate il nonno» solo allora Ryu si avvicinò e lo salutò con una stretta di mano «Oh sei un piccolo ometto!» invece ad Akemi accarezzò il viso constatando come somigliasse alla madre.

Si sedettero intorno al tavolino e bevvero tè accompagnato d biscotti fatti in casa «Non conoscendo i gusti dei miei nipoti posso offrirvi solo questo» guardò Kyoko, lei sapeva cosa era nascosto nella sua affermazione, lo conosceva fin troppo bene: ‘Se ti fossi fatta viva, avrei potuto conoscerli meglio’, ma la donna sapeva che lui avrebbe semplicemente iniziato prima a rovinargli la vita. Ora era lì e doveva reggere la sua maschera, avrebbe voluto scappare con i suoi bambini, ma era proprio nella tana dei leoni e non sarebbe stato facile «Grazie papà, va bene così». Passarono l’ora seguente a chiacchierare, anche se con un po’ di remissività i bambini parlarono al nonno della loro vita: della scuola, degli amici, di quanto gli piaceva casa loro e di quanto volevano bene alla mamma.
«E vostro padre?» Kyoko si sentì morire dentro «Lui vi piace?».

Per fortuna la conversazione fu interrotta dall’ingresso di una donna. I lunghi capelli neri erano raccolti sul capo, era leggermente truccata a parte per il pesante rossetto cremisi; il lungo vestito rosso risaltava le sue forme prosperose, aveva una scollatura audace ed uno spacco vistoso fino a metà coscia; scarpe nere con il tacco alto e portava una pochette in tinta con esse. Si tolse gli occhiali da sole e guardò gli ospiti, rimanendo stupita di incrociare ancora gli occhi verdi di quella ragazzina che anni prima era stata felice di veder sparire dalla sua vita «Kyoko, quanto tempo!» la giovane si alzò e salutò cordialmente la donna che corse ad abbracciarla «E loro? Sono tuoi? Che teneri!» pizzicò le guance dei bambini e poi gli diede un bacio. Andò a sedersi accanto a Morimura e lo baciò «Sai caro, questa città mi delude sempre più, non c’è un negozio che abbia vestiti decenti; credo che andrò all’estero ancora a fare compere». Kyoko trasalì, ma cercò di controllarsi e chiese«Fai spesso viaggi fuori paese?»

«Certo cara, soprattutto in Italia! Li sì che sanno come vestire le donne!» Kyoko pensò a quante volte lei e la madre avevano fantasticato su un viaggio all’estero, ma suo padre glielo aveva sempre negato. Rina aveva sposato il padre pochi mesi dopo la morte della prima moglie di lui, quando Kyoko era ormai fuggita e sembrava che non sarebbero più riusciti a riportarla indietro; era una donna volgare, dedita ai piaceri e ai vizi, metteva spesso le corna a suo padre, ma a lui sembrava non importare o lei era così scaltra da non farsi mai scoprire. Sotto il tavolo, Kyoko strinse i pugni, sua madre sempre fedele nonostante gli abusi e le botte, aveva vissuto reclusa e non aveva più avuto contatti con i suoi parenti. Kyoko ricordava ancora lo zio, fratello maggiore della madre, che si presentava all’ingresso chiedendo, più volte in ginocchio, di poter vedere la sorella. La donna scacciò subito questi pensieri e finse di essere interessata ai discorsi.

«Permesso» una donna che Kyoko non aveva mai visto entrò nella stanza «Chiedo scusa per l’interruzione, signora Morimura, la attendono per l’inaugurazione della mostra al centro congressi» indossava un tailleur nero, una camicetta banca e scarpe nere molto sobrie; anche lei molto formosa e dai lunghi capelli castani «Caro, devi smetterla di dare soldi a questa città! Quelle inaugurazioni sono noiosissime» ma si alzò lo stesso e salutò i presenti chiedendo perdono, poiché si doveva accomiatare «Fujiko tu rimani, fai visitare ai bambini la casa».

«Come desidera signora» su invito della donna e sollecitudine della madre i bambini uscirono dalla stanza insieme a Fujiko e quando la porta si richiuse Kyoko fu sola con il padre.
 
Note di Hana:
Ciao a tutti, a voi il nuovo capitolo, spero possiate apprezzarlo.
Alla prossima
(1)L’engawa è un pavimento rialzato di legno che percorre tutto il perimetro delle tradizionali abitazioni giapponesi, solitamente da sul giardino. Collega alcune stanze della casa dall’esterno e spesso i giapponesi si siedono sull’e. per passare il tempo.
  
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