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Autore: kagura    29/08/2009    0 recensioni
Tornerò a prenderti, prometto Al prometto...tornerò a prenderti..ti prego, perdonami. La storia che sto per iniziare a raccontarvi parla di alcuni ragazzi e della loro avventura come ricercati da un gruppo di maleintenzionati, appartenti ad una ala del governo, dedita allo sviluppo di congegni militari. Loro sono il progetto Era, e sono in pericolo.
Almeno così dice il governo. Le prime due storie sono one-shot, verranno postate subito, per le altre dovrete aspettare un pò
Genere: Drammatico, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Attenzione: La seguente storia fa parte delle prime due ONE-Shot, dedite a farvi vedere come scrivo e a vedere anche se siete interessati al continuo di questa storia.

Dopo queste due One-shot che vado a scrivere posterò a breve una lista dei personaggi con ipotetici volti. Dopo di essa inizierò con il primo vero capitolo della storia u.ù

(in breve: se volete che inizi a scrivere la storia per intero allora commentate (L))

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Paura del Buio - Josach


Rinchiuso in quella stanzetta stretta e buia, chino su se stesso, stringeva a se quelle gambe troppo sottili, indebolite, tremanti e graffiate dai rami. Stretto, chiuso in quella stanza, tremava per la paura del buio, ricordava, ricordava fin troppo bene quello che era successo pochi istanti prima. E come in un film la pellicola si riavvolse nella sua mente e il film tornò indietro, usciva camminando al contrario da quella stanzetta troppa stretta, camminava sempre all'indietro calpestando erba e fango, correva muovendo le braccia sempre al contrario, leggermente piegate per aiutare la spinta, cadeva all'indietro per poi rialzarsi sempre camminando all'indietro, e i rami invece di graffiarlo lo curavano amorevolmente, e le foglie non si incastravano tra i capelli ma volavano via, e poi.
Poi ci fu quel punto.
E tutto si fermò in quel preciso istante, con gli occhi fusi in altri occhi, imploranti, e poi quella mano tesa, e il tremore..e...le sue parole.

perché era stato così bugiardo?, perché era stato così infantile e così vigliacco?
Perché l'aveva abbandonato, lasciato li, nel fango, a guardarlo implorante a vederlo soffrire, con quella cicatrice che ancora era così rosa su quella pelle diventata grigia come le mura in cui erano stati rinchiusi.
Era suo amico, la sua famiglia, la sua esistenza e ora?
Ora era vivo ma solo, e quel dolore non andava via, e quel momento, quel piccolo secondo si ripeteva in continuazione e le parole suonavano ogni istante più macabre.
Tornerò a Prenderti.
Tornerò a Prenderti.
Tornerò a Prenderti.
Quante volte aveva detto bugie a persone che non conosceva? quante volte a persone care? Perché nonostante questo quegli occhi gli tornavano in mente torturandolo in maniera terribile?
Perché?
Strinse piano il pugno destro, prima di aprirlo lentamente, gli occhi puntati su quella mano che per tutta la corsa era stata serrata, sporca di fango, stretta intorno a quell'oggetto che rappresentava il suo riscatto, quella piccola possibilità di mantenere, per una volta nella sua vita, una promessa.
-Tornerò a Prenderti...
Un sussurro che rimbombò tra le mura di quel posticino abbandonato, in cui si era rifugiato, stremato, i fili elettrici che premevano contro la schiena coperta da quel tessuto leggero, bagnato, sporco, strappato, un leggero sospiro, e la testa che scivola di lato.
-Prometto Prometto...
Come quel libro nella biblioteca del centro, come quel libro lui si sentiva un po Peter Pan che promette alla sua fata di poterla salvare quando invece non sa per nulla cosa fare, lui era Peter Pan, che cercava quella finestra, una finestra che non troverà mai, che aspettava quella madre che gli ha chiuso per sempre il vetro in faccia.
-Al, Prometto...
E quel nome sussurrato fu peggio di mille pugnalate, di mille siringhe o bisturi che gli trafiggevano in contemporanea quel cuore che nell'ultima ora era così uscito allo scoperto da pulsare sulla pelle, così vero, così doloroso..quel pulsare insistente che tanto odiava.
-prometto...
Non capiva nemmeno cosa stava sussurrando, ne cosa stava facendo esattamente, si sentì scivolare verso il basso mentre il buio lo inglobava in se, quanto sangue aveva ancora in se? quanto poteva sopravvivere? di certo Al poteva sopravvivere più di lui, e allora perché non l'aveva fatto alzare, non l'aveva spinto in avanti passandogli quella chiavetta e l'aveva fatto fuggire via, scappare.
Lui doveva, lui aveva più chance..e soprattutto sarebbe riuscito a sopravvivere.
Poteva dire lo stesso di se?
-ti prego..
e il cuore che batteva forte, e poi più piano, e la testa che veniva inglobata da una bolla di sapone nera, nera..odiava il buio profondo, perché nonostante quell'occhio lui non riusciva a vedere.
Perché nonostante quello che gli avevano fatto lui non poteva vedere in quel buio, e tremava e piangeva e singhiozzava stringendo a se quelle gambe rachitiche, rotte, graffiate, sbucciate e contuse.
Perché sapeva, che alla fine..quel buio altro non era che la sua anima.
-perdonami.


Pensieri di una mente

in preda al rimorso.


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Grazie a tutti per aver letto!

(commentate ç_ç)

   
 
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