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Autore: Khailea    12/05/2021    0 recensioni
Una stirpe persa nel passato, la cui memoria è conservata nelle carte più remote del castello.
Forse a nulla i loro racconti serviranno per affrontare le difficoltà del presente, ma la conoscenza non è mai cosa di cui dubitare.
Raccolta di AU one-shot originali sulle regine di Mewni inventate da me.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Moira Butterfly, La Bianca.
 
 
  • Data nascita: X0330
  • Data morte:  X0400
  • Sposata con: sconosciuto
 
 
 
“Una notte per cambiare tutto,
e guardare ciò che ami distrutto.
Unite dal destino, le sorelle tanto amate,
dalla magia furono separate.”



 
 
 
 
 
 
Il giorno in cui le principesse Moira e Mirai nacquero Mewni stava affrontando una delle peggiori tempeste della storia, paragonabile solamente a quella vissuta dalla Prima. La pioggia imperversava contro gli edifici, il vento soffiava minacciandoli, e l’oscurità sembrava star inghiottendo il mondo.
Non una singola anima era in grado di attraversare le strade, e per questo i migliori medici del regno furono bloccati quando la regina entrò in travaglio, assistita solo dalle cameriere e dal marito. Ore intere passarono senza che altri potessero venire in suo aiuto, e Mewni che di solito attendeva con ansia quelle ore era costretta nella paura.
I pianti delle due piccole gemelle quasi erano inudibili di fronte alle grida della natura, all’esterno delle mura.
Nacquero tenendosi per mano, due bambine bellissime dalle pallide carnagioni, l’una dai capelli e gli occhi neri come la pece, l’altra bianchi come la neve; la prima venne chiamata Moira, la seconda Mirai.
Entrambe avevano dei simboli sulle guance, ma questi sembravano far parte dello stesso disegno che era stato diviso a metà, quello di Moira era infatti lo Yin, mentre per Mirai era lo Yang.
Furono immediatamente allestite due camere per le principesse, ciascuna con il migliore arredamento di cui il castello era capace, nell’attesa la tempesta terminasse, ma sarebbero state usate solo nel giro di qualche anno, una volta cresciute e con l’arrivo del bisogno dei propri spazi.
La camera delle piccole venne posta accanto a quella dei sovrani, in modo questi potessero star loro vicini ogni volta ne avessero bisogno, ma quando tentarono di separare le bambine per metterle nelle culle queste cominciarono subito a piangere, l’una cercando l’altra, e si vide così necessario costruire una culla in cui potessero stare entrambe.
Non passò nemmeno un giorno che il re e la regina vollero spostare la culla nella loro camera, tanto la presenza delle figlie era una tale gioia; le amavano con tutto il cuore, e vederle sorridere mentre si stringevano la mano scaldava i loro animi.
Mirai e Moira crebbero velocemente, diventando ogni giorno sempre più belle, e non appena furono in grado di parlare ebbero subito inizio le loro lezioni di storia, etichetta, musica, danza ed ogni singola sfaccettatura che riguardava il mondo nobiliare di allora.
Mirai mostrò di possedere un carattere allegro e solare, sempre pronta a sorridere agli altri ed a spronarli a giocare ed a divertirsi con lei, amava inoltre parlare con la gente, conoscere i loro pensiero e ciò che piaceva loro, ma aveva anche la tendenza a distrarsi e per questo i professori erano costretti a rimproverarla, soprattutto quando la principessa disegnava invece che ascoltare la lezione.
Moira al contrario invece era molto più silenziosa, ma non per questo meno gentile, era sempre infatti estremamente rispettosa nei riguardi di tutti, trattando le cameriere al pari dei duchi che venivano a far visita a palazzo. Amava ascoltare, ma non molto parlare, ed era grata alla sorella che fosse lei a portare avanti le conversazioni, delle quali ricordava ogni dettaglio dimostrando quanto in realtà tenesse alle persone. Altro dettaglio che la distingueva dalla gemella era il fatto che se la prima prediligeva attività ricreative più fisiche e movimentate lei amava la calma ed il silenzio, quindi la lettura di un libro all’equitazione ad esempio. Il suo essere silenziosa però era motivo di rimprovero da parte dei professori, nei confronti dei quali presto le principesse pensarono a prescindere non andasse bene alcun tipo di carattere.
L’intero castello a prescindere da questo le amava come si amano le proprie figlie, anche se visto il suo carattere più vivace tendevano a preferire Mirai. Anche per i figli dei nobili che venivano a giocare a palazzo era così, ma la bambina non si allontanava mai senza la sorella, e non si divertiva se un’attività non la rendeva felice.
Stessa cosa valeva per Moira, che riempiva la sorella di disegni per dimostrarle il suo affetto, e l’altra li faceva sempre incorniciare per poi appenderli in camera sua.
Solo un dettaglio nelle principesse era motivo di inquietudine da parte di chi era loro vicino, gli occhi.
Entrambi erano così profondi da dare l’idea di star leggendo nell’anima di colui che vi si trovava davanti, quelli bianchi di Mirai sapevano essere glaciali quando la bambina non sorrideva, e quelli neri di Moira erano in grado di far provare una profonda angoscia di fronte all’oscurità che vi si annidava. Questo però, per l'appunto, capitava solo quando le bambine erano inespressive, cosa che se per Mirai capitava assai di rado per Moira purtroppo era invece quasi la quotidianità, e questo contribuiva a creare un’immagine di lei più oscura di quanto fosse in realtà.
Quando le bambine ebbero compiuto cinque anni la madre decise era il momento di scoprire se in loro si annidava una magia più potente di quanto potesse sembrare, e decise di usare la propria creazione, Baby, per metterle alla prova.
Sarebbe stato qualcosa di molto semplice, Baby avrebbe solamente fatto loro una serie di domande e di richieste, ed in base ai risultati grazie ai suoi poteri sarebbe stata in grado di determinare il loro livello, ma quasi non ce ne fu bisogno. Nell’esatto momento in cui vide le bambine, che ancora non avevano perso l’abitudine di tenersi per mano la maggior parte del tempo, soprattutto quando stava capitando qualcosa di importante, disse alla regina non sarebbero state da meno rispetto a lei.
L’esame si tenne comunque, durante il quale Baby nella fase iniziale fece apparire due mele dall’altra parte della stanza, chiedendo alle principesse di portargliele usando la magia.
Si trattava di qualcosa di estremamente semplice e ad un livello basilare, e per questo non si sorprese quando riuscirono efficacemente a superare la prova, anche se le loro magie si manifestarono in modi diversi. La mela di Mirai infatti venne avvolta da un alone d’ombra che la fece scomparire quasi completamente, mentre quella di Moira produsse una luce talmente intensa da essere in grado di illuminare l’intera stanza; entrambe le mele a prescindere volarono fino alle zampe di Baby, che le assaggiò rivelando erano perfettamente intatte.
Per il secondo esercizio invece avrebbero dovuto creare una mela, e le due già usate sarebbero servite come riferimento. Nuovamente le magie si mostrarono in maniera diversa, la mela che Mirai aveva teletrasportato prima marcì rapidamente fino a trasformarsi in polvere, che svanì altrettanto velocemente, ed allo stesso tempo un’altra mela si creò alla morte dell’altra, nel caso di Moira invece si creò un minuscolo fascio di luce, che crebbe fino a diventare della grandezza della mela, dopodiché questa prese forma. All’assaggio di Baby entrambe erano delle normalissime mele.
Visti i risultati e la loro rapidità non ci fu bisogno di andare avanti, anche senza bacchetta le bambine dimostrarono un pieno controllo della magia, ma se quella di Moira era in grado di dare la vita senza bisogno di prendere nulla quella di Mirai necessitava un’energia di valore uguale a ciò andava creato, ma per l’uso di altri incantesimi non c’era sembrava esserci alcun problema.
La notizia riempì di orgoglio la regina, che prese quindi la decisione di affidarle agli insegnamenti di Glossaryck già un mese dopo.
Le lezioni presero del tempo dalle attività ricreative delle principesse, ma il loro insegnante era abbastanza capace da far sì queste si rivelassero altrettanto piacevoli. Per un carattere vivace come quello di Mirai infatti Glossaryck ideò un metodo di studio quasi interamente improntato alla pratica, mentre per Moira lo studio veniva fatto soprattutto tramite delle spiegazioni orali o la lettura del libro che lui custodiva, e che aveva al suo interno la conoscenza magica di tutte le regine; in che modo questo fosse stato possibile, visto il libro era nato solo con il suo arrivo a Mewni, solo Glossaryck lo sapeva.
Visto il profondo affetto che le legava si assicurò che le loro conoscenze fossero pari, in modo potessero allenarsi insieme e divertirsi ad utilizzare la magia. Le principesse impararono molte cose, a volare, a creare dei raggi di magia per difendersi, a dar forma alla magia stessa ed a modificare l’aspetto degli oggetti.
Gli anni passarono in fretta, e l’armonia delle due sorelle non venne mai meno come nemmeno l’amore Mewni provava per loro, ma la tensione cominciò ad aumentare quando venne il momento di scegliere a chi sarebbe andata la bacchetta magica, e con essa il futuro del regno.
Entrambe le principesse erano delle candidate assolutamente perfette, entrambe gentili e dal cuore buono, sagge e coscienziose, ma solo una avrebbe potuto salire al trono.
Quando i genitori cominciarono a portare avanti questa conversazione, all’indomani del loro quattordicesimo compleanno, entrambe rispondevano che non sarebbe stato un problema, perché avrebbero ereditato quella bacchetta insieme, ed avrebbero guidato Mewni insieme come due regine, ma questo non era possibile secondo le leggi che governavano il regno.
A questa affermazione la confusione era chiara per le due, perché a prescindere da tutto la madre era la regina, ed avrebbe potuto benissimo modificare la legge, ma a quel punto l’Alto Consiglio della Magia si opponeva fermamente, affermando le leggi non potevano essere modificate perché erano i capisaldi del regno, le principesse però non demordevano, rispondendo che cambiamenti nelle leggi c’erano stati, seppur con lentezza, e riflettendoci accusarono gli stessi membri del consiglio di aver rallentato l’avanzamento delle leggi verso delle strutture più adeguate e moderne.
Queste accuse provocavano sempre delle punizioni, che normalmente prevedevano la reclusione delle sorelle in due stanze separate, ma per ovviare a questo problema le due avevano inventato un codice morse, basato sul ritmo di battuta. In questo modo avevano potuto passare notti intere a parlare tra di loro, fermamente convinte che a prescindere da tutto nessuna delle due avrebbe ereditato il regno e la bacchetta senza che l’altra le fosse vicino, e per quanto i genitori avrebbero voluto venir loro incontro non ne ebbero modo, ed il compleanno delle principesse arrivò senza poter aver più tempo per pensare.
Mirai venne scelta come futura regina, per via della preferenza il regno aveva nei suoi confronti, e nella convinzione dell’alto consiglio che sarebbe stato più facile controllare il suo temperamento se fosse stata occupata con tutte le faccende burocratiche di cui la madre si occupava. Erano inoltre certi fosse lei ogni volta a far saltare il discorso loro avessero un controllo eccessivo sul regno, mentre Moira non ci pensava più di tanto, ed invece entrambe le gemelle la vedevano allo stesso modo.
Nel momento in cui le venne affidata la bacchetta questa cambiò radicalmente forma, divenendo lunga ed ondulata, con numerose ramificazioni lungo la stecca in legno e due cristalli alle estremità.
La cerimonia durò l’intera giornata, ma le sorelle vi rimasero solo fino alla cerimonia della consegna della bacchetta, dopo di che usando dei passaggi segreti che solo la famiglia reale conoscevano uscirono dall’ampio salone dirigendosi al giardino esterno del castello, riposandosi sotto ad un albero ed osservando a turno la bacchetta; che fosse tra le mani di Mirai o Moira questa non cambiò mai, ma si rivelò piuttosto instabile da controllare, almeno durante i primi incantesimi.
La bacchetta sembrava essere direttamente collegata allo stato emotivo della persona che la teneva, e rispondeva in maniera diversa ad ogni stato d’animo di quest’ultima, per questo entrambe ritennero fosse meglio utilizzarla solo in caso di estrema necessità, in modo da evitare di causare danni.
Mirai sarebbe comunque stata costretta a portarla sempre con sé, e cosa peggiore da quel giorno l’Alto Consiglio della Magia, in quanto futura regina, pretese le sue lezioni fossero separate da quelle della sorella.
Tutti gli insegnanti vista l’autorità che rivestivano furono costretti ad accettare l’obbligo, tutti ad eccezione di Glossaryck, che ritenne la cosa egoistica e controproducente.
A causa di questi obblighi il tempo che le due potevano trascorrere assieme si ridusse drasticamente, e trascorsero così tre faticosi anni per entrambe. La loro bellezza non era diminuita nel tempo comunque, la fila dei pretendenti sembrava aumentare giorno dopo giorno, ma nessuna delle due sembrava aver alcun tipo di interesse in questi, e li declinavano cortesemente cercando di non offenderli, Mirai però ormai diciottenne sentì il forte peso delle pressioni sociali, che volevano trovasse marito il prima possibile; naturalmente anche in questo caso il consiglio spinse molto, vedendola come l’ennesima opportunità per tenerla impegnata.
Moira purtroppo non aveva certo meno preoccupazioni di lei, nonostante infatti molte loro conoscenze l’apprezzassero e le volessero bene altrettante non facevano altro che far nascere pettegolezzi sul suo conto, tentando addirittura d’allontanarla di più dalla sorella. In particolare a farlo era una cerchia di nobildonne che desiderava l’amicizia della regina per fini personali, Mirai era costretta ad accettare la loro compagnia durante alcuni thè, e le donne tentavano con ogni mezzo di proporre eventi ai quali Moira non volesse partecipare.
Spesso le cameriere che le servivano durante queste ore riferivano alla futura regina le cattiverie che queste tentavano di insinuare nella mente della sorella, che spesso riguardavano il suo aspetto lugubre ed il suo carattere chiuso, e nel cuore della principessa cresceva il dolore ed il timore di un possibile abbandono da parte della sorella.
Un giorno in cui mancavano pochi minuti all’ennesimo incontro Moira ascoltò di sfuggita una conversazione di queste dame, durante la quale queste sostenevano ormai Mirai era pronta ad abbandonare la sorella, e che sarebbe bastata solo qualche spinta a convincerla.
La povera principessa non fu in grado di controllare il dolore che provava nel petto, e scoppiando a piangere corse nella camera che divideva con la sorella, con in mente un unico pensiero, il desiderio di cambiare completamente se stessa.
Mirai era ancora lì, impegnata a farsi sistemare l’abito da una delle domestiche ed a perdere tempo in modo da non doverne passare troppo in compagnia di quelle odiose signore, ma vedendo la sorella entrare in lacrime si alzò immediatamente correndole incontro, Moira però l’allontanò urlando che aveva bisogno della bacchetta.
La sorella tentò di calmarla, chiedendole cosa fosse successo, dicendole che era pericoloso usarla in uno stato simile e che qualsiasi problema fosse successo l’avrebbero risolto insieme, ma l’altra continuò solamente a ripetere che non voleva più essere così, voleva cambiare il suo aspetto e diventare identica alla sorella, bellissima e allegra come tutte dovrebbero essere.
Afferrando la bacchetta magica tentò quindi di usarla su di sé, ma Mirai tentò di fermarla strappandogliela, nessuna delle due però sembrava intenzionata a voler lasciare la presa.
Accadde tutto in una manciata di secondi, in seguito alle urla di entrambe un improvviso bagliore uscì dalla bacchetta, colpendo Mirai al cuore. Gli occhi e la bocca della ragazza produssero una luce quasi accecante, mentre questa s’inginocchiò a terra urlando a pieni polmoni. Atterrita Moira abbandonò la bacchetta, tentando immediatamente di chiamarla e di aiutarla, quasi immediatamente poi arrivarono anche delle guardie, la regina ed i membri del consiglio, che vedendo la ragazza provarono a calmarla, ma fu tutto inutile.
Moira venne trascinata via tra le lacrime, e Mirai chiusa nella stanza assieme alla regina ed al consiglio, mentre il padre cercava di tranquillizzare la figlia che tremava terrorizzata.
L’intera giornata trascorse, ed ancora le condizioni della principessa non cambiavano, e Rhombulus fu costretta a bloccarla in uno dei suoi cristalli per evitare urlasse, ma questo vibrava incapace di contenere completamente la sua forza.
Immediatamente chiesero spiegazioni alla principessa rimasta, e quando questa disse era tutta colpa sua il consiglio era già pronta a farla arrestare e ad imprigionarla per alto tradimento, affermando voleva il regno e la bacchetta per sé, ma la testimonianza della domestica la salvò da quel destino che, a prescindere, Moira avrebbe comunque accettato.
Aveva ferito la sorella, e non avrebbe mai potuto perdonarselo.
Passarono tre giorni, ed il cristallo che conteneva Mirai venne portato sulla cima di una delle torri del castello, l’alto consiglio rimase nella stanza costantemente cercando di riportarla alla normalità, e la regina li obbligò ad accettare la presenza di Moira, affermando che altre accuse nei suoi confronti sarebbero stati considerati tradimenti verso la corona.
Era ormai notte inoltrata quando anche i tentativi di quel giorno cessarono, e Moira poté appoggiarsi al cristallo sussurrando alla sorella di tornare da lei, chiedendole perdono.
Improvvisamente si udì uno scricchiolio, e gli occhi di Mirai puntarono direttamente sulla sorella. Il cristallo andò in mille pezzi, provocando un suono talmente forte da richiamare addirittura alcune guardie, ma la principessa era lì, tornata completamente alla normalità, che prese con delicatezza il viso della sorella tra le mani, sorridendole.
Moira l’abbracciò immediatamente scoppiando in lacrime, sia di gioia che di paura, e Mirai le accarezzò la schiena per tranquillizzarla, dicendole andava tutto bene, che non era mai stata meglio di così, perché aveva visto qualcosa che nessuno mai aveva potuto vedere, il potenziale illimitato della magia, che mai nessuno aveva potuto raggiungere.
La sorella la guardò confusa asciugandosi le lacrime, e nell’ennesimo sorriso Mirai le diede prova di ciò che intendeva; quando indicò una delle guardie vicine questa emise un urlo di dolore, mentre il suo corpo invecchiava, privandolo della linfa vitale fino a ridurlo in polvere, poi sotto lo sguardo atterrito di tutti i presenti un altro corpo comparve, grottesco ed informe, non di ossa ma di magia, dal sentore putrido ed il corpo violaceo.
La scena fu terrificante e disgustosa, soprattutto di fronte alla risata estasiata della principessa, che nel momento in cui l’alto consiglio la minacciò in caso avesse fatto un’altra mossa simile usò la sua magia per creare un’onda d’urto che li schiantò contro le pareti, distruggendole e facendoli volare oltre la torre. Moira era l’unica ora presente, completamente atterrita ed inerme ai piedi della sorella, che la guardava con un infinito amore negli occhi.
Sfiorandole nuovamente la guancia Mirai le sussurrò parole di conforto, dicendole che quello era il vero potere, qualcosa che le avrebbe rese superiori a chiunque, infrangendo i limiti stessi della creazione, e quello era solo con i suoi poteri, con la bacchetta magica sarebbe stata ancora più potente.
A quelle parole Moira si allontanò con un urlo, dicendo quello era solo colpa sua, che era stata lei con il suo incantesimo a ferire la sorella, ma questa scosse il capo; il suo incantesimo non aveva fatto altro che condurla nel reame della magia, e da lì lei aveva potuto scoprire la verità.
Nuovamente sollecitò l’altra ad unirsi a lei nella ricerca del vero potere, insieme sarebbero state invincibili, ancor più della madre, ancor più della prima, tutto ciò che serviva era un sì e la bacchetta.
Moira però si rifiutò di accettare, e l’espressione di Mirai si fece più severa.
Non le avrebbe lasciato altra scelta.
La creatura che Mirai aveva creato scattò immediatamente verso la principessa, che fuggì immediatamente verso la porta usando la propria magia per contrastare quella della sorella, che provò a bloccare la porta; i loro poteri erano eguali, e si annullavano a vicenda, cosa che in quel momento si rivelò una manna dal cielo. Sfortuna però fu l’arrivo di altri cavalieri, che subirono la tragica sorte del primo venendo privati della loro vita, ed a tale scena stavolta assistettero anche il re e la regina, Mirai però li ignorò completamente, precipitandosi all’inseguimento della sorella che stava cercando di raggiungere la bacchetta magica.
Ogni individuo che incrociava la loro strada finiva per diventare un abominio sotto il controllo della principessa, e quando finalmente Moira raggiunse la camera da letto dove aveva lasciato la bacchetta Mirai era esattamente dietro di lei, e le sue creature bloccarono la sorella che tentò con tutte le sue forze di cacciarli, senza purtroppo risultati.
La loro forza era schiacciante, e non sembravano nemmeno sentire dolore, la bloccarono a terra impedendole quasi di respirare, e la sorella di fronte a questo camminò serenamente, dirigendosi verso la bacchetta con un sorriso radioso. Fu a quel punto che Glossaryck comparve dal libro, dicendole semplicemente: “Sei cambiata”.
La ragazza rispose che era così, perché aveva potuto vedere con i suoi stessi occhi ciò che la magia poteva fare, ed intendeva usare la bacchetta per controllarla completamente, Glossaryck però scosse il campo, dicendole che era corrotta, e che non poteva averla. L’espressione di lei si fece improvvisamente furiosa, ed attaccò il suo ormai ex maestro, pronta a tutto pur di avere ciò che desiderava, ma non aveva calcolato una cosa; Glossaryck era molto più potente di quanto le due avessero mai pensato.
Moira non riuscì neanche a vedere cosa accadde, un momento prima era bloccata e la sorella davanti a lei, l’attimo dopo questa era svanita, ed i mostri ridotti a poltiglie fangose. L’alto consiglio e la regina arrivarono poco dopo, lasciati alle conseguenze di ciò era appena successo.
Non c’era alcun modo di riportare indietro quelle persone, la bacchetta era intatta ma avevano perso una principessa, e quella rimasta sprofondò in un baratro di agonia e disperazione.
Appena il castello fu sistemato si tenne immediatamente un incontro per decidere il da farsi, anche se le risorse erano limitate. Glossaryck spiegò d’avere portato Mirai in un luogo molto lontano da lì, ma sarebbe comunque tornata indietro per la bacchetta, e forse nemmeno sola. Il consiglio e la regina suggerirono lui avrebbe potuto fermarla, ma Glossaryck rispose che non poteva, e disse Moira era l’unica speranza per il regno, nonostante lo stato terribile in cui era.
In una sola notte la ragazza aveva guadagnato il trono di Mewni, ed aveva perso la sorella, non voleva nemmeno vedere la bacchetta magica, ma il consiglio le disse non aveva scelta.
Non erano mai stati cortesi nei suoi confronti, non più di quanto lo fossero stati con Mirai, e difficilmente avrebbero iniziato ora, anche se era chiaro non avrebbe aiutato nessuno. Moira si rinchiuse nella propria stanza, rifiutandosi di bere e di mangiare per giorni interi, fino a quando la madre non la costrinse a farlo con la magia.
Purtroppo le sue emozioni furono completamente messe in secondo piano di fronte al pericolo Mewni correva a causa della sorella. Ciascun membro del consiglio la costrinse a pensare unicamente ad allenare la propria magia, non lasciandole un attimo di respiro, prendendo il posto di ogni altra sua lezione. Perfino l’incoronazione della ragazza avvenne in maniera molto più frettolosa rispetto alle altre, con solo una breve cerimonia prima di riprendere gli allenamenti. Moira ancora ricordava il giorno dell’incoronazione della sorella, e di quando assieme erano fuggite nel giardino per evitare le moine degli invitati. La gioia e la spensieratezza di quei giorni ormai avevano lasciato posto ad un dolore che la ragazza non credeva di poter provare.
I sei anni successivi furono solo un alternarsi di giorni e dolore per la nuova regina, il cui umore non accennò mai a migliorare; i suoi occhi si fecero perennemente tristi, la risata svanì dalle sue labbra ed a malapena parlava, le sue capacità magiche tuttavia erano cresciute enormemente, e con loro anche le preoccupazioni del consiglio nei confronti del ritorno di Mirai.
Quando ciò avvenne Mewni aveva fatto del suo meglio per prepararsi come poteva, creando un esercito ancor più ampio nei sei anni a loro concessi, ma di fronte a ciò che trovarono tutto sembrava esser stato vano.
Mirai giunse nel regno seguita da un gigantesco esercito di abomini, che si estendeva oltre i confini dell’orizzonte e divorava ogni cosa di fronte al suo passaggio, i soldati di fronte a ciò non sembravano altro che una goccia nell’oceano; era lì per la bacchetta, e niente avrebbe potuto fermarla.
Contemporaneamente all’attacco alle mura degli abomini Mirai attaccò il castello con la propria magia, frantumandone metà con un solo gesto della mano, Moira di fronte a questo fu costretta ad intervenire, ma ancora un barlume di speranza nel suo cuore la portava a sperare di poterla convincere a fermarsi, e raggiungendo la sorella nel cielo dove volava tentò di parlarle mentre l’alto consiglio conteneva i danni.
Purtroppo le sue parole non furono altro che echi lontani, Mirai non pensava ad altro che al potere, a come le appartenesse di diritto, ed ancora come sei anni prima diede alla sorella la possibilità di unirsi a lei. Non avrebbero più dovuto stare separate, avrebbero recuperato gli anni di distanza e l’intera magia sarebbe stata soltanto loro, doveva solo consegnarle la bacchetta che teneva tra le mani, ma ancora una volta la sorella rifiutò, e lo scontro non poté più essere evitato.
Mirai non ebbe alcuna pietà per lei, tentò di privarla della linfa vitale come aveva fatto con i soldati ed i poveri innocenti che ora riempivano le fila del suo esercito, ma Moira riuscì ad impedirglielo ed a cercare di contenerla e di immobilizzarla, con risultati altrettanto scarsi.
Mentre le due combattevano nel cielo l’essenza delle loro magie si palesava in tutto il loro tragico splendore; quella di Mirai era come un gigantesco buco nero che assorbiva ogni cosa, lasciando solo il vuoto attorno a sé, mentre quella di Mirai era un sole accecante che lottava contro l’oscurità, e la sua luce non faceva altro che aumentare.
Ad un tratto le loro stesse magie presero completamente il controllo dei loro corpi, facendole entrare nello stato chiamato da loro madre Butterfly. L’intero corpo di Mirai divenne completamente nero, gli arti lunghi e magri dalle unghie acuminate, le ali minacciose ed una spaventosa bocca dai denti affilati, dalla quale uscivano dei ringhi gutturali, Moira invece era completamente l’opposto.
La sua era una figura interamente di luce bianca, dalle mani gentili e le ali affusolate, senza bocca ma dai tristi e grandi occhi che anche in quello stato guardavano la sorella con amore.
La loro lotta assunse dei toni molto più brutali, nascondendosi talvolta tra le nuvole impedendo a chiunque altro di saperne l’esito, mentre Mewni veniva rasa al suolo dagli abomini, la loro avanzata però venne interrotta da un raggio di luce che, scagliandosi sul regno, danneggiò solamente quelle creature senza ferire i sopravvissuti.
La figura della regina Moira discese lentamente dal cielo, sola e con ancora la bacchetta con sé.
   
 
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