Matt era sempre stato un ragazzo stranamente pacifico. O, meglio, più che pacifico amava stare sulle sue. Da quando erano bambini era sempre stato Mello quello che combinava i peggiori guai, mentre Matt era quello che veniva trascinato in mezzo. Si prendeva la sua parte di colpa senza fare storie, e a volte si azzuffava con Mello proprio per questo.
Ora Mello lo guardava dormire, rannicchiato sul letto, con il volto in parte nascosto dalle braccia raccolte contro il cuscino, e non poteva fare a meno di sentirsi in colpa. Per l’ennesima volta l’aveva trascinato in mezzo ai suoi guai. Quanti anni erano passati da quando avevano lasciato la Wammy’s House? Eppure la storia era sempre la stessa.
Solo che non si trattava di finire in punizione da Roger per una ragazzata. Nessuno aveva scoperto le loro sigarette, i furti o le uscite dopo il coprifuoco. Mello aveva giurato di trovare Kira, rimanendo immischiato in affari ben più grandi di lui. E ora che il caso era quasi risolto, quello che stavano per fare era una vera e propria missione suicida.
Ci pensava a mente fredda, e non poteva fare a meno di sentire l’amarezza della situazione stringergli il cuore. Matt lo avrebbe seguito ovunque, e quella ne era la prova.
 
Chissà quante cose avremmo potuto fare, eh Matt? Se solo Kira, Elle e tutto il resto del mondo non esistesse.
 
Il giorno dopo si sarebbe dovuto attuare il piano. La missione suicida che aveva pensato.
Matt non ci aveva nemmeno pensato. “Ci sto”, aveva detto senza alcun dubbio.
 
Sono un bastardo, egoista, egocentrico. Penso solo a me, a quanto vorrei essere il migliore, il numero uno, almeno per una volta nella vita. E a te non penso mai, se non quando è troppo tardi. Non ti sei mai lamentato di questo, non so come hai fatto a sopportarmi per una vita intera.
Sei sempre stato costretto a prenderti le mie colpe, a tirarmi fuori da ogni cazzata che abbia mai combinato, e domani probabilmente andremo a morire e io non ti ho mai chiesto scusa. Sarei disposto a rifare tutte quelle cose terribili anche mille volte, se solo questo potesse risparmiarti. Mi farei saltare in aria di nuovo e ucciderei anche a migliaia di quei pazzi che ho già fatto fuori, per te.
Intanto io mi faccio tutti questi bei pensieri, ma alla fine valgo meno di un cazzo, perché non sono qui da solo a meditare che con tutta probabilità Kira – o Takada, o chicchessia – mi faranno saltare la testa. No, qui ci sei anche tu, e anche a te apriranno un buco in fronte. Non hai la minima idea di quanta paura io abbia, della colpa che mi sta divorando. Come ho potuto farti questo? A te che mi amavi più della tua stessa vita.
 
Mello gettò un’occhiata fuori dalla finestra. Il sole era ormai tramontato del tutto, ma Tokyo era comunque illuminata a giorno dalle migliaia di luci dei palazzi.
 
Moriremo come dei cani.
 
Continuava a riformulare quel pensiero, cercando invano di trovargli un senso.
Ma, in fondo sapeva che non era la sua imminente fine a spaventarlo.
 
Avremmo potuto avere una vita perfetta. Perdonami, Matt.