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Autore: Reginafenice    18/05/2021    0 recensioni
[La fantastica signora Maisel]
Midge conosceva piuttosto bene il senso di sfiducia nei confronti delle altre persone che ora provava Shy. Anzi, la sua esperienza le aveva insegnato che purtroppo erano di solito le persone più care a compiere i peggiori atti di tradimento… Eppure, nemmeno una volta da quando Joel l’aveva lasciata aveva pensato che sarebbe potuto capitare a lei di sedersi dalla parte dell’imputato, di mancare così sensibilmente di delicatezza nei confronti di un amico a cui voleva bene davvero. Forse, tutto questo l’avrebbe portata a giudicare con maggiore clemenza gli errori commessi dal suo ex marito, scoprendosi sorprendentemente molto più fragile e imperfetta di quanto non si fosse mai reputata in vita sua.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Quando aprì il portone, Midge trovò Lenny con le braccia conserte appoggiato all’inferriata del cancello, impegnato a sbrigliare quelli che dovevano essere dei pensieri aggrovigliati nella sua testa. Non dovevano essere pensieri spiacevoli, però. A vederlo dall’esterno, anzi, si sarebbe detto compiaciuto dalle proprie aspettative.

Si accorse della sua presenza come un cieco, appena rinsavito, avrebbe potuto fare dinanzi alla luce del sole, “Ehi, avresti dovuto avvisarmi che saremmo andati alla cerimonia degli Oscar! Quantomeno mi sarei adeguato alla tua eleganza. Ora sono impresentabile, vero?”

“Gli Oscar si tengono d’inverno, Lenny! E tra l’altro, sei tu che mi hai invitata, ricordi?” Lo guardò dritto negli occhi per quella che sembrò un’eternità. In realtà, durò meno di quanto entrambi avrebbero voluto, in quanto sia Midge che Lenny non riuscirono a trattenere lo sguardo l’una sull’altro più a lungo di un minuto, senza rischiare di svelare in maniera troppo impudente i sentimenti che si celavano all’interno delle loro pupille mute. Abbassare le palpebre il prima possibile sembrava essere l’unica soluzione.

“Comunque, non stai affatto male. Tutt’altro. Ecco: hai appena ricevuto un complimento gratis!”

“Il taxi ci sta aspettando dietro l’angolo.” Le gettò un’occhiata in modo discreto, sorridendo tra sé e sé, chiaramente bramoso di ammirarla in tutto il suo splendore una volta arrivati a destinazione.

“Perfetto.” Disse Midge, trotterellandogli accanto.

Lenny si portò una mano alla bocca, come sua consuetudine nelle circostanze di disagio, prima di rivolgersi nuovamente a lei, “Perdona la mia curiosità, tu sapevi che sarebbe successo?”

Midge rimase perplessa per un attimo, “Sono successe talmente tante cose assurde ultimamente nella mia vita che non saprei a quale ti riferisci!”

“Questo imbarazzo, intendo…” Gesticolò con finta noncuranza, per farle capire che si riferiva alla scarsa loquacità tra di loro, oltremodo inconsueta in altri contesti e in altri momenti della loro amicizia. Pur avendo un mezzo sorriso sulle labbra, le sue parole suonavano serie e pregne di una scomoda verità.

Midge si precipitò sul suo braccio, posando la testa contro il suo bicipite con un’aria improvvisamente familiare e premurosa. Ciò che le aveva detto Lenny era inconfutabile: erano mesi che non si vedevano né sentivano, evitandosi vicendevolmente. Naturalmente, qualcosa nel loro rapporto era cambiata e non potevano pretendere di comportarsi come prima, come quando danzavano abilmente in punta di piedi intorno alla questione, evidente sin dal loro primissimo incontro. L’attrazione continuava a crescere di intensità nel corso degli anni, generando confusione in Midge e inquietudine in Lenny.

“Era quello che speravo non accadesse, ma è accaduto ugualmente.”

“Già, ma questo non vuol dire che le cose debbano rimanere in questa specie di limbo, no?” Lenny fece in modo di prenderla sottobraccio, da vero gentiluomo, e insieme arrivarono vicino al taxi. Aprì lo sportello per permetterle di accomodarsi, poi fece un giro intorno alla macchina e sussurrò all’autista l’indirizzo in modo che per Midge fosse una sorpresa. Si sedette al suo fianco, eludendo l’espressione interrogativa disegnata sul viso della sua fantastica accompagnatrice.

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“Però, quanto è piccolo il mondo!” Esordì Midge, dopo aver spiato oltre la spalla di Lenny con gli occhi sgranati. Anche se avesse potuto, non ci avrebbe creduto: Lenny l’aveva portata proprio al Gaslight. Chissà se Susie ne sapeva qualcosa; se si erano messi d’accordo per persuaderla a esibirsi di nuovo, magari dietro l’inoppugnabile incoraggiamento di Lenny Bruce.

No, Lenny non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Aveva troppo rispetto per lei e una tale mancanza di sensibilità nei suoi riguardi sarebbe stata incompatibile con il suo carattere. Allora, perché condurla proprio lì? Decise di scrutare il suo volto in cerca di qualche indizio che potesse rivelarle l’arcano, ma Lenny continuava a fingere di non saperne nulla alzando le spalle e passandosi la sigaretta da un lato all’altro della bocca: era decisamente diverto, per quanto cercasse di mascherarlo.

Uscirono dal taxi e attesero all’ingresso del locale, che sembrava essere molto affollato a quell’ora. ‘Buon per Susie!’ Pensò Midge con sincerità.

“So che ti devo delle spiegazioni.” Lenny gettò a terra il mozzicone della sigaretta e lo spense con il piede.

“Che però non mi darai, giusto? Sei identico a tua figlia in questo, Lenny.” Midge si portò le mani ai fianchi, come se si trovasse di fronte a un bambino disubbidiente con il quale bisognava esercitare un’enorme quantità di pazienza.

“Ah, sì. Quasi dimenticavo, oggi hai visto Kitty.” Si rabbuiò per un secondo, poi continuò, “Non avrebbe dovuto farlo. Ci ha fatto preoccupare parecchio.”

“Giuro che non l’ho traviata in alcun modo! Forse, potrei averle offerto una limonata e potrei aver esercitato una qualche influenza su di lei avvicinandole la mia rivista di moda, ma non mi è sembrata particolarmente attratta. È così grave?” Si morse un labbro. Vederlo triste e preoccupato le procurava grande dolore, perciò cercò di alleggerirgli il morale.

Lenny inclinò la testa, “Le ho parlato di te.”

“Allora è per questo che è scappata, ne sono certa. Non ne poteva più di sentirti criticarmi!”

“Sono diventato così prevedibile?” Le pupille gli si dilatarono nuovamente, per la seconda volta quella sera.

“No, solo un po' ciarlone, anche se non si direbbe. D’altronde, sono l’ultima a poterti giudicare. Non sai quante volte ho parlato di te a… beh, a un sacco di persone!” Arrossì lievemente.

Mentre la gente entrava e usciva dal Gaslight, loro due erano rimasti in piedi nel punto in cui l’auto aveva lasciato loro, avvolti in una nuvola di fumo che proveniva dalle bocche dei tanti avventori, dalla luce dei led che illuminavano l’insegna del locale e dai colori che risalivano da quella specie di sottoscala da cui vi si accedeva.

“Questo luogo ha qualcosa di magico, in fin dei conti. È qui che ci siamo conosciuti. È qui che mi sono sentita distrutta ed è qui che mi sono ricostruita.” Si guardò intorno e percepì un misto di tenerezza e dolore.

Lenny lo comprese e le si avvicinò, prendendole il viso tra le mani, “Qualcuno ha detto che il mondo è un palcoscenico e io credo che sia vero, soprattutto per noi. Quello è il nostro posto, Midge. Potresti non accettarlo ora, ma un giorno sarai costretta a farlo.” Ritrasse le mani e le mise in tasca, riassumendo quell’aria timida che aveva prima di parlarle.

Midge annuì, commossa dall’imbarazzo di Lenny. La generosità di quell’uomo la stupiva continuamente, “Io non sono alla tua altezza, e questo lo sai. Tu hai aperto la strada e, per quanto questo mondo faccia parte anche della mia natura, sei tu la mia più grande ispirazione. Le tue esibizioni mi danno coraggio.”

“Bene, sono felice che ne parli ancora al presente. Forse questa escursione è servita allo scopo che mi ero proposto.”

“Sarebbe?” Gli chiese con una sfumatura di malizia nella voce.

“Non c’è bisogno che te lo dica.”

Midge fece dei piccoli passi nella sua direzione, accorciando la distanza tra di loro. Soltanto un filo d’aria passava tra i loro corpi, tendenti ad una spontaneità difficile da controllare.
Un desiderio così pericolosamente tangibile da farle di nuovo paura, da farle scattare il panico: se avesse ceduto, il loro rapporto sarebbe cambiato in modo imprevedibile e proprio questa incertezza le causava disagio, fondamentalmente perché temeva di perderlo. Se le cose non fossero andate bene, chi poteva garantirle che Lenny sarebbe rimasto nella sua vita? Non avrebbe mai voluto perderlo, per nessuna ragione. Se la comicità era il masso che entrambi, su percorsi differenti, avrebbero dovuto far continuare a rotolare, Lenny era per Midge la colonna alla quale appoggiarsi per riposarsi un po' e viceversa.

Eppure, che senso aveva opporsi alla natura, a un istintivo e piacevole richiamo d’amore? Basta con le bugie.

“Il viaggio finisce qui? Mi sbaglio o mi avevi promesso una cena?”

“Sì, ma avevo anche promesso di ascoltare le tue confessioni. Quale oscuro segreto mi tieni nascosto, Midge?”

“Te lo dirò, anche se non ti piacerà. Puoi portarmi in un luogo più appartato, però? Senza comici o poeti strampalati, intendo.”

“Ovunque tu voglia.”

“Sono stata scortese a Miami, quindi vorrei poter rimediare…”

“Non me la sono presa troppo, a differenza del proprietario del motel. Un tuo giudizio sull’arredamento della stanza sarebbe stato molto apprezzato. Ma se ti accontenti di un sandwich e di un po' di burro di arachidi nel mio modesto appartamento newyorkese, ci sto.”

Midge sorrise, “Beh, allora puoi dire a quel gentile signore che, sebbene mi sarebbe piaciuto passeggiare a bordo piscina e ascoltare le onde del mare in Florida, mi accontenterò di questa piccola e inquinata città.”

“La birra è gratis.” Disse Lenny mentre le indicava la strada, invitando Midge a scostarsi dall’ingresso del Gaslight.

“Niente Martini con olive, allora?”

“Per chi mi hai preso? Sono un uomo rispettabile io!”

‘Sì, è assolutamente vero. L’uomo più rispettabile che abbia mai incontrato, a dispetto dell’ignoranza degli ipocriti perbenisti.’ Rifletté Midge, accarezzandogli teneramente la schiena.

   
 
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