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Autore: Lady I H V E Byron    20/05/2021    1 recensioni
"Shredder, Stockman, Hun, i Dragoni Purpurei, gli Utron, i Triceraton, Savanti Romero, Karai, Bishop, Sh'Okanabo, Viral, Khan… tutti nomi che ormai appartenevano al passato."
Sono passati quattro anni dalla battaglia finale contro lo Shredder virtuale, ma non è ancora finita, per le Tartarughe Ninja. Presto si troveranno coinvolti in una nuova avventura, che riguarderà una coppa di fattura umile, Cavalieri Templari, Dimensioni Mistiche, visioni di un passato lontano, un nuovo nemico e un nuovo alleato.
Quale destino attende le Tartarughe Ninja?
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Nuovo personaggio, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Note dell'autrice:  heeeeeeey! Eccomi qua! Scusate l'assenza, ma sono stata impegnata con un altro contest ed un progetto privato. Ma ora sono prontissima a continuare questa storia! Vi avverto, stavolta non saranno le Tartarughe o Elisabetta i protagonisti. Il protagonista di questo capitolo sarà Casey Jones con un altro personaggio minore, ma ci sarà comunque un punto importante nella trama...
ENJOY!
P.S.: da ora in avanti, i capitoli si faranno lunghi. Scusatemi. E pensate che per questo non avevo molte idee... XD

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  A Raffaello bastò solo spostarsi di lato, per schivare il pugno di Elisabetta.
Seguì un calcio, parato da un ginocchio.
Poi un altro, che lo colpì sul ventre.
Anche lui provò a contrattaccare con un pugno, ma lei lo evitò, scostando la testa.
Tornarono entrambi in posizioni che facessero loro riprendere l'equilibrio.
Elisabetta tentò di pestargli un piede, ma lui aveva previsto una mossa simile, quindi saltò sul lato opposto.
Cercò di agguantare il suo polso, ma bastò un movimento circolatorio da parte della sua avversaria per lasciare la presa e dargli una botta sul ventre, che fu comunque bloccata.
Raffaello ed Elisabetta stavano lottando da quasi un mezz'ora. Un allenamento, non una sfida.
O forse, effettivamente, era una sfida di resistenza.
Leonardo stava lucidando le sue katana, Splinter si stava preparando un tè, e Donatello aveva ripreso le sue analisi sul trofeo del Nexus. Non aveva ancora trovato risultati, ma non aveva intenzione di arrendersi.
Escludendo le urla dei due lottatori, nelle fogne regnava il silenzio, quel giorno.
Klunk si era appallottolato sul divano, incurante delle urla.
Raffaello pose fine al combattimento, bloccando con le sue mani i due pugni della templare, diretti uno sul suo volto, l'altro sul suo torace. Entrambi si guardarono in faccia, non con sguardo da sfida, ma ridendo.
Dopotutto, era un allenamento, non un vero combattimento. Elisabetta non aveva nemmeno l'anello.
E non nascosero di divertirsi.
-Stai migliorando.- complimentò la tartaruga, ansimando dalla fatica -Stavolta me la stavi facendo.-
Seppure bloccati, continuavano comunque a pressare l'uno sull'altra.
-Perché? Il combattimento è già finito?- schernì lei.
Delle gocce di sudore le stavano cadendo dalla fronte, bagnando la sua frangetta. I capelli chiari si erano divisi a ciocche, appiccicate alla fronte.
Anche il mento stava quasi gocciolando.
Qualcosa, nei loro sguardi, faceva intuire che la sfida non era ancora finita: lei continuava a spingere, con i suoi pugni, nei palmi di Raffaello, mentre lui faceva la medesima cosa, ma sui suoi palmi.
Lo sorprendeva sempre trovare qualcuno in grado di tenergli testa, specie se una donna. Adorava le sfide.
-Eeeeeehiii! Gente! È arrivata la pizza!-
Michelangelo era stato fuori, in quel lasso di tempo. Ecco perché le fogne erano stranamente silenziose.
Era entrato nel rifugio, con sei cartoni di pizza in braccio.
Annusò l'aroma all'interno di essi, come un intenditore di vino.
Il suo urlo sbilanciò la concentrazione del fratello e della templare. Lei aveva smesso di esercitare pressione, ma lui no.
Barcollò in avanti, finendo a contatto con lei.
Non caddero per terra: Elisabetta aveva abbastanza forza per sostenere il peso della tartaruga gigante, spingendo sul suo petto.
Raffaello rise, imbarazzato.
Guardò che le sue mani non toccassero zone compromettenti della ragazza. Per fortuna, erano esterne al suo corpo.
Tutti interruppero le proprie attività al ritorno di Michelangelo; era ora di cena.
Si sedettero tutti e sei sul tavolo.
-Ah! Che fame!- annunciò Michelangelo, leccandosi le labbra -Pancia mia, fatti capanna!-
Aveva preso cinque pizze ai pepperoni e una solo al formaggio.
Leonardo sfoderò le sue capacità con le katana per tagliare le fette.
Tutti e quattro i fratelli condividevano la fame. Era intuibile dalla voracità con cui mangiarono la prima fetta.
Elisabetta, invece, sembrava un po' incerta. E disgustata.
Splinter, inghiottendo il boccone, si voltò verso di lei.
-Non hai fame, figliola?- domandò, premuroso.
-N-no... è che... niente.-
Qualunque italiano avrebbe intuito il disagio di Elisabetta: la pizza che aveva di fronte, secondo i suoi standard, non aveva un aspetto invitante.
E nemmeno l'odore.
A malapena aveva l'aspetto di una normale pizza margherita. Il formaggio non sembrava vera mozzarella.
Le tartarughe erano già a metà delle loro e non erano nemmeno passati cinque minuti.
Splinter li guardava sospirando, vergognandosi delle loro maniere a tavola.
Anche Elisabetta sospirò: per non fare un torto a Michelangelo, al rischio che aveva corso, andando in superficie, decise di dare una possibilità alla pizza americana.
Prese una fetta, lentamente portandola alla bocca. Ne addentò la punta.
Ma fu abbastanza da sputarla un attimo dopo, con sguardo disgustato. Le sue deduzioni erano giuste: quel formaggio non era mozzarella, non quella cui era abituata lei. Sembrava gomma da masticare dal sapore che non ricordava alcun formaggio. Quella pizza aveva uno strato enorme di formaggio su una striscia di impasto, divisi da una salsa al pomodoro probabilmente di tanica che non aveva sapore.
Un italiano può sopportare molte cose, ma non come il mondo rovini i suoi piatti.
-Basta! Ho sopportato anche troppo!- esclamò, scattando in piedi.
Bevve dell'acqua, per togliere quel sapore rancido dalla bocca.
Le tartarughe e Splinter si allarmarono, alla sua reazione.
-Posso sopportare a malapena gli spaghetti con il ketchup! Gli hamburger! Gli hot dog! Ma questo no! Non è una pizza! È un abominio!-
Avrebbe preferito digiunare che mangiare quella copia di una pizza.
Prese il suo cappotto, un cappello (principalmente per proteggere i capelli sudati dal freddo) e si diresse verso gli scalini.
-Ehi, dove vai?- domandò Michelangelo, curioso. La sua bocca era sporca di pomodoro.
-A prendere una VERA pizza! E smaltire quel poco di unto che ho ingerito.-
-Ne prendi una anche a me?-
Ma lei era già uscita.
-Ed è scappata...- Michelangelo sospirò, osservando l'ultima fetta di pizza rimastogli -Non pensavo avrebbe reagito così. Ma poi cosa avrà che non va? Per me è ottima.-
-Eli è italiana, Michelangelo.- fece ricordare Splinter -E non puoi togliere l'Italia dal cuore di un italiano.- ridacchiò -Specie dal punto di vista culinario.-
Raffaello rivolse il suo sguardo verso l'uscita. Iniziò a respirare pesantemente dal naso. Si morse entrambe le labbra. Qualcosa lo preoccupava.
-Ma non possiamo lasciarla là fuori da sola.- commentò; si alzò dal tavolo -Vado con lei.-
La mano di Leonardo strinse il suo polso.
-Raph, non hai imparato la lezione della volta scorsa?- gli fece ricordare.
Raffaello non avrebbe dimenticato facilmente quella notte. Ma la sua premura era più forte del suo trauma.
-Vuoi dire che dovrei lasciarla sola ogni volta che esce di sera?!- protestò, infatti -E se dovessero...?-
-Rilassati. L'ho vista prendere il suo anello e mettersi un coltello in tasca. Saprà badare a se stessa.-
Anche i suoi fratelli erano preoccupati per la templare. Ma rispetto a loro, lei era più al sicuro, nel mondo esterno. Lei era un'umana, dopotutto.
L'unica sua preoccupazione, per loro, era essere avvistata da quelli che credevano i suoi ex-confratelli.
Michelangelo continuava a fissare, dispiaciuto, la pizza avanzata.
-Però che peccato sprecare questo ben di Dio...- mormorò; alzò le spalle ed avvicinò il cartone a sé -Vorrà dire che la mangerò io.-
La mano di Donatello picchiò la sua.
-Non fare l'ingordo, Mick!-
-Ma sento che mi sta dicendo “Mangiami! Mangiami!”!-
-Beh, Casey ha detto che passava di qui, in serata.- ricordò Raffaello -La conserveremo per lui.-
Michelangelo sbuffò, incrociando le braccia.
-Va bene, sarà come dite voi.- borbottò -Ma se tra mezz'ora non si fa vivo, la mangio io. Niente scuse.-
Le tartarughe e Splinter sospirarono: il suo appetito non aveva eguali, nel mondo.

Casey scontrò la schiena contro il muro.
Era in un vicolo cieco.
Cinque ombre si stavano avvicinando minacciose verso di lui.
-Il giustiziere si arrende?- sibilò uno di loro -Sbaglio o hai un po' perso la mano?-
Sebbene membro della SWAT, Casey non aveva abbandonato i suoi ideali di giustiziere.
Gli piaceva ancora indossare la maschera da hockey e picchiare le bande con le sue mazze da hockey, basket e cricket. Lo facevano sentire potente quanto la tuta d'assalto.
Ora più che mai, visto che era divenuto marito e padre di famiglia.
E proprio per proteggerli, aveva mentito ad April, sul motivo della sua uscita notturna: aveva detto sarebbe passato dalle Tartarughe per salutarle. Un fondo di verità lo aveva, in effetti.
Era previsto nei suoi piani, andare dai suoi amici rettili.
Ma era una bugia a fin di bene: April avrebbe protestato, sulla sua intenzione di continuare a fare il giustiziere di New York. Ma, come si dice, il lupo perde il pelo, ma non il vizio.
Ma i banditi di quella sera erano riusciti a metterlo con le spalle al muro.
Letteralmente.
-Una volta eri davvero temuto. Cos'è? Senza i tuoi amici strambi sei impotente? Forza, ragazzi, diamogli la lezione che si merita.-
-Cinque contro uno? Non è corretto.-
I banditi si voltarono: all'inizio del vicolo, c'era un uomo.
Portava un cappello ed un impermeabile.
A causa del buio, non riuscirono a vederne il volto.
Ma dal suo accento, dedussero che non fosse americano.
Anche Casey cercò di mettere a fuoco il nuovo arrivato.
-Vattene...- mormorò, purtroppo non udibile da nessun orecchio umano.
-E tu chi sei?- disse il capo della banda, avvicinandosi all'uomo misterioso -Fuori dai piedi, o facciamo fuori anche te!-
Avevano preso delle pistole, dalle loro cinture, puntandole verso di lui.
L'uomo con l'impermeabile alzò le mani, in segno di resa.
-No, aspettate, aspettate.- disse; il suo era un tono calmo -Volete vedere un trucco?-
I banditi si guardarono l'un l'altro, confusi. Ma poi si misero a ridere.
E dalle risate tornarono ad essere confusi.
Il capo banda aveva la mano destra libera. La pistola era misteriosamente scomparsa.
Non poteva averla fatta cadere: non aveva sentito il rumore, inoltre non era per terra.
L'intruso era ancora all'inizio del vicolo, con le mani alzate.
-Dov'è la mia pistola?! Cosa ne hai fatto?-
-Vedi, io sono un...come si dice...? Ah, prestigiatore! Un mago! Posso far sparire le cose.-
Quell'accento un po' incerto... Casey lo aveva già sentito da un'altra persona.
-Che aspettate, voi altri?!- esclamò il capo banda ai suoi tirapiedi -Sparate a questo buffone!-
Gli altri banditi riuscirono solo a sparare un colpo a testa, verso quell'intruso. Ma anche le loro pistole sparirono dalle loro mani.
Anzi, ebbero l'impressione di aver sentito una folata di vento sulla loro pelle e qualcosa che, in effetti, aveva strappato le pistole loro di mano.
L'uomo era sparito: era comparso alle loro spalle, facendo quasi da scudo a Casey.
Alzò lo sguardo, mostrando il volto alla banda.
Aveva il volto scavato, magro. E le fosse intorno agli occhi erano accentuate dall'ombra del suo cappello.
Era inquietante. Come il suo sorriso.
-E ora il mio trucco preferito- annunciò -L'incredibile sparizione del capo.-
Un istante dopo, l'uomo ed il capo banda erano spariti.
Casey era rimasto solo con gli altri quattro banditi.
Non avevano intenzione di attaccarlo. Si guardavano intorno, cercando il capo.
Anche Casey fu stupito di quell'improvvisa scomparsa.
Due persone scomparse nello stesso momento non dava l'idea di un trucco di magia.
L'uomo con l'impermeabile tornò dopo qualche secondo. Da solo.
Ma con qualcosa in mano.
Qualcosa che fece urlare i banditi, terrorizzati.
In effetti, aveva riportato un braccio. A giudicare dai tatuaggi, era quello del capo banda.
Il sangue stava cadendo dalla parte strappata.
Casey non fu terrorizzato, ma non nascose la sua sorpresa. E un po' di disgusto.
-Oh, scusate.- disse, fingendosi dispiaciuto -Purtroppo, questo trucco non è molto efficace con gli umani.- lasciò cadere il braccio, per riavvicinarsi ai banditi, calmo e sereno -Ma posso sempre riprovare. Qualcuno si offre volontario? Magari stavolta andrà meglio.-
Nessuno era intenzionato a subire la stessa sorte del capo. I quattro banditi corsero via, urlando, passandogli accanto senza guardare il suo probabile assassino.
-Sì, bravi! Scappate come le pecore che siete!- esclamò -Tanto forti quando c'è il capo, ma senza di lui siete niente...-
Rivolse la sua attenzione verso un semi-cosciente Casey Jones. Stava cercando di rialzarsi.
-Ehi, tutto bene?-
La sua voce si era fatta più gentile. Non inquietante come prima.
Gli aveva persino offerto un braccio, per aiutarlo.
Ci fu un lieve momento di barcollo, in quanto il fisico di Casey era nettamente più massiccio del suo esile salvatore.
-Sto bene. Quelli lì mi hanno solo preso alla sprovvista.- si mise una mano dietro la nuca, facendo poi girare la testa e scrocchiando le vertebre -Ah... penso lo sentirò per un po' di tempo.-
-Davvero li avresti affrontati tutti e cinque da solo? Con quella mazza da hockey?-
-Ehi, un tempo era la mia routine. Potevo sistemare un'intera banda, da solo. Ma forse hanno ragione. Devo aver perso un po' di colpi. Ho avuto una giornataccia, oggi...-
Si tolse la maschera, rivelando il suo volto.
-Ad ogni modo, ti devo la vita, amico.- ringraziò, sorridendo -Io mi chiamo Casey, molto piacere. E tu?-
L'uomo strinse la sua mano, sorridendo senza denti.
-Andrea.-


-Allah...!-
L'urlo venne interrotto, cogliendolo di sorpresa.
Un raggio congelante lo aveva trasformato in una statua di ghiaccio.
E un urlo potente da parte dell'Andrea DJ, Salterio, lo aveva frantumato completamente.
Successivamente gli eventi dell'edificio un tempo affiliato con Oroku Saki, i saraceni ed i templari avevano deciso di affrontarsi a campo aperto.
In una zona periferica di New York, dove dei saraceni stavano pianificando un attacco terrorista, i templari erano accorsi per impedirlo.
I demoni di Faust li avevano avvistati, accompagnati da Spettro. Erano stati loro ad avvertire i confratelli.
Il saraceno che stava per urlare, stava per detonare una bomba che aveva addosso.
Salterio era riuscito ad impedirglielo, grazie anche all'aiuto di Helmut, detto Tundra, poiché il suo respiro congela anche il tempo.
Altri quattro erano con loro, contro due dozzine di saraceni, tra cui Carmine e Giacomo, a capo del gruppo di templari.
C'erano un uomo dai capelli rossi e fisico massiccio armato di ascia, Marco, detto Golem, perché la terra trema al suo passaggio, e Niccolò, un ragazzo estremamente grasso, ma altrettanto abile e veloce con la spada, detto Sol, poiché la sua luce acceca come il sole.
I saraceni erano solo armati di sciabole e bombe. I templari avevano i poteri dalla loro parte.
E avevano già eliminato sei saraceni.
-Diversivi...- commentò, deluso, Salterio -Tutto, pur di non farci raggiungere il loro centro.-
-Ti aspettavi altro, dagli infedeli?- rispose Helmut; le sue mani erano circondate da cristalli di ghiaccio e nelle sue iridi si potevano scorgere le croci templari -È il loro modo di esprimere la loro debolezza e la loro paura verso di noi.-
Lanciò un altro raggio congelante, stavolta verso il terreno.
Un saraceno che stava combattendo contro Carmine vi mise il piede sopra, scivolando all'indietro.
Carmine gli diede il colpo di grazia.
Due stavano combattendo contro Marco. La sua corporatura massiccia lo rendeva resistente alla fatica.
La sua ascia teneva testa alle due sciabole.
Nessun colpo lo scalfiva: il suo corpo era coperto da pietre. Era quello il suo potere. Poteva controllare le pietre, anche renderle una sua armatura.
Grazie a quelle pietre, i suoi colpi nel corpo a corpo erano più potenti. Il modo in cui aveva schiacciato la testa ad un saraceno ne era la prova.
L'unico che ancora non usava il suo potere era Niccolò. Lui si affidava alla sua spada ed al suo scudo.
Il suo era un potere usato in particolare per coprire le fughe o disorientare gli avversari.
Con i saraceni non fu necessario.
Galvano , invece, alternava la spada con il suo potere.
Adorava osservare i suoi avversari negli occhi, mentre li folgorava con una mano stretta sulla loro testa, o disinnescare le loro bombe, puntando ai comandi con una scossa elettrica, provocando una perdita di energia, e quindi rendendo le bombe innocue.
-Cadete in inferis, infidelis!- esclamava, quando morivano sotto la sua mano.
Dei detriti erano sparsi per la strada, formati dai loro attacchi.
Punizione, con il suo potere, li sollevò da terra, posizionandoli proprio sopra i loro avversari. Poi li lasciò cadere.
Pioggia di pietre, vetri e pezzi di metallo infilzarono i saraceni rimanenti.
I templari erano di nuovo usciti vittoriosi.
-Deus vult.- disse Giacomo, osservando i saraceni deceduti con aria indifferente.
-Deus vult.- ripeterono i confratelli, in coro.
Quel lato della periferia newyorkese era stato liberato dai saraceni.
Ma non era abbastanza: dovevano eliminare il centro, per liberarsi per sempre dei loro nemici più antichi.
E, soprattutto, non dovevano abbassare la guardia, nemmeno quando erano sicuri di averli sconfitti: ogni volta, dovevano aspettarsi un attacco a sorpresa.
Quelli contro cui solitamente combattevano erano delle esche, mentre il vero attentatore cominciava ad agire.
Infatti, dovevano subito partire alla sua ricerca, prima che fosse tardi.
Coloro che cercavano, per fortuna, era apparso alle loro spalle: aveva un giubbotto con delle cariche esplosive addosso. E in mano, un telecomando con un unico pulsante.
Stava sorridendo, vittorioso.
Era troppo lontano dai templari: non avrebbero avuto il tempo di fermarlo.
Aprì la bocca, probabilmente per pronunciare il grido di battaglia, prima di premere il pulsante.
Ma la sua mano lasciò il telecomando. Il suo sguardo divenne improvvisamente vuoto. Ma la bocca restò lievemente aperta.
-Woah!- esclamò Carmine, attivando il suo potere.
I suoi occhi fissarono il telecomando: stava per cadere, appunto, sul lato del pulsante. Era riuscito a fermarlo in mezzo all'aria. E poi lo aveva fatto atterrare dolcemente di lato.
Il saraceno cadde prono sul terreno. Aveva un coltello conficcato sul cranio.
Alle sue spalle si manifestò il colpevole.
-Pensavo vi servisse una mano.-
Voce femminile, nonostante l'aspetto ed i vestiti maschili.
-Flagello!- esclamarono i confratelli, sollevati.
Elisabetta, sorridendo, si avvicinò a loro. Fu accolta con giubilo. Di certo non era un saluto da rivolgere a uno scomunicato. Ma lei non era stata scomunicata dall'ordine.
Solo Galvano non si era unito al gruppo: il rimprovero che lei gli aveva rivolto era ancora fresco nella mente di entrambi.
Si erano solo scambiati degli sguardi freddi.
-Che piacere rivederti!- salutò Helmut; il suo accento dell'Europa dell'est si manifestava sempre quando pronunciava parole con la “r”; ma grammaticalmente il suo italiano era perfetto.
-Ti trovo bene.- aggiunse Marco, sorridendo cordiale.
Solo Luigi la trattava e le parlava diversamente, con sufficienza e misoginia, da quando aveva rivelato la sua vera identità. Ma il resto dell'ordine aveva continuato a rispettarla ad ammirarla per le sue capacità nella scherma, nello stesso modo in cui la trattavano quando si faceva chiamare Eliseo.
-Cosa giri da queste parti?- domandò l'Andrea DJ.
-Quei rettili volevano farmi mangiare una delle loro pizze schifose.- spiegò lei, mostrando un pezzo di lingua -Ho scoperto che c'è una pizzeria italiana da queste parti e stavo andando proprio là. Poi ho sentito dei rumori e sono venuta qui.-
Guardò ciò che era rimasto degli avversari.
-Cosa facevano qui?- domandò, sospetta -Non mi sembra un luogo adatto per un attentato.-
-Faust e Spettro ci avevano segnalato dei movimenti, in queste zone.- informò Galvano, avanzando verso il gruppo -Siamo intervenuti prima che agissero sul loro vero obiettivo. Tu hai novità sulla tua missione, Flagello?-
Elisabetta scosse la testa.
-Ancora niente. E non so proprio dove cercare. Mi sembra di stare in un vicolo cieco.-
Scrutò i confratelli uno per uno. Solitamente, venivano inviati più templari, in missioni di assalto.
I soliti, inclusa lei.
-Ci siete solo voi?- domandò -Dove sono Geena e Noctis?-
-Il Magister ha affidato loro una missione. Li tiene occupati tutto il tempo.- rispose Galvano.
Non specificò neppure di cosa si trattasse. Doveva essere confidenziale; o era lui che non aveva intenzione di rivelarlo alla templare.
-Non c'è nemmeno Celeritas?-
Lì parlò Salterio. Sbatté le braccia sui fianchi e si guardò intorno.
-Già, dov'è Celeritas?!- ripeté, seccato, ad alta voce. Pensava che, forse, chiamandolo, li avrebbe raggiunti.
Ma nessuno arrivò, al suo richiamo.
-L'ultima volta che lo abbiamo visto, era partito per una missione.- spiegò Niccolò, serio -Non lo vediamo da stamattina.-
Spero solo che non ci siamo giocati anche lui...- mormorò Galvano, storcendo la bocca.

Andrea masticò velocemente il bagel che aveva addentato.
Fissò il panino con aria scettica, ma continuò comunque a mangiare.
Il suo lato del tavolo era pieno di panini e fette di cheesecake. Insieme ad un'aranciata ed un caffè.
Casey, dall'altra parte, si era limitato ad un donut ed un caffè.
Osservava perplesso il suo salvatore.
Si era tolto il cappello: i capelli erano neri e mossi, quasi ricci, legati con un codino dietro la nuca.
Il volto era davvero magro, con gli occhi scavati. La parte inferiore del volto era coperta da una barba molto corta.
Non sembrava una cattiva persona. In fondo, lo aveva salvato da una banda criminale.
Come appetito, in compenso, faceva quasi concorrenza a Michelangelo. E questo lo fece divertire.
-Beh, qualcosa mi dice che ho fatto la scelta giusta ad offrirti qualcosa.- commentò -Sembra che tu non mangi da secoli.-
Andrea si mise una mano di fronte alla bocca, inghiottendo l'ultimo pezzo di bagel con il salmone, prima di parlare.
-Perdonami.- si lasciò scappare un lieve rutto, contenuto -A prescindere dalla mia situazione, io ho sempre fame. Mangerei sempre.
-E hai quel fisico così esile? Beh, buon per te.-
Andrea rise, prima di bere un sorso di caffè.
Lo mise lesto sul tavolo.
-Bleah. Con tutto il rispetto, ma il vostro caffè sembra acqua sporca.- commentò, disgustato -Nulla a che vedere con quello italiano.-
Era italiano. Era come Elisabetta.
Finalmente Casey realizzò dove aveva già sentito quell'accento strano.
-Sei italiano? Non lo avrei mai detto.- confessò, interessato -Mi piacerebbe andarci, un giorno.-
-Te lo consiglio. Terra meravigliosa, piena di storia e cultura. E buon cibo, ovviamente.-
“Conosco qualcuno che ci farebbe diversi pensieri su quest'ultima parte...” pensò Casey, alludendo a Michelangelo. Ma anche gli altri tre non si sarebbero esonerati.
Disgustato dal caffè, Andrea bevve un sorso di aranciata, per mandare giù il club sandwich.
-Non per essere indiscreto...- disse, con gli occhi fissi su Casey -Perché quei tizi ce l'avevano con te?-
Una domanda ovvia, visto che era proprio da loro che Andrea lo aveva salvato.
Come minimo, gli doveva una spiegazione.
-Beh, so che a guardarmi non si direbbe...- spiegò, osservando le proprie dita tamburellare sul tavolo -... ma sono un membro della SWAT.-
Andrea si stupì in effetti: Casey era in canottiera, pantaloni da ginnastica e portava una maschera da hockey, con la relativa mazza appresso. Non dava l'idea di essere uno della SWAT.
-E... beh, da un po' di tempo, il dipartimento di polizia sta seguendo un caso di traffici illeciti di antiquariato. Della gente va in tutto il mondo a rubare cimeli di grande valore, con cui viene pagata. E le tracce portano ad un noto imprenditore qui, a New York, Paul Longino.-
Andrea si pietrificò, nel sentire quel nome.
-Paul Longino?!- esclamò, sorpreso.
Casey si fece confuso.
-Sì, perché? Lo conosci?-
L'italiano si morse il labbro inferiore, guardando in basso.
-Ehm... forse...- mormorò -Beh, diciamo che... sono stato “invitato” a casa sua per intrattenere i suoi ospiti con la mia magia. Mi aveva promesso una bella somma di denaro. Ma mi ha cacciato via, senza pagarmi.-
-Un trucco di magia finito male?-
-Lo hai detto. Mi ha fatto buttare fuori dalle sue guardie! Certo che questa gente è davvero maleducata!-
-E hai notato niente di sospetto, in quella casa?-
-Aveva dei pezzi da collezione davvero molto suggestivi. Continuava a raccontare che appartenessero al Tempio di Salomone, prima di essere razziato dall'imperatore Tito.-
-Quei pezzi sono stati rubati, da quanto riferito dai nostri infiltrati che si sono finti suoi ospiti di una delle sue cene.- rivelò Casey -Purtroppo, però, non ci sono prove concrete che lo testimonino. A quanto pare, i capi vogliono prove più concrete, per confermare i sospetti. O è Longino stesso ad aver corrotto i piani superiori per non avere più gli sbirri alle calcagna. Persino la mia squadra è esonerata da questo caso. Mi sono reso conto che da agente non posso fare nulla. Ma da giustiziere invece sì.- aveva la sua maschera da hockey tra le mani, fissandola ridendo -Un tempo ero così, in effetti. Esercitavo la mia giustizia dove la polizia non poteva agire. In parte era per vendetta contro delle persone che hanno rovinato la mia famiglia, ma questa è un'altra storia. Ma quel mestiere non paga. E ora che sono marito e padre devo mettere la testa a posto. Ma in fondo, è proprio per loro che stasera ho intenzione di trasgredire le regole.-
-Sei sposato?-
-Sì, e ho anche un figlio, Arnie. E presto nascerà anche il mio secondogenito.-
-Beh, congratulazioni, Casey. È bello conoscere una persona così dedita alla propria famiglia.-
-Anche tu hai una famiglia?-
Andrea assunse uno sguardo cupo.
-Sono divorziato.- ammise; stava parlando lentamente; diede l'impressione che non fosse un argomento piacevole di cui parlare; ma si illuminò un istante dopo -E ho due figlie.-
Mostrò una foto: vi erano raffigurate due bambine di dieci anni, una mora, l'altra bionda. Ma la foto era quasi accartocciata. Sembrava vecchia di qualche anno.
-Quest'anno la più grande compie quindici anni.- spiegò, riponendo la foto nel portafoglio -Ma mia moglie non mi permette di vederle. Pensa che non ha voluto nemmeno gli alimenti, durante il divorzio.-
-Mio Dio, mi dispiace davvero, Andrea.-
-Non importa. Ormai ci convivo. Diciamo che la magia colma quel vuoto. Non posso dire altrettanto del mio stomaco...-
Casey fissò i piatti vuoti di fronte a sé, quasi ridendo. Non fu sorpreso dal fatto che Andrea avesse sempre fame.
-Ho degli amici ingordi, ma tu li batteresti ad una gara di abbuffate, mangiando anche le portate che avanzano loro.-
Ed i cosiddetti “amici” di cui parlava Casey erano larghi il doppio o il triplo di Andrea.
Di natura, una sfida simile sarebbe stata impossibile.
-Beh, Andrea è stato davvero un piacere, ma ora devo tornare alle mie indagini.- disse, in procinto di alzarsi -Stammi bene.-
Andrea alzò lievemente la voce.
-No, Casey, aspetta! Non puoi farlo da solo. Ascolta, perché non mi porti con te? Tu vuoi smascherare i suoi traffici illegali, io vendicarmi di avermi buttato fuori senza pagarmi.-
-Apprezzo il tuo aiuto, Andrea, ma questa è gente pericolosa. Non posso permettermi di rischiare la vita di un cittadino.-
-Ma posso esserti di aiuto!-
-Con tutto il rispetto, ma credo che servirà ben più di un trucco di magia di sparizione contro un imprenditore che ha la casa piena di bodyguard.-
La loro discussione fu interrotta da due uomini, introdotti con prepotenza nel diner. I loro volti erano coperti da passamontagna ed erano armati di pistole, che puntarono alla cassiera.
-Forza, bellezza, metti tutto nel sacco!- minacciò uno di loro, mostrando un sacco nero della spazzatura.
L'altro si mise dietro il compare, puntando la pistola ai clienti spaventati.
-E voi non azzardatevi a muovervi o vi sparo!-
Casey sospirò.
-Questa gente spunta proprio da tutte le parti come funghi...- borbottò, per nulla intimorito dalle minacce; in confronto ai Dragoni Purpurei ed al Clan del Piede, quelli erano bulletti; furtivamente, si accinse a mettersi la maschera da hockey sulla faccia e prendere la mazza da baseball -Nessuno minaccia la mia città in mia presenza!-
Un'improvvisa folata di vento colpì il suo braccio sinistro.
Ma lui non si fece domande. Il suo obiettivo erano i due rapinatori.
Questi, da minacciosi, si erano fatti confusi. Si guardarono le mani: le loro pistole erano sparite.
-Ehi, qui la gente desidera mangiare in pace!-
Colpì entrambi i rapinatori, aspettandosi di essere minacciato con le pistole. Anche se le avessero avute, lui non avrebbe esitato.
Ma loro avevano altri assi da sfoderare: semplici armi da mischia, soprattutto tirapugni.
Furono inutili contro la mazza da baseball e la rabbia dell'uomo.
Per fortuna, la cassiera stava già chiamando la polizia, prima che la situazione degenerasse.
I poliziotti arrivarono in poco tempo.
I due rapinatori furono messi in manette e trascinati nella macchina.
Nelle testimonianze, i clienti parlarono di un uomo con la maschera da hockey, in compagnia di un senzatetto.
Ma erano entrambi spariti, all'arrivo della polizia.
Casey ed Andrea si erano nascosti nel vicolo più vicino.
Casey non poteva farsi riconoscere: avrebbero riconosciuto un membro della squadra SWAT, per poi fare rapporto ai superiori e probabilmente licenziarlo.
-Beh, stavolta è stato facile.- esultò, soddisfatto -Come vedi, non ho bisogno di aiuto. E si sta facendo tardi. Prima vado da Longino, prima è. Tu faresti meglio a tornare a casa. New York è pericolosa, di notte.-
Stava per andarsene, ma Andrea gli fischiettò, attirando la sua attenzione. Aveva due pistole in mano.
-Ma che...?! Cosa?!-
Casey le riconobbe: erano le pistole dei due rapinatori.
Ecco perché sembravano spaesati, ad un certo punto, pensò.
-Ma quando...?!-
-L'ho detto. Sono un prestigiatore.- rivelò, di nuovo -Li ho disarmati un attimo prima che li picchiassi con la mazza.-
Gettò a terra le pistole, con aria soddisfatta.
-Andiamo, Casey, ti serve il mio aiuto!- implorò -Se non li avessi disarmati, saresti morto! Non puoi affrontare Longino da solo!-
Casey sospirò, grattandosi dietro la nuca.
Doveva prendere una decisione. Ma poi, realizzò di non avere molta scelta.
-In realtà, non stavo pianificando di andarci da solo.- rivelò -Gli amici di cui ti parlavo... beh, mi hanno sempre guardato le spalle in molte occasioni. Stavo pensando di chiedere a loro. Ma poi ci sono stati quei tizi.- guardò l'orologio -Ora si è fatto tardi e loro abitano lontano da qui. Non farei in tempo per tornare a casa, senza che mia moglie mi telefoni all'improvviso, chiedendomi dove mi sia cacciato.-
Fece una piccola pausa, osservando il volto implorante dell'italiano.
Lo aveva salvato dalla banda di criminali che lo aveva aggredito. E lo aveva aiutato contro quei due rapinatori.
Cedette alla richiesta, alzando gli occhi come per dire: “Se proprio devo...”
-Va bene, puoi venire.- fu la sua risposta.
Andrea tirò un sospiro di sollievo e fece un piccolo gesto di vittoria.
Uscirono dal vicolo, camminando per la strada.
-Allora, come facciamo ad andare da Longino? A piedi?-
-No, mio caro Andrea. Io viaggio in grande stile.-
Erano tornati nel vicolo dove si erano incontrati. Lì vicino, c'era parcheggiata una moto, una Harley Davidson.
Casey porse ad Andrea un casco nero con le decorazioni dorate.
-Indossa questo.- suggerì -Spero ti stia. È quello di mia moglie.-
La sua testa entrò perfettamente nel casco.
Ora salta su.- Casey aveva già indossato il suo ed acceso il motore della moto -Andiamo a smascherare Longino.-

La villa dell'imprenditore Paul Longino si trovava a mezz'ora di moto dalla loro posizione, fuori città.
L'antiquariato gli aveva dato molti profitti. Persino la sua stessa casa era un museo.
Un lungo cortile divideva i due ospiti dalla villa. E persino un cancello nero. E almeno una ventina di bodyguard da Longino.
Non sarebbe stato semplice, per due persone. Casey si pentì di non essersi recato ugualmente dalle Tartarughe Ninja. Loro avrebbero distratto i bodyguard, mentre lui si occupava di Longino.
Un prestigiatore non sarebbe stato sufficiente ad intrattenerli.
O forse sì.
Ma non aveva tempo di stillare un piano: non era mai stato quel tipo. Lasciava sempre che fossero Leonardo o April a fare da strateghi. Lui e Raffaello erano più tipi da azione.
Ma, in quel momento, doveva farsi venire in mente qualcosa.
-Casey? Tutto bene?-
La voce di Andrea lo distolse dai suoi pensieri.
-Stavo riflettendo su come agire...- ammise; si morse un labbro inferiore -Anche se riuscissimo ad entrare, Longino avrà piazzato uomini ovunque. Arrivare a lui sarà impossibile...-
In realtà, non sapeva neppure da dove iniziare.
Dovette ricorrere al trucco che sfruttava spesso contro i Dragoni Purpurei, prima di incontrare le Tartarughe Ninja: l'assalto alla cieca.
Non era il piano migliore, ma non aveva altra scelta.
-Andrea, reggiti forte!- avvertì, mettendo gas al motore senza muoversi -Sfondiamo il cancello!-
Andrea fece come ordinato.
La moto sfrecciò a tutta velocità contro il cancello nero.
Una moto normale non sarebbe riuscita a sfondarlo. Per fortuna, Donatello vi aveva apportato delle modifiche, su sua richiesta rendendola una vera moto d'assalto.
Riuscì persino a farla impennare, per una buona entrata ad effetto.
Andrea dovette tenersi alla moto con tutte le sue forze, per evitare di cadere.
Il cancello nero si aprì senza opporre resistenza. Ma un cardine superiore si sganciò dal muro.
Erano vicini all'entrata principale. Due guardie vi erano appostate.
All'introduzione della moto, avevano puntato le proprie pistole verso i due uomini.
Casey, per una frenata efficiente, dovette cambiare posizione con la moto: spostò lo sterzo verso destra, volgendo il fianco all'entrata.
Le due guardie vennero travolte dalla moto, cadendo per terra senza aver avuto l'occasione di sparare.
Casey ed Andrea risero, pieni di adrenalina.
-Che sballo!- esultò il primo.
Si erano introdotti nella villa.
Dovevano solo sbarazzarsi dei bodyguard di Longino, per arrivare a lui.
Casey per farsi coraggio, pensò alle due bande criminali più pericolose di New York che aveva affrontato in passato: il Clan del Piede ed i Dragoni Purpurei.
Niente poteva essere peggio di essi.
Sì, poteva affrontare i bodyguard da solo.
-Andrea, ascolta.- iniziò, rivolto al suo compare; si sistemò la maschera da hockey sul volto, una volta toltosi il casco; anche Andrea si era tolto il suo -Io entro, faccio secchi i tipi che incontro e inchiodo Longino al muro. Tu mi farai da palo.-
Non voleva esporre il prestigiatore ad un rischio così alto.
Andrea impallidì. Ma non a causa delle parole di Casey.
-Attento, alle spalle!-
Altri due uomini erano usciti dalla villa, con le pistole in mano.
Casey, lesto, prese la sua mazza da hockey.
-Oh, sì! Adesso ci divertiamo! Andrea, mettiti al sicuro!-
In quell'istante, Andrea non si mosse.
-Casey, perdonami.- mormorò.
Fissò i due bodyguard, serio. Anzi, stava fissando l'entrata.
Le sue iridi non erano più color mare: c'erano due croci rosse, al loro posto.
Andrea non era un prestigiatore: era un templare.
Il mondo si fermò, non appena fece il primo passo.
Ad ogni suo passo di corsa, il tempo, intorno a lui, rallentava.
Prima di entrare, si era persino tolto l'impermeabile, lasciandolo cadere per terra.
Sotto aveva la divisa di assalto templare: giubbotto antiproiettile bianco con croce rossa in mezzo, su tuta mimetica nera. Due cinture erano legate alle sue gambe, su cui erano fissati due foderi, contenenti due coltelli, che impugnò all'istante.
Schivò entrambi i bodyguard e Casey, entrando nella villa.
Era durato un battito di ciglia. Casey non si era accorto di nulla. E non si sarebbe accorto di altro, fino alla fine del suo combattimento con i due omoni.
Appena entrato nella villa, Andrea si trovò all'interno di un ampio salotto, dai muri bianchi, arredato esclusivamente di bacheche contenenti vasi, cimeli, argenteria, pezzi di intonaco, parti di mosaici, tutti tesori antichi risalenti all'Impero Romano. Trovò persino i tesori del Tempio di Salomone requisiti da Tito, durante il suo saccheggio.
A difenderli, c'erano altri bodyguard.
Nessuno di loro si accorse del templare. Lui si muoveva velocemente, intorno a loro.
Infatti, ogni uomo crollò per terra, un istante dopo che del sangue schizzò fuori dalla loro gola.
Era tutta opera di Andrea. La velocità era il suo potere. La sua specialità era la spada, ma i coltelli erano più versatili per uccidere molte persone in poco tempo.
Stava creando una scia di morte. Al suo passaggio, una persona moriva. Gli bastava passare il coltello sulla sua gola. E nessuno poteva vederlo.
Le bacheche si macchiarono di sangue.
Persino per le telecamere sarebbe stato solo un caso, se i bodyguard cadevano per terra con le gole squarciate.
Un bodyguard, momentaneamente salvo dall'attacco di Andrea, non appena aveva notato la moto sfondare il cancello, era corso dal suo capo.
L'ufficio di Longino si trovava al piano superiore.
Paul Longino, un uomo di origine italiana di quasi sessant'anni, ancora giovanile di aspetto, volto squadrato, ma privo di emozioni, fisico ancora atletico sotto il suo completo bianco con camicia viola, stava sistemando dei fogli in un dossier, incurante dell'assalto.
-Signore!- aveva esclamato l'uomo, spalancando improvvisamente la porta; il suo sguardo era preoccupato -Dei trasgressori sono entrati nella villa! I nostri uomini...! Ugh!-
Un dolore improvviso alla schiena lo paralizzò. Cadde per terra.
Un coltello era conficcato in mezzo alle scapole.
Una persona apparve alla porta: un uomo decisamente più magro del bodyguard.
Longino lo guardò con aria incuriosita, ma altrettanto allarmata e furiosa.
-Ancora tu?!-
Le due luci rosse sugli occhi si spensero.
L'intruso si rivelò.
-Buonasera, signor Longino...- sibilò Andrea, con sguardo serio e risoluto -Noi due abbiamo un affare in sospeso.-

 

Un bodyguard aveva bloccato Casey alle spalle, abbracciandolo da dietro ed intrecciando le dita sul suo petto. L'altro aveva già stretto un pugno per colpirlo al ventre, ma Casey contrasse gli addominali e si diede lo slancio, colpendo lui al ventre. Poi si era spostato di lato, facendo forza sulle sue spalle per far inciampare il suo aggressore sulla sua gamba.
Finalmente era libero.
Gli insegnamenti di Splinter e delle Tartarughe erano stati utili, per liberarsi da prese simili.
Con la mazza da baseball diede dei colpi precisi sui due omoni: su quello ancora in piedi puntò alla tempia con un colpo orizzontale, mentre a quello che aveva fatto inciampare prima lo colpì sullo stomaco e poi in piena faccia.
Entrambi i bodyguard persero i sensi.
Casey rise, soddisfatto.
Si permise di togliersi la maschera, mettendosela semplicemente sopra la testa.
-Visto, Andrea? Te lo avevo detto che me la sarei cavata.- si era chinato per terra, riprendendo la mazza da hockey -Ora aspetta che entri lì dentro e...-
Notò qualcosa per terra: l'impermeabile di Andrea, il suo cappello. Persino i guanti bianchi, ancora sporchi di formaggio spalmabile e mostarda dei panini che aveva mangiato.
-Andrea?- chiamò, preoccupato.
Guardò dietro le colonne che sorreggevano un terrazzo sopra l'entrata.
-Andrea? Dove sei? Non devi avere paura, li ho stesi, quei due.-
Sentì un suono alle sue spalle.
Un urlo soffocato.
Proveniva dall'entrata principale.
La porta era mezza aperta. Spuntò una mano, piena di sangue.
Gradualmente, comparve anche il resto del corpo.
Un bodyguard stava cercando di uscire, strisciando sul pavimento, ma usando solo una mano, piegando le dita, come se di fronte a sé ci fosse una parete da scalare.
Casey si allarmò: del sangue stava uscendo, fresco, dalla gola. C'era uno squarcio proprio sulla zona della carotide.
Era un miracolo se quell'uomo avesse ancora avuto la forza di muoversi.
Ebbe solo la forza di alzare lo sguardo verso Casey e pronunciare, con voce molto flebile, strozzata: -De... mo... nio...-
Poi si sdraiò completamente sulla soglia, esalando l'ultimo respiro, con gli occhi aperti dietro gli occhiali.
Casey lo guardò terrorizzato.
Andrea era scomparso. E un uomo era uscito dalla villa, coperto di sangue.
Non poteva essere una coincidenza.
Cominciò a nutrire dei sospetti, sull'uomo che lo aveva salvato.
“No, no, no...”
Mordendosi entrambe le labbra, decise di entrare nella villa: era ancora determinato ad affrontare Longino faccia a faccia.
Un odore acre gli fece arricciare il naso, non appena fu più vicino alla porta, costringendolo a stringerlo.
Lo spettacolo che si trovò di fronte lo lasciò sconvolto: file di bodyguard morti, sdraiati per terra in posizione scomode, con le gole squarciate. Esattamente come l'uomo che aveva tentato di uscire.
Il salotto era coperto di sangue. I muri, le bacheche, persino i mobili.
Casey dovette trattenere un conato, dall'odore, e dalla vista macabra.
-Ma cosa...?-
Era come se fosse all'interno di un film dell'orrore. Ma quella era la realtà.
Decise comunque di entrare.
Il suo piede scivolò, ma lui riuscì a recuperare subito l'equilibrio.
C'era sangue anche sul pavimento. Era come camminare sulla cera, ma più appiccicoso.
Le sue suole erano già sporche.
-Che schifo...-
Non era rosso, come nei film, ma marrone.
-Andrea!- chiamò, di nuovo.
Non lo aveva visto, all'esterno. Forse si era nascosto. O forse, davvero, si trovava di fronte a Longino.
Ma quei cadaveri... Casey si chiese come fosse riuscito ad ucciderli tutti.
A giudicare dalle loro mani, non avevano ancora preso le pistole.
Era una magia?
Presto avrebbe scoperto la realtà sul suo alleato.
Era preoccupato per lui, ovviamente. Ma aveva un obiettivo da seguire.
Le scie di cadaveri proseguivano sulle scale. Se anche Andrea aveva Longino, come obiettivo, era ovvio si sarebbe diretto nel suo studio.
Seppur disgustato, Casey seguì quella scia, reggendosi sul corrimano, per non scivolare sul sangue.
Tutte persone che Andrea aveva eliminato, mentre lui era impegnato con soli due bodyguard.
Era un'impresa impossibile per un essere umano comune.
Ed in quel lasso di tempo, aveva persino sostenuto la seguente conversazione con Paul Longino.
-Noi due abbiamo un affare in sospeso.- aveva detto, una volta entrato nel suo studio.
Longino si alzò dalla sua scrivania, a testa alta, con gli occhi cerulei che fissavano freddi il templare, con aria da sfida.
-Per quanto mi riguarda, noi abbiamo finito stamattina.-
Parlava italiano molto fluentemente, nonostante il forte accento americano.
Andrea non si fece intimorire da quello sguardo. Si fidava del suo potere. Era pronto a sfoderarlo in qualunque momento.
-I soldi che mi ha preso...- disse, con tono serio e freddo, quasi minaccioso -Li rivoglio.-
Neppure Longino era intimorito dal templare.
Si permise una piccola risata a bocca chiusa, per esprimere il suo disaccordo.
-Perché mai dovrei restituirteli?- provocò, da perfetto uomo di affari strafottente.
-Il nostro affare non è concluso.-
Nel momento della proposta, infatti, Andrea aveva porto a Longino una borsa grande quanto un borsone da palestra. All'interno c'erano delle monete d'oro, ovvero valute templari.
-Sono sue, se le vuole.- aveva spiegato il templare -In cambio, deve solo giurare fedeltà all'ordine templare e consegnarmi la lancia di Longino. Se i soldi non le bastano, possiamo aggiungerne altri.-
Ma non era stato furbo. Un uomo come Paul Longino non avrebbe mai ceduto un cimelio come la lancia di Longino per una semplice somma di denaro.
Era il suo orgoglio. Il suo tesoro. Un tesoro che portava il suo nome, quindi il prezzo era persino doppio.
E gente meno furba di lui era disposta a pagare, per poterla osservare.
Avrebbe perduto il suo più caro tesoro e la sua principale fonte di profitto, se l'avesse ceduta.
Da come aveva chiamato i bodyguard, un attimo dopo, Andrea aveva intuito la risposta.
Dovette usare il suo potere, per scappare.
Neppure l'allarme antintrusi bastò per fermarlo.
In un battito di ciglia, Andrea era scappato da villa Longino. Ma aveva lasciato lì i soldi.
E non poteva tornare alla Base a mani vuote.
Per tutto il giorno, infatti, aveva pensato a come tornare lì dentro.
Casey era apparso miracolosamente. E anche lui stava cercando Longino.
Era la sua occasione; poteva essere una distrazione, ma non avrebbe fatto da esca.
L'ordine templare, in fondo, imponeva di non uccidere o mettere in pericolo anime innocenti.
Per questo lo aveva lasciato fuori contro i due bodyguard, mentre lui irrompeva nella villa: era certo che se la sarebbe cavata.
Non era contento di aver mentito a Casey, ma non poteva rivelargli di essere un templare.
Per fortuna, aveva retto alla storia del prestigiatore.
Non avrebbe mai acconsentito ad accompagnarlo, se gli avesse rivelato la verità.
I bodyguard lo avrebbero ucciso e Andrea non avrebbe mai ottenuto la lancia di Longino.
Era giusto che le cose fossero andate in quel modo.
-E il mio Magister non accetta che torni a mani vuote.- fece notare, alzando il volume alla parola “Magister”.
Longino rise di nuovo.
Non era intenzionato a cedere.
-Temo dovrai deludere di nuovo il tuo cosiddetto Magister.-
Si aspettava che il templare scappasse di nuovo; ma Andrea non si mosse. Si era messo di fronte alla scrivania, risoluto, determinato a concludere la missione, in un modo o nell'altro.
-Non ho detto che ho intenzione di finire l'affare nel modo diplomatico.- chiarì; la sua mano era già vicina ad uno dei coltelli -Tutto dipende dalla sua decisione. Lei ci tiene a questi cimeli che ha rubato, non è così? Non getti via la sua vita per un unico pezzo. Concludiamo l'affare. In fondo, le stiamo solo chiedendo di accettare la nostra protezione ed i nostri soldi solo in cambio della lancia di Longino, non del suo intero impero.-
Qualsiasi uomo del livello di Longino non avrebbe esitato ad accettare. Persone con la paura di perdere tutto ciò che avevano costruito con mezzi legali o meno.
Uomini che avevano investito tempo, denaro, persino vite umane, per costruire un impero.
Andrea sperava finalmente di far breccia nell'orgoglio di Longino: non voleva spargere altro sangue.
Aveva ucciso quei bodyguard per proteggere Casey e tenerlo lontano da altri guai.
Sebbene si conoscessero da poco tempo, non voleva metterlo in pericolo.
Lo sguardo di sufficienza di Longino fece crollare le sue certezze.
-Protezione? Non ho bisogno di essere protetto.- qualcosa iniziò ad insospettire il templare -E non ho intenzione di cedere il mio pezzo più pregiato a dei fanatici. Pensate davvero che in mano vostra sarà più al sicuro?-
Si era allontanato dalla sua scrivania, avvicinandosi alla bacheca al centro della stanza, ove era conservata la leggendaria lancia di Longino.
Aveva una mano in tasca; stava nascondendo qualcosa.
-Come intendete usare la leggendaria Lancia di Longino?- riprese, indicandola -Ripeterete ciò che i nostri antenati, nelle Crociate, hanno fatto a innumerevoli innocenti, solo perché praticavano una religione differente? Quante crudeltà sono state commesse, in nome di un concetto astratto come la fede? Quante volte l'umanità si è giustificata dicendo: “Stiamo agendo nel nome di Dio. Tutto ci è perdonato.”.-
Stava praticamente insultando l'ordine templare. Quale membro, Andrea non poteva rimanere impassibile.
Strinse un pugno, cercando di trattenere la rabbia. Per fortuna, non era Flagello. Lei lo avrebbe ucciso all'istante.
Longino fece il segno “no” con il dito.
-Scuse ridicole per giustificare il nostro bisogno di dominare.- aggiunse, tornando dietro la sua scrivania, mettendosi a sedere sulla sedia.
Non mentiva. La storia testimoniava le sue parole.
Ma non poteva essere il fine di David, nella sua ricerca del Graal. Andrea continuava a pensarlo, per convincersi che stava facendo la cosa giusta per il mondo.
Non si era posto domande, nelle sue missioni. Neppure per quale motivo il Magister fosse interessato a collezionare le sacre reliquie. Diceva sempre che era per raggiungere l'obiettivo dell'ordine templare.
Ma se fosse stato così, perché Benedizione era stato condannato? Era sempre stato fedele all'ordine, era un ragazzo sincero e dedito ai propri doveri, non era un ribelle.
Il suo tradimento e la conseguente condanna a morte aveva sorpreso e sconvolto il resto dei confratelli.
Cosa lo aveva spinto a tradire i templari?
In effetti, da quel giorno, non era raro che Andrea o qualche altro suo confratello nutrisse dei dubbi verso l'ordine.
Ma per non fare la stessa fine del confratello, continuavano a ripetersi: “È per il bene del mondo.”
Così riacquistavano la fede e la loro devozione all'ordine. Talvolta si autofustigavano per quei pensieri, purificando le loro anime.
Ma ciò che fece contrariare il templare fu che quelle stesse parole le stesse pronunciando un uomo che, per costruire il suo impero, avesse ricorso a scavi abusivi ed agevolato il contrabbando di reliquie per il proprio profitto.
-È vero, io non sono tanto diverso.-
Longino aveva letto la sua mente.
-Ma almeno la mia filosofia si basa su una cosa reale, il denaro.-
Era una giustificazione che non aveva una base solida. Era come un castello costruito su un terreno sabbioso.
In realtà, ad Andrea non importava dei traffici illeciti dell'uomo. Aveva offeso il suo ordine, e la reliquia era ancora nelle sue mani.
-Non si permetta di insultare il mio ordine.- minacciò, serrando le labbra -Io ho solo degli ordini da seguire. E compirò la missione a qualunque costo.-
Neppure quelle parole fecero arretrare Longino.
Continuava ad osservare il templare con aria sufficiente.
-E cosa vuoi fare? Uccidermi?-
“Se necessario.” avrebbe risposto Andrea.
La sua mano era già pronta ad impugnare il coltello.
Qualcosa, o meglio, qualcuno, interruppe la loro conversazione.
Casey era entrato nell'ufficio con passi di corsa, e la maschera da hockey abbassata.
-Paul Longino!- esclamò -Finalmente dovrai confessare...!-
Notò che non era da solo.
Andrea era di fronte a lui. Da Longino, il suo sguardo si era spostato su Casey. Preoccupato.
Aveva lasciato l'impermeabile ed il cappello all'entrata.
Ora aveva visto cosa celavano.
Sentì il suo cuore fermarsi.
Non aveva previsto quell'imprevisto, nel piano.
Casey, infatti, era rimasto sgomento.
Si era persino tolto la maschera, per assicurarsi di non aver avuto un'allucinazione. Ma ciò che stava vedendo era reale: la tuta mimetica nera ed il giubbotto antiproiettile bianco. E l'anello crociato alla mano destra.
-Sei un templare...?!-
Non era chiaro se quello che stava provando Casey fosse sorpresa o sgomento.
Ma Andrea gli aveva mentito sulla sua vera natura.
Longino prese in mano la situazione.
Infatti, sorrise, appena notò lo sguardo di Casey.
-Ah! E così ti sei alleato con lo sbirro che ho sempre alle calcagna!-
Aveva riconosciuto Casey, non appena si era tolto la maschera da hockey.
Il suo sguardo indicava ben oltre quello che voleva esprimere. Come se avesse in serbo un piano per mettere alla prova il templare.
Tirò la mano fuori dalla tasca: stava stringendo una pistola, che puntò proprio a Casey.
-Vediamo un po' a cosa tieni di più, se alla tua missione o a questa testa calda!-
Risposte per una vita innocente.
Longino aveva puntato davvero in basso, pensò Andrea.
Non poteva permettere che Casey morisse. Non era un nemico dell'ordine.
-No!- esclamò.
Le sue iridi cambiarono di nuovo colore e forma. Il mondo si fermò di nuovo, intorno a lui.
Fece il suo primo passo verso Longino. Poi un altro. E un altro ancora.
Corse, mettendosi tra Longino e Casey.
Il dito era già sul grilletto, e stava per premerlo.
Non poteva spingere Casey: avrebbe ricevuto lui la pallottola. Il giubbotto antiproiettile lo avrebbe salvato, ma Longino sarebbe scappato.
Non aveva altra scelta.
Al rumore di uno sparo era seguito il rumore di un'esplosione. Del sangue era apparso sul muro e sulla scrivania.
Quando Casey era entrato nella stanza, Andrea era di fronte alla scrivania di Longino.
In un battito di ciglia, era di fronte all'uomo.
Aveva preso in mano la pistola e la stava puntando a Longino stesso.
Il grilletto era già stato premuto: Andrea era riuscito a disarmarlo, usando il suo potere, per poi girare l'arma verso di lui.
Aveva salvato una vita, ma non aveva ottenuto quello che voleva. Non ancora.
Longino inclinò la testa verso il basso, con gli occhi sbarrati e la bocca aperta. C'era un foro sulla sua fronte.
-Andrea...-
La voce di Casey si era fatta tremante, inquieta.
Notò il sangue sul suo volto, sul suo giubbotto bianco. La pistola ancora in mano.
Andrea si morse entrambe le labbra. C'era pentimento nei suoi occhi. E non per la missione.
La priorità era la lancia di Longino, non tenere in vita l'imprenditore.
Casey aveva scoperto la verità.
-Tu sei un templare.- ripeté. Stavolta più sicuro.
Non c'era più motivo di nasconderlo; doveva ammetterlo.
-Sì, lo sono.- rivelò; pose la pistola sulla scrivania, sospirando -Io sono Andrea, detto Celeritas, perché la vita può cambiare in un secondo. Infatti, il mio potere è la velocità.-
Le folate di vento non erano un caso, realizzò Casey. Precedevano sempre l'istante in cui una persona veniva disarmata. O quando stava affrontando i bodyguard.
Andrea non era un prestigiatore. Non faceva sparire gli oggetti. Li prendeva e li nascondeva. Usando la sua velocità.
La sua mano tremò, dalla rabbia. Per essere stato ingannato.
-Mi hai mentito...- ringhiò, tra i denti.
Andrea alzò le mani, in segno di resa.
-Casey, lascia che ti spieghi...-
Gli aveva mentito di proposito, pentendosene di conseguenza.
Ma per proteggerlo.
Dopo l'esperienza vissuta da Raffaello, Casey aveva iniziato a vedere i templari come era solito vedere i Dragoni Purpurei.
Prese la mazza da baseball, roteandola una volta.
-No, non mi devi spiegare proprio niente!-
Quando si arrabbiava, non esistevano ragioni.
Urlò, caricando la mazza.
Andrea schivò il colpo, senza usare il suo potere: la mazza colpì la scrivania, invece. Nonostante fosse fatta di metallo, si era formato un incavo profondo. E la mazza non si era spezzata.
Andrea non si impressionò. Era, invece, preoccupato per l'uomo.
-Come hai potuto?!- esclamò questi, accecato dalla rabbia; si era persino rimesso la maschera da hockey -Io mi sono anche fidato di te!-
-Credimi, dispiace anche a me!-
Casey colpiva in ogni parte. Erano colpi che Andrea riusciva facilmente a schivare.
Non si stava rendendo conto di star infrangendo le bacheche. L'allarme non scattò: non era stato ancora installato. Longino era solito mettere l'allarme solo quando si coricava per la notte.
-Ma ho dovuto mentirti!-
-E abbandonarmi alla prima occasione?!-
-No, questo mai!-
-Su cosa altro mi hai mentito, eh?! E quel discorso sulla tua famiglia?! Hai mentito anche su di loro?!-
-No, quello è vero! Ho davvero due figlie!-
La foto era vecchia, ma era vera.
-Altro che prestigiatore! Sei un bugiardo!-
-L'ho fatto per proteggerti!-
-Non ti credo!-
Andrea non poteva continuare a parlare con Casey in quel modo.
Doveva trovare un modo per bloccarlo. O, almeno, disarmarlo.
Casey caricava sempre dall'alto, lasciando il petto scoperto. Sarebbe bastato un colpo sullo stomaco, per stordirlo.
Così, infatti, fece Andrea.
Era più gracile di Casey, ma il suo potere rese il colpo più potente.
Casey, infatti, si piegò in avanti. Un dolore alla bocca dello stomaco lo aveva bloccato.
Non si era accorto che era stata opera di Andrea. Come non si accorse del suo movimento verso la sua borsa, dove teneva le mazze.
Andrea prese quella da hockey, per poi tornare di fronte a Casey.
Non voleva colpirlo.
Prendendo bene la rincorsa, era riuscito ad atterrarlo, prendendolo alla sprovvista.
L'asta della mazza da hockey premeva sulla sua gola, ma non tanto da soffocarlo.
-Ti prego, Casey, devi ascoltarmi!- implorò Andrea; c'era pentimento nei suoi occhi e nella sua voce -È vero, non sono un prestigiatore e Longino non mi ha ingaggiato per intrattenerlo. Ero in missione ed ho fallito! Dovevo trovare un modo per tornare qui, o una scusa. Poi, quando ho scoperto che anche tu eri sulle sue tracce, ho deciso di cogliere l'occasione, ecco perché ho insistito affinché tu mi portassi con te! Non avevo intenzione di farti fare da esca con questi scimmioni, per questo li ho uccisi! Ti ho lasciato con quei due perché sapevo te la saresti cavata e per tenerti occupato mentre concludevo l'affare con Longino senza coinvolgerti! Devi credermi! Perché ti avrei salvato la vita, altrimenti?-
Casey non ne aveva la più pallida idea.
Non riusciva a ragionare, quando era arrabbiato.
Ma un fondo di verità riuscì a scovarla, nelle parole del templare.
Poteva benissimo dirigersi verso Longino, evitando le guardie. Ma li aveva uccisi. E forse non perché gli piacesse uccidere le persone.
L'ordine templare, in fondo, non prevedeva l'omicidio di innocenti.
E non voleva coinvolgere Casey nel suo affare con Paul Longino.
Notò che aveva smesso di dimenarsi. Si era calmato e fermato. Forse aveva capito.
E forse credette alle sue parole.
Andrea cominciò a lasciare la presa sulla mazza da hockey, cauto. Casey poteva sempre aggredirlo quando meno se lo sarebbe aspettato.
Non lo fece.
Entrambi si misero a sedere sul pavimento, riprendendo fiato dall'emozione.
Casey aveva scelto di credere alle parole del templare.
-Se non era per usarmi, perché mi hai salvato da quei banditi?- domandò, ancora sospettoso nei suoi confronti.
Ricevette un'occhiata sdegnosa ed incredula.
-Mi stai dicendo che dovevo lasciarti da solo contro quei pazzi?!-
Carità. Solidarietà. Pregi ormai rari, in tempi simili. O maschere che coprivano intenti egoistici.
Quello che aveva fatto Andrea forse era proprio per quel motivo.
Ma non aveva usato Casey come vittima sacrificale. Solo un mezzo per arrivare a Longino.
-Cosa consisteva la tua missione?-
Lo sguardo di Andrea era fisso su un punto, da quando aveva lasciato Casey.
Si alzò.
-Prendere quella.-
Camminò verso la bacheca in cui era conservata la punta della lancia di Longino.
La mazza di Casey aveva solo infranto il vetro, ma il cimelio era rimasto illeso.
Non la prese subito.
Casey, improvvisamente, sentì varie folate di vento sulle braccia: Andrea stava di nuovo usando il suo potere. Stava curiosando in vari punti della casa, alla ricerca di qualcosa.
-Che stai facendo?- gli chiese.
Andrea si fermò di fronte a lui. Teneva una borsa nera in mano.
-Cercavo questa.- rispose -Quello non ha accettato la mia offerta, ma si era tenuto i soldi. Come puoi notare, non siamo tutti bravi a trattare.-
Tornò di nuovo alla bacheca. Aveva persino ripreso i guanti che aveva lasciato all'ingresso, con cui prese la lancia per poi metterla nella borsa.
Casey, nel frattempo, ne approfittò per esaminare la scrivania di Longino.
Evitò il cadavere, facendolo girare dall'altra parte, ed esaminò tutti i suoi dossier. Si trattava di scavi abusivi in tutto il mondo, alla ricerca dei cimeli che esponeva con orgoglio nei suoi musei e nella sua stessa casa.
-Longino avrà fatto una fortuna con quella lancia...- notò, osservando le varie foto -Cosa avrà poi di speciale, questa lancia?-
-Questa lancia è nota per aver perforato Dominus Nostrum nella sua crocifissione.- spiegò Andrea, sistemando la lancia nella borsa -È stata impregnata del suo sangue. Pare abbia il potere di donare una forza sovrumana a chiunque la brandisca.-
-Un oggetto simile può essere pericoloso nelle mani sbagliate.-
-Il peggio è profanarlo con il profitto. Lo trovo vergognoso. L'ordine odia questo tipo di profanazione.-
-E pensi che nelle vostre mani sarà al sicuro?-
-Di certo non lo sfrutteremo per fare soldi.-
A Casey, in realtà, non importava molto di quel mondo: lui era lì per smascherare la figura di Paul Longino e mettere alla luce i suoi contrabbandi ed i suoi scavi abusivi. Se non per metterlo in carcere, per evitare che la sua figura venisse santificata e lui reso un povero martire.
I suoi dossier testimoniavano i suoi sospetti.
Diede un'occhiata all'ultimo, il suo scavo più recente.
Una grotta poco fuori New York. C'era Longino, con una figura di spalle. Una figura massiccia e con la testa coperta da un cappello.
Una foto lo fece allarmare.
-Andrea! Guarda qui!-
Corse verso il templare, con il dossier in mano. Teneva il dito poggiato su una foto.
Una parete rocciosa, probabilmente l'interno della grotta. C'era un'incisione.
Sembrava vecchia di anni, forse di secoli, ma era ancora leggibile.
-Che lingua è? Non è inglese, è forse italiano?-
-No, Casey, è provenzale.- spiegò il templare, serio -La lingua che si parlava a sud della Francia nel Medioevo, precisamente nel XII secolo.-
Assunse uno sguardo serio, mentre leggeva la frase.
-Riesci a tradurla?-
-Non sono sicuro, ma sembra qualcosa del tipo: “Il mio segreto si manifesterà, se l'ombra del ninja al canto del templare apparirà”...-
Quella frase lasciò entrambi gli uomini allibiti. Persino Andrea era confuso.
-Cosa significa?-
-Non ne ho la più pallida idea...- diede un'altra occhiata alla foto di Longino e l'uomo di spalle -Ma la vera domanda è: chi è il tipo di spalle?-
-In effetti, di recente, avevo sentito che Longino aveva un nuovo partner in affari.- ricordò Casey -Il che è molto strano, visto che tipi come Longino amano agire da soli...-
Qualcosa interruppe il suo discorso.
Un fruscio. Un sibilo.
Entrambi gli uomini si allarmarono.
-Casey...- mormorò Andrea, più pallido di Casey -Dimmi che era il tuo stomaco...-
-Strano, pensavo fosse il tuo.-
Non era un rumore interno.
I due uomini alzarono le teste, proprio verso il soffitto: era da lì che proveniva il rumore.
C'era qualcosa, infatti: una figura umana, che camminava come un geco.
Girò la testa verso il basso, senza girare il corpo.
Longino.
Il foro era ancora presente sulla sua fronte. Ma la sua pelle era divenuta violacea. E i suoi occhi bianchi, senza iride e pupilla.
-Ma cosa...?- fece Casey, sbigottito.
Andrea era il più pallido dei due.
-No! Non può essere!-
Longino, nel frattempo, era sceso per terra, atterrando nella stessa posizione in cui era sul soffitto. Mosse le spalle in modo strano: erano udibili dei suoni strani, come di ossa che si stavano ricomponendo.
Rivolse il volto verso i due uomini. Una smorfia demoniaca. Aprì la bocca, emettendo un suono, tipo un sibilo. La sua mandibola si era aperta a dismisura, toccando quasi il pavimento.
Andrea e Casey stavano già indietreggiando.
-Scappa...- mormorò il templare. Sembrava preoccupato. C'era qualcosa dietro il suo terrore verso la creatura che aveva di fronte.
-Cosa?-
-SCAPPA!-
Per non lasciare Casey indietro, Andrea non usò il suo potere, nella fuga.
La creatura, però, non rimase ferma, dopo aver emesso il sibilo: continuando a camminare come un geco, si stava dirigendo verso di loro.
Ed era anche veloce.
Scappare non era sufficiente. Li avrebbe raggiunti e sarebbe scappato dalla dimora.
Casey si fermò.
Dalla borsa estrasse la mazza da cricket.
La creatura aveva compiuto un salto, per aggredire i due uomini.
La mazza lo colpì sotto il mento. Il colpo gli fece compiere un salto di tre metri all'indietro, scontrandosi con il muro.
Cadde per terra, apparentemente privo di sensi.
Ora avevano la fuga assicurata.
-Bel colpo.- complimentò Andrea, guardando indietro ed assistendo all'azione.
-Ora siamo pari.-
Andrea aveva salvato Casey. Ora era stato Casey ad aiutare Andrea.
Stando attenti a non scivolare sul sangue, scesero le scale, tornando nel salotto.
Non potevano ancora scappare. Longino avrebbe ripreso presto i sensi.
-Cosa facciamo, adesso?- domandò Casey, nervoso.
Solitamente, erano le Tartarughe a stillare i piani. Lui era più tipo da fatti. Non aveva idea di come agire. Doveva contare su Andrea, sperando che avesse un piano.
La vera domanda che avrebbe voluto fargli, in realtà, era: “Cos'era quella creatura?!”
Ma non era il momento per le domande.
-Ascolta, Casey...- iniziò Andrea; era stranamente sicuro di sé; come se avesse un piano -L'unico modo per eliminarlo del tutto è il fuoco. Non abbiamo tempo per incendiare ogni stanza della villa, quindi l'unica soluzione è un'esplosione. Ci devono essere dei tubi del gas, qui da qualche parte. Basterà romperli e esporre una fiamma. La legge della termodinamica farà il resto.- e, tra i denti, in italiano, aggiunse -E dov'è Geena, quando c'è bisogno di lui...?-
-E se poi quello scappa?-
-Nell'ufficio c'è un sistema antintrusi. Ha tentato di usarlo con me, stamattina, ma sono riuscito a sfuggirci grazie al mio potere. Praticamente, tutte le entrate della casa, finestre comprese, vengono chiuse con serrande antincendio. È sufficiente per tenere chiusa quella creatura. Ti conviene scappare, Casey. Io verrò in un istante. Ti ho messo anche troppo in pericolo.-
-Pensi di fare tutto da solo, solo perché hai il potere della velocità? No, bello mio. Vuoi o non vuoi, anche io sono dentro questa situazione e non ti lascio solo contro quella... cosa.- protestò Casey -Non sarò veloce come te, ma sono abbastanza forte da rompere almeno i tubi del gas. Cosa puoi fare tu con quel fisico che hai?-
Andrea avrebbe dovuto essere offeso. Ma trovò l'osservazione divertente, a suo modo.
E, effettivamente, non poté obiettare. Non avrebbe avuto abbastanza forza per rompere gli spessi tubi del gas.
-Come scateniamo l'incendio?- fece notare Casey, grattandosi dietro la testa -Con il gas in circolo basterebbe anche la fiamma di un accendino.-
Andrea fece spallucce.
-Per quello non c'è problema. Ora stai fermo.-
Casey sentì di nuovo le folate di vento.
Andrea tornò con un accendino in mano.
-Dove lo hai preso?-
-Dalla tasca di uno di questi scimmioni. E per fortuna è di quelli che si attivano appena li apri. Quindi mi basterà lanciarlo, correre verso l'allarme antintrusi e poi scappare prima di finire arrosto. Chiaro?-
-Sì, tutto chiaro. Rompo i tubi e tu fai tutto il resto.-
Il piano era deciso. Ora era questione di tempo.
-Dove sono i tubi del gas?-
-Li ho visti in cantina, la porta laggiù.-
-Chiaro. Ah, tu prendi questa.-
Andrea prese la mazza da cricket.
-Se Longino torna, tu colpiscilo con questa.-
Udirono di nuovo un sibilo: Longino aveva ripreso i sensi.
-Tu vai, io lo distraggo!- ordinò Andrea -Mi raccomando, però. Quando rompi i tubi, corri subito fuori, capito?-
Non voleva che un innocente morisse in una sua missione.
Specie dopo quello che aveva fatto per lui e la sua determinazione a smascherare Longino.
Casey si rimise la maschera da hockey, alzando il pollice come risposta. Corse subito dove lo aveva indicato Andrea.
Longino comparve sulle scale, salendo sulla ringhiera.
Andrea agitò la mazza da cricket, per attirare la sua attenzione.
E funzionò.
La creatura saltò, per aggredirlo. Ma di nuovo venne colpito dalla mazza.
L'effetto non fu come con Casey.
Andrea aveva molta meno forza di lui.
Infatti, stavolta, Longino non perse i sensi: si era ripreso in un attimo.
Improvvisamente, però, sentì una forza intorno a lui. Un vento che girava intorno a lui. Di tanto in tanto, qualcosa lo colpiva.
Andrea gli stava girando velocemente intorno, per disorientarlo, e per prendere tempo.
Casey, intanto, era entrato in cantina.
Non fu complicato trovare i tubi del gas. In effetti, Andrea non avrebbe avuto la forza di romperli.
Con un colpo deciso della sua mazza da hockey staccò una giuntura.
Come suggerito da Andrea, corse verso l'esterno il più velocemente che poteva.
-Andrea, ora!- aveva urlato.
Il templare si distolse dalla creatura, per completare il piano.
Doveva riuscire a farlo in pochi secondi.
Attese di essere vicino alla cantina, per aprire l'accendino. Nella corsa, si sarebbe spento.
Si era fermato un attimo, infatti, prima di lanciarlo verso la cantina.
Lesto, usando il suo potere, tornò nell'ufficio, per schiacciare il bottone che avrebbe attivato le saracinesche. Era sotto la scrivania: lo ricordava bene da quella mattina.
Udì dei rumori pesanti: sarebbe rimasto chiuso all'interno, se si fosse fermato per un istante.
Uscì dalla villa scivolando sotto la saracinesca.
Casey lo stava aspettando.
-Corri, corri!- intimò il templare, trascinandolo lontano dalla villa.
Sentirono entrambi dei colpi provenire dall'interno: Longino era rimasto dentro.
Come pianificato, si verificò un'esplosione.
I due uomini vennero travolti dall'onda d'urto, cadendo per terra, ma non subirono danni.
Non erano abbastanza lontani, ma nemmeno troppo vicini.
Andrea udì un rantolo demoniaco. La creatura era perita. Ciononostante, non era tranquillo.
Casey osservò la casa con aria sgomenta: il soffitto era crollato e, nonostante le saracinesche, erano visibili le fiamme.
Avrebbe dovuto fornire tante spiegazioni ai suoi superiori, una volta che la notizia si sarebbe sparsa.
-Andrea...- disse, alzandosi -È normale che una persona ritorna in vita così, dopo che uno gli ha sparato?-
Nemmeno il tempo gli sarebbe servito per riprendersi da una visione simile: una persona tornata in vita, come un demonio, dopo essere stato ucciso da una pallottola. Dalla sua conoscenza con le Tartarughe, quella era stata la cosa più strana e sconvolgente a cui aveva assistito, persino più della trasformazione di April in demone.
Andrea scosse la testa, sospettoso.
-No, Casey, non è affatto normale.-
Poi pensò: “E temo di sapere chi sia il suo fantomatico partner... vuol dire che le cose sono peggio di quel che pensassimo...”
Casey non volle domandare altro: ciò a cui aveva assistito lo aveva sconvolto troppo. Tutto ciò che voleva, in quel momento, era dimenticare tutto.
Tranne ciò per cui si era introdotto nella villa.
Divenne persino più pallido di quando aveva visto zombi-Longino.
-Aspetta... i dossier!- ricordò, stringendo le dita delle mani nei capelli corvini -Sono rimasti là dentro! Ah! Accidenti! Tutto questo lavoro per niente!-
Notò qualcosa di fronte a sé.
-Stavi cercando questi?-
I dossier sugli scavi di Longino. Proprio tutti. Intatti, per giunta.
Il cuore di Casey smise di battere, per un attimo.
Li prese, aprendo solo i primi. Non li esaminò tutti.
-Ma cosa?- balbettò, incredulo -Come li hai...?-
Lo sguardo perplesso di Andrea gli diede la risposta.
-Oh, giusto.-
Doveva averli presi nei momenti in cui sentiva le folate.
Li aveva tenuti nella sacca dove era contenuta la lancia di Longino ed i soldi templari.
Si erano salvati dall'esplosione.
-Longino è morto, ma almeno non sarà santificato dai media.- osservò Andrea -Entrambi abbiamo completato le nostre missioni.-
Casey aveva recuperato i dossier che avrebbero incriminato l'imprenditore. E Andrea aveva ottenuto il cimelio e ripreso le valute templari.
Casey storse la bocca: Andrea era un templare. Ma non assomigliava affatto a quello che aveva torturato Raffaello.
Era anche simpatico.
Non avrebbe mai creduto di dovere la vita proprio ad uno di loro.
E quello valeva più della menzogna sulla sua vera natura.
Dopotutto, lui era ancora vivo.
-Andrea, mi spiace aver reagito in quel modo.- si scusò, mordendosi le labbra e grattandosi di nuovo dietro la nuca -È solo che... sai...-
Andrea tagliò corto: -No, Casey, avevi ragione. Ma devi capirmi. Ero sotto copertura. Se ti avessi rivelato che ero un templare, avresti accettato il mio aiuto con Longino?-
“Ti avrei pestato per bene con le mie mazze, tanto per cominciare. Per quello che uno dei vostri ha fatto a un mio amico.” pensò Casey, senza dirlo ad alta voce.
Non rispose, infatti.
Sebbene in debito con Andrea, non si fidava abbastanza da rivelargli di avere dei rettili giganti come amici.
Suoni di sirena si stavano avvicinando.
-I pompieri.- dedusse il templare -Casey, è meglio se non ci facciamo vedere. Tu potresti giocarti il posto nella SWAT e io non posso permettermi di mettermi in mostra.-
Casey annuì, senza obiettare.
Gli porse una mano.
-Allora addio, Andrea.- salutò, sorridendo lievemente -E grazie per il tuo aiuto, davvero. Se non fosse stato per te, sarei ancora due passi indietro.-
Andrea ricambiò il saluto.
-Prenditi cura di te, Casey. E promettimi una cosa.-
-Tutto quello che vuoi.-
-Non commettere il mio stesso errore. Prenditi cura della tua famiglia. Perché non c'è niente di più importante, nella vita.-
Un attimo dopo, Casey era rimasto solo.
In un battito di ciglia, Andrea era sparito.
Non aveva avuto il tempo di chiedergli cosa fosse effettivamente successo, con la sua famiglia.
-E quello mi sparisce...-
Si voltò verso l'edificio ancora in fiamme. La moto era “parcheggiata” vicino all'entrata.
Con l'esplosione, era quasi stata scagliata contro il cancello.
Non sembrava aver subito danni ingenti.
Non esteriormente.
Rialzandola, Casey non notò ammaccature pesanti.
-Beh, spero che Donnie abbia previsto che avrebbe subito un'esplosione.-
Mise la chiave e girò: il motore rombò.

-Eddai, Eli! Fammene assaggiare una fetta!-
-No, Mick, tu hai già mangiato le tue, questa è mia!-
Michelangelo aveva iniziato ad avere l'acquolina in bocca, non appena Elisabetta era tornata nel rifugio con un cartone di pizza. Quando poi l'aveva aperto, si erano persino formate le cascate del Niagara.
Era una vera pizza italiana, con il cornicione croccante fuori e morbido dentro, con vera mozzarella e pomodori organici, in più delle foglie di basilico come decorazione e nota di freschezza.
Addentando una sola fetta, la templare sentì i sapori della sua terra.
-Non è giusto... la prossima volta prendila anche per me!-
-Solo se la smetti di propinarmi le vostre porcherie da americani.-
-Non sono porcherie! Sei tu che sei schizzinosa!-
Splinter si era messo a leggere, mentre il resto delle Tartarughe si erano messi a guardare la televisione.
Anche a loro la pizza di Elisabetta aveva iniziato a fare gola.
-Ma quando arriva Casey...?- sospirò Raffaello, una mano sotto la sua mandibola -Sto cascando dal sonno...-
-Già. E questa è la quarta volta che April mi chiama in preda all'ansia...- fece notare Donatello, con tono seccato.
-Shh!- intimò Leonardo -Questa è una notizia importante.-
Il televisore era sintonizzato sul telegiornale. Stavano trasmettendo una notizia dell'ultima ora: a quanto pare, un uomo, leader di una delle bande criminali di New York, era stato trovato morto.
Sulla strada, non molto lontano dal rifugio, è stata notata una lunga striscia di sangue, insieme ai resti del suo corpo.
Secondo la scientifica, era stato come se qualcosa lo avesse agganciato e trascinato per terra ad una velocità paragonabile a quella di un jet. Ma non c'erano più parti del corpo per eseguire un'autopsia.
In compenso, un suo braccio era stato ritrovato in un vicolo, intatto.
Questo aveva portato all'ipotesi della scientifica.
-Bleah!- commentò Michelangelo, tirando fuori un pezzo di lingua -Che modo orrendo di morire!-
-La pulizia strade avrà un bel po' da fare, domani...- aggiunse Donatello, sarcastico.
-Chi potrebbe mai fare una cosa simile?! Cioè, non è umano!-
“Io avrei un'impressione su chi possa essere stato...” pensò Elisabetta.
Un'altra persona entrò nel rifugio.
-Ehi! Ragazzi! Mi sono perso qualcosa?-
Il tono squillante ed entusiasta di Casey destò le Tartarughe dal loro torpore.
Si alzarono tutti e quattro, per accoglierlo.
Raffaello batté il cinque con lui.
-Casey! Chi non muore si rivede!- iniziò Donatello, forse più offeso che contento di vederlo.
-Ti stiamo aspettando da tutta la sera!- gli fece eco Raffaello; prese i sai e li fece roteare -Allora, andiamo a prendere a calci il tizio che stai cercando?-
-Non serve. Ho già risolto tutto. Guardate qui.-
Mostrò agli amici i dossier di Longino.
-Ehhhhh?! Ma come, Casey?! Ci avevi promesso che ci saremo andati tutti insieme!-
-Scusa, Mick, ma è stato tutto così improvviso...-
-Hai affrontato quel tizio da solo?-
-No, Leo. Qualcuno mi ha aiutato.-
Elisabetta non si era unita al gruppo: stava continuando a mangiare.
Era ormai all'ultima fetta.
-Ehi, Eli...- fece Casey, attirando la sua attenzione -Per caso, conosci un templare di nome Andrea?-
Nel sentire il nome “templare, le Tartarughe, persino Splinter, rabbrividirono.
La templare inghiottì il boccone, tranquilla.
-Abbiamo tre Andrea, nel nostro gruppo. Puoi descrivere questo?-
-Molto magro. E aveva i capelli neri raccolti in un codino.-
La fetta di pizza per poco non cadde per terra, dalla sorpresa.
-Hai conosciuto Celeritas?!- esclamò lei.
Casey ricordava il nome con cui si era presentato Andrea, quando gli aveva rivelato di essere un templare.
-A quanto pare...-
-Lo conosci, mia cara?- domandò Splinter, curioso.
-È uno dei migliori assassini dell'ordine, insieme a me. Dato il suo potere, la velocità, è facile, per lui. Hai anche assistito al suo incredibile appetito, Casey?-
-Non puoi avere idea...-
Raffaello non aveva dimenticato la sua esperienza con Giacomo, detto Galvano.
Si avvicinò all'amico, osservandolo in faccia, persino sulle braccia.
-Ti ha fatto qualcosa? Ti ha torturato? Se ti ha fatto qualcosa, giuro che...!-
-Calma, Raph, sto bene. Gli devo la vita, in realtà. Mi ha salvato da dei teppisti che mi avevano aggredito, proprio qui vicino.-
La notizia del corpo fatto a pezzi per strada. Elisabetta aveva intuito ci fosse lo zampino del confratello: era uno dei suoi modus operandi.
-E mi ha anche aiutato per quanto riguarda Longino. Guardate qui, c'è tutto. Ora posso smascherarlo per quello che è.-
Raccontò come erano andate le cose. Evitò, però, la parte dello zombie. Non voleva allarmare gli amici.
E l'incendio di cui stavano parlando al telegiornale in quel momento lo descrisse come un'incidente di percorso.
Michelangelo incrociò le braccia.
-Uffa! Ti sei preso tutto il divertimento e a noi niente! Questa me la lego al dito!-
-Mick, ti ho già detto che mi dispiace! Mi farò perdonare.-
-Non avrei mai pensato che proprio un templare sarebbe divenuto tuo alleato.- commentò Leonardo, sorpreso, ma anche incredulo dalla sua storia.
-Non tutti i templari sono come Galvano o il Magister.- fece notare Elisabetta; erano tutti seduti intorno al tavolo -Alcuni sono gentili e simpatici, come Celeritas e Fede, altri no. Ma sono tutti uniti da un unico fine, l'ordine. Questo, per ora, sta impedendo loro di scoppiare in una guerra intestina.-
E le Tartarughe avevano assistito quasi in prima persona ai gesti dei templari, cosa fossero disposti a fare o sacrificare, per tale fine.
Durante la conversazione, Casey stava sfogliando i dossier, uno per uno.
Il suo sguardo si era fatto perplesso e preoccupato.
-Non c'è...- mormorò.
Gli amici si allarmarono.
-Cosa?- domandò Donatello.
-Il dossier più recente. Non c'è!-
L'ultimo scavo di Longino. La grotta con l'incisione in lingua provenzale. E la foto del partner di Longino.
Non era tra i dossier.
Dalla disperazione, Casey affondò la testa nelle mani, appoggiando i gomiti sul tavolo.
-Ahhh! Sparito! Sparito!- esclamò -Perduto tra le fiamme! Uaaahhh!!!-
Vani si rivelarono i tentativi delle Tartarughe di consolarlo.
Elisabetta si fece sospettosa.
“Andrea non è il tipo da dimenticarsi certe cose...” ricordò “E non credo proprio che avrebbe lasciato delle informazioni importanti in mezzo alle fiamme...”

Lontano dal rifugio, Andrea, con sguardo serio e la borsa stretta in mano, si avvicinò all'entrata dell'hangar.
Bussò tre volte, per tre volte di seguito, con una pausa di un secondo tra una serie e l'altra.
-Non Nobis, Domine, Non Nobis...-
-...Sed Nomini Tuo Da Gloriam.- concluse Andrea.
La porta si aprì quasi cigolando.
I confratelli ed il tetravirato erano riuniti intorno al tavolo. I confratelli erano ancora in tenuta di assalto.
Quindi anche loro dovevano essere tornati da poco tempo.
Dalle scale, Andrea udì qualche parola.
-Che ne avete fatto di quegli infedeli? Li avete uccisi?- volle assicurarsi David.
Volle subito avere degli aggiornamenti sulla missione del gruppo.
-Uno per uno.- rispose Giacomo.
-Avete scoperto il loro nascondiglio?-
-Purtroppo no.-
David era soddisfatto a metà: un'altra parte dei loro nemici era stata eliminata, ma la radice era ancora presente.
-Tu hai qualche novità, Spettro?-
Edoardo scosse la testa, muovendo la folta capigliatura riccia.
-Ancora niente, ma continuerò a cercare.-
-Notizie da Geena e Noctis?-
Stavolta fu Luigi a parlare.
-I lavori alla vecchia sede del Clan del Piede stanno procedendo.- informò -Secondo Hun, l'edificio sarà pronto in una settimana.-
-Ah, molto bene. Presto potremo andarcene da questo posto orrendo.-
-Per quanto riguarda Stockman...- aggiunse l'Andrea anziano -Né io né Geena siamo ancora riusciti a convincerlo a continuare il suo progetto o costruire un corpo.-
-Insistete, scovate i suoi punti deboli, minacciatelo, se necessario. Io voglio quei progetti!-
Andrea Celeritas aveva toccato l'ultimo scalino, unendosi ai confratelli.
David gli rivolse subito lo sguardo.
-Celeritas, finalmente ti sei deciso a tornare.-
Tutti gli sguardi erano puntati su di lui.
Non vi prestò eccessiva attenzione. Posò sul tavolo la borsa nera.
-Spero tu abbia una valida scusa per giustificare il tuo rientro tardivo.- mormorò, con sguardo inquisitorio -E ho sentito dell'incendio a villa Longino. È stata opera tua?-
-Vi chiedo scusa, Magister, purtroppo ho incontrato degli impedimenti e ho dovuto prendere i dovuti provvedimenti.- si scusò Celeritas, con un inchino -Ma sono riuscito comunque a completare la missione. La Lancia di Longino è nelle nostre mani.-
Aprì la borsa: avvolta nel suo impermeabile, porse la punta della lancia a David.
Scostando un lembo, notò l'acciaio e sorrise, soddisfatto.
-La Lancia di Longino... finalmente nelle nostre mani...- sospirò, realizzato, come se fosse stato lui a prenderla dal proprietario -Ora manca solo il Graal.-
-Magister, non è tutto.- aggiunse Celeritas, mettendo di nuovo la mano dentro la borsa -Dovreste dare un'occhiata a questo.-
Estrasse un dossier. L'ultimo scavo di Longino. Lo stesso che Casey credeva perduto.
David lo aprì, notando subito la foto della grotta e dell'incisione. L'Andrea anziano, Giacomo e Luigi si unirono a lui.
-Che cos'è?- domandò David, serio.
-Il suo ultimo scavo, a quanto pare.- spiegò Celeritas -Longino era impegnato in scavi abusivi, per ottenere i cimeli che colleziona e che dona ai musei di tutto il mondo.-
-E perché dovrebbe interessarci? Hai forse scoperto qualcosa su Graal?-
-No, Magister. Ma è successo qualcosa, durante la missione. Ho dovuto uccidere Longino.-
-E quindi?-
-È tornato in vita, dopo che gli ho sparato sulla fronte.-
Persino il tetravirato si allarmò.
-Cosa stai cercando di dirci, Celeritas?- domandò l'Andrea anziano.
Andrea Celeritas pose l'attenzione sulla foto di Longino con l'uomo di spalle.
-Ho il sospetto che Longino fosse implicato in un affare con il Rinnegato. L'uomo in questa foto potrebbe essere lui.-
David restò a fissare quella figura a lungo, in silenzio.
-Quindi anche il Rinnegato è qui a New York...- sibilò, sospetto -Bene, sistemeremo le cose una volta per tutte!-

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Perché Longino è tornato in vita?
Casey e Andrea si incontreranno di nuovo?
Cosa accadrà una volta che i templari otterranno il Graal?
Cosa significherà la frase "Il mio segreto si manifesterà, se l'ombra del ninja al canto del templare apparirà"?
E chi è l'individuo che David chiama "il Rinnegato"?

   
 
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