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Autore: Sachiko_    29/08/2009    2 recensioni
Amleto è morto, ma le sue pene sono cessate?
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Fairest Rose

Sadness and Sorrow

 

 

Hand in hand she walks with me
and the shame, it's burning my eyes
etching each memory
in time, just to be by her side

 

Non ho giurato di mentire per vivere nella menzogna e nel dolore, aspettando invano la punizione divina della morte per i peccatori.

Non ho mai affermato il falso per poterla salvare, o rinnegato le mie azioni per vivere con lei dalle bianche vesti ed i capelli color del sole all’imbrunire.

 

her face carved deeply in innocence
she walks and she secretly smiles
taunting with a lover's grin
and she laughs, and watches me die

 

Non potrò mai dimenticare il viso pallido della dolce Ophelia, ma lei può provarci perché il tempo è sua amica e l’eternità le è concessa.

Per chi come me si trova nella schiera dei dannati, per sempre costretti a rimanere tra il mondo dei vivi e dei morti, la pietà non esiste ed il lento cadere tra gli spettri nelle tenebre, dove la luce non penetra, è perenne.

Tra dolori non terreni e torture che non lasciano ferite mi trovo come scisso tra corpo e anima; il primo è morto e riposa in pace dove fu deposto, mentre il secondo è in continuo tumulto e sembra non trovare pace.

 

now we are here and there is no forgiveness
empty words are the promises within
without a passing thought, I shed my life to join them
Eden is bruning and lovers delve in sin

 

Nel meriggio odo tutte le promesse sussurrate al suo orecchio, e vedo i suoi sorrisi velati di tristezza ed infine ricordo del giorno della mia morte.

Il veleno scorreva avido e lento nelle mie vene, lasciandomi vane speranze a cullarmi verso la morte imminente.

 Il cuore sembrava non trovare pace e ad ogni minuto rallentava i suoi battiti sempre più convulsi e stanchi.

La lucida lama che a tradimento mi aveva colpito giaceva vicino al mio viso e specchiava gli occhi vitrei ormai senza vita e la bocca vermiglia perdere ogni colore.

 

empty words are the promises within
Eden is burning and lovers delve in sin

 

Chiudendomi gli occhi mi deposero ormai freddo nella bara e mi ricoprirono di terra.

Aprii gli occhi appena tutti se ne furono andati e mi ritrovai spaesato in un giardino ai piedi di una radura, stranamente ero padrone del mio corpo e parevo ancora in vita. in lontananza una canzone melodiosa cantata da una soave voce si innalzava nell’aria e giungeva alle mie orecchie, che sembravano aver scordato ogni sorta di rumore, come ripudiandolo, per abbracciare il silenzio.

Come spinto da una forza superiore camminai per il prato soffice fino a scorgere la sagoma di una fanciulla seduta sulla sponda di un lago.

I lunghi capelli color del rame erano sciolti e ricadevano sulle spalle.

Le vesti sembravano pesanti e lasciavano scorgere la bianchezza delle spalle.

Mi avvicinai ad essa, come se sapessi di chi si trattasse e un forte sentimento d’amore e protezione mi cingeva da capo a piedi come uno scudo. Finalmente giunsi faccia a faccia con la ragazza e ne riconobbi gli occhi castani intensi, la bocca carnosa e le folte ciglia.

Ophelia giocava con i mazzi di fiori e li intrecciava per formare collane, bracciali e corone per ornare i capelli e la sua bella persona. Sembrava non curarsi di me e a stento alzava la testa talmente era assorta nei suoi pensieri.

Mi chiedo se sia stata proprio la pazzia a renderla così preziosa ai miei occhi; tutto sul suo viso sembrava amplificato: i dolori, le gioie.

Era l’unico essere sulla terra che avessi mai incontrato che sembrava celare nel suo sorriso tutti i misteri del creato e sembrava diffonderti saggezza e calma all’interno delle tue ossa fino al midollo, rassicurandoti su ogni tuo timore.

Mi voltai per guardare il sole che piano scendeva nascosto da poche nuvole temporalesche.

L’unica cosa che sentii fu il suono di un tuffo e voltandomi la vidi tra le acque che tentava di ritornare a galla; il suo volto era contratto dal dolore, ma all’improvviso decise di lascarsi cullare dalla fresche acque e si distese immobile come morta.

Le sue braccia si muovevano sinuose e sembravano cercare un appiglio per non cadere sul fondo del lago salmastro.

Ero come immobile, pietrificato.

Lasciavo che la donna da sempre amata a cui avevo promesso protezione, amore, conforto e affetto morisse.

Ero impotente.

Il dolore mi lacerava le viscere e faceva contrarre il mio stomaco, ma rimanevo immobile assistendo all’inevitabile morte.

Sembrava ora che stesse lottando con le alghe che le cingevano le caviglie, le lunghe veste che le impedivano i movimenti e li facevano diventare goffi; sembrava trattenere il fiato e muoveva gli arti per tentare di nuotare.

Poi il suo sguardo sembrò incontrare il mio e mi vide piangere, allora sul suo viso nacque un tenero sorriso e sembrò mormorare una parola, una frase che non compresi ma che mi sembrava così familiare

“Per aspera ad astra

Ed infine ogni sorriso si congelò dal tenero viso e sembra più in basso la sua figura si confuse con quella dell’acqua e dei pesci che nuotavano lì vicino.

Come ristabilito di ogni buon senso mi avvicinai al suo corpo freddo e le cinsi la vita.

Baciai le sue labbra gelide e annusai i capelli bagnati.

E piansi, piansi per mille ancora più anni.

 

hand in hand, we walk in shame
mother is dying and we are to blame

 

questa era la mia punizione, piangere per sempre la morte dell’unica donna che abbia mai amato.

Troppe volte per la sete di vendetta, anche se guidata da nobili azioni, ci lasciamo sfuggire dalle dita i veri sentimenti che dovremo custodire gelosamente.

Come l’amore…

 

 

 

 

  
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