Sadness
and Sorrow
Hand in hand she walks with me
and the shame, it's burning my eyes
etching each memory
in time, just to be by her side
Non
ho giurato di mentire per vivere nella menzogna e nel dolore, aspettando invano
la punizione divina della morte per i peccatori.
Non
ho mai affermato il falso per poterla salvare, o rinnegato le mie azioni per
vivere con lei dalle bianche vesti ed i capelli color del sole all’imbrunire.
her face carved deeply in innocence
she walks and she secretly smiles
taunting with a lover's grin
and she laughs, and watches me die
Non
potrò mai dimenticare il viso pallido della dolce Ophelia,
ma lei può provarci perché il tempo è sua amica e l’eternità le è concessa.
Per
chi come me si trova nella schiera dei dannati, per sempre costretti a rimanere
tra il mondo dei vivi e dei morti, la pietà non esiste ed il lento cadere tra
gli spettri nelle tenebre, dove la luce non penetra, è perenne.
Tra
dolori non terreni e torture che non lasciano ferite mi trovo come scisso tra
corpo e anima; il primo è morto e riposa in pace dove fu deposto, mentre il
secondo è in continuo tumulto e sembra non trovare pace.
now we are here and there is no forgiveness
empty words are the promises within
without a passing thought, I shed my life to join them
Eden is bruning and lovers delve in sin
Nel
meriggio odo tutte le promesse sussurrate al suo orecchio, e vedo i suoi
sorrisi velati di tristezza ed infine ricordo del giorno della mia morte.
Il
veleno scorreva avido e lento nelle mie vene, lasciandomi vane speranze a
cullarmi verso la morte imminente.
Il cuore sembrava non trovare pace e ad ogni
minuto rallentava i suoi battiti sempre più convulsi e stanchi.
La
lucida lama che a tradimento mi aveva colpito giaceva vicino al mio viso e
specchiava gli occhi vitrei ormai senza vita e la bocca vermiglia perdere ogni
colore.
empty words are the promises within
Eden is burning and lovers delve in sin
Chiudendomi
gli occhi mi deposero ormai freddo nella bara e mi ricoprirono di terra.
Aprii
gli occhi appena tutti se ne furono andati e mi ritrovai spaesato in un
giardino ai piedi di una radura, stranamente ero padrone del mio corpo e parevo
ancora in vita. in lontananza una canzone melodiosa cantata da una soave voce si
innalzava nell’aria e giungeva alle mie orecchie, che sembravano aver scordato
ogni sorta di rumore, come ripudiandolo, per abbracciare il silenzio.
Come
spinto da una forza superiore camminai per il prato soffice fino a scorgere la
sagoma di una fanciulla seduta sulla sponda di un lago.
I
lunghi capelli color del rame erano sciolti e ricadevano sulle spalle.
Le
vesti sembravano pesanti e lasciavano scorgere la bianchezza delle spalle.
Mi avvicinai
ad essa, come se sapessi di chi si trattasse e un forte sentimento d’amore e
protezione mi cingeva da capo a piedi come uno scudo. Finalmente giunsi faccia
a faccia con la ragazza e ne riconobbi gli occhi castani intensi, la bocca
carnosa e le folte ciglia.
Ophelia giocava con i mazzi di fiori
e li intrecciava per formare collane, bracciali e corone per ornare i capelli e
la sua bella persona. Sembrava non curarsi di me e a stento alzava la testa
talmente era assorta nei suoi pensieri.
Mi
chiedo se sia stata proprio la pazzia a renderla così preziosa ai miei occhi;
tutto sul suo viso sembrava amplificato: i dolori, le gioie.
Era
l’unico essere sulla terra che avessi mai incontrato che sembrava celare nel
suo sorriso tutti i misteri del creato e sembrava diffonderti saggezza e calma
all’interno delle tue ossa fino al midollo, rassicurandoti su ogni tuo timore.
Mi
voltai per guardare il sole che piano scendeva nascosto da poche nuvole
temporalesche.
L’unica
cosa che sentii fu il suono di un tuffo e voltandomi la vidi tra le acque che
tentava di ritornare a galla; il suo volto era contratto dal dolore, ma
all’improvviso decise di lascarsi cullare dalla fresche acque e si distese
immobile come morta.
Le
sue braccia si muovevano sinuose e sembravano cercare un appiglio per non
cadere sul fondo del lago salmastro.
Ero
come immobile, pietrificato.
Lasciavo
che la donna da sempre amata a cui avevo promesso protezione, amore, conforto e
affetto morisse.
Ero
impotente.
Il
dolore mi lacerava le viscere e faceva contrarre il mio stomaco, ma rimanevo
immobile assistendo all’inevitabile morte.
Sembrava
ora che stesse lottando con le alghe che le cingevano le caviglie, le lunghe
veste che le impedivano i movimenti e li facevano diventare goffi; sembrava
trattenere il fiato e muoveva gli arti per tentare di nuotare.
Poi
il suo sguardo sembrò incontrare il mio e mi vide piangere, allora sul suo viso
nacque un tenero sorriso e sembrò mormorare una parola, una frase che non
compresi ma che mi sembrava così familiare
“Per
aspera ad astra”
Ed
infine ogni sorriso si congelò dal tenero viso e sembra più in basso la sua
figura si confuse con quella dell’acqua e dei pesci che nuotavano lì vicino.
Come
ristabilito di ogni buon senso mi avvicinai al suo corpo freddo e le cinsi la
vita.
Baciai
le sue labbra gelide e annusai i capelli bagnati.
E
piansi, piansi per mille ancora più anni.
hand in hand, we walk in shame
mother is dying and we are to blame
questa
era la mia punizione, piangere per sempre la morte dell’unica donna che abbia
mai amato.
Troppe
volte per la sete di vendetta, anche se guidata da nobili azioni, ci lasciamo
sfuggire dalle dita i veri sentimenti che dovremo custodire gelosamente.
Come
l’amore…