THE
MEETING
Increspature.
Le piccole gocce di
acqua piovana dalla foglia verde e leggera percorrevano un breve tratto spinte
dalla forza di gravità per scendere inevitabilmente nel piccolo stagno, dove
fiori di loto e carpe rosse trovavano il loro habitat naturale.
La tempesta era
passata, i tuoni e i fulmini avevano lasciato spazio ad un’incantevole giornata
d’aprile, anche le nuvole maliziose e restie a far cessare il lungo acquazzone
avevano abbandonato il loro posto per far apparire, in alto nel cielo, un sole
giallo ed incredibilmente luminoso.
L’erba odorava di
fresco e la pioggia, ancora posata sui lunghi steli, sembrava diamante naturale
incastonato in gioielli preziosi.
Il suo luogo
preferito, vicino al grigio edificio scolastico, era situato nella parte più
bassa del giardino botanico dove un vecchio salice piangente riversava i propri
rami che inermi toccavano le acque dello stagno.
Era una protezione
ed un riparo ad altri sconosciuti, in quel luogo andava a rifugiarsi ogni volta
che il destino gli sembrava avverso, per ogni tipo di delusione, o anche solo
per riposarsi e rilassarsi durante le torride giornate di fine agosto.
Si distese supino
sull’erba bagnata, la schiena e le spalle comodamente adagiate sul tronco
massiccio e rugoso del salice.
Chiuse gli occhi
verdi per qualche istante.
Ombre e luci si
alternavano in una danza sconosciuta ed antica, i colori passavano dal giallo,
al rosso, all’arancione senza tregua.
Il respiro era
profondo e regolare.
Le orecchie in allerta di qualche suono
molesto.
Il vento pungente
arruffava i capelli neri che subito ritornavano alla loro naturale posizione,
come se niente fosse.
Le braccia erano
conserte, come se fosse assorto in qualche sorta di meditazione o ragionamento
profondo.
Da lontano
assomigliava ad una sagoma inerme, marmorea addormentata. Quasi una statua
ferma immobile che guarda con distanza e freddezza il passare del tempo e lo
scorrere degli eventi.
In verità quel ragazzo di appena diciassette
anni osservava e partecipava alla vita in modo gelido, risultando scontroso e
asociale agli occhi della gente, anche se dentro ardeva come un tizzone
infuocato.
Era difficile immaginare cosa potesse passargli per la testa perché era
inscrutabile, nessuna emozione traspariva dal suo volto liscio e levigato e
come se non bastasse non amava parlare di sé e della sua famiglia o tanto meno
ascoltare i problemi adolescenziali di qualche compagno di corso. Per questo e
altri motivi era snobbato dalla maggior parte dei suoi coetanei, ma non
sembrava preoccuparsene.
Una delle accuse che maggiormente lo rincorrevano nei suoi peggiori
incubi era quella di non riuscire ad amare nessuno all’infuori di se stesso e
se la cosa lo rendeva autosufficiente ed autonomo gli andava più che bene.
Aprì gli occhi lentamente, si guardò in giro come disorientato, sentiva
una presenza ignota ed invadente nelle immediate vicinanze.
Ruotò gli occhi e vide a qualche passo di distanza un ragazzo,
probabilmente della sua età, alto, impacciato che lo fissava insicuro.
Il suo viso era pallido, il volto era caratterizzato da grandi occhi
color nocciola scuri, profondi ed intensi oscurate da una lucente e liscia
capigliatura castana.
Perché quel ragazzo lo stava fissando?
Anche lui decise di fissare i propri occhi penetranti su di lui. Il
ragazzo sembrava imbarazzato e ogni secondo maggiormente a disagio a sostenere
lo sguardo. Il viso divenne quasi purpureo, gli occhi lucidi ed uno scialbo
sorriso lo rendevano vulnerabile ad ogni schermaglia.
I loro occhi si incontrarono per un secondo e rivelarono tutta la
freddezza mista ad angoscia del giovane dai capelli neri e la tensione
palpabile l’altro ragazzo; eppure quegli occhi che esprimevano emozioni così
contrastanti sembravano capirsi e conoscersi da una vita, senza bisogno di
parole di erano già presentati, rispecchiati e
riconosciuti l’uno nell’altro.
Quando il silenzio divenne insostenibile il ragazzo che aveva interrotto
il flusso dei pensieri del giovane assopito all’ombra del salice, decise di
parlare:
“ Bella giornata!”
Un sorriso nascose metà della sua faccia, scoprendo una quantità
spaventosa di denti scintillanti nella luce della tarda mattinata.
Il ragazzo appoggiato al vecchio salice non cambiò la sua espressione marmorea
ed impassibile, non abbozzò neanche un sorriso, soltanto un leggero movimento
del sopracciglio sinistro fece comparire una piccola ruga sulla fronte liscia.
“stavo facendo un giro…bello qui..sono nuovo..sai..”
Silenzio, non una parola usciva dalla bocca serrata del ragazzo seduto
sulla morbida erba.
Imbarazzo, il rossore sul suo viso non poteva che esprimere l’imbarazzo
del giovane ch invano cercava di iniziare una conversazione.
“sparisci”
Automaticamente, come se fosse un ordine superiore, si volto di scatto e
mosso qualche passo incominciò a correre verso i cancelli per raggiungere i
dormitori.
Strano ragazzo, pensavano entrambi, strano incontro…chissà se lo
rivedrò…
Le nuvole ritornarono a occupare il cielo rivendicando il loro
territorio.
Il ragazzo,ancora seduto, guardò le nubi e subito una goccia baciò le
sue labbra che fino a quel momento erano socchiuse…