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Autore: Sachiko_    29/08/2009    1 recensioni
Il ragazzo,ancora seduto, guardò le nubi e subito una goccia baciò le sue labbra che fino a quel momento erano socchiuse…
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Fairest Rose

THE MEETING

 

 

Increspature.

Le piccole gocce di acqua piovana dalla foglia verde e leggera percorrevano un breve tratto spinte dalla forza di gravità per scendere inevitabilmente nel piccolo stagno, dove fiori di loto e carpe rosse trovavano il loro habitat naturale.

La tempesta era passata, i tuoni e i fulmini avevano lasciato spazio ad un’incantevole giornata d’aprile, anche le nuvole maliziose e restie a far cessare il lungo acquazzone avevano abbandonato il loro posto per far apparire, in alto nel cielo, un sole giallo ed incredibilmente luminoso.

L’erba odorava di fresco e la pioggia, ancora posata sui lunghi steli, sembrava diamante naturale incastonato in gioielli preziosi.

Il suo luogo preferito, vicino al grigio edificio scolastico, era situato nella parte più bassa del giardino botanico dove un vecchio salice piangente riversava i propri rami che inermi toccavano le acque dello stagno.

Era una protezione ed un riparo ad altri sconosciuti, in quel luogo andava a rifugiarsi ogni volta che il destino gli sembrava avverso, per ogni tipo di delusione, o anche solo per riposarsi e rilassarsi durante le torride giornate di fine agosto.

Si distese supino sull’erba bagnata, la schiena e le spalle comodamente adagiate sul tronco massiccio e rugoso del salice.

Chiuse gli occhi verdi per qualche istante.

Ombre e luci si alternavano in una danza sconosciuta ed antica, i colori passavano dal giallo, al rosso, all’arancione senza tregua.

Il respiro era profondo e regolare.

 Le orecchie in allerta di qualche suono molesto.

Il vento pungente arruffava i capelli neri che subito ritornavano alla loro naturale posizione, come se niente fosse.

Le braccia erano conserte, come se fosse assorto in qualche sorta di meditazione o ragionamento profondo.

Da lontano assomigliava ad una sagoma inerme, marmorea addormentata. Quasi una statua ferma immobile che guarda con distanza e freddezza il passare del tempo e lo scorrere degli eventi.

 In verità quel ragazzo di appena diciassette anni osservava e partecipava alla vita in modo gelido, risultando scontroso e asociale agli occhi della gente, anche se dentro ardeva come un tizzone infuocato.

Era difficile immaginare cosa potesse passargli per la testa perché era inscrutabile, nessuna emozione traspariva dal suo volto liscio e levigato e come se non bastasse non amava parlare di sé e della sua famiglia o tanto meno ascoltare i problemi adolescenziali di qualche compagno di corso. Per questo e altri motivi era snobbato dalla maggior parte dei suoi coetanei, ma non sembrava preoccuparsene.

Una delle accuse che maggiormente lo rincorrevano nei suoi peggiori incubi era quella di non riuscire ad amare nessuno all’infuori di se stesso e se la cosa lo rendeva autosufficiente ed autonomo gli andava più che bene.

 

Aprì gli occhi lentamente, si guardò in giro come disorientato, sentiva una presenza ignota ed invadente nelle immediate vicinanze.

Ruotò gli occhi e vide a qualche passo di distanza un ragazzo, probabilmente della sua età, alto, impacciato che lo fissava insicuro.

Il suo viso era pallido, il volto era caratterizzato da grandi occhi color nocciola scuri, profondi ed intensi oscurate da una lucente e liscia capigliatura castana.

Perché quel ragazzo lo stava fissando?

Anche lui decise di fissare i propri occhi penetranti su di lui. Il ragazzo sembrava imbarazzato e ogni secondo maggiormente a disagio a sostenere lo sguardo. Il viso divenne quasi purpureo, gli occhi lucidi ed uno scialbo sorriso lo rendevano vulnerabile ad ogni schermaglia.

I loro occhi si incontrarono per un secondo e rivelarono tutta la freddezza mista ad angoscia del giovane dai capelli neri e la tensione palpabile l’altro ragazzo; eppure quegli occhi che esprimevano emozioni così contrastanti sembravano capirsi e conoscersi da una vita, senza bisogno di parole di erano già presentati, rispecchiati e  riconosciuti l’uno nell’altro.

Quando il silenzio divenne insostenibile il ragazzo che aveva interrotto il flusso dei pensieri del giovane assopito all’ombra del salice, decise di parlare:

“ Bella giornata!”

Un sorriso nascose metà della sua faccia, scoprendo una quantità spaventosa di denti scintillanti nella luce della tarda mattinata.

Il ragazzo appoggiato al vecchio salice non cambiò la sua espressione marmorea ed impassibile, non abbozzò neanche un sorriso, soltanto un leggero movimento del sopracciglio sinistro fece comparire una piccola ruga sulla fronte liscia.

“stavo facendo un giro…bello qui..sono nuovo..sai..”

Silenzio, non una parola usciva dalla bocca serrata del ragazzo seduto sulla morbida erba.

Imbarazzo, il rossore sul suo viso non poteva che esprimere l’imbarazzo del giovane ch invano cercava di iniziare una conversazione.

“sparisci”

Automaticamente, come se fosse un ordine superiore, si volto di scatto e mosso qualche passo incominciò a correre verso i cancelli per raggiungere i dormitori.

Strano ragazzo, pensavano entrambi, strano incontro…chissà se lo rivedrò…

Le nuvole ritornarono a occupare il cielo rivendicando il loro territorio.

Il ragazzo,ancora seduto, guardò le nubi e subito una goccia baciò le sue labbra che fino a quel momento erano socchiuse…

 

 

 

  
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