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Autore: CrossoverManZero    22/05/2021    2 recensioni
Il mondo criminale di New York è sotto assedio. Qualcosa o qualcuno sta terrorizzando i criminali della città, in una solitaria guerra contro il crimine. Non è un supereroe, ma qualcos'altro. E' una Creatura della Notte. Un Uomo Pipistrello. Un Crociato Incappucciato. Un Cavaliere Oscuro. Lui è... Batman
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Batman
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Saaaaaaaaaaaaalve a tutti! Sono qui con il prologo di un nuovo crossover che mi ronzava in testa da un po'. Ho deciso di fare questo esperimento di inserire un personaggio della DC nell’universo Marvel e ho pensato che il più adatto fosse Batman. E prima di lasciarvi alla lettura, vi do qualche chiarimento: innanzitutto il Batman di questa fic sarà ovviamente un OC, e cioè una rivisitazione in chiave Marvel. Quindi avrà delle grosse differenze rispetto all’originale. Stessa cosa riguarda i suoi nemici. Alcuni saranno riadattati alla Marvel mentre altri saranno sostituiti da alcuni villain della Marvel. Non mancheranno i team-up con altri eroi Marvel. Vi ripeto comunque che questo è solo un prologo e se la storia continuerà o meno dipenderà solo da voi. Se vi piace, allora farò in modo di continuare. In caso contrario, lascio perdere e amici come prima. Detto questo, vi lascio alla lettura. Buon divertimento!
 
 
 
 
 
Marvel’s The Batman
 
 
 
 
Prologo
 
 
Era una serata piovosa a New York. Il cielo era completamente ricoperto di nuvole e l’acqua scendeva copiosa. I tuoni erano assordanti e i fulmini, attraversando le nubi e ramificandosi in loro, le facevano sembrare delle enormi masse cerebrali pulsanti. In una strada di periferia, una donna di mezza età leggermente in sovrappeso stava tornando a casa reggendo due grossi sacchetti della spesa ormai zuppi come i suoi vestiti, lamentandosi del maltempo.
 
-Ci mancava anche la pioggia. E, tanto per cambiare, ho dimenticato l’ombrello a casa!- borbottò seccata.
 
-Ehi, mammina…- fece improvvisamente una voce. La donna si voltò alla sua sinistra e vide la silhouette di un uomo nascosto nell’ombra. L’ombra rendeva impossibile vedergli il volto, ad eccezione degli occhiali aventi delle lenti spesse di colore azzurro.
 
-Ho bisogno di te, mammina.- disse l’uomo con voce inquietante ed eccitata. La donna cominciò ad allarmarsi, intuendo il pericolo.
 
-Vieni qui al caldo con me. Fammi sentire al sicuro.-
 
La donna cercò di scappare ma non fu abbastanza veloce: l’uomo le afferrò una spalla, trascinandola con forza verso di sé.
 
-Oh Dio, ti prego, no…- implorò impaurita la donna, solo per ritrovarsi la bocca tappata.
 
-Shh, fai piano…- sussurrò il maniaco estraendo un coltello dalla tasca.
 
-…tra poco sarà finita.- alzò il coltello, pronto a calarlo sulla sua prossima vittima. All’improvviso, il vetro della porta alle sue spalle andò in frantumi, mentre una mano guantata di nero gli afferrò il polso, stringendo fino a spezzarglielo e facendogli cadere l’arma. Il maniaco non ebbe il tempo di gridare, che venne afferrato da una seconda mano, per poi essere trascinato all’indietro attraverso il finestrino della porta, scomparendo tra le ombre. La donna, che nella colluttazione era caduta a terra, si voltò tremante ma non vide nessuno. C’erano solo il vetro della porta distrutto e, ai piedi di quest’ultima, gli occhiali azzurri del suo assalitore.
 
 
 
 
Bob Kowalski si sistemò meglio gli occhiali mentre leggeva il giornale, aiutato dalla luce del lampione sotto al quale aveva parcheggiato il suo taxi. L’articolo parlava di un assalto a un furgone portavalori sventato dai Champions, il nuovo supergruppo formato da eroi adolescenti. Bob scosse la testa: già non bastavano i supereroi che lottano tra loro, mostri giganti che cadono dal cielo o l’Hydra che assume il controllo del pianeta, guidata da un Capitan America nazista. No, ci mancavano anche dei ragazzini che giocano a fare gli eroi, finendo un giorno o l’altro per farsi ammazzare. I suoi pensieri vennero interrotti quando uno degli sportelli posteriori si aprì con forza e una donna con abiti molto succinti venne spinta dentro il taxi.
 
-Porta le tue chiappe schifose lì dentro, sgualdrina! Ci facciamo un giro!-. L’uomo che aveva appena parlato era un uomo di colore dal viso marcato e la barba corta e ben curata. Indossava una camicia viola con sopra un gilet nero, pantaloni grigi e scarpe scure. Indossava anche una pelliccia bianca e un cappello bianco di una marca costosa. A Bob fu subito chiaro che si trattava di una prostituta con il suo “protettore”.
 
-È il quarto cliente che lasci insoddisfatto, questa settimana! Sono stufo marcio! Ti rendi conto di quanto mi fai del male, Jenny?! Mi stai incasinando la vita!-. Estrasse un coltellino dalla lama lunga e sottile mentre Jenny lo fissava impaurita, intuendo cosa stava per accaderle.
 
-Ti prego, Slick, non la faccia, non…AAAH!-
 
-Oh, ma guarda, Jenny, adesso hai una terza narice.-
 
-Ehi, amico, vai da un’altra parte. Non mi servono casini, chiaro?- sbottò Bob, irritato. Sapeva benissimo cosa stava succedendo, che Slick stava “punendo” quella poveretta e non voleva che una cosa simile accadesse proprio sul suo taxi. Ma l’unica cosa che riuscì a rimediare fu il ritrovarsi la lama insanguinata del coltellino di Slick puntata in faccia.
 
-Chiudi quella c***o di bocca e guida!-
 
Bob si limitò a girarsi dall’altra parte, prendendo le chiavi mentre Slick tornava a infierire sulla povera Jenny. Pur non approvando quello che stava succedendo, Bob è sempre stato uno che preferiva farsi gli affari propri. Perciò, mentre tentava di accendere il motore che invece sembrava non volerne sapere di partire, sospirò rassegnandosi all’idea di dover ripulire i sedili posteriori. Ma si consolò al pensiero che, tra soli due mesi, si potrà godere la tanto amata pensione e magari andrà a trovare sua figlia e i nipoti a Cleveland. Ad un tratto, l’intero taxi venne fatto sobbalzare da un forte tonfo.
 
-Ehi, amico, vedi di andarci piano lì dietro. Devo ancora finire di pagarla questa macchina.- disse Bob, raccogliendo gli occhiali caduti.
 
-Che vuoi da noi? Era sul tetto.-
 
-Sul tetto?-
 
-Esatto, sul tetto.- rispose Slick abbassando il finestrino e tirando fuori una pistola.
 
-E se qualcuno cerca di fare il furbo con me…-. Ma non finì la frase perché uno stivale nero gli schiacciò la mano armata contro il finestrino, facendogli cadere la pistola mentre i vetri rotti penetravano nella carne. Subito dopo una mano sfondò il tetto del taxi, afferrando Slick e trascinandolo fuori. Jenny si diede alla fuga, terrorizzata. Anche Bob provò a scappare, tentando nuovamente di far partire il motore, ma poi il corpo di Slick gli cadde dritto sul cofano. Bob uscì dal taxi e si avvicinò a Slick, vedendo che era pieno di lividi e sangue ma, nonostante ciò, ancora vivo. Alzò allora lo sguardo, rimanendo impietrito da ciò che vide: appollaiata sopra il lampione, c’era quella che gli parve come una “grossa ombra nera”, avvolta in un nero mantello. La pioggia e il buio rendevano difficile l’identificazione, ma Bob riuscì a intravedere, su quella che doveva essere la testa, due estremità lunghe e appuntite, simili a orecchie o corna. Ma soprattutto vide due occhi bianchi e taglienti che lo fissavano minacciosi. Bob avvertì un brivido gelido percorrergli la schiena, mentre quegli occhi gli penetravano l’anima. Ad un tratto, l’essere oscuro alzò un braccio, da cui parve uscire una specie di fune e, subito dopo, sembrò alzarsi in volo, sparendo nella notte. Bob rimase per qualche secondo a fissare il punto in cui era sparita quella… cosa. Dopodiché prese il cellulare e fece il numero della polizia, mentre nella sua testa prendeva corpo una decisione: sarebbe partito per Cleveland domani stesso. E al diavolo la pensione.
 
 
 
Paul McGregor era un giovane agente di polizia in servizio da almeno un anno. E, a parte rincorrere qualche scippatore, i suoi turni di pattuglia procedevano tranquilli. Tranne quella sera: lui e il suo partner erano stati mandati a controllare un edificio apparentemente abbandonato, dopo che la centrale ha ricevuto una segnalazione su dei colpi d’arma da fuoco provenienti da lì. Una volta scesi dalla vettura, McGregor aprì il bagagliaio e tirò fuori un fucile mentre il suo partner si accontentò della pistola d’ordinanza e una torcia. Entrarono nell’edificio con molta cautela. L’interno sembrava tranquillo e dava l’impressione che non ci entrasse nessuno da anni. Ma non appena illuminarono un corridoio, notarono uno strano oggetto conficcato su una porta. Sembrava un piccolo boomerang dalla forma strana: quella di un pipistrello. Dopo essersi scambiati un cenno, McGregor si posizionò davanti la porta, puntando il fucile, mentre il suo partner girava lentamente la maniglia per poi aprirla di scatto. Dietro di essa c’erano delle scale che portavano in uno scantinato. McGregor cominciò a scendere, seguito dal suo partner, e una volta arrivati in fondo, rimasero inorriditi da ciò che trovarono: chiuse dentro una cella c’erano almeno una decina di ragazzine asiatiche, probabilmente delle immigrate clandestine, ridotte in condizioni disumane, con addosso solo la biancheria intima e tutte con la faccia truccata come i clown. Entrambi i poliziotti sentirono un nodo allo stomaco: dovevano essere capitati in uno dei covi di Pagliacci, il trafficante di esseri umani arrestato dai Champions qualche tempo fa. Correva voce che fosse evaso di recente e avesse subito ripreso la sua attività. E il ritrovamento di quelle povere ragazze sembrava confermarlo. Mentre il suo partner armeggiava con la radio per avvisare la centrale in modo che mandassero delle ambulanze, McGregor si avvicinò alla cella nel tentativo di calmare le ragazze, notando però due particolari che non lo convincevano: innanzitutto non c’era nessuno a guardia della cella e poi, nonostante il lucchetto fosse stato forzato, nessuna delle ragazze aveva tentato la fuga.
 
-È tutto a posto, non abbiate paura. Siamo qui per aiutarvi.- disse con tono pacato, sperando che almeno una di loro lo capisse.
 
-Lui salvate noi.- rispose tremante una delle ragazze.
 
-Lui venuto. Diavolo nero. Lui venuto. Lui salvate noi.-
 
McGregor inarcò un sopracciglio.
 
-Un “diavolo nero”?-
 
-Probabilmente si tratta di Daredevil. Ho sentito dire che ha cambiato costume.- disse il partner, avvicinandosi. McGregor aprì la porta della cella ma la ragazza la richiuse, lasciando interdetti i due. Fecero per chiedere spiegazioni, quando lei indicò il soffitto, terrorizzata.
 
-Lui… ancora qui.-
 
In quel momento si sentì un tonfo sordo provenire dai piani superiori, seguito dalle grida di un uomo. I due agenti si divisero: mentre il partner restava a proteggere le ragazze e chiamava i rinforzi con la radio McGregor si precipitava fuori dallo scantinato, imboccando il corridoio adiacente fino ad arrivare a una rampa di scale. Comincia a salire cautamente, imbracciando meglio il fucile mentre le urla si fanno sempre più vicine.
 
-T-ti giuro che non lo so! Ti prego, abbi piet-AAARRGHH!!!-
 
Il grido fece venire la pelle d’oca a McGregor che si avvicinò a una delle stanze e ne scrutò attentamente l’interno prima di entrare. La stanza era priva di mobili e la debole luce di una lampadina sul soffitto ne mostrava l’evidente degrado, i muri erano marci e pieni di muffa e c’era anche un grosso buco sul soffitto vicino l’ingresso. McGregor fece appena un passo che la sua attenzione venne catturata da dei lamenti alla sua destra. Voltandosi, vide un uomo steso a terra, ammanettato a un termosifone, a torso nudo e con il corpo pieno di lividi, le dita delle mani spezzate e la faccia ridotta a una maschera di sangue. McGregor si avvicinò e, con suo grande stupore, si accorse che quell’uomo non era altri che Pagliacci. Questo cominciò a farlo preoccupare. Pagliacci non era uno che cedeva facilmente durante un interrogatorio quindi, se era lui l’uomo che ha sentito urlare prima, chiunque l’abbia ridotto così doveva essere qualcuno che sapeva il fatto suo. Il suo primo pensiero fu rivolto a Daredevil, ma questo operato sembrava troppo brutale per lui. Per un attimo temette che Frank Castle fosse tornato in città, ma scartò subito l’idea per il fatto che il criminale fosse ancora vivo. Stava ancora rimuginando, quando avvertì come una presenza alle sue spalle. Si voltò molto lentamente e sbarrò gli occhi non appena lo vide: appesa in un angolo del soffitto e seminascosta nell’ombra vi era una figura umanoide che lo fissava. Agli occhi terrorizzati di McGregor apparve come un “pipistrello umano”. Accadde tutto in un attimo: McGregor sollevò il fucile e aprì il fuoco mentre, allo stesso tempo, la creatura-pipistrello abbandonava la sua postazione muovendosi velocemente come un’ombra umana, evitando tutti i colpi di fucile per poi darsi alla fuga attraverso il foro sul soffitto. In quel momento arrivò il partner, attratto dagli spari e McGregor agì d’istinto e sparò. Fortunatamente finì per mancarlo, prendendo invece il muro accanto mentre il partner si chinava per evitare le schegge.
 
-Ma sei impazzito?!- sbraitò il partner.
 
-L’ho visto! L’ho visto bene! Non è Devil. È quel… quel Pipistrello! Quello dei notiziari e…-
 
Il partner gli venne incontro e gli strappò il fucile dalle mani.
 
-Per poco non mi staccavi la testa! Cerchiamo di non sparare ai buoni, ok?!-
 
Si avvicinarono al tramortito Pagliacci e quando lo illuminarono con la torcia, ebbero un sussulto.
 
-Mio Dio! Guarda: lo ha marchiato!-
 
Infatti sul corpo del criminale, poco sotto la spalla, c’era un marchio impresso a fuoco sulla pelle. Proprio come gli allevatori di bestiame, anche questa creatura della notte aveva un suo marchio: il pipistrello.
 
 
 
 
Alla fine la pioggia cessò, dando un po' di tregua alla Grande Mela. Purtroppo, lo stesso non si poteva dire del crimine. Infatti, dalle parti di Brooklyn, due bande criminali erano impegnate in uno scambio dentro un vecchio magazzino. Il capo di una delle bande mise su un tavolo una valigetta piena di soldi.
 
-Ok, ecco i soldi. Ora… fammi vedere la roba.-
 
Il leader dell’altra banda aprì un’altra valigetta, rivelando delle piccole capsule piene di pillole blu.
 
-Ecco qua, amico. O.C.M.: Ormone della Crescita Mutante. Puro al 100%.-
 
-Puro, eh? E chi mi garantisce che è autentico?-
 
-Amico, così mi offendi. Diamondback offre solo prodotti di ottima qualità e sa essere molto generoso… purché la ricompensa sia buona.-
 
Il primo leader prese una delle capsule e la esaminò, mentre l’altro continuava.
 
-Ti assicuro che, con questa roba, Brooklyn sarà vostra nel giro di un mese. Nemmeno quel cosplayer di Spider-Man potrà fermarvi.-
 
Il primo leader sorrise.
 
-Va bene… ti sei procurato un cliente.-
 
All’improvviso qualcosa colpì le luci, frantumandole, e il magazzino cadde nel buio.
 
-HEY!>-
 
-MA CHE CA--
 
-CHE È SUCCESSO ALLE LUCI?!-
 
-È SPIDER-MAN?! È QUI?!-
 
Uno dei criminali calpestò qualcosa. Lo raccolse e cercò di guardarlo alla luce della Luna. Era un boomerang metallico… a forma di pipistrello.
 
-Oh, no…-
 
Estrassero tutti le pistole.
 
-N-Non è Spider-Man! È “Lui”!- disse terrorizzato uno dei criminali.
 
-Lui chi?-
 
-Il Pipistrello!-
 
-COSA?!-
 
-È solo un mito.-
 
-Raccontalo a Sid “La Seppia”. Sapete cosa gli è successo.-
 
-Oh, ma dai. Sid “La Seppia” era strafatto ed è volato giù dal cornicione. Sai che perdita!-
 
-Non è quello che ho sentito io. Dicono l’abbia fatto fuori il Pipistrello-
 
-Ma che st*****te!-
 
-Venti piani. Spiaccicato. Non aveva più una goccia di sangue in corpo!-
 
-Perché era sparso tutto sull’asfalto, genio! Adesso vedi di stare zitto! Non esiste nessun “Pipistrello”, chiaro?!-
 
Mentre i criminali si guardavano attorno, la paura iniziava ad attanagliarli. Dall’alto, nascosta tra le travi del soffitto, una figura li osservava, i suoi occhi bianchi brillavano nell’oscurità. Tirò fuori delle piccole sfere metalliche e le lanciò di sotto, generando una coltre di fumo che aumentò il panico dei criminali. A quel punto saltò, piombando su uno degli uomini armati e mettendolo fuori combattimento. Gli altri provarono a reagire ma era così buio che non riuscivano a vedere nulla. Il nemico invisibile cominciò a neutralizzarli uno alla volta, ben nascosto dal fumo e dal buio. I lampi degli spari rivelarono quello che, agli occhi dei criminali, aveva le sembianze di un “gigantesco pipistrello”. In poco tempo, tutti gli scagnozzi furono a terra. I capi gang videro due occhi bianchi che li fissavano dall’oscurità.
 
-Che stai aspettando?! USA L’O.C.M.!!!- urlò il leader n°2. Il leader n°1 fece per aprire la capsula che aveva in mano… ma un batarang ha colpito la capsula, distruggendola e rovesciando a terra il contenuto.
 
-NOOOOOOOO!- gridarono entrambi. La figura emerse dall’oscurità, venendo illuminata dalla luce lunare. Si rivelò essere un adolescente, sui 17/18 anni, vestito con un costume da pipistrello nero e grigio e con un emblema nero sul petto raffigurante un pipistrello. Il vigilante iniziò a camminare verso i due leader e quando li raggiunse, uno dei due prese la valigetta con i soldi e gliela porse.
 
-Ok, va bene, dividiamo i soldi: facciamo… 60/40?-
 
Il Pipistrello lanciò un batarang che si conficcò nella valigetta. Emise un suono acuto, poco prima di esplodere e ridurre i soldi in cenere.
 
-MA SEI FUORI DI TESTA?!-
 
-FILIAMO DA QUI!-
 
Cominciarono a correre, in preda al terrore, e in qualche modo raggiunsero delle scale che li condussero sul tetto del magazzino. Bloccarono l’uscita e cercarono un modo per scendere, ma una volta raggiunto il lucernario, questi andò in pezzi mentre la sagoma del vigilante si stagliava contro il cielo, librandosi in aria. I lembi del mantello si aprirono come se fossero delle grandi ali, dando l’impressione che volasse. Atterrò di fronte ai due criminali, sbarrando loro la strada e fissandoli minaccioso. Subito gli puntarono contro le pistole, ma lui lanciò un batarang che li disarmò. Un istante dopo, con un balzo sovrumano, si scagliò contro uno dei due delinquenti, gettandolo a terra per poi rimettersi subito in piedi. Il secondo criminale tentò di prenderlo a pugni, ma l’Uomo Pipistrello riusciva a schivare e parare ogni suo colpo e alla fine gli appioppò un gancio sinistro che lo stese. Il criminale di prima vide con orrore il suo compare venir messo al tappeto e tentò la fuga, ma il vigilante gli lanciò contro un batarang legato a una fune che gli si avvolse attorno alle gambe, facendogli perdere l’equilibrio. Cominciò poi a tirare la fune, trascinando a sé il criminale che agitava le braccia tentando di aggrapparsi a qualcosa. Dopodiché lo afferrò per il bavero e lo sollevò di peso, portandolo oltre il cornicione.
 
-Non uccidermi! Oddio, ti prego, non uccidermi!- gridò il criminale in preda al panico, vedendo i suoi piedi penzolare nel vuoto.
 
-No, non ti ucciderò. Da morto non mi servi a niente.- rispose il vigilante, parlando per la prima volta, con voce greve e profonda.
 
-Devi fare una cosa per me.-
 
-Farò tutto quello che vuoi! Lo giuro!-
 
-Voglio che tu vada dai tuoi amici, da tutta la feccia come te. E soprattutto dai vostri capi. Diamondback, Lapide, Il Maggia, Gatta Nera, Goblin Nation, Mr. Negativo, Kingpin. Tutti quanti! E voglio che gli porti il mio messaggio: “Per anni vi siete nutriti delle ricchezze di questa città, sentendovi intoccabili, al di sopra delle conseguenze. Ma ora quel tempo è finito! Da questo momento, nessuno di voi è al sicuro! Perché ora ci sono io. E sto venendo a prendervi!"-
 
-M-Ma chi sei tu?- chiese il criminale sempre più spaventato. A quelle parole, il Pipistrello lo tirò a sé, ponendo i loro volti a pochi centimetri l’uno dall’altro.
 
-Io sono… Batman.-
 
A quel punto, l’ormai nominato Batman gettò il criminale sul tetto. Poi salì sul cornicione, aprì il mantello e si lanciò di sotto. L’uomo si precipitò a vedere, ma di Batman non c’era più traccia. Sembrava svanito nel nulla. E mentre il criminale crollava a terra svenuto, in lontananza si sentivano le sirene della polizia farsi sempre più vicine.
 
 
 
Ciao di nuovo. E si comincia! L’universo Marvel ha finalmente il suo Batman. Spero che questo prologo vi sia piaciuto. Se avrà un seguito dipende da voi. Prima di lasciarci, una curiosità: in pochi lo sanno, ma le primissime storie di Batman, quelle della Golden Age, non erano ambientate a Gotham, bensì a New York. Quindi, ambientare questa fanfiction a New York è un tributo a quelle storie. Ci vediamo al prossimo capitolo!   
   
 
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