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Autore: Ivy001    27/05/2021    2 recensioni
Quando la felicità di una famiglia viene distrutta da un evento inaspettato e inspiegabile...qualcuno scompare, la Banda si riunisce
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bogotà, Nairobi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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È suonata la campanella e le lezioni sono cominciate da appena dieci minuti quando, alla porta dell’ufficio della presidenza, bussa qualcuno.

“Avanti” – risponde una donna sulla cinquantina, con i capelli corti e neri, gli occhiali da vista adagiati sulla punta del naso e lo sguardo fisso su innumerevoli documenti.

“Mrs. Williams, c’è qualcuno che vorrebbe parlarle” – spiega il bidello Lucas, trattenendosi sull’uscio della porta.

“I genitori di qualche studente? Dovrebbero sapere che il ricevimento non è previsto prima delle dieci” – commenta la dirigente, ribadendo le regole imposte da lei stessa alle famiglie.

“In realtà è una giovane ragazza e ha una proposta da farle” – aggiunge l’uomo.

Incuriosita, la  donna da il consenso e ,adagiando cartelle varie e fogli da compilare su una cattedra accanto, si pone all’ascolto della persona appena entrata nella aula.

“Buongiorno, mi chiamo Hanna Virtanen, grazie per la sua disponibilità” – mostrandosi quanto più sciolta e garbata possibile, la finlandese consegna, in primis, il curriculum alla dirigente scolastica.

“Vorrebbe essere assunta qui, deduco” – accerta l’adulta scrutando un profilo degno d’onore della fanciulla.

“Lei viene da Turku e ha appena ventitre anni. Mi complimento per le esperienze che ha vissuto e per le capacità che possiede” – Mrs Williams è piacevolmente colpita dalla preparazione di una così giovane ragazza.

E Vienna di questo è soddisfatta  ed è ben di essere giunta rapidamente al traguardo, visti gli apprezzamenti ricevuti.

Ma si sbaglia, e le sue certezze crollano quando la signora precisa – “Però al momento abbiamo raggiunto i numeri di docenti disponibili. Anche se la mia è una struttura privata, non sono previste assunzioni su concorso, abbiamo selezionato con cura il personale e non necessitiamo di ulteriori professionisti”

“Ha insegnanti di musica?”

“Certo, il signor Turman lavora qui da oltre vent’anni” – spiega la preside.

“Con tutto il rispetto signora Williams, ma non le sembra che dei bambini per essere coinvolti abbiamo bisogno di novità?” – le parole di Vienna, nota per non contenersi specialmente nel dire cose scomode, spiazzano l’adulta.

“Insinua che ci sono persone anziane qui?”  - la donna si pone subito sulla difensiva.

“Assolutamente no, intendo dire che io ho studiato e sono una violinista professionista. Avrei tanto da dare dai bambini, aiutarli ad apprezzare la musica vista da un lato diverso da quello dell’ “Imparare a memoria” ciò che viene spiegato! Mi dia un’opportunità, non se ne pentirà”

Dopo qualche secondo di silenzio, Mrs Williams esprime la sua opinione, non cambiando idea in merito – “Al momento non è un’urgenza per la scuola. Semmai avrò bisogno di lei, la contatterò”

Senza dar modo alla ventitreenne di insistere, la dirigente la invita ad uscire dalla stanza.

“Cazzo” – pensa tra se e se Hanna, che sente come un macigno il fallimento della missione.

Raggiunto l’esterno della struttura, la giovane, appartandosi, si appresta a raccontare tutto ai Dalì.

“Abbiamo visto tramite la microspia” – commenta Erik - “Che si fa adesso?”

“Calma e sangue freddo! Sbaglio o c’è un tipo anziano che lavora lì?” – fa notare Denver.
“Esatto” – risponde Hanna.

“Bisogna semplicemente farlo licenziare”  - spiega Ramos.

“Ma cosa dici?” – il tono di rimprovero di Monica mostra il suo diniego – “Perché mai dovremmo recare danno a terze persone?”

“Amore, sei sempre troppo buona e dolce. Non abbiamo altre chance, giusto prof?” – a quel punto Daniel si rivolge a Sergio.

“C’è sempre un’altra opzione da considerare, Denver, quella di mettere la preside di fronte alla fama di Hanna. Dovrà capire che perdere un diamante prezioso come una violinista di grande talento equivarrebbe ad una grossa perdita per la scuola che, invece, ne potrebbe aumentare di prestigio” – riflette Marquina, camminando avanti e indietro, nel salone.

“Tornare lì ed insistere non è il caso” – sostiene la finlandese. Così, carica di dubbi, chiede –“ Come faccio a renderli consapevoli del mio talento?”

E a fronte del silenzio dell’intera  Banda, è Axel a prendere parola.

“Aspetta, ho un’idea” - tira fuori un computer, da un borsone dei tanti che ha portato con se fino a Perth, lasciato casualmente sul divano.

“Io posso fare in modo che i tuoi video, il tuo nome, le tue esperienze, arrivino alla scuola, o meglio, alla visione della preside! Mi basta sapere solo l’indirizzo email della dirigente”

Tutti sorpresi dal talento tecnologico del gitano, si complimentano.

“E pensare che il genio della rete dovevo essere io” – ridacchia Rio, cedendo il plauso al nuovo Dalì.

“Chi ti ha insegnato queste cose? In che modo farai quanto hai detto?” – il professore è scioccato mentre lo osserva smanettare al PC.

“Questi sono i segreti del mestiere” – risponde Axel, concentratissimo sul compito assunto.

E, se a casa qualcosa si smuove, all’esterno della scuola dei gemelli Vienna chiede supporto e aiuto su come agire.

“Allora? Cosa devo fare? Datemi segnali. Non posso restare qui in eterno”

“Ti consiglio di non allontanarti troppo. Potrebbero contattarti quanto prima”-  Axel è certo e quando schiaccia il tasto Invio, sa che le sue previsioni non sbagliano.

“Caspita, un giorno dovrai insegnarmi” – Ivana è rimasta impressionata dal giovanotto dai capelli nero corvino che si mostra un genio,  superiore perfino, al professore.

“A te, forse, potrei raccontarlo” – risponde il ventunenne, volgendo lo sguardo sulla bionda, di cui gradisce i complimenti. E, guardandola meglio, adesso gradisce proprio averla di fianco.

“Caspita, non ti avevo messa bene a fuoco prima” – commenta, toccandosi, imbarazzato , la nuca. La bellezza di quella ragazza è qualcosa di paradisiaco.

“Come?” – chiede lei, non avendo afferrato il senso.

“No, nulla! Piuttosto, concentriamoci su Vienna!” – tornano così a centralizzare l’attenzione della “inviata” del gruppo.

Nei minuti che seguono, Hanna si siede su una panca di fronte la scuola, studiando ogni movimento di gente che entra e esce, mentre gli amici l’ascoltano commentare, di tanto in tanto, e visualizzano quello che la microspia mette a fuoco.

Se in un primo momento tutto sembra essere piatto e inutile, ecco che accade qualcosa, inaspettatamente, che colpisce la finlandese: trattasi della figura di una donna con la coda alta, i capelli chiari, e gli occhiali da vista, che ha con se una borsa da lavoro, e varie cartelle alla mano.

“L’ennesima docente” – dice la giovane ai Dalì, rispondendo a Tokyo che ha appena domandando chi fosse la persona appena giunta.

Eppure qualcosa spiazza la finlandese circa quella donna sconosciuta, ovvero l’appellativo con cui un bambino, di passaggio con la sua mamma, si rivolge alla tipa.

“Maestra Honey, ciao”

Ecco… è questo che sciocca la figlia di Bogotá.

“Mio Dio” – esclama la ventiduenne, alzandosi dalla panca per avvicinarsi quanto possibile all’ingresso dell’istituto per visualizzare la famosa Maestra Honey.

“Che succede adesso Hanna?” – domanda il professore, guardandola muoversi confusamente ed agitarsi.

“Ho scoperto chi è la maestra che cercavamo!” – comunica, felice che, dopo un’iniziale sconfitta, ha ottenuto un minimo successo.

“Descrivila bene, così possiamo ricordarla” – interviene Nairobi, seduta sul divano, di fianco ad Emilio e Alba.

E la sua posizione e vicinanza con Yerevan viene notata da Tokyo, rimasta ad osservare i due tutto il tempo, piuttosto sospettosa.

La faccenda della maestra Honey colpisce Mykonos che solleva un quesito importante- “Possibile che Seba non sappia chi sia? Sbaglio o siete nella stessa classe?”

“Mi dispiace non potervi aiutare. Io non conosco questa maestra Honey” – si scusa il piccolo, accolto subito tra le braccia di zia Tokyo.

“Quindi, non tutti gli alunni la chiamano con quell’appellativo, mi pare di aver capito” – riflette Lisbona ad alta voce.

“E’ che Seba non presta molta attenzione a queste cose, e sicuramente solo alcuni si rivolgeranno a quella donna con quel nomignolo affettuoso” – precisa Bogotà, consapevole che il suo bambino non è attento a particolari come quello.

“Esatto, per me le maestre sono tutte uguali. Mi danno i compiti, mi rimproverano per gli errori, parlano, parlano, parlano e mettono voti” – spiega, elencando con le dita della mano, le caratteristiche che riconosce alle insegnanti. E nel farlo,si mostra esattamente come i classici alunni che odiano la scuola e non vorrebbero mai metterci piede.

“Mi domando da chi lui possa aver ereditato “l’amore” per lo studio!” – l’osservazione di Erik, tra i più secchioni dei sette nuovi Dalì.

“Sicuramente non da te” – la battutina di Julian, fa ridere i presenti e distoglie per qualche istante dalla preoccupazione inerente la donna misteriosa.

“Ebbene? Cosa devo fare? Attendo che esca di scuola?” – Vienna torna a ricercare il supporto della squadra.

“No, veniamo noi lì”- Nairobi è decisa ad agire e sceglie di farlo raggiungendo la figliastra.

“Bisogna essere prudenti, Agata” – la trattiene Sergio, temendo possa agire in maniera sconsiderata.

“Non andrò da sola!”- lo tranquillizza la gitana.

A quel punto tutti pensano che la Jimenez sarebbe uscita, scortata dal marito. Chi più di lui può accompagnarla nelle ricerche sul campo.

E invece…

“Yerevan verrà con me!” – senza averlo interpellato, Nairo prende per mano il venezuelano e si avvia alla porta.

Inseguita da altri Dalì che provano a farla ragionare sul da farsi, Bogotá resta in silenzio, seduto al suo posto.

Ma ad essere rimasto accanto all’uomo c’è qualcuno.

“Che succede tra te e mia madre?” – chiede Axel, sospettoso.

Il saldatore fa spallucce, nascondendogli la crisi.

“Inutile che menti o che fingi che non sia accaduto nulla! C’è freddezza tra voi, non vi guardate mai e i vostri occhi sono spenti!”

“Cazzo, che osservatore che sei” – commenta l’adulto, mantenendo lo sguardo basso.

“Adesso che sono qui con voi, farò di tutto per dare una mano…che voi siate d’accordo o meno, non potete distruggere il vostro matrimonio”

“Siamo messi malissimo, figliolo! La cosa peggiorava sempre più e ho messo un punto!”
“In che senso?”

Il brusio di persone che rientrano nel salone interrompe la conversazione.

È la Oliveira a prendere Bogotá in disparte, con fare molto nervoso, e a separare i due uomini che conversavano.

“Cosa cazzo state facendo tu e Nairobi?”

“Cosa intendi dire?”

“Che state mandando a puttane tutto”

Il saldatore evita di rispondere e cerca di andare via, per evitare il discorso e possibili liti con la compagna di squadra.

“Fermo lì” – è Selene a bloccarlo, facendogli notare un dettaglio di cui si è accorta.

“Ti sei reso conto che Agata ha portato con sé Emilio e non te?”

“Si, e allora?”

“E allora? Ho visto come lui la guarda, come arrossisce e non ho dubbi Bogotá!”

“Senti Tokyo, piantala con questi giri di parole. Se devi dire qualcosa, dillo, o me ne torno in salone”

“Svegliati o rischierai di perderla per sempre!”

Quell’affermazione colpisce diretto il cuore dell’uomo che, inarcando il sopracciglio, perplesso, ascolta le parole conclusive.

“A me è sembrato che Yerevan la guardasse come la guardavi tu dodici anni fa… spero di sbagliarmi, però, se così fosse, e soprattutto, se lei alla fine cedesse… avresti dei seri problemi”

Con quella confidenza, la Oliveira lascia da solo l’amico, perché chiamata da Rio. Non immagina minimamente quale dilemma ha appena scatenato nella mente di Bogotá.

“Dove vai adesso?” – Sergio richiama all’ordine il saldatore, guardandolo apprestarsi ad abbandonare la villa.

“Cavolo, ma sono tutti impazziti!” – esclama, in panico, Marquina, seguendolo per riportarlo sulla diretta via.

“Penso sia colpa mia!” – sussurra Tokyo a Rio – “Ho agito, come al solito, istintivamente” Probabilmente rivelargli i suoi sospetti è stata la cosa peggiore che potesse mai fare.

 

   
 
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