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Autore: paoletta76    30/05/2021    0 recensioni
Un istante, soltanto un istante. Una specie di scricchiolio sinistro, poi un boato. La strada che si apriva, sotto il peso del camion, inghiottendolo, e con lui l’autista e l’uomo in divisa.
Il cuore di Jess andò a rimbalzarle all’altezza delle tempie.
- Chiamate la Squad 3, presto!
Polvere e confusione, Matt che agitava le braccia e qualcuno che correva a bordo strada, mano e labbra alla radio.
Jess raccolse il respiro e smise totalmente di pensare.
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il comando non s’era ancora fatto sentire, non in via ufficiale. Non era ancora stato scritto da nessuna parte, che il paramedico Collins avrebbe smesso di galleggiare fra le caserme del CFD per poter finalmente alloggiare in un porto sicuro. Però non era cambiato nulla; viveva ancora da Sylvie, continuava a dormire nella solita branda vicino alla porta ed al ronfare di Mouch, e a lasciar sollevare gli occhi al cielo al capitano.
Aveva smesso di contare le settimane temendo che finissero, e di litigare con la sabbietta del gatto.
 
Ma qualcosa restava, dell’antica malinconia, dell’antico sentirsi inadeguata, scomoda e provvisoria. Qualcosa che proprio non riusciva a lasciarla, insieme al nodo che le legava la gola ogni volta che sentiva pronunciare quel nome.
 
Il primo istinto era stato quello di mantenere il silenzio e tenere a freno la curiosità, evitando di essere la prima a chiedere ed aspettando che fossero gli altri a dare notizie.
Non voleva. Non voleva, che pensassero che teneva a lui in modo diverso da quello definito dal legame professionale.
Ma poi i suoi piedi avevano smesso, di ascoltare la testa, ed erano finiti a farsi guidare dal cuore. Oltre il profilo della vetrata del Med, e su, fino a quel quarto piano. Felice di non aver incontrato nessuno, nessun commento, nessuna domanda.
La stanza era in fondo al corridoio, un angolo abbastanza appartato, lontano dal brusio dell’orario di visita. Nessuno nei dintorni, o sulla porta. Nessuno, accanto al letto in cui, avvolta dalle lenzuola ed affiancata da un monitor che ne sottolineava i battiti, riposava l’ombra del tenente Grainger.
 
Un istante, lunghissimo, senza trovare il coraggio di avvicinarsi. Poi un passo, un altro. Silenzio, nel raccogliere quella seggiolina, accostarla al letto e lasciarcisi cadere.
Te l’ho promesso, che ti ci avrei fatto uscire, di lì.. apri gli occhi, tenente. Mi devi ancora quel caffè…
 
Dita, caldissime ed improvvise, a raggiungere le sue contro il bianco delle lenzuola. Occhi, verdi e liquidi, che si aprivano pian piano a cercarla, lasciando che le labbra si piegassero in un sorriso.
- Ce l’abbiamo fatta, hai visto.- Jess si ritrovò a ricambiare, leggera, stringendo piano quelle dita fra le sue ed avvicinandosi un po’ – non è che ne sei uscito proprio tutto intero, ma.. almeno rimediabile con lo scotch. No, no.. non ridere, che sennò finisce che ti si riapre qualche buco. Tieni duro. Io sono qui, ok?
Un cenno, minuscolo, a dirle di sì. Ed in quegli occhi più nessuna ombra di terrore.
Il tenente lasciava le dita fra le sue, stringeva appena.
 
E’ andata, Greg. Ora sei al sicuro.
 
C’era tornata una volta, due, tre. Non appena i piedi si decidevano ad oltrepassare quella porta a vetri e salire le scale, sempre sperando che non ci fosse nessuno a fare domande, rimanendo per tutto l’orario di visita lì, seduta accanto al letto, la mano nella sua e nessun bisogno di parole.
 
Una mattina, quell’inaspettata presenza le bloccò i passi oltre la linea della porta, vietandole di entrare.
 
Sylvie. Era Sylvie, e quella la sua inconfondibile treccia a spina di pesce calata con ordine sulla schiena. Sua la voce, suo il tono gentile.
La sua migliore amica sedeva su quella stessa sedia, in quella stessa posizione.
La stessa che fino ad allora era convinta di aver occupato solo lei.
 
E stavolta, quella voce debole e calda rispondeva.
 
- Hanno detto che ne avrai per almeno due mesi. Tieni duro. Ti danno abbastanza da mangiare?
- Sì..
 
Jess non riuscì ad evitarlo. Non era entrata, ma era arrivata allo scoperto quanto bastava per vederlo. Lui, la mano nella mano, un debole sorriso liberato dal respiratore. I capelli fra i cuscini, un braccio abbandonato e l’altro a mostrare alla propria ospite la flebo. Un ridere leggero, che Sylvie ricambiava.
 
Il nodo si staccò dal cuore ed arrivò a chiuderle la gola. Nessuna domanda, nessuna parola e nessuna spiegazione. Voltò i passi, e si allontanò da quel posto il più veloce che poteva.
 
Sylvie non se n’era neppure accorta, di quella presenza a spiarla da oltre il confine della porta.
Qualcun altro sì, ed era morto un sorriso.
  
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