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Autore: MaryElizabethVictoria    02/06/2021    0 recensioni
Morgan Stark e Sarah Rogers sono partite ormai da un anno, di nascosto dalle rispettive famiglie, in una disperata missione alla ricerca del fratello di Sarah, Philip. Il ragazzo, creduto morto, di recente è ricomparso misteriosamente per aiutarle a fuggire da un laboratorio dell'Hydra dove hanno tentato strani esperimenti sui ragazzi, per poi scomparire di nuovo. 
Le due non si daranno pace finché non capiranno cosa c'è dietro.
Intanto la diciottenne Ellie Smith, una ragazza apparentemente priva di poteri dal passato incerto, si è iscritta all'Accademia SHIELD per diventare un'agente proprio come il suo fidanzato Michael Coulson. Anche Blake Foster, Cali Erikssen, Sebastian Strange e i gemelli William e Tommy Maximoff si sono gettati a capofitto nel loro primo anno di college, dove tra esami incombenti, poteri fuori controllo e drammi familiari in agguato i guai non mancheranno di seguirli...
I fatti narrati si volgono circa un anno dopo quanto accaduto in 'The Young Avengers' di cui è consigliata la visione per contestualizzare meglio i personaggi e il loro percorso. Buona lettura!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Era ormai calata la sera su New York e le luci intermittenti della città creavano un reticolo particolarmente suggestivo attraverso le ampissime vetrate dello studio di Ingvild. O almeno di quello che ne restava dopo lo scontro.

I ragazzi si erano preoccupati di riparare in fetta e piuttosto alla buona almeno i danni maggiori, in modo che non suscitassero domande scomode. Cali nel frattempo, spacciandosi per una stagista della galleria, aveva spiegato che i rumori che si erano sentiti di sopra erano di una festa organizzata da Ingvild all’ultimo momento, provvedendo poi a mandare a casa tutti i dipendenti che lavoravano al piano di sotto , dicendo loro che la signora Erikssen si sarebbe assentata per qualche giorno a causa di un viaggio improvviso. Nessuno se ne stupì più di tanto dal momento che Ingvild aveva un carattere incostante e spesso imprevedibile. Quel genere di colpi di testa erano all’ordine del giorno e anche il fatto che di punto in bianco non si facesse più sentire da nessuno dei suoi collaboratori era considerato talmente normale da non suscitare il minimo allarmismo.

La maggior parte di loro se ne andò senza fare commenti, ad eccezione di Enid Keller, una delle segretarie più anziane che, pur avendo alle spalle anni di esperienza con artisti inaffidabili quanto Ingvild, sembrò rammaricarsi molto della sua partenza.

-Non mi stupisce che alla fine se ne sia andata- precisò la donna mentre raccoglieva pazientemente le sue cartelline da lavoro- la signora non faceva che ripetere quanto si sentisse oppressa da questa città così diversa dalla sua di origine... non sopportava il traffico, la confusione, le persone sempre di fretta, la mancanza della natura incontaminata dei fiordi. Non faceva che descriverci come stava bene in Norvegia, nella sua piccola cittadina di provincia...

-Poteva tornarsene là quando voleva- commentò Cali sgarbatamente- Problemi di soldi non ne ha, a quanto si dice almeno... perchè trattenersi in un posto che disprezza tanto?

-Oh, non poteva andarsene a causa della figlia naturalmente- le rispose la signora Enid- la signora Ingvild ha una figlia che vive qui... più o meno della tua età. Non sono in buoni rapporti purtroppo e lei non voleva ripartire prima di aver sistemato le cose. La signora ci parla di lei in continuazione, strano che non te lo abbia mai accennato.

-Non lo sapevo- mentì Cali- Sono stata assunta di recente.

-Capisco. Ad ogni modo è molto triste che alla fine sia ripartita senza averle potuto parlare. Pensa che non passa giorno che non venga a chiedermi se ho ricevuto per lei qualche suo messaggio... e quanto ci rimane male ogni volta! Poverina... mi ha sempre fatto tanta pena.

-A me no- obbiettò Cali ostinatamente- è attraente, una pittrice affermata e soprattutto ricca. E poi ora la conoscono in tutto il modo per i suoi lavori... è sempre stata la sua più grande ambizione. Almeno così ho sentito dire.

Enid la guardò con condiscendenza, sorridendole appena da sotto gli occhiali spessi.

-Mia cara, sei talmente giovane...esistono cose molto più importanti della fama e del successo, credimi. La signora Ingvild ad esempio, che come dici tu è una donna affermata e indipendente,  non è affatto una persona felice. Non è mai riuscita a superare gli errori che ha commesso in passato...certo ha sempre ammesso di aver sbagliato con la figlia, se ne incolpava spesso... ma qualsiasi cosa sia successa tra di loro era veramente pentita e sperava di poter ricominciare. Una madre resta sempre una madre, dopotutto. Lo capirai quando avrai dei figli tuoi.

-Non ne voglio, grazie tante- commentò Cali freddamente- mai voluti e mai ne vorrò.

‘Non li saprei mai amare abbastanza' avrebbe potuto aggiungere, ma si trattenne dal scendere in troppi particolari. Soprattutto con quella donna di mezza età che con i suoi modi semplici la stava già mettendo in difficoltà. Si congedò in fretta prima che la naturale empatia della signora Keller potesse vedere al di là delle sue bugie ben costruite e cogliere il suo vero stato d’animo.
Al netto degli ultimi avvenimenti bisognava ammettere che tutto il gruppo si trovava in grande difficoltà, con il morale ai minimi storici.

Ellie Smith in quel momento si era chiusa in bagno a vomitare anche l’anima, con Michael Coulson che, dopo aver aiutato a coprire sommariamente i danni alla parete e alla vetrata con delle assi, non aveva fatto che  stazionare davanti alla porta come una belva in gabbia. Ad ogni suo tentativo di entrare per accertarsi di persona di come stesse la sua ragazza veniva respinto da un frettoloso ‘sto bene’, che, come tutti potevano immaginare, non corrispondeva affatto alla realtà.

Nel mentre i gemelli Maximoff si stavano ancora riprendendo dallo scontro diretto che avevano avuto con la dea. Cali aveva usato il suo potere per curare loro ameno le ferite più gravi, operazione riuscita straordinariamente bene tenendo conto del fatto che non era la sua specialità usare il seiðr come avrebbe fatto una guaritrice. In circostanze normali se ne sarebbe vantata a non finire con il suo ragazzo e con gli altri, ma purtroppo, al momento, Sebastian e Blake risultavano ancora scomparsi. Così come Sarah che era stata rapita e chissà dove era prigioniera.

Suo fratello nell’apprendere dell’accaduto, con uno sguardo di ghiaccio, aveva finito per tirare molto semplicemente un pugno al muro, sfondandolo.

I ragazzi avevano notato con stupore che quando aveva ritirato il pugno insanguinato tutte le piccole ferite sulla mano si erano già richiuse da sole. Solamente Ellie si sarebbe potuta spiegare questo fatto con la mutazione a cui il ragazzo era stato sottoposto contro la sua volontà, ma lei si trovava troppo indisposta al momento per dare agli altri delle spiegazioni complesse. Per la verità si era limitata a riferire il minimo indispensabile del suo incontro ravvicinato con Urðr, la prima delle Norne, tralasciando tra le altre cose che Philip aveva acquisito dei poteri direttamente dalle divinità norrene.

Intanto il buco lasciato nella parete dal suo pugno stava lì, a incombere su di loro come una cupa testimonianza di quanto stavano subendo. Solamente questo sarebbe bastato a dar conto ai ragazzi della gravità della situazione. Da sempre Philip Rogers era noto per essere sempre estremamente controllato in ogni situazione. Vederlo perdere la calma, e forse anche la speranza, durante il resoconto concitato che gli avevano fatto, li aveva mandati ulteriormente nel panico.

Nella stanza regnava un silenzio esasperante.

-Torneranno per Ellie- si costrinse a dire infine ad alta voce proprio Philip, riacquistata almeno all’apparenza tutta la sua austera compostezza- dobbiamo prepararci. Fare quanto è necessario- concluse gravemente.

Il vero significato di quelle parole però pareva esser chiaro solo a lui.

-Dobbiamo trovare il modo di arrivare alla fonte di Urðarbrunnr - gli fece eco Cali, che similmente si stava sforzando di mantenere la concentrazione - è dove Ellie pensa possano aver portato Sarah. Io non so come arrivarci, però conosco qualcuno che lo sa. Potrei...

-Non sarà necessario- la interruppe Philip- so io come riprenderci Sarah. Cali, mi servi qui insieme agli altri in caso tornassero Blake e Sebastian e fossero feriti tu sei l’unica che sa usare la magia per guarire. Quanto a me, la prima cosa da fare è portare via Ellie, come vi avevo detto fin dall’inizio. Vi prego di fidarvi questa volta, è la scelta migliore.

Effettivamente, si dissero un po’ tutti, l’ultima volta che non gli avevan dato retta non si era messa bene per loro. In quel momento di particolare confusione avere qualcuno che si facesse carico delle decisioni importanti era una grazia insperata che li fece subito sentire un po’ più al sicuro. Tutti tranne Michael Coulson che, per quanto a sua volta avesse sempre nutrito una sacrosanta venerazione per i Rogers, non poteva dimenticare la pessima prima impressione che Philip aveva fatto proprio alla sua Elisabeth. La sua ragazza raramente gli parlava male di qualcuno a meno che non le avesse proprio fatto un torto personale. Spesso nemmeno in quel caso.

-Portarla dove con esattezza?- volle sapere il giovane agente- Scusami, ma questo non lo hai detto. Inoltre lei, a quanto ne so, non ha la minima intenzione di venire con te. Come la mettiamo?

-Tu sei il fidanzato suppongo- Philip Rogers che, ignorando bellamente la domanda, gli porse la mano proprio come se lo avesse appena incontrato al bar o in palestra- Penso non ci abbiano presentati.

La mano tesa restò lì dov’era senza che il ragazzo che aveva di fronte contraccambiasse il suo gesto.

-Penso che in questo caso non ci sia bisogno di presentazioni- replicò Michael, la cui proverbiale pazienza era agli sgoccioli, e che, anche a costo di sembrargli scortese, pretendeva qualche spiegazione in più di un banale ‘penso a tutto io’ - Vedi ...io porto il massimo rispetto a te e alla tua famiglia Philip. Se si trattasse della signora Johnson o del Capitano Rogers non esiterei un momento a eseguire un ordine...ma la verità è che non ti conosco. E, sempre con tutto il rispetto, vorrei vederci chiaro prima di affidarmi ciecamente al tuo piano.

-Credimi, so molto bene di cosa sei capace a causa della cieca lealtà- ribattè Philip, questa volta con malcelata ostilità- non eri forse uno di quegli agenti che avrebbe dovuto sorvegliare mia sorella e gli altri nel posto dove la mia cara madre e il mio eccezionale padre hanno scelto di rinchiuderli? A proposito, ottimo lavoro agente Coulson.

-Non potevamo immaginare che...

-Certo che no- tagliò corto Philip, sottolineando uni concetto che per la verità anche Sarah aveva ammesso più di una volta- Vedi, i miei genitori non sono infallibili, contrariamente a come alla gente piace pensare...

Michael però sostenne il suo sguardo con altrettanta fierezza.

-E non lo sei nemmeno tu- ribattè con decisione.

La tensione nella stanza ormai era evidente a chiunque.

Per un momento Philip e Michael, due ragazzi ben piazzati più o meno alti uguali, si contrapposero frontalmente sulla linea della porta che li separava da Ellie, guardandosi intensamente, con determinazione crescente e soprattutto senza il minimo accenno di un sorriso. Probabilmente se fossero stati soli sarebbero venuti allo scontro, anche se era chiaro che si trattava di una circostanza del tutto eccezionale. Tra i due si era da subito instaurata una sorta di reciproco rispetto a prescindere dal fatto che non fossero concordi sul da farsi. Chi avrebbe avuto la meglio era incerto. Philip Rogers aveva acquisito i poteri di una divinità a causa delle manipolazioni subite, ma Michael Coulson era disposto a lottare con ogni mezzo per difendere la persona che amava. Fortunatamente, prima che la situazione degenerasse, ci pensò Morgan Stark a quietare gli animi mettendosi in mezzo ai due potenziali contendenti.

-Andiamoci tutti e facciamola finita- propose la ragazza- se anche Blake e Sebastian tornano qui e non ci trovano pazienza, se se la sentono ci raggiungeranno...la priorità resta trovare Sarah.

-Questo è fuori discussione- insistette Philip, ancora incredulo del fatto che nessuno più gli desse retta -A mia sorella ci penso io. Morgan non è colpa tua, davvero... ma questa volta fidati, stanne fuori- concluse- se andiamo in guerra contro gli dei non voglio dovermi preoccupare anche di te.

-Non dovresti preoccuparti di me, di me mi preoccupo da sola!- replicò la ragazza, piuttosto indignata. Lei era stata l’unica a stare sempre e comunque dalla sua parte e lui non la stava prendendo minimamente in considerazione, anzi adesso la trattava pure con condiscendenza. Era un atteggiamento che la giovane Stark non poteva accettare, nemmeno da qualcuno che amava.

-Saresti solo una distrazione- rincarò Philip, facendola definitivamente esplodere.

-E perchè? Perchè sono una ragazza? O una misera umana? O forse perchè non ho poteri? O perchè non sono semplicemente all’altezza?

-Perchè sei importante per me, va bene?- ammise il ragazzo, lasciando trasparire per la prima volta da quando aveva fatto ritorno una traccia di debolezza - e se loro lo sapessero ti userebbero contro di me. Ti farebbero soffrire per far soffrire me. Possibile che tu non riesca a capirlo?

La ragazza restò immobile, per nulla intimidita dal suo atteggiamento, nè dalla sua confessione.

C’era stato un tempo in cui avrebbe accettato qualsiasi cosa per sentire quelle parole uscire dalla bocca di Philip Rogers. In passato Morgan era passata sopra all’impossibile pur di far funzionare le sue relazioni disfunzionali, ma quel tempo era finito, come la sua assurda dipendenza affettiva. Ci aveva riflettuto molto ultimamente ma la perdita di Sarah l’aveva come svegliata da un lungo sogno. Vedendosi portare via l’amica di cui più di tutti non credeva di meritare la stima, aveva realizzato che qualsiasi decisione la costringesse a rivedere le sue priorità a beneficio di qualcun altro non era degna di essere intrapresa. E se il prezzo da pagare fosse stato perdere tutti e rimanere da sola, quanto meno non avrebbe perso sè stessa e le sue convinzioni.

Questa ritrovata consapevolezza l’avrebbe resa forte.
E più pericolosa di quanto lei stessa potesse immaginare.

-Non ruota tutto sempre intorno a te, Rogers- decretò Morgan Stark, quasi con le lacrime agli occhi- Questa non è solo la tua battaglia, ma quella di tutti noi. Ormai siamo coinvolti non puoi chiederci di tornare indietro.

-E infatti non lo sto chiedendo... ti sto supplicando- tenne il punto lui- Ma le buone non hanno mai funzionato con te... Allora se preferisci consideralo pure un’ordine: restane fuori prima di farti male.

-Ha ragione- intervenne a sorpresa Ellie, riemersa dal bagno proprio in quel momento, pallida come un fantasma- andrò con Philip e lui mi terrà al sicuro. Voi dovete restare qui e aspettare gli altri.

-Ellie... sei sicura?- Michael era forse il più perplesso di tutti- Avevi detto che non saresti andata con lui per nessuna ragione.

-Ho cambiato idea- asserì lei, il volto serio e teso che si sforzava di abbozzare un sorriso stanco- Scusate ragazzi, lo so che avete tutti le migliori intenzioni, ma Philip è l’unico in grado di tenermi al sicuro... e voi sareste solo d’intralcio.

-Ellie...io non capisco- ammise Michael del tutto desolato.

Lei gli fece segno di smettere di parlare e lo abbracciò forte, mettendoci tutto quello che aveva, tutto quello che ancora gli avrebbe voluto dire ma per cui non ci sarebbe stato tempo.

-Fidati di me- mormorò contro la sua spalla, godendo per l’ultima volta del profumo di quell’orrendo dopobarba che a Michael neanche piaceva, ma che metteva comunque solo perché glielo aveva regalato lei- Vedrai che alla fine andrà tutto come deve andare. Ti amo.

Non lo baciò.
Se lo avesse baciato poi sapeva che non avrebbe più avuto la forza di fare quanto andava fatto. Ellie ricacciò indietro le lacrime, le ultime che le erano rimaste prima di apprestarsi al salutare anche gli altri. I gemelli sembravano prostrati, Morgan sconvolta e cali stranamente silenziosa. Il suo istinto le diceva che qualcosa non andava proprio nel modo in cui Ellie si stava congedando, come se non avesse dovuto più rivederli.

-Allora io vado- disse la ragazza, guadagnando in fretta la porta, prima di poter cambiare idea,  seguita a ruota da Philip.

Finalmente soli in ascensore, Ellie trovò il coraggio di guardare il fratello di Sarah dritto negli occhi grigio azzurri, molto simili a quelli di suo padre eppure totalmente diversi.

-Grazie- gli disse in un soffio.

-Per cosa?

La ragazza sorrise mestamente.

Era tempo di abbandonare le belle favole che si erano raccontati finora.
Soprattutto perchè ormai aveva compreso bene la natura del pericolo che dovevano affrontare.

-Per avermi lasciato il tempo di dirgli almeno addio- ammise, confermandogli senza ombra di dubbio di aver capito tutto- se ieri ti avessi seguito sarebbe già tutto finito, non ho ragione? Mi avresti già uccisa e il piano delle Norne sarebbe stato sventato.

-Ellie come...

-Sono state loro stesse a rivelarmi tutto quando mi hanno offerto di unirmi a loro. Hanno detto che gli servivo io per completare la loro ascesa, o meglio, che gli sarebbe servito il mio potere. Se mi togli di mezzo invece...potrebbero passare altri mille anni prima che nasca qualcun altro che possa definirsi un medium con le mie identiche capacità... è molto più pratico che nasconderci per sempre da divinità che comunque tutto vedono. Se non mi prendono, la loro ascensione non sarà mai abbastanza stabile e tu guadagneresti tempo, oltre che una concreta opportunità di recuperare Sarah  prima che sia tardi. Credo che in termini tattici sia la miglior cosa da fare... e non ti biasimo per averlo pensato, certamente è il modo migliore di tenerli tutti al sicuro- concluse Ellie con estrema freddezza.

Quanto le era costato dar voce a quel semplice ragionamento.
Probabilmente se avesse realizzato le intenzioni di Philip il giorno prima sarebbe scappata, si sarebbe difesa. Invece ora che era stata testimone del coraggio dei suoi genitori di fronte alla loro fine sentiva, in un certo qual modo, di non poter essere da meno.
Loro non avevano avuto paura di sacrificarsi e lei non li avrebbe delusi.
Era per quello in fondo che, chiusa in quel bagno, aveva cercato di racimolare le ultime forze necessarie... soprattutto per venire a patti con l’idea che stava per morire.

In quello stretto ascensore poco illuminato potè letteralmente vedere il ragazzo di fronte a lei tornare a respirare. I muscoli delle spalle che si flettevano involontariamente in una posa più rilassata, come se gli fosse stato appena tolto di dosso un enorme peso. Lo sguardo di Philip Rogers, ora finalmente libero da ogni traccia di finzione, riportava esattamente la grande pena che provava nel confermare la sua intenzione di porre fine alla sua vita, pur di far si che le Norne non si potessero servire di lei per rendere permanente la loro ascensione.

-Ellie... mi dispiace tanto. Anche se non ti conosco è chiaro che sei una brava persona e un’ottima amica per mia sorella. Hai fatto tantissimo per tutti noi. Non ti chiederei mai questo sacrificio...se solo ci fosse un’alternativa.

Lei, che lo capiva perfettamente, annuì in fretta, cercando di non suonare troppo patetica.

-Va bene così. Tanto la mia vita non era poi così fantastica...- cercò invece di ironizzare- Ma non ho alcun dubbio: ce la faranno anche senza di me. Perchè te ne assicurerai vero?

Lui annuì solennemente.

-Te lo prometto.

-Soprattutto date un’occhiata a Michael... Lui passerà un bruttissimo periodo e soprattutto non capirà perchè andava fatto. Ma ha sua madre accanto ...e anche la tua. Lo SHIELD è come una famiglia per lui. Sicuramente riuscirà a rimettersi in piedi e mi auguro che un giorno incontrerà una brava ragazza, possibilmente meno complicata di me, da rendere felice.

Di fronte a tanto altruismo Philip comprese come mai quella ragazza era entrata tanto in fretta a far parte della sua famiglia...non faticava ad immaginarsela a far comunella con Sarah o con i suoi genitori, sempre pronti a sacrificarsi per quella che ritenevano una giusta causa.

-Sei molto coraggiosa. Vorrei poterti dire qualcosa che lo renda più semplice...ma temo che sia al di là delle mie capacità. Se posso fare qualcosa...

-Si. Ho un’altra richiesta da farti, se non ti dispiace.

-Tutto quello che vuoi.

-I tuoi genitori, bhè loro sono fantastici...non meritano di crederti ancora morto. Sarebbe importante per me se ci andassi a parlare, quando tutto sarà finito. Tu insieme a Sarah. Sono convinta che riuscirete a riconnettervi e tornerete a essere una famiglia... diciamo quasi normale. Anzi vi auguro di essere il più noiosamente felici possibile, dico davvero.

-Incredibile- commentò Philip- Stai per morite e il tuo ultimo pensiero è comunque per la mia famiglia.

-Un po’ sono stati anche la mia di famiglia. Seppur per poco tempo mi sono sentita davvero parte di qualcosa ed è stato bello- Ellie trasse un lungo sospiro- Posso chiederti come dovremmo fare a...

-Possiamo farlo anche adesso- la interruppe lui, che non desiderava certo prolungarle inutilmente quell’agonia- Non sentirai dolore. Te lo giuro- le assicurò portandole le mani al collo.

Ellie non si oppose, anzi gli fu grata per avere almeno tentato di metterla a suo agio.
L’ascensore intanto era giunto al piano terra e si era fermato... una bella metafora per accompagnare i suoi ultimi istanti.
La ragazza non chiuse gli occhi nemmeno quando sentì il respiro venirle meno.

Non voleva andarsene da codarda, si disse, ma soprattutto non voleva che Philip si sentisse troppo in colpa a causa sua. In fondo era l’unica cosa da fare per assicurarsi che gli altri restassero al sicuro.

Proprio in quel momento le porte dell’ascensore si spalancarono sul volto paonazzo di Michael Coulson. Il povero ragazzo, per nulla convinto dallo stranissimo atteggiamento di Ellie, li aveva raggiunti prendendo le scale di corsa, finendo per trovarsi davanti all’apertura delle porte le mani di Philip strette al collo della sua ragazza.

Non ci vide più.

Con una forza che non sapeva di possedere aveva scaraventato Philip dall’altro lato del corridoio, iniziando a colpirlo con furia cieca e riuscendo anche a coglierlo di sorpresa per un breve momento. Ellie ebbe a malapena il tempo di registrare che stava di nuovo respirando quando si sentì afferrare per il polso da una mano gelida e tirare via di corsa. Si trovava già fuori dal palazzo quando realizzò che era Cali a tenerla stretta e ad obbligarla a seguirla.

Non aveva mai visto Cali tanto arrabbiata, mentre se la strattonava appresso, per le strade affollate della città. Gli altri, si augurò, dovevano essere rimasti a dar manforte a Michael.

-Stupida IDIOTA! Cosa credevi di fare?! - Cali non aveva smesso di inveire un momento mentre costringeva Ellie a un ritmo serrato, trascinandola a piedi il più lontano possibile- Tu, Sarah e tutti gli altri siete dei fottuti imbecilli! Sempre a cercare di sacrificarsi per qualche causa nobile... non vi posso lasciar soli cinque minuti che vi state già mettendo in pericolo inutilmente...siete patologici!

Ellie dal canto suo ebbe il tatto di non farle notare che lei aveva fatto esattamente la stessa cosa l’anno scorso, nel tentativo di salvare la vita di Sebastian. Ma forse più che tatto si trattò di puro spirito di conservazione, che Ellie stava  velocemente riacquistando, dopo la bravata di poco prima: se avesse osato rinfacciarle cosa era successo un anno fa probabilmente ci avrebbe pensato Cali a farla fuori definitivamente.

Evidentemente non sono poi così coraggiosa a come pensavo, si disse Ellie, di fronte a quella sfuriata di proporzioni epiche.

-Mi dispiace Cali- mormorò sommessamente la ragazza, sperando di placarla.

Ma la furia di Cali non accennava a diminuire, anzi sembrava la stringesse sempre più forte per continuare a farla camminare, apparentemente senza una meta. Inoltre, senza che se ne rendesse conto la sua pelle aveva cominciato ad assumere sfumature sempre più bluastre e più di una persona per strada si stava girando a guardarle. Decisero quindi di virare verso un vicolo meno affollato.

-Cali, lasciami...non capisci...mi dispiace, ma era l’unico modo! Ascoltami...

-Ascoltami tu, Bella Addormentata- esordì quella, fermandosi davvero un momento per fissarla dritta negli occhi come se le volesse ghiacciare anche l’anima- Sei veramente una piaga da avere intorno, con tutti i tuoi nobili drammi e tutte le tue uscite buoniste da principessa delle fiabe... ma che io sia dannata se oggi perderò anche te! Se sei tanto ansiosa di raggiungere il mondo dei morti ci possiamo organizzare in mille altri modi...ma non ti permetterò mai di suicidarti. Piuttosto ti ammazzo io! Mi hai capita bene?!

-Ma era l’unico modo- insistette Ellie.

-Sei veramente più stupida di quanto sembri. Il suicidio non è che una soluzione definitiva a un problema temporaneo. Non è mai una buona idea!

-Pensaci meglio, questa volta ho avuto fortuna e sono riuscita a scappare...ma se le Norne mi dovessero trovare nulla impedirebbe loro di completare l’ascensione... Perderesti in maniera definitiva tua madre e perderesti Sarah!

Quell’argomentazione era sicura l’avrebbe convinta, invece la ragazza non si mosse di un millimetro.
Era chiaro che ormai aveva in mente un suo piano ed Ellie non sapeva se esserne confortata o spaventata.

-Allora faremo in modo che non ti trovino- affermò Cali con un sorriso ben poco rassicurante sulle labbra- Dimmi una cosa principessa, quando ti ho detto che abbiamo mille modi di raggiungere il mondo dei morti...pensavi parlassi in senso figurato?

Senza attendere la risposta della ragazza, Cali estrasse dalla borsa una fiala verde e la gettò ai loro piedi. Il fumo sprigionato annebbiò momentaneamente la vista di Ellie, oltre a riempirle le narici di un odore denso e sgradevole. Avrebbe detto quasi di decomposizione.

E quando il fumo si diradò la ragazza si rese conto di non trovarsi più a New York.

La prima sensazione che avvertì pizzicarle la pelle fu di gelo, un gelo molto diverso dal semplice freddo, che pareva venirle da dentro più che da fuori. Il fumo si era disperso ma adesso era la nebbia di una landa desolata ad avvolgerla. L’orizzonte sembrava non aver mai fine, il cielo grigio e nana una luce fioca e decisamente cupa. La cosa più stupefacente era che in quel silenzio di tomba Cali sembrava trovarsi perfettamente a suo agio.

Il terreno scuro su cui poggiavano i piedi le due ragazze sembrava crepitare ad ogni loro passo. Ellie si rese presto conto che doveva esserci qualcosa sotto...qualcosa che si frantumava sotto la terra smossa.

-Dove...dove siamo?

Il sorriso decisamente ambiguo di Cali brillò tra le ombre.

-In un luogo dove le Norne non penserebbero mai di cercarti. Si, ammetto che non è il massimo in quanto a vitalità...ma è divertente a modo suo. Ci vive la mia sorellastra Hel. Voi due andreste proprio d'accordo...avete lo stesso noioso senso del dovere, stesso rigore, stessa aria da morte in piedi- rise come se avesse appena detto qualcosa di estremamente divertente.

-Tu ci sei già stata?- domandò Ellie guardandosi intorno con circospezione, senza incontrare con lo sguardo nulla che non fossero sparuti alberi dai quali sembrava penzolassero dei corpi, o meglio, quello che ne restava.

-Solo una volta- rispose Cali, evasiva- dai... non è tanto male! Ecco, guarda!- esclamò all’improvviso raccogliendo qualcosa di sferico da terra e gettandolo subito a Ellie.

-Ehi...ma che modi!- la raggiunse una voce stridula, tutta denti.

Fu così che ragazza si rese conto di tenere in mano un teschio umano.
Un teschio che le stava parlando, muovendo con stridore le due mandibole, in maniera piuttosto indignata. Stava dicendo qualcosa circa i giovani senza rispetto che Ellie non capì perchè troppo occupata ad gridare a sua volta, mollando di colpo la presa e lasciando rotolare il teschio parlante più in là tra mille recriminazioni.

-Cosa ti avevo detto? Divertente- commentò Cali al settimo cielo di fronte all’amica sconvolta.

-Non è affatto divertente Cali...Mi vuoi dire per favore dove siamo?- domandò ancora Ellie.

-Siete nella mia dimora- intervenne una terza voce, bassa ed estremamente autorevole.

Apparteneva ad una ragazzina dall'aspetto gracile, con lunghissimi capelli neri scarmigliati, avvolta in un logoro sudario.
Aveva le sembianze lugubri di uno spettro eppure incombeva su di loro con la dignità di una regina. E a conti fatti si trovavano proprio nel suo dominio, il regno dei morti di infermità, di malattia o di vecchiaia. I morti senza onore che non avevano conquistato il Valhalla.

Ellie tremò trovandosi al cospetto niente meno che della stessa Hel, la dea norrena degli Inferi figlia di Loki.

-Ciao sorellina- la salutò Cali in tutta tranquillità- Ho pensato di fare un salto a trovarti, dobbiamo parlare...


 

  
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