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Autore: ljkeavjrgjn    04/06/2021    0 recensioni
Storia ispirata dal 04x18. Come reagisce Santana sapendo della "sparatoria" a scuola? Ovviamente, si tratta di una Brittana. Buona lettura :)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Kurt Hummel, Rachel Berry, Sam Evans, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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"Signora Pierce!" esclamò Santana, vedendo la madre della sua ex-ragazza, non appena la porta di casa Pierce si aprì davanti ai suoi occhi. Quella casa che ormai considerava un po' la sua. Forse perché lo era. Forse perché aveva passato più tempo tra quelle quattro mura di un vivace giallo che nella propria abitazione. Forse perché per la prima volta si era sentita al sicuro proprio in quell'edificio, circondata da visi sorridenti, piuttosto che dalla sua violenta famiglia. In effetti, non c'era giorno in cui Santana non andasse a trovare la sua amica, poi la sua amante, poi la sua ragazza. Spesso si presentava con un sorriso imbarazzato, chiedendo di poter restare per la notte. Altre volte, veniva ritrovata seduta sul portico, il viso solcato dalle lacrime, i capelli fradici per il temporale che imperversava intorno a lei, reduce da un'altra furiosa litigata dei suoi genitori. Un paio di volte, sfoggiava, con la sua solita aria orgogliosa e mai spaventata, - anche se Brittany poteva sempre vedere il terrore e il dolore nei suoi occhi di pece - un livido violaceo proprio sullo zigomo. Allora di solito si accusava, diceva che non aveva nessun altro posto dove andare, che poteva tranquillamente rimanere sul portico, non avrebbe creato problemi. E Susan Pierce la faceva entrare con il suo solito sorriso gentile, attenta a non farle sembrare quell'invito un gesto di carità, altrimenti non lo avrebbe accettato.

"Santana! Quante volte ti ho detto che mi devi chiamare Susan?" la donna gettò le braccia al collo della ragazza che ormai considerava sua figlia, inspirando il suo profumo delicato. La strinse in un abbraccio come se da questo dipendesse tutta la sua vita. Sapeva quanto le due ragazze erano rimaste legate, se non effettivamente, nei rispettivi cuori. E sapeva quanto Brittany avesse bisogno dell'altra in quel momento. 

"Lei..." Santana esitò un secondo, staccandosi dall'abbraccio. "Lei come sta?" chiese preoccupata, non poteva stare bene dopo quella giornata di inferno. La donna la fece entrare e la latina rimase ferma al centro del salotto, imbarazzata. Non doveva permettersi di considerare quella casa la sua, non più. Aveva abbondanato Brittany e ne doveva affrontare le conseguenze ora. Le si spezzò il cuore al solo pensiero. Quella non era più casa sua. Brittany non era più sua. Si chiedeva come mai Susan non ce l'avesse a morte con lei, ma, alla fine, preferiva non saperlo. Preferiva che tutto rimanesse così. Che la madre della sua ex-ragazza la amasse ancora. Rimase lì, in piedi, ad aspettare qualcosa, forse la risposta della madre di Brittany. Forse il coraggio di salire quelle poche, ma infinite, scale che conducevano alla camera del suo amore. 

"Non bene, non vuole parlare con nessuno" Susan Pierce sospirò, avvicinandosi a Santana e mettendole una mano sulla spalla. "Ha cacciato Sam." 

Il cuore della ragazza fece un salto, quasi le arrivò in gola, sentiva come se stesse uscendo dalla bocca. Perché aveva cacciato Sam? Era il suo ragazzo. I suoi messaggi le tornarono in mente. La bionda amava lei. Non Sam. Voleva lei. E non l'avrebbe cacciata. E a Susan andava bene? Dopotutto, Santana aveva fatto soffrire sua figlia. Semplicemente ignorava questo fatto? Come se non fosse mai successo?  Quasi come se sentisse i pensieri di Santana, la madre di Brittany la abbracciò di nuovo e disse: 

"Lei ti ha perdonata, sai? Sa che lo hai fatto per lei e non potrebbe esserti più grata. E te ne sono anche io, ho visto come stava quando eravate ancora insieme. Non voglio più vederla così" sussurrò, dandole un bacio tra i capelli. Santana alzò lo sguardo su di lei, gli occhi neri arrossati e lucidi di lacrime. 

"Non avrei mai dovuto lasciarla qui" mormorò, provando disperatamente a calmarsi. Odiava piangere in pubblico, sopratutto davanti agli adulti. Non voleva che la considerassero debole. Ma non riusciva a non piangere pensando a Mine, a come aveva lasciato Brittany, allo sguardo nei suoi occhi chiari, alla delusione, al dolore che emergevano. Quello sguardo le spezzava il cuore ogni volta. La tormentava durante i suoi peggiori incubi e, sempre più spesso, anche quando non dormiva. Si era sentita morire e non era più stata se stessa. Non era più la stronza di Lima Heights, sempre con una battuta sarcastica pronta. Era una ragazza che passava intere giornate a piangere, raggomitolata sul suo letto, spesso confortata da una dispiaciuta Rachel Berry, la sua mano delicata che disegnava lievi carezze sulla schiena della latina, non volendo essere troppo intrusiva, ma neanche troppo distante.

Ora era quasi il fantasma della vecchia se stessa. Come se il suo corpo fosse un involucro vuoto.

"Hai fatto la cosa giusta. Devi pensare al tuo futuro" disse Susan, comprendendo il motivo che aveva portato la mora a rompere con sua figlia. 

"È lei il mio futuro" rispose a bassa voce la latina, mentre saliva le scale, dritta alla stanza di Brittany. Cosa le avrebbe detto? Aveva avuto un intero viaggio per pensarci e, comunque, non aveva la minima idea delle parole che avrebbe usato. Non che non l'avesse vista dalla rottura, anzi, era tornata più volte a  Lima solo per avere una scusa per ammirare ancora una volta quei diamanti azzurri, ma si erano dette "ti amo" via messaggio. Stavolta era diverso. Stavolta avrebbe dovuto affrontare quei pozzi blu pieni di aspettative e di tristezza. E avrebbe dovuto consolarla. Non era mai stata brava a consolare. E se Brittany non la volesse più perché non sapeva consolare? Santana si dice che era un'idiota anche solo a pensarlo. La bionda la amava per quello che era e il sentimento non poteva cambiare per una cosa del genere. Ma la amava? E se le avesse scritto solo perché pensava che stesse per morire? E se non la amasse davvero? E se amasse Sam? Santana si costrinse a spegnere quella vocina nella sua testa che generava in lei quei dubbi. Non aveva certo bisogno di insicurezze, non in quel momento. 

Bussò delicatamente alla porta della sua ex, per non disturbare. Era stata così delicata che, data una mancata risposta, per un po' credette che non si fosse sentito. O che non avesse bussato davvero, che fosse davvero la sua immaginazione che le stava giocando brutti scherzi. Sentì il bisogno di tornare indietro, a New York, di non affrontare le conseguenze delle sue azioni. 

Codarda. Disse la vocina nella sua testa.

Codarda. Codarda. Codarda.

"Mamma ti ho detto che voglio stare da sola" una debole voce si levò dalla stanza, rotta dal pianto. La sua voce. Santana si sentì svenire. Il cuore le batteva all'impazzata. Non era allegra, come al solito. Era triste, quasi distrutta. Le si strinse il cuore quando sentii quel tono. Le venne voglia di piangere. Aprì la porta delicatamente e mise la testa dentro. La bionda era di spalle, raggomitolata su stessa, una coperta che la avvolgeva completamente. Sembrava una bambina impaurita. Stringeva forte i pugni e singhiozzava silenziosamente, le lacrime che bagnavano il cuscino rosa con gli unicorni stampati sopra. Quegli occhi stupendi erano chiusi, strizzati. Il viso era rosso. 

"Britt, sono io" mormorò la latina, camminando lentamente verso il letto, i passi leggeri uno dopo l'altro. 

Brittany si girò di scatto sentendo la sua voce, sgranando gli occhi. Il nero si specchiò nell'azzurro dopo così tanto tempo. I quattro occhi si fusero, diventarono una cosa sola, al punto che non si distingueva più dove finiva la pece e dove iniziava il cielo. Santana non si sentiva più le gambe, forse stava per svenire di fronte all'oggetto del suo amore. Non riusciva a respirare bene, il fiato era imprigionato nelle sue narici. Il polso le batteva come se avesse appena corso da New York fino a Lima.  Dopo un bel po' di tempo - troppo, o forse troppo poco - passato a guardarsi negli occhi, Santana ruppe il contatto visivo, abbassando lo sguardo imbarazzato per terra, fissato sul pavimento a mattonelle bianche. Pochi secondi dopo sentì una debole stretta a metà della schiena, poco sopra il bacino. Istintivamente strinse le braccia intorno al collo della ragazza e con una mano tremante le accarezzò i capelli biondi come la luce del sole. La più alta nascose il viso nell'incavo del collo dell'altra e singhiozza silenziosamente, appiccicando il suo corpo da ballerina a quello della mora. Santana trattenne il fiato quando sentii le curve della bionda premere sulle sue. La testa le girava e la voglia per la ragazza si riaccese in lei. Come se fosse mai andata via. 

"Grazie" sussurrò Brittany, inspirando forte il profumo dell'altra, nel punto in cui era più intenso. Sapeva di vaniglia, come al solito. E non si trattava di un profumo artificiale, era il suo aroma, emanato dal suo corpo stesso. Grazie per cosa? Per essersi praticamente teletrasportata da New York? Per averle detto "ti amo"? Per quell'abbraccio? 

Lentamente, Brittany si staccò dall'abbraccio, solo un pochino, trovandosi faccia a faccia con la latina. Quei due diamanti incastonati nel viso latteo erano fissi nei buchi senza fondo di Santana. La leggevano come nessuno era mai stato in grado di fare. Scoprivano i suoi segreti più profondi e lo mettevano a nudo, sottoponendoli all'esame di una lente di ingrandimento. Ma la mora non aveva più voglia di scappare da quell'esame accurato, non aveva più paura. Si sottoponeva ad esso volontariamente, lasciava che la maschera cadesse. 

"Quei messaggi...Ne...Ne dovremmo parlare" disse Santana, balbettando per la prima volta nella sua vita. Si accorse solo allora delle lacrime che le stavano scivolando lungo le guance. Erano lacrime di sollievo e di amore. Si era ricongiunta con la sua metà. Era completa. Si asciugò frettolosamente le guance, come per nascondere che avesse versato una lacrima. Come se Brittany potesse non accorgersene. 

La bionda annuì distrattamente e la condusse verso il letto, facendola sedere accanto a lei. I suoi occhi blu erano ancora rossi per il pianto, così come il naso e alle guance, bagnate di lacrime. Santana si mise a gambe incrociate come quando, molto tempo prima, per la prima volta si erano baciate, un po' spaventate dalle emozioni che si rivelavano su di loro. 

"Penso davvero quello che ti ho detto. Voglio lasciare Sam" disse la ballerina con una risoluzione che Santana non credeva possedesse. Le sue mani color cioccolato trovarono quelle bianche dell'altra e le strinsero. 

"Non voglio più vivere a New York, voglio stare qui, con te. Per favore permettimi di farlo" disse la latina tra i singhiozzi, gli occhi stretti per evitare la fuoriuscita di altre lacrime. L'altra, quasi come se si fossero accordate in precedenza, sgranò gli occhioni azzurri. 

"No, non ti permetterò di rinunciare al tuo futuro per me" rispose con sicurezza, quasi rabbia. Non voleva che la latina abbandonasse i suoi sogni solo per passare del tempo con lei. 

"Lo capisci che non posso proteggerti se sono a New York?!" urlò Santana disperata, spalancando gli occhi, incontrando quelli chiari di fronte a lei. La paura che succedesse qualcosa di brutto alla bionda mentre lei era lontana, come era accaduto quella volta, la uccideva. Non si sarebbe perdonata se avesse corso pericoli a causa sua.

"E io non voglio che tu torni in questa cittadina per stare con me!" rispose Brittany con la stessa disperazione nella voce. Presero entrambe un grande respiro, non volevano urlare l'una contro l'altra,  on ora che si erano ricongiunte.

"Scusa" Santana abbassò la testa nel mormorare quella piccola parola, mordendosi il labbro, perché lei di solito non chiedeva scusa, era difficile per lei. Sentì due dita sotto il suo mento che lo rialzavano e le due paia di occhi si scontrarono. Era possibile che avesse un mini infarto ogni volta che i suoi occhi incontravano quelli della mia bionda? Non poteva andare avanti così. Quasi non si accorse del viso della bionda che si avvicinava al suo, fino alla collisione delle loro labbra. Si scambiarono un bacio dolce e delicato. Santana sentì di nuovo il sapore della sua ex ragazza. Ambrosia, nettare di Paradiso. 

Il bacio durò troppo poco, le due ragazza si seperarono, poggiando le fronti l'una contro l'altra. I loro respiri affannati si mischiarono, erano ancora così vicine. Faceva quasi male esserle così vicina e non poterla toccare, per Santana. Ogni sua cellula voleva un nuovo bacio con la bionda, tanto che iniziò a tremare. Aveva un bisogno fisico di lei. Di starle accanto. 

"San..." sussurrò la bionda, il suo respiro che arrivava addosso all'altra. Dopo quella piccola parola, azzerò di nuovo le distanze tra di loro, fondendo le loro labbra in un bacio diverso. Era famelico, bisognoso, fatto di capelli tirati e di morsi. Le mani di Santana trovarono immediatamente il grano dei capelli di Brittany, tirandola più vicino a sé, mentre con la lingua esplorava la bocca della bionda. Le sembrava di tornare a casa. Le loro lingue si intrecciarono in una danza furiosa, le mani iniziarono ad esplorare, come se fosse la prima volta, il corpo dell'altra. I loro respiri si fecero corti, affannati, come se avessero appena corso la maratona. Santana, riluttante, si staccò dal bacio. 

"Non...non possiamo. Non voglio essere l'amante" disse con la voce bassa, i ricordi di suo padre che tradiva sua madre che le affollavano la mente. Non poteva essere come loro, non voleva che Brittany fosse come loro. Provò a scacciare l'immagine di suo padre immerso tra le gambe della sua segretaria di vent'anni. Era una bambina di dieci anni, all'epoca. Ne era stata distrutta. Si costrinse ad allontanare quelle immagini dalla mente. 

Si morse il labbro, voleva Brittany. Ma non in quel modo. Non come l'amante da nascondere nell'armadio.

"Santana, domani mattina lascio Sam. Ma ho bisogno di te ora" sussurrò la bionda, mettendo le mani sul viso dell'altra, facendolo alzare. 

Santana esitò qualche secondo. Si fidava di Brittany. Sapeva che avrebbe lasciato davvero Sam. E di certo anche lei aveva bisogno della bionda. 

Non sei come tuo padre, disse una vocina nella sua testa. La latina si avventò ancora una volta sulle labbra sottili di Brittany. Doveva averla in quel momento. 

Le due ragazze si abbandonarono alla passione, mani intrecciate, sospiri combinati, quasi un unico sospiro, cuori che battevano all'unisono, urla e gemiti soffocati da bocche fameliche. Si amarono come se fosse stata la prima volta, come se si stessero conoscendo. Si amarono più che mai, era troppo tempo che stavano lontane. Quando raggiunsero l'ennesimo apice del piacere, insieme, si accasciarono l'una contro l'altra, i corpi quasi fusi in uno solo. Respiravano con difficoltà, Santana che disegnava lenti cerchi sulla pelle lattea della sua migliore amica-ragazza-anima gemella. 

"Ti amo" sussurrò la bionda nel suo orecchio, mentre si sentiva sempre più assonnata. 

"Ti amo anche io" rispose Santana nello stesso tono, addormentandosi lentamente anche lei. 





Spazio autrice

In un primo momento avevo pensato di chiudere la ff così, ma ora ho voglia di scrivere un altro capitolo, quindi e in fase di scrittura. Ho cercato di rendere i capitoli più lunghi, come mi è stato giustamente suggerito, spero di essere riuscita nel mio intento. Buona lettura a tutti :)
   
 
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