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Autore: Dromeosauro394    05/06/2021    0 recensioni
Tracsorso un anno da quando il cucciolo d'uomo Mowgli ha messo in fuga la tigre Shere Khan e poi ha seguito sognante una rgazzina nel villaggio degli uomini. La storia sembrava conclusa. Ma purtroppo il piccolo Mowgli fa fatica ad ambientarsi nel villaggio dove Messua e Kamya che lo hanno preso come figlio lo chiamano Nathoo. Solo Shanti, la bambina che lo aveva condotto gli è amica.
Anche gli amici di Mowgli rimasti nella giungla hanno dei problemi. Baloo non riesce a diemnticare il suo cucciolo. E sebbene Shere Khan non si veda da un anno, giungono rumori su una tigre rimasta zoppa per una bruciatura che si aggira per la giungla.
Un seguito al classico Disney che combina anche elementi dei libri di Kipling.
"Perché era dovuto finire in quel villaggio? Sarebbe potuto restare nella giungla ora che Shere Khan era scappato. Nessuno poteva capirlo. Neanche Shanti per quanto ci provasse poteva capire la vita che aveva nella giungla. Sospirò e alzò lo sguardo verso la finestra. Quanto avrebbe voluto poter stringere il pelo caldo di Baloo in quel momento. Chissà cosa stava facendo il suo papà orso in quel momento?"
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: AU, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mowgli intanto aveva condotto felice la mandria al fiume. I bufali si erano messi tranquilli a brucare o a fare il bagno. Mowgli aveva trovato un tronco comodo e si era steso con le braccia dietro la testa. “Questa sì che è vita”, citò felice Baloo, suo mentore in fatto di ronfate e penniche. L’orso in questione, a sua insaputa, si stava dirigendo proprio verso il fiume, spinto dai quattro avvoltoi. “Andiamo Baloo, un bel bagno ti tirerà su”, gli disse rassicurante Buzzie, mentre lo seguivano in volo. “Ah, non lo so ragazzi. Se non ho quel cuccioletto steso sulla pancia, stare a mollo nel fiume non è lo stesso”.

“Avanti amico. Da quant’è che non ti lavi? Ho annusato carogne che puzzavano di meno”, lo punzecchio Ziggy. Baloo non reagì ai loro commenti ma continuò a mettere lento un piede dopo l’altro verso il fiume. Con un ultimo sforzo scostò dei rami bassi e si ritrovò sulla sponda dello Waingunga. Sospirando apatico fece un saltino e stette seduto a mollo nell’acqua bassa. Gli avvoltoi gli planarono accanto. “Forza Baloo, vedrai che le cose si sistemeranno”, sussurrò Buzzie. “Già”, aggiunse Dizzy, “Il tuo valore come orso non è definito dal ricoprire o meno il ruolo di figura genitoriale per Mowgli. Sia lui che te eravate due individui separati e funzionanti prima di incontrarvi, perciò lo potete essere di nuovo anche se non state più insieme”. Gli altri tre avvoltoi guardarono straniti Dizzy. “Che c’è? È vero”, mormorò il rapace.

“Ah, vorrei tanto che fosse così”, esclamò sconsolato Baloo, “Invece non riesco più a riprendermi senza Mowgli. Ogni momento penso a lui. Ovunque mi giri vedo la sua faccia. Caspita mi sembra di vederlo steso laggiù proprio in questo istante”, disse sollevando piano una zampa. Gli avvoltoi si girarono in direzione degli artigli e rimasero a bocca aperta. Il cucciolo d’uomo era proprio dove stava indicando l’orso.

Buzzie si strofinò incredulo gli occhi. Ziggy sussurrò: “Ragazzi sono solo io o lo vedete anche voi?”

“No, no lo vedo anch’io”, disse Flaps muovendo la testa in modo affermativo”.

“Vedere cosa ragazzi?”, chiese Baloo con la testa accasciata all’indietro.

“Forse ti conviene dare un’altra occhiata Baloo”, suggerì Dizzy. L’orso alzò pigramente la testa e guardò dove indicavano gli uccelli. Rivide Mowgli e si rese conto che non era un’allucinazione, il suo cucciolo era proprio sotto l’albero dall’altra parte del fiume. “Mowgli”, sussurrò Baloo realizzando la situazione. “Mowgli!”, urlò pazzo di gioia. In fretta e furia si alzò e corse per attraversare il fiume inzuppando gli avvoltoi fini all’ultima piuma.

Mowgli che si era steso e aveva gli occhi socchiusi sentì una voce in lontananza. Si tirò su strofinandosi stanco gli occhi e la voce giunse più chiara. Qualcuno stava dicendo il suo nome. Che Kamya o qualcun altro del villaggio fosse venuto a controllare che stesse facendo un buon lavoro? Lì nessuno però lo chiamava Mowgli, per loro era Nathoo. Allora chi poteva essere?

“Mowgli”, giunse ancora la voce, questa volta chiaramente dal fiume. Il bambino si girò e vide non altri che il suo amico Baloo che usciva fradicio dal fiume. “Mowgli, soldo di cacio!”, gli urlò l’orso con la sua vociona. “Baloo”, sussurrò Mowgli mentre l’eccitazione lo percorreva da capo a piedi. “Papà orso”, strillò di gioia e corse verso di lui. Orso e bambino si precipitarono uno dietro l’altro e Mowgli gli saltò al collo felice. Baloo strinse felice il cucciolo al petto mentre Mowgli affondava il viso nella sua pelliccia. “Oh, Baloo, mi sei mancato così tanto”, sussurrò il bambino nel pelo dell’orso. “Oh, anche tu cucciolo d’uomo, anche tu”.

Gli avvoltoi sull’altra sponda del fiume avevano le lacrime agli occhi. “Sniff. Mi commuovo sempre davanti a queste scene”, disse Buzzie asciugandosi una lacrimuccia con le penne. “Andiamo ragazzi, non restiamo qui a piangerci addosso andiamo salutare l’esserino. Andiamo, andiamo”, disse Ziggy spintonandoli quasi dentro il fiume. I quattro avvoltoi si alzarono in volo verso Baloo che si era seduto con Mowgli a cavalcioni sul suo ventre. “Ehi, cucciolo d’uomo!”

“Ehi, Mowgli”.

“Come stai compagno?”

“Non ti sarai dimenticato di noi vero?”

“Già ricordati che sei praticamente un avvoltoio onorario”, gli dissero volandogli intorno gli avvoltoi. Mowgli continuò a stringere Baloo: “Certo che mi ricordo di voi. Oh, Baloo ci sono così tante cose che devo raccontarti. Non immagini le notti che ho passato sveglio pensando a te”.

“Soldo di cacio, anche tu mi sei mancato molto. Avanti allora, parla. Com’è la fantomatica vita nel villaggio degli uomini?”

Mowgli allora cominciò un lungo racconto sull’anno passato là, su come Kamya e Messua lo avessero accolto in casa loro, su come ora il suo nome fosse Nathoo e non Mowgli. Baloo storse il naso a quel nome così assurdo per il suo cucciolo. Il bambino parlò anche degli usi e costumi degli umani, delle loro regole impossibili, di come nessuno credesse ai suoi racconti della giungla e di come Shanti fosse la sua unica amica.

“Aspetta. È quella che ti ha attirato nel villaggio, vero?”

“Si. È lei”, confermò il ragazzino. Baloo si trattene dal dire cosa pensava di lei visto che sembrava che ora fosse diventata così amica del cucciolo. Mowgli poi parlò dell’incidente dei manghi e di come l’avessero spedito a fare da guardiano ai bufali, i quali continuavano a pascolare tranquilli lì accanto.

Appena i due amici si furono raccontati tutto ciò che dovevano non persero più altro tempo e si lanciarono in duetto della loro canzone preferita, ballando e cantando tra i bufali impassibili. Buzzie, Flaps e Ziggy tenevano il tempo a ritmo di fianchi e pensavamo di unirsi all’orso e al cucciolo d’uomo, ma il saggio Dizzy li convinse che forse era meglio lasciarli in pace dopo un anno di separazione, così i quattro si alzarono in volo.

Mowgli e Baloo stremati dopo il loro balletto si lasciarono sprofondare nel fiume come ai vecchi tempi.  Baloo si lasciò galleggiare e Mowgli si stese sul suo pancione. I due rimasero zitti senza bisogno di dirsi nulla per vari minuti.

In quel momento la corrente del fiume trascinò lì anche tre ignare spettatrici. Le tre scimmie che avevano fatto irruzione nel villaggio erano rimaste per un bel pezzo a dimenarsi nell’acqua incapaci di nuotare fino ad arenarsi contro un bufalo. Le tre poverette salirono sulla schiena dell’animale come fosse un salvagente, sputacchiando  e tossendo mezzo fiume. Erano distrutte, i manghi persi e nessuna notizia sul cucciolo d’uomo. Ma improvvisamente una delle scimmie lanciò un grido di sorpresa e scrollò le altre due indicando l’orso e Mowgli poco distanti.

“Ah, Mowgli. Ora che sei tornato da me non ci separeremo più. Vero, cucciolo mio?”, disse Baloo strofinandogli la testolina. Mowgli stette zitto un istante e poi rispose: “Si, beh, ecco Baloo io devo tornare al villaggio stasera”.

 “Cosa?”, disse l’orso smettendo di galleggiare facendo cadere in acqua Mowgli. Il cucciolo risalì e sputacchio un paio di volte: “Si, devo riportare la mandria al villaggio”.

“Ma Mowgli, cucciolo. Ci siamo appena ritrovati. Questi bufali pigri non vanno da nessuna parte. Resta con me almeno per un giorno. O una settimana. Beh, decideremo domattina”.

“No, Baloo”, continuò serio Mowgli, “Non posso restare. Ho promesso a papà ...”, a quella parola Baloo fece uno sguardo offeso. “Cioè ho promesso a Kamya di riportare tutti i bufali entro il tramonto. E questa volta non posso fare pasticci”. Baloo sospirò: “Ecco, già ti stanno facendo diventare uomo”.

“No, non è vero”, protestò il bambino schizzandolo. “È solo che... Ho fatto una promessa e devo mantenerla, tutto qua”. Baloo scosse il capo poco convinto. “Perciò è un altro addio Mowgli. Ah, va bene mi rassegnerò alla mia vita di solitudine e miseria. Nessuno vuole stare col vecchio Baloo”.

“Ma che addio e addio. Domani devo portare di nuovo la mandria al pascolo. Mi troverai qui!”

“Cosa? Davvero? È fantastico Mowgli”, disse l’orso stringendolo in un abbraccio.

“Cough, si”, mormorò stritolato dall’orso. “Anzi ora che sono un mandriano potrò uscire ogni giorno”.

“Questo è fantastico”, esultò l’orso. “Preferirei averti tutte le ore del giorno e della notte, ma penso che mezza giornata ogni giorno possa andare”. Mowgli sorrise contento e si avviò fuori dal fiume.

Le tre scimmie si guardarono sorridendo. Ora sapevano cosa riferire a sua maestà. Con un balzo saltarono sugli alberi.

 Baloo e Mowgli passarono insieme il tempo che gli restava dopodiché il cucciolo d’uomo si allontanò in groppa a Mysa. Il bambino salutò felice Baloo che ricambiò malinconico mentre Mowgli tornava dagli esseri umani. 

 

Nel frattempo Buzzie, Flaps, Dizzy e Ziggy stavano sorvolando sconsolati la giungla. “Ah, sempre la stessa storia”, sospirò Buzzie, “Quando non hanno più nessuno ci usano come una spalla con cui piangere, ma appena sono di nuovo felici nessuno vuole più intorno noi uccellacci della morte. Ora cosa facciamo?”

“Non lo so”, sospirò Flaps. “Tu cosa vuoi fare?”. Buzzie non ebbe neanche la forza di arrabbiarsi.

“Forza compagni. Groan, tutta quella riunione familiare mi ha messo un certo languorino. Ehi, guardate laggiù signori!”, indicò Ziggy.

“Dove?”, chiese stanco Dizzy.

“Propio là. A ore nove. Yum, sembra una bella carcassa”.

“Bah, non ho appetito”, si lamentò Buzzie, “E se è l’ennesimo nilgai, preferisco che spolpiate me”.

“No, no, molto meglio. È un predatore”.

“Cosa davvero?”, disse sorpreso Buzzie, era raro trovare la carogna di un animale che non fosse una preda.

“Sì, sì, sì, sì”, confermò Ziggy strofinando un attimo le ali. “Mh, e sembra anche che siamo i primi. Le frattaglie sono mie!”, detto questo si gettò in picchiata verso gli alberi. Dizzy e Flaps lo seguirono a ruota lasciando dietro il lento Buzzie. “Ehi, no, aspettate ragazzi. Ragazzi! Per favore una fila ordinata. Non siamo mica sciacalli”. Gli altri tre non lo ascoltarono e planarono verso l’animale steso sotto un grande dirupo. Gli uccelli necrofagi saltellarono verso il loro pasto che si rivelò essere un lupo grigio. “Pancia mia fatti capanna”, gongolò Ziggy.

“Guardate ce n’è che un altro”, indicò Flaps. Gli avvoltoi si avvicinarono incuriositi all’altro animale morto.  Dizzy abbassò il becco sconsolato quando vide che era una pantera nera. “Yum, yum, yum”, si leccò il becco Ziggy, “Da quanto tempo è che non mangiamo pantera?”

“Fermò amico”, disse pacato Dizzy, “Guarda meglio quella pantera. Non la riconosci?”

“Oh, no”, si strinse il becco fra le ali Flaps, “È Bagheera”.

“Allora ragazzi. Puff! Fermi… pant. Non cominciate senza di me. Beh, che sono quei becchi lunghi? Oh… Bagheera”.

Gli avvoltoi riservarono un minuto di silenzio all’amico defunto. Buzzie si portò un’ala al cuore: “Ricorderemo tutti Bagheera la pantera. Era troppo buono, troppo nobile per questa giungla”.

“Un vero amico”, aggiunse Dizzy.

“Sapeva dare sempre buoni consigli”, sospirò Flaps.

“Già”, disse Ziggy, “È sempre dura quando la tua cena è qualcuno che conoscevi. Beh, ora mangiamo. Io cominciò dalla coda”. L’avvoltoio senza troppi complimenti affondò il becco nella coda nera accasciata al suolo. “Groaaaar!”, ruggì di dolore Bagheera. Gli avvoltoi saltarono in aria terrorizzati perdendo una dozzina di penne ciascuno. Buzzie si accasciò fra le ali di Dizzy. Bagheera intanto risvegliatosi grazie allo shock di dolore alla coda stava scuotendo la testa rintronato. “Oh, ahi, la testa. Cosa è successo?”, sollevò lo sguardo e vide Ziggy che teneva ancora la sua coda nel becco, troppo scosso dalla resurrezione di Bagheera per mollare la presa. La pantera gli lanciò un’occhiataccia e l’avvoltoio abbassò gli occhi sulla coda. Fece un sorrisetto e la sputò: “Ahaha. Scusa credevamo che fossi già passato dalla parte dell’essere mangiato invece che mangiare gli altri”.

“Non ancora”, mormorò stanco Bagheera, “Ma ci è mancato poco. Mpfh, mi fa Male tutto. Oh, no!”

“Cosa c’è?”, chiese Dizzy.

“Sto cominciando a ricordare quello che è successo”.

“Ma cosa ti è successo?”, chiese Flaps mentre faceva aria al povero Buzzie che stava rinvenendo. “Sembravi proprio morto”.

“Shere Khan, ecco che mi è successo”.

“Shere Khan?!”, esclamò Buzzie e risprofondo nelle ali di Dizzy che non lo sostennero per lo stupore.

“Perciò è tornato?”, chiese Dizzy.

“Sì, ed è ancora più intenzionato a uccidere Mowgli. Si è presentato alla riunione del Consiglio e ha usato Kaa per ipnotizzare tutti. Ora è lui che guida i lupi”. Gli avvoltoi borbottarono indignati. “Quel povero cuccioletto”, mormorò preoccupato Buzzie.

“E proprio quando si era ricongiunto con Baloo. Erano così felici”, disse Flaps ancora più triste.

“Di che state parlando?”, chiese confuso Bagheera.

“Stamattina abbiamo portato l’orso al fiume per fare un bagno e abbiamo incontrato nientemeno che il cucciolo d’uomo”, gli spiegò Ziggy.

“Cosa?”, disse preoccupato. “Che ci faceva fuori dal villaggio?”

“Lo hanno mandato a fare la guardia ai bufali”, disse Dizzy.

“Oh, no. No, questo non va bene. Vuol dire che domani mattina sarà di nuovo là”, disse allarmato Bagheera che conosceva le abitudini degli uomini. “Se Shere Khan scopre che ora sta fuori dal villaggio, lontano da armi e fuoco avrà il campo libero per... Questa non ci voleva. Speravo che almeno Mowgli fosse al sicuro al contrario di noi altri”.

“Noi altri?”, chiese col cuore in gola Flaps.

“Sì. Shere Khan ha passato un anno a progettare la sua vendetta sul cucciolo d’uomo e ha deciso di includere tutti noi che lo avevamo protetto la scorsa volta”.

“Quindi siamo ricercati”, disse Ziggy. I quattro avvoltoi si strinsero l’un l’altro guardandosi intorno spaventati. Bagheera sbuffò: “Voi avete le ali idioti. Accidenti, se non sapevate niente di questa storia vuol dire che Rama e la sua famiglia non sono riusciti ad avvertire nessuno. Povero Baloo, non saprà niente. Dobbiamo avvertirlo prima che i lupi siano su di lui. E dobbiamo trovare un modo per fermare quella tigre. Di certo contro il colonnello Hati e i suoi elefanti non potrà nulla. Devo andare ad avvisarlo”, con un balzo corse nella giungla. “Voi intanto volate veloci ad avvertire Baloo!”, urlò prima di scomparire nel fogliame.

“Oh, ragazzi qui la vedo male”, piagnucolò Ziggy.

“Shere Khan! E i lupi”, squittì Flaps.

“Non è il momento di darsi agli isterismi”, borbottò combattivo Buzzie. “Forza ragazzi! Muovete quei didietri piumati e andiamo ad avvertire Baloo”, ordinò l’avvoltoio tappo spiegando le ali.

“Ssse per voi non fossse un problema io avrei un’altra prpoposssta”, sibilò qualcuno alle loro spalle. Non appena i quattro uccelli si voltarono confusi i loro occhi si illuminarono di un bagliore psichedelico. La testa di Kaa spuntò sghignazzante tra i rami. “Voi non andrete ad avvertire Baloo. Quell’orso non è vostro amico. Il vostro più caro amico è… Shere Khan”

“Il nostro più caro amico è Shere Khan”, mormorarono in coro gli avvoltoi.

“Essssattamente”, sorrise il pitone.

 

   
 
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