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Autore: coopercroft    06/06/2021    0 recensioni
Laura Lorenzi è un giovane dottoressa italiana, arrivata a Londra per specializzarsi in patologa forense. Convive con un doloroso passato che l'ha chiusa in una solitudine forzata.
Quel lavoro, che tanto ha voluto, le fa conoscere un uomo complicato e singolare con cui inizia un rapporto altalenante pieno di luci e ombre: Mycroft Holmes, fratello maggiore del più noto Sherlock.
Quella frequentazione problematica trascina Laura in gioco di potere, di attentati, di omicidi che logorerà entrambi.
Tra discussioni e riavvicinamenti, si ritroverà a combattere con caparbietà per quel sentimento tormentato che li avvolge sempre più strettamente: una "solitudine elettiva" che li porterà ad aprirsi reciprocamente.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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La serata a Baker Street fu rilassante.  Cercai di non pensare a quello che era accaduto, anche se provavo un sottile dispiacere. Non raccontai nulla a John, invece Sherlock credo sapesse già tutto. Rimase silenzioso nella sua poltrona osservandomi di tanto in tanto. Io mi limitai a coccolare la piccola Rosie, e sfinita andai a letto presto.

Unica nota positiva: trovai la sorpresa di un sms di Mycroft, che mi chiedeva come stavo. Gli risposi un laconico “Sto bene.” E mi infilai sotto le coperte brontolando all’indirizzo dei fratelli Holmes.

L’indomani trovai Molly che mi aspettava, voleva mettere in chiaro la situazione in cui mi ero trovata, così parlammo di quello che era successo.

Lei si scusò per tutto il trambusto provocato dall’arrivo di Mycroft, ma mi fece capire che grosse pressioni erano state fatte al san Bart per appoggiare l’MI6. Non protestai e cercai di capire il suo punto di vista.

“Molly va bene così, l’importante è che tutto sia regolare. Non voglio problemi con lui.” Hooper acconsentì che mi fermassi fino a tardi ma comunque protetta da una scorta invisibile.

 Holmes arrivò più tardi, lo vidi entrare con la solita flemma, mi sbirciò da lontano mentre ero occupata al microscopio.

“Buongiorno Laura.” Fu titubante, rigirava involontariamente il manico del suo amato ombrello.

Sollevai la testa e gli lanciai un’occhiataccia.

“Buongiorno anche a te, spero sarà una giornata tranquilla.” Ironizzai, ma vidi il suo volto cambiare, arrossì brevemente. Si ricompose subito e annuì, ma poco convinto.

“Che c’è? Non mi nasconderai qualcosa?”  Mi insospettii, ma non replicò, strinse l’ombrello e se ne andò nel suo ufficio.

Ecco la nostra conversazione era tutta lì, mi sentii sopraffatta dal suo modo di fare, ma ero assuefatta a quel comportamento altalenante. Forse lui era semplicemente una perdita di tempo.

 Mi rassegnai e sbrigai il lavoro di Molly. 

Il British Government passò la mattinata nel suo piccolo ufficio, non si mosse mai, non sollevò nemmeno la testa. Lavorò alacremente, fece chiamate al cellulare dove parlava fitto, probabilmente muoveva le sue pedine al governo.

Mentre io sprofondavo per essere così platealmente messa da parte, un buco enorme mi si formò dentro al cuore.

 Hooper mi chiese di pranzare con lei e accettai di buon grado. Avevo bisogno di uscire e prendere aria.

“Vediamo se Mycroft vuole venire, cerchiamo di essere gentili.”

Molly si avvicinò al suo ufficio e lo interpellò, ma lo vidi scuotere il capo, e lanciarmi una debole occhiata.  Me lo immaginavo, era guerra aperta fra noi.  Ritornò a lavorare, e io non ci provai nemmeno a sollecitarlo, lo lasciai lì, meglio rimanere lontani per un po'.

“Mi sa che Holmes ha una giornata difficile. Mi ha detto di lasciarlo in pace per almeno due ore.” Rise e mi prese sottobraccio.

 “Gli piace digiunare. Lo sai che da piccolo era piuttosto tondo? Poi Sherlock mi raccontò che si mise a dieta. Ora lo vedi com’è diventato.”

“Già però ne ha perso in simpatia.” Grugnii divertita pensando a come potesse essere, paffuto e brufoloso.

“Laura, so che ci tieni a lui, non negarlo. Però ti sei presa a cuore l’uomo più difficile di tutta Londra. Forse di tutta la terra.”

“Vero, la mia stupidità è stata totale, non mi riesce di stabilire un rapporto soddisfacente. Anche se me lo ritrovo sempre intorno.”

 “Il fascino dei fratelli Holmes! Mia cara Laura, devi tenere duro, lui ci tiene a te a quanto vedo, fa di tutto per tenerti lontana. Credo abbia semplicemente paura per te.  Forse quando finirà questa storia, il vostro sentimento si sistemerà.”

Annuii silenziosa. “Oppure si affosserà del tutto.” Mormorai avvilita.

 Raggiungemmo a piedi un piccolo pub di fronte al san Bart. E parlammo d’altro. Hooper ricevette una chiamata e dovette andare via prima, al San George, un ospedale dall’altra parte della città.

“Ti lascio Laura, mi dispiace, tu continua pure il tuo lavoro.”  Nessuna delle due si era ricordata del consiglio di Mycroft, di non ritornare prima.

Rimasta sola, non sapendo come passare il tempo rientrai, e fu l’inizio di un incubo.

Dovetti usare il pass per entrare, le porta era chiusa. Mi insospettii pensando al motivo per il quale Myc si fosse chiuso dentro.

Forse se ne era semplicemente andato.

Camminai fino alla scrivania, notai l’ufficio di Mycroft chiuso mentre mi toglievo la giacca, con la strana sensazione di essere osservata.

 Sussultai quando seduto sulla mia sedia ci trovai un tipo poco raccomandabile con una pistola in pugno.

Vestito di scuro, capelli neri e due occhi cattivi che mi fissavano.

“Eccola di ritorno la nostra dottoressa! Ora faremo quattro chiacchiere.”  La sua voce era un misto di ironia e rabbia.

“Chi sei? Cosa vuoi?” Cercai di capire cosa fare e soprattutto scoprire se ci fosse Mycroft da qualche parte.

Lui capì.

“Il tuo capo è di là, ora andiamo a trovarlo. Così quando ti vede gli si scioglie la lingua e stavolta parla. Visto che ultimamente vi vedete spesso.” Fu sarcastico e disgustoso e mi spinse malamente dentro l’ufficio di Holmes.

Era legato, due fascette di plastica gli serravano le braccia alla poltrona e gli aveva infilato un fazzoletto in bocca.

“Lo soffochi così!” Gridai appena lo vidi. “Levagli quel bavaglio.”  Lui rise velenoso, mentre Myc socchiuse gli occhi e vidi la fronte solcata da due rughe profonde.

“Come sei premurosa. Vediamo quanto lo sarà lui con te.”

 Fu rapido, mi afferrò la mano e la torse dietro la schiena, sussultai per il dolore e mi ritrovai a fissare Mycroft che stringeva con forza le mani sui braccioli e mi fissava in un misto di dispiacere e rabbia.

 Il bastardo si era liberato della pistola, aveva una lama affilata stretta alla mia gola. Cercavo con la mano libera di proteggermi il braccio che dolorava. Mi spinse vicino a Holmes.

“Prendi il bavaglio e non essere gentile, mia cara. Guarda Holmes, che bella sorpresa ti ha fatto la dottoressa a tornare durante il nostro colloquio.”

Lo fissai dispiaciuta e tirai la stoffa con delicatezza cercando di fare il più presto possibile. Tossì, ma riprese subito fiato, strinse le labbra e sibilò rapido.

“Lei è soltanto una dipendente, non vale il prezzo che chiedi!” Le sue parole furono taglienti, precise, senza alcuna inflessione, se mascherava inquietudine lo faceva bene.

“Davvero Holmes? Da come la frequenti non si direbbe. Saresti disposto a parlare o le devo lasciare un segno del tuo cinismo?”

Lui era cinereo, potevo vedere la sua rabbia contenuta. Cercava di dominarla come meglio poteva cercando una indifferenza che non aveva, lo conoscevo bene e sapevo cosa provava.

 “Dì a Malvest, che pagherà tutto questo.” Rimasi sorpresa che lo nominasse. Sir Edween era coinvolto.

“Non c’è che dire, sei bravo a capire come vanno le cose Holmes! Ma ora devi parlare.” Indicò il laptop che stava appoggiato di fianco alla libreria dietro di me.

Il tizio mi mormorò all’orecchio. “Brutta cosa stringere amicizia con Holmes.”

 Il suo fiato sul collo fu forse peggiore della lama che mi penetrò bruciante alla base del collo, sentii il calore del sangue colare lento. Strinsi i denti, non emisi nessun suono. Socchiusi gli occhi cercando di mantenere la calma. Anche se ero in tumulto.

“Ti piace quello che hai visto British Government? Ora parla perché sennò te la restituisco sfregiata.”

Riaprii gli occhi, Mycroft mi fissava con la faccia tirata, i suoi occhi erano neri come pece.

“Lasciala, avrai quello che vuoi! Fammi copiare il file dal laptop, e avrete le vostre risposte.”  La sua voce sembrava piatta, ma una piccola inflessione mi fece capire che allarmato.

 Mi spinse sulla sedia, pulì il sangue sulla sua manica e ripose il coltello. Non riuscivo a reagire per dolore, e lui fu rapido a legarmi alla sedia con due fascette di plastica. Tenni duro, la testa bassa le fitte acute sul collo e alla spalla, ma non volevo che Myc cedesse per me.

“Non fare qualcosa di cui ti pentirai Myc, non cedere per me.” Mi uscì un soffio di voce, lo vidi aggrottare la fronte e si adirò.

“Zitta, ora pensa per te. Questo è il mio lavoro. Ne hai già fatti di guai Lorenzi.”  Quel cambiamento improvviso mi lasciò senza parole, chinai il capo, gli occhi mi divennero umidi per il suo rimprovero.

“Sei un uomo di ghiaccio come dicono Holmes! Meglio non essere tuo amico.”  Gli liberò le mani, lui si alzò per raggiungere la libreria per  prendere il laptop e mentre passò vicino  mi sfiorò con la mano la guancia.

 Allora compresi e mi sentii stupida, cercava di allontanarmi, perché non infierisse su di me, io ero il suo “pressure point” e questo non era un bene per entrambi.

 

 

 

   
 
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