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Autore: elenabellezza    07/06/2021    0 recensioni
Un vecchio gruppo di criminali si ritrova di nuovo a collaborare dopo essersi divisi a causa di morti improvvise, parole di troppo o dolori ancora non risanati.
Si ritroveranno davanti un pericolo grande il doppio di loro d’improvviso.
Tratto da persone esistenti come youtuber italiani, ma voi potete immaginarli come volete.
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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La notte di quel caldo giorno di agosto stava iniziando a calare, i ragazzi iniziavano ad uscire per fare serata e i ristoranti e bar iniziavano a riempirsi di gente, vogliosa di mettere qualcosa sotto i denti prima di tornare a casa dopo una lunga giornata a fare compere, sotto il sole cocente estivo e l'aria condizionata dei negozi.

 

Tutto sembrava tranquillo, ma anche nella più piccola e pulita di città si nascondono i peggio criminali.

Traffico di droga e armi, hackeraggio, gang, mafia, corruzione era tutto quello che la gente normale non vedeva.

La gente non vuole immischiarsi in queste cose, provare a tirare fuori qualcuno da quel mondo equivale a stringere la mano al diavolo.

In questo tipo di mondo devi saperci nuotare; 

bisogna osservare ogni sguardo e movimento e aspettarsi di tutto, ogni discussione equivale ad una partita a carte, devi saper bluffare a regola d'arte e ad ogni mano bisogna ascoltare bene la persona che si ha davanti, ci si gioca la vita.

 

Quella sera lui sfrecciava fra le strade di quella cittadina, o per meglio dire la sua città.

Con una mano al volante e l'altra fuori dal finestrino con una sigaretta fra le dita, teneva il suo sguardo duro sulla strada sommerso di pensieri e di strategie.

Buttò la sigaretta, ormai consumata fino al filtro, e accostò la macchina nel parcheggio davanti al covo.

Prese un lungo sorso dalla sua birra, per poi sprofondare sul sedile di quell'auto, chiudendo gli occhi e rilassando i muscoli.

 

La poca luce che filtrava stava facendo risaltare le braccia, coperte di tatuaggi, scoperte fino al gomito mentre il resto era coperto da una camicia a scacchi neri e rossa.

Sotto di essa gli addominali saltano subito all'occhio, per via della sua maglia nera aderente, inserita dentro dei skinny neri e delle scarpe malandate ai piedi.

Nelson Venceslai, il più grande importatore di armi della regione, era da tutti conosciuto e temuto come Rocket.

La sua maestria era impossibile da replicare:

Mira impeccabile, mano ferma e sangue freddo.

 

L'ansia e il nervosismo dentro di lui crescevano, il suo tic alla gamba stava diventando insistente e rumoroso, ma non quanto i suoi pensieri.

 

"Rocket, che cazzo dormi? Abbiamo una riunione"

Nelson girò la testa verso quella voce, che non sentiva da anni, e quando vide quegli occhi chiari e quel sorriso gli venne un tuffo al cuore.

"Non mi vedi da 2 anni e mi saluti così? Gentile da parte tua"

Non gli diede neanche tempo di replicare che aprì la portiera d'improvviso, sbattendola contro il biondo.

Nelson ghignò alla vista del suo vecchio amico dolorante e scese dalla macchina, provocando un tonfo alla chiusura della portiera.

 

"Io? gentilissimo" disse lui, riprendendosi dal dolore.

"Come va? Lanci ancora i tuoi coltellini del cazzo?" disse Rocket, appoggiandosi con la schiena alla sua vecchia automobile.

"Benissimo, dovrebbero darmi la medaglia d'oro.

Mi sono allenato molto da quando eravamo degli stupidi 20enni, potrei batterti perfino nel tuo campo."

Francesco Toneatti, da poco diventato il più grande esportatore di droga della regione, era conosciuto da tutti come Enot.

Non era cambiato molto in quel paio di anni, aveva solo qualche tatuaggio in più, i suoi fidati anelli neri a stringergli le dita erano aumentati e la barba era sempre più folta.

Fisicamente non era messo male, a prendere a pugni era sempre stato uno dei più bravi nel gruppo e la palestra aveva contribuito a fargli un fisico anche adatto.

La sua specialità era sempre stato il combattimento con i coltelli, e fidatevi quando vi dico che era il migliore in circolazione.

Insieme al riccio erano la coppia più temuta da tutte le gang, la loro precisione e spietatezza ti gela il sangue.

Smisero di lavorare in coppia per causa di una morte improvvisa nella famiglia di Nelson, che l'aveva reso più cinico e distaccato dal mondo, più di quanto lo era già.

Con una semplice pistola e una coppia di coltellini erano in grado di far fuori squadroni di gang interi.

Dei pantaloni corti neri gli fasciavano le gambe, mentre una felpa bianca larga copriva il suo busto.

 

"Ogni tanto la vai a trovare tu?"

chiese Nelson, guardandolo con uno sguardo serio.

"Si. Ci vado almeno una volta al mese"

Rispose l'amico.

"Io ancora tutti i giorni" sussurò velocemente di rimando Nels.

L'amico lo vide girare la testa verso la strada, con le braccia incrociate al petto.

La luce di quella sera illuminò il suo collo, da dove spuntava una collana dorata semplice, con una B appesa su di essa.

Francesco sospirò, e si porto le mani dentro le tasche.

 

Si sentì il rombo di una moto farsi sempre più vicino e i due ragazzi si girarono verso quel suono assordante, sapendo benissimo chi fosse.

Accostò vicino alla macchina del riccio, spense il motore e sfilò il casco nero dalla testa.

Si sistemò la larga maglia verde che portava, e estrasse il pacchetto di sigarette dalla tasca destra dei suoi pantaloni lunghi neri.

Con passo sicuro si avviò verso i due amici di vecchia data, che quando lo videro si inchinarono a lui.

"Fanculo idioti, non prendetemi per il culo pure voi, piuttosto ditemi che avete combinato qualcosa in sti cazzo di anni"

Sputò il ragazzo, accendendosi la sigaretta.

"Abbassa la cresta Diablo, siamo pur sempre La notte" disse il biondo, riferendosi al nome del loro duo.

"Oh Diablo siamo i migliori in quello che facciamo, cosa ti aspettavi? Due scappati di casa?" rispose Nelson al più basso, rubandogli dalla bocca la sigaretta.

 

Cesare Cantelli, quello che aveva fatto più strada fra tutti loro, veniva chiamato Diablo.

Il capo della gang più grande di tutta la regione e non solo:

nell'ultimo anno era riuscito ad espandersi anche nelle regioni sotto la loro, creando una rete di gang paurose.

Cesare non voleva ne Nelson ne Francesco nella sua gang, in caso di morte non si sarebbe mai perdonato e avrebbe vissuto con un peso enorme sulle spalle, però se avevano bisogno di protezioni in qualunque cosa loro facessero Cesare non diceva mai di no.

 

"Me regaz se siete cresciuti, irriconoscibili"

"30 anni e non sentirli" disse Enot, mostrando le sue braccia muscolose.

"Tonno ma non farmi ridere" disse Nelson, sottolineando come lo aveva chiamato.

"Vez no Tonno ti ho vietato di usarlo da anni"

"Mah, Tonno continua a piacermi così tanto"

"Vez vuoi che ti sgozzo? Non mi fermo davanti a te lo sai" disse in modo minaccioso il biondo, ricordando all'amico tutte le volte che quando iniziavano a menarsi finivano con qualche punto di sutura sulle braccia o sul petto.

"Dai ritardato vieni se hai coraggio" Disse il riccio, cercando di nascondere un sorriso.

 

A Cesare quegli scemi erano mancati eccome.

A 20 anni quando riuscì a radunare le prime persone con l'aiuto di Nelson e Tonno non pensava di riuscire ad ottenere i risultati di adesso.

Era stato letteralmente risucchiato dal progetto della gang, e in poco tempo smise di vedere i suoi amici, troppo occupato a gestire una cosa del genere.

Smise di frequentarli 5 anni fà, quando si rese conto che era veramente diventato il più forte in circolazione.

 

Vedere queste scene idiote lo riportarono a tutte le serate da ubriachi fatte insieme, e finché aspettavano gli altri decise di movimentare un po' quell'incontro.

Mentre i due continuavano a discutere, Cesare si infilò le mani sotto la maglia dietro la schiena, e tolse la sicura alla sua fidata pistola, provocando un click.

Nelson lavorava costantemente con le armi tutti i giorni da ormai 15 anni, si era allenato con tutti i tipi e ovviamente riuscì a sentire la sicura togliersi dalla pistola di Cesare, e sorrise a trentadue denti.

 

"Caro, che fai cerchi di nascondermi la tua pistola? Mi sa che non ricordi bene chi hai davanti" disse il riccioluto.

Cesare ghignò, voleva proprio metterlo alla prova.

Si sentì un click provenire anche dalla schiena di nelson, sorridente come non mai.

"Dai su racconta, come sta la Sofia? Ha ancora voglia di scopare con un vecchio come te?" Si sentì una ricarica da parte di Nelson, fatta volutamente rumorosa.

"Più di quanto pensi, almeno io scopo al contrario del drogato qui" Rispose ridendo Cesare.

"Io vi sgozzo veramente ritardati" Esclamò Francesco, con un tono anche abbastanza serio.

Risero tutti quanti a quella scena, e si sentirono due click provenire dalla schiena dei due ragazzi.

"Te Nelson, niente?" chiese cesare, tornando serio.

"No, lei è ancora qui con me nella mia testa" rispose secco Nels.

 

A interrompere quella atmosfera creata da Cesare fu un fischio, proveniente dall'altra parte della strada.

Si girarono tutti contemporaneamente cercando di capire chi fosse, e quando si ritrovarono un uomo con in mano cavi e computer capirono al volo

"Rincoglionito non fare rumore, vuoi che ti ricordo dove siamo? Dai, vieni" esclamò arrabbiato Cesare, guardandosi intorno.

Il corvino rise, e attraversò la strada.

"Però devo dire che ti sta bene il codino dai, pensavo peggio" rise Nelson

"Come stai Frank?" 

Davide Franceschelli, hacker di fama internazionale, conosciuto per aver hackerato i server del pentagono e della NASA, chiamato anche Frank.

Conobbe Nelson alle elementari, per poi rincontrarsi verso i 15 anni conobbe anche il resto del gruppo.

Esce raramente di casa, se lo fa esce per comprare lo stretto necessario per il prossimo mese.

Aiutò molto Nelson e Francesco nelle sue missioni, però quando un giorno si ritrovò in mezzo ad un combattimento venne costretto a lottare a mani nude, e quando trovò una pistola senza pensare due volte premette il grilletto, uccidendo il nemico.

Rimase traumatizzato da quell'episodio e decise di lavorare esclusivamente nel suo covo da solo, separandosi per ben 5 lunghi anni da Nelson e Francesco. 

I capelli lunghi e boccolosi erano raccolti in una crocchia disordinata e coperti dal cappuccio della sua lunga felpa grigia, sotto di essa una maglia dei Led Zeppeling spuntava con una grafica rovinata, segno dei tanti anni di uso.

Il look era completato da dei semplici jeans strappati e i suoi immancabili stivali.

 

"Tutto bene Nelson, divento sempre più ricercato e la gente mi paga sempre di più, non potevo desiderare di meglio dalla vita.

Cavolo, ma dov'è quel ritardatario mi spiegate? A me sta roba pesa" Iniziò a lamentarsi Frank, indicando tutti gli aggeggi che si stava portando.

 

Improvvisamente una macchina a loro sconosciuta entrò dentro il parcheggio del covo, parcheggiando vicino alla moto di Cesare.

Si sentì la portiera della macchina aprirsi e chiudersi, e a passo svelto sbucò un'ammasso di capelli disordinati, con uno zaino sulle spalle.

Lo guardarono tutti stupiti, per poi fargli tutti la stessa domanda

"Julius, hai ripreso a guidare?"

"Si, non riesco ad andare in bici ovunque, mi viene sonno dopo un po' dai"

Nicolas Paruolo, fotografo giorno, famoso sicario di notte.

Conosciuto anche come Julius, uccide qualunque persona gli venga indicato, indipendentemente dal suo stato sociale o se lui lo conoscesse.

Iniziò questo lavoro dopo la morte dei suoi genitori a 16 anni, riuscendo ad ammazzare i killer dei suoi senza ancora esser scoperto.

È un membro ufficiale dell'Inferno, la gang di Cesare, da ormai 3 anni.

Conobbe Cesare lavorando insieme a Nelson quando aveva circa 17 anni, per poi lasciarlo e inziare una carriera da solo fino all'assunzione da parte di Cesare.

 

"Anche perché non credo convenga molto che giri in bici Julius" lo rimproverò Cesare.

"Ma si tranquillo, giro sempre lontano da casa mia e da voi"

rispose sicuro Nic, guardando l'amico.

 

Si incamminarono tutti verso il covo, con un passo veloce e curiosi di sapere il motivo di quel ritrovo, dopo tutti quegli anni.

Capitò solo una volta una riunione del genere in anni e anni di carriera per tutti:

Era il giorno più importante per la carriera di Cesare, quella sera c'era il colpo per ribaltare quello che ormai era il più potente di tutto il territorio.

Ovviamente c'erano riusciti, e fecero tutto da soli.

Molti quel colpo lo definisco impossibili da replicare;

con Cesare al comando, Nelson, Francesco e Nicolas erano riusciti a buttare a terra una gang intera, con Davide dietro di loro a coprirli dalle telecamere.

 

Appena entrati nello studio, iniziarono a ripulirlo dalla polvere che si era accumulata in quel paio d'anni.

In quel posto avvenivano le riunioni anche de La notte, tant'è che le pareti erano ancora tappezzate di mappe e post-it, alternate a bacheche piene di foto di poliziotti con ognuno la propria descrizione fisica. 

Sopra i grandi tavoli di legno c'erano ancora alcune pistole e fucili di precisione, affiancati da coltelli di tutte le dimensioni e forme.

Nel piccolo salotto i due divani erano ricoperti di bottiglie di vetro colorate e di fogli riguardanti l'ultima missione, che Francesco raccolse e mise in uno dei tanti raccoglitori

nella libreria dietro i divani.

 

"Bene ragazzi sediamoci, qui possiamo parlare in pace e soprattutto possiamo usare i nostri nomi" Disse Nelson, e si sedette su uno dei divani insieme al gruppo.

"Una birra non la avete? Mi sono fatto casa mia fino a qui a piedi ho la gola secca" Disse Frank, sedendosi sulla sua amata sedia a rotelle, inutilizzata da anni, e si appoggiò al tavolo davanti ai divani accendendo tutti i computer.

"Ma mi spiegate perché più siete ricercati più vi mettete in mostra? Cazzo funzionate al contrario? Frank dopo Nelson ti porta a casa in macchina" esclamò esasperato Cesare, non riusciva a credere che erano rimasti degli idioti anche a 30 anni passati e nel mentre gli altri ridacchiavano di sottofondo.

 

"Dai Nels dicci perché ci siamo dovuti riunire tutti insieme, io ho di meglio da fare" Disse Francesco, estraendo dalla sua tasca una canna.

"Coglione ti voglio lucido posa quella roba.

Comunque, ragazzi qui la cosa è seria.

Due giorni fa due tipi hanno fatto un'ordine gigante, e visto che la procedura non è facile li ho chiamati e fatti venire al mio covo per capire se erano veramente sicuri di ciò che ordinavano. Quando hanno capito chi ero-disse indicando lui e Francesco- hanno spalancato gli occhi e sono sbiancati. Si sono inginocchiati davanti alla mia scrivania dicendo che una gang proveniente dal nord aveva minacciato la loro, e che quindi sarebbero scesi da noi e che serviva aiuto, era la gang più forte di tutto il nord e la loro non ce l'avrebbe mai fatta. Fin qui tutto normale, finché non dava fastidio a te- indicò Cesare- non me ne sono curato, anche perché io sono l'ultima persona che centra dentro questa storia quindi ho risposto che non conosco gang visto che lavoro da privato.

Il giorno dopo ho avuto un piccolo scontro pacifico- indicandosi la cicatrice sul braccio sinistro ridendo- con uno dei capi di questa gang.

Mi minacciarono che sarebbero venuti qui a prendersi la gang più forte di tutti. Non feci in tempo a controbattere, pronto a dire che era impossibile, che entrarono due uomini e uccisero tre ragazzi che lavoravano insieme a me quel giorno. Ho ucciso i tre in quella stanza, pensando di essere pari, invece a quanto pare fra 5 giorni scenderanno qui a fare il culo prima a me e Francesco poi a Cesare"

 

Cesare che fino al quel momento non aveva proferito parola, gli cadde la sigaretta dalle dita.

Nicolas guardava Nelson con uno sguardo duro, che se potesse l'avrebbe già incenerito.

Francesco si passò una mano in faccia, sperando che fosse solo un brutto sogno.

L'unico rumore che si sentiva dentro quella stanza erano i respiri pesanti di Cesare, e la tastiera di Davide, che fino a quel momento non aveva smesso di produrre una serie di click veloci.

La tensione stava aumentando, e insieme anche l'ira di Cesare

 

"Nelson, lo sai vero che io non ho uomini adatti qui fino alla fine del mese?" esclamò quasi urlando.

"I miei li ho mandali la maggior parte nelle altre regioni, dove la situazione è difficile da controllare, e che salgano 20 giorni prima perché tu fai il cazzone te lo scordi."

Disse, con gli occhi a bruciare la figura del suo amico cercando di rimanere il più calmo possibile.

"Cazzo, non siamo più giovani come quella volta, cadiamo letteralmente a pezzi come dovremmo fare spiega? 

Possiamo anche prendere i clienti di Francesco, quelli che lavorano con te, i miei pochi rimasti in questa regione che sanno fare qualcosa, ma non saremo mai abbastanza per una gang che porterà come minimo un centinaio di uomini, noi come minimo saremo la metà se ci va bene."

"Posso anche chiamare Paga"

"Io quello non lo voglio manco vedere, perché ti giuro su tutto quello che ho di più caro che gli faccio saltare la testa"

Puntò subito il dito Cesare, perdendo sempre di più il controllo.

 

Marco Paganelli, grande boss mafioso del sud, aveva tradito la gang di Cesare in passato, ammazzando una quarantina di suoi uomini.

Marco vuole sempre tutto per se, e che Cesare avesse tutto il potere non riusciva proprio a mandarlo giù.

Se Nelson non avesse premuto il grilletto su una sua gamba, probabilmente Cesare non starebbe in quella stanza.

 

"Ma tuo fratello?" sussurò Nic, sperando di non far infuriare ancora di più il capo.

"Ha deciso di continuare in un'altro stato che manco so dov'è.

Potrei anche chiamarlo, ma ci manderebbe un massimo di 10 uomini, è pericoloso girare da stato a stato."

"Nic, in tutti gli anni da sicario privato non conosci nessuno che ci potrebbe dare una mano?" chiese Francesco, agitato tanto quanto Cesare.

"No, non ho nessuno mi dispiace" rispose Nic, innervosendosi anche lui.

 

Il silenzio calò per un paio di minuti buoni, tutti a pensare ad un modo per uscire da questa situazione.

"Davide invece di lavorare su quelle cazzate ragiona insieme a noi, sei anche tu dentro questa merda se ho chiamato anche te"

Sbuffando, Davide si girò sulla sua sedia in direzione dei suoi amici, i gomiti sui braccioli e le mani sotto il mento.

"Cesare non fare il bimbo cazzone, Nelson chiama Paga e chiedigli più uomini possibili.

Da domani mi metterò all'opera con dei conoscenti del nord per cercare di intercettare i loro telefoni e computer, cercando di capire se c'è scritto quanti uomini, a che ora e dove sto cazzo di scontro avverrà.

Nel mentre da domani andrete da Nelson ad allenarvi voi e lo squadrone di Paga con pistole, fucili, pugni e con tutto quello con cui si può uccidere.

Per la polizia sappiamo bene che ci penseranno Cesare e Nelson.

Ora bevetevi una birra, accendetevi una canna e andatevene a fanculo che io ho da lavorare"

Davide urlò quelle parole come mai aveva fatto guardando i suoi compagni, attenti alle sue parole.

Si girò di nuovo sulla sua sedia, tornando a digitare sulla tastiera cose che nessuno capiva.

 

Nelson sbuffò sonoramente, passandosi una mano sui ricci disordinati.

L'ansia si stava mischiando alla paura, paura che potesse essere veramente la sua ultima missione.

Pensava sempre al pericolo che correva tutti i giorni, fra colpi di pistola e sangue, una sigaretta e un sorriso davanti alla morte, ma mai si era ritrovato ad avere paura davanti a questa sensazione.

 

Cesare si era chiuso in bagno da ormai 10 minuti buoni, i gomiti sul lavabo e le mani fra i capelli.

Ne aveva passate tante di difficoltà, aveva sfiorato così tanto la morte o l'arresto che aveva perso il conto.

Però a lui è sempre piaciuta quella vita, in bilico fra il fallimento e il successo, l'adrenalina degli scontri, il rumore degli spari, le nocche insanguinate.

Cesare non riusciva ad accettare una sconfitta del genere, ancora la gente doveva conoscerlo, doveva vedere chi era, chi era Diablo.

 

Aprì l'acqua fredda e si sciacquò il viso un paio di volte, per rinfrescarsi e per cancellare dalla mente tutti i pensieri.

Uscì dal bagno, e subito sentì la voce di Nelson, parlare al telefono.

Decise di evitare di ascoltare quella conversazione, quindi prese il suo pacchetto di sigarette e si diresse all'esterno.

 

Francesco in quel momento era seduto sul divano giallo di quel salotto, illuminato solo dalla luce dei computer del suo amico corvino e una bajure dietro di lui.

Era al secondo tiro della sua tanto bramata canna, quando si sentì picchiettare alla spalla, così girò la testa e sue iridi stanche incontrarono quelle annoiate di Nicolas.

Aveva una gamba stesa sul divano, una a penzoloni e le braccia dietro la testa che poggiavano sul bracciolo.

"Ne hai un'altra?" sussurò il suo amico, con la voce roca per colpa del sonno che gli stava venendo.

"Certo caro, per te sempre. Aspetta eh" 

vide il biondo davanti a se estrarre due scatoline argentate.

Prese un lungo tiro, per poi estrarre da una scatola una cartina e dall'altra un miscuglio di erbe, e in pochi secondi Nicolas si ritrovò nelle mani una canna, che accese con il suo fidato accendino nero.

Inspirò il fumo, e lo sentì andare nei polmoni, dandogli una sensazione di piacere, per poi buttare fuori una densa nuvola bianca.

Al terzo tiro iniziò a sentirsi più leggero e calmo, così chiuse gli occhi per godersi meglio il momento.

 

Davanti a lui Francesco era ormai abituato a quella sensazione, ormai riusciva a governare tutto quel piacere e riusciva a stare lucido il minimo indispensabile.

Buttò la testa all'indietro e chiuse gli occhi pure lui, contento che quella roba lo stava liberando dalla paura che aveva iniziato a scorrere in lui nell'ultima ora.

I suoi muscoli si stavano rilassando, e la sua mente svuotando.

Quando si accorse di aver fumato fino al filtro buttò il rimanente a terra, seguito a ruota da Nicolas.

 

Ad interrompere quel momento fu il telefono di Nelson, lanciato sul divano dove i due si erano lasciati andare, che li costrinse a sollevare di poco la testa e aprire un'occhio, per capire se la situazione era sotto controllo, per poi rimettersi comodi.

Cesare stava continuando ad urlare parole a Nelson, che ovviamente alle orecchie dei due arrivavano ma in forma ovattata, non riuscivano bene a capire su cosa stessero litigando i due amici davanti a loro e così se ne fregarono totalmente.

 

"Non ci credo, sto per collaborate veramente con quel bastardo, svegliatemi se è un cazzo di incubo!

Domani Nelson la prima cosa che faccio è prenderlo a pugni"

"No caro, le tue mani da orco le terrai al loro posto se non vuoi una pallottola nella testa"

"Oh nono Nelson, quella volta ha vinto lui, ma sta volta no, lo uccido con le mie mani se fa qualcosa di sbagliato"

Nelson non ce la faceva più, gli stava venendo mal di testa e il ragazzo davanti a lui non era intenzionato a fermarsi, la vena sul suo collo diventava sempre più grande e il suo viso sempre più rosso dalla rabbia.

 

Nelson raggiunse velocemente il suo amico seduto sul divano, e estrasse dalle sue tasche interne (che Francesco si era preso cura di cucire in tutti i suoi indumenti) un coltellino, e con un paio di passi arrivò a puntarlo alla gola di Cesare.

"Se non ti tappi quella cazzo di bocca, a domani non ci arrivi.

Piantala di fare il coglione e vai a fumarti una sigaretta, prima che mi fai scoppiare la testa dal male che mi sta venendo."

Testa alta, sguardo duro, mano immobile.

Si stava trattenendo veramente dal piantargli quella lama in gola. 

 

Cesare sollevò un lato della bocca, e si allontanò lentamente per fare cosa gli aveva consigliato l'amico, mentre Nelson rimetteva apposto il coltellino, ancora arrabbiato con lui.

 

Davide in tutto questo era così concentrato nel suo lavoro che non si accorse di quella litigata.

Si tolse un'attimo gli occhiali per strofinarsi gli occhi, stanchi davanti tutte quelle ore ad un computer.

Rimise gli occhiali e iniziò a fissare i codici che stava scrivendo, pensando alla missione.

La paura di ritrovarsi con le mani sporche di sangue lo stava mangiando vivo, logorando dall'interno.

Come faceva un ricercato internazionale, ad avere così tanta paura della morte? Del sangue, delle ossa rotte, dai tagli, dalle cicatrici? 

Passava tutte le notte a pensarci, fra una sigaretta e una tacchipirina.

Probabilmente si sarebbe portato questi dubbi nella tomba insieme a lui.

 

I giorni seguenti

Il primo giorno passò velocemente senza troppi intoppi.

Paga portò con lui 40 uomini, così sommati al resto avevano formato una bella squadra da 80 uomini.

Prima di iniziare gli allenamenti Cesare si ritrovò insieme a Nelson, Francesco e Paga per discutere sugli orari e riuscì a mantenere la calma, però solo fino ad un certo punto.

Cesare puntò la pistola alla testa di Paga, Nelson la puntò a Cesare, e la fredda lama di Francesco stringeva il collo di Paga.

Nelson stava cercando di far ragionare i due, e a quella scena Marco non riusciva a smettere di ridere.

Quando Cesare si calmò Paga ringraziò Nelson, asciugandosi le lacrime dalle risate che gli provocavano quegli idioti.

 

Il secondo e il terzo giorno andò tutto bene, gli allenamenti erano duri e intensi, e il quarto giorno si scoprì che gli uomini che manderanno il giorno dello scontro saranno 90, divisi in gruppi da 10 sparsi per tutta la regione, più precisamente intorno alle piccole gang di cesare.

Avverrà a 00:00 precisa la guerra, però da dove arrivano Frank non riuscì proprio a capirlo.

 

Il giorno

L'attesa era finita.

Gli 80 uomini vennero divisi in 1o gruppi, dove

Cesare, Paga e Nicolas capitanavano tre squadre differenti

mentre Nelson e Francesco erano stati messi come 11 gruppo estremo: in caso di difficoltà da parte di uno dei dieci gruppo sarebbero intervenuti loro.

Davide ovviamente lavorava al covo, lontano da tutti e tutto.

La polizia era già stata avvisata, ed era tutto sotto controllo.

 

A mezzanotte si iniziarono a sentire i primi spari, segno che la gang del nord era arrivata.

I primi due gruppi vennero buttati giù facilmente da un gruppo di Paga e il gruppo capitanato da Cesare.

Appena finito ricevettero una imboscata che li costrinse a rimanere in quel posto una buona mezz'ora, e quella mezz'ora costò cara a tutti quanti perché la situazione peggiorò drasticamente:

Nicolas insieme al suo gruppo si trovava davanti due gang, e fu costretto a chiamare Nelson e Francesco.

"Julius, vai in alto lascia a noi il gruppo"

Si sentì urlare queste parole, accompagnate da uno sparo e un coltello lanciato a qualcuno alla sua sinistra.

Nic urlò un grazie ai due amici e con un sorriso a 32 denti salì sul tetto del palazzo, dal suo amato cecchino.

I fucili di precisione sono sempre stati un suo debole, e finalmente quella sera poteva sfogarsi come si deve, con un bel giocattolo che gli aveva prestato Nelson.

Atterrò 3 nemici nel giro di un minuto, e quando vide che non c'era più bisogno di rinforzo si spostò dall'altra parte del palazzo, dove c'era il gruppo comandato da Paga e ne atterrò altri 3 anche da lui.

 

Allontanò il viso dal mirino, e si sdraiò su quel tetto sporco e scomodo, guardando le stelle.

Le dita doloranti iniziarono a sanguinare in diversi punti, e le gambe tremavano dai dolori.

Nicolas si toccò i fianchi e estrasse le pistole che teneva sotto la larga maglia nera, e le ricaricò con calma.

Stava andando tutto troppo bene a lui per i suoi gusti, e l'ansia che potesse accadere qualcosa di brutto continuava a crescere.

 

Dopo pochi secondi si rialzò in piedi, pulendosi i jeans neri e una chiamata di aiuto arrivò al suo auricolare.

Si sentivano delle voci lontane dal microfono parlare, e poi non si sentì più niente.

Nicolas ripetè pronto un paio di volte, e non ricevendo risposta, pensò si trattasse di uno sbaglio, però quando sentì dei sussurri chiamare aiuto, capì subito che l'unico che in quel momento potesse chiedere aiuto sussurrando in quel modo era solo una persona chiusa dentro una stanza, insieme ad altre persone.

"Davide, arrivo"

 

Nelson e Francesco se la stavano cavando alla grande, quasi che erano più forti di qualche anno prima.

Si guardarono e capirono al volo cosa dovessero fare:

unirono le loro schiene, Francesco estrasse le sue pistole e iniziarono a sparare, coprendosi le spalle a vicenda.

"Enot, come va? Sicuro di volere la medaglia d'oro? Guarda qui, 5 persone in 7 secondi"

"Ah Rocket piantala, se ti dessi in mano un coltello ti taglieresti da solo la gola"

"Ah si eh?" esclamò Nelson in tono di sfida, così estrasse due coltelli che teneva nelle tasche dei suoi cargo neri, e li lanciò con potenza sulle gambe di due nemici, atterrandoli dal dolore.

"Enot mi stacco" disse Nelson, così si staccarono e andò a finire i due che aveva atterrato, mentre Francesco finiva di piantare una pallottola in testa all'ultimo nemico.

 

"Che sudata, non sono abituato" esclamò Nelson, togliendo il caricatore con un gesto secco della mano, per poi riempirlo.

"Già, aveva ragione Diablo non siamo più giovani come un tem-ATTENTO" urlò improvvisamente il biondo, che scansò l'amico con un braccio per evitare di venir cecchinato.

Nelson dopo quella spinta rotolò a terra fino a finire dietro una macchina.

Prese il fucile che teneva dietro la schiena, e con il mirino cercò chi aveva provato ad ucciderlo.

Nel mentre Francesco si era nascosto dietro la colonna di un palazzo, e prese pure lui il suo fucile.

Nelson prese la mira, e provò a colpire l'uomo sopra al palazzo, e riuscì.

Dall'auricolare senti il suo amico dirgli "Sculato".

Nelson sorrise e prima di rialzarsi controllò in giro se ci fossero altri cecchini, e diete il via libera al biondo.

"Imbattibili" disse stendendo un pugno verso Francesco.

"Imbattibili"

 

"Enot, Rocket, da Diablo, correte" Cesare era rimasto solo contro 5 persone, i suoi compagni li aveva mandati in altri gruppi più in difficoltà.

Cesare stava lottando a mani nude contro due ragazzi, molto più alti e robusti di lui.

Le munizioni le aveva finite, i coltelli li aveva lasciati nei corpi delle vittime, troppo impegnato a difendersi da altri nemici.

Con un calcio nello stomaco e un pugno in viso i due buttarono a terra Cesare, che si portò le mani allo stomaco per il dolore.

 

Era finita, il ragazzo davanti a lui stava ricaricando la pistola, stava per morire in quella notte d'Agosto, stava per lasciare tutti i suoi amici, Sofia, il fratello.

Cesare chiuse gli occhi, e si sentirono due colpi di pistola.

 

Nelson e Francesco stavano correndo, pieni di graffi e ferite, e quando videro la figura di Cesare stesa a terra Nelson era pronto a sparare e Francesco a lanciare un coltellino, ma Nelson si sentì tirare indietro dalla collana e Francesco si sentì il freddo della pistola sul collo, e istintivamente si inginocchiò.

Nelson, un po' per la stanchezza, un pò per la mancanza di ossigeno si dovette inginocchiare pure lui.

"Adesso vi divertirete a vedere il vostro amichetto morire, che ne dite?" i due se la ridevano, a vedere quella scena.

Non riuscivano a muoversi, i loro muscoli erano così stanchi e provati che non rispondevano più ai comandi.

Il panico iniziava a salire, l'ossigeno di Nelson a diminuire, e la collana stava iniziando a lasciare un segno violaceo.

Ad un certo punto la collana si ruppe, liberandolo e non perse l'occasione per alzarsi in piedi e mollare un colpo in testa a colui che teneva lui e il suo amico.

Guardò a terra e vide quel filo dorato ormai spezzato, così raccolse la B che vi era appena, e se la mise in tasca, promettendosi che l'avrebbe aggiustata il prima possibile.

 

Francesco si rialzò piano da terra, e indicò al suo amico la figura di Cesare.

Nelson stava partendo subito, ma venne preso per la manica della sua maglia dal biondo, che lo trascinò dietro la colonna di un palazzo.

"Ma oggi vuoi proprio morire tu? non vedi che ci sono altre tre persone ai lati? Questi manco il tempo di respirare e ti sparano pure al cazzo. Attraversa la strada velocemente e uccidi quelli a quel lato-"

Due colpi di pistola provenienti dalla direzione di Cesare tolse il fiato a tutti e due, si irrigidirono sul posto;

non avevano il coraggio di vedere la scena.

 

Nicolas correva, gli iniziavano a far male le gambe e il respiro si accorciava sempre di più, ma se nel gruppo qualcuno poteva morire facilmente, questo era proprio Davide.

Arrivò davanti al covo, e si accasciò a terra per riprendere fiato, e ricaricare le due pistole. 

Gli rimanevano solo due colpi in una e uno nell'altra, e iniziò a pregare che potessero bastare.

Salì sopra due cassonetti con un salto, e si affacciò dalle piccole finestre.

Quattro uomini avevano puntato la pistola verso Davide, e lo stavano riempiendo di domande.

Imprecò nel vedere quattro persone e non tre, ma non poteva perdere altro tempo, sarebbe entrato e avrebbe deciso sul momento cosa fare.

Davide al suo contrario sapeva benissimo cosa fare, come gestire la paura e l'ansia, e come parlare senza svelare niente.

Davide guardò in alto, e vide gli occhi di Nicolas fissarlo.

Si sentì subito al sicuro, e continuò a conversare con i 4 uomini.

Nicolas scese dai cassettoni e decise di entrare dalla porta sul retro.

Questa porta era piccolissima, ed era uno spazio vuoto di un metro e mezzo circa fra due muri, che portavano ad un'ingresso in una stanza insonorizzata, dietro i mille computer di Frank, che serviva per gli allenamenti.

Entrò dentro questa stanza e dalla porta trasparente, che serviva per entrare nella stanza, vide due dei quattro ragazzi, così si accasciò a terra, prese la mira e con due colpi li atterrò.

Fra gli altri due si scatenò il panico, iniziarono a gridare "Chi c'è? Dove sei?" e Davide, seduto sulla sua sedia, se la rideva.

"Che hai da sorridere tu?" chiese, con un pizzico di paura in voce un ragazzo.

"Rido perché ancora voi non mi avete riconosciuto.

Frank, Julius, Rocket, Enot, Diablo e Venti vi dicono qualcosa? La notte del 23 luglio, vi dice qualcosa?"

Davide iniziò a ridere quando i due ragazzi davanti a lui capirono.

"...il colpo, quel colpo impossibile! O mio dio e se ci fosse Rocket? Quello lì è una fottuta macchina da guerra, non guarda in faccia a nessuno!" 

I due si stavano agitando, le loro mani, che ancora impugnavano le pistole verso Davide, iniziarono a tremare.

 

Nic uscì dalla stanza con le due pistole in mano, e sorrise.

"Julius, quanto sei lento, ho dei lavori da completare"

Disse divertito Frank, rigirandosi sulla sedia e ricominciando a lavorare.

"Mi scusi signorino, non è colpa mia se gli unici che sanno usare un cecchino siamo io e Rocket"

Nicolas aveva solo un colpo in una pistola, e stava cercando di prendere tempo.

"Susu, un giorno imparerai anche a Cesare e Venti, sempre se quel coglione si decide a tornare"

Davide colse al volo perché Nicolas ancora non li aveva fatti fuori subito.

"Oh comunque Enot ha lasciato qui uno dei suoi coltelli, prendilo se ti serve"

Nicolas ringraziò mentalmente Davide per averlo capito, prese il coltello e lo tirò alla fronte di uno e sparò subito dopo un colpo all'altro.

"Ora mi dai una mano a portarli via però, non voglio gente che si decompone mentre lavoro"

"Si dai adesso ti aiuto, fammi sentire come va dagli altri"

"Raga, tutto bene da voi?"

 

"Alla grande, solo che servirebbero delle lezioni in più a questo vecchio"

Paga rispose, e prese una mano di Cesare per rialzarlo.

 

Marco si era casualmente ritrovato insieme a Cesare, però quest'ultimo lo aveva mandato sul tetto, a cecchinare altri gruppi.

Marco obbedì subito, e in poco tempo aveva fatto fuori 5 nemici.

Si riposò accendendosi una sigaretta, e affacciandosi dal lato di cesare per vedere come andava.

Si accorse che gli stavano per sparare, così si mise la sigaretta fra le labbra, prese la sua pistola e sparò due colpi ai ragazzi che tenevano Cesare per terra.

Scese dalla struttura di corsa, e gli diede una mano a rialzarsi, per poi far fuori le persone ai lati.

"Potete venire fuori, il vecchio qui è vivo"

Nelson e Francesco ripresero a respirare, e raggiunsero gli altri due.

"Grazie Paga" sussurrò Cesare fra qualche colpo di tosse.

"Di niente" rispose, dandogli una pacca sulla spalla.

"Bene, colleghiamoci con il restante dei gruppi per fare un recap della situazione" Disse Cesare e tutti si misero a parlare al proprio auricolare.

 

Improvvisamente due macchine della polizia si accostarono davanti a loro.

Scese dalla macchina un ragazzo alto, che si parò davanti a loro.

Quando i ragazzi lo riconobbero tirarono un sospiro di sollievo.

Faceva parte dello squadrone della polizia corrotta, che quella sera sarebbe venuta ad investigare, e sapevano già tutto.

"Tutte bene ragazzi, serve soccorso?" chiese il ragazzo

"Nono tranquillo, stiamo bene, andate a chiedere agli altri gruppi"

"Quanti ragazzi vi sono rimasti?"

"Su un totale di 80 ne sono rimasti 65"

"Bene, sono contento"

Scese dalla macchina anche un'altro agente, e si avvicinò al suo compagno di lavoro.

"Agente Matassa, tutto bene?"

"Si, qui nessun ferito"

Dario Matassa, agente di polizia corrotto, lavora con Cesare, Nelson, Francesco e Nicolas da 10 anni.

Amico di infanzia di Nelson, aveva provato pure lui la malavita ma non si trovava a suo agio.

Decise di continuare ad aiutare Nelson, entrando nella polizia.

Conobbe in seguito anche il resto del gruppo, e non decise di aiutare pure loro.

 

"Bene, allora andiamo a vedere gli altri gruppi.

Arrivederci ragazzi, statemi bene!"

"Bella regaz, andatevi a riposare" Salutò Dario, con una pacca sulla spalla a Nelson.

 

Tirarono tutti un sospiro di sollievo, ce l'avevano fatta.

   
 
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