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Autore: vermissen_stern    09/06/2021    2 recensioni
“Ah! Bentornato nuovamente tra di noi... lord Heisenberg!”
per un momento l'uomo ancora tremante a terra – dal fisico atletico e dai muscoli tirati per il dolore – non capì a cosa o a chi si stesse riferendo quella voce dal tono lievemente sarcastico, quasi mellifluo, ma poi i ricordi iniziarono a magnetizzarsi prepotentemente... e una smorfia di disgusto si materializzò sull'ispida barba di quello che fu un tempo Karl Heisenberg nel sentir pronunciare tanto il suo titolo quanto il suo nome.

Una oneshot altamente spoiler su Karl Heisenberg e sul suo destino che proprio non mi andava giù.
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Storia aggiornata con un nuovo capitolo, ma potrebbero essercene degli altri in futuro
Genere: Generale, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altro Personaggio, Carlos Oliveira, Claire Redfield, Jill Valentine, Karl Heisenberg
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Hanging Tree '
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Resident Evil Village è uscito ormai da quasi un mese e noto con disappunto che qui nel sito non sono ancora presenti storie riguardanti uno dei miei personaggi preferiti, ossia Karl Heisenberg. Avrei preferito che la Capcom desse possibilità di allearsi con un personaggio così carismatico, peccato che non sia successo e alla fine ho deciso di scrivere questa oneshot what if su di lui ambientata dopo la fine della storia canonica. Come ho messo nelle note è una storia ovviamente spoiler per chi non ha giocato/visto il gioco, e non ho usato un beta reader per cui prendete il mio lavoro per quello che è. Buona lettura!



Il pesante carro merci si mosse a fatica lungo la strada fangosa e malconcia che dall'entroterra di quella sperduta valle di anime abbandonate stava risalendo i picchi più alti e meno umidi delle montagne ancora innevate. Una via percorsa da ben pochi sventurati che avevano abbastanza fegato, o follia, da volersi allontanare dai territori di Madre Miranda e dalle sue quattro case che le avevano giurato fedeltà nel corso dei decenni – se non addirittura secoli – eppure quell'ingombrante carretto coperto pareva fregarsene degli ammonimenti sparsi lungo il ciglio di suddetta strada. Non per ultimi teschi di animali e uomini agghindati in modo parodistico per segnalare la presenza dei territori lycan.

Se nei secoli indietro si parlava di strane creature che si aggiravano per quelle strade sterrate e impetuose, ben oltre lo spauracchio dei “semplici” banditi sulla bocca dei forestieri che vivevano oltre le montagne, per tutta la regione si era sempre trattato di una realtà con cui fare i conti quotidianamente. Senza contare altre creature raccapriccianti che si erano aggiunte nel corso di più di un secolo a causa della follia di una sacerdotessa e della sua impossibile missione,.. Ma a quanto pare al corpulento viandante solitario non sembrava turbare più di tanto la cosa.

Alla guida dell'imponente carro coperto era presente un cocchiere dall'altrettanta stazza fisica importante che, come a voler rimarcare il fatto di possedere un mezzo tanto pittoresco quanto massiccio, faceva sfoggia di un ventre voluminoso tenuto a stento stretto da vestiti ormai troppo piccoli per lui. Le dita grassocce e ricoperte di anelli d'oro e pietre preziose tenevano ben salde le redini dei suoi due cavalli da tiro con una forza che nessuno gli avrebbe mai conferito, mentre le poderose bestie da soma si limitavano a sbuffare nuvole di vapore dalle narici a causa dell'aria umida e gelida di quel mattino ormai morente. Unico loro segno dell'effettiva fatica che stavano facendo nel lasciare quella morente valle di lacrime.

Il pittoresco mercante aveva molto probabilmente un nome e un cognome, ma oltre quel suo volto paffuto e lo sguardo di una vecchia volpe che sapeva il fatto suo l'unico nome che era concesso di conoscere ai suoi clienti – attuali e futuri – era semplicemente “il Duca”.

Proseguiva con passo lento ma sicuro, sia per evitare ai suoi destrieri fatica inutile su quella strada difficile, sia per evitare che la sua preziosa mercanzia potesse in qualche modo cadere dalle mensole di legno e dalle pile di vettovaglie che riempivano quasi del tutto l'ambiente interno riducendo di molto lo spazio vitale per il corpulento mercante. Restava giusto il posto per un letto dalle coperte di velluto rosso e una stufa a legna economica che gli consentisse di prepararsi ottimi pasti. Tutto il resto aveva la precedenza sul suo stile di vita ozioso, tintinnando ad ogni sobbalzo non voluto e ad ogni vibrazione dovuta ad una strada con fin troppe buche e fango.

Forse troppe vibrazioni in effetti, accompagnate da un sibilo che ricordava quello di un bollitore sul fuoco nonostante sulla sua stufa in ghisa non fosse presente nessun strumento da cucina e nessun fuoco acceso. Mai quando il mercante era in viaggio.

Se solo il Duca avesse dato una occhiata più specifica alle sue mensole cariche di pregiata mercanzia da poco acquisita si sarebbe accorto che, uno dei suoi tesori in cristallo sormontato da un grosso nucleo di metallo – un manufatto alquanto insolito per essere stato fatto da mano umana – aveva cominciato a vibrare pericolosamente e a diventare sempre più incandescente. Proprio come se sotto la base di cristallina pietra bianca fosse stato acceso l'intero fuoco dell'inferno, solo che in questo caso vi era solo una polverosa superficie in legno che iniziò a vibrare assieme all'artefatto alieno, la cui sfera metallica si stava facendo sempre più rossa come se fosse appena stata forgiata dall'inferno. Incredibilmente chiassosa come centinaia di anime intrappolate in una sfera deforme.

Subito dopo quella crescente cacofonia di suoni e colori – che portarono i cavalli ad innervosirsi non poco – ci fu un botto come se mille bicchieri di cristallo si fossero rotti come petardi, anticipati prima da un lampo improvviso che illuminò il carro per una frazione di secondo e poi da uno schianto sordo che portò i cavalli ad impennarsi al rumore improvviso. Solo le forti mani del Duca tennero salde le loro redini, all'apparenza incurante dell'incredibile frastuono di vetri rotti e pentole rovesciate, piuttosto concentrato a calmarli con moine che di solito si concedono a cuccioli terrorizzati. Riuscendo incredibilmente nel suo intento.

Una volta che i turbolenti equini ebbero modo di calmarsi calò un silenzio quasi irreale nell'area, rotto solo dagli ultimi rimasugli di cocci che rotolavano via e dai tintinni che si quietavano, lasciando solo un sibilo stranamente umano nel suo esprimere dolore e rauche imprecazioni.

Hm... a questo punto stavo iniziando a chiedermi quando sarebbe successo...”

nel dirlo il corpulento mercante inarcò un sopracciglio e allungò il suo impercettibile sorriso agli angoli della bocca, voltando a fatica i rotoli di grasso che componevano la sua schiena per poter far slittare una finestrella in legno che dava all'interno del carro, così da poter dar una occhiata ai danni e dare un benvenuto nel caso ce ne fosse stato bisogno.

Alcune vettovaglie si erano riversate a terra, cose di poco conto alla fin fine, ma ciò che all'apparenza colpì maggiormente i suoi occhi chiari fu l'ombra di un uomo disteso sul vecchio tappeto persiano che copriva le vecchie assi di legno. La figura di una persona nuda, rannicchiata e tremante, umida di una sostanza lattiginosa semitrasparente – diventando cristallina in alcuni punti della pelle di quello che era un uomo con molte cicatrici – riuscendo a malapena ad alzare lo sguardo verso quel fascio di luce che gli stava disturbano gli occhi color acciaio. Il viso era ricoperto di capelli grigi appiccicati da quella strana sostanza collosa, nonostante non apparisse come un uomo avente raggiunto la terza età, e la gola giovane di nascita non riusciva a pronunciare come si deve le bestemmie che avrebbe voluto pronunciare.

Cos... cazz...?”

Ah! Bentornato nuovamente tra di noi... lord Heisenberg!”

per un momento l'uomo ancora tremante a terra – dal fisico atletico e dai muscoli tirati per il dolore – non capì a cosa o a chi si stesse riferendo quella voce dal tono lievemente sarcastico, quasi mellifluo, ma poi i ricordi iniziarono a magnetizzarsi prepotentemente... e una smorfia di disgusto si materializzò sull'ispida barba di quello che fu un tempo Karl Heisenberg nel sentir pronunciare tanto il suo titolo quanto il suo nome.

I ricordi di una vita passarono le ramificazioni del suo cervello infetto, partendo da quelli più primordiali e innocenti fino a quelli più recenti e cupi, prima di emettere un sospiro di rassegnazione dopo quel lungo attimo di smarrimento in cui a stento ricordava il proprio nome fino a pochi secondi fa. Adagiando la schiena su logoro tappeto macchiato e strofinandosi la faccia con entrambe le mani, cercò di fare mente locale su cosa fosse successo nelle ultime quarantotto ore da portarlo nudo e tremante dentro la carrozza del Duca.

Poi se ne ricordò, con uno scintillio sinistro negli occhi così chiari da ricordare le tonalità dell'acciaio, venendo però preceduto da un mercante all'apparenza divertito da quell'innaturale rinascita.

A quanto pare l'istinto di sopravvivenza del vostro cadou ha avuto la meglio sulle vostre decisioni avventate, mio signore” proseguì il corpulento mercante, incurante dell'irritazione che si affacciò sul volto del lord decaduto “e a livello di memoria cellulare direi che non vi manchi nulla a livello fisico... il che promette bene per voi! E ditemi, cosa ne pensate della vostra memoria ritrovata?”

penso che faresti meglio a startene zitto, cazzo!”

la mezza minaccia sibilata a denti stretti fece ridere di gusto il padrone del carro fin troppo loquace, pur comunque non replicando a quell'offesa mosso da una saggezza recondita. Ma oltre sapere di essere sopravvissuto al suo tentato colpo di stato doveva sapere urgentemente qualcos'altro.

Gli altri... dove sono? anche loro...”

A dire il vero non si sono ancora risvegliati dal loro torpore, mio signore£ lo interruppe il corpulento cocchiere. Un tempo una simile mancanza di rispetto sarebbe costata la vita a chiunque “Chissà... magari ci impiegheranno più tempo a riformarsi, oppure non lo faranno affatto... ma nel frattempo avrei piacere che non li toccaste. Sa, ho già dei potenziali compratori interessati ai loro resti”

Ottimo, era l'unico dei quattro signori al comando della folle sacerdotessa ad essere rimasto effettivamente in vita, mentre gli altri ancora giacevano nelle loro tombe di cristallo sacrificati da una falsa dea per un suo più squallido bisogno materiale. E per quanto fosse tentato di distruggere i resti dei suoi disprezzabili fratelli e sorelle, notandoli con la coda dell'occhio in alcune casse aperte imbottite di paglia, volle comunque dar retta al Duca e a quella che non sembrava esattamente una richiesta cortese. Dopotutto non sapeva ancora in che condizioni era, a malapena riusciva ad avere un pensiero logico che non fosse una tempesta di ricordi dolorosi che gli pungevano le terminazioni nervose delle meningi, quindi era il caso di incominciare a piccoli passi chiedendo delle cose più basilari o capire in che condizioni fosse il suo fisico attuale. Solo dopo avrebbe rimesso a posto quel casino che era la sua vita.

Cercò quindi di mettersi almeno sulle ginocchia, aiutandosi con le braccia e facendo leva sul letto ancorato allo scafo del carro, rendendo la cosa comunque difficile viste la gambe deboli – come se non le avesse mai usate – e il mezzo che si era nuovamente messo in moto ad uno schiocco delle briglie trattenute dallo stesso Duca. Ora intento a guardare la strada dissestata lasciando al proprio lord l'intimità di cui aveva bisogno per ritornare a familiarizzare con un mondo che pensava di aver lasciato.

E la stronz-cioè, Madre Miranda?! lei è... ancora qui?”

Una volta sedutosi sul materasso imbottito di canapa volle sbrogliare un altro nodo piuttosto fondamentale, e la sua voce ancora roca faticò un poco con una domanda che lo tormentava da quando era tornato alla luce in modo prematuro, mordendosi in tempo la lingua nell'ingiuriare il nome di una donna che aveva solo finto di amare per decenni interi, ma che in realtà detestava con tutto se stesso per avergli rovinato la vita in tutti i sensi. Uno strano senso di rispetto il suo – fastidioso come un veleno ormai insinuatosi profondamente in lui come un dogma istintivo – che continuava a portarsi appresso sempre e comunque quando si trattava di parlare di lei con chiunque non fosse se stesso. Forse si trattava tanto di istintivo, e odioso, rispetto nei confronti dell'unica vera figura femminile che avesse condizionato la sua crescita quanto di puro istinto di conservazione di fronte a possibili nemici che potessero mettergli i bastoni tra le ruote con la sua nobile causa... ma alla fine, come a breve avrebbe scoperto, sarebbe stata solo un'altra pietra da lasciarsi alle spalle proprio come per i suoi "fratelli".

In un modo o nell'altro Madre Miranda è riuscita nei propri intenti... Si è ricongiunta con la sua vera famiglia, anche se temo non nel modo in cui lei lo aveva immaginato”

per quanto la risposta del Duca fosse abbastanza criptica – arrivata alle orecchie di Heisenberg con un certo ritardo come a volersi studiare per bene le parole da pronunciare di fronte ad un lord di cui ancora non aveva visto nessuna manifestazione elettromagnetica avvolgergli le membra ancora umide – senza ombra di dubbio fu abbastanza cristallino nel rivelargli che quella puttana fosse morta nel portare avanti un piano a cui diverse persone si erano decisamente contrapposte. Non per ultimo il più giovane dei suoi figli, nonchè quello che rasentava quasi la perfezione dopo molteplici esperimenti disastrosi, e che aveva pagato con la vita lo scotto di aver provato a ribellarsi a lei anche usando metodi tutt'altro che puliti. Ma in fin dei conti aveva imparato da quella stessa madre malevola a giocare sporco, giusto? Quindi perchè avrebbe mai dovuto sentirsi in colpa?

Massaggiandosi le tempie con una mano non volle dare al momento un nome alle emozioni che gli stavano smuovendo lo stomaco, concentrandosi piuttosto a coprirsi con una delle coperte presenti e darsi una prima sistemata. Era ancora troppo poco lucido – secondo i suoi punti di vista – per poter accettare tutte quelle stronzate pensando che il suo cervello gliela avrebbe fatta passare liscia. Aveva comunque ricevuto le informazioni che gli interessavano, aveva appena appurato di essere ancora vivo in un mondo che lo credeva probabilmente morto senza più antagonisti a tormentarlo, e tutto questo non poteva che andare a suo vantaggio. Eppure...

Se le interessa mi sto dirigendo verso la fattoria dei Whateley per questioni d'affari. Sa, credo che la vedova del signor Wilbur sarà ben contenta di poterle dare ristoro”

Karl non era uno stupido, e conosceva abbastanza bene il mondo esterno – grazie ai traffici sottobanco dello stesso Duca che negli anni gli aveva fornito ogni genere di bene da un mondo che Miranda aveva preferito tenere al di fuori di quel loro microcosmo contaminato dal male – ma avrebbe preferito tenersi lontano da quella fattoria e della banda di zotici matti che la abitavano. Le storie che giravano su di loro erano alquanto bizzarre e imbarazzanti.

Per quanto la loro valle fosse annidata tra i Carpazi e protetta tanto dall'impervia natura quanto dalle selvagge creature che la popolavano – figlie della mente distorta di Madre Miranda – era chiaro che il villaggio non poteva sopravvivere a lungo isolato com'era dal mondo esterno. Proprio per questo motivo esistevano uomini come il Duca e famiglie come i Whateley che si preoccupavano di rifornire del necessario la popolazione locale. Il primo con la vendita al dettaglio lungo tutto un percorso insidioso mentre i secondi si limitavano a recepire la preziosa merce dal mondo esterno e rivenderla poi ad un Duca con più misteri che rivelazioni.

La sacerdotessa dunque chiudeva un occhio su certe cose, in quanto Karl sapeva che – ipocritamente – anche lei aveva i suoi contatti con il mondo esterno. Ma forse ella stessa si aspettava un colpo basso da uno dei suoi lord... e subdolamente aveva fatto in modo che suo “figlio” Heisenberg abbassasse la guardia per sbarazzarsi anche di lui con-

Neppure il tempo di terminare quella sequenza si pensieri che avvertì chiaramente il carro fermarsi. Non gli ci volle però molto per capire che la carovana era finalmente sopraggiunta a destinazione dopo quella che doveva essere stata un'altra ora di viaggio rimasta nel più completo silenzio. Un gesto cortese da parte del corpulento mercante il voler lasciar riflettere in pace il proprio ospite, ma era effettivamente giunto il momento anche per lui di pensare al prossimo passo.

Eccoci arrivati, lord Heisenberg! La prego di non spaventarsi troppo per quello che vedrà... so che conosce i Whateley per fama, ma dubito che sia a conoscenza della loro accoglienza nei riguardi dei forestieri”

il diretto interessato non capì a cosa il Duca si stesse riferendo, rimanendo abbastanza basito da volersi comunque mettere sull'attenti con le gambe ancora tremanti, ed osservando dallo spiraglio principale che dava alla seduta del cocchiere volle vedere con i propri occhi. Ciò che vide era solo un agglomerato di vecchie case di legno che componevano la fattoria, dalle travi del tetto marcite a causa dell'umidità fredda e pungente di quei luoghi, e un insolito albero contorto su cui rimanevano i resti di un'altalena. Ma che da dove si trovava lui sembrava un cappio per impiccagioni.

La cosa lo mise abbastanza in allarme visto che ancora non sapeva se poteva fidarsi del Duca, e sentendo dei passi sul suolo fangoso e una voce arcigna in seguito parlare con il mercante non riuscì proprio a trattenere un sibilo di tensione tra i denti stretti.

... e poi i botti e poi ancora le esplosioni!” fece una donna dalle sembianze di una vecchia megera. Dai capelli bianchi come la neve raccolti in una tesa capigliatura e gli occhi rossi dovuti forse alla gotta “temevo che a questo giro il commercio fosse ormai un lontano ricordo come lo stesso villaggio a valle... ma a quanto pare caro Duca continuate a portarci qualcosa”

mia cara signora Whateley! Il commercio non si ferma mai!” la grassa risata del Duca martellò per un momento nel cervello dolorante di Karl a causa della loro vicinanza “Ho delle vettovaglie che saranno sicuramente di vostro interesse, oltre che un ospite che quasi sicuramente necessiterà delle vostre... premure”

Quel bastardo obeso era forse intenzionato a venderlo ad una banda di mentecatti?! Il tono che aveva usato con quella strega bianca non gli piacque minimamente, senza contare che era...

Madre! Il Duca ci ha portato un uomo!!”

Un uomo! Un uomo!”

Un uomo bello!!”

non fece neppure in tempo a ultimare le proprie linee di pensiero che una angoscia ben più grande si palesò nel momento in cui una luce accecante non si materializzò alle sue spalle. Costringendolo per questo a voltarsi di scatto sulla difensiva nonostante la luce del sole gli bruciò gli occhi ancora sensibili.

Qualcuno aveva aperto le ante posteriori del pesante carro merci, e oltre il cigolio dei cardini poco oliati il povero lord decaduto poté finalmente osservare tre giovani donne dallo sguardo affamato e predatorio.

I loro sorrisi a trentadue denti e i loro occhi dalle iridi dorate erano sgranati come pochi dall'eccitazione. E più che avere fame di carne umana come avrebbero potuto averla le “figlie” di Alcina Dimitriescu – decisamente più eteree e pallide rispetto alle atletiche fattrici dagli avambracci pronunciati, come in un dualismo insano tra la morte e la vita – queste sembravano più che altro affamate di cazzo.

Il suo.

Non-provate-a-toccarmi!!”

Heisenberg scandì con lentezza omicida quelle parole fulminando con il suo gelido sguardo quelle boscaiole affamate, stringendosi di più nella coperta di velluto rosso e cercando con la coda dell'occhio il primo oggetto di metallo da lanciare loro contro. La vista gli cadde per un secondo su un pentolino metallico ancora appoggiato alla stufa in ghisa, e vedendo che una delle ragazze – tutte dai capelli rossi raccolte in crocchie semplici e scompigliate e dalle lunghe sottane rattoppate – stava già salendo sul carro con un certo entusiasmo decise di averne avuto abbastanza.

Era tempo di vedere se, oltre alla sua forma fisica completa, erano tornati a loro posto anche i suoi temuti poteri. Ma cercando di fare leva su quello che un tempo gli riusciva facile come respirare, muovendo il metallo a proprio piacimento e facendo impazzire le centraline elettriche, tutto ciò che riuscì a fare fu semplicemente di farlo tremare sul posto e avvertire un mal di testa così forte da portarlo letteralmente a cadere a terra con un guaito risentito.

Si sentì pervaso da una miriade di scosse elettriche come se il suo intero corpo si fosse improvvisamente intorpidito per uno sforzo che non era ancora pronto a fare, non trovando neppure la forza di tirare pugni quando quelle megere lo raggiunsero con foga e ridendo come matte. In tempi meno sospetti sarebbe anche rimasto lusingato di una simile attenzione da parte di qualche bella ragazza, ma in questo caso avrebbe fatto volentieri a meno di essere abbrancato dagli artigli di quelle arpie in un momento di debolezza così umiliante che lo faceva sentire come un... normale essere umano. Cosa che non era più da molto, molto tempo, ormai. E che lo portò per questo a urlare ogni genere di imprecazione mentre le sue ammiratrici lo legavano con le sue stesse coperte come se fosse stato un salame.

Lasciatemi! Lasciatemi andare maledette puttane!! O giuro su dio che-!!”

per l'amor del cielo, ragazze! Limitatevi a far fare un bagno caldo a lord Heisenberg finché non si sarà ripreso! O il mio bastone sarà l'ultimo delle vostre preoccupazioni!”

quando l'anziana matriarca ruggì quei comandi nonostante la voce gracchiante e non più giovane ci fu come un miracolo. Le tre robuste boscaiole si fermarono di colpo una volta scese dal carro con un bottino trattenuto tra le loro braccia come se fosse stato un tappeto arrotolato – osservando l'anziana genitrice rimasta accanto ad un mercante dal sorriso compiaciuto – sgranando gli occhi ora non più allegre come bambine di fronte a una ciotola di caramelle ma ben più preoccupate delle conseguenze di azioni fin troppo avventate.

Si, madre”

si limitarono a borbottare scontente quelle, una dopo l'altra, chiudendosi poi in un imbarazzante silenzio che lasciò attonito lo stesso Heisenberg che, nonostante la ramanzina, non venne liberato da quella presa ma anzi... issato sulle loro spalle come se stessero trasportando un lungo tronco.

In quel momento non seppe dire se aveva voglia di scuoiare o meno il Duca per l'assurda situazione in cui l'aveva buttato senza preavviso – in fin dei conti ora aveva ben altro a cui pensare tra ospitalità discutibile e poteri che faticavano a riaffacciarsi – ma vedere quel grassone sfacciato salutarlo con una mano mentre lo trascinavano in casa gli fece venir voglia optare per la prima, discutibile, opzione.

Che cazzo di situazione...”

[…]

Alla fine dovette ammettere a se stesso che poteva anche andargli peggio quel giorno. Le figlie della megera erano state di parola non molestandolo più del dovuto, se escludevano un paio di sculacciate con gli asciugamani a fine bagno, e mostrando una certa professionalità nel strigliare il loro signore così come son solite fare le lavandaie con le lenzuola sporche. Spazzolate energiche e quasi dolorose nel mentre che era immerso in un catino di legno pieno d'acqua e sapone di Marsiglia, cantando un paio di canzoni popolari per farsi passare la fatica nel rimuovere quei cristalli e quel muco disgustoso che permeava la pelle leggermente abbronzata di Heisenberg. I segni di una rinascita miracolosa voluta da un parassita che si rifiutava di far morire il proprio guscio, ora rintanato nel suo petto e perfettamente fuso con il suo sistema nervoso lasciando solo l'ennesima cicatrice sulla sua pelle. Non c'era mai stato nessun piano B in tutto questo, aveva fatto tutto quel mostriciattolo che gli era stato cucito addosso dalla stessa sacerdotessa nera.

Una volta che le boscaiole ebbero finito con lui gli lasciarono la privacy di cui aveva bisogno, sentendosi finalmente grato di non avere più i loro occhi addosso e di poter riflettere in santa pace davanti allo specchio del bagno. Si passò una mano tra i capelli bagnati soppesando le emozioni contrastanti che minacciavano di manifestarsi in un momento all'altro tra una risata di pura gioia sarcastica a una rabbia funesta dal voler prendere a pugni il suo stesso riflesso.

Era stata tutta una perdita di tempo. In quel momento non poteva fare a meno di pensarla così.

Anni spesi a collezionare una armata di golem creati dai cadaveri dei contadini che morivano e gli venivano portati per la cremazione, tra successi e imbarazzanti fallimenti. Il cimitero al villaggio si era ormai riempito già un secolo prima, quindi per forza di cose all'ingegnere autodidatta venne affidato l'odioso business della cremazione dei corpi che tale non era... donando alle sventurate famiglie dei malcapitati solo un'urna di latta contenenti le ceneri della sua stufa in ghisa. Un gesto vile quanto necessario, se voleva crearsi di nascosto un esercito che potesse competere contro Madre Miranda e lo strapotere che aveva sul suo Dio Nero ancorato nelle viscere del sottosuolo da radici primordiali. Il parassita divino venerato dai primi uomini che giunsero in quella valle già prima di apprendere l'arte della scrittura.

Un rancore fermentato nel corso degli anni fin dalla sua prima giovinezza, mentre i ricordi della sua vita passata – prima del Villaggio e prima del cadou. Prima di essere rapito e condotto in un mondo a lui alieno – rischiavano di perdersi nell'alone della muffa sollevata da quell'arpia a cui mostrare benevolenza se voleva sopravvivere.

Poi era arrivata lei, la bambina perfetta – una straniera in terra altrettanto straniera ma dal corredo genetico impeccabile – su cui Miranda puntava tutta la missione della sua vita – riportare alla luce quella figlia portata via crudelmente dall'influenza spagnola più di un secolo prima, innestando la sua coscienza in un corpo più che perfetto per ospitarla – decretando per questo l'annichilimento di tutto un mondo che fino a quel momento si era inginocchiato a lei portando le mani al cielo nell'atto di chiamarla a gran voce nella più totale disperazione. Una bambina che Heisenberg non disprezzava e neppure adorava, ma che avrebbe tanto voluto usare in un modo non propriamente accettabile quanto comunque sicuro per la piccola. Perchè ci teneva lui, sempre e comunque, a puntualizzare di essere differente dal resto della sua famiglia.

Un vero peccato che il padre della mocciosa non gli avesse dato il permesso di poterla sfruttare a proprio vantaggio – gli aveva persino fatto la cortesia di coinvolgerlo nel proprio piano – e alla fine il suo smisurato ego, e un carattere permaloso come quello di un bambino, lo aveva portato a voler comunque tentare il tutto per tutto da solo.

E aveva fallito.

La rabbia di non essere stato lui a uccidere quella donna miserabile stava oscurando il suo giudizio ben più logico, quello di sentirsi sollevato di far parte ancora di quel mondo e non di essere stato assimilato da una terra contaminata purgatorio di molte altre anime in pena.

Cazzo!!”

il pugno destro si abbatté con forza a fianco dello specchio appannato e rovinato, colpendo le piastrelle di un brutto color oliva mentre la sua voce uscì con un ruggito incrinato di chi non è capace di controllare le proprie emozioni se messo alle strette. L'evidente formicolio che gli attraversò il dito mignolo e tutto il palmo tramutandosi a breve in dolore gli ricordò per l'ennesima volta qualcosa di fondamentale. Qualcosa che la stessa signora Whateley prontamente pronunciò una volta che fece capolino sull'uscio della porta del bagno lasciata deliberatamente aperta, tenendo tra le mani alcuni capi di vestiario da consegnare al proprio signore.

Perchè crucciarsi, mio signore? Siete vivo, gli altri sono morti, e comunque non è più un vostro problema”

appoggiò gli abiti su un vecchio sgabello in vimini e da una sporta in tela che portava a tracolla ne estrasse alcuni stivali da far provare al proprio ospite. Tutto questo incurante del fatto che Heisenberg fosse mezzo nudo al suo cospetto, coperto solo da un asciugamano legato ad una vita incisa di cicatrici passate.

Tutta questa roba un tempo apparteneva al mio vecchio Wilbur – che riposi in pace –e dubito che a un morto possa in qualche modo servire... ma a un vivo? Diamine, certamente lei non sembra appartenere alla prima categoria!”

Nnnh... vecchia, io non credo tu riesca a capire” disse stancamente lui, massaggiandosi l'attaccatura del naso con l'indice e il pollice. Non era in vena di sentire altre stronzate moraliste per quel giorno “ho speso decenni per questo cazzo di momento... decenni interi cazzo... e ora mi dici che non dovrei essere umanamente imbufalito?!”

l'anziana donna dal volto rugoso come il tronco di un albero non disse nulla per svariati secondi, guardandolo con una espressione non dissimile dal compatimento che si ha nei confronti di un cucciolo disubbidiente, prima di avvicinarsi verso la sgangherata finestra che dava nella corte principale dove era ben visibile il contorto albero morto e la sua logora corda appesa ad una delle ramificazioni nodose.

Lo indicò con una certa insistenza, passando i propri occhi rossi prima su quel presagio di morte e poi di nuovo sul proprio sire caduto in disgrazia e sempre più irritato da quella sua presenza incomprensibile.

lo vede quello mio signore? Quello è l'albero in cui il mio povero Wilbur è morto ormai più di venti anni fa... rimasto impiccato a quella corda di altalena nel mentre che cercava di montarla per le mie ragazze. Era una domenica uggiosa, ed è successo mentre io le bambine eravamo andate a messa giù al villaggio... e diamine se avrei voluto essere a casa per godermi lo spettacolo!”

una volta che vide una parziale attenzione da parte di Heisenberg – un sopracciglio inarcato per quelle che potevano essere le farneticazioni di una vecchia megera – l'anziana padrona di casa continuò la sua breve storia con un sorriso arcigno ritornando verso lo sgabello di vimini e appoggiandoci sopra una serie di cappelli sempre estratti dalla borsa a tracolla.

in quaranta anni di matrimonio ho pensato più e più volte a come cercare di far fuori mio marito cercando di non farmi scoprire e sopraffare da lui... e un giorno, semplicemente, ci ha pensato il beffardo destino a togliermi via questo piacere” selezionò alcune calze di lana e le depositò sugli stivali in pelle ancora perfettamente robusti. Una per ogni stivale abbinato “certo, all'inizio ero particolarmente furiosa della cosa, distrutta direi, ma con il tempo ho capito che non c'era piacere più grande che non avere i sensi di colpa per la morte di un vecchio bastardo”

per quanto Karl Heisenberg fosse arrabbiato più con se stesso che con il resto del mondo dovette ammettere a se stesso che quelle parole gracchiate in maniera melliflua gli furono di certo effetto. Forse ora a caldo non avrebbe realizzato come avrebbe voluto, ma come una spina conficcata nella carne la vecchia vedova aveva sicuramente centrato il succo del discorso per alzare il morale al suo signore. Della morte di Madre Miranda non aveva colpe, e mai avrebbe assaporato l'amara esitazione nel darle il colpo finale – se mai ne avesse avuta – dovendola forse solo “ringraziarla” per avergli donato un potere che si era sacrificato lui al suo posto per permettergli di tornare a vivere quella vita che aveva abbandonato quando era stato rapito da bambino.

Una sequenza di ricordi che si stava facendo sempre più agrodolce e consapevole dell'incerto futuro da uomo libero che lo aspettava, avendo per questo compreso di aver avuto dal “destino” una seconda possibilità, interrotto solo dal potente suono di svariati rotori che portarono a far vibrare i vetri delle finestre di tutta la casa durante il loro passaggio. Quando entrambe le figure si avvicinarono alla finestra del bagno poterono vedere alcuni elicotteri militarti che si dirigevano verso l'interno della valle, ove ancora sbuffi di fumo nero risalivano il cielo, ignorando per ora quella fattoria e i suoi inquietanti abitanti. La morte di Madre Miranda stava attirando più persone del dovuto, e questo non era un bene per nessuno.

Dirò alle mie figlie di sellare uno dei nostri stalloni più robusti il prima possibile. Consideratelo un ultimo regalo da parte nostra lord Heisenberg” fece la matriarca, avvicinandosi con passo svelto per quanto gliene concedeva l'età all'uscita del bagno sgangherato “questa valle non è più sicura per nessuno ormai...”

[…]

Quando uscì dalla fattoria il carro del Duca con tutti i suoi averi era sparito già da un pezzo, forse anche complice l'improvviso frastuono di elicotteri militari che aveva squarciato la quiete di quel grigio mattino oppure semplicemente aveva concluso lì le sue commissioni, ma Karl era abbastanza sicuro che un giorno le loro strade si sarebbero incrociate nuovamente. Uomini come quel mercante bastardo erano difficili da inquadrare, e ancor meno da uccidere... un po' come lui alla fin fine.

Una volta scelti gli abiti che più gli si conformavano – tra cui un trench non dissimile da quello che aveva un tempo ma di colore nero – uscì in veranda con la sua solita spavalderia e un sigaro trattenuto nelle labbra sfregiate, altro regalo che si era ritrovato tra i vestiti ammucchiati e che la vecchia Whateley aveva tanto insistito affinchè lui si tenesse. La sacca da viaggio che aveva a tracolla parlava chiaro, le ragazze avevano avuto premura di non fargli mancare nulla ovunque egli avesse voluto andare.

Con gli occhi finalmente protetti da un paio di occhiali da sole consunti e un cappello in pelle logora che doveva mimetizzare i suoi tratti ad un occhio più attento, il fu lord Karl Heisenberg si preparò a montare sul cavallo grigio che gli avevano preparato per la prima volta consapevole di non aver più catene che lo tenessero legato a quel luogo di inferno men che meno i ricordi a cui, comunque e istintivamente, tentava di tenere ancora legati a sé. Alla fine lo sapeva, la vecchia aveva ragione, il tempo avrebbe attenuato le nuove cicatrici e le avrebbe appese al cappio proprio come la corda su cui si era impiccato il vecchio Whateley.

Sarà un vero peccato non vederla più da queste parti, lord Heisenberg” piagnucolò una delle boscaiole, che con mani callose teneva ben salde le redini di uno stallone perplesso per il nuovo padrone. Mentre le altre fanciulle finivano di fissare le sacche alla sella “avete già in mente una meta specifica o vi serve una mappa?”

Quante premure da parte di villani che ancora lo consideravano un dio sceso in terra, proprio come voluto dalla stessa sacerdotessa eretica per tutti i suoi figli, ma poco propenso da sbatterle in faccia questa realtà vista l'accoglienza che comunque gli era stata data.

Ho sentito che la Russia è splendida in questo periodo dell'anno” fece sardonicamente lui, abbassandosi lievemente la tesa del cappello in un accenno di saluto elegante “mi raccomando ragazze, fate le brave mentre io sono via, hm?!”

era chiaro che non sarebbe mai più ritornato da quelle parti, ma sentire quelle ragazze sopprimere una risata isterica dall'eccitazione lo portò a sorridere in maniera particolarmente divertita. Non aveva mai avuto particolare simpatia per gli abitanti di quella terra corrotta – li considerava complici dei traffici di Miranda con la loro devozione cieca e insostenibile, non provando pena per loro neppure quando arrivò il momento della loro fine – eppure stranamente non vi fu malizia a circondargli quella barba incolta e la sua boccaccia volgare.

Partì dunque di gran voga frustando il cavallo con le briglie, assaporando quel vento gelido che gli sferzava il volto e le vesti come una ventata di libertà e anonimato che lo stavano aspettando oltre quelle nebbie grigie che circondavano le montagne. Sapeva solo di essere vivo, sapeva inoltre di non possedere più catene, e che il mondo per lui non aveva più confini.

  
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