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Autore: lady lina 77    12/06/2021    2 recensioni
L'omicidio di una donna e il salvataggio dei suoi due figli porteranno i Poldark dentro a un grande segreto da tenere celato a qualsiasi costo. Una storia che nasce nel freddo dei ghiacci di Oslo per poi approdare in Cornovaglia dove Ross, assieme a due misteriosi gemellini (già conosciuti in una mia vecchia fanfiction ma quì in ruoli diversi), lotterà per poter tenere fede a una promessa.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Nuovo personaggio, Ross Poldark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Appena sveglio, di mattina presto, Ross era andato nella camera dei bambini e i tre, appena svegli, gli saltarono in collo contenti. Clowance con più irruenza, Jeremy con più gentilezza e pacatezza e Bella con urla e risate, ognuno a modo loro gli diede il benvenuto.
"Ci sei mancato, papà!" - aveva detto Jeremy, come sempre ad ogni suo ritorno a casa. Era un bambino pacato e gentile, buono e sicuramente il più somigliante a Demelza per carattere.
Con in braccio Bella che gli si avvinghiava al collo, anche Clowance reclamò la sua attenzione. "Hai visto gli orsi bianchi?". Beh, se Jeremy somigliava a sua madre, la sua secondogenita era decisamente irruenta e decisa come lui e in generale come ogni Poldark.
"No".
"Nemmeno uno piccolo-piccolo?" - chiese ancora, delusa.
"No".
"E la neve?" - chiese Jeremy.
"Quella, molta".
Il ragazzino corse verso la finestra, osservando il panorama imbiancato fuori Nampara. "E' come la nostra?".
"Molto più fredda e ghiacciata, te lo assicuro".
"E poi cos'hai visto?" - insistette Jeremy.
Ross sorrise, sapeva come stupirli! "L'aurora boreale".
Jeremy e Clowance spalancarono gli occhi mentre Bella continuava a cercare di arrampicarsi sulle sue spalle.
Clowance gli saltò sulle gambe. "Aurora boreale? Zia Rosina a scuola ci ha detto che è quando il cielo si colora di tanti colori".
Ross le accarezzò la testolina bionda. "Vero".
Jeremy, più riflessivo, si fece pensieroso. "E' il riflesso, giusto? Del ghiaccio e del cielo fusi insieme quando è sereno".
Ross scoppiò a ridere. "Ah, credo che tu ne sappia più di me! Posso solo dirti che è molto bella da vedere e ti auguro di poterla osservare di persona, un giorno".
Jeremy a quelle parole lo abbracciò, come le sorelle. "A mamma piacerebbe".
Sì, lei sarebbe rimasta a bocca aperta come una bambina se ne avesse vista una e Ross sperava vivamente di riuscire a portarla a viaggiare con lui più spesso, un giorno. "Ne sono certo". Sospirò, l'accenno a sua moglie gli aveva fatto ricordare che ora doveva spiegare loro qualcosa di importante su cui avrebbero dovuto mantenere assolutamente il segreto. "A proposito di mamma, lei è in camera e con lei... c'è 'qualcosa' che ho portato dalla Norvegia e che deve rimanere un segreto".
"Un regalo?" - si emozionò Clowance.
"Non proprio... Un segreto che dovremo tenere assolutamente per noi senza parlarne con nessuno".
Jeremy e Clowance si guardarono in viso e poi, vinti dalla curiosità, corsero in camera della madre lasciando Ross in compagnia della piccola Bella. "Pa...pà" - mugnugnò la bimba.
La baciò. Lei sarebbe stata la migliore a mantenere quel segreto...
E poi, con la bimba in braccio, si diresse verso la camera matrimoniale dove Demelza, già sveglia, si stava occupando dei gemellini mentre lui si godeva i loro figli.
Quando arrivò, trovò i suoi figli maggiori che, timorosi, guardavano la loro madre dalla porta senza trovare il coraggio di avvicinarsi. Demelza teneva fra le braccia, avvolti dalle coperte, i due bambini che probabilmente aveva appena allattato e con dolcezza li stava invitando ad avvicinarsi.
Jeremy fissò il padre con sguardo interrogativo e preoccupato. "Papà?".
"Papà?" - si unì Clowance.
Ross diede loro una spinta gentile verso il letto matrimoniale e poi vi si diresse a sua volta per spiegare ai figli, con la moglie, la strana situazione che si era creata in casa. Era importante che soprattutto Jeremy e Clowance capissero quanto fosse importante mantenere il segreto sui gemelli e che non dicessero in giro alcunché. Per fortuna il tempo inclemente, la neve e l'approssimarsi del Natale erano fattori tutti a loro favore: la scuola gestita da Rosina era chiusa e lo sarebbe rimasta fino a dopo i festeggiamenti del nuovo anno, con quel freddo i bambini non potevano uscire a giocare coi loro amici e il ghiaccio a sua volta impediva ad eventuali ospiti inattesi di giungere a casa loro. "Ecco, questi due bambini sono il segreto di cui vi parlavo prima".
Dimostrando più coraggio del fratello, Clowance si avvicinò al lettone per sbirciare i gemellini. "Come sono strani, hanno i capelli bianchi!".
Ross sorrise, poggiando delicatamente la mano sulla spalla di Jeremy che sembrava più intimorito della sorella da quella situazione. "No, sono molto biondi. Sono bambini norvegiesi e in quelle terre hanno tutti i capelli così".
"A me sembrano bianchi!" - ribadì Clowance. "Io sono bionda, non loro, vero mamma?" - le chiese, mostrandole una ciocca di capelli.
Demelza la strinse a se. "Tu sei bionda come il grano, loro sono biondi come...".
"Biondi come... la neve!" - concluse Clowance.
"La neve è bianca!" - rise Demelza.
"Appunto...".
Jeremy, un pò pallido in volto e stranamente preoccupato, si avvicinò al letto. "Papà, chi sono?".
Ross sospirò. Ovviamente nemmeno ai bambini poteva raccontare tutto ma era necessario che capissero la gravità della situazione in cui si trovavano i gemellini. "Si chiamano Demian e Daisy e non hanno più i genitori. Sono morti, sono stati uccisi da delle persone cattive che volevano uccidere anche loro e che di certo li stanno ancora cercando. Li ho salvati e li ho portati quì per cercar loro un posto più sicuro dove vivere ma siccome, appunto, delle persone malvagie li cercano ancora, finché non avrò trovato quel posto, la loro permanenza quì dovrà rimanere un segreto di cui non parlare. A nessuno! Sapreste farlo?".
Clowance, sentendosi parte di un grande segreto col padre, annuì entusiasta. Jeremy invece sembrava dubbioso e soprattutto, preoccupato. "Mamma...?" - chiese, cercando in lei aiuto. Era più grande di Clowance, era un ragazzino intelligente e di certo ormai, a 12 anni compiuti, era in grado di farsi domande più complesse e complicate circa l'arrivo e la storia di quei due bambini.
Lei gli sorrise. "Tesoro sta tranquillo, penserò a loro come ho fatto con voi finché rimarranno quì. Tu non devi preccoparti di nulla, io e papà ne abbiamo parlato e sappiamo che andrà tutto bene. In fondo come ben sai, abbiamo sempre cercato di aiutare chi è in difficoltà e spesso ci hai dato una mano pure tu. Ce la darai anche stavolta?".
"Si, certo, ma...". Jeremy si grattò la guancia, pensieroso, dubbioso, timoroso. "Volete aiutarli come quando a Natale distribuiamo i biscotti ai bambini poveri di Mellin e Sawle?" - chiese.
"Esatto" - rispose Ross. "E ora aiuteremo questi bambini che, a loro volta, sono nei guai. Allora, ci aiuterai?".
Jeremy si voltò verso di lui, fronteggiandolo. "Si, ma... Perché li hai salvati proprio tu? Come facevi a sapere di loro?".
Ross lo fissò negli occhi, in evidente difficoltà. Non voleva parlare di Jasmine e non voleva nemmeno che Jeremy entrasse più di tanto nella faccenda. Più in la quel silenzio avrebbe pesato fra loro ma per il momento preferì tacere, anche se in futuro se ne sarebbe pentito. "Perché proprio io? Perché come vedi, sono l'unico che è riuscito a metterli in salvo" - spiegò, frettolosamente e con tono che non ammetteva repliche.
"E non ci riusciva nessun altro?" - insistette suo figlio, stranamente con tono accusatorio e nervoso.
E a quel punto intervenne Demelza. "Jeremy, tuo padre è una spia del Governo inglese e come sai, tante cose non può dircele. Fidati di lui e anche di me, come hai sempre fatto. E tutto andrà bene... Guarda questi bambini, guarda come sono piccoli ed indifesi... Vuoi aiutarli con noi?".
Muovendo nervosamente il piede, Jeremy annuì. "Ma non ci metteranno nei guai?".
"No, se manterrete il segreto con tutti" - lo ammonì Ross.
"D'accordo, non dirò nulla" - rispose Jeremy, dubbioso.
Clowance si avvicinò. "Ma nemmeno a zia Morwenna? O a zio Sam? O zio Drake?".
"No, nemmeno a loro". Già era decisamente meglio, per adesso, che loro ne rimanessero fuori. C'era una sola persona a cui voleva raccontare l'accaduto, l'unico che avrebbe potuto aiutarlo in modo incisivo e sicuramente il migliore amico che avesse con cui confidarsi: Dwight. Era medico, conosceva molti posti affidabili dove collocare i bambini e non si sarebbe tirato indietro se gli avesse chiesto aiuto.
Bella, notando i neonati addormentati fra le braccia della madre, fu colta da un attacco di gelosia e agitandosi, fece capire al padre che voleva riconquistare il suo posto d'onore accanto alla mamma andando sul lettone.
Ross la accontentò, sorridendo. Aveva un caratterino niente male la sua piccoletta dai capelli neri tanto diversi da quelli dei gemelli.
Demelza la accolse fra le sue braccia, assieme ai piccoli, stringendola a se. Poi tornò a fissare Ross. "E Prudie?".
Già, Prudie... Alzò gli occhi al cielo, ovviamente a lei non potevano nasconderlo. E per fortuna la neve l'avrebbe tenuta in casa, lontana dalla tentazione di far pettegolezzi al mercato. "Diglielo tu, appena scendi".
"Non puoi farlo tu?".
Ross scosse la testa. "Le anticiperò qualcosa prima di uscire, ora".
"Dove vai?".
"Da Dwight... Lui deve saperlo e potrà aiutarci".
Demelza annuì, mentre anche i figli maggiori prendevano posto a letto. "Sì, nessuno ci è più caro e fidato di lui. Buona idea".
Ross la fissò con preoccupazione, dispiaciuto di lasciarla sola per quella mattina, con tutti quei bambini. "Pensi di farcela?".
Lei rise. "Ross, cresco bambini da quando era una bambina io stessa, persino più piccola di Clowance. Va tranquillo, i gemelli sono stati nutriti, ora dormono e degli altri tre bambini so occuparmi perfettamente da sola e senza problemi. Tu invece vedi di coprirti bene quando esci, si gela fuori e stasera non voglio vederti col raffreddore!".
Ross scoppiò a ridere. "Certo mamma".
D'istinto, Demelza gli tirò un cuscino. "Va e sbrigati. E di sotto, vedi di parlare con Prudie".
Ross non se lo fece ripetere. E dopo aver salutato la moglie e i figli, scese al pianterreno dove la domestica, ancora in camicia da notte, si aggirava in cucina. "Che visione celestiale" - scherzò.
La donna, presa alla sprovvista, fece cadere la padella che aveva in mano. "Judas, siete tornato!".
"In carne ed ossa!".
"E state già uscendo?".
"Sì. Ma prima di farlo, devo dirti una cosa".
Il tono serio fece sobbalzare Prudie. "Cosa?".
"Va di sopra, da Demelza... Troverai qualcosa di inaspettato, lei ti spiegherà tutto. Ma ti anticipo questo, ogni cosa che vedrai di sopra dovrà rimanere un segreto e non dovrai parlarne con nessuno. O te la dovrai vedere con me". Le parlò in tono severo, perentorio e sapeva che era l'unico modo perché capisse la gravità della situazione. Prudie gli era affezionata, era una serva fedele ma aveva anche il brutto vizio di parlare troppo, soprattutto quando alzava il gomito o si trovava fra le altre comari di Truro o Sawle. Non doveva parlare, nemmeno per sbaglio... O sarebbero stati guai per tutti, lei compresa.
Un pò pallida per quel modo di parlare che Ross non usava con lei da anni, ma vinta dalla curiosità, la donna annuì e corse di sopra.
Rimasto solo, Ross si mise un pesante cappotto, il mantello e l'immancabile tricorno. Poi si diresse verso la stalla, pronto a raggiungere Dwight a casa sua in cerca di aiuto e soprattutto, consigli.
E ancora una volta, nella neve che non aveva mai smesso di scendere, partì al galoppo.

...

Dwight lo accolse calorosamente, nonostante fosse ancora abbigliato in abiti da camera e non avesse fatto colazione. “Sembrerebbe che ti sono mancato più di tua moglie” – scherzò, abbracciandolo. Ma poi si fece subito serio, comprendendo che se Ross, dopo tre mesi di assenza, era giunto a casa sua di mattino presto e con una fitta nevicata in corso, doveva esserci qualche motivazione importante.
Lo invitò a sedersi con lui nella sala del tè, approfittando del fatto che Caroline stesse ancora dormendo a causa di una notte insonne passata a consolare Sophie per il male alle gengive a causa dei denti da latte che stavano sbucando e per i disturbi della nuova, ravvicinata gravidanza che stava vivendo con immensa gioia e sorpresa.
La casa era ancora avvolta da un silenzio reso ancor più ovattato dalla neve e quando Ross si sedette sul divanetto davanti al camino, nonostante tutto provò un senso di pace. Era a casa, fra volti amici e con il loro aiuto avrebbe potuto mantenere al meglio la promessa fatta a Jasmine. Di gettò raccontò quanto successo ad Oslo omettendo, come fatto con Demelza, le parti che era necessario rimanessero segrete per la sicurezza di tutti. Raccontò il necessario e come sempre accadeva, Dwight seppe comprendere i suoi silenzi ed omissioni, evitando di fargli domande a cui sarebbe stato difficile rispondere.
Alla fine del raccontò, Dwight fece un lungo respiro. “Certo che tu odi proprio tanto star lontano dai guai, vero? Se non te li cerchi tu, sono loro a cercar te” – disse, abbozzando un sorriso.
Ross non poté che trovarsi d’accordo. “Come darti torto?”.
Non puoi, in effetti. I neonati ora sono in casa tua con Demelza?”.
Sì”.
Dwight annuì. “Con lei ora sono in ottime mani. Per prima cosa vorrei visitarli per verificare che siano in perfetta salute. Sono stati privati del contatto con la madre, hanno vissuto in un ambiente rarefatto e senza luce per le prime settimane della loro vita, hanno sofferto un lungo viaggio e sicuramente hanno subito privazioni di elementi essenziali al benessere di un neonato”.
Ross alzò le spalle. “In realtà paiono sanissimi e piuttosto resistenti. E sono stati nutriti e tenuti puliti a dovere, ho fatto del mio meglio durante il viaggio”.
Ne sono certo, ma vorrei visitarli lo stesso. Essere privati del latte materno può essere dannoso”.
Ross sbuffò. “A questo ci sta pensando Demelza, anche se non sono d’accordo. Finirà per affezionarsi a loro e non voglio che soffra quando dovrà separarsene”.
Dwight gli pose gentilmente una mano sulla spalla. “Non affezionarsi sarebbe comunque difficile in ogni caso. Lasciala fare, se le fa piacere. Ai bambini farà bene e lei si sentirà a posto con la coscienza. Tua moglie è una donna intelligente ed accorta, ricordalo sempre”.
Lo so… Ma so che ha un cuore generoso e che soffrirà quando non avrà più i bambini con se”.
Dwight rise. “Mancheranno pure a te”.
Già, Dwight aveva ragione, sarebbero mancati anche a lui. Il sonnecchioso Demian e la vivace Daisy che adorava sentire la sua voce, gli erano entrati nel cuore e di certo avrebbe sentito nostalgia non avendoli più vicini. Ma doveva scegliere il meglio non solo per loro ma anche per la sua famiglia e questo complicava di molto le cose, circa le decisioni da prendere. “Dove potrei collocare i bambini, secondo te? Voglio un posto vicino dove tenerli d’occhio, ma sufficientemente lontano da casa mia in modo che non possano essere collegati a me e al mio viaggio in Norvegia”.
Dwight si sedette pensieroso accanto a lui. “I fratelli di Demelza?”.
Non se ne parla, sono troppo vicini alla mia famiglia. Inoltre Drake e Morwenna hanno già una figlia piccola e molto lavoro sulle spalle mentre Sam…”. Scosse la testa… “L’idea di mentire su di loro gli divorerebbe la coscienza e non voglio coinvolgerlo più di tanto, mettendo alla prova il suo credo”.
Dwight picchiettò nervosamente le dita sulle gambe, pensieroso. “Sai, spesso ho aiutato ragazze madri a partorire, giovani donne sole che non potevano permettersi di crescere i propri figli illegittimi. Le ho aiutate, rispettandone l’anonimato, affidando quelle povere creature a orfanotrofi del posto. Bambini senza nome, figli di nessuno, che nessuno avrebbe potuto reclamare come propri. Conosco diverse strutture gestite da religiose che grazie alle donazioni delle persone del posto, hanno costruito ambienti confortevoli e decorosi per i piccoli. Che ne dici di una soluzione del genere? Potrei occuparmene io”.
Ross rabbrividì. Come soluzione non gli piaceva del tutto ma era di fatto la più logica ed attuabile. Avrebbe potuto tenere d’occhio da lontano i gemelli, contribuire al loro benessere con delle donazioni in nome del suo ruolo di parlamentare e nessuno avrebbe potuto riconoscerli e capire quali fossero le loro origini. Certo, sarebbero stati soli… Ma quanto meno, salvi.
C’è un’altra cosa che potremmo fare per la loro sicurezza, se sei d’accordo” – azzardò Dwight, non del tutto convinto.
Quale?”.
Hai detto che chi ha ucciso i genitori dei bambini, cerca un solo neonato, non sanno che sono due”.
Sì, esatto”.
Dwight scosse la testa, la soluzione che stava per proporre non entusiasmava nemmeno lui ma di certo era la più tutelante. “Credo che dovremmo dividere i bambini, uno in un istituto, una nell’altro. Se per qualche caso quelle persone che gli danno la caccia dovessero trovarne uno e le cose andassero male, smetterebbero di cercare l’altro non sapendo della sua esistenza. E almeno uno dei due bambini sarebbe salvo. Odio dover separare due gemelli che hanno già perso tutta la loro famiglia ma in termini pratici, questa sarebbe la soluzione migliore”.
Ross deglutì, era vero, era la soluzione più logica ma non gli piaceva per niente. Quei due piccoli si adoravano, si cercavano ed erano di supporto l’uno per l’altra praticamente durante tutta la giornata. Dormivano abbracciati nella cesta, se uno piangeva l’altro sembrava soffrirne e separarli era in un certo senso una violenza. Ma forse Dwight aveva ragione, era qualcosa di necessario… “Ci penserò” – rispose, a denti stretti, sentendo un peso sul cuore. Erano già stati privati di tutto, quei due piccoli senza colpa. Era giusto far loro anche questo?
Dwight annuì. “Bene. Ma per ora lascia che mi vesta e poi sarò pronto a venire con te a Nampara per visitarli”.
Grazie” – rispose Ross. Avevano trovato una soluzione, giusto? E allora perché non se ne sentiva affatto contento?

...

Mentre Jeremy e Clowance si esercitavano nella lettura seduti al tavolo da cucina e Bella gattonava per la stanza inseguendo il povero Garrick, Demelza cullò fra le braccia Demian e Daisy che, svegli ma tranquilli, sembravano incuriositi da quella rumorosa e nuova realtà che li circondava. Avevano vissuto nascosti e nel silenzio le prime settimane di vita e ora probabilmente i rumori di casa dovevano apparir loro piuttosto bizzarri.
Demelza li osservò, erano due bambini splendidi e i tratti nordici che li contraddistinguevano, li rendevano simili a due bambole.
Accarezzò loro il visino e Demian le strinse la mano in cerca di calore mentre Daisy si rannicchiò contro di lei totalmente rilassata. Ross era stato bravo a prendersi cura di loro con Jones e di certo aveva corso mille pericoli per la loro salvezza e quindi ora toccava a lei far del suo meglio per farli stare bene. Certo, c'erano mille domande che si affacciavano nella sua mente ma aveva scelto di non farle e di rispettare la volontà del marito di tenerle nasconte molte verità che probabilmente riteneva pericoloso che lei sapesse. Avrebbe voluto saperne di più dei loro genitori, del perché la loro madre si fosse fidata proprio di Ross, il perché di quegli omicidi e soprattutto quale minaccia rappresentassero i gemelli ma sapeva che tutto questo, a parere di Ross, doveva rimanere un segreto per preservare l'incolumità di tutti e quindi per rispetto a suo marito e per il bene dei suoi tre figli, si sarebbe fatta bastare quanto già conosceva.
"Quelli porteranno guai" - borbottò Prudie, sedendosi accanto a lei davanti al camino.
"No, non succederà. Ma ricordati di serbare il segreto, nessuno deve sapere che i gemelli sono quì e se tu parlassi, Ross si arrabbierebbe molto".
Prudie occhieggiò la finestra, perfettamente consapevole della situazione che stavano vivendo e di quanto necessario fosse stare in silenzio. "E a chi dovrei dirlo? Ci sono metri di neve fra noi e il villaggio, saremo bloccati quì fino a primavera".
Demelza strinse a se i piccoli che parevano non soffrire il freddo. "Beh, anche dopo, dovrai mantenere il segreto".
Prudie la osservò coi bambini e come Ross, si preoccupò per lei. "Non ti affezionare troppo, il signor Ross non li vorrà tenere quì troppo a lungo".
Demelza non rispose. Sapeva che se ne sarebbero andati ma per il momento non voleva pensarci e tutto ciò che desiderava era dargli quanto più calore e affetto possibili, sperando di risarcirli in parte di quanto la malvagità degli uomini aveva loro tolto. Li baciò sulla testolina e loro, affidandosi totalmente a lei, si rannicchiarono contro il suo petto dandole completa fiducia. Sì, promise a ste stessa, avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per il loro bene...

  
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