Me lo chiedo ogni giorno.
Da quando te ne sei andata via non faccio altro che pensare a te.
Ai tuoi occhi, così magnetici. Ai tuoi capelli, bianchi come la neve.
E soprattutto il tuo sorriso, di cui forse sono divenuto schiavo.
Ricordo ancora quando ti incontrai la prima volta: quel giorno le cose erano andate molto male.
Forse in quel lontano giorno, la mia fine era già stata decretata, la mia mediocre vita sarebbe finita lì.
Ma ciò non accadde.
Invece incontrai te, e mai in vita mia mi sarebbe capitato di incontrare una simile bellezza.
Quando
tornai da dove ero venuto, sembrava che nulla fosse successo. Un sogno?
No. Non poteva essere un sogno. Cercai dunque di tornare da te in ogni
modo, per accertarmi che quel che accadde non era frutto del mio
inconscio.
E ci riuscii, dimostrando a me stesso che non avevo sognato il nostro
incontro. Ne fui felice. E pensai di tornare ancora.
E
ancora.
E ancora. Finché, ad un certo punto, le mie visite erano
divenute ormai frequenti.
Ormai era normale per me, andare là, in quella stanza che
per te era tutto il tuo mondo
E offrirti la mia compagnia, che sì, non era molto, ma era
tutto ciò che potevo offrire.
Nel tempo, un pensiero mi venne: lì nella tua piccola
stanza, senza nulla da vedere o da fare, tu eri sola.
Sempre sola, nessuno che ti facesse compagnia.
L'unico, forse, era quel piccolo gatto nero, che dal nulla, ogni tanto
appariva.
Te lo tenevi stretto al grembo, accarezzandolo lentamente.
Una
volta mi dicesti: "è l'unico a capire come mi sento davvero:
sola."
Quello fu forse una chiara conferma ai miei dubbi.
Ma non era vero: lui non era l'unico a capire come ti sentissi.
Perché l'avevo compreso anche io.
E fu
per quello che decisi di continuare a frequentarti, ogni tanto portando
qualcosa con me, così da mostrartela.
Come la macchina fotografica. Te la ricordi? E la foto che ti ho fatto?
Sai, la conservo ancora con me. Come un ricordo indelebile della tua
esistenza, in questo mondo.
In segreto, avevo anche iniziato a scrivere delle lettere. Non ero
bravo all'inizio, ma col tempo migliorai.
Poi... sono iniziati i problemi. D'un tratto ti facesti distante,
lontana.
Farneticavi cose incomprensibili, strane. A volte mi spaventavi sul
serio.
Mi ricordo una frase in particolare: "Sbrigati.. sbrigati e vieni a
prendermi".
Ancora non ho compreso a chi ti riferissi.
Col tempo, non riuscii più a comunicare con te, non mi
ascoltavi più.
Arrivai addirittura a darti uno schiaffo, tanto che ero esasperato.
Me ne pento ancora oggi, sai?
Da allora smisi di venire a trovarti, e penso mi abbia fatto molto male.
Avrei potuto abbandonarti per sempre, lasciarti lì, a cadere
in quel baratro dove ti eri gettata da sola all'improvviso.
Ma non lo feci. Quando seppi che la tua vita era in pericolo cercai
strenuamente di oppormi.
Già... ma a che prezzo? Fu inutile. Quando giunsi nuovamente
da te... era già troppo tardi.
Tu stavi lasciando questo mondo, assieme al tuo piccolo amico felino.
Eppure... rimasi con la speranza che un giorno saresti tornata da me.
Ed ora, eccomi qui. Cento anni sono quasi passati, e attendo con
fiducia il tuo ritorno.
Ho passato questo tempo ripensando ai nostri innumerevoli incontri,
alle cose che ti feci vedere.
Ho anche riletto le mie lettere, e...
Devo dirti la verità.
In ognuna di esse, il destinatario... eri tu. Sempre tu.
Perché c'è una cosa che mai ti riuscii a dire.
Me ne resi conto poco prima di perderti.
Ossia che dentro di me, avevo iniziato a provare qualcosa per te.
Qualcosa che andava oltre la semplice amicizia.
Mi ero innamorato di te. Già. E troppo tardi l'ho compreso.
Se solo te l'avessi detto quando ne avevo l'occasione, avrei potuto
togliermi ogni dubbio dalla testa.
Mi avresti detto di no, avresti detto di sì, chi poteva
saperlo?
Almeno l'avresti saputo.
Ma ora, ho passato anni col pensiero di non essermi dichiarato.
Me ne pento tremendamente, è un dolore che mi dilania da
dentro.
Quelle lettere che ho scritto le tengo per me. Se le condividessi,
forse, i sentimenti che provavo verso di te quando le scrissi
potrebbero perdersi.
Ed io non lo voglio. Ma forse mi serviranno, se avrò una
seconda occasione per dirti quel che provo.
Tu non sei mai stata sola.
E non voglio che tu lo sia, quando tornerai.
Io sarò lì, ad attenderti.
Ti mostrerò il mondo che tu mai hai potuto vedere con i tuoi
occhi.
E lo
farò per davvero.
Le mie promesse non sono infinite bugie, come invece lo erano per un
certo qualcuno.
Te lo prometto... Volontà dell'Abisso.
Alyss.
Angolo Autore
Eee salve. Questa è la prima fanfiction che scrivo (che scrivo qui, intendo), includendo un personaggio di Pandora Hearts che (lo dico onestamente) è il mio preferito: Alyss (o La Volontà dell’Abisso).Lo so, ha toni un po' smielati (o tristi), ma diciamo che non sono del tutto abituato a questo tipo di cose (normalmente scrivo solo roba demenziale :,3).
In ogni caso, il personaggio che parla, qui, è di mia creazione (più o meno).
Ditemi che ne pensate (mi fa strano chiederlo •-•)
Eeee nulla. Byyye!