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Autore: kanejvibes    14/06/2021    0 recensioni
In un mondo post apocalittico, dove il controllo è stato preso con la forza da una grande corporazione, Nina si ritrova a dover lottare per sopravvivere e proteggere i suoi fratelli minori, mentre il suo gemello è scomparso. E proprio quando pensa di essere al sicuro, un misterioso sconosciuto entra nelle loro vite, scombussolandole.
Tratto dal testo:
La verità era che era stato e sarebbe sempre stato un egoista.
Nel suo cuore, James lo sapeva.
Accettò quella verità e le sorrise appena per cercare di farla tranquillizzare.
"Non posso perderti, Nina".
Moriranno tutti al bunker? Sì.
Tuo fratello diventerà una cavia da laboratorio? Sì.
Ma tu sarai viva.
Chiuse per un attimo gli occhi e quando tornò a guardarla lei aveva quell'espressione di rabbia che spesso gli rivolgeva. Rabbia e odio. Ma un odio temporaneo, un odio che nascondeva tutt'altro.
Genere: Commedia, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 14

Nick aveva condotto Nina e Dean per i corridoi, senza smettere un attimo di parlare.
"Rick e Anna saranno felicissimi di rivederti, erano davvero preoccupati".
"Siamo usciti a cercarti almeno un milione di volte. Tornavo giusto ora con una squadra di ricerca".
E poi ancora: "Non avevo idea di cosa ti fosse successo, ero distrutto".
Nina sentiva quelle parole, ma era troppo eccitata all'idea di rivedere i suoi fratelli e ancora di più di vedere la loro reazione una volta che avrebbero riconosciuto Dean che non era in condizione di seguire più di tanto o di rispondere.
Si voltò un paio di volte verso Dean, che era di nuovo indecifrabile.
Non sorrideva o altro e lei si chiese come mai. Non era felice di rivedere Annabelle e Richard?
Quando arrivarono alla camera dei tre fratelli, Nina scacciò via tutti i pensieri ansiosi. Finalmente, erano riuniti.
Si fiondò sulla porta, aprendola velocemente.
Anna sussultò e Rick sgranò gli occhi.
Nina avrebbe gridato qualcosa se non avesse visto anche Aline.
Richiuse le labbra quando la riconobbe. Era seduta sul letto di Rick, con le gambe accavallate, strizzata in uno dei suoi completi di pelle. I lunghissi capelli neri ancora tra le mani di Richard.
Il ragazzo si alzò, sorridendole.
"Nina!", esclamò, allegro, senza badare all'espressione indagatoria della sorella.
"Che sta succedendo qui?", chiese lei, avanzando.
"Nina stai bene?", fece Annabelle, abbracciandola.
Lei le accarezzò i capelli, ma poi tornò a guardare Aline e Richard.
Suo fratello si sistemò gli occhiali e prese Aline per mano.
"Sono felice e voglio essere felice che tu sia tornata perciò non rovinare tutto", le disse, sospirando.
Nina assottigliò gli occhi, ma poi si aprì in un sorriso e aprì le braccia. Richard corse verso di lei e si unì all'abbraccio delle due sorelle.
"C'è un po' di posto anche per me?", fece Dean, che era stato fino a quel momento sulla porta, divertito dal dramma.
Richard e Anna spalancarono le bocche, increduli, per poi gridare.
"Dean!", esclamarono, mentre lui si avvicinava e si stringevano in un caloroso abbraccio di gruppo.
Nick, al settimo cielo, si unì a loro.
Nina guardò aline e la trovò a disagio che si chiedeva cosa fare e decise in quel momento di non intralciare la vita amorosa di Rick. Le sorrise e la invitò a raggiungerli.
Aline si morse il labbro, ma poi si aprì in un sorriso e corse verso di loro.

James si era allontanato da tutti. 
Era felice per Nina, lo era davvero. E anche per Dean e Nicholas.
Tutti avevano avuto qualcuno da cui tornare, qualcuno da chiamare casa.
E lui? Ogni volta che era stato assente per molto tempo era sempre stato accolto da Nicholas, Aline, Rose.
Non ora.
Nick lo odiava, Aline probabilmente gli sarebbe stata lontana a causa di suo fratello e Rose non c'era più.
Non si era mai sentito così solo in vita sua.
Era circondato da tutto ciò che poteva definire famiglia, ma non era più così per loro.
Il lupo alpha non aveva più un branco a seguirlo. Nessuno per cui e con cui lottare.
Sospirò, aprendo la porta di camera sua e richiudendola subito dopo di sé.
Almeno, finalmente, era da solo e non doveva più cercare di nascondere ciò che provava.
Era stanco, triste, miserabile.
Si guardò allo specchio: la figura che ricambiò lo sguardo non era nient'altro che quella di un ragazzo spaventato.
I capelli argentei avevano iniziato a perdere il colore e le radici mostravano appena un po' di ricrescita castana, in più erano sporchi e annodati.
Le ferite che lo avevano sempre fatto sentire forte, adesso lo facevano apparire debole e odiava le macchie violacee che aveva sotto gli occhi.
Patetico.
Le labbra gli tremarono appena quando sentì una lacrima salata bagnarle e dissolversi sopra di esse.
Sospirò e distolse lo sguardo.
No.
Lui era James. Era il lupo. Era l'alpha. Non poteva in alcun modo mostrarsi così.
Strinse i pugni e si guardò di nuovo allo specchio, questa volta con fierezza.

Nick aveva lasciato riposare Nina un paio d'ore, ma gli avevano riferito che Jaime intendeva organizzare una festa per il loro ritorno quella sera e voleva essere lui a darle la notizia.
Ma prima che potesse arrivare alla sua stanza, vide Dean venire dalla direzione opposta.
Lo squadrò appena, aggrottando la fronte.
"Dove te ne vai?", chiese, lanciando un'occhiata alla borsa che aveva sulla spalla.
Dean deglutì a fatica, poi mise su un sorriso veloce.
"Oh, a fare una doccia. Ho dormito un po', ma ora devo davvero lavarmi", esclamò, allargando il sorriso.
Nick annuì con la testa.
"Beh, le docce più vicine sono dall'altra parte", disse, indicandogli con la mano la direzione opposta.
Dean lanciò uno sguardo alle sue spalle, poi si morse l'interno guancia.
"Giusto...", disse.
"Ma tu non stavi andando a fare una doccia, dico bene?", continuò Nicholas, freddo.
Dean sospirò e tornò serio. Probabilmente avrebbe potuto colpirlo e metterlo k.o. con facilità, ma una gran parte di lui lo stava frenando.
C'era una parte che sperava che Nicholas gli facesse cambiare idea.
"Non esiste che tu te ne vada", continuò il moro, scuotendo la testa e allungando il braccio per togliergli la borsa dalla spalla. Dean si scansò di lato per evitare che lo toccasse.
Non aveva più senso mentire, perciò fu onesto.
"Tu non hai idea delle cose che ho fatto quando ero un deeta. Non merito di stare qui. Non voglio stare qui".
"Ma cosa stai dicendo? Non è colpa tua! Eri controllato!", esclamò Nick, smanaccando.
Dean abbassò la testa, sospirando.
"Non immagini nemmeno quante persone io abbia ucciso".
148.
Quel numero lo tormentava, era fisso nella sua mente, pronto per aumentare in ogni momento. Nicholas sarebbe stato il prossimo?
Rabbrividì anche al solo pensiero. No, non avrebbe ucciso quel ragazzo.
Non avrebbe più ucciso nessun altro innocente, piuttosto si sarebbe tolto la  vita.
"Non eri tu, Dean. Ma loro. Non potevi resistergli", continuò Nicholas.
Il ragazzo scosse la testa, tormentato.
"Tua sorella ha bisogno di te, come pensi si sentirà quando saprà che te ne sei voluto andare?".
"Mia sorella è più forte di quanto tu creda", sibilò Dean, guardandolo.
"Lo so, ma le spezzerai il cuore andandotene. Non credo riuscirà a superarla".
Dean prese un lungo respiro, poi fece schioccare la lingua.
"Non posso permetterti di andartene. Se devo combatterti, lo farò", riprese Nick, duro.
L'altro sorrise appena, poi si tolse la borsa dalla spalla e gliela passò, annuendo.
"Adesso capisco perché piaci a mia sorella", disse, senza smettere di sorridere. Lo ringraziò con lo sguardo e se ne andò.
Nick chiuse gli occhi, sollevato, e riprese a respirare.

Il salone principale era affollatissimo; probabilmente l'intero bunker si era riversato in quella sala. E c'era un allegro chiacchiericcio a sottofondo della musica che stava suonando.
Nina sorrise, guardandosi intorno alla ricerca di volti familiari. La prima che vide fu sua sorella. Aveva i capelli raccolti e alcuni ricci ribelli le contornavano il viso, gli occhi chiari brillavano mentre chiacchierava e gesticolava insieme a qualche amica. Nina allargò il sorriso. Anna meritava ogni singolo momento di felicità e normalità che potesse ricevere.
Si voltò, ricercando ancora.
Richard stava ridendo. Aveva la bocca spalancata a mostrare tutti e trentadue i denti, gli occhi che si aprivano e si chiudevano senza che lui riuscisse a controllarsi. Aline gli era vicino, gli sfiorava il braccio, divertita, toccandosi i capelli di tanto in tanto.
Aveva lasciato correre quella loro relazione pensando che non sarebbe andata avanti ancora per molto, ma ad osservarli bene sembravano davvero felici. E chi era lei per mettersi in mezzo a quella felicità? Richard era grande abbastanza da prendere le sue decisioni. Fece per voltarsi a cercare Dean, quando qualcuno le sfiorò la spalla.
Non seppe spiegarsi il perché, ma tutto quanto il suo corpo sperò che si trattasse di James.
Invece, Nick le riservò uno dei suoi sorrisi migliori.
"Ehi", sussurrò dolcemente, lasciandole un bacio sulle labbra.
"Ehi", ribatté lei, mentre il ragazzo le faceva fare una giravolta.
"Sei incantevole", continuò, stringendola a sé e iniziando a ballare un lento, accompagnati dalla musica.
Nina lo baciò a sua volta.
"Mi sei mancato", disse.
Nonostante quello che aveva passato, la sua lontananza era stata una delle cose più difficili da sopportare.
Nicholas si allontanò appena, senza staccare le mani dai suoi fianchi, ma abbastanza da poterla guardare negli occhi.
Stava ancora sorridendo.
"Ti amo", fece, all'improvviso, impulsivamente, ma fu come se l'avesse fatto al momento più opportuno.
Nina schiuse appena le labbra.
"Ti amo anche io".
In realtà non era certa di amarlo, ma le era mancato tantissimo e in più non era mai stata innamorata quindi come poteva pretendere di sapere cosa si provasse?
Nick era una delle persone migliori che avesse mai incontrato ed era sempre gentile e buono con lei. 
"So che è poco che ci conosciamo e ancora meno che stiamo insieme ma...penso che per me sia stato amore a prima vista", continuò il ragazzo, mordicchiandosi nervosamente le labbra.
Aveva le guance leggermente arrossate e gli occhi correvano lungo il volto di lei.
"A prima vista? Oh intendi quando ti sei finto James? Era una tecnica di seduzione quella?", scherzò lei.
Nina rise prima di realizzare veramente ciò che aveva detto. Non aveva davvero suggerito che James potesse essere attraente due secondi dopo che Nick le aveva detto che l'amava.
"Beh se ti piace il tipo", rispose lui, sorridendole.
Non sembrava che avesse avuto il suo stesso pensiero, la cosa la fece rilassare di nuovo.
Ricambiò il sorriso e si appoggiò alla sua spalla, lasciandosi trasportare dal lento che stavano ballando. E fu allora che lo vide.
James era appoggiato con entrambe le braccia  alla ringhiera dell'ingresso alle scale che davano sulla sala. Indossava una maglietta a maniche corte nera con uno scollo a V, talmente aderente che non lasciava molto all'immaginazione. I capelli chiari erano leggermente umidi e gli si arricciavano dolcemente sulle spalle e aveva un'espressione corrucciata. Gli occhi, poi, erano fissi su di lei e Nina sospettò che lo fossero già da un po'.
Schiuse le labbra, ricambiando lo sguardo.
Cos'era quel subbuglio improvviso che aveva nello stomaco? La stava semplicemente guardando.
Nick le aveva detto di amarla. La amava, accidenti. Eppure non aveva avuto una reazione del genere.
Sentì le guance andarle a fuoco e l'aria mancarle per un minuto.
Si allontanò da Nicholas, spostandosi una ciocca dietro le orecchie.
"Vado a prendermi da bere", sussurrò, con la gola improvvisamente secca.
"Vuoi che vada io?", chiese lui gentilmente, ma Nina scosse la testa.
"Ok, vorrà dire che andrò a tenere d'occhio quei due da più vicino", mormorò Nick osservando Aline e Richard con sospetto.
Nina sorrise appena.
"Vacci piano. Sembrano due perfetti piccioncini".
Lui alzò le spalle e se ne andò.
In quel momento, Nina riprese a respirare.
Si voltò, lasciandosi alle spalle Nick e James, e si versò un po' di punch alla frutta, tracannandolo velocemente per cercare di raffreddare la sua temperatura, ma stava andando a fuoco.
Lanciò uno sguardo a James: non si era mosso di un muscolo e aveva ancora gli occhi piantati nei suoi.
Nina si fece coraggio, bevve un altro sorso, e gli si avvicinò velocemente.
Lui a quel punto fece per andarsene.
"Lasci la festa?", fece lei, affannata, mentre  cercava di raggiungerlo prima che sparisse.
James rimase fermo un attimo, poi si voltò a guardarla di nuovo con quegli occhi di ghiaccio.
Nina deglutì a fatica.
Avrebbe pagato oro per sapere a cosa stesse pensando in quel momento.
Jaime alzò le spalle e fece roteare un bicchiere ormai vuoto che aveva in mano.
"Ho bisogno di qualcosa di più forte di quello che c'è da bere qui", sbottò, passando gli occhi sulla sala. Fece per andarsene e lei aprì bocca in un goffo tentativo per farlo restare.
"Non puoi andartene sei tu che hai organizzato la festa", mormorò, sentendosi subito una stupida. Fece una smorfia.
Il ragazzo si voltò e il suo sguardo fu molto più dolce.
"Nina, ho organizzato questa festa per te", disse, fissandola. 
"E tuo fratello. Per te e tuo fratello", aggiunse subito dopo, accortosi che l'espressione della ragazza era cambiata.
"Dopo quello che avete dovuto affrontare...ho pensato che vi potesse aiutare", continuò, avvicinandosi inconsciamente a lei.
Nina incrociò le braccia.
"Anche tu hai dovuto affrontare le stesse cose...".
"Ci sono abituato".
"Ma non dovresti esserlo e penso che una festa possa servire anche a te".
"Nina, fidati, in questo momento voglio soltanto sentire il calore di un ottimo brandy che mi scende in gola", sibilò lui, andandosene, dopo aver appoggiato il bicchiere che aveva in mano sul corrimano della ringhiera.
Nina posò gli occhi sulla sala in festa.
Avrebbe dovuto scendere di nuovo le scale e tornare da Nick, passare la serata con lui e i suoi fratelli, ma sembrava attratta a James come una calamita.
Lo seguì, tenendosi a distanza, fino a che lui non entrò in una stanza sul piano della sua camera.
Aveva richiuso la porta alle sue spalle e lei attese qualche secondo, imbambolata.
Si morse il labbro, chiedendosi cosa stesse facendo.
Ma, comunque, non si mosse.
Alzò il braccio per bussare, ma si bloccò di nuovo.
Cosa stava facendo?
La mano, come mossasi in maniera del tutto autonoma, fece picchiettare le nocche sul legno scuro della porta.
Inizialmente, non ci fu alcuna risposta e Nina si sentì quasi sollevata.
Poi la voce del ragazzo le arrivò all'orecchio, appena attutita.
"Avanti...?", aveva detto, quasi con tono interrogativo, come se fosse una cosa del tutto anormale che qualcuno bussasse a quella porta.
La ragazza prese seriamente in considerazione l'idea di scappare via e fingere che niente fosse successo, insomma, era ancora a tempo.
Ma, di nuovo, il suo corpo si mosse automaticamente ed entrò timidamente nella stanza.
Era un piccolo ufficio, pieno quasi fino a scoppiare.
La mobilia era veramente scarsa: una scrivania ed una sedia al centro dell'ufficio e due librerie ai lati opposti che occupavano tutta la parete, ma ogni cosa era stracolma di libri, documenti, scartoffie di ogni genere. In più, c'era un quadro con un lupo bianco dipinto a olio proprio sopra la scrivania.
Ma Nina ebbe appena un secondo per curiosare prima che la sua attenzione fosse puntata su James. Il ragazzo la stava fissando con un certo interesse sul viso. Aveva una mano appoggiata al tavolo e nell'altra teneva un bicchiere appena riempito di brandy.
Inarcò un sopracciglio come per incalzarla a parlare.
"Ehm...posso averne uno?", chiese lei, indicando il bicchiere, schiarendosi la voce e avanzando verso la scrivania.
Jaime continuò a guardarla.
"Di solito le persone non vengono qui", disse e lei non seppe se quella frase fosse un'informazione o un modo per chiederle di andarsene.
Nina si morse il labbro. Nonostante fosse parecchio a disagio, non voleva tornare alla festa o andare a letto o qualsiasi altra cosa. Voleva stare lì e voleva assolutamente trovare una buona scusa per non fare la figura dell'idiota.
"Perché no?", chiese, grattandosi nervosamente un braccio.
"E' il mio luogo sacro", rispose lui, alzando ancora di più il sopracciglio, ma lei lo ignorò.
"Il tuo luogo sacro?", continuò, puntando gli occhi sul dipinto del lupo alle spalle del ragazzo.
"Vengo qui per stare da solo", ribatté James, questa volta certo di essere stato chiaro.
Nina annuì appena, tornando a guardarlo.
"Non ti basta camera tua?".
Incrociò le braccia.
Jaime ridacchiò, rilassandosi, e bevve un sorso del brandy. Poi fece schioccare la lingua, divertito.
"Camera mia è spesso piuttosto affollata", mormorò, increspando le labbra in un sorriso malizioso.
Nina scosse la testa.
"Giusto...Rose ci veniva?", chiese ancora.
Rose? Come cavolo le era venuto in mente di tirare fuori Rose in quella conversazione già abbastanza imbarazzante?
Guardò James con sguardo colpevole, mordicchiandosi un labbro, ma lui non sembrò alterarsi.
"No", rispose appena, serio.
"Diceva che ero noioso quando ero qui", aggiunse, alzando le spalle.
Nina annuì con la testa, poi si appoggiò al muro alle sue spalle e si lasciò scivolare a terra.
"Posso avere quel drink ora?", chiese, sorridendo.
Se voleva che se ne andasse, avrebbe dovuto chiederglielo esplicitamente.
Jaime la fissò senza dire niente, rimuginando su qualcosa, poi afferrò la bottiglia di brandy e fece il giro della scrivania. Lentamente, la raggiunse e si sedette accanto a lei, porgendole il liquore.
Nina ne bevve appena un sorso e fece una smorfia, tossendo e facendolo ridacchiare.
"E' buono?", chiese il ragazzo, divertito, prendendole la bottiglia dalle mani per berne un po' a sua volta.
Nina si schiarì la voce, poi lo guardò.
"E' orribile", sbottò.
James ridacchiò e le porse di nuovo il brandy, che lei prese senza riluttanza.
Bevve di nuovo, ignorando quel sapore disgustoso, lasciandosi raschiare la gola e annebbiare i sensi.
Non aveva mai e poi mai, nei suoi ventitré anni di vita, bevuto qualcosa di così forte.
Fece di nuovo una smorfia. Poi si attaccò ancora alla bottiglia.
"Woah woah, vacci piano, principessa".
Nina ingollò a fatica il liquido e lo guardò con la fronte corrucciata.
"Perché? Hai paura che mi ubriachi?".
"Perché ne voglio ancora io".

James fece roteare la bottiglia di brandy tra le dita.
Era ormai quasi alla fine e, nonostante lui ne avesse bevuta la maggior parte, Nina sembrava completamente andata.
Era già da un po' che non parlava, cosa che non era assolutamente da lei, e se ne stava con lo sguardo fisso sulla parete davanti a loro.
Improvvisamente, appoggiò la testa sulla sua spalla, facendolo trasalire.
Cercò di ricomporsi alla meglio, mentre l'odore di menta che avevano i suoi capelli gli inondava le narici.
"Perché un lupo?", chiese poi lei, interrompendo il silenzio.
James aggrottò la fronte.
"Mmh?".
"Perché quel soprannome? Un giorno sei entrato in questa stanza, hai visto quel dipinto e hai deciso che il lupo fosse un animale abbastanza degno da rappresentarti?", continuò lei.
Jaime guardò il quadro appeso sopra la scrivania e non potè che sorridere.
"Oh, sì. E' andata esattamente così. Come hai indovinato?", disse, divertito.
Nina alzò la testa dalla sua spalla e lo guardò.
"Mi stai prendendo in giro?".
I loro occhi si scontrarono e James non riuscì a non tornare serio.
"Non lo so...immagino che il lupo e il concetto di branco mi affascinassero...", rispose, alzando le spalle.
"Quindi non è stato quel cane a ispirarti?", riprese lei, indicando il dipinto.
James sorrise.
"Non è un cane. E' un lupo".
Nina fece un verso di disappunto.
"Non puoi saperlo, mica sei stato tu a dipingerlo", puntualizzò, scrollando le spalle.
Jaime non rispose e Nina schiuse le labbra.
"Aspetta...sei stato tu a dipingerlo?".
Il ragazzo annuì appena.
"Davvero?", mormorò lei, stupita, facendo per alzarsi e avvicinarsi meglio al quadro, ma traballò appena fu in piedi e sarebbe finita con la faccia a terra se James non l'avesse afferrata per i fianchi e attirata a sè.
La fece sedere di nuovo delicatamente.
"Non dovresti fare movimenti improvvisi, sei ubriaca", le disse, scostandole una ciocca di capelli che le era finita sul volto.
Nina tremò visibilmente a quel contatto e James strinse i pugni e allontanò la mano e il viso da lei.
"Scusa", disse, a disagio.
A disagio? James a disagio?
Nina si morse il labbro e abbassò gli occhi sulle sue mani, se le stava torturando.
Deglutì a fatica, prima di tornare a guardarlo di nuovo.
Gli occhi di lui sembravano non trovare posa e vagavano su qualsiasi punto della stanza che non fosse lei.
"Sei...", iniziò la ragazza, a fatica.
"Sei un idiota", disse, aggrottando la fronte.
James la guardò, confuso.
"Sei narcisista e arrogante", continuò lei, fissandolo quasi con rabbia. Lui non disse una parola.
"Sei egoista...". Si morse le labbra, ancora e ancora.
"Sei dispotico, irascibile, insensibile...".
A questo punto, Nina non sapeva più se si stesse rivolgendo a lui o a se stessa.
Stava forse cercando di ricordarsi quanto James non fosse adatto a lei? 
E allora perché aveva una voglia immensa di baciarlo?

  
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