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Autore: Dalybook04    16/06/2021    0 recensioni
Il vasto impero dei Vargas un tempo si estendeva su metà del globo. L'intero Westeros, da Grande Inverno al mare, era proprietà di un unico uomo.
Romolo Augusto Vargas. Un re che, con le sue forze e la sua intelligenza, era riuscito ad assogettare tutto il mondo conosciuto, ad eccezione giusto della sconfinata Essos.
Un uomo che poi era stato brutalmente ucciso dal suo stesso amante, insieme a tutta la sua famiglia.
Tutta la sua famiglia, tranne due bambini, che furono portati via, lontano, dove neanche il loro nonno grande e forte era riuscito ad avventurarsi.
Ora il maggiore dei due fratelli si ritrovava sulle sue spalle di giovane uomo appena sedicenne il compito di riprendersi ciò che era suo. E per farlo doveva fare dei sacrifici.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Nord Italia/Feliciano Vargas, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Forse vi aspettereste un racconto dettagliato della battaglia, con il conteggio dei morti, la descrizione dei combattimenti e delle armature dei cavalieri e quant'altro, ma la verità è che non c'è granché da descrivere. Non appena si erano avvicinati al castello, infatti, il lord locale si era arreso e si era lasciato prendere prigioniero insieme alla sua famiglia.
-sono proprio necessarie le manette?- chiese il figlio del lord, un giovane biondo e mingherlino vestito di rosa.
-stai zitto, Feliks- lo rimproverò il padre, che si era fatto incatenare senza protestare.
-scusa pà- sbuffò, lasciando che il soldato lo incatenasse -mi si rovinerà tutta la pelle cioé.
-ti ho detto di stare zitto.
Lovino si stiracchiò -quindi mi sono svegliato all'alba per niente?
Ludwig sembrò scocciato -non proprio "per niente".
-avevamo sopravvalutato il problema.
-meglio sopravvalutarlo che farci trovare impreparati.
-fare tutto in pompa magna per niente è uno spreco di energie.
-non abbiamo fatto niente in pompa magna, solo...
-basta voi due- Feliciano si mise in mezzo, zittendoli -abbiamo di meglio da fare che sentirvi litigare come due bambini.
-noi non stavamo...- cominciò Ludwig, ma si zittì all'occhiataccia dell'altro ragazzo.
Lovino sbuffò -idiota- e, senza specificare a chi si stesse riferendo, tornò dai suoi lupi, che erano tornati dalla loro retata nelle cucine. Feliciano abbassò il tono della voce in modo da farsi sentire solo dal biondo.
-vacci piano con lui, mh? Già non è contento che tra noi ci sia... dell'amicizia...
-si lamenta di continuo- brontolò -sembra quasi che tifi per il nemico.
Feliciano si concesse un sorriso intenerito e gli si avvicinò, sistemandogli i capelli con una mano -odia l'idea di doverti un favore per tutto quello che state facendo per noi- mormorò, stringendogli la mano -tu però cerca di essere gentile, va bene? Ci parlo io poi con mio fratello- gli accarezzò la guancia con la mano libera, alla quale Ludwig si appoggiò chiudendo gli occhi -stai andando bene- lo rassicurò, sfiorandogli le labbra con il pollice -vinceremo- stabilì -e avrete ciò che vi spetta.
-e se...- Ludwig abbassò ancora il tono della voce -ciò non comprendesse tuo fratello sul trono?
Feliciano sentì un brivido freddo lungo tutta la schiena. Arretrò -in... in che senso? Certo che questo comprende mio fratello sul...
-non essere ingenuo- lo interruppe Ludwig, guardandosi attorno per controllare che non ci fosse nessuno intorno -qui l'unico che rivuole davvero tuo fratello al potere è tuo fratello stesso, e forse Antonio se è davvero così cotto come sembra. Quando avremo fatto fuori Kirkland, ci sarà un'altra guerra, ma tra di noi, e sarà il nord a vincerla.
Il castano non riconobbe quasi la sua voce per il tono gelido che utilizzò per replicare che -non ne sarei così sicuro, se fossi in te. Essere troppo orgogliosi porta alla rovina.
-sono solo realista. I Bonnefoy sono i più ricchi, ma il loro esercito è debole e hanno sperperato quasi tutto il loro patrimonio, lo sanno tutti. Le truppe di tuo fratello sono forti, ma non hanno una base stabile e non conoscono bene il territorio.
-la nostra base sarà la capitale- replicò, gelido -e mio fratello conosce bene il territorio.
-non quanto lo conosco io, e lui è completamente incapace nell'arte della guerra. A eccezione di vostro nonno, voi Vargas siete sempre stati artisti, non guerrieri. Avete mani adatte a un pennello, ad una penna magari, ma non alla spada.
-non mi sembrava che queste mani ti dispiacessero, ieri notte.
-non voglio offenderti...
-ci stai riuscendo.
-...sto solo cercando di dire che, se le cose si mettessero male, potresti venire da me. Ti proteggerei.
-ma per chi mi hai preso? Non sono una cortigiana da proteggere così puoi scopartela nel tempo libero.
-non è...
-e non sono neanche un cretino che non è in grado neanche di allacciarsi le scarpe senza il tuo aiuto.
-lo so ma...
-ma niente. Se io ti chiedessi di tradire tuo fratello per me, lo faresti?
-forse, se ci fossero dei giusti motivi.
-stai dicendo che mio fratello potrebbe darmene?
-non si può mai sapere. La tua famiglia...
-siamo tendenti alla pazzia? Intendi dire questo?
-be'... è innegabile che vostro nonno avesse quelle tendenze e...
-tuo nonno ci ha traditi, ma non mi pare che io giri con l'armatura per paura di venire pugnalato a morte- replicò -né tantomeno che lo faccia mio fratello.
-mio nonno aveva i suoi motivi.
-e se te li dessi io, dei motivi? Se... se impazzissi completamente e cercassi di dare fuoco a tutto il regno, mi uccideresti?
-non lo so. Vorresti che lo faresti?
-perché, tu sì?
-forse. Se fossi irrecuperabile... sì, preferirei venir fatto fuori. E tu?
Feliciano era senza parole. Perciò ricorse al dizionario di base, quello che aveva imparato da suo fratello, la prima cosa che si impara quando si studia una lingua, ciò che è indispensabile sapere se si vuole vivere bene.
-vaffanculo.
E se ne andò.

Quando Lovino vide suo fratello arrivare in lacrime, seppe per certo che quel crucco doveva morire.
-che ti ha fatto?
Feliciano si sedette affianco a lui e piantò la testa contro la sua spalla, abbracciandolo di slancio.
Lovino sospirò e lo strinse, mentre controllava che i suoi lupetti non sbranassero qualcuno. Vide Roma con un intero prosciutto in bocca e trattenne un sorriso.
-quindi? Cosa ha combinato il crucco?
-e-ecco...- tra un singhiozzo e l'altro, gli raccontò tutto.
Lovino sospirò mentalmente di sollievo, visto che -ah, tutto qui?
-come tutto qui? Ha detto che...
-be', ha ragione. Ci sarà un'altra guerra, ma tra di noi.
Feliciano abbracciò il fratello, nascondendo il viso contro la sua spalla -non ti tradirò.
-be', dovresti.
-c-cosa?
Lovino gli asciugò la guancia, con un piccolo sorriso, quasi materno -sai cos'è che mi importa di più?
-del trono?
-no, che tu stia bene. E se devi andare dal crucco per sopravvivere, fallo.
-ma...
-no- lo strinse forte -promettimi che, se le cose andassero male, andrai da lui. Tienitelo buono.
-ti stava dando del pazzo!
-e io gli do del coglione. Siamo pari.
-però...
-ascoltami- gli strinse il viso, costringendolo a guardarlo negli occhi -giurami sulla testa di nostra madre che, se ce ne fosse bisogno, farai di tutto per sopravvivere. Anche rifugiarti dal crucco.
-no.
-sì.
-non voglio lasciarti.
-e io non voglio che tu muoia.
-neanche io.
-ma sono io il maggiore- gli spettinò i capelli, divertito -sei il mio fratellino, e se non posso proteggerti io, mi va bene che lo faccia a qualcun altro.
-non voglio essere protetto. Non sono un bambino.
-lo so, ma rimani il mio fratellino. Per me sarai sempre un bambino, rassegnati.
Feliciano sbuffò, appoggiando la testa sulla sua spalla -ma non lo sono.
-che vuoi farci? Lo spirito di mamma si è impossessato di me.
Feliciano sbuffò -sei un rompicoglioni.
-finalmente cominci a parlare come si deve.
-dovresti sentire come ho mandato a fanculo Ludwig. Ti avrei reso fiero.
-ovvio. Ce l'abbiamo nel sangue, mandare a fanculo la gente è un arte, fratellino.
Il minore gli strinse la mano, appoggiandosi a lui e chiudendo gli occhi. Sospirò -ho imparato dal migliore.

-sono preoccupato per Feli- mormorò Lovino contro la spalla nuda di suo marito, stringendosi a lui alla ricerca di calore -forse non avremmo dovuto portarlo in guerra. È così giovane...
-è quasi un uomo- ribatté Antonio -e lasciarlo solo sarebbe stato più rischioso. Sai quanto me che il re avrà già mandato dei sicari a cercarvi.
-sì... ma rimango preoccupato. A Grande Inverno forse sarebbe stato più al sicuro.
-non sarebbe rimasto lì da solo. Ci avrebbe seguiti di sicuro.
-così non mi aiuti.
-scusa, mio sole e stelle, sto solo cercando di essere realista.
-fanculo te e il realismo- nascose il viso contro il suo petto -sai cosa non è realistico? Che tu abbia la pelle bollente con tutto questo freddo.
Antonio abbozzò un sorriso, stringendolo -be', va a vantaggio tuo- lo baciò tra i capelli. Lovino era adorabile, così piccolo e tremante per il freddo. Aveva la pelle tiepida, un po' meno scura del solito per colpa del clima gelido che c'era così a nord -e poi scendendo a sud arriveremo in posti più temperati.
-speriamo. Mi si stanno congelando le chiappe.
-a me non sembrano tanto congelate- per sicurezza controllò personalmente toccando l'area in questione -no, decisamente no.
-pervertito- si sistemò meglio tra le sue braccia.
-vuoi che mi sposti?
-col cazzo, ho freddo- allacciò le gambe intorno al suo bacino, tenendolo fermo. Forse, ma solo forse, a una piccolissima parte di lui piaceva stare così, stretti l'uno all'altro per ripararsi dal freddo. Forse.
Antonio capovolse le posizioni, in modo da ritrovarsi Lovino seduto in grembo. Il ragazzo gli si spalmò addosso, cercando calore -stai fermo.
-mh...- si mise ad accarezzargli la schiena con le mani bollenti, dandogli i brividi -e se io non volessi farlo?
-fallo comunque.
-sei un piccolo dittatore- lo baciò sulla fronte, divertito -i tuoi sudditi dovranno avere paura.
-tratto così solo il bastardo che ho sposato- si sistemò meglio la coperta sulla schiena, seppellendo la faccia contro il petto di suo marito -che palle il freddo- brontolò contro la sua pelle, facendolo ridere.
-forse è meglio dormire- mormorò Antonio dopo qualche secondo, disegnando delle figure che capiva solo lui sulla schiena dell'altro -domani sarà una giornata impegnativa.
-forse- si sdraiò al suo fianco, rannicchiandosi contro la sua spalla. Sospirò -abbracciami, stronzo. Ho freddo.
Antonio rise -agli ordini- lo strinse, girandosi verso di lui. Scese a baciarlo lungo il collo, accarezzandogli i fianchi al di sotto delle coperte.
-fermo- protestò a bassa voce -altrimenti non dormiamo.
-ti sto solo coccolando un po'- e continuò con i suoi baci, limitandosi al collo.
-sei uno stronzo.
-ti amo anch'io- Lovino sentì i brividi a quella frase, e il bacio che seguì sulla sua pelle non lo aiutava.
-rimani uno stronzo.
-come dici tu- lo baciò appena dietro all'orecchio -comunque non preoccuparti per tuo fratello. Se la caverà.
-lo spero- lo baciò a stampo -lo spero davvero tanto.

Due giorni dopo, l'esercito del re era arrivato. Francis lo capì prima ancora di leggere il messaggio legato alla zampa del lupo di Lovino.
"Il re è a meno di un giorno di distanza. Tenetevi pronti e avvicinatevi il più possibile"
"Una spia ha detto che ha portato anche i figli maggiori" aggiungeva una nota a margine, doveva averlo aggiunto Lovino
Francis sentì un brivido.
Arthur... Arthur era in pericolo.
-vado a fare una cavalcata per controllare che non ci sia nessuno in giro- disse, legando al lupo un messaggio in cui diceva che si stava avvicinando -voi intanto iniziate a smontare, dobbiamo avvicinarci agli altri. Partire pure senza di me, vado in avanscoperta.
-sì signore.
-bene- e partì, seguendo il lupo.
Doveva trovare Arthur.

Ebbe culo. Non c'è un modo più elegante per dirlo: ebbe semplicemente culo.
Insomma, sapeva che Arthur andava spesso a camminare quando era nervoso, e che tendenzialmente quando c'era in giro suo padre si defilava, ma per lo più aveva sperato di beccarlo nei dintorni dell'accampamento nemico a imprecare contro il reale didietro del suo reale padre e a bere dalla sua fedele fiaschetta. Di certo non si era aspettato di rischiare un frontale con il suo cavallo.
-ma che cazzo...
-Arthur!
-Francis? Che cazzo ci fai qui?
-che cazzo ci fai tu qui?
-stavo venendo a salvarti!
-no, io stavo venendo a salvarti!
-ma cosa...
Francis sentì un rumore in lontananza. Afferrò il braccio del suo amante -vieni, nascondiamoci nel bosco. Lì potrai insultarmi quanto ti pare.

-pensavo che i bastardi del nord ti avessero preso prigioniero- spiegò Arthur, seduto sotto un alto pino -stavo venendo a cercare di salvarti.
-e tuo padre lo sa?
-secondo te me lo avrebbe lasciato fare?
-giusto- meglio così.
Arthur gli strinse la mano -e tu invece?
-me ne sono andato poco prima che scendessero per la guerra- mentì -ho sentito alcuni discorsi di nascosto e sono scappato. Pensavo... insomma, volevo avvertirti.
-non serve- lo rassicurò, baciandogli il dorso della mano -domani ci sarà la battaglia, ma vinceremo. È solo una rivoltina da niente.
Francis gli strinse con forza entrambe le mani -resta qui con me.
-cosa?
-resta qui con me.
-ma devo...
-ti prego. Non posso saperti in pericolo- interruppe le sue proteste con un bacio.  Cazzo quanto gli era mancato -hai detto che è solo una rivoltina da niente. Allora rimani qui con me, al sicuro.
-non posso non farmi vedere...
-nessuno noterà la tua assenza nel caos della battaglia- gli salì sopra, strusciandosi leggermente sul cavallo del suoi pantaloni. Lo baciò, tirandogli i capelli biondi e portandosi le sue mani sui fianchi con la mano libera -e poi mi sei mancato... così tanto...
-io...- lo baciò di nuovo, a bocca aperta, riprendendo a strusciarsi lentamente e sorridendo quando sentì Arthur ricambiare con altrettanta passione.
In fondo quel lungo periodo di lontananza era stato duro per entrambi.

Gilbert stava cercando in tutti i modi qualcosa con cui tenersi occupato. Aveva impartito ordini alle truppe, aveva controllato le provviste e gli armamenti, aveva fatto una decina di discorsi motivazionali diversi a vari gruppetti di soldati per rassicurarli, si era assicurato che tutti mangiassero abbastanza a cena e aveva risolto una litigata per chi dovesse avere la branda migliore. Ora che tutti stavano dormendo, però, cominciava ad annoiarsi.
Lanciò una pallina in aria, fino a farle sfiorare il tetto della sua tenda, e poi la riacchiappò al volo per la cinquantatreesima volta quella sera. Non riusciva a fermarsi: fermarsi avrebbe significato pensare al giorno dopo, e pensare al giorno avrebbe significato andare nel panico più totale e non poteva permetterselo.
-posso?
-Eliza!- la pallina gli cadde in testa. Si alzò di scatto dalla sua branda e fu subito da lei -vieni vieni. È successo qualcosa?
La ragazza si sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio -no io...- sembrava spaventata.
-ti sono venute? Se non te la senti di combattere basta dirlo, anche se sei la nostra combattente più forte, non importa, solo...
-non ho il ciclo- lo interruppe -ma sei carino a preoccuparti.
Pensa che io sia carino -e allora cosa ti porta qui?
-io...- sospirò, smettendo di tormentarsi le mani. Sembrò prendere una decisione -questa è la prima vera guerra che combattiamo- iniziò.
-lo so- le strinse le mani -anch'io sono nervoso.
-non è solo nervosismo- cominciò a camminare avanti e indietro per la piccola tenda, tormentandosi una ciocca di capelli -io... non voglio rimpianti. E so che non è giusto nei tuoi confronti perché non posso caricarti di un carico emotivo del genere per mio egoismo ma...
-aspetta, carico emotivo? Cosa intendi?
E a quel punto Eliza fece una cosa assolutamente priva di senso. Gli si avvicinò, gli prese il volto tra le mani e lo baciò.
Gilbert pensò che la pallina, cadendogli in testa, lo avesse ucciso, ma non aveva senso. Perché sarebbe dovuto finire in Paradiso?
Be', fanculo, si disse. Qualunque cosa sia, meglio godersela. Chiuse gli occhi e la strinse tra le braccia con gentilezza, posandole le mani suoi fianchi, e solo lì perché era un signore e aveva una discreta paura di essere evirato dalla ragazza se avesse fatto qualcosa di sbagliato.
Eliza gli strinse la mano -non so se vuoi... ecco...- indicò il letto.
Gilbert iniziò a credere davvero di aver preso una botta troppo forte in testa -intendi... dormire abbracciati?
Eliza cominciò a chiedersi la stessa cosa.
-no, intendo...- sbuffò, meglio essere diretti. Si sfilò la maglia, rimanendo mezza nuda davanti a lui. Gilbert fece la faccia di uno che avesse visto tutti gli dei davanti a sé -andare a letto, ecco.
-tu vuoi... andare con me?
-se non lo volessi non sarei qui- gli si avvicinò -e tu?- Gilbert annuì più e più volte, per una volta senza parole. La ragazza sorrise divertita, gli gettò le braccia al collo e lo baciò, premendosi contro di lui. Gilbert prese coraggio e la strinse, posandole le mani sulla schiena nuda. Eliza si sentì sollevare e allacciò le gambe al suo bacino, immergendo le mani tra i suoi capelli, bianchi come la neve ma per nulla freddi.
-ne sei sicura?
Lo baciò sul collo, con un piccolo sorriso -sì. Sicurissima.

Feliciano non riusciva a dormire. Si rigirò per l'ennesima volta tra le coperte, poi sbuffò. Scostò le coperte, prese il cuscino e uscì, lasciandosi svegliare dal freddo della sera contro il tessuto leggero della sua veste da notte. Rabbrividì, meglio non restare troppo lì, in mezzo ad un accampamento pieno di soldati, poco vestito, di notte. Corse verso la tenda di Ludwig, con l'erba umida contro i suoi piedi nudi.
Una volta lì tirò un sospirò di sollievo.
-Feliciano?
Si diede mentalmente dell'idiota. Non sapeva neanche lui perché fosse andato lì: aveva bisogno di fare sonni tranquilli, e aveva sentito il bisogno di andare lì.
Abbozzò un sorriso imbarazzato, anche se era buio e Ludwig non poteva vederlo -posso dormire con te? Mio fratello e Antonio stanno facendo un casino...- non era del tutto una bugia, ma pure loro erano andati a dormire ormai.
-uhm... va bene...- il biondo scostò le coperte, mezzo addormentato, e si spostò per fargli spazio. Feliciano si sdraiò accanto a lui e si rannicchiò sotto le coperte, stava congelando.
Tienitelo buono gli sussurrò una vocina stranamente simile a quella di suo fratello.
Abbracciò la sua schiena, nascondendoci il viso. Sospirò, Ludwig aveva un buon odore. Sollevò la testa e si sporse a baciarlo sul collo.
-che... che stai facendo?
-scusa- intrecciò le dita sopra il suo petto e continuò a dargli baci un po' a caso tra collo e spalle -ho esagerato.
Ludwig si girò e lo baciò sulle labbra. Feliciano trattenne un sospiro, gli era mancato farlo -no, sono io a dovermi scusare.
Abbozzò un sorriso, accarezzandogli la guancia con due dita -pace?
-pace.
-bene...- sentì le palpebre farsi pesanti. Si rannicchiò tra le braccia di Ludwig e chiuse gli occhi -buonanotte...

   
 
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