SALVE
A TUTTI. DOPO UN PO’ DI GIORNI RIECCOMI CON UN NUOVO
CAPITOLO.
PRIMA
DI AUGURARVI BUONA LETTURA, CI TENEVO A CONDIVIDERE CON
VOI UN VIDEO/TRAILER CHE HO REALIZZATO (PERDONATE MA E’ UN
ESPERIMENTO, QUINDI
NON SARA’ PERFETTO) PER QUESTA FANFICTION.
https://www.youtube.com/watch?v=aL8gHG7O8Pg
PERCIO’
NON MI RESTA CHE AUGURARVI BUONA LETTURA, E STAVOLTA
ANCHE BUONA VISIONE! J
xoxo
E’
da poco terminato il pranzo, quando una ragazzina
dai capelli neri come la pece e la carnagione olivastra, si sistema sul
divano,
di fronte ad una tv accesa, esattamente di fianco ad una donna,
all’incirca di
quarant’anni.
“Hai
pulito tutto?” – chiede la grande.
“Sì,
lucido come uno specchio” – precisa
l’altra osservandosi le mani consumate dall’ormai
routinario lavaggio di piatti
e pavimenti.
Intenta
a rattoppare, con ago e filo, una
vecchia maglia, l’adulta, soddisfatta, ha incaricato la
minore delle mansioni
domestiche, per l’ennesima volta e ha giustificato quello
sfruttamento con tali
parole - “Sappi che la mia intenzione è solo
quella di educarti al meglio così
da essere una perfetta moglie!”
Udire
tali parole, spiazzano la ragazzina
che, risponde – “Dovrei sposarmi?”
“Beh,
mi pare ovvio. Cosa credi?! Che
rimarrai sotto il mio tetto tutta la vita? Non farai la mantenuta,
tesoruccio.
Dovrai sposarti, occuparti di tuo marito e della vostra casa. Io ho
smesso di
darti il pane gratuitamente, Agata!” – le parole
dure che la quarantenne usa
dimostrano quanto quella povera moretta, di appena tredici anni, sia
diventata
un enorme peso gravoso sulle sue spalle.
“Mamma,
come puoi dirmi queste cose? Non mi
vuoi bene?” – con le lacrime agli occhi, la
ragazzina, non trova spiegazione al
comportamento della persona che l’ha messa al mondo.
E
la risposta della madre non tarda ad
arrivare.
“Non
dire sciocchezze! Perché mai avrei
stabilito per te un buon matrimonio se non volessi il tuo bene? Tesoro,
è ora
di crescere!”
“Ma
io non voglio sposarmi, vado ancora a
scuola!” – ribadisce Agata.
“Appena compirai diciotto anni, e chiuderai la tua carriera
scolastica,
celebreremo le nozze. Niente No e
niente Ma. Sei grande abbastanza
per
capire il tuo ruolo nel nostro mondo!” – a quel
punto la donna opta per
temprare la corazza di sua figlia preparandola psicologicamente ad
accettare il
suo destino. Così continua – “Quando
dico che sei diventata grande è perché hai
avuto il primo ciclo, un mese fa”
“Ti
riferisci a quando ho perso sangue da…?”
– chiede la tredicenne, indicandosi il basso ventre,
spaventata dal ricordo di
un’esperienza che la scosse, di cui non fu mai informata da
nessuno e che le
creò anche malessere fisico - “Non mi
accadrà più, vero?”
Di
fronte tale domanda, la signora esplode in
una rumorosa risata, quasi beffarda, che umilia la giovane sedutale di
fianco.
“Ma
cosa insegnano in quella specie di
scuola? Dovrebbero informarvi su questo, e non a ribellarvi contro il
sistema” –
sostiene la donna, alzando gli occhi al cielo.
Così,
non avendo scelta, rende cosciente Agata
delle esperienze che il suo corpo avrebbe vissuto da lì in
poi.
“Quella
è stata la prima di tante altre,
figliola!” – le comunica, turbando la ragazzina
che, esclama, incredula - “Dio
mio, io non voglio”
E’
la madre a rivelarle il destino di ogni
donna, soprattutto di una zingara come lei.
“E’
qualcosa che accade a tutte … e non mi
riferisco solo al ciclo!”
“Anche
al matrimonio?”
“Esattamente.
E’ la regola che vige da noi,
da quando ho memoria. Così fecero per me i tuoi nonni,
così ora tocca a te! Appena arriva
la prima mestruazione, puoi
dire addio alla tua infanzia, ed entrerai nella vita dei grandi.
Questo mi
raccontò mia madre, quando anch’io alla tua stessa
età, mi trovai davanti ad un
matrimonio combinato!”
“Tu,
però, puoi salvarmi. Vero? Puoi
risparmiarmi una vita così! Sei mia madre!”
“Proprio
perché sono tua madre, so che devo
fare la cosa più giusta. Ho trovato un pretendente perfetto!
Mi è costato caro,
lo ammetto. Ma ne varrà la pena”
A
quanto pare, la zingara adulta, con a
carico una figlia da crescere da sola, ha optato per la salvezza di
Agata da
una vita pessima, costretta in un barrio orrendo e sporco, con
delinquenti in
ogni dove.
“Andrai
via da questo postaccio. Sai quanto è
dura campare e io non riesco con quei miseri spicci racimolati qui e
lì. Non posso
mantenerti più. La famiglia che ho scelto per te
è benestante, nonostante tutto”
“Io
voglio stare con te, non m’importa del
denaro, mamma!”
“Ora
parli così; un giorno piacerà anche a te
circondarti di soldi e fare la bella vita”
In
quell’istante, nella mente di Agata si
accede una lampadina e le sembra di aver trovato l’escamotage
perfetto per
salvarsi da un matrimonio non voluto.
“Io
sono brava a falsificare la tua firma, e
anche quella degli zii e dei cugini. Potrei tentare con altro”
“Cosa
vuoi dire?” – le chiede, confusa, la
madre.
“Imparerò
a falsificare denaro. Potremmo diventare
ricche. Ricchissime”
La
donna, spiazzata da tale idea, resta in
silenzio. Sa benissimo quanto sia assurdo pensare di arricchirsi con
soldi
finti, per di più falsificati da una ragazzina.
Eppure non le dispiacerebbe riempirsi le tasche di
bigliettoni e
lasciare quell’orrido quartiere in cerca di fortuna.
“Provare
non costa nulla” – commenta l’adulta,
cedendo alla proposta di sua figlia.
Ed
è allora che Agata precisa – “Io ti
rendo
ricca, tu mi rendi libera. Che ne dici? Ci stai?” –
le porge la mano,
speranzosa in un ok immediato.
Però
la zingara esita, sospettosa che l’accordo
non sia chissà quanto vantaggioso.
“Cosa
invento con quella famiglia per
annullare il vostro vincolo?”
“Ci
penseremo quando sarà il momento. Ora ho
tredici anni e fino ai diciotto perfezionerò al massimo la
mia abilità. Le banconote
da 50 euro saranno il nostro salvacondotto”
Ciò
che accade dopo quel patto madre-figlia
ha dell’incredibile.
La
ragazzina imparerà realmente a falsificare
denaro. E alla vigilia del suo quindicesimo compleanno,
sperimenterà un
pagamento con soldi finti.
“Allora?
Ha funzionato?” – le domanda,
agitatissima, sua madre, accogliendola rientrare in casa, in tarda
serata.
E
dopo istanti di suspense, cattivo segno per
la gitana adulta, l’adolescente le conferma di avere delle
doti speciali e che
nulla è andato storto.
L’euforia
è incontenibile e sarà la loro
rovina.
“Signora
Jimenez, sono Jorge Gonzales. In giro
circola una voce allettante sul suo conto, mi piacerebbe scambiare
quattro
chiacchiere con lei”
Un
uomo, sconosciuto, si presenta alla porta
di casa delle due e allaccia con la capofamiglia un rapporto che
persisterà
fino a quando Agata, messa al corrente da pettegolezzi di quartiere, si
trova
costretta a chiedere spiegazioni.
“Gli
hai rivelato i nostri piani? Come hai
potuto”
“E’
il mio compagno. Abbiamo una storia
ormai! Non può non sapere nulla”
“Io
non voglio casini, mamma!”
“Non
ne avremo. Lui ci darà una mano!”
“E
come? Sfrutterà come meglio può le mie
capacità da falsificatrice e appena possibile, ci
metterà alle strette”
“Mi
credi così stupida? Sbaglio o tra noi c’era
un patto? Vuoi ancora la libertà?”
L’espressione
dell’adulta ha tutti i tipici
tratti di un ricatto.
“Minacci
di farmi sposare se non sostengo la
tua storia d’amore, giusto?”
La
donna non risponde, eppure è chiara l’intenzione.
Da
quel momento in poi qualcosa nel loro legame
si sgretolerà. Un legame che, in realtà,
è sempre stato unilaterale: era Agata
ad amare sua madre; sua madre non teneva a lei come avrebbe dovuto fare.
E
così Agata continua il suo lavoro segreto
con le banconote, costantemente soggetta
ai cambi d’umore e d’idea di sua madre, la quale
continua a ricattarla con la
questione “Nozze”.
“Non
posso vivere così” – la ragazza, ormai
sedicenne, sfoga con un’amica il suo malessere durante una
lezione di
matematica.
Quella
è l’amica il cui fratello diventerà
speciale
per la figlia della signora Jimenez e sarà lui che
conquisterà presto il suo
cuore.
“Ti
stai frequentando con Juan? È un morto di
fame!” – la accusa sua madre, messa al corrente
della realtà dei fatti dal suo
compagno.
“Chi
ti dice queste cose?”
L’adulta
non rivela nomi ma continua – “Non è
la persona che devi avere accanto. E poi, tu un uomo già ce
l’hai!”
“Non
più, mi pare!” – e Agata si riferisce
all’accordo che la libera dal matrimonio combinato. La sua
determinazione e gli
artigli tirati fuori al momento giusto, spiazzano totalmente la mamma,
che
rimpiange i piagnistei e le paure da ciclo della ragazzina di qualche
anno
prima.
“Sei
diventata cazzuta in un battibaleno. L’influenza
di quel Juan non mi piace”
Agata
non ha intenzione di rinunciare a
qualcosa di bello che sta vivendo e scoprendo.
Sarà
Juan il suo primo amore. Sarà Juan a cui
darà il suo primo bacio e a cui cederà la sua
verginità. E proprio quella notte
magica, Agata rientrerà a casa in tarda ora ricevendo una
punizione esemplare
non da sua madre, bensì da Jorge.
“Tu
non sei mio padre, non puoi chiudermi qui
in camera!”
“Non
rischieremo di perdere soldi e ricchezza
per colpa dei tuoi colpi di testa” - su consenso della
compagna, l’uomo decide
della sorte della sedicenne.
Un
appuntamento organizzato con Juan…una fuga
studiata nei dettagli… va in fumo! E in fumo vanno anche i
sogni di libertà di
una giovane zingara innamorata.
Chiusa
in se stessa, rancorosa verso due
persone adulte che si comportano da prepotenti, la Jimenez decide di
sottostare
per salvezza. Appena possibile lascerà casa per sempre.
Questo
è il suo piano.
Stanca
di vivere soffocata dalle oppressioni
di chi la tiene in bilico tra castigo e libertà, la ragazza
ormai prossima alla
maggiore età, scappa.
Senza
meta, senza nessuno accanto, commette
la mossa sbagliata.
“Appena
tornerà, perché stai sicuro che lo
farà, beh… si sposerà con il
pretendente che scelsi per lei. Basta fare la
buona. Mia figlia deve sottomettersi, deve capire chi comanda
davvero” – le parole
forti e arrabbiate di sua madre suonano come una vendetta personale: ai
suoi
occhi, Agata è fuggita e fuggendo ha portato via la sua
abilità da
falsificatrice.
E
niente falsificatrice, niente denaro.
Agata
viene acciuffata da alcuni scagnozzi di
Jorge, noto per avere amicizie poco affidabili in tutta Madrid.
Ricondotta
al suo nido, la maggiorenne non ha
più scelta. Sposerà un ragazzo subito dopo il
rientro a casa, un ragazzo di cui
a stento conosce il nome.
“Questa
è la punizione che meriti. Ad un
uccello che vuole volare, l’unico modo per impedirgli di
farlo è tarpargli le
ali per sempre!” – ridacchia Jorge quando, con aria
soddisfatta, l’accompagna
all’altare.
Un
matrimonio destinato a finire presto.
“Incinta?
Sei incinta?” – esclama entusiasta
la madre, in attesa di ricevere questa notizia da tempo ormai. La
gravidanza
mette un freno, a suo avviso, al temperamento esuberante della ragazza.
Così,
a soli 23 anni, Agata scopre di
aspettare un bambino. Ma non solo. Il tradimento di suo marito
metterà la
parola fine ad una relazione mai consolidatasi, se non sul piano
meramente
sessuale.
“Se
c’è una cosa che io odio è il
tradimento.
Così fece tuo padre con me, così ha fatto quel
verme del tuo sposo. Sai che ti
dico? Ora abbiamo i soldi per campare da sole il piccolo Axel! Vivrete
sotto il
mio tetto e con me e il tuo patrigno il piccolo non avrà
problemi. Mai!”
Ciò
che accade da lì in poi è storia, una
storia che Nairobi sa bene, che ricorda come fosse accaduto ieri, che
pesa
gravemente sul suo cuore.
E
tutti quei flashback di un passato fatto di
turbolenti rapporti con la madre, con il patrigno, con un ruolo da
moglie che
non voleva, con un bebè strappatole per mera ingiustizia,
ripiombano nella sua
memoria proprio adesso, ora che ha di fronte a sé un
automobile e un conducente
difficile da dimenticare.
Molto
di quello accaduto sembra trovare
spiegazione oggi!
“Chi
era quel tipo, Nairo?” – chiede Hanna,
mentre, saliti in auto, si accingono a seguire il veicolo.
“Il
suo nome è Jorge… Jorge Gonzales, il mio
patrigno!” – confessa, faticando a pronunciare quel
nome.
“Il
tuo…cosa?” – esclama, spiazzato, Yerevan.
“Sai
qualcosa sul suo conto? Non lo vedevi da
molto, giusto?” – domanda Vienna.
“Sono
andati in galera sia lui che mia madre,
poco dopo la mia cattura per spaccio”
“Pensi
siano qui per vendicarsi?”
“Non
lo so! Sta di fatto che loro mi odiano
per aver preso decisioni sbagliate, per avergli ingarbugliato la vita.
Temo
seriamente che abbiamo perduto lucidità da quando hanno
assaporato l’euforia
del denaro finto”
“Ok,
però cosa c’entra Ginevra in questa
faccenda?” –la finlandese non sa spiegarsi il nesso
tra presunti criminali e un’innocente
bambina.
“Ginny
è esattamente come me e se conosco mia
madre, se è coinvolta anche lei in tutta la storia,
vorrà vendicarsi su mia
figlia facendo con lei ciò che non è riuscita a
fare con me…”
Parole agghiaccianti che tagliano l’aria e che mostrano l’ennesima, forse la più grande, fragilità della Jimenez.