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Autore: coopercroft    17/06/2021    0 recensioni
Ritrovare un padre dopo anni di abbandono e adozioni, finite spesso male. Sherrinford ha un nome eccentrico, come tutti nella sua singolare famiglia. Un padre chiamato “Ice Man”, una zia Eurus rinchiusa in una fortezza e uno zio detective famoso : Sherlock Holmes. Come potrà adattarsi a vivere con loro? Dopo anni di vita fisicamente disastrosa al limite dell’autodistruzione. Ritrovare un affetto stabile lo aiuterà a superare il dolore e i torti subiti?
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Eccoci alla fine…. ora  è rimasto soltanto  l’epilogo  che uscirà tra pochi giorni.

 Non nego che mi dispiace lasciare il mio giovane Sherrinford, ma potrebbe tornare per nuove avventure. Vedremo.

Saluto e ringrazio chi mi ha seguito, discreto o sollecito ad avvisarmi degli errori.

Grazie, anche a chi invece non ha apprezzato. Va bene lo stesso, perché mi ha aiutato a crescere.

Se volete, lasciatemi un commento, lo apprezzerò.

See you soon…

 

 Mi sveglio intontito, non so dove sono, l’ultima cosa che mi ricordo e aver visto l’immagine di mamma, è lei che mi ha tenuto in vita.

Sono in una stanza ingombra di macchinari, che emettono cicalii fastidiosi. Non posso muovermi molto, il braccio destro è attaccato alle flebo. E la parte sinistra è bloccata dalla spalla ferita.  

Mi sorprendo di essere ancora vivo, ma sono stanco e fatico a respirare anche attaccato all’ossigeno.

Vedo la mia famiglia sulla porta della stanza e sento la voce di mio padre che parlotta con Greg, il dottore che mi ha in cura. Il camice sgualcito parla di una notte insonne. Ha la voce bassa, ma sento lo stesso, mormora che ho perso troppo sangue e il cuore ha sofferto.  Parla di una ablazione cardiaca a causa di un difetto congenito che hanno riscontrato facendo la tac, per controllare le lesioni della spalla.

Non è una cattiva notizia, papà si rasserena, si tira dritto in tutta la sua altezza, perché se la supero potrei avere una vita normale. John, annuisce scuote la testa castana e anche lui mi sembra sollevato.  Sherlock, è concorde con John, e rivolge uno sguardo solidale e gentile al fratello, e questo mi rassicura.

Ma un problema c’è. Greg ora sembra più teso, le mani sprofondate nelle tasche. Non hanno molto tempo, il cuore potrebbe cedere e ho bisogno di sangue per affrontare l’operazione. Lo sento titubare mentre dice che il mio gruppo è raro e devono trovare un donatore, perché ho ereditato il sangue di mia madre. Papà borbotta, si gira a guardarmi con gli occhi scuri.

Greg continua, la sua voce è calma e decisa. Guarda Mycroft che ha le mani strette lungo i fianchi. L’unica soluzione è contattare i familiari di Virginia. Forse la sorella gemella ha il mio stesso gruppo. L’ablazione cardiaca non può essere fatta senza sangue di scorta e il tempo è poco.

Di per sé la ferita non è grave. Greg prende tempo, riesco a scorgere papà che si appoggia a Sherlock, lo tocca sul braccio, come a chiedergli qualcosa. Ora sono uniti, ora sono fratelli solidali. Sherlock lo consola a suo modo e lo scuote. John prende l’iniziativa e parlotta veloce con loro. Lì vedo annuire tutti insieme, poi si avvicinano al mio letto, mentre il dottor Greg esce e ci lascia soli. Mi regalano uno sguardo rassicurante e mi sorridono.

“Ci vediamo presto, Hayc, vedi di non fare scherzi. Lo sai che Rosie ti sta aspettando.” È John che mi incoraggia, è sempre lui, pieno di voglia di fare.  

Non riesco a dire nulla, ma faccio segno di aver capito, la maschera dell’ossigeno mi impedisce di parlare. Watson si mette davanti agli altri e mi sgrida con dolcezza.

“Non pensare a niente, Sherrinford, stai tranquillo. Ora troviamo il sangue che ti serve. Lo so che hai sentito tutto.” Sorride, come sa fare solo lui, lo stesso sorriso che dona alla figlia. Mi allunga un bacio sulla fronte e mentre si china mormora trepidante.

“Ti dobbiamo la vita, Rosie e io. Farò di tutto per riportarti a casa.” Se ne va seguito da Sherlock che tentenna e prima di andarsene mi scompiglia i capelli.

“Sta attento a Mycroft, giovane Holmes.”.  Myc mi è subito vicino, si siede sulla vecchia poltrona, prende la mia mano libera e la tiene. La sua è calda e delicata, mi riempie di serenità.

“Andrà tutto bene, figlio mio.” Stringo la mano, perché non posso fare altro, mentre una lacrima mi scende lenta. Temo di essere al capolinea. 

Non riesco a sorridergli, anche se ci provo, se mi muovo troppo la spalla fa male e quindi devo rimanere immobile. Ma mi aggrappo alla sua mano più forte e lui lo avverte e mi ricambia.

Si fa serio, come se pensasse a qualcosa, poi si decide.

“Ci sono due persone che vogliono vederti. Ma se non te la senti sarà per un’altra volta.”

Il mio sguardo è interrogativo. Lui sospira profondamente, quasi non avesse potuto evitarmelo, ma faccio di sì col capo.

“Sono i tuoi nonni, Violet e Sieger Holmes.” Si alza faticosamente e li chiama.

Entrano, e finalmente quando sono già al limite, riesco a conoscerli.

 La nonna ha i capelli bianchi raccolti, assomiglia in alcuni gesti a papà.  Il nonno ha l’aria gentile, preoccupata e sorpresa, quasi non sembra nemmeno il padre dei fratelli Holmes.

 Certo non ho conosciuto la loro figlia Eurus, ma se torno a casa voglio vederla e andare con loro alla prigione che porta il mio nome.

Violet Holmes ha gli occhi lucidi, so che non sono un grande spettacolo in queste condizioni, papà ha il volto tirato, gli occhi grigi pieni di dispiacere.

 Lei allunga la mano magra, e mi accarezza lenta e dolce, prima le guance e poi i capelli. E mi piace, mi sciolgo un po', finalmente una donna nella mia vita.

“Sherrinford, sono orgogliosa di essere tua nonna, presto ti voglio vedere a casa nostra.” Guarda suo figlio rimproverandolo con gli occhi, di non averglielo detto subito.

“Se almeno quello stupido di Myc, mi avesse detto quanto di bello aveva. Che ero nonna di uno splendido ragazzo.” Brontola, ma sorride e mi dà un buffetto sulla fronte.

 Papà non regge e si volta di spalle. Tento di trattenergli la mano, ma si scosta.

“Mycroft girati, ha bisogno di te.”

Violet è decisa, perentoria, ma allo stesso tempo benevola. Il nonno avvicina papà, lo prende per il braccio e lo fa girare con gentilezza.

Mycroft, ha il viso solcato da due lacrime che gli scendono sulle guance ispide, e non si nasconde, stavolta mostra tutto il suo dolore, tutto il suo sentimento. Mio padre mi ama, lo so.

Ci riprendiamo la mano e lo tengo, ma è solo per poco perché la stanchezza mi sale improvvisa e tremo disperato, mentre sprofondo nel buio lamentandomi del troppo rumore che è solo nella mia testa.

 

 

Chissà dove sta il confine quello che ti fa tornare indietro o passare e andare oltre.

 Ma il posto dove mi trovo è bellissimo, sereno e luminoso da sconvolgere tutte le regole umane.

 Un prato verde sconfinato, il più bello che abbia mai visto, pieno di fiori, alberi e costeggiato da un ruscello quasi impetuoso come è stata la mia vita. 

In lontananza il drago della favola di Rosie, vola felice, senza le sue fiamme pericolose. E nell’ immensa prateria un cavallo bianco galoppa veloce con la sua principessa gioiosa. Assomiglia a Rosie quando sarà grande. E si dirige verso un castello, sulle alture, che assomiglia all’istituto dove sono cresciuto, ma molto, molto più accogliente.

 Sento il calore di qualcuno che si avvicina, ma la luce che la circonda mi abbaglia. Scorgo dei capelli castani, lunghi, che ricadono sulle spalle, sento che è parte di me. Mi invade di dolcezza. Fino a quando la scorgo in volto ed è quello che ho sempre voluto vedere. Mia madre Virginia.

“Ciao, figlio mio. Sei un uomo ormai. Non devi disperarti per me.”

“Mamma…sei tornata.” Forse il cuore non mi batte più, mentre lei è così vicina da sentirne l’amore.

Mi prende per mano, ed è come se tutta la tristezza degli anni passati lontano da lei non fossero mai esistiti.

“Non è qui che devi stare figlio. Non è ancora la tua ora.”  Mi porta vicino al ruscello e mi indica l’acqua, ora è ferma, e rispecchia il cielo azzurro.  “Guarda quanto ti amano. Quanto amore hai seminato.”

Si scosta e li vedo, riflessi nell’acqua, come se stessi sopra di loro. 

 È la clinica governativa, sento che siamo tutti riuniti lì. In una stanza vuota, di un bianco abbagliante, c’è papà disperato, percepisco il suo dolore, gli anni della sua solitudine, del peso portato per proteggere la sua famiglia, ma Sherlock gli è vicino e lo abbraccia muto, ora sa cosa vuol dire emozione e sentimento, sento l’amore che passa tra loro.

 Violet e Sieger Holmes si tengono per mano teneramente, seduti sulle rigide sedie della sala di aspetto. La nonna ha dentro una dolcezza di donna, mai avvertita prima, che mi passa attraverso, e mi prende il cuore.  

John nella stanza più appartata, gioca con Rosie, la mia principessa, che non ne vuol sapere di leggere le favole con lui. Vuole me, ha capito che sono tutti in attesa del mio ritorno.

“Dorme Rosie, ora non può.” Le dice premuroso. Ma lei lo fissa triste. “Ma l’ha promesso papà! Deve tornare!” John la coccola, stringendola a sé. Sento il suo smarrimento.  “Lo farà piccola, lo farà perché è forte, ma ora lasciamolo riposare.”

Non sento dolore, ma il loro amore mi avvolge così tanto che mi dà forza. “Mamma, soffrono per me.”

Lei si scosta dal lato opposto e vedo Anthea appoggiata alla porta della stanza, sembra smarrita. Il cellulare nella mano, ma non lo guarda, fissa il vuoto, e le lacrime le scendono fino a coprirle il volto. Dio, mi sembra tutto così strano.

“Mamma, soffrono.” La afferro e la stringo.  “Non voglio…” 

“E per questo che devi tornare, guarda dove ti trovi ora...” Indica l’acqua stagnante, con un sorriso caldo e mi tiene per mano.

Sono lì, pallido e immobile, steso nel lettino in chirurgia mentre mi operano al cuore. Ci sono molti macchinari collegati al mio esile corpo, ma c’è Greg con me che lavora senza fermarsi, con attorno altri medici che non smettono di adoperarsi. Il mio stupore è forte, mi guardo il petto che sembra trasparente e vedo il mio cuore battere appena. Ma non sento nulla, solo una serenità totale.

Mamma mi porta con sé, la sua stretta si fa più forte, mi mostra   un’altra stanza.

“Guarda, figlio mio, quelli sono i miei genitori e tua zia, mia sorella Vittoria.” Quell’unica volta che li ho avvicinati, non li ho visti bene. “Perché sono qui?”

“Perché ti hanno dato il sangue di cui avevi bisogno. Ti hanno salvato, ti stanno ripagando del male che ti hanno fatto, quando anch’ io, ti ho abbandonato.” Sento il suo rimorso sulla mia pelle, e le concedo il perdono, la bacio sul volto e le restituisco tutto l’amore che posso.

Lei mi sorride appagata. “Vittoria sarà una zia premurosa, i miei genitori ora hanno capito l’errore che hanno fatto.  Perdonali, solo così vivrai sereno.”

“Mamma, ero molto arrabbiato, ma ora mi accorgo che era tutto così stupido. Non sento più il rancore, non sento tristezza, perché ora mi sento avvolgere del loro amore.” Mi abbraccia.

“Sono orgogliosi di quello che sei.  Mycroft è un padre attento, ma ha bisogno di te Sherrinford, non pensava che avresti dato la tua vita per salvare quella di Rosie e John.”

“Mamma... io non so…. vorrei stare con te, se torno ti perderò ancora…”

“No, figlio, li hai visti!  Devi tornare!  Io ci sarò sempre dentro al tuo cuore guarito, nel sangue che scorre dentro le tue vene. . sarai coraggioso e diventerai la loro roccia.”

“Mamma…” sono incerto, ma lei è serena e decisa.

“Vai!   Vivi figlio mio! Abbi cura di Myc e digli che l’ho amato moltissimo… baciali tutti per me.”

 

 

Il risveglio è più duro di tutti gli altri. Il dolore, la nausea, l’agitazione mi devastano. Mentre con mamma ero così sereno, così in pace con me stesso.. Vorrei tornare da lei, ma vedo papà affranto ai piedi del letto, sorretto da zio Sherlock, non me la sento proprio di lasciarlo solo, non se lo merita.

Mi muovo appena e subito va in allarme tutto il monitoraggio, papà sussulta e mi è immediatamente vicino.

“Sherrinford…”  mi prende la mano e sento il suo calore, il suo amore che mi prende. “Figlio sei qui, sei tornato con noi…io pensavo di averti perso. Virginia ti ha riportato indietro.”

Cerco di parlare, ma mi esce un rantolo. “Non sforzarti, ora arriva Greg.” Sono solleciti, mi tolgono il respiratore, mi controllano, mi osservano. “Bravo giovane Holmes, ce l’hai fatta a farci preoccupare tutti.  Sei un mascalzone.”  Ride Greg e mi accarezza i capelli. “C’è una processione lì fuori.”  Vede i miei occhi dubbiosi. “Sono tutti in attesa di sapere come stai. Hai seminato amore Sherrinford, e ora ne raccogli i frutti.”

Si scosta e fa un cenno a Mycroft e allo zio, che ora hanno il volto sereno e sembrano ringiovaniti.

Sherlock esce ad avvisare gli altri. Greg allunga una botta benevola sulla spalla di papà.

 “Forza Holmes, penso dovrai dire qualcosa a tuo figlio.”  Esce mentre papà si fa vicino si siede accanto. “Mi hai fatto penare, figlio, temevo volassi da tua madre, non hai fatto altro che chiamarla.”

Deve fermarsi per respirare, ha gli occhi lucidi, scuri, addolorati. Cerco di prendere tutta l’aria che posso, mi esce una voce sottile e bassa. “Papà, la mamma, l’ho vista, ma ha voluto che tornassi, mi fa fatto capire quanto siete importanti, mi ha detto di baciarvi tutti.”

Lui abbassa la testa, piange in modo discreto, senza sussulti. Gli accarezzo la guancia ruvida, la barba gli è cresciuta, il vestito sciupato, la cravatta slacciata, lui che odia così tanto essere trasandato, si è perso senza di me. “Ti ha amato, papà, e devo darti il suo bacio... Avvicinati...”

Lo vedo tremare, le spalle un po' curve che ondeggiano, l’uomo di potere, il cuore di ghiaccio, si lascia alla mia cura. Mi porge il suo viso, lo afferro con le mani e gli regalo il dono di mamma, su quella guancia che nessuno bacia da tempo. Sento che siamo vicini, come uno scambio di amore che passa da l’uno all’altro.

“Sherrinford sei la cosa più bella che Virginia potesse regalarmi. Imparerò a diventare il padre che meriti.”

Mi restituisce il bacio, in fronte e sulle guance. È in difficoltà, perché trema e fatica a trattenere l’emozione che prova, ma lo fa e mi sento felice. “Papà, ora rimani con me, voglio starti vicino, recuperare tutto il tempo perso.”

So che guarirò, che il mio cuore starà bene, che avrò una famiglia, dei nonni e degli zii.

Una piccola schiera di amici e una piccola cugina pestifera.

Avrò tempo adesso, tutto il tempo che voglio. Per crescere e per portare con orgoglio il cognome degli Holmes.

   
 
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