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Autore: _Zaelit_    19/06/2021    0 recensioni
È trascorso qualche mese dal termine della lotta per la libertà dei guerrieri originati dal Progetto Jenova e Progetto Yoshua.
Sephiroth è partito in cerca della sua redenzione, mentre Rainiel vive con Zack ed Aerith nel Settore 5. Un altro nemico, però, intende portare avanti la guerra che loro credevano terminata. Quando un vecchio amico porterà discordia nelle vite dei due ex-SOLDIER, quando un angelo dalle piume nere tornerà a cercare il dono della dea, Rainiel e Sephiroth, e tutti i loro compagni, dovranno ancora una volta confrontarsi con un male più pericoloso del precedente e che, come se non bastasse, sembra conoscerli molto bene.
Libertà, amore, pace: tutto rischia di essere spazzato via ancor prima di poter essere ottenuto... e il Dono degli Dèi è più vicino a loro di quanto pensino.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genesis Rhapsodos, Nuovo personaggio, Sephiroth, Zack Fair
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Crisis Core, Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Heiress of Yoshua'
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Capitolo 5
OLTRE LA SOLITUDINE

 
Genesis si lasciò dietro nient'altro che una muta pioggia di piume nere e un avvertimento.
Il malfunzionamento nel reattore del Monte Nibel era ormai stato riparato, per cui Sephiroth si limitò a raccogliere la sua Masamune e a dirigersi fuori dalla struttura in poche, rapide falcate. Il suo viso era una maschera di placida, fredda furia. Ignorò il dolore dovuto ai colpi subiti in combattimento, tanto da dimenticarlo in fretta. Ignorò anche la voce di Cloud che si librava alta alle sue spalle.
«Sephiroth, aspetta! Quello... quello era...?»
Ma in risposta ebbe solo silenzio, il rumore degli stivali del Generale che calpestavano il terreno con andatura decisa. Comprese che aveva già pensato alla sua mossa successiva. Terminata la lotta fisica, ne iniziava una di strategia.
Lo inseguì, ammutolendosi e sperando che non fosse tanto arrabbiato da mettere a ferro e fuoco il villaggio.
Persino ore più tardi, quando raggiunsero effettivamente Nibelheim, il SOLDIER si limitò a entrare nella locanda dove aveva trascorso la notte senza spiccicare una parola, facendo però quasi prendere un infarto alla povera receptionist che lo sentì di colpo spalancare la porta d'ingresso, e senza fermarsi si diresse al piano di sopra, in camera, e non ne uscì se non qualche minuto dopo, con una piccola sacca in spalla. Conteneva i pochi averi che portava con sé in ogni suo viaggio, perlopiù provviste, pozioni, qualche Materia e qualsiasi altra cosa potesse essere considerata essenziale in missione.
Cloud attendeva, ancora indolenzito e confuso, proprio sull'uscio, le spalle contro la parete esterna dell'albergo.
Si ritrovò di nuovo Sephiroth accanto, ma di nuovo lui non lo degnò di uno sguardo. Quando notò il bagaglio, però, gli si parò davanti, trovando il coraggio di chiedergli spiegazioni.
«Stai ripartendo? Sul serio?» sfidò cercando di non dare troppo a vedere il tremolio che gli attraversò la schiena.
Sephiroth strinse gli occhi, abbassandoli su di lui. Sembrava infastidito. Andava di fretta.
«Esatto. Immediatamente.» sillabò appena, muovendo un altro passo.
Cloud, però, non si arrese. Lo ostacolò di nuovo.
«Vuoi scherzare? Non hai... non mi hai nemmeno dato uno straccio di spiegazione riguardo quanto è successo!» esigette.
Le labbra del più adulto divennero una sottile riga rosea. Con un movimento fluido del braccio, lasciò cadere a terra la sacca e mosse rigidamente la mano per enfatizzare le sue parole.
«Questo è perché ne so quanto te, non credi?»
Nervosismo. Ecco cosa c'era nella sua voce.
Cloud indietreggiò, ma non se ne rese neppure conto. Piuttosto, sollevò le sopracciglia.
«Ma dovrai pur avere una teoria, giusto? Quell'uomo... era Genesis, no? Faceva parte della prima classe di SOLDIER. Era un tuo caro amico, e ora...!»
«Genesis» alzò appena la voce il Generale, sbrigandosi a correggerlo, «non è un mio amico.»
Una parte di lui faticò nel pronunciare quella frase. L'altra... ribolliva ancora di autentica rabbia.
Cloud mosse su e giù la testa, distogliendo lo sguardo e sospirando. Tentò di comprendere il suo punto di vista.
«Quindi vuoi dargli la caccia. Dico bene?» domandò.
Sephiroth concentrò la sua attenzione sulle montagne in lontananza, divise da una macchia verde di fronde e prati dall'immenso e luminoso cielo mattutino.
«È stato piuttosto specifico nel delineare le sue intenzioni.» gli ricordò, «Dato che non può ferirmi direttamente, tenterà di fare del male a Rainiel. Riesci a capirlo, questo?» tentò di spiegargli, ma non riuscì comunque a sembrare calmo come al solito. Si poteva chiaramente notare il suo petto gonfiarsi e sgonfiarsi a ogni respiro in modo agitato.
Di nuovo, il biondo non poté che annuire in silenzio.
«Allora comprenderai anche il perché io voglia partire seduta stante per tornare a Midgar.» proseguì al suo posto l'altro, scandendo con precisione ogni parola. Non ammetteva obiezioni.
Cloud non poté che massaggiarsi il collo. Fissò un punto casuale del terreno che di colpo gli sembrò particolarmente interessante.
«...Sì, capisco.» mormorò, o forse borbottò quelle poche parole. «Ma...»
L'uomo dai capelli argentati fece appello alla propria pazienza. A volte non sapeva se definirla infinita o molto, molto scarsa. Probabilmente dipendeva dalle situazioni.
«Ma?» gli fece eco, tenendo le labbra separate e il mento alto.
«Forse... non dovresti andare da solo.» disse con un fil di voce lui.
Sephiroth non poté che corrugare la fronte. Aveva capito bene?
«Cloud,» chiamò allora, provocandogli un sussulto, «Mi stai per caso chiedendo di portarti con me a Midgar?» non temette di chiedere.
Lui serrò i denti e si graffiò accidentalmente il collo, per cui riportò entrambe le mani lungo i fianchi.
Nibelheim... era stato bello tornarci. Non aveva visto sua madre e Tifa per molto tempo, dal giorno in cui era partito per unirsi a SOLDIER. E il motivo per cui era partito in primo luogo era proprio perché voleva diventare un eroe. Un eroe come il leggendario Sephiroth, lo stesso Sephiroth che ora attendeva risposta davanti a lui. Nibelheim era la sua casa - la casa di entrambi, ricordò - ma in realtà nessuno dei due era tagliato per vivere in un luogo come quello. Il villaggio avrebbe volentieri fatto a meno di Cloud, comunque, da sempre considerato un emarginato. Dunque...
«Non conosco bene Genesis» spiegò quindi, «ma so che non è un avversario da sottovalutare. Inoltre, ha minacciato di ferire i miei amici. Zack, Rain... se non fosse per loro, magari Hojo mi avrebbe trasformato in una delle sue cavie. Magari sarei rimasto un fante ignaro degli orrori commessi dalla Shinra. Grazie a loro... ho aperto gli occhi. Ho salvato innumerevoli vite. Ed è questo che fanno gli eroi.»
Con tutto il coraggio che aveva in corpo, sollevò lo sguardo per incontrare quello di colui che era stato il suo idolo, il suo esempio. Da giovane la sua unica aspirazione era... essere esattamente come Sephiroth. Un'idea sciocca, forse, dato che lo stesso Generale avrebbe volentieri fatto a meno di essere se stesso, una macchina da guerra assoggettata alle folle, costantemente osservata, eppure sempre costretta alla solitudine.
Tuttavia, Cloud aveva combattuto con lui e aveva capito che essere eroi non significa vincere le guerre o eliminare il maggior numero di nemici. Aveva visto Sephiroth lottare con ardore, mettere anima e corpo in una guerra che era risultata nella salvezza di molte persone innocenti, una guerra mossa a Hojo, e soprattutto... sapeva che aveva fatto tutto ciò, prima che per qualsiasi altra cosa, per Rainiel.
Non poteva definire perfettamente il legame che univa lui alla sua cara amica, ma sapeva che si trattava di qualcosa di forte e resistente, che non poteva essere spezzato. Un po'... riteneva di dover fare la stessa cosa per Tifa. Per proteggere anche lei. E sua madre. Se Genesis avesse attaccato la città, anziché il reattore, come sarebbe andata a finire? Avrebbe ucciso qualcuno, avrebbe fatto del male alle persone cui voleva più bene? Scoprirlo era un rischio che non voleva correre, motivo per il quale non aveva dubbi in merito. Sì, sarebbe partito con Sephiroth. Sarebbe tornato a Midgar.
L'uomo dai capelli argentati comprese il suo sguardo determinato e non poté fare a meno di reprimere un piccolo sorriso. Cloud lo incuriosiva, parecchio. Lo aveva sorpreso, e questo non era un evento da poco. L'ultima volta che una persona era riuscita a sorprenderlo a quel modo, si trattava di Rainiel, e Sephiroth le aveva proposto di diventare la sua allieva. Chissà, magari le loro avventure gli avrebbero permesso di studiare meglio quel giovane fante e capire per quale assurdo motivo non fosse stato ammesso prima nella divisione di SOLDIER.
«Se è questo che desideri, non ti ostacolerò.» incrociò le braccia dunque, rivolgendosi al ragazzo, e con il mento mimò un gesto verso l'altro lato della piazza cittadina, lì dove prendeva posto la casa di Cloud. «Prepara un bagaglio quanto più leggero possibile. Dovremo viaggiare veloci.» gli concesse quindi.
Impossibile descrivere il sorriso che Cloud sfoggiò in quel momento. Era così impaziente e carico di emozioni che per poco non saltò sul posto. Mosse le mani e balbettò qualche vago ringraziamento, dopodiché gli voltò le spalle per correre a casa e fare come gli aveva detto. Era certo che non stesse mentendo e che l'avrebbe aspettato lì finché non fosse stato pronto.
Tuttavia, per poco non andò a sbattere contro un'altra persona, una che strinse le braccia al petto e si allontanò con un piccolo balzo, tossendo una breve scusa.
Cloud la aiutò a reggersi prima che perdesse l'equilibrio... e sbiancò.
«Tifa? Che ci fai qui?» esclamò.
Sephiroth, dietro di lui, alzò un sopracciglio. Aveva appena visto la ragazza fare capolino da un angolo della locanda, l'espressione preoccupata. A giudicare dal suo sguardo, sapeva già benissimo per quale motivo si era rivelata per parlare con loro.
«Io... ecco...» Tifa si schiarí la voce, stringendo le mani a pugno e piantando saldamente i piedi a terra, forse per darsi più coraggio. «Girava voce che foste tornati, quindi vi stavo cercando per sapere del reattore e del malfunzionamento. Poi, però, non ho potuto fare a meno di ascoltare la vostra conversazione... scusatemi, mi dispiace di aver origliato.»
Chinò la testa, le labbra strette così come gli occhi, ma Cloud le poggiò una mano sulla spalla per convincerla a ricomporsi.
«Vuoi... vuoi davvero ripartire, Cloud? Sei tornato a casa solo da pochi mesi...» domandò poi al diretto interessato.
Il ragazzo si sentì stringere il cuore, nel momento in cui la guardò in viso e notò la tristezza nei suoi occhi. Sembrava davvero dispiaciuta di dovergli dire addio di nuovo.
«I miei amici sono in pericolo... ricordi Zack, Rainiel? Te ne avevo parlato.»
Tifa annuì, quindi lui continuò.
«Un uomo molto pericoloso ha dichiarato di voler dar loro la caccia e... loro hanno fatto così tanto per me, non posso abbandonarli proprio adesso e fare finta di nulla.»
Cercò di farle capire come si sentiva, parlando in maniera quanto più sincera possibile.
Tifa mosse un passo avanti. Inevitabilmente, lui cercò di nascondere il rossore che pian piano gli colorava gli zigomi.
«Non ti chiederei mai una cosa del genere! So che devi partire per una giusta causa, ma... anche io sono una tua amica, giusto? Ricordi la promessa che mi hai fatto?»
Timidamente, Cloud guardò altrove e calò le palpebre sugli occhi.
«... Sì, certo.»
La ragazza gli mostrò un sorriso grazioso.
«Quindi non puoi abbandonare neanche me, vero?»
Con più determinazione, pose le mani sui fianchi e sollevò la testa.
«Ecco perché verrò con voi e vi darò una mano a sconfiggere Genesis!»
All'unisono, due voci la assordarono.
«Non se ne parla.» dissero in coro Cloud e Sephiroth. Quest'ultimo rimase qualche passo indietro, il viso buio e severo. Mise i brividi alla ragazza, ma l'idea che Cloud fosse lì le donò il coraggio di cui aveva bisogno.
«Andiamo! Non vi causerò problemi, dico sul serio!» provò a pregarli, piegando le labbra.
«Questa non è una missione adatta ai dilettanti, signorina. Non credere che le nostre avventure siano gioiose e semplici come lo sono nei libri che leggi o nelle storie che ascolti.» Sephiroth fu esaustivo con quei termini. «È troppo pericoloso, e non voglio rischiare delle vite inutilmente.» sintetizzò poi.
Ma Tifa non sembrava voler cedere.
«Non sono una dilettante. Negli ultimi anni mi sono allenata nel combattimento con il maestro Zangan. Conosco le arti marziali, e so come difendermi. Ve ne darò prova, se verremo attaccati.»
Sephiroth sospirò. Voleva partire il prima possibile, e non aveva tempo per discussioni del genere. Non mentre Genesis si dirigeva, forse in volo, a Midgar.
«Se verremo attaccati, non ti posso assicurare che potremo proteggerti. Non hai idea delle sorprese che Genesis potrebbe riservarci. Sorprese tutt'altro che gradite.» tentò di dissuaderla ancora.
Cloud annuì a sua volta.
«Sarai più al sicuro qui, Tifa. Ti prometto che tornerò a casa non appena...»
«No!» Tifa prese un profondo respiro e lo guardò, i grandi occhi scarlatti che lo imploravano di darle ascolto. «Io... non voglio più rimanere a casa, fare da guida turistica, mentre aspetto il tuo ritorno. Io voglio fare parte delle tue avventure, Cloud. Vorrei vedere il mondo oltre Nibelheim. E...» sorrise poi, «mi piacerebbe molto conoscere i tuoi amici.»
Cloud si sentì colpire al cuore da quelle parole. Non era sua intenzione trascurare Tifa, né lasciarla continuamente indietro. Da bambini, creavano le proprie avventure e a volte finivano nei guai. Ma lo facevano sempre assieme. Anche quando Cloud non era visto di buon occhio dagli altri abitanti del paesino. Tifa... era sempre lì con lui. Averla con sé sarebbe stato solamente un piacere, ma aveva paura che potesse succederle qualcosa. Non se lo sarebbe mai e poi mai perdonato. E non sarebbe stato l'unico a odiarsi...
«E tuo padre?» le domandò. Sapeva bene quanto Brian Lockhart potesse essere protettivo nei confronti della figlia. Inoltre, non aveva mai covato una particolare simpatia per lui.
«Non sono più una bambina,» sbuffò Tifa, pensando a ciò che avrebbe potuto dirle, «Mio padre capirà. Sa che posso cavarmela.»
Cloud sospirò, e infine spezzò quel legame visivo. Una risposta più che sufficiente per la coraggiosa ragazza, che dondolò soddisfatta sui talloni e gli scoccò un occhiolino.
«Grazie per la fiducia!» ridacchiò un po', dopodiché si piegò in avanti, si sporse sulle punte degli stivali e lasciò un rapido bacio sulla guancia dell'amico.
Cloud divenne una statua di pietra a quel contatto, ma sentì comunque un brivido corrergli su per la schiena e il viso cambiare colore, tanto che percepì il calore delle guance e della fronte.
Tifa, però, non rise di quella sua reazione, ma corse subito via.
«Vado a prepararmi! Ci metterò un attimo!» alzò la voce per farsi sentire mentre scuoteva un braccio in aria. Sparì oltre la cisterna e si diresse a casa, non perdendo un minimo del suo entusiasmo.
Cloud non si mosse di un centimetro, gli occhi ben aperti e un senso di imbarazzo totale che lo inglobava.
Eppure, neanche Sephiroth riuscì a trattenere un sogghigno. Capì benissimo cosa stesse succedendo tra i due, e decise crudelmente di girare un po' il coltello nella piaga.
«Una ragazza alquanto testarda.» commentò infatti, «Spero tu sia un tipo paziente, Cloud.»
E chi, meglio di lui, avrebbe potuto spiegargli quanto fosse difficile avere a che fare con una giovane donna tanto caparbia? Tifa e Rainiel avevano molto in comune, da questo punto di vista.
Il fante scosse la testa per risvegliarsi da quello stato di confusione e non si girò neanche a guardarlo, sperando che il suo viso avesse ripristinato il colore originario. Speranza piuttosto vana.
«T- Torno subito!» balbettò mentre anche lui si dirigeva alla casa della madre.
Sephiroth dovette nascondere le labbra con il dorso di una mano coperta dal guanto nero in modo quanto più discreto possibile. Superata la necessità di ridere, chinò la testa e andò a cercarsi un posto in cui attendere che i due arrivassero, nella speranza che non impiegassero troppo tempo.
Mentre camminava, realizzò qualcosa che cambiò il suo punto di vista. Non era più... solo. Dopo tanti mesi trascorsi a spostarsi negli angoli più reconditi del mondo pur di trovare le ultime Copie-R e, soprattutto, pur di trovare il tanto agognato perdono per se stesso, adesso aveva... delle persone con sé. Non era abituato a nulla del genere, tanto che non sapeva esattamente come avrebbe dovuto sentirsi. Eppure, poté giurare di provare un minimo di... felicità. Aveva vissuto nella solitudine per gran parte della sua vita, e poi aveva conosciuto...
Quasi ebbe l'impressione di sentire Rain, lì con lui, tirargli uno scherzoso colpo di fianco per strappargli una risata.
Si strinse un braccio. Non avrebbe saputo descrivere a parole quanto lei gli mancava. In ogni istante, sperava di avvicinarsi di più al momento in cui l'avrebbe rivista, l'avrebbe stretta a sé. Ma Rainiel era di nuovo in pericolo. Tutti loro le erano.
E lui si sarebbe assicurato che quella volta... fosse l'ultima. Non l'avrebbe più lasciata. Non si sarebbe mai più sentito solo.

 

   
 
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