CAPITOLO
VIII
Era una fredda e grigia sera di fine dicembre quando la
Compagnia dell’Anello si mise in marcia verso Mordor. Mentre gli altri si erano
vestiti con abiti pesanti per contrastare il freddo inverno, Eruannie e Legolas
indossavano semplici indumenti elfici.
La guerriera portava una casacca blu scuro come i suoi occhi,
sopra la quale indossava un’armatura marrone per proteggersi da eventuali
attacchi. Sapeva infatti che se avessero colpito lei avrebbero ferito di
conseguenza anche il drago e non avrebbero potuto permettersi di avere ben due
moribondi nella Compagnia. Indossava dei pantaloni neri infilati nei suoi
adorati stivali, mentre la giacca marrone la copriva in caso di pioggia o neve,
come sarebbe stato più probabile. Al fianco portava la sua spada ben affilata,
mentre aveva fatto cucire una serie di fibbie interne al soprabito in modo da
portare con sé il maggior numero di pugnali. Aveva lasciato arco e frecce ad
Aragorn e all’elfo, lei preferiva di gran lunga lo scontro corpo a corpo. Si
calò il cappuccio sulla testa e mise la sua sacca a tracolla, riponendovi
quante più scorte possibili di Erba Pipa. Senza farsi vedere dai suoi compagni,
si avvicinò furtiva a un elfo silvano dai lunghi capelli ramati.
<< Date questa al vostro Re una volta giunti a Bosco
Atro>> si raccomandò, porgendogli la lettera che aveva scritto quasi due
mesi prima a Thranduil. L’elfo le lanciò un’occhiata sorpresa per poi annuire e
riporre la missiva in una tasca della sua mantella.
Tornando dai suoi compagni, non le sfuggì la figura di Aragorn
che si distaccava leggermente rattristato dal fianco di Arwen. Quella scena la
intenerì, ma le parole di suo fratello la riportarono alla realtà.
<< La Compagnia dell’Anello va a Sud, possa la grazia
dei Valar accompagnare il vostro cammino>> e così, guidati dalla mente
esperta di Gandalf, iniziarono il loro viaggio. Eruannie, in coda al gruppo, si
voltò a salutare Elrond e la sua gente con un gesto del braccio.
<< I tul-back (tornerò)>> sussurrò rivolta al
fratello, mentre anche lui le dava il suo addio e sul volto di Arwen correva
una lacrima silenziosa. La guerriera sospirò, chiedendosi se avrebbe mai fatto
davvero ritorno. Un ruggito nel cielo la riportò alla realtà, mentre il suo
dragone si librava nell’aria sopra di loro.
“Ûr-thalion, tra poco dovremo attraversare le Terre
Selvagge. Precedici e comunicami ciò che vedi” il drago sbuffò in segno di
assenso e si spinse verso Sud, aumentando la velocità con un battito di ali
così forte da generare un grande vento sotto di sé.
<< Accidenti alla bestiaccia!>> sbottò Boromir,
mentre si ricomponeva raddrizzando il grosso scudo sulla sua schiena.
<< La “bestiaccia” potrebbe salvarti le chiappe un
giorno o l’altro…>> gli sibilò la guerriera, soffermandosi poi sul posteriore
dell’uomo che le aveva appena lanciato un’occhiata colpevole.
<<…o arrostirtele, vedremo come ti comporterai>>
terminò scoppiando in una fragorosa risata che contagiò Gimli poco più avanti.
Il gondoriano scosse la testa contrariato e riprese la sua marcia, nonostante
un angolo del labbro si era comunque alzato in un piccolo sorriso.
<< Questo silenzio è snervante!>> sbottò Pipino,
dopo qualche ora di cammino in cui nessuno aveva proferito parola. Eruannie, la
dea indiscussa delle conversazioni, era chiusa nel suo dialogo mentale con il
drago che le riferiva tutto ciò che vedeva dall’alto grazie ai suoi occhi
sviluppati che gli consentivano di vedere al buio.
<< Qualcuno racconti una barzelletta!>> propose
Merry, mentre aiutava il parente a superare un tronco caduto.
<< C’era una volta un giovane hobbit della
Contea>> iniziò la guerriera, attirando su di sé l’attenzione del gruppo,
mentre i piccoli mezz’uomini ridevano già.
<< Un giorno decise di intraprendere un viaggio verso
nemmeno lui sapeva dove>> proseguì, mentre la risata sguaiata di Merry le
giungeva forte e chiara alle orecchie appuntite.
<< E venne attaccato improvvisamente da un branco di
Ragni Giganti!>> l’urlo di Eruannie si sentì fino a Mordor tanto era
stato acuto, mentre con le mani si mise a fare un solletico togli-fiato al
poverino Pipino.
“Le spie di Saruman ci sorvegliano anche nella notte,
guerriera” la voce di Ûr-thalion le giunse come il rombo di un tuono in una serata
estiva e l’Elfa smise subito di scherzare. Allungò il passo e raggiunse
Gandalf, gettando occhiate da una parte all’altra della foresta. Attraverso il
legame con il drago poteva vedere le sagome di grosse bestiacce che li
scrutavano da una distanza sufficiente a fargli cogliere qualsiasi informazione
riguardo la Compagnia. Come, per esempio, la presenza di un grande dragone.
<< Saruman ha mandato i pipistrelli di Gundabad a
spiarci, il tuo piano di viaggiare con il favore delle tenebre non è
servito>> comunicò con una punta di irritazione. Il dannato Stregone
Bianco era riuscito a far riprodurre quei volatili diabolici e li aveva messi
sulle loro tracce. Il Grigio Pellegrino rispose con un semplice cenno del capo
e un verso pensieroso.
<< Pensavo che le Aquile li avessero sterminati nella
Battaglia delle Cinque Armate>> il ricordo di quel giorno le trafisse il
cuore, facendo sanguinare una ferita profonda di cui per qualche tempo si era
quasi dimenticata.
<< A quanto pare il nostro Nemico è più risoluto di
quanto pensassimo, riconquistare la Montagna gli ha sicuramente tolto un vantaggio
ma…>> la guerriera scosse la testa alle parole di Gandalf, era stato
tutto inutile allora.
<< Abbiamo sconfitto Azog, Thorin è morto per questo e
ora mi dici che il Nemico è più risoluto?!>> sbottò calandosi il
cappuccio per trafiggere Gandalf con un’occhiata omicida.
<< Risoluto?!>> ripeté a voce ancora più alta,
mentre i compagni dietro di loro si fermavano a osservarli.
<< Hai convinto Thorin a riprendersi la Montagna anche
per scongiurare una potenziale guerra e ora mi dici che nonostante i nostri
sforzi, nonostante lui ci abbia rimesso la sua stessa vita è stato tutto
inutile?!>> la guerriera si fece scura in volto, mentre fronteggiava
senza nessun timore lo stregone.
<< Smettila di crucciarti, guerriera! Thorin si
vergognerebbe del velo da vedova che ti porti appresso!>> quella frase
colpì Eruannie come se lo stregone avesse usato una spada arroventata.
“Ahi” confermò il drago al posto suo. Sì, aveva fatto male. La
guerriera gli lanciò un’occhiata rabbiosa e lo superò, lasciandosi alle spalle
la Compagnia di una decina di metri. Non era sicuro aggirarsi da soli per le
Terre Selvagge, soprattutto di notte, ma per una guerriera millenaria non
sarebbe stata un’impresa poi tanto ardua.
“Se non sbollisci la rabbia tra poco esplodo” l’avvertì il
drago e il senso di colpa la riempì. Avrebbe rischiato di rivelare la loro
posizione al Nemico e mettere in pericolo non solo la Compagnia ma anche il
dragone.
Dei passi leggiadri alle sue spalle la fecero voltare di
scatto, mentre un ringhio le uscì dritto dalla gola. Pensò che se avesse potuto
avrebbe sputato fuoco come Ûr-thalion, soprattutto dopo aver scoperto di chi si trattava.
<< Vattene!>> sibilò rivolta all’elfo davanti a
lei, ma quello non si mosse di un passo.
<< No. Ora facciamo parte della stessa Compagnia, metti
da parte l’odio che provi nei miei confronti e cerca di andare avanti, non sei
stata l’unica a perdere l’amore della tua vita quel giorno>> sentenziò
impuntandosi con lo sguardo in quello della guerriera, mentre questa incrociava
le braccia al petto e assottigliava lo sguardo in segno di sfida.
<< Cosa ne puoi sapere di quello che provo!>>
diede le spalle all’elfo e fece per allontanarsi da lui, ma qualcosa glielo
impedì. Le braccia di Legolas la stringevano contro il suo petto, mentre il suo
vecchio amico aveva gettato il volto nei suoi capelli neri. Cercò di
divincolarsi, afferrò gli avambracci dell’elfo e tentò di allontanarli dal suo corpo.
<< So che hai una voragine nel petto e ogni ricordo di
quel giorno l’allarga sempre di più. Credimi, perché io provo lo stesso>>
l’Elfa spalancò gli occhi blu, sapeva benissimo a cosa si stesse riferendo. Lui
non aveva visto morire l’amore della sua vita, ma l’aveva comunque perso in un
certo senso.
“Resta con lui, ti sta tranquillizzando” le parole del dragone
le fecero aggrottare la fronte. Come poteva tranquillizzarla Legolas? Decise di
concentrarsi su ciò che provava in quel momento e scoprì che l’amico alato
aveva ragione. Piano piano si adattò alla stretta dell’elfo e la trovò quasi
piacevole, mentre uno strano brivido le corse lungo la schiena.
<< Mi manca…>> disse infine, mentre delle lacrime
silenziose iniziavano a percorrerle le guance. Sapeva che lo avrebbe ferito con
quell’affermazione, ma la sincerità è alla base di qualsiasi rapporto e se
voleva cercare di riavvicinarsi a lei, quella sarebbe stata la prima cosa che
avrebbe trovato.
<< Mi manca il suo odore, mi manca il suo tocco, mi
manca il suo viso, m-mi manca il modo in cui pronunciava il mio nome, nei
momenti belli e nei momenti brutti>> si voltò di scatto e compì un gesto
che non si sarebbe mai immaginata e che sorprese sia lei che l’elfo. Abbracciò
Legolas con la stessa intensità con cui lo avrebbe fatto anni prima. Lui si
irrigidì per il contatto inaspettato ma si sciolse rapidamente, facendo correre
le braccia lungo la schiena dell’Elfa e la strinse di più a sé.
<< Mi manca così tanto che certi giorni ho la sensazione
di non potercela fare nemmeno a respirare>> disse in un soffio, mentre un
singhiozzo le bloccò le parole in gola. Bagnò la casacca marrone dell’elfo, ma
gliene importava ben poco.
<< Non è vero che ti odio, Laeg. Non potrei mai odiarti.
La persona che odio davvero è la stessa che sta pronunciando queste parole,
n-non posso permettermi di provare ancora quelle cose>> Legolas aggrottò
la fronte non capendo a pieno il senso di quelle parole, ma le passò comunque
una mano sui capelli nel tentativo di tranquillizzarla.
<< Io non merito di essere amata, né di amare mai più.
Ho fatto una promessa>> sussurrò, mentre con i polpastrelli percorreva
minuziosamente le rune incise sul suo braccio. Legolas non disse nulla e forse
fu meglio così, se avesse detto anche solo una parola tutti i suoi buoni
propositi sarebbero crollati come la sua armatura e addio promessa.
L’elfo sciolse l’abbraccio e la prese per mano, riportandola
dalla Compagnia che nel frattempo si era accampata in una radura abbastanza
grande da accogliere anche Ûr-thalion. Erano tutti seduti attorno a un fuoco e Sam si
apprestava a preparare una cena frugale. Nessuno proferì parola quando
intravidero le loro sagome e la guerriera si diresse decisa verso il drago,
acciambellato su se stesso e prossimo al sonno.
Si coricò tra le sue zampe, stando ben attenta a un
disturbarlo troppo. Afferrò la pipa dalla sua sacca e iniziò a prepararsi per
una bella fumata.
“Dovresti scusarti, lo stregone aveva ragione” ignorò
intenzionalmente la voce del drago nella sua testa, mentre continuava ad
aspirare compulsivamente dalla sua pipa.
Merry e Pipino le si avvicinarono in silenzio, accoccolandosi
rispettivamente alla sua destra e alla sua sinistra. Nella mente del dragone
lesse le decisioni che avevano preso in sua assenza.
Malgrado i dubbi di Gandalf, il giorno dopo avrebbero iniziato
la scalata del Caradhras nel tentativo di valicare il Passo del Cornorosso. Era
stato Aragorn a proporre questa via e la maggioranza aveva accettato.
Nemmeno
Eruannie era d’accordo a prendere quella strada. Sapeva bene che le montagne in
quel periodo dell’anno non offrivano un clima molto ospitale e il Caradhras in
particolare sarebbe stato assai spietato, soprattutto con gli hobbit. La sua
sfuriata con lo stregone le aveva però tolto il potere decisionale in qualche
modo, quindi dovette adeguarsi alla scelta della Compagnia.
Aragorn
montò il primo turno di guardia e la guerriera si concesse qualche ora di
riposo, lasciando vagare la sua mente nei ricordi più profondi.
Quando riaprì gli
occhi si ritrovò ai piedi delle Montagne Nebbiose, subito fuori dalla grotta di
alcuni Goblin. Era notte fonda e dal pino accanto a lei vide alcune figure
impegnate a lanciare alcune pigne infuocate, mentre sentiva una morsa sempre
più forte intorno al suo collo. Cercò di mettere a fuoco il nemico che le
provocava quella sofferenza e si ritrovò a fissare le iridi glaciali di Azog.
L’Orco Pallido l’osservava con un ghigno malvagio impresso sul volto, mentre
con il braccio mozzato avvicinava alla scollatura della sua casacca la lunga
lama che vi stava incastonata sopra. L’Elfa rabbrividì, sentendo le forze
venirle sempre meno. Pensò che quella sarebbe stata la fine, mentre con la mano
annaspava a mezz’aria cercando la spada per difendersi. L’Orco ritrasse un poco
la lama prima di calarla sul suo cuore, facendola gridare di dolore e terrore.
Qualcuno
la scosse dolcemente e si destò dall’incubo, mentre ancora urlava disperata.
<<
Era un sogno>> la rassicurò Legolas, mentre l’accenno di un sorriso si
apriva sul suo viso pulito. La guerriera si portò istintivamente una mano al
petto per controllare che fosse tutto al suo posto, mentre annuiva debolmente
verso l’elfo biondo.
<<
Mi dispiace svegliarti, ma è giunto il tuo turno di guardia>> le comunicò
prima di allontanarsi in religioso silenzio e coricarsi accanto a Gandalf.
L’alba non doveva essere molto lontana, così si arrampicò sul dorso di
Ûr-thalion stando ben attenta a non svegliare i due hobbit che le dormivano
accanto. Dalla groppa del drago avrebbe avuto una visuale migliore e avrebbe
potuto individuare più facilmente eventuali nemici.
“Cos’era
quello?” il lucertolone, come al solito, era stato partecipe dello stesso incubo
di Eruannie e ne era rimasto turbato.
“Qualcuno
che è morto molto tempo fa…” spiegò la guerriera, mentre si affrettava a
prepararsi la sua amata pipa.
“È
lui?” l’Elfa annuì in risposta alla domanda del drago.
“Sì”
pensò mentre prendeva una boccata di fumo.
<< È l’Orco che ha ucciso Thorin>>
il dragone percepì chiaramente il malanimo che popolava il cuore della
guerriera e non indagò oltre. Quando giunse l’alba svegliò i suoi compagni,
fecero una colazione fugace con del Lembas e si misero in marcia verso il
Cornorosso. Su consiglio di Boromir si premurarono di raccogliere alcune
fascine di legna per potersi riscaldare una volta iniziata la scalata.
Era
ormai giunto mezzodì quando decisero di fermarsi per una breve pausa e Sam ne
approfittò per cucinare qualcosa di più sostanzioso del Pan di Via. Ûr-thalion
era andato a caccia e la guerriera se ne stava appollaiata su una roccia per
controllare i movimenti del dragone, mantenendo sempre un contatto mentale.
Il
clangore metallico delle spade arrivò alle sue orecchie appuntite, mentre le
vocette indispettite di Pipino e Merry le fecero intuire che i due si stessero
esercitando. La guerriera dava le spalle alla Compagnia, ma si accorse comunque
della presenza di Gandalf che le si era avvicinato.
<<
Mi dispiace per la scorsa notte, non avrei dovuto attaccarti in quel
modo>> sussurrò rivolta allo stregone, senza distogliere lo sguardo dalla
foresta lontana ai piedi delle Montagne Nebbiose.
<<
No, non avresti dovuto, ma ti perdono>> Eruannie ridacchiò contagiando
anche Gandalf, il quale la imitò e si accese la sua pipa.
<<
Credo avessi ragione, Thorin rimarrebbe deluso dal vedere come mi sono lasciata
sovrastare dalle emozioni>> lo stregone aggrottò la fronte e si zittì per
qualche istante, mentre traeva un lungo respiro dalla pipa.
<<
Eruannie di Imladris che, non solo si scusa, ma ammette la ragione altrui!
Posso dire di aver visto veramente tutto, ora!>> risero di gusto e la
guerriera si voltò verso di lui, scambiando un’occhiata di pura ammirazione e
amicizia.
<<
Cosa farei senza di te, Gandalf?>> chiese al vecchio amico, posando una
mano sulla sua spalla e sorridendogli. Poté giurare di aver visto una piccola
lacrima agli angoli degli occhi dello stregone, ma la voce del drago nella sua
testa la mise in allerta.
“Spie!”
ululò rabbioso, mentre un lungo ringhio proruppe dalla sua gola trasmettendosi
alla padrona.
<<
I Crebain da Dunland!>> la voce di Legolas fece eco agli avvertimenti del
dragone, mentre tutti si mossero il più veloce possibile per trovare un
nascondiglio. Eruannie, dopo aver messo al sicuro degli smarriti Merry e
Pipino, fece saettare gli occhi in ogni direzione alla ricerca di un posto
adatto. Qualcuno l’afferrò per la vita e la trasportò sotto un cespuglio di
arbusti che ricopriva un’alta roccia. Il profumo di pino e muschio che le
solleticò le narici le fece capire immediatamente di chi si trattava, mentre le
solite emozioni contrastanti si fecero strada in lei. La sua schiena poggiava
contro il petto dell’elfo, il cui respiro leggero sul collo le provocò dei
piccoli brividi lungo la schiena.
“Eruannie!”
quelle sensazioni furono cancellate immediatamente quando sentì nella sua mente
il richiamo di aiuto del suo dragone. Percepiva paura, sconforto e rabbia,
moltissima rabbia. Si sporse oltre il suo nascondiglio e riuscì a vedere un
grande stormo di corvi che calava sulla foresta dove sapeva esserci Ûr-thalion
a caccia. Il drago sarebbe stato sicuramente in grado di contrastarli, ma gli
uccellacci erano così tanti da poter oscurare tutta Imladris in un colpo solo.
Lo accerchiarono, impedendogli di reagire. Avvertì l’amico mentre faceva
scattare le fauci sui volatili, uccidendone qualcuno e ferendone altri, mentre
un getto di fuoco emerse dalla sua gola incenerendo i superstiti.
La
guerriera chiuse gli occhi, cercando di vedere le immagini che il drago
proiettava nella sua mente. Un branco di orchi possenti circondò la creatura,
tendendo gli archi contro di essa e tenendolo sotto scacco.
Eruannie
fece per uscire dal nascondiglio nel tentativo di correre in soccorso del
drago, ma Legolas la bloccò trattenendola per le braccia e tirandola di nuovo
sotto al cespuglio. La guerriera spalancò la bocca per urlargli di lasciarla
andare, ma l’elfo le schiacciò una mano sulle labbra e la spinse contro alla
parete di roccia dietro di loro. La inchiodò lì sotto, mentre con gli occhi
colmi di lacrime non del tutto sue lo supplicava di lasciarla. L’Elfa lesse
l’indecisione sul volto del principe di Bosco Atro, mentre in lontananza poteva
udire i ruggiti di rabbia e frustrazione del dragone.
“Scappa!”
urlò con tutte le forze che aveva, mentre tutte le sensazioni dell’amico la
travolgevano come un fiume in piena. Avvertì un dolore lancinante al braccio destro,
mentre una chiazza scura iniziava ad espandersi sulla manica della blusa, fino
a trapassare anche la giacca marrone.
La
guerriera scosse la testa nel tentativo di liberarsi dalla mano che Legolas le
teneva premuta sulla bocca. Quando l’elfo vide la macchia di sangue allentò la
presa, dando all’Elfa la possibilità di parlare.
<<
Lo hanno ferito!>> sbottò irata, mentre l’elfo stringeva di più la presa
intorno alle sue spalle, preoccupato che potesse rivelare al nemico la loro
posizione. Ma la guerriera non si mosse, tremava di rabbia e di dolore, mentre
cercava di trattenere le lacrime.
“Vai!
Vola via!” urlò terrorizzata al drago. Tutti i membri della Compagnia videro
una grossa sagoma sollevarsi dalla foresta ai piedi delle Montagne Nebbiose e
dirigersi verso Nord, faticando enormemente per mantenersi in volo.
Quando
i Corvi di Saruman si furono dispersi, uscirono tutti quanti dai loro nascondigli,
mentre Eruannie rimase incollata alla parete di roccia, le gambe che piano
piano cedevano lasciandola scivolare a terra. Il suo corpo fu scosso da forti
tremiti e si prese la testa tra le mani, continuando ad imprecare e a
borbottare insulti in Khudzul. Legolas, temendo che potesse scagliarsi contro
di lui come aveva già fatto in passato, lasciò che ad avvicinarsi alla
guerriera fosse Gandalf. Lo stregone prese le mani dell’Elfa tra le sue e
sussurrò alcune parole in una lingua antica a lui sconosciuta, mentre la
tensione accumulata nel corpo della guerriera si scioglieva piano piano.
<<
Ho fallito, Gandalf. Ancora una volta, non sono stata in grado di proteggere
una persona che amo>> con la voce tremante, Eruannie riuscì a buttare
fuori quella grande paura che le affollava l’animo. Lo stregone la strinse a sé
come il padre che non aveva mai avuto, confortandola e trasmettendole tutto
l’amore che solo Mithrandir poteva darle.
Gandalf
rivolse un’occhiata ad Aragorn che, una volta compresa la gravità della
situazione, si affrettò a raccogliere dell’Athelas e armeggiò per creare un
impacco.
Lo
stregone aiutò la guerriera a liberarsi di giacca e casacca, lasciandola con
solo la fascia a coprirle i seni. Gli hobbit si voltarono imbarazzati,
riflettendo su quanto fosse bello il cielo quel giorno. Boromir li imitò, con
un rossore ben visibile a colorargli le guance. Legolas, al contrario dei
mortali, non fu minimamente sfiorato dalla situazione e si concentrò sulla
ferita.
<<
Lo hanno colpito con una freccia nera avvelenata, possiamo rallentare il veleno
ma se il drago non verrà curato>> l’elfo zittì Aragorn con
un’occhiataccia, mentre l’uomo si affrettava a ricoprire il profondo taglio con
l’impacco di Athelas.
<<
Lo so, ma tu hai il dono della guarigione. Curala!>> lo supplicò, mentre
si apprestava a sorreggere la compagna facendole poggiare la schiena contro al
suo petto.
Il
Ramingo fece del suo meglio e fasciò il tutto con una benda improvvisata con il
bordo della propria casacca. Legolas e l’uomo aiutarono Eruannie a rivestirsi,
permettendo così anche ai compagni di disperdersi dalle loro ridicole
posizioni.
<<
Mezze calzette>> l’insultò in un sussurro la guerriera, scatenando una
risata generale.
<<
Eccellente, se scherza vuol dire che sta bene>> commentò lo stregone,
felice che si fosse ripresa dal suo apparente stato catatonico.
I
dieci ragionarono sul da farsi, considerato che Saruman aveva spie in ogni dove
e che il loro alleato più potente era stato ferito.
<<
Quando lo vedo giuro che lo decapito quello stregone da quattro soldi!>>
sbottò irata la guerriera, conficcando il pugnale con cui stava giocherellando
nel terreno al suo fianco, mancando per poco la mano di Legolas. L’elfo le lanciò
un’occhiata di rimprovero che lei ignorò.
<<
Rimane comunque un nemico al di là della nostra portata, dobbiamo affrettare il
passo verso il Cornorosso>> il commento di Gandalf non la rassicurò per
niente, la sua voglia di arrampicarsi sul Caradhras era pari alla voglia di
lavarsi per un orco.
<<
Non erano semplici orchi quelli che hanno attaccato Ûr-thalion. Erano di una
specie che non vedevo da almeno un’Era e sul volto portavano la Mano Bianca di
quello schifoso>> la rivelazione della guerriera fece rimanere di sasso
tutti, ovviamente tranne Gandalf. Lo stregone sospettava già da tempo che il
suo vecchio amico avesse mischiato le arti magiche e le arti oscure per
riprodurre delle creature assai più potenti di meri orchi.
Dopo
aver recuperato i loro bagagli, si rimisero in marcia con un senso di angoscia
sulle spalle. Senza il drago avevano perso una guida fondamentale
nell’avanscoperta ed erano praticamente ciechi.
Mentre
una folata di vento faceva loro presagire quanto il tempo sarebbe stato
avverso, il pensiero di Eruannie andò a Ûr-thalion. Lo aveva visto nascere, lo
aveva accudito e aveva imparato a condividere con lui una parte del suo cuore
eppure non era stata in grado di proteggerlo.
<<
Ann, spero tu capisca il motivo per cui ti ho fermata prima…>> la voce di
Legolas la distolse dai suoi pensieri, mentre la solita sensazione ambigua si
faceva strada dentro di lei.
<<
Sì, avrei rivelato la nostra posizione. Comprendo l’importanza della missione,
Laeg e ti ringrazio. Avrei potuto farci uccidere tutti>> l’Elfa fece un
occhiolino al principe di Bosco Atro e, sorprendendosi lei stessa del gesto, lo
sorpassò raggiungendo Pipino e Merry.
“Mi
dispiace, Ûr” sussurrò al drago, ormai lontano da loro. Qualcosa dentro di lei
si incrinò quando non udì alcuna risposta da parte dell’amico. Si chiese se
l’avrebbe mai perdonata e per una volta dopo tanti anni, capì come doveva
essersi sentito Legolas nell’ultimo secolo.