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Autore: Aagainst    22/06/2021    4 recensioni
Dal sesto capitolo:
“I miei vecchi quaderni sono ancora riposti negli scaffali, come se il tempo non fosse mai passato. Ne prendo uno a caso e lo apro. Lo sfoglio, il cuore in gola. I testi di vecchie canzoni che nemmeno ricordavo di aver scritto mi travolgono, senza alcuna pietà. Ripenso a ciò che mi ha detto Bellamy qualche giorno fa. Ho perso la mia musica. Ho perso la mia casa. E, anche se mi sembrano così vicine, non sono mai state più lontane. “
Sono passati sei anni da quando Clarke ha lasciato Polis per inseguire il suo sogno e diventare cantante e quattro da quando ha tagliato definitivamente i rapporti con chiunque appartenesse al suo passato. Costretta dal suo manager a tornare a casa dopo l’ennesima bravata, ritroverà la sua vecchia vita ad attenderla, tra cui due occhi verdi carichi di domande.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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15.

 

Sometimes when I get crazy, all I do is reminiscing you
Just tell me what I can do to make it all right
(Puddle Of Mudd-Just Tell Me)

 




 

L’asfalto. Sono sull’asfalto. Non riesco a muovermi e la testa mi fa malissimo. Sento delle fitte lancinanti al costato e noto solo ora che ho la camicia sporca di sangue. Mi guardo intorno, per quanto possibile. E, quando realizzo che quel sangue non è il mio, non posso fare altro che mettermi ad urlare.

 

“Clarke! Clarke, svegliati!”. Apro gli occhi lentamente, cercando di abituarmi alla fioca luce solare che penetra dalle tende. 

“Raven, sono morta?”.

“Cos-... No, sei piuttosto viva, devo dirlo. Hai avuto un incubo, sei al sicuro ora.” mi rassicura la mia amica. Dietro di lei, sulla soglia della porta, mia madre mi osserva, preoccupata. 

“Capitano spesso?” chiede, all’improvviso. Posso vedere come si pente subito di avermi posto questa domanda, ma ormai il danno è stato fatto. In fin dei conti, si sta solo preoccupando per me, è naturale.

“N-no, solo ogni tant-...”

“Rae, è un medico, capisce benissimo quando le si sta mentendo.” interrompo la mia amica. 

“Oh Clarke, da quanto?” domanda mia madre, avvicinandosi al mio letto. 

“Da circa un anno. Col tempo stanno diminuendo però, prima o poi scompariranno del tutto, ne sono sicura.”. Mia madre mi stringe a sé e mi schiocca un bacio in fronte. In questo momento vorrei avere la forza di scostarmi. Non posso permettermele di legare nuovamente così tanto con me. Dovrò andarmene e non voglio che lei soffra di nuovo per colpa mia. Non lo merita.

“Che cosa ti è successo, Clarke? Dimmi, come posso aiutarti?” mi chiede, preoccupata. Sospiro. Vorrei parlare, vorrei aprirmi. Lo desidero così tanto, ma non posso farlo. Scuoto il capo e mi metto a sedere sul letto. Scosto le coperte e appoggio i piedi per terra.

“Mamma, va tutto bene. È solo un po’ di stress.” minimizzo, alzandomi e dirigendomi alla porta.

“Lo sai che ti voglio bene, vero?” domanda all’improvviso lei, alle mie spalle. Mi fermo e chiudo gli occhi, stringendo i pugni. Non ho il coraggio di voltarmi. Cederei e non posso permettermelo. 

“Sì, lo so.” mi limito a mormorare, per poi uscire dalla camera e lasciare mia madre da sola, di nuovo.

 

________________

 

“Buongiorno Clarke, dormito bene? Hai un aspetto orribile.”

“Buongiorno anche a te Monty, sempre molto gentile come al solito.” replico, cercando di resistere alla tentazione di sorridere.

“Al tuo servizio, Clarke.”. Alzo gli occhi al cielo e mi sistemo al microfono, mentre Jasper e Bellamy ridacchiano con Raven. Ormai abbiamo deciso quali canzoni registrare e spero di riuscire a terminare l’incisione del disco entro la metà della prossima settimana. Certo, non verrà l’album più personale e curato della mia intera carriera, ma almeno venderà. O, almeno, è quello che mi auguro. 

“Stamattina direi che tocca a Commander. Dio, che titolo stupido per una canzone.” osservo, mentre mi sistemo le cuffie. 

“Pronta Clarke?” mi chiede Monty e io faccio segno di sì. Leggere linee di chitarra  mi annunciano l’inizio del pezzo e mi concentro sul testo. Non che mi trovi davanti a dei versi dal significato poi così metaforico. Al contrario, canto cercando di pensare il meno possibile alle parole che escono dalla mia bocca. Non mi rappresentano per niente. 

“Ottimo lavoro Clarke, ora dobbiamo lavorare sulle seconde voci e siamo a posto, poi direi che possiamo tranquillamente mangiare qualcosina.”

Annuisco e mi riposiziono al microfono. Mi massaggio il collo, mentre mi concentro sulla tonalità in cui devo cantare. C’è qualcosa che non mi convince.

“Tutto a posto?” domanda Jasper.

“S-sì. È solo che... Rae, se modifico un paio di cose Lightbourne si arrabbia, secondo te?”. La mia amica sgrana gli occhi, colta del tutto in contropiede. 

“Beh, io... Clarke, non penso che sia una buona idea.” risponde. Sbuffo e mi arrendo all’idea che dovrò adeguarmi ai voleri di Lightbourne e cantare un pezzo che non funziona fino in fondo. Maledetto il giorno in cui Murphy mi ha trovata in quel pub. 

“Dovrebbe essere venuta bene, no?” chiedo, una volta finita la canzone. 

“Vuoi risentirla?” mi propone Monty, ma faccio segno di no con il capo. Non mi piace riascoltare questi pezzi, non hanno anima e mi provocano solo tristezza. Mi allontano dal microfono e mi dirigo verso Raven. Mi porge la giacca e la borsa e mi accarezza la schiena, con tenerezza. 

“Dai, non era male.” prova ad indorare la pillola.

“Infatti, era terribile.” ribatto, scoraggiata. Mi appoggio al muro e aspetto che i nostri amici ci raggiungano. Quando vedo che con loro c’è anche Lexa, mi ritrovo inconsciamente a sorridere, come se la sua presenza mi aiutasse ad accantonare per qualche istante tutte le fatiche di questi ultimi giorni. Non so come questo sia possibile, so solo che sono felice che sia qui.

“Allora, cosa ci offre la casa oggi?” chiede Bellamy.

“Ancora pizza e una torta fatta da Harper. A proposito, ti saluta, Clarke.”. Ringrazio con lo sguardo e mi lascio assalire dalla malinconia. Tento di scacciarla addentando una fetta di pizza, invano. 

“Monty, mi dispiace per Harper.” dico, infine. 

“Lo so.” si limita a mormorare lui. “È dura, soprattutto per Jordan, ma le cure stanno funzionando e i medici sono positivi.” spiega. Gli poso una mano sulla spalla e gli sorrido, con la speranza che capisca quanto, in questo momento, gli sono vicina. Cala un silenzio teso, carico di parole non dette e rimpianti, per lo più da parte mia, rotto solamente dallo squillare inopportuno del cellulare di Raven.

“Scusate, è Murphy. Torno subito.” annuncia, per poi alzarsi e uscire in corridoio. 

“Sai Lex, è un peccato che tua cugina ti abbia anticipata, Raven è davvero uno schiant-... Ahia, Bell!”. Osservo Bellamy e Jasper picchiarsi come due cuccioli di orso bruno mentre io, Monty e Lexa ce la ridiamo di gusto. Mi volto verso di lei e la studio, mordicchiandomi il labbro. I suoi occhi raccontano di una giovane donna costretta a crescere sin troppo in fretta e continuamente vessata dalla vita. Ha perso prima i suoi genitori, poi la fiducia nei suoi zii, poi me e infine Costia. Scuoto il capo. Sarebbe così facile dirle la verità su quello che è successo quattro anni fa, ma non posso. Sarebbe troppo crudele. Sospiro e continuo ad ammirarla. È incredibile quanto sia così bella ed elegante anche in queste condizioni, in jeans e felpa e priva di sonno da chissà quanto. Non che io sia attratta da lei, non in quel senso almeno.

“Terra chiama Clarke, stai bene?” mi richiama lei, distogliendomi dai miei pensieri. 

“Uh, io... S-sì, credo di sì.” balbetto. 

“Sicura?” insiste lei, mentre si sistema il colletto della felpa, quasi a volerci sparire dentro. 

“Sì Lex, mai stata meglio.” confermo infine, incrociando lo sguardo con il suo. “Tu, invece?” rigiro la domanda. I suoi occhi si tingono di una profonda malinconia e, senza pensarci due volte, distoglie lo sguardo. 

“Sì, sto... Sto bene.” risponde, evasiva. Prima che possa dire altro poso la mano sulla sua gamba, costringendola a voltarsi verso di me. Le sue iridi verdi mi investono in pieno, facendomi rabbrividire. 

“Lex, so che ti ho ferita e che ti ho abbandonata nel peggiore dei modi, ma ora sono qui. Voglio solo tu sappia che puoi dirmi qualsiasi cosa, so che suona terribilmente ipocrita da parte mia, ma se hai bisogno io ci sono.”. Mi sorride timidamente, come se le mie parole la confortassero e destabilizzassero al tempo stesso. Vorrei aggiungere altro, ma il ritorno di Raven me lo impedisce.

“Che problemi avete voi due?” esordisce, indicando Bellamy e Jasper. Monty se la ride della grossa, mentre i nostri due amici, stesi sul pavimento, si rialzano da terra e cercano di darsi un contegno. Raven scuote il capo e si gira verso di me. Non so perché, ma ho paura di ciò che sta per dire. 

“Ho parlato con Murphy.” dichiara e io annuisco, invitandola a continuare. “Indovina chi si esibirà all’inaugurazione della nuova caserma dei vigili del fuoco di Beverly Hills?”. Spalanco la bocca, incredula. 

“Rae, ho letteralmente rischiato di raderla al suolo Beverly Hills, non credo che i pompieri abbiano voglia di vedermi.” replico, abbastanza sconvolta dalla notizia che la mia migliore amica mi ha appena dato.

“È questo il punto, dimostrerai di essere cambiata e di aver messo la testa a posto. Non sei contenta?”

“Al settimo cielo.” dichiaro, con una punta di sarcasmo. Raven mi lancia un’occhiataccia e mi fa segno di ritornare al microfono. 

“Beh, direi che è ora di tornare al lavoro. Lexa, ti fermi con noi?” chiede. Lexa si volta verso di me, con fare insicuro. Ha una luce strana negli occhi, che tradisce una certa... Paura? È mai possibile?

“I-io vorrei ma...”. Le faccio segno che va tutto bene e che può restare. Le sorrido. Ho bisogno che resti. So che non ho fatto altro che scappare negli ultimi sei anni, è l’unica cosa che riesco a fare oltre che cantare. Ecco perché ho bisogno di lei qui. Ecco perché ho bisogno che lei non se ne vada. Dio, sono patetica. 

“Bene, Lexa vai con Monty e Raven. E Clarke preparati, ora tocca a This Is My Mind, Not My Body.” asserisce Bellamy e io non posso fare altro che alzare gli occhi al cielo e mascherare la mia totale assenza di entusiasmo. 

 

________________

 

“Siamo arrivati” dichiara Lexa. Io e Raven ci siamo offerte di riaccompagnarla a casa una volta finito di lavorare alle canzoni del mio EP. In realtà, finora mi sono limitata ad incidere solamente qualche cover, ma la sensazione che ho provato cantando quei pezzi è stata totalmente diversa da quel senso di oppressione che mi ha attanagliata per tutta la giornata. Ho scelto sì pezzi di altri, ma che rappresentavano me, finalmente. Non mi sentivo così libera davvero da tanto, tantissimo tempo. Da oggi, la musica ha ricominciato ad avere senso per me. E, in tutta onestà, avevo smesso di pensare che sarebbe stato possibile. 

“Grazie per il passaggio.” mi riporta alla realtà Lexa.

“Grazie a te per essere venuta, davvero. Spero tu ti sia divertita.”

“Assolutamente sì, tantissimo.” dichiara lei, anche se i suoi occhi verdi tradiscono una certa malinconia.

“Lex, tutto bene?” chiedo, preoccupata. 

“Uh? Sì, sto bene, mi dispiace solo un po’ per non essere riuscita a stare con Aden oggi, ma forse è meglio così.” risponde, massaggiandosi il collo. 

“Non dirlo nemmeno per scherzo, è tuo figlio!” ribatte Raven, allarmata da quelle parole quasi quanto me. Qualcosa non va ed è evidente. La osservo continuare a sistemarsi la felpa con fare nervoso, come se avesse il terrore che io possa vedere qualcosa che non dovrei. 

“Lex, che succede?” domando, quasi spaventata. Lei mi sorride, anche se credo stia solo mascherando il suo desiderio di scoppiare a piangere.

“Nulla, sono solo molto stanca e in questi ultimi giorni ho dormito male.” minimizza. Io e Raven ci scambiamo un’occhiata complice. Non mi do per vinta e la costringo a guardarmi negli occhi, cercando di ignorare il più possibile ciò che quelle due iridi smeraldine provocano in me. Dio, ma cosa mi prende?

“Lex, ti prego, parlami.” insisto prendendole le mani, ma tutto ciò che ottengo è lei che si divincola e apre la portiera dell’auto.

“Lasciami Clarke! Non hai il diritto di chiedermi alcunché, non dopo quello che è successo quattro anni fa!” mi urla contro. Deglutisco, completamente impreparata ad una reazione simile. Accanto a me, Raven è immobile, sconvolta. 

“Lex...” mormoro, inutilmente.

“Buona notte!” si limita a dire in malo modo, sbattendo la portiera così forte, che la macchina traballa. La osservo mentre si dirige di gran lena alla porta di casa sua, asciugandosi il volto dalle lacrime di tanto in tanto. 

“Che diamine è successo?” chiede Raven, sconvolta. 

“Io non... Io non lo so.” rispondo, confusa e ferita al tempo stesso. “Io pensavo ci fossimo riappacificate in qualche modo.” spiego, fra le lacrime. Raven mi stringe a sé e mi schiocca un bacio sulla nuca. Mi culla con dolcezza e io non protesto, né provo a sfuggire a quell’abbraccio. Non ho idea di cosa sia successo pochi minuti fa. In fin dei conti, io non so quasi più nulla di Lexa e questa consapevolezza fa malissimo. Sospiro. In fondo, quattro anni fa l’ho allontanata definitivamente dalla mia vita. Solo ora realizzo la più amara delle verità. Ci ho messo anni per riuscire a non tornare sui miei passi e solo pochi giorni per permetterle di rientrare così prepotentemente nella mia quotidianità. Incurvo le labbra in un sorriso quasi disperato. Sì, forse Lexa ha ragione. Non posso guardarmi indietro, io e lei non siamo le stesse ragazzine di sei anni fa. Devo andare avanti, qualunque cosa significhi. Eppure, mentre rivolgo un ultimo sguardo alla casa di Lexa, non posso fare a meno di pentirmi un po’ per non essere scesa dall’auto e averla inseguita.





Angolo dell'autrice

Due capitoli e vi prometto che si scopriranno finalmente un po' di cose!
Nel frattempo, parliamo di questo. Proprio quando Clarke sta uscendo dal guscio, Lexa si chiude in sé stessa. È innegabile, però, che quando sono insieme entrambe stanno meglio, sono più serene, riescono ad intravedere una possibilità di una vita vera, in cui non devono continuare a nascondere sé stesse.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, grazie mille per le recensioni e per leggere questa storia. 
A martedì!
   
 
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