Libri > Grishaverse
Ricorda la storia  |      
Autore: TheLadyintheWater    25/06/2021    2 recensioni
[Jesper Fahey/Wylan Van Eck]
“Ho un favore da chiederti," dice, stropicciandosi le palpebre.
“Mhh?”
“Potresti insegnarmi qualche parola in Zemeni?”
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jesper Fahey, Wylan Van Eck
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 


 

Winning is fun (Losing is too)



 

Gli sembra di non muoversi da secoli.


Il sole filtra pigramente attraverso le fronde del tiglio nel giardino dei Van Eck.
O degli Hendriks? Wylan non si è ancora deciso sul cambio del nome, ma non c’è fretta. Il petto di Jesper si alza e si abbassa con regolarità. I suoi occhi grigi riescono a restare fissi sulla luce che balla sulle foglie, senza dover saettare distrattamente da una parte all'altra. Il calore è benefico e la brezza leggera fa frusciare i rami gradevolmente.

Così, in qualche modo, muoversi sarebbe un peccato; stonerebbe con quella calma santa.

E soprattutto, disturberebbe Wylan, gli occhi chiusi e la testa da cherubino poggiata sulle sue gambe.


Ogni tanto Jesper si attorciglia uno dei suoi riccioli ramati intorno alle dita, beandosi dei suoi mormorii infastiditi. Il mercantuccio cerca di scacciarlo, ma le fossette che spuntano sulle sue guance lentigginose tradiscono la sua compiacenza. Jesper sa che lo lascia stare di proposito. L’ex tiratore scelto migliore del Barile sta facendo passi da gigante, ma la voglia di giocherellare con le mani non se ne andrà tanto presto.
 

Effettivamente, negli ultimi tempi sta andando tutto bene, e Jesper gira per casa senza sentire il bisogno di portare le mani sui fianchi come una volta. Si è liberato del dolore fantasma delle rivoltelle, più o meno. Ma il nuovo tic, quello di giocherellare coi riccioli di Wylan, quello purtroppo è rimasto. 


Jesper, scherzando, gli ripete sempre che è un metodo di sostituzione della dipendenza.

Wylan sorride, ma è serio quando gli risponde immancabilmente che a lui non dispiace. 


Dopo una parentesi di tempo inquantificabile, il mercantuccio apre gli occhi e si alza con un sospiro.


“Ho un favore da chiederti," dice stropicciandosi le palpebre.

“Mhh?”

“Potresti insegnarmi qualche parola in Zemeni?”


Jesper cerca di non sembrare sorpreso.
Si è offerto di insegnargli la sua lingua giá altre volte e Wylan ha accettato con entusiasmo. Tuttavia, qualcosa sembra sempre frapporsi tra le loro buone intenzioni e la loro riuscita. Forse sono i plichi di corrispondenza, le riunioni e i ricevimenti. Forse sono i consiglieri di Ketterdam, chinati col fiato sul collo dell'erede di Van Eck e del suo improbabile aiutante Zemeni, che a quanto si dice in giro è un amico molto, molto stretto del giovane mercante. 


Jesper sorride tronfio: “Finalmente qualcosa in cui posso superarti accademicamente parlando. E perché mai, mercantuccio?”


Wylan storce il naso, il viso di porcellana teso in un’espressione incupita:

“Perché ho sempre voluto impararlo. E per via dei dignitari di Novyi Zem che visiteranno il Consiglio dei Mercanti tra due mesi.”


Il ragazzo Zemeni alza un sopracciglio: “Non vedo come potresti ingraziarti i dignitari con un banale effetto scenico. Soprattutto uno debole come pavoneggiarsi mentre chiedi nella loro lingua quante zollette di zucchero vogliono nel caffè.”
 

“Ho avuto una soffiata da Kaz. Il traduttore del Consiglio è corrotto e potrebbe virare un voto importante su un accordo commerciale. Tu potresti partecipare in veste di interprete per il resto del ricevimento, ma alla fine toccherà a me controllare che in sede di votazione vada tutto liscio."


“Piano malefico. Mi piace.”


"Abbiamo poco tempo," lo ammonisce Wylan.
 

"Sono disposto a darti lezioni notturne. Per un motivo o per un altro, restiamo sempre svegli fino a tardi."

Jesper strizza l’occhio e l’altro si lascia andare in un sospiro arreso.


“Beh," esordisce il ragazzo Zemeni, alzandosi con una smorfia divertita sul viso e contando sulle dita delle mani:

"Poco tempo, molti dubbi, scarso margine d’errore. Scommetto che finirai per stupirmi. ”

 

“Sarebbe un’altra scommessa persa,” dice Wylan tetro.


“Wy, dobbiamo ancora cominciare. E poi, si da il caso che il mio metodo di insegnamento sia infallibile; gioca tutto sull’approccio pratico.”


“Certo. ‘Approccio pratico’ sta per ‘gettarti a capofitto e pregare che non succeda niente di fatale’?" 


“Precisamente. Per esempio…”


Jesper incede cerimoniosamente, le mani in tasca. Poi, accenna col mento verso un punto imprecisato davanti a sé.

Yarra,” scandisce, il petto che riverbera come un tamburo pronunciando le consonanti della sua lingua.

Ogni volta che torna a parlare in Zemeni gli sembra di essere travolto da un’onda di malinconia: a un tratto ha nelle narici l’odore di polvere da sparo, terra e sudore si appiccicano sulla sua pelle. Può vedere i fiori di jurda che sbocciano nelle prime luci del giorno punteggiando i campi di arancione, una vista che adesso gli ricorda le lentiggini che macchiano il viso di Wylan. 


Un brivido sembra percorrere la spina dorsale di quest'ultimo, quando si accorge che Jesper lo sta guardando eloquentemente.
Capisce, contrae le spalle e si alza di malavoglia:


“Oh, Ghezen. Adesso?”
 

“Adesso,” dice Jesper, la voce calma e incoraggiante.


Il suo sguardo color piombo liquido lo scruta con attenzione, quasi come per valutare quanto possa permettersi di tenerlo sulle spine.

Jesper conosce fin troppo bene la direzione che quella testa riccioluta sta percorrendo, i pensieri che corrono e la preoccupazione che monta dentro di essa. Ma ha anche imparato che se il mercantuccio vuole qualcosa, non è il tipo da esitare a farsi avanti. E se basta la voce di Jesper a spronarlo, a dirgli che si merita ciò che vuole, allora gli ripeterà all’infinito che basta allungare la mano.
Il resto verrà da sé. 

Cosí, come sempre, Wylan decide di buttarsi.


“E va bene. Yar-ra,” ripete senza entusiasmo.


“Adorabile. Significa fiore.”


Jesper si avvicina al punto verso il quale ha accennato col capo poco fa, cogliendo un iris violaceo. Lo sistema all'occhiello del gilet di velluto verde e ne coglie un altro per porgerlo a Wylan; il ragazzo lo prende dalle sue mani con estrema riverenza, come se potesse infrangersi al minimo tocco.


“D’accordo,” borbotta, lo sguardo fisso sui petali e sul polline giallo caduto sui suoi pantaloni: “Yarra, fiore. Mi sarà utile coi dignitari”.


“Pazienza. Anzi, kidani.


Kidani.”


Jesper scuote la testa, sorridendo: “Oh, Wylan. Pronunci proprio come il signorino di buona famiglia che sei."


Per tutta risposta, i suoi occhi blu gli rivolgono un’occhiata saettante: “E questo che significa?”


Jesper si avvicina, allungando una mano inanellata. Lo attira per il polso, un ghigno stampato sulle sue labbra piene.
Il mercantuccio protesta, mentre Jesper gli circonda la vita con le braccia, la pelle scura e setosa lasciata scoperta dalle maniche arrotolate. Non esercita forza, lasciando che Wylan, se ne ha voglia, si prenda il posto che gli spetta: lui tiene il broncio, ma adagia le mani sul suo petto. Così immobili sembrano in procinto di mettersi a ballare.


Jesper riprende a parlare piano, come per rivelare a Wylan un segreto prezioso: 

“Lo Zemeni,” spiega, “È una lingua semplice, ma richiede convinzione. Per quanto mi piaccia la vocina flautata che ti ritrovi, dovrai suonare un po’ più deciso se vuoi essere credibile. Perciò, fregatene della correttezza. Queste parole…beh, detesterei sembrare scontato, ma devi spararle”.


Wylan si divincola e Jesper non oppone resistenza.
C'è lo stesso cipiglio corrucciato sulla fronte del mercantuccio, ma sulle sue labbra aleggia l’ombra di un sorriso. 

 

“Ti diverti, eh?”


“Non immagini quanto. Ho l’impressione che questo ti sarà utile: bes aja.


Bes aja. Bes aja. Sarebbe a dire…?”


“È un verbo. Si traduce ‘chiudere’. Ma una sua forma, aja-kheri, si usa anche per sancire la chiusura di un affare e della sua buona fine. È una formula molto simile a ‘un patto è un patto’. Se per esempio tu dici, aja-kheri, ossia ‘è chiuso, è deciso’, a uno dei dignitari, quello potrebbe risponderti amina. Così sia.”


Il viso di Wylan si illumina: “Oh. Jes, è…davvero utile. Grazie”.


Jesper ridacchia sotto i baffi.
Il mercantuccio doveva essersi aspettato un’altra battuta delle sue, e vederlo così genuinamente stupito da uno sprazzo di diligenza lo diverte immensamente.


“Non c'è di che,” replica, restituendogli il sorriso: “Ancora: Adja.


Adja.”


“Molto meglio. Significa…”


Il tempo passa, i minuti corrono e i due continuano le proprie schermaglie, finché non capiscono che le cose si stanno facendo serie. Così, allo scoccare della prima ora passata a far ripetere a Wylan parole casuali, Jesper si dirige speditamente in casa; torna vittorioso, brandendo un manuale e due cuscini. Quel pomeriggio si trasforma, mentre si siedono uno di fronte all’altro e ripartono dalle basi: l’alfabeto, i numeri, le strutture verbali piú importanti, tutte nozioni che la mente di Wylan trangugia come bicchieri d’acqua fresca. 

Dopo un’altra manciata di minuti che nessuno sta più contando, si dedicano alle formule di cortesia, i giorni della settimana, i nomi delle piante e le parti del corpo, un segmento che delizia Jesper infinitamente, visto che Wylan sembra non riuscire a placare il rossore sulle sue guance. Sará il modo in cui Jesper gli sfiora la pelle scoperta dell’avambraccio con le sue dita lunghe e callose, mentre gli insegna la parola che significa “polso” in Zemeni.


“Dico sul serio Wy, arrossire cosí tanto non dovrebbe essere umanamente possibile."

"Vuoi piantarla?"


Ogni tanto Jesper chiede a bruciapelo qualche termine che ha giá spiegato, e Wylan risponde senza esitare, senza neanche perdere un colpo. Non solo, il ragazzo adesso si fa strada con notevole facilità attraverso i rudimenti della pronuncia e ripete le parole con una sicurezza e un’intonazione sempre migliore.
Jesper lo guarda strabiliato, Wylan arrossisce e tutto è conforme alla normale amministrazione di casa…Van Eck? Hendriks?


Fahey?


Dopo l'ennesimo tentativo infruttuoso di depistarlo, Jesper batte la mano su un ginocchio:

"Santi Suli, Wy. A volte mi dimentico che hai davvero orecchio.”

 

Le guance rosee di Wylan gli danno ancora piú soddisfazione dei suoi progressi nello Zemeni.
Non è stato facile abituarlo alle sue entusiastiche profusioni di complimenti, ma è più forte di lui. Il suo ragazzo è un autentico genio.

Così, quando Wylan risponde con una certa aria ringalluzzita, Jesper si considera un uomo soddisfatto, la cui missione è compiuta:


"Sono o non sono un musicista?"


“Questo è lo spirito!"


Continuano fino all'ora del tè. Marya va e viene occupandosi dei suoi fiori, e Jesper e Wylan si distraggono solo per salutarla. Per il resto, non si accorgono neanche dell’aria che cambia volgendo alla sera, dei lampioni della Geldstraat che cominciano ad accendersi quando la luce del giardino si fa blu ed ambra, delle cicale che iniziano a frinire nelle aiuole. Finalmente, un suono di campane in lontananza segna il passaggio delle cinque, e all'ultimo rintocco, Jesper sembra risvegliarsi, stirandosi come un gatto.

La schiena protesta, mentre il ragazzo si lamenta e aggiusta la postura.
Wylan si alza prima di lui, i riccioli risplendenti nell’atmosfera arancione del tramonto. 


"Basta per oggi," intima.


"Decisamente," mugola Jesper, dolorante. Dopo un attimo di esitazione, aggiunge:

"Sai, di questo passo credo che non servirá fare orari balordi. Stai andando meglio del previsto".


"Peccato", dice Wylan sorridendo.

Jesper si illumina quando il mercantuccio fa spallucce e ammette: "Mi piaceva la prospettiva."


"Oh. Beh, in tal caso mi presenteró in camera tua a mezzanotte con gli appunti. Ti lascio campo libero per decidere il codice di abbigliamento."


"Affare fatto. Avevi ragione, comunque. Hai vinto la scommessa."


“Quale scommessa?”


“Sono riuscito a sorprenderti.”
 

Lo fai sempre, dice una voce nella testa di Jesper.
Con la scusa di allacciarsi le scarpe, rimane immobile sulla panchina per un attimo, le mani adagiate sulla pietra e gli occhi sognanti fissi davanti a sé. Guarda Wylan avviarsi lungo il sentiero di ghiaia che porta dentro casa, perdendosi nella mistura incredibile di rame e oro che scintilla nei suoi capelli. Un passo dopo l’altro, Jes, dice la voce di suo padre nella sua testa, un pensiero che spunta dal nulla, come il ritornello di una canzone. 
Un calore commovente si scioglie nel suo petto. 

 

Scrolla di dosso quei pensieri svenevoli e va dietro al ragazzo, camminando con l'andatura baldanzosa tipica del suo fisico dinoccolato e snello. Wylan lascia che Jesper lo guadagni con un paio di falcate.


"Sono distrutto," confessa, passando una mano attraverso i riccioli rossicci.


"Anch'io. E ho una gran fame. Non credevo che sentirti parlare per ore fosse cosí stancante."


Wylan colpisce la sua spalla nodosa con un leggero pugno. "Allora come spieghi il mio mal di testa?" 


"È semplice: i bei ragazzi ti fanno venire l'emicrania. Specialmente quelli alti, scuri e infallibili con le pistole. È una rara reazione allergica."


Wylan ride: "Questo mi ricorda una cosa che tuo padre mi ha detto una volta."


"...Come prego?"


"Lascia perdere. Forse un giorno te lo racconteró."


“Non credere di passarla liscia” dice Jesper agitando un indice contro di lui: “Dovró estorcerti questa informazione piú tardi."


Wylan arrossisce visibilmente, una reazione che anticipa ció che sta per dire: "E come pensi di riuscirci?"


Jesper si ferma in mezzo al viottolo, sentendo una familiare sensazione formicolare nel fondo dello stomaco.
Sembra che ci sia un filo invisibile che li unisce, sospeso nell’aria tra di loro, un filo che Jesper, in questo momento, sente tendersi. Ed è Wylan a tirare. 


Incrociando le braccia sul petto e alzando un sopracciglio scuro, dice:

"...Suppongo che ti sei meritato un anticipo dopo avermi assecondato tutto il pomeriggio.” 


Con un movimento languido delle dita, gli fa cenno di avvicinarsi.
Wylan sorride e non se lo fa ripetere due volte, abbracciandolo come fa sempre, con quel suo tipico candore che nasconde ben altro.


"Non ti ho assecondato," ammette, affossando docilmente la fronte nella sua spalla: "Sei un bravo insegnante."


"Oh, ma smettila. Hai fatto tutto da solo. Ormai non ti distrai neanche piú quando cerco di farti arrossire."


"Jesper, non sei mai stato piú nel torto in vita tua."
 

Il ragazzo Zemeni scoppia a ridere, deliziato.
C'è qualcosa di estremamente gratificante nel sapere che è tutt’ora la causa principale dei rossori di Wylan.
Ed è convinto che non si tratti di imbarazzo, di timore o di pudicizia. E’ solo qualcosa di simile all appagamento.
Alla felicità.

Le guance di Wylan sembrano fragole mature quando Jesper le accarezza col dorso della mano.
La sua pelle scura sfiora anche la linea dritta del naso e le sopracciglia ramate, finché non si accorge che la bocca di Wylan si è appena schiusa. Senza riuscire a distogliere lo sguardo, gli sfiora il labbro inferiore con il pollice.


“Labbra in Zemeni?” sussurra.


Joto” dice Wylan, quasi senza fiato.


Le sue braccia si avvolgono intorno al suo collo.
 

"Jes"


"Mmh?"


"Come si dice 'baciami, stupido' in Zemeni?"


Le labbra si incontrano senza esitazione, e le loro risate soffuse scompaiono.
 

Wylan aderisce contro Jesper come un pezzo mancante. Il ragazzo ogni volta si meraviglia della reazione viscerale che lo prende quando i loro corpi si incontrano in quel modo. Tutto a un tratto, un lenzuolo bianco si stende sopra i suoi pensieri e si crea la calma piatta, il silenzio ovattato che non lascia spazio ad altro se non a quelle labbra benedette.
Zowa joto.


Wylan emette un suono gutturale quando Jesper lo stringe ancora di piú.
Si aggiusta, inclinando la testa per fare spazio alla torreggiante altezza del ragazzo Zemeni, che rincorre l'arco della sua schiena e lo regge con le braccia. Passa le mani scure sulla sua finissima camicia bianca, le insinua nei riccioli alla base del collo e le lascia scivolare sui suoi fianchi snelli, che si muovono provocando un insopportabile attrito contro il suo bacino. Non riesce mai a capire quanto ciò che Wylan gli faccia sia ingenuitá e quanto invece sia vero e proprio tormento calcolato. In ogni caso, è inspiegabile, miracoloso.

 

Si separano appena, le fronti unite, il fiato corto, e Jesper indugia, tenendo gli occhi chiusi.

Una sola parola sfugge in tono sognante dalle sue labbra piene, in un filo di voce soffuso e roco: “Wara.” 


“Questa l’ho già sentita,” dice Wylan arrossendo.

Sono cosí vicini che Jesper riesce a sentire l'eco del battito del suo cuore contro il suo petto. 


Il ragazzo Zemeni stavolta apre gli occhi, luccicanti e coperti da una patina nebbiosa, come due nubi grigie sul sole. Guarda Wylan con quella familiare espressione furba che promette misfatti.


“Non ti sfugge proprio niente. Significa…”


Wylan conosce già quella parola; Jesper lo chiama cosí molto spesso, abitualmente quando non c'è nessuno in giro. Conosce anche il suo significato, da quando una volta ha radunato tutto il suo coraggio per chiederglielo, ma per Jesper, ripeterlo ancora e ancora, guardandolo arrossire...non ha prezzo.  


...Significa 'mio cuore'. Wara.


Lo sguardo di Wylan è blu, come uno specchio d’acqua ferma. 
Da sotto le sue ciglia folte, ripete a fior di labbra: “Wara.


Jesper chiude di nuovo le palpebre per assaporare quel suono, lasciando affiorare un sorriso beato sul suo viso.

Un mormorio di approvazione gli scappa dalla gola.


“Perfetto. E non provare a dirlo a nessuno dei dignitari."


"Altrimenti?" 


"Altrimenti..." ghigna Jesper, attirandolo di nuovo a sé: “Passeremo le nostre lezioni notturne solo e soltanto a studiare Zemeni.” 






-----
n.d.a: tutto questo è cominciato dopo la lettura di una fanfiction di ao3 in cui Jesper usa la parola "wara", inventata dall'autrice boxoftheskyking. tutti gli altri vocaboli sono di mia invenzione. il titolo viene dalla canzone "Roses are falling" di Orville Peck, giusto perché non sapevo che nome dare a questo intruglio. che dire? non vedo l'ora di vedere i wesper in azione, per adesso mi limito a fare castelli in aria. grazie per aver letto!

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Grishaverse / Vai alla pagina dell'autore: TheLadyintheWater