Videogiochi > Final Fantasy XIII
Segui la storia  |       
Autore: Selhin    25/06/2021    0 recensioni
Claire Farron è rinata nel nuovo mondo e alcune cose sono cambiate. Ha una vita completamente nuova ed ha la possibilità di rimediare agli sbagli commessi in quella precedente. E' una seconda occasione per lei ma sente che manca qualcosa. C'erano delle persone che considerava una famiglia prima, riuscirà a ritrovarle?
" It’s a new world. A world of hope. And it’s waiting for you… to be born again."
[ Post LR e principalmente HopexLightning ]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai, Yuri | Personaggi: Hope, Lightning
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà di Square-Enix che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione, non esistenti in "Final Fantasy XIII Series", appartengono solo a me.






 
Rebirth
Lost

* Capitolo 3 *





[ It was like--I had a glimpse of the future. 
Everyone was smiling and laughing. 

Even Serah. 
Even Light.
]







  Non ingannerai nessuno.

Osservi quasi ipnotizzato la condensa che si crea sul vetro a causa del tuo respiro. Hai la fronte premuta contro il finestrino e, involontariamente, allunghi un dito per tracciare un disegno annoiato sull’alone biancastro che svanisce rapidamente. I tuoi occhi si spingono ad osservare aldilà della lastra fredda incontrando un paesaggio nuovo ma familiare al tempo stesso. Non sei mai stato in questi luoghi eppure ti riportano alla memoria tempi lontani, immagini fin troppo limpide che mai hanno abbandonato la tua mente. 

L’immensità di un oceano azzurro costeggiato da spiagge bianchissime ti fa stringere la gola in un nodo e quasi non riesci a respirare per l’emozione, nei tuoi ricordi il cielo è scuro per la notte ma improvvisamente illuminato da fuochi d’artificio dai colori brillanti, tua madre ride mentre la prendi in giro dolcemente. 

Sorridi. 

Il tuo migliore amico – quello che in un’altra vita hai chiamato fratello, lo stesso uomo che hai cercato di uccidere – una volta ti disse una cosa, eravate nel bel mezzo di una cena fatta di squisitezze da patrono e liquore forte che dava alla testa, e tu non sei mai stato il tipo da sopportare gli alcolici. Rideva di te mentre barcollavi verso di lui sulla terrazza con gambe molli e tremolanti, una risata triste da ubriaco, la risata di un uomo dal cuore spezzato. Frantumato in milioni di piccoli pezzetti. E mentre notavi questo, nonostante l’alcol in circolo nel tuo corpo eri sorprendentemente lucido, i suoi occhi azzurri si accesero di scintille colorate riflesse dal cielo. Lo spettacolo pirotecnico era impareggiabile, splendido davvero. Tutta la sua città ne era invasa perché era stato lui a richiedere appositamente fuochi d’artificio ogni notte, a qualsiasi ora, in tutte le piazze principali. Per lei, perché era stato in mezzo a quelle luci che le aveva promesso amore eterno. E poi l’aveva persa. 

Sapeva di farsi del male in quel modo ma non poteva farne a meno, esattamente come te moriva ogni giorno un po' di più, eppure qualcosa lo teneva ancora aggrappato a quella vita innaturalmente lunga. La speranza di vederla di nuovo.

Nonostante tutta la disperazione, nonostante l’oscurità una piccola parte di lui ancora sperava. 

Come te.

Ma ora non più, vero? Non c’è più speranza per te adesso.

Il cielo e il mare tornano blu, è una bellissima giornata estiva e con i tuoi amici avete deciso di passare qualche giorno di vacanza al mare, lontani dallo studio e dalle preoccupazioni. Volti lo sguardo verso i tuoi due compagni di viaggio, battibeccano come sempre, come una coppia d’innamorati pensi con un sorriso, ma ancora devono capirlo anche se tu lo sai già. Forse sarà questa la volta buona per loro, se lo meritano e, in cuor tuo, lo speri.

E, di nuovo, puoi sperare per gli altri anche se per te non c’è nessuna possibilità? 

Sorridi e torni a guardare fuori dal finestrino, il treno sta rallentando in prossimità della stazione in avvicinamento. Non è la vostra fermata ma senti inaspettatamente il desiderio di alzarti e scendere subito. No, non è solo quello, non è uno scherzo della tua mente, è una necessità. Ma ti trattieni in qualche modo. Le dita serrate sulle tue gambe, stringi talmente forte che sei sicuro di aver lasciato segni sulla pelle ma non lasci la presa fino a che il treno riparte. Riprendi fiato improvvisamente inconsapevole di averlo trattenuto. Senti una fitta al petto, un dolore che non provavi da molto tempo, anni, secoli. Le lacrime ti bruciano attraverso gli occhi verdi e non riesci a trattenerle. Ti alzi ed esci dallo scompartimento in fretta prima che i tuoi amici possano fermarti, Elida sembra aver notato qualcosa però e probabilmente ti farà qualche domanda più tardi ma adesso sei troppo occupato ad allontanarti. Corri veloce, raggiungi il fondo del treno e resti lì immobile fino a che quel peso che sembra sfondarti il torace finalmente si allenta. 

E ti sembra di riprendere di nuovo a vivere mentre noti attraverso il finestrino la cittadina marittima scomparire dietro una collina.

O forse, stai solo ricominciando a morire.



 
 ..::~*.*.*~::..



  “ Aspetta Claire, fermati! ”

Serah urlò attraverso il fiato corto mentre cercava di starle dietro, Noel un paio di metri davanti a lei che pedalava a tutta velocità sulla sua nuova bicicletta blu nel tentativo di raggiungerla.

  “ Meno chiacchiere e più forza nelle gambe sorellina! ”

Claire si voltò a guardarla con un sorrisetto furbo e, cercando di provocarli, rallentò lasciando che i due quasi la raggiungessero per poi riprendere la sua corsa più veloce di prima. Come un fulmine in pieno cielo estivo. Sentì le maledizioni che le lanciavano alle sue spalle e rise divertita, un caldo vento le sferzava il viso facendo agitare i suoi riccioli rosati lasciati liberi sulle spalle. La sua pelle bruciava per il sole e un leggero velo di lentiggini le era apparso sul viso, cosa che capitava piuttosto spesso d’estate. Proprio quando pensava di aver preso la giusta velocità vide le sbarre del passaggio a livello proprio davanti a lei iniziare ad abbassarsi. Per un istante l’istinto le disse di andare più veloce e superarle ma poi ricordò che non era una cosa saggia da fare in questo mondo, non senza il suo fisico allenato alla battaglia, non senza magia. 

Si fermò, il battito del suo cuore impazzito, mentre si voltava a guardare Serah e Noel che, fin troppo lentamente per i suoi gusti, finalmente la raggiungevano. Una mano sul fianco e un sopracciglio alzato su uno sguardo di puro sarcasmo quando sua sorella per poco non si gettò a terra per riprendere fiato. Noel la seguì qualche istante dopo, era provato anche lui ma sapeva che la gara era solo in pausa e sarebbe ripresa non appena passato il treno.

C’era silenzio lungo la stradina poco frequentata all’interno della pineta, ancora un paio di miglia e sarebbero giunti sulla spiaggia dove Lebreau, Gadot, Yuj e Maqui li aspettavano. La ragazza del team NORA aveva costretto tutto il gruppo a lavorare assieme a lei nel piccolo chioschetto dove prendevano sempre il gelato – si era scoperto che il vecchio proprietario gentile era suo nonno in questa vita – poiché aveva tutte le intenzioni di riprendere a fare la barista esattamente come a Bodhum una volta raggiunta l’età giusta. 

  “ Non c’è bisogno di andare così veloce Claire. ” Serah la riportò alla realtà mentre le lanciava un’occhiataccia offesa.

  “ Già, lo sai che tua sorella non ha la tua stessa energi-OUCH!! ” il ragazzino s’interruppe quando l’amica gli tirò un pugno sul braccio.

  “ E questo cosa vorrebbe dire Noel? ”

Claire sospirò esasperata scuotendo la testa come ogni volta che i due iniziavano a battibeccare come fratello e sorella. In effetti, si poteva dire che i tre praticamente lo fossero ormai. Alzò gli occhi al cielo e senza alcun preavviso una sensazione travolgente l’attraversò. Il presentimento di qualcosa in arrivo, che fosse benevolo o no non ne aveva idea ma di sicuro qualcosa, o qualcuno, si stava avvicinando. La gola le si chiuse e faticò a respirare, tutto il suo corpo fremeva d’impazienza e una sensazione di calore le avvolse il petto. All’improvviso sentì urgente il bisogno di piangere anche se non aveva alcuna ragione per farlo. Tutto questo non ha senso!

Era la stessa sensazione provata quando incontrò Noel la prima volta e poi ancora Lebreau e gli altri un paio di anni prima, eppure in qualche modo era più forte, più travolgente. Fu completamente sopraffatta quando il treno sfrecciò veloce davanti a lei e si ritrovò ad urlare al vento con tutta la voce che aveva. Cadde in ginocchio tremolante tenendosi stretta le mani al petto mentre avvertiva le braccia esili di sua sorella avvolgersi attorno alle sue spalle. Iniziò a singhiozzare più forte mentre il convoglio sovrastava il suono delle sue grida disperate, le lacrime uscivano senza tregua e non c’era modo che potesse fermarle.

Perché mi sento così triste?

E quando infine il treno si allontanò la sensazione, quel sentimento, svanì tanto rapidamente quanto si era formato. Si asciugò il viso, le guance arrossate per l’imbarazzo e l’intensità di quello che aveva appena provato, lentamente riprese a respirare normalmente e il cuore le si calmò nel petto. Noel e Serah la osservavano, un misto di preoccupazione e spavento negli sguardi, mille domande a cui lei non seppe dare risposta. Stava bene ma non aveva idea di cosa fosse successo. 

Le sbarre si alzarono e dopo ancora qualche minuto d’esitazione i tre rimontarono sulle biciclette verso la loro destinazione, ma questa volta in silenzio e molto più lentamente, ognuno immerso nei propri pensieri. 

Quando arrivarono al bar e si sedettero a un tavolo non avevano ancora detto una parola. Claire sembrava completamente assorta e preoccupata e Serah e Noel d’altro canto non sapevano bene come comportarsi. Fu Maqui, in arrivo con tre bibite ghiacciate, a rompere il silenzio.
 
  “ Tutto ok ragazzi? Sembra abbiate visto un fantasma! ” 

Noel aspirò un sorso dal suo bicchiere lanciando uno sguardo interrogativo verso le due ragazze. “ Diciamo qualcosa del genere. ”

Serah alzò le spalle lanciando un’occhiata veloce a sua sorella che sembrava stranamente interessata ai cubetti di ghiaccio nella sua bibita. Continuava a mescolarli con la cannuccia e a contare quante bollicine si formavano in superficie. Notando l’aria stranamente nervosa Maqui si sedette accanto a Noel deciso a prendersi una pausa e provando ad allentare a tensione. Serah si unì ad una loro conversazione su qualcosa che riguardava un evento sportivo, le loro voci erano un sottofondo ai pensieri della più grande delle Farron. 

Cosa era successo poco fa? Cos’era stato quell’improvviso miscuglio di sentimenti che aveva provato? Cercò di ripensarci con chiarezza passo dopo passo esaminando cosa fosse accaduto per cercare di venirne a capo. L’unica conclusione che ne trasse era che, per quanto sconcertante, probabilmente qualcuno che avrebbe dovuto conoscere si trovava su quel treno. E lei, in un qualche modo che non sapeva ancora spiegarsi, lo aveva sentito. Ma chi poteva essere?

  “ Devo uscire a fare due passi. ” dichiarò alzandosi in piedi così in fretta che sua sorella quasi si spaventò. La rassicurò con un breve sorriso ed uscì senza nemmeno notare Lebreau che la chiamava da dietro il bancone.

Iniziò a camminare senza meta lungo la spiaggia, era estate e perciò era pieno di turisti in quel momento e a lei andò più che bene perdersi nella folla, le risate divertite delle persone come un rumore di fondo appena udibile. Si avvicinò al bagnasciuga e si tolse le scarpe, in qualche modo le onde che s’infrangevano sui suoi piedi nudi era un qualcosa che l’aveva sempre aiutata a pensare, anche nella sua vita precedente. Si era ritrovata a camminare esattamente in questo modo dopo la morte di sua madre, appena finito il funerale, l’abito nero ed elegante ancora indosso. Ed era la prima cosa che faceva la mattina presto, quando si alzava all’alba una volta entrata nel Guardian Corps. E anche durante la sua permanenza al Valhalla, sebbene il mare fosse scuro e assai diverso, si era ritrovata a passeggiare sulle sue rive di tanto in tanto nei rari momenti di tregua, quando si concedeva un momento per osservare sua sorella e la sua famiglia. L’oceano era sempre stato una parte di lei in qualche modo e anche adesso, una vita e un mondo totalmente nuovi, aveva il potere di aiutarla a razionalizzare i pensieri. 

Ma questa volta non sembrava funzionare, ciò che le era successo era stato troppo intenso forse, quelle emozioni quasi violente, un misto di solitudine, dolore, perdita. Quando quel treno si era allontanato aveva provato una tale disperazione, come se qualcosa d’importante, una parte di sé, le fosse stata strappata via dalle mani con ferocia,. Non ricordava di aver mai sperimentato niente del genere nei sui quindici anni da quando era rinata, forse prima… prima sicuramente quando sua madre era morta e poi più tardi, quando anche Serah aveva seguito quella strada. Si era sentita così vuota, così persa, così sola. 

Per quale motivo qualcuno dovrebbe sentirsi in quel modo? Non dovrebbero essere tutti felici in questa nuova vita, anche se non direttamente insieme? Lo meritavano dopotutto, avevano combattuto così duramente per quell’obbiettivo. Non riusciva a ricordare a chi potessero appartenere quei sentimenti, il resto dei volti e dei nomi rimaneva una macchia sfocata nella sua mente. Certamente doveva trattarsi di qualcuno di molto importante per lei, fino ad ora non aveva mai provato niente di così intenso per nessuno. Né per Noel, né per i ragazzi del NORA, nemmeno per i suoi genitori quando aveva compreso che non sarebbero scomparsi questa volta. 

Preda del suo turbamento scontrò qualcuno ma non alzò lo sguardo, si scusò appena, sottovoce, e proseguì ignara della scintilla. Se ne accorse solo qualche passo dopo quando una mano robusta le afferrò il polso obbligandola a voltarsi. 

Fu in quel momento che lo riconobbe.



 

*.*.*.*.*



  “ Etchiiiù!! ”

La mano corse veloce al gunblade al suo fianco, gli occhi spalancati, i sensi all’erta e completamente sveglia rimase immobile per un altro secondo in attesa. Poi voltò gli occhi e vide quelli azzurri dell’omone poco distante da lei che la guardavano da sotto un ciuffo di ribelli capelli biondi. Beh, almeno non era un mostro, anche se ci andava molto vicino in quanto ad attività cerebrale.  

Snow tirò su con il naso. “ Scusa sis, ti ho svegliata? ”

Lightning sospirò esasperata e si tirò seduta guardandosi attorno, tutto il resto del gruppo dormiva ancora pesantemente, non era ancora l’alba. Si passò velocemente una mano sugli occhi per togliere una rimanenza del sonno e poi si alzò spazzolandosi i vestiti dalla polvere del terriccio dove si erano accampati. Non aveva avuto intenzione di dormire, non così tanto almeno, perciò era un po' scocciata che proprio Snow fosse quello rimasto di guardia. 

  “ Dovevi chiamarmi almeno un’ora fa. ” gli disse, la voce severa ma trattenuta per non fare troppo rumore, come a voler intendere che fosse colpa sua se non si era svegliata prima. Lui alzò le spalle sorridendo beffardamente.

  “ Nah, eri così adorabile che non ho avuto cuore di farlo. ”

Gli si avvicinò e gli diede un pugno sulla spalla. “ Sei proprio un idiota. Va a dormire adesso, ci penso io. ”

  “ E’ tutto ok, torna pure a riposare accanto al ragazzo, sembravi felic-OW! ”

  “ Se non chiudi quella bocca enorme che ti ritrovi te ne arriva un altro. ”

Snow si massaggiò l’area colpita. “ Ok sis, come vuoi. Che diavolo, stavo scherzando, sei veramente irascibile lo sai? ” gli bastò uno sguardo per capire che stava per colpirlo di nuovo. “ D’accordo, d’accordo, sto zitto, smettila di picchiarmi! ”

Gli indicò di sedersi accanto a lui e, dopo qualche tentennamento, lo accontentò, sebbene un po' più lontana di quanto lui avesse inteso. L’uomo iniziò ad agitare un bastone per ravvivare il fuoco che si stava ormai esaurendo nel vano tentativo, probabilmente, di scaldarsi un po'. In effetti l’aria era piuttosto fredda la notte su Gran Pulse ed il fatto che si fossero accampati in una delle grotte umide di Sulyya – così le avevano chiamate le due pulsiane che viaggiavano con loro – circondati da sorgenti e laghetti non era di certo d’aiuto. Lightning si strinse nel suo mantello rosso e rimase in silenziosa contemplazione dell’ambiente circostante. Il cielo era ancora scuro però la zona era illuminata dalle piante bioluminescenti che sembravano crescere piuttosto rigogliosamente nell’area. Il loro tenue bagliore verde era in qualche modo rassicurante.  

Si accorse che Snow la stava fissando. “ Cosa c’è? ”

Lui rise divertito e scosse la testa. “ Niente sorella, mi domandavo solo cosa ne pensi di tutto questo, non me l’hai ancora detto. ”

  “ A che riguardo? ” rispose prontamente per poi fare una piccola aggiunta. “ E non sono tua sorella! ”

  “ Non ancora. ” Snow la guardò sfacciatamente alzando le sopracciglia e lei fu tentata di dargli un altro pugno ma questa volta direttamente sul naso. Come riusciva ad irritarla con così poche parole restava un mistero. “ Sull’essere un cristallo e tutto il resto. ”

Tirò fuori la lacrima cristallizzata di Serah dalla tasca, rifletteva la luce circostante in bagliori intensamente azzurri. La tenne un po' poi gliela passò delicatamente, come se fosse veramente una piccola porzione di quello che era stata sua sorella. Lei se la rigirò fra le dita, la superficie freddamente liscia sotto i polpastrelli, le sfaccettature che le rimandavano piccoli giochi di luce sul viso. “ Non ne ho idea Snow. ” disse alla fine riconsegnando all’uomo il suo portafortuna. 

Lui non parlò e continuò a fissare il cristallo azzurro come se potesse trovarci la risposta che cercava. 

  “ Vado avanti perché devo, se dovessi fermarmi troppo a pensarci penso che crollerei e non posso permettermelo. Ma la verità è che non so cosa succederà, non so come andrà a finire. ”

Sentì l’uomo sospirare stancamente. “ Pensi che lei possa sentirci adesso? O starà solo sognando? ”

  “ Non lo so ma, penso che dovremmo solo sperare alla fine. ”

Annuì. “ Hai ragione, come sempre. ” si rimise l’oggetto in tasca e si lasciò cadere a terra, le mani dietro la testa a fargli da cuscino. “ Credo che adesso dormirò un po' sis, pensaci tu. ”

Lightning alzò lo sguardo sul cielo, dal punto in cui si trovava non riusciva a scorgere Cocoon ma solo una miriade di stelle luminose. Forse ce l’avrebbero fatta alla fine, forse quando sarebbero giunti a Oerba avrebbero trovato le risposte che stavano cercando disperatamente. 

Dovevano, il tempo stava per finire dopotutto.



 
*.*.*.*.*



  “ L-Lightning?! ”

Claire alzò lo sguardo, parecchio in alto in effetti, prima di incontrare un paio di occhi azzurri che conosceva maledettamente bene. Da quanto tempo non sentiva quel nome rivolto a lei? La voce le si bloccò in gola e fu improvvisamente consapevole della stretta forte sul suo polso, era quasi doloroso ma in quel momento non le importava. Prima che potesse dire o fare qualsiasi cosa si ritrovò intrappolata nell’abbraccio da orso di Snow. La teneva stretta con una tale energia da impedirle di respirare correttamente. Poi lo sentì singhiozzare sulla sua spalla, non si sarebbe mai abituata a questo, a sentir piangere la sua famiglia a causa sua. Anche se quelle potevano definirsi lacrime di gioia osava pensare, ma non le piaceva comunque essere oggetto di tale emozione. 

Inconsapevolmente si ritrovò a stringere appena la stoffa della sua maglietta scura e per un brevissimo istante si sentì di nuovo tranquilla, in pace, a casa. Nonostante tutto, nonostante il carattere dell’uomo diametralmente opposto al suo, nonostante i battibecchi e i pugni e le brutte parole alla fine di tutto sentiva davvero di aver trovato un fratello in lui. E si sentiva maledettamente al sicuro e suo malgrado felice di questo. Aveva imparato a rispettarlo, che sotto la sua facciata da ragazzo presuntuoso e fin troppo ottimista alla fine c’era un uomo schiacciato dal senso di colpa, fragile, solo. 

E adesso era proprio lì a piangere sulla sua spalla come un bambino piccolo nonostante la stazza. Sentì le labbra tirarsi in un sorriso poi gli diede un pizzicotto sulla schiena e lui si ritrasse spaventato, il viso gocciolante di lacrime e muco. “ Sei tremendamente disgustoso Snow. ”

Lui tirò su con il naso mentre apriva il viso in un sorriso. “ Pensavo di essere bello e carismatico. ”

  “ Con quei capelli? ”

Risero mentre lui si allontanava appena per asciugarsi la faccia con la maglietta mentre lei gli lanciava l’ennesima occhiataccia esasperata e schifata. Sentiva le lacrime bruciare in prossimità dei suoi occhi ma si trattenne, non aveva affatto voglia di esibirsi in quello stesso nauseante spettacolo. Ma non sapeva cos’altro dire per rompere il silenzio così si limitò a fissarlo notando quanto non fosse troppo diverso da come lo ricordava, solo un po' più giovane, perché adesso finalmente lo ricordava davvero. Ci pensò una voce alle loro spalle a interromperla. 

  “… S-Snow?! ”

E la vide riflessa nei suoi occhi azzurri, la scintilla di consapevolezza veloce come un fulmine prima che potesse voltarsi e dirigersi nella sua direzione. Non ci voleva un veggente per sapere a chi apparteneva quella voce gentile e il motivo per il quale adesso l’uomo correva come un pazzo in preda alla cosa più folle che fosse mai capitata all’essere umano. L’amore. 

Fu come la scena di uno di quei film strappalacrime che piacevano tanto a sua madre. Vide Snow spingersi verso Serah evitando come poteva le persone inconsapevoli poste sul loro cammino. La ragazza rimase immobile, le mani sulle labbra incredula, le lacrime che scorrevano già lungo le guance. Infine, come riemersa in superficie dopo una lunga apnea anche lei si mosse, andò a sbattere contro un ragazzo proprio davanti a lei, si scusò appena per riprendere la sua folle corsa. Quando finalmente s’incontrarono Snow la fece volteggiare in aria parecchie volte prima di crollare sulla sabbia ridendo come un bambino felice alla sua festa di compleanno. Rotolarono un paio di volte, c’erano braccia e gambe e capelli rosa e biondi ovunque, sbatterono la fronte nel tentativo di stare più vicini, gli occhi spalancati perché non potevano permettersi di cedere al terrore che fosse tutto solo un sogno. E risero, la loro risata era così forte da aver praticamente zittito tutti sulla spiaggia.

Claire si ritrovò ad osservare la scena inizialmente incredula che certe cose potessero accadere veramente, ma Serah sembrava così felice che niente aveva più importanza. Incrociò le braccia e, guardandoli, si ritrovò a pensare a loro, a tutta la felicità che si meritavano e che sicuramente adesso avrebbero ottenuto. Per un istante brevissimo provò una punta d’invidia, chiedendosi se adesso che era libera dalle battaglie e che non era più oppressa a servire dei egoisti, avrebbe trovato anche lei qualcuno con cui sentirsi così stupidamente felice. Sperava che ci fosse davvero, da qualche parte. 

Dopotutto, chiunque fosse, glielo aveva promesso, giusto?





Note : Ecco qui il terzo capitolo, un pochino in ritardi rispetto al solito. La verità è che sto pubblicando questa storia anche in inglese su un altro sito, ma io l'inglese non lo so e i capitoli me li traduce una cara amica e cerco di andare pari con la pubblicazione. O meglio, essere qui in avanti solo di un capitolo. Siccome è stata poco bene la questione si è ritardata tutta, ecco spiegato il ritardo. 
Come sempre vi ringrazio per la lettura e qualsiasi commento mi rende felice, qualsiasi domanda, qualsiasi errore, segnalatemi pure ogni cosa :3
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, finalmente Snow! Chi sarà il prossimo? 
Un abbraccio, Selhin


   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Final Fantasy XIII / Vai alla pagina dell'autore: Selhin